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INFORTUNI SUL LAVORO, SETTE SU DIECI ACCADONO IN SUBAPPALTO

Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile

IL TREND E’ IN CONTINUO AUMENTO; INCREMENTO DEL 4%

La logica del subappalto è strettamente legata al massimo ribasso. L’azienda che ha ottenuto la commessa delega parti dell’opera ad altre ditte, che con propri mezzi e maestranze realizzano il lavoro subappaltando a loro volta l’intervento ad altri soggetti, così avanti fino all’infinito. Ma tutte le parti chiamate in causa devono ovviamente fare profitto, e per riuscirci risparmiano sulla qualità, ricorrono al lavoro nero e ignorano le norme di sicurezza. La Fillea Cgil, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, stima che il 70% degli infortuni nei cantieri avviene in regime di subappalto. La cronaca, purtroppo, conferma giorno dopo giorno i rischi che gli operai vivono in settori come le costruzioni e l’agricoltura, tra i più pericolosi guardando le tabelle dell’Inail. Il crollo del cantiere all’ex panificio militare di Firenze ha coinvolto i lavoratori in subappalto, come era successo ad agosto dell’anno scorso per la strage ferroviaria di Brandizzo, o per il crollo della gru a Torino a dicembre 2021.
«Nei cantieri l’Inail registra l’81% degli infortuni gravi e mortali dell’edilizia privata, partendo da questo dato noi abbiamo stimato su un campione di 100 infortuni che oltre il 70% avviene nel primo o nel secondo livello di subappalto», spiega Alessandro Genovesi, segretario della Fillea Cgil. «Ci sono più di 65 mila imprese che dichiarano zero dipendenti, il che vuol dire che è tutto subappaltato, ci sono vere e proprie squadre di persone originarie della Romania e dell’Egitto, ma anche tanti italiani, che lavorano a cottimo», continua Genovesi che aggiunge: «Poi è sempre più evidente il fenomeno delle imprese individuali, ovvero operai che non vengono assunti ma costretti ad aprire la Partita Iva e presi in subappalto per realizzare l’impianto elettrico o la colata di cemento».
Tagli alla sicurezza
Le denunce di infortuni nelle costruzioni sono in costante aumento, l’Inail ne conta oltre 32.700 nel 2020, quasi 39mila nel 2021 e 40.135 nel 2022. Nel 2023 i risultati provvisori segnano un incremento del 4,1%. «Il subappalto ha una funzione specifica dal punto di vista imprenditoriale ed economico, serve a far fare dei lavori a delle ditte specializzate, ma nella prassi dei cantieri edili è diventato un modo per parcellizzare il lavoro», ricorda il magistrato Bruno Giordano, ex capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro. «E questo è economicamente paradossale perché più sono le imprese e più sono i passaggi in cui qualcuno deve avere un legittimo profitto: se un’azienda delega il lavoro ad altre 30 imprese, tutte ci devono guadagnare. Il subappalto non accompagnato da una specializzazione è un modo per abbattere i costi distribuendo il lavoro a imprese sempre più piccole», continua. «Perciò le aziende scaricano sui lavoratori più deboli i costi della sicurezza. La ditta che entra nella commessa spesso ricorre al lavoro nero e cerca di realizzare l’opera il più velocemente possibile, con una qualità scarsa». A chi in questi giorni dice che il subappalto a cascata è stato reintrodotto nel Codice degli appalti su richiesta dell’Unione europea – perché il divieto era in contraddizione con i principi di parità di trattamento – Giordano risponde così: «L’Europa non ha chiesto di liberalizzare tutti i subappalti all’infinito, che è quello che è successo. Non ci ha chiesto di violare la sicurezza ammazzando gli operai. Rendere lecito il subappalto a cascata nei lavori pubblici non può far venire meno le normative in materia di sicurezza. Dire “dovevamo farlo” non significa uccidere le persone sotto tonnellate di cemento armato».
Pochi controlli
Le ispezioni in Italia sono poche, l’Istituto nazionale del lavoro è ancora sotto organico e la Fp Cgil rilancia una stima choc: «Un’azienda viene controllata una volta ogni 14 anni». Giordano, da ex capo dell’Ispettorato, racconta le difficoltà nel fare i controlli in presenza di subappalti: «Quando si arriva nei cantieri gli operai scappano perché sono irregolari o stranieri, molte volte per fare le ispezioni è necessario andare con i carabinieri e accerchiare il cantiere». Quando le verifiche vengono fatte i lavoratori irregolari trovati arrivano al 90%: «Vuol dire che in molti cantieri è la regola non essere in regola. Se non si fanno controlli, e purtroppo se ne fanno troppo pochi, si gode di un senso di impunità», sottolinea il magistrato.
Morire di subappalto
A Brandizzo persero la vita 5 persone per un subappalto da meno di mille euro. Come loro tre lavoratori rimasero vittime del crollo della gru a Torino. E ancora, altre tragedie. A dicembre, a La Spezia, un ragazzo egiziano di 24 anni è caduto da quasi dieci metri di altezza e sopra di lui è piombato il pannello su cui stava lavorando all’interno di un’azienda agricola. A Monopoli, nel maggio scorso, due operai di 64 e 62 anni rimasero sepolti sotto le macerie in uno scavo di un impianto fognario. A novembre un operaio di 59 anni fu colpito da una pala meccanica nel polo petrolchimico di Ravenna. È la spoon river dei morti sul lavoro, un’emergenza terribile e quotidiana che sembra non finire mai.
(da agenzie)

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LE VITTIME DEL CROLLO DEL CANTIERE ESSELUNGA, MOHAMED E GLI ALTRI TRASFERTISTI DEL CEMENTO: “SU E GIU’ PER L’ITALIA PER UN PUGNO DI EURO”

Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile

IN LACRIME IL PADRE DI MOHAMED EL FERHANE, 24 ANNI: “ERA SOLO UN RAGAZZO…”

Il più giovane aveva 24 anni. «Era solo un ragazzo — sussurra il padre in lacrime davanti al cantiere — il mio ragazzo. E gli è crollato tutto addosso». Si chiamava Mohamed El Ferhane, era originario del Marocco, e come i suoi colleghi operai morti nella strage del cantiere Esselunga a Firenze, abitava nel bresciano. Da due anni e mezzo stava a Palazzolo sull’Oglio. Quelle vittime straniere, provenienti tutte dal nord Africa, dopo un giorno di scavi senza sosta tra le macerie hanno ritrovato finalmente un nome. Un’età. E una storia. Erano trasfertisti, si spostavano su e giù per l’Italia spediti in nuovi cantieri da costruire. Se riuscivano, mettevano da parte qualche soldo che poi spedivano in patria per mantenere le famiglie. Lo faceva Taoufik Haidar, 43 anni, anche lui a lungo a Palazzolo sull’Oglio prima di spostarsi a Chiuduno in provincia di Bergamo.
«Un gran lavoratore» raccontano dalla sua cittadina. Da un paio di mesi aveva cambiato ditta. Viaggiava settimana dopo settimana. E poi inviava parte dello stipendio alla moglie e i due figli, di 12 e 9 anni, in Marocco. «Mi ha mandato un messaggio vocale venerdì alle 6.40 — dice suo cugino — . Stava per entrare in cantiere. Mi ha detto “Stasera torno. E poi sabato ci vediamo”. Invece è morto». La sera del crollo, la sorella e il nipote di Taoufik, entrambi residenti a Perugia, sono stati avvisati. E ieri mattina sono corsi a Firenze. Sono arrivati anche altri amici e colleghi dal nord Italia. «Lui era una brava persona — racconta suo nipote — . Non so come possa stare mia mamma, il dolore che prova non si può spiegare».
Haidar conosceva bene El Ferhane: erano nati nello stesso paese in Marocco e qui si erano ritrovati occupati per la stessa ditta. Dal loro paesino c’è chi li ricorda anche per la passione per il calcio, con le serate a festeggiare la loro nazionale durante i Mondiali di calcio. Mohamed Toukabri aveva invece 54 anni, radici tunisine, ed era partito da Genova prima di trovare la morte nel cantiere di Firenze. L’ultimo operaio disperso è stato identificata solo ieri: Bouzekri Rachimi, 56 anni e originario del Marocco. Ma il suo corpo, finito sotto il peso di tonnellate di macerie, ieri sera non era stato ancora recuperato. Venerdì mattina, poco prima delle 9, il gruppo degli operai stava facendo una colata di cemento. Poi quella trave, posta a 10-15 metri di altezza, ha ceduto ed è venuto giù tutto. Ogni cosa è stata travolta. Tre i feriti soccorsi. Poi una prima vittima, riconosciuta ed estratta