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DENUNCIA SHOCK DI CAPPATO: “SPIATO DA MESI DAI SERVIZI SEGRETI”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

MANTOVANO “LO ESCLUDO”… MA LA NOTIZIA E’ ARRIVATA INFORMALMENTE DA FONTE ATTENDIBILE AL DIRETTO INTERESSATO… INTERROGAZIONI DI + EUROPA E AZIONE

Una notizia arrivata informalmente al diretto interessato, Marco Cappato, il quale ha deciso di renderla pubblica e di chiederne chiarimenti a Giorgia Meloni. Secondo una fonte anonima, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni sarebbe intercettato dai Servizi segreti, attraverso un trojan inserito nel suo cellulare e microcimici nascoste negli ambienti che frequenta abitualmente.
«Chiedo formalmente alla presidente del Consiglio di verificare se corrisponda al vero l’informazione a me giunta anonimamente che, dal febbraio 2023 sarei sottoposto a “captazione informatica” del telefono – un’intercettazione permanente e totale – con trojan di Stato e che siano in corso intercettazioni con microcimici nelle miei sedi abituali di lavoro e di vita dal marzo di quest’anno».
Nella nota diffusa alla stampa, Coscioni ha chiamato in causa direttamente l’Aisi, l’Agenzia di informazione e sicurezza, e il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Repubblica, rispettivamente braccio operativo e mandante della presunta operazione di spionaggio.
L’ipotesi di reato principale che avrebbe portato a intercettare Cappato sarebbe quella di associazione sovversiva. L’ex europarlamentare, nel comunicato, ha chiosato: «Nel caso tale informazione, che potrebbe anche riguardare le persone con cui collaboro da anni, dovesse essere in tutto o in parte corrispondente al vero, chiedo alla presidente del Consiglio di interrompere immediatamente tale attività perché in palese contrasto con il libero esercizio di diritti civili e politici fondamentali previsto dalla nostra Costituzione che la Repubblica italiana ha l’obbligo di rispettare, in virtù dell’aver ratificato tutti gli strumenti internazionali dei diritti umani».
Si è fatta attendere qualche ora la replica di Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi. «Escludo nel modo più assoluto che vi sia o vi sia stata attività di intercettazione nei confronti dell’onorevole Cappato».
Intanto, però, diversi esponenti dell’opposizione avevano già annunciato azioni parlamentari per ascoltare la versione del governo Meloni sulla vicenda. Enrico Costa, deputato di Azione, ha scritto su Twitter: «Presenterò interrogazione urgente a Meloni perché confermi o smentisca le affermazioni di Cappato sul trojan di Stato nel suo telefono. Se vere, sarebbero fatti di gravità inaudita».
Riccardo Magi, segretario di +Europa, e il suo predecessore, Benedetto Della Vedova, hanno già provveduto a depositare un’interrogazione urgente rivolta al Guardasigilli Carlo Nordio e alla presidenza del Consiglio.
Sui profili social del segretario del partito, si legge: «Se confermato, quanto denunciato stamattina da Cappato è di una gravità inaudita. Va immediatamente chiarito se vi sia stata davvero questa attività di intercettazione, da chi sia stata disposta e per quali ragioni. Per questo con Benedetto Della Vedova abbiamo già depositato un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia e alla presidenza del Consiglio».
(da agenzie)

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MORIRE PER PUTIN? ANCHE NO. SECONDO L’INTELLIGENCE BRITANNICA “È IMPROBABILE CHE LA RUSSIA RIESCA A RAGGIUNGERE I SUOI OBIETTIVI DI RECLUTAMENTO DI VOLONTARI NEI RANGHI DELL’ESERCITO”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

E QUESTO NONOSTANTE IL SERVIZIO MILITARE NELL’ARMATA ROSSA SIA DIVENTATO SEMPRE PIU’ REDDITIZIO DALL’INIZIO DELLA GUERRA IN UCRAINA – OGGI UN SOLDATO SEMPLICE INTASCA OLTRE 200 MILA RUBLI AL MESE, QUASI TRE VOLTE IL SALARIO MEDIO NAZIONALE. MA QUESTO NON BASTA A CONVINCERE I RUSSI AD ANDARE AL FRONTE

