Febbraio 14th, 2024 Riccardo Fucile
IL GRUPPO DI PIRATI INFORMATICI, “NONAME057(16)”, HA MESSO NEL MIRINO I DATABASE DI BANCHE E ISTITUZIONI MA… “GLI AGRICOLTORI SONO STANCHI DELLE POLITICHE SBAGLIATE. LE AUTORITA’ SPONSORIZZANO ZELENKSY INVECE DI RISOLVERE I PROBLEMI INTERNI”
Nuova ondata di cyber-attacchi degli hacker filorussi Noname057(16) contro siti italiani, “in supporto agli agricoltori che stanno protestando”. Ad aiutare i Noname altre 3 crew: Folk’s CyberArmy, 22C e CyberDragon. Come nelle precedenti azioni, si tratta di attacchi di tipo Ddos (Distributed denial of service): in pratica si invia un’enorme quantità di richieste al sito web obiettivo, che non è in grado di gestirle e quindi di funzionare correttamente. Limitati, al momento – a quanto risulta – i disagi.
L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta monitorando la situazione. Sul loro canale Telegram, come al solito, i Noname postano affermazioni di propaganda filo-Mosca. “Gli agricoltori – si legge – sono stanchi delle politiche sbagliate delle autorità italiane, che sponsorizzano con tutte le loro forze il regime criminale di Zelenskyj e non cercano nemmeno di risolvere i problemi interni del Paese, fregandosi dei propri cittadini. Gloria alla Russia!”.
Tra gli obiettivi che gli hacker sostengono di aver colpito, ci sono i siti di varie istituzioni, aziende e banche: l’Agenzia del demanio, Credem, Bper, le aziende del trasporto pubblico di Siena, Torino, Palermo Cagliari e Trento. Analoga offensiva dal gruppo di criminali informatici è stata condotta nei giorni scorsi conto la Spagna; anche in quel caso, in supporto alla protesta degli agricoltori di quel Paese
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2024 Riccardo Fucile
IN REALTA’ L’AGENTE DELLA MUNICIPALE INIZIAVA A LAVORARE CON MEZZ’ORA DI ANTICIPO: REINTEGRATO
Tutti si ricorderanno quella immagine. Un dipendente comunale,
intento a passare il badge, senza pantaloni. La sua foto girò ovunque, scatto simbolo dell’operazione “Stachanov” della Guardia di Finanza, avvenuta nel 2015, che mise sotto accusa i dipendenti comunali di Sanremo, con l’ipotesi del reato di truffa ai danni dello Stato per assenteismo sul posto di lavoro e irregolare timbratura del cartellino.
Per quella operazione l’ex agente della polizia municipale Alberto Muraglia venne licenziato. Ma oggi, dopo la revoca del licenziamento in Corte di Appello, non solo il Comune è stato condannato reintegrare il vigile sul posto di lavoro ma, in aggiunta, dovrà risarcirne i danni. Sanremo sborserà 227.443,36 euro al “vigile in mutande” in attesa della sentenza in Cassazione.
Il vigile in mutande sì, ma perché lavorava in anticipo
Nella lunga vicenda processuale secondo l’accusa Muraglia, dopo aver timbrato in mutande sarebbe poi tornato a casa a dormire invece di prendere servizio. Ma il suo legale, l’avvocato Alessandro Moroni, dimostrò invece che l’agente in realtà iniziava a lavorare addirittura in anticipo.
Nominato custode del mercato ortofrutticolo di Sanremo, Muraglia si svegliava tutte le mattine alle 5.30 per aprire i cancelli del mercato e controllare che gli spazi fossero vuoti per i banchi degli ambulanti, poi andava a prendere servizio alle 6 in qualità di vigile urbano.
Il compito di custode lo svolgeva per avere in cambio l’alloggio a titolo gratuito nello stabile del mercato, senza ricevere alcuna remunerazione in denaro.
