CARI SAPIENS, VI STATE DISTRUGGENDO MA IO SOPRAVVIVERO’. FIRMATO, LA TERRA
COME ABBIAMO FRAINTESO E SOPRAVVALUTATO IL NOSTRO RUOLO NEL PIANETA…IL NUOVO SAGGIO DI TOZZI PER MONDADORI
Nel mio mestiere di ricercatore e di divulgatore mi capita spesso di infilarmi in quelle
vecchie librerie dell’usato e di volumi ormai fuori catalogo. Non ce ne sono quasi più, ma qualcuna resiste. Così, un giorno di qualche tempo fa, mi sono trovato fra le mani un dattiloscritto malamente impaginato, piuttosto voluminoso, composto di alcune lettere, per la verità molto lunghe, scritte dal pianeta Terra all’Homo sapiens. Intendiamoci, non è che abbia creduto al fatto che la Terra possa davvero scrivere lettere, ovviamente, ma la cosa mi ha incuriosito abbastanza per comprare quelle pagine giallastre, spesse, legate con un nastro, e portarmele a casa, dove le ho lasciate decantare per anni. L’idea mi pareva buona, ma, come tutti noi sapiens, non avevo tempo. Niente a che vedere con Lettere dalla Terra, che pure è un libro ispirato da idee portanti simili, salvo sostituendo il Creatore alla Terra (e salvo che l’autore è uno dei grandi della letteratura di ogni tempo). Scrive Mark Twain: «è convinto di essere il cocco del Creatore. Crede che il Creatore sia orgoglioso di lui; crede addirittura che lo ami; che abbia una passione per lui, che si alzi la notte ad ammirarlo; sì, che si
preoccupi per lui e lo preservi dagli affanni. Lo prega, e crede che Egli lo ascolti. Non è un’idea bizzarra?». Eh, sì, è proprio un’idea bizzarra. Nel frattempo ho scritto diversi libri e centinaia di articoli ponendo il pianeta Terra e i sapiens sempre al centro della mia attenzione, e se il mio primo programma televisivo da conduttore si chiamava, appunto, Gaia – Il pianeta che vive, l’ultimo si chiama Sapiens – Un solo pianeta. Come se avessi disegnato una parabola che parte dalla Terra e arriva a noi. Qualche volta personificando il pianeta come fosse un soggetto attivo, un po’ come nell’ipotesi Gaia di James Lovelock di qualche tempo fa. Così mi sono ricordato del dattiloscritto senza editore e senza autore che giaceva sugli scaffali e l’ho ripreso in mano: disegnava esattamente lo stesso percorso. Ho recuperato libri e articoli, li ho mescolati con quello e ne ho ricavato il libro che avrei voluto scrivere da sempre, un libro in cui la Terra, in prima persona, descrive se stessa, si racconta, si spiega e, quando può e deve, ragiona anche sui sapiens, ricordando loro in che guaio si stanno cacciando da qualche secolo a questa parte. In questo libro, “la” pianeta la prende molto alla lontana, ma non esita mai a richiamare i sapiens alla riflessione sui loro percorsi, istituendo paragoni continui con gli altri viventi non umani dai quali tutti avremmo qualcosa da imparare e ricordandoci come non sia mai accaduto in passato che una singola specie si sia salvata da sola. La domanda di partenza è molto chiara: i sapiens sono una specie particolare e, anzi, unica nell’universo conosciuto? Ma altrettanto chiara è la conclusione, che porta a
considerare che cosa li differenzi da tutti gli altri viventi terrestri, compresi quelli che ci hanno preceduti e che oggi conosciamosolo come fossili.
Nel 1991 un bimotore Embraer della Continental Express, decollato da Laredo e diretto a Houston, precipitò a causa di un cedimento strutturale, uccidendo passeggeri e membri dell’equipaggio. L’aereo aveva tre anni e solo 7000 ore di volo accumulate. Si schiantò a causa della mancata sostituzione delle viti di supporto dello stabilizzatore per colpa di un passaggio di consegne omesso fra squadre di manutentori. E si sono registrati diversi casi di incidenti aerei letali dovuti a manutenzione approssimata o a elementi in apparenza marginali, come la resistenza dello scaldavivande o le viