BUFERA SU NCD: VOTO DI SCAMBIO E APPALTI PILOTATI PER IL CARA DI MINEO
RINVIATE A GIUDIZIO 17 PERSONE, TRA CUI IL SOTTOSEGRETARIO CASTIGLIONE (NCD)
E’ bufera sull’Ncd, il partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano, dopo che la Procura distrettuale di Catania ha confermato la notizia apparsa oggi sul quotidiano “La Sicilia” con la richiesta di rinvio a giudizio di 17 persone per turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta sulla concessione dell’appalto dei servizi, dal 2011 al 2014, al Cara di Mineo.
Si tratta del centro di accoglienza più grande d’Italia, istituito dal governo Berlusconi, dove vivono quasi 4000 persone, compresi i 450 operatori, molti dei quali – per loro stessa ammissione testimoniale -sarebbero stati assunti con voto di scambio, a favore del Pdl prima e dell’Ncd poi.
A Mineo l’Ncd può vantare un percentuale bulgara di voti: il 39 per cento alle amministrative del 2014 rispetto al 4 per cento della media nazionale.
Tra gli indagati il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), in qualità di soggetto attuatore del Cara, insieme con il suo grande accusatore Luca Odevaine, il sindaco di Mineo, Anna Aloisi (Ncd), ex presidente del consorzio dei Comuni «Calatino Terra d’ Accoglienza»; l’ ex direttore del consorzio, Giovanni Ferrera; gli ex vertici dell’ Ati interessati.
L’udienza preliminare è stata fissata per il 28 marzo prossimo, davanti al Gup Santino Mirabella. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dai sostituti Raffaele Vinciguerra e Marco Bisogni.
La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, per reati amministrativi, anche del consorzio Sol.calatino scs.
Nel provvedimento, di 14 pagine, firmato dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni, e vistata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dall’aggiunto Michelangelo Patanè, è stata stralciata la posizione di cinque indagati, su cui sono in corso ancora accertamenti e valutazioni.
Al centro dell’inchiesta le gare d’appalto per la gestione dei servizi del Cara fra il 2011 e il 2014, intervallata da sette proroghe avallate da un protocollo con la Prefettura di Catania.
Secondo l’accusa, Castiglione, che entra nell’inchiesta non per l’attuale incarico ma perchè all’epoca dei fatti soggetto attuatore del Cara, assieme a Odevaine e Ferrera, quest’ultimi due in qualità di presidente e componente la commissione aggiudicatrice, avrebbero «predisposto il bando di gara con la finalità di affidamento all’Ati appositamente costituita».
La Procura distrettuale di Catania ritiene, inoltre, che le coop interessate si «costituivano appositamente in Ati» dopo avere «ricevuto rassicurazioni sull’aggiudicazione degli appalti», il cui «bando era concordato con lo stesso Castiglione, Odevaine e con Ferrera».
A Castiglione e al sindaco di Mineo, Anna Aloisi, e Paolo Ragusa, in qualità di presidente del consorzio Sol Calatino, è contestata anche la corruzione «per la promessa di voti per loro e i gruppi politici nei quali gli stessi militavano (Pdl, lista Uniti per Mineo e Ncd)» in cambio di «assunzioni al Cara».
Ferrera e Odevaine sono indagati anche per falso ideologico per l’assunzione di quest’ultimo al Cara di Mineo come esperto di fondi Ue.
Un `faro’ sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che alle Procure di Catania e Caltagirone ha inviato la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara «illegittima» e lesiva dei principi di «concorrenza» e «trasparenza».
(da agenzie)
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