Per risarcire il vigile il Comune, che nel frattempo ha presentato ricorso per Cassazione, ha dovuto riconoscere un debito fuori bilancio, la cui approvazione è stata demandata al Consiglio comunale, che si riunirà venerdì prossimo.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2024 Riccardo Fucile
“GIA’ SI REGISTRANO DIVERSE SEGNALAZIONE DI IRREGOLARITA’ NELL’ATTUAZIONE DEL PIANO. NON È NECESSARIA UN’ULTERIORE PROROGA DELLO SCUDO ERARIALE”
Le riforme funzionali volte a garantire l’attuazione del Pnrr siano “condivise” e “formulate con gradualità” e subordinate al parere delle sezioni unite della Corte dei Conti. Così il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino nella relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
La Corte, afferma, “con spirito di leale collaborazione con le istituzioni titolari della rappresentanza politica, con cui auspica di mantenere vivo il dialogo proficuo che ha da sempre contraddistinto le interlocuzioni, intende fornire il proprio contributo tecnico per concorrere alla realizzazione di questi obiettivi sfidanti, ritenendo quanto mai attuale la disposizione che subordina l’adozione di riforme funzionali al previo parere delle Sezioni riunite”.
E’ opportuno che le riforme vadano condivise e formulate con gradualità, come è avvenuto, ad esempio, per la redazione del Codice di giustizia contabile”. Da quello schema organizzativo (sovrapponibile al modello utilizzato per i Codici del processo amministrativo e dei contratti pubblici), rileva, “è possibile trarre ispirazione per affrontare importanti e complesse riforme, rispettose della collocazione costituzionale della Corte dei Conti e degli obiettivi che nella cornice costituzionale ed eurounitaria l’Istituto è chiamato a perseguire”.
Il presidente ricorda che “dopo le riforme del 1994 l’ambito delle attribuzioni giurisdizionali e di controllo della Corte ha costituito oggetto di ulteriori e numerosi provvedimenti normativi, spesso avviati con decretazione d’urgenza che, sovrapponendosi all’originario tessuto legislativo, ne hanno indebolito l’iniziale organicità”. Da qui, prosegue il presidente della Corte dei CONTI, “le istanze di interventi razionali, che rispondano effettivamente alle esigenze di certezza giuridica e di coerenza ordinamentale manifestate dagli operatori del diritto, dalle amministrazioni controllate e dalla stessa magistratura contabile”.
Nell’osservare dunque che sono “all’orizzonte significative riforme previste nel Pnrr, tra le quali, fondamentali nell’ottica della Corte, quelle della pubblica amministrazione e della contabilità pubblica”, Carlino sottolinea quindi che questo “rende auspicabile fornire alle funzioni di controllo, come già avvenuto per le funzioni giurisdizionali, un assetto procedurale in linea con gli standard internazionali in materia di audit del settore pubblico”.
Peraltro, aggiunge, “anche per le funzioni giurisdizionali emergono sollecitazioni per una più puntuale perimetrazione degli istituti di diritto sostanziale, in funzione di una maggior garanzia per i destinatari dell’azione giudiziaria”.
“L’attuazione del Pnrr, terminata la predisposizione delle regole di contesto, è entrata nel vivo e già si registrano diverse segnalazioni di irregolarità”. Così il procuratore generale della Corte dei Conti Pio Silvestri nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario. In particolare, ha spiegato, “si tratta di indebita percezione ovvero non corretto utilizzo dei fondi da parte dei soggetti attuatori, irregolarità nella percezione dei contributi sub specie di opere non conformi al progetto o di assai significativi ritardi nella loro attuazione”.
“Non sono semplici le prove che il nostro Paese è chiamato ad affrontare in uno scenario geopolitico ed economico aggravato da nuove incertezze”. Così il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino nella relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
“In tale quadro, la gestione della politica economica si trova davanti a nuove sfide, sia sul fronte dell’economia reale che della gestione dei conti pubblici. Spinte ed esigenze diverse, sapientemente bilanciate, devono garantire un percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito-pil”, sottolinea. Per Carlino “occorrono misure che, nel dare una risposta alle necessità di famiglie e imprese, assicurino un’ordinata e progressiva riconduzione delle dinamiche delle entrate e delle spese entro una cornice compatibile con la sostenibilità dell’elevato debito; sostenibilità che è presupposto di uno sviluppo economico più consistente e durevole, oltre che equo, inclusivo e attento alle future generazioni”.