Benche’ il servizio militare nelle Forze armate russe sia diventato sempre piu’ redditizio dall’inizio della guerra in Ucraina, “e’ improbabile che la Russia riesca a raggiungere i suoi obiettivi di reclutamento di volontari nei ranghi”. A sostenerlo e’ l’ultimo bollettino dell’intelligence britannica diffuso sul canale X (ex Twitter) del ministero britannico della Difesa.
“Molti gradi inferiori in servizio in Ucraina percepiscono oggi oltre 200 mila rubli al mese, si tratta di oltre 2,7 volte il salario medio nazionale russo, pari a 72.851 rubli”, riporta il bollettino citando, “a titolo di paragone”, il fatto che “2,7 volte il salario medio in Gran Bretagna equivarrebbe a oltre 90 mila sterline all’anno”.
Secondo gli analisti, “e’ molto probabile che lo stipendio e i benefici aggiuntivi siano un forte incentivo ad arruolarsi, soprattutto per chi proviene dalle aree piu’ povere della Russia”. Tuttavia, puntualizzano, “e’ improbabile” che Mosca riesca a raggiungere i suoi target di reclutamento.
(da agenzie)

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AGLI AMICI MANCE PER MILIARDI, IL GOVERNO SOVRANISTA SALVERA’ LE LOBBY

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

PER FARE CASSA PENSA A UNA RIFORMA DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI CHE VALGONO 125 MILIARDI, FAVORENDO LA PROPRIA BASE ELETTORALE