dalle macerie: Luigi Coclite, 60 anni e già con gli occhi rivolti alla pensione. Gli mancavano una manciata di anni. Aveva una moglie, due figli, era originario dell’Abruzzo ma aveva casa da anni in provincia di Livorno. La magistratura ora svolgerà le indagini. Dovrà capire se gli operai nel cantiere, e in particolare vittime e feriti, avessero contratti a norma, anche come inquadramento e formazione. E nel caso dei tanti stranieri se possedessero la documentazione per stare in Italia. Sembra, dalle prime informazioni, che due di loro non avessero il regolare permesso di soggiorno. Un sospetto importante, che potrebbe indirizzare le indagini anche verso nuovi scenari. El Ferhane dicono suoi parenti, aveva fatto richiesta ma era ancora in attesa di ricevere il permesso. Alcuni sindacati raccontano anche di un fenomeno in Lombardia di permessi di soggiorno modificati, e intestati ad altri, per permettere anche ad alcuni irregolari di lavorare. Non è detto che questo il caso, ma verranno esaminate le posizioni di tutti. Come molti immigrati in Italia, anche le vittime di Firenze avevano trovato in questi anni un impiego nell’edilizia. A volte suggerendosi le ditte con i passaparola. Ultimamente erano occupati in due ditte tra Brescia e Bergamo, che avevano ricevuto in subappalto parte della costruzione del nuovo supermercato Esselunga. Accanto a loro, venerdì mattina alcuni dipendenti si sono salvati per caso. C’è chi è arrivato più tardi del solito nel cantiere. Un ragazzo poco più che ventenne è sfuggito alla morte perché quel giorno aveva scambiato la sua postazione con un altro che si era allontanato poco prima. «Io ho lavorato come carpentiere in Svezia, Austria, Francia — racconta il giovane fuori dalla medicina legale di Careggi, dove sono state portate le salme — . La sicurezza là c’era. In questo cantiere secondo me no». Il giorno dopo la tragedia davanti al cantiere sono arrivati amici e famigliari. Stretti uno accanto a l’altro. Le lacrime. Una frase ripetuta per tutta la mattina: «È troppo il dolore». Poi il viaggio all’obitorio. E la rabbia per la sicurezza. «Sono 20 anni che vedo cantieri. Qui c’era qualcosa che non andava — dice il cugino di Taoufik — . Mancavano i parapetti. Ho pensato a cosa sarebbe successo se il supermercato fosse stato aperto. Sarebbero morte centinaia di persone».
(da La Repubblica)

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IN ITALIA OGNI GIORNO QUATTRO PERSONE PERDONO LA VITA MENTRE SONO AL LAVORO: NEL 2023 LE MORTI BIANCHE SONO STATE 1485

Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile

SOLO NEI PRIMI 50 GIORNI DEL 2024, DOPO LA STRAGE DI FIRENZE IN CUI ALMENO CINQUE OPERAI HANNO PERSO LA VITA, I MORTI SUL LAVORO SONO 181… IL 18% DI CHI RIMANE UCCISO DURANTE IL PROPRIO TURNO LAVORA NELLA CATEGORIA DELLE COSTRUZIONI