Non è necessaria un’ulteriore proroga dello scudo erariale. Lo sottolinea il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino nella relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “L’attuale assetto normativo, arricchito dall’elaborazione giurisprudenziale, garantisce, con la limitazione della responsabilità alle sole ipotesi di dolo o colpa grave, un punto di equilibrio tale da rendere, per dipendenti e amministratori pubblici, la prospettiva della responsabilità ragione di stimolo e non di disincentivo, come più volte affermato dalla Corte costituzionale sin dal 1998”, afferma. Appaiono inoltre “apprezzabili” per Carlino le norme contenute nel Codice dei contratti pubblici e nel decreto legislativo che prevedono una più puntuale perimetrazione della colpa grave, recependo gli approdi interpretativi della dottrina e della giurisprudenza.
“Il delineato sistema delle garanzie, unitamente alla perimetrazione normativa dell’elemento psicologico – sottolinea – sembrerebbe rendere non necessaria la ulteriore proroga del cosiddetto ”scudo erariale” (finalizzato a escludere le condotte attive dall’ambito di applicazione della colpa grave), introdotto in via eccezionale nel periodo pandemico per porre un rimedio alla ‘paura della firma’”.
“Autonomia e indipendenza della magistratura costituiscono presidi indispensabili per assicurare la qualità del servizio reso al paese e rappresentano una garanzia essenziale per i cittadini, così come è imprescindibile il rispetto dell’etica pubblica che impone di esercitare le delicate funzioni magistratuali con equilibrio, sobrietà, ragionevolezza e un radicato senso delle istituzioni”. Così il presidente della Corte dei CONTI Guido Carlino nella relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2024 Riccardo Fucile
UNA MEMORABILE BRUTTA FIGURA
Flop per il liceo del Made in Italy. Le iscrizioni al nuovo indirizzo
voluto dalla maggioranza sono state appena 375, equivalenti a circa 15 classi, a fronte di 114 istituti autorizzati.
È quanto emerge dai dati delle iscrizioni online all’anno scolastico 2024/2025. Come riporta La Repubblica, sono stati deludenti anche i numeri dall’altra novità introdotta dal governo, quella dei nuovi istituti tecnici professionali con il percorso breve di quattro anni, anziché cinque, più due di Its.
Questa nuova soluzione è stata scelta solo da 1.669 studenti, pochi per riempire le classi dei 172 istituti che avevano scelto di aderire alla sperimentazione.
In generale, i licei continuano a essere scelti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti, con il 55,63 percento di domande sul totale (l’anno scorso erano il 57,1%). In crescita le iscrizioni agli istituti tecnici e i professionali, a cui corrispondono, rispettivamente, il 31,66 percento (contro il percento dello scorso anno) e il 12,72 percento delle domande (l’anno scorso i dati erano pari al 30,9% e al 12,1%).
Tra i licei, il primato continua a essere dello scientifico, scelto dal 25,59 percento degli studenti (il 13,74% hanno scelto quello tradizionale, ll 9,75% le scienze applicate e il 2,10% quello sportivo), con il classico (5,34%) ormai superato nettamente dall’indirizzo scienze umane (10,97%). Tra i tecnici spicca il settore economico, con il turismo al 3 percento, mentre tra i professionali il preferito è Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera, con il 4 percento.
Dure le opposizioni sul flop del liceo del Made in Italy. “Continuare a negare la realtà per fare propaganda spiccia su un indirizzo che interessa a pochi è surreale. Il ministro Valditara venga in Senato a riferire su questi pessimi risultati. Forse chiamarlo flop o falsa partenza è ancora poco. A scuola infatti si direbbe Non Classificabile”, ha dichiarato la senatrice di Alleanza Verdi/Sinistra Aurora Floridia.
“Il fallimento di questa proposta che è sotto gli occhi di tutti, al di là degli aspetti di contenuto, completamente inesistenti, nasce dalla non conoscenza delle dinamiche e dei tempi che regolano il mondo della scuola da parte del Ministro Valditara, a partire dal mancato rispetto per gli organi collegiali, gli studenti e le loro famiglie”, ha commentato la deputata del Partito democratico Ilenia Malavasi.
(da agenzie)
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Febbraio 14th, 2024 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DELLA CONVENTION ON THE CONSERVATION OF MIGRATORY SPECIES DENUNCIA GLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO, DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E DELLA DEGRADAZIONE DELL’HABITAT
La crisi climatica sta mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie migratorie: più di una su cinque è a rischio estinzione. A dare l’allarme è stato il primo rapporto sullo stato delle specie migratorie redatto dalla Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals (CMS) – anche nota come Convenzione di Bonn – un’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della conservazione delle specie migratrici e dei loro habitat.
Il quadro che descrive il rapporto è allarmante: il cambiamento climatico, l’inquinamento, la presenza sempre più aggressiva di specie invasive e la conseguente degradazione degli habitat naturali stanno rendendo sempre più impervie e disseminate di minacce le rotte degli animali migratori, che per loro stessa natura percorrono migliaia e migliaia di chilometri per alimentarsi e riprodursi.
Una specie su cinque è a rischio
Ogni anno miliardi di animali migrano via terra, per mare e per aria, attraversando confini nazionali e continenti e viaggiando per migliaia di chilometri. Oltre a essere alla base della loro sopravvivenza, questi lunghissimi viaggi svolgono un ruolo essenziale nel mantenere in equilibrio gli ecosistemi del mondo. Durante le loro traversate, gli animali migratori impollinano piante, trasportano nutrienti chiave, cacciano parassiti e contribuiscono a immagazzinare carbonio. Ecco perché lo stato di salute in cui versano sono un indice del benessere dell’intero Pianeta. Ma i dati attuali parlano di un quadro tutt’altro che rassicurante.
Anche se per alcune specie è stato registrato un trend positivo, la popolazione di quasi la metà (circa il 44%) delle 1.189 specie animali riconosciute dalla CMS sta diminuendo e più di una su cinque (22%) delle specie elencate è stata dichiarata a rischio estinzione. Ma i rischi maggiori interessano i pesci migratori: praticamente tutte di quelle prese in considerazione, bene il 97%, è a rischio.
Il rapporto ha anche indagato quanti sono le specie migratorie a rischio tra quelle non tenute in considerazione dalla Convenzione. Ne è emerso che 399 specie migratorie, principalmente uccelli e pesci, tra cui molti albatros e uccelli canori, squali e razze, sono categorizzate come “minacciate” o “quasi minacciate”, pur non essendo ancora elencate nella CMS.
L’azione dell’uomo è tra le cause principali
Tra i dati emersi dal rapporto, uno su tutti richiede – sottolinea il documento ufficiale – un’azione forte da parte della collettività, essendo l’uomo il principale responsabile dell’allarme in atto. Le due maggiori minacce sia per le specie elencate dalla Convezione che per tutte le specie migratorie sono infatti la sovrasfruttamento e la perdita di habitat dovuti all’attività umana. Tra le cause ci sono pratiche, che pur essendo estremamente dannose per l’ambiente e le specie animali che lo abitano, continuano a essere messe in atto. Tra queste rientrano la caccia e la pesca insostenibili, la perdita e la frammentazione dell’habitat causata dall’agricoltura e dall’urbanizzazione incontrollate.
“Il rapporto ci mostra chiaramente che le attività umane insostenibili stanno mettendo a repentaglio il futuro delle specie migratorie – ha dichiarato Inger Andersen, Direttore Esecutivo del Programma Ambientale delle Nazioni Unite – Quando le specie attraversano i confini nazionali, la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i Paesi in cui si trovano”.
Il rapporto rivela infatti come molte delle minacce che colpiscono queste specie sono le stesse alla base del cambiamento ambientale e della perdita di biodiversità del Pianeta. “Pertanto – ribadisce il rapporto – affrontare il declino delle specie migratorie richiede azioni da parte dei governi, del settore privato e di altri attori”.
(da Fanpage)
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