È come il dibattito sulle tasse ai balneari, le licenze dei tassisti o l’aggiornamento dei valori catastali. Anche il taglio delle cosiddette spese fiscali (tax expenditures in gergo tecnico) riaffiora ciclicamente nel dibattito politico. Se ne fa un gran parlare per qualche tempo, fino a quando l’argomento torna nel lungo elenco delle riforme alla voce «anche quest’anno ne riparliamo l’anno prossimo».
Il copione è stato rispettato alla lettera anche in questi giorni di gran polverone sui contenuti della prossima manovra finanziaria, un bla bla che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha liquidato come «chiacchiere agostane di calciomercato». Con il governo che arranca come non mai per far quadrare i numeri del bilancio dello stato, i tecnici della maggioranza stanno passando in rassegna la lunga lista delle entrate e delle uscite.
Tra promesse elettorali, misure improrogabili e vincoli europei i margini di intervento appaiono davvero ristretti. Ed ecco, allora, che rispunta un evergreen, un ritornello che non passa mai di moda e da anni puntualmente accompagna il dibattito autunnale sulla legge finanziaria. Mancano all’appello una manciata di miliardi? Servono risorse extra per chiudere il cerchio dei conti pubblici?
Niente paura, c’è il calderone delle spese fiscali, una riserva pronta all’uso a cui attingere in caso di necessità. L’esecutivo di Giorgia Meloni, al pari di tutti quelli che l’hanno preceduto, starebbe quindi pensando di metter mano a un gigantesco magazzino che comprende centinaia di sussidi e agevolazioni d’imposta. Facile a dirsi, perché questo ginepraio di norme consente ogni anno a milioni di italiani di dare un taglio alle tasse da pagare.
È il caso, giusto per fare un paio di esempi, delle detrazioni Irpef di oneri come le spese sanitarie oppure gli interessi sui mutui per l’acquisto della prima casa. La lista delle voci che vengono genericamente classificate nella categoria delle tax expenditures è in realtà lunghissima. L’ultimo rapporto redatto da un’apposita commissione istituita in seno al Mef ne ha censite ben 626.
La torta lievita di anno in anno e a conti fatti, nel 2023, gli oneri per l’erario di questi provvedimenti ammonteranno a circa 125 miliardi, di cui 82 miliardi a carico dell’amministrazione centrale dello stato, mentre i restanti 43 miliardi pesano sul bilancio degli enti locali (regioni, comuni). Passando in rassegna questo interminabile elenco è facile arrivare alla conclusione che metter mano alla materia è politicamente molto rischioso.
Misure come quelle che riguardano i mutui prima casa o le spese mediche rappresentano un paracadute importante per milioni di famiglie: toccarle costerebbe milioni di voti. Poi ci sono molte altre agevolazioni che invece riguardano lobby potenti o grandi comprati industriali. Gli autotrasportatori, per dire, beneficiano di uno sconto sostanzioso che riguarda le accise sul gasolio. Lo stesso vale per il carburante destinato ai mezzi agricoli. Il costo complessivo di queste due misure supera i 2 miliardi.
Poi c’è il cosiddetto patent box, che sarebbe la tassazione agevolata per i redditi prodotti grazie a brevetti industriali, software protetto da copyright. In questo caso il minor gettito per le casse dello stato si aggira intorno ai 700 milioni di euro all’anno. Porta grandi benefici alle imprese anche il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi. Secondo l’ultimo rapporto sulle spese fiscale, questo singolo provvedimento assorbe 1,3 miliardi.
Gli armatori invece godono di un’agevolazione calcolata in base alle trattenute Irpef sugli stipendi del personale di bordo. Una voce che vale oltre 200 milioni l’anno di minori incassi per lo stato. Basta questo breve elenco per comprendere che difficilmente il governo tenterà di dare un taglio a sussidi che vanno a diretto beneficio di gruppi di interesse che, se non altro, possono disporre di decine di parlamentari sensibili alle loro ragioni.
E allora, che cosa resta? In teoria l’elenco dei sussidi da rivedere, e magari eliminare, sarebbe ancora lunghissimo. Il problema, però, è che una fetta rilevante della torta complessiva delle spese fiscali finisce per alimentare decine e decine di provvedimenti in formato extra small. Sono addirittura 250 le misure che valgono ciascuna meno di 50 milioni.
Provvedimenti che assomigliano molto a mance e mancette destinate a premiare singole clientele elettorali. Non per niente nell’ultimo rapporto sule tax expenditures, pubblicato nell’autunno scorso, la commissione di esperti segnala il «prevalente utilizzo» di gran parte di questi sussidi «per finalità politiche e di scambio con i vari gruppi di interesse». Anche in questo caso l’elenco è sterminato.
Si va dalle esenzioni d’imposta per le mance ai croupier dei casinò, all’applicazione dell’Iva ridotta al cinque per cento sui tartufi freschi o refrigerati, la «detassazione ai fini Irpef degli emolumenti percepiti da docenti e ricercatori che rientrano in Italia per svolgere la loro attività lavorativa», l’esclusione, sempre ai fini Irpef, dei proventi dell’apicoltura «condotta da apicoltori con meno di 20 alveari in comuni classificati come montani». Godono di un trattamento di favore anche «i dipendenti italiani di enti o società controllate dal Vaticano», che non pagano l’Irpef.
Va da sé che rivedere uno per uno decine di agevolazioni di questo tipo è un lavoro che richiederebbe mesi. E mal si adatta alle esigenze di un governo che deve fare cassa in fretta. D’altra parte, la maggioranza di centrodestra si è mossa finora in direzione esattamente opposta alla riduzione delle spese fiscali.
In questa categoria è compresa per esempio anche l’estensione della flat tax per i lavoratori autonomi fino a 85 mila euro di reddito dichiarato, che l’anno prossimo potrebbe portare a un minor gettito fino a 900 milioni. A questa somma a cui vanno aggiunti altri 900 milioni per effetto dell’introduzione della cosiddetta flat tax incrementale. Si conferma così una vecchia regola: i favori fiscali sono costi da tagliare fino a quando non danno una mano alla tua base elettorale.
(da editorialedomani.it)