Una strage continua che miete quattro morti al giorno. È quella che si consuma quotidianamente in Italia, semplicemente andando a lavorare. Una strage silenziosa che solo nel 2023 ha causato 1.485 caduti: più di 4 al giorno, tra decessi sul luogo di lavoro e quelli in itinere, vale a dire nel percorso da e verso il posto di lavoro.
Ed è così da almeno quindici anni, da quando l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna è stato creato su iniziativa di Carlo Soricelli (metalmeccanico in pensione e artista sociale), che nel 2008 ha fondato questo centro studi per ricordare le sette vittime della ThyssenKrupp di Torino morte nel tragico incidente del 6 dicembre 2007 con un monitoraggio permanente da oltre 30mila ore di lavoro volontario.
Il dramma di Firenze ha riportato i riflettori su questa strage continua, le cui proporzioni vanno ben oltre i dati ufficiali e quelli forniti dall’Inail, riguardanti solo i lavoratori regolari: i casi mortali denunciati nel 2023 mostrerebbero una diminuzione del 4,5% rispetto al 2022, passati da 1.090 a 1.041 in seguito al calo dei decessi avvenuti proprio in itinere (da 300 a 242) nonostante l’aumento delle morti sul luogo di lavoro (da 790 a 799). Ma il caso è ben più ampio prendendo in esame tutti i lavoratori non riconosciuti come tali o magari finiti fuori statistica in quanto “figli del nero”, ma che in realtà incidono per circa il 35-40% del conteggio complessivo: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sono stati appunto 1.485 i lavoratori morti nel 2023, nel tentativo di non dimenticare nessuno andando oltre i soli contratti regolari. […] E da inizio anno il contatore non ha di sicuro smesso di girare: la strage di Firenze ha portato il numero dei lavoratori morti in Italia già a quota 140, che salgono a 181 considerando quelli scomparsi in itinere, in meno di cinquanta giorni anche in questo 2024 la media continua a fornire il drammatico dato di circa 4 morti al giorno (3,85).
Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2023, solo in Italia, si contano 21.050 morti bianche, circa la metà (10.474) a causa di infortuni su luogo di lavoro, tutti gli altri in strada o itinere per un conteggio a cui potrebbero essere sfuggite molte altre vittime.
A tale proposito, il 18,4% dei morti tra i lavoratori regolari rientra nella categoria delle costruzioni, il 13,6% del trasporto e magazzinaggio, il 12,6% delle attività manifatturiere, l’8% del commercio all’ingrosso e dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, il 28,4% in settori economici non determinati. Nel 2023, secondo i dati forniti dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro, una sola provincia italiana è riuscita a chiudere l’anno senza registrare alcun morto sul lavoro: è quella di Livorno. I numeri assoluti invece riguardano la regione Lombardia come quella più colpita: 123 i morti sul luogo di lavoro che salgono a 185 considerando quelli in itinere. Poi il Veneto con 142, la Campania con 124, la Puglia con 122, Lazio ed Emilia Romagna con 112.
(da agenzie)

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CERCASI TIROCINANTI PER LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALL’EXPO 2025 A OSAKA: PER CHI PARTECIPA NEMMENO IL RIMBORSO SPESE

Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile

UNA MANIFESTAZIONE FINANZIATA CON 40 MILIONI DI FONDI PUBBLICI, MA DEVI LAVORARE TRE MESI GRATIS E PAGARTI PURE VIAGGIO, VITTO E ALLOGGIO: ALLA FINE CI ANDRANNO SOLO I FIGLI DI BENESTANTI, MA CHE BELLA ITALIA…