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PALERMO, UNA VOCE DALLA TANA DEL BRANCO: “QUI L’ABUSO SUL PIU’ DEBOLE E’ LA NORMA”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA DI UNA EX DOCENTE

Nessuno stupore, dice, nell’apprendere che i sette indagati per lo stupro di Palermo appartengono all’area che si estende da via Montepellegrino fino alla costa di Vergine Maria. Con tutto quello che sta nel mezzo.
«Da dove – precisa – sono venute fuori anche cose buone». Accadeva quando lei, Anna Di Leo, era ancora una ragazza e gli ultimi strascichi del boom economico consentivano di sognare scuole, cantieri navali, negozi alla moda e appartamenti col parquet.
Oggi settantenne, la ex insegnante ha visto quei sogni disfarsi sotto i suoi occhi, quando da adulta ha fondato un’associazione proprio per lavorare lì. Crescita Civile, così si chiamava, e dai primi anni Novanta fino al 2013 ha visto volontarie, psicologhe e assistenti sociali tentare di salvare i figli e le figlie dal contesto divenuto improvvisamente fragile. O forse lo era sempre stato, dietro la cortina di belle vetrine.
«Ma ne abbiamo salvato solo uno», aggiunge. Uno su centinaia.
E tra loro di certo anche due piccoli Maronia (Christian Maronia è uno dei sette stupratori del “branco”, ndr), gli altri probabilmente pure: «Tutti sono passati da noi», spiega, perché il presidio, aperto grazie a fondi ministeriali, «veniva utilizzato come servizio di babysitteraggio gratuito da mamme, nonne e zie che volevano essere libere. Alcune passavano intere giornate al bingo».
I non salvati sono diventati i protagonisti di storielle più o meno brutte, di pagine di cronaca, di atti giudiziari, di video di scorribande pubblicati su TikTok. Nessuno stupore. Perché dietro l’ideazione, la partecipazione e la condivisione dello stupro di gruppo avvenuto lo scorso 7 luglio al Foro Italico non c’è goliardia né una particolare forma di disagio giovanile: «C’è una diffusa cultura dell’abuso su chi è più debole, della sessualità esibita sin da quando erano piccoli e si masturbavano tutti insieme», ricorda. E non manca «l’esaltazione della vita criminale e della mascolinità confermata dalla musica che ascoltano».
(da La Repubblica)

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LO SFOGO DELLA RAGAZZA VITTIMA DELLO STUPRO DI PALERMO: “SONO STANCA, MI STATE PORTANDO ALLA MORTE”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

“NON HO PIU’ VOGLIA DI LOTTARE, SE RIESCO A FARLA FINITA PORTERO’ NEL CUORE CHI MI VOLEVA AIUTARE”… UNO STATO INCAPACE DI TUTELARE LA VITTIMA DAI COMMENTI DELLA FOGNA SUI SOCIAL… BASTA IDENTIFICARLI, PRELEVARLI CASA PER CASA E PUBBLICARE FOTO, NOMI COGNOMI DI QUESTI INFAMI

Qualche giorno fa aveva replicato a chi la giudicava dopo essere stata violentata dal branco. Adesso risponde al commento di qualcuno che la accusa di essere stata consenziente e dice: “Non ho più voglia di combattere”.
“Se riesco a farla finita…”
“Io stessa – scrive – anche senza questi commenti non ce la faccio più, non ho più voglia di lottare né per me né per gli altri. Non posso aiutare nessuno se sto così. Non serve a nulla continuare, pensavo di farcela ma non è così. Se riesco a farla finita, porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore”.
La giovane in precedenza aveva reagito alle accuse che le erano state rivolte dopo lo stupro di gruppo con molta più decisione, dicendo: “Come vi permettete di giudicare una ragazza che è stata violentata? Io non cambio, chiudete la bocca”. Ora invece il tono appare decisamente più scoraggiato.
(da agenzie)

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“LAVORO PER 800 EURO AL MESE, CON I PREZZI DI MILANO SONO COSTRETTO A VIVERE IN UNA TENDA”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA STORIA DI SALVATORE: “PER STRADA SEMPRE PIU’ PERSONE”

“Noi siamo gli invisibili. Pur lavorando per 800 euro al mese sono costretto a vivere in una tenda”. Salvatore (nome di fantasia) ha cinquant’anni e ogni sera monta la sua tenda di fronte a una vetrina di un negozio di moda a due passi da piazza San Babila, a Milano.
Lavora come scaffalista notturno in un grande magazzino. “Dalle nove di sera alle due del mattino”. È uno degli almeno 3 milioni di italiani ridotti all’indigenza nonostante abbiano un’occupazione, come Il Fatto Quotidiano sta raccontando a puntate proprio in questi giorni raccogliendo le voci di chi è sfruttato e sottopagato.
Lavorava come benzinaio ma allo scoppio della pandemia è stato licenziato ed è finito in strada. Dopo qualche anno, oggi è riuscito a trovare un posto ma questo, complice un mercato degli affitti fuori controllo, non basta per potersi permettere una casa.
Così ogni sera torna a dormire nella sua tenda. “Soltanto qualche ora perché poi alle sette ce le fanno smontare per aprire i negozi” ragiona, mentre prende un piatto di pasta dai volontari dell’associazione Mutuo Soccorso Milano che ogni settimana distribuiscono cibo e vestiti ai senza dimora della città.
“In questa città per prendere una stanza dovrei pagare dai 600 ai 700 euro al mese – racconta – ma con ottocento euro non posso permettermelo”. Una storia estrema? In realtà nella sua situazione ci sono sempre più persone: “In questo periodo vediamo per strada tanta gente nuova”, spiega Salvatore.
“Ci sono due Milano: quella ricca e quella povera che non viene mai considerata – dice Salvatore – né il sindaco né gli assessori si sono degnati di prendere un monopattino e venire qui a chiedere di che cosa abbiamo bisogno”. Le priorità? “Mancano i bagni pubblici. In centro non ce ne sono e i locali non fanno entrare se non si consuma. Abbiamo bisogno di luoghi così. Non è bello vedere le donne che si mettono dietro alle colonne per fare i propri bisogni”. E poi c’è il tema della casa. “Perché non ci mettono a disposizione strutture abbandonate a se stesse? – si chiede Salvatore – Anche se dovessimo ristrutturarle con le nostre mani almeno ci darebbe la possibilità di avere un tetto. Così la gente non dovrebbe essere più costretta a vedere persone che vivono per strada”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL FIRST GENTLEMAN COLPISCE ANCORA: ANDREA GIAMBRUNO, DURANTE LA SUA TRASMISSIONE SU RETE 4, COMMENTA I RECENTI CASI DI STUPRO DI GRUPPO A PALERMO E CAIVANO E SENTENZIA: “SE EVITI DI UBRIACARTI E DI PERDERE I SENSI, MAGARI RIESCI ANCHE A NON INCORRERE IN DETERMINATE PROBLEMATICHE PERCHÉ POI IL LUPO LO TROVI”

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA FRASE, CHE SEMBRA COLPEVOLIZZARE LE VITTIME DI VIOLENZA, SCATENA LE POLEMICHE… E’ L’ENNESIMA GAFFE CHE IMBARAZZA SORA GIORGIA, DOPO LA NEGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E L’ATTACCO AL MINISTRO TEDESCO

“Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”.
Il rientro dalle vacanze di Andrea Giambruno, compagno della premier Giorgia Meloni e anchorman di Rete 4, si fa notare per un’altra uscita discutibile che rischia di mettere in imbarazzo la premier: dopo le polemiche estive relative al suo negazionismo sul cambiamento climatico (“È luglio, ha sempre fatto caldo”) e le sue accuse al ministro della Sanità tedesco Lauterbach in vacanza in Italia (“Se fa troppo caldo, stai a casa tua nella Foresta Nera”), ieri Giambruno ha preso posizione anche sui casi di stupro di Palermo e Napoli con parole tipiche della logica del victim blaming, cioè la tendenza a colpevolizzare la vittima.
Tra gli ospiti ci sono l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace, il condirettore di Libero Pietro Senaldi, l’avvocata Ebla Sahmed e l’imprenditore Gianfranco Librandi. Lo spunto è la lettera inviata dal padre di una ragazza violentata a Roma e inviata alla vittima di Palermo con la chiosa: “Sei sola, gli altri non comprendono”.
Bernardini De Pace interviene per spiegare che serve un cambio di approccio nell’educazione dei genitori verso le ragazze introducendo un meccanismo di “autotutela preventiva” passando dal “coraggio” della denuncia al “piacere” della denuncia.
Ma è sul concetto di “autotutela” che Giambruno si sofferma chiedendo un approfondimento a Senaldi. Senaldi dice di non voler essere frainteso e condanna i violentatori. Poi però aggiunge: “Le ragazze hanno il diritto di non essere violentate ma purtroppo la realtà non rispetta i diritti – dice il giornalista –, quindi non devono perdere conoscenza e devono frequentare contesti meno pericolosi possibili”
Qui interviene Giambruno che condivide le parole di Senaldi (“stai parlando più da padre che da giurista”) e aggiunge: “Hai ragione, perché uno a sua figlia magari dice: non salire in macchina con uno sconosciuto perché è verissimo che tu non debba essere violentata, perché è una cosa abominevole. Ma se eviti di salire in macchina con uno sconosciuto magari non incorri in quel pericolo”.
A quel punto, dopo aver definito “bestie” gli stupratori, Giambruno passa la parola a Librandi spiegando che se “eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche”. Il resto della trasmissione si trascina stancamente tra accuse alle famiglie e richiesta di modificare le norme sulla pornografia. Ma il danno ormai è fatto.
(da Il Fatto Quotidiano)

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BRUTTO COLPO PER SALVINI, NIENTE “QUOTA 41” QUEST’ANNO, E QUINDI NESSUNA VERA RIFORMA DELLA LEGGE FORNERO

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

GIORGETTI HA AMMESSO: “L’AMMONTARE DELLA MANOVRA DIPENDERÀ ANCHE DA FATTORI DI TIPO EUROPEO”… SECONDO L’INPS, QUOTA 41 COSTA 4 MILIARDI IL PRIMO ANNO E ADDIRITTURA 9 A REGIME

Niente «Quota 41» quest’anno, e quindi nessuna vera riforma della legge Fornero. L’uscita dal lavoro uguale per tutti a prescindere dall’età anagrafica con 41 anni di contributi resta (ovviamente) un obiettivo di legislatura ma la Lega ha capito che per ora deve ammainare una delle sue bandiere
Come ha spiegato ieri in conferenza stampa il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti «l’ammontare della manovra dipenderà anche da fattori di tipo europeo. A metà mese discuteremo, forse troveremo un accordo forse no, sulle nuove regole di bilancio Ue».
Secondo il titolare del Mef, comunque, è quasi scontato che entro l’anno non si riuscirà ad approvare la riforma del patto di stabilità, tant’è che «la commissione Ue ha già provveduto a pubblicare una sorta di guidance prevedendo questa ipotesi».
E le pensioni? Rinviate a tempi migliori. «Non corriamo i 100 metri ma i 5 mila» ha poi sostenuto il titolare del Mef, assicurando che il superamento della legge Fornero verrà certamente realizzato entro la legislatura come l’estensione della flat tax e l’innalzamento delle pensioni minime a mille euro. «Questo governo vuole durare una legislatura. Se si partisse con il ritmo dei 100 metri non arriverebbe in fondo ai 5 mila».
Fin da subito si era capito che Quota 41 per tutti avrebbe avuto vita difficile dal momento che, stando alle stime dell’Inps gestione Tridico, che però la Lega ha subito contestato, sarebbe costata ben 4 miliardi il primo anno ed addirittura 9 a regime. Ma anche la sua versione «light», incentrata sul ricalcolo contributivo degli assegni, pur producendo a regime risparmi significativi vista la riduzione degli importi che verrebbe applicata (in media del 10-16% a seconda dei percorsi lavorativi), comporta costi decisamente impegnativi.
Secondo le stime fatte nelle scorse settimane dai tecnici della Lega si parla di 3,7 miliardi di costi se questa soluzione venisse applicata solamente nel 2024 (1 miliardo il prossimo anno, 2,2 quello successivo e 0,6 nel 2026) prevedendo in tutto poco meno di 170 mila adesioni (ovvero circa il 50% della platea potenziale tenendo conto delle penalizzazioni), conto che salirebbe a 9,7 miliardi con circa 500 mila adesioni nel caso fosse applicata invece per tre anni dal 2024 al 2026.
Anche la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, parlando nei giorni scorsi al Meeting di Rimini aveva ipotizzato «un percorso di legislatura», e dopo aver chiarito che «non torneremo indietro su alcune situazioni che sono legate a degli anticipi pensionistici» la ministra ha spiegato che la riflessione in corso «non sarà definitiva ed esaustiva, dovrà tenere conto delle disponibilità ma nell’ottica di un percorso che è iniziato e arriverà a compimento in legislatura».
Quindi come si procede? E’ quasi scontato che verrà prorogata per un anno l’attuale Quota 103, come somma di 41 anni di contributi e 62 anni di età, e poi si pensa di ampliare l’Ape Social, estendendola ad altre categorie che ora non ne beneficiano, come ad esempio i professionisti impegnati in attività gravose o usuranti, e alle donne, dando vita in questo caso ad una «Ape sociale rosa» che prenderebbe il posto di Opzione donna che si è rivelato un flop dopo l’intervento dell’anno passato che ha tra l’altro alzato da 58 a 60 anni il requisito di età per le donne senza figli.
(da La Stampa)

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I BIFOLCHI DI MORGAN

Agosto 29th, 2023 Riccardo Fucile

EVVIVA I BIFOLCHI, ALMENO NON PRETENDONO DI PASSARE PER GENI

Morgan mi sta simpatico perché nei suoi periodici scoppi d’ego vedo affiorare l’Ombra, la parte oscura di noi stessi che ci sforziamo di rimuovere e che invece lui fa regolarmente esplodere ogni volta che non ottiene dagli altri il riconoscimento della propria presunta grandezza.
Da solista Morgan ha scritto una sola canzone memorabile, «Altrove», e ha una voce poco aggraziata: è decisamente più bravo a suonare e a divulgare.
Eppure, si sente un genio incompreso e un grande artista, come tanti in quest’epoca sprovvista di geni e di artisti.
Ma chi sono io per negargli il diritto di proclamarsi un fenomeno, di disprezzare i cantanti più popolari di lui e di insolentire gli spettatori spensierati del festival di Selinunte che dal genio volevano soltanto qualche canzone orecchiabile di Battiato per potersi mettere a danzare in platea «come le zingare del deserto o le balinesi nei giorni di festa»? L’unica critica che ho l’ardire di fargli è l’incoerenza tra l’autocertificata genialità dell’artista e il linguaggio con cui esprime i suoi stati d’animo. Da un genio mi aspetto parolacce d’autore, allusioni perfide, insulti pregnanti.
In questo senso l’epiteto «bifolchi» non mi è dispiaciuto: un po’ arcaico, però di spessore. Ma per dare del «fr. di m…» a un disturbatore, e gridare a un altro «levati dal c…» non è necessario essere artisti.
Basta frequentare un qualunque stadio o ingorgo automobilistico, al limite un talk show, dove però nessun bifolco pretende di passare per genio. O sì?
(da Il Correire della Sera)

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