Uno stage per collaborare all’organizzazione della partecipazione dell’Italia alla prossima Expo che si terrà nel 2025 a Osaka, in Giappone. Potrebbe essere l’opportunità dei sogni per molti studenti. Ma per chi partecipa a questo tirocinio curricolare non è previsto alcun rimborso spese. Nemmeno un euro.
Otto in tutto i tirocini offerti, da svolgersi in presenza full time per una durata di 3 mesi prorogabili per un ulteriore mese, previsti in presso la sede del Commissariato generale di sezione di Roma, annunciati lo scorso 13 febbraio con la pubblicazione dell’avviso pubblico sul sito della Fondazione Crui, organismo nato dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane per fornire servizi al sistema universitario.
“I tirocini in oggetto rappresentano un’occasione unica per partecipare attivamente all’organizzazione di eventi e attività del Padiglione Italia della prossima Expo e si svolgeranno in due cicli: 4 tirocini tra aprile e luglio 2024 e gli altri 4 tra luglio e ottobre 2024”, si legge nel bando, dedicato agli studenti iscritti a corsi di laurea triennale e magistrale di varie classi di laurea.
E’ previsto un processo di selezione basato sull’esame del curriculum studiorum e della lettera di presentazione dei candidati, ai quali verrà assegnato un punteggio in base a criteri come l’età, la media degli esami, i Cfu acquisiti e un punteggio extra per chi presenterà una conoscenza certificata della lingua giapponese.
Come anticipato, per questa opportunità di tirocinio non è previsto rimborso spese: “Il Programma non prevede alcun rimborso spese a carico del Commissariato Generale Expo 2025 né delle Università”, si legge nel bando, e al candidato viene inoltre richiesto di sottoscrivere espressamente una dichiarazione liberatoria che sollevi il Commissariato Generale da qualsiasi eventuale pretesa: “Il tirocinio curricolare svolto presso le sedi del Commissariato generale di Sezione per la partecipazione italiana a Expo 2025 Osaka non può in alcun modo ed a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro, né può dar luogo ad aspettative di futuri rapporti lavorativi. Non sono, inoltre, configurabili pretese del tirocinante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati del tirocinio o in ordine alle spese e agli eventuali inconvenienti che esso potrebbe comportare a carico del tirocinante”.
Tra le clausole, inoltre, un limite alle eventuali assenze: “Il tirocinante può assentarsi per non più di 6 giorni lavorativi a trimestre, in accordo con il tutor”.
Per carità, nulla di illegale o irregolare, tutto a rigor di normativa: le legge prevede infatti che per i tirocini curricolari possa non essere prevista alcuna forma di rimborso spese e il Commissariato Generale Expo 2025 non è certo la prima istituzione a proporre queste condizioni. Anzi, proprio pochi mesi fa fu la Camera dei Deputati a bandire posti per tirocini curricolari senza alcun rimborso spese, come da regolare convenzione siglata con la Crui.
Rimane però la questione di opportunità, perché chiaramente a poter accedere a questa esperienza saranno solo gli studenti che potranno contare sull’appoggio economico della propria famiglia di origine.
Non un esempio di equità, anche considerato che stiamo parlando di una manifestazione finanziata con oltre 40 milioni di fondi pubblici.
(da ilfattoquotidiano.it)

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DOPO LA SVOLTA IN GRECIA, L’ITALIA E’ L’ULTIMO PAESE DELL’EUROPA MEDITERRANEA A NON RICONOSCERE I MATRIMONI GAY

Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile

QUANDO SI TRATTA DI GARANTIRE DIRITTI CIVILI CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE

“Il matrimonio non è altro che il culmine dell’amore di due persone” e il suo mancato riconoscimento tra persone dello stesso sesso porta a gravi disuguaglianze. Con queste parole, il premier Kyriakos Mitsotakis ha spiegato le ragioni per cui il suo governo ha deciso di sfidare la propria maggioranza pur di rendere possibile anche in Grecia il matrimonio e le adozioni tra coppie dello stesso stesso. Il provvedimento è stato approvato dal Parlamento di Atene il 15 febbraio con i voti decisivi della sinistra.
Mitsotakis, leader del partito di centrodestra Nuova democrazia, ha dovuto affrontare la levata di scudi della Chiesa ortodossa e di buona parte dei deputati del suo partito. Il clima è stato da caccia alle streghe. La Chiesa aveva chiesto il voto nominale per mettere pressione sui parlamentari di destra. E l’ex primo ministro Antonis Samaras, a capo dei ribelli di Nuova democrazia, aveva tuonato contro il suo premier: “Il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è un diritto umano”.
Mitsotakis, però, è andato dritto per la sua strada. E adesso da Atene arriva un messaggio ai pochi Paesi europei che non hanno ancora riconosciuto pari diritti alle coppie gay. Tra questi c’è l’Italia, che dopo la svolta greca resta l’ultimo Stato Ue del Sud e occidentale a non prevedere matrimonio e adozioni per le coppie dello stesso sesso.
Con l’adozione della legge, la Grecia è diventata il primo Paese cristiano ortodosso a consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso, nonché lo stato più orientale dell’Ue a farlo, ricorda il quotidiano greco Ekhatimerini. “Una delle implicazioni del successo dell’introduzione della legge sull’uguaglianza dei matrimoni da parte del governo di centrodestra di Mitsotakis è che potrebbe incoraggiare più Paesi del blocco orientale dell’Europa, così come più governi di destra, a seguire l’esempio e prendere in considerazione politiche inclusive simili’, scrive Ekhatimerini.
Attualmente 16 dei 27 Paesi Ue riconoscono e celebrano legalmente i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Si tratta di Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia. In tutti questi Paesi, a eccezione dell’Estonia, sono consentite anche le adozioni per le coppie omosessuali (previste anche in Croazia).
(da agenzie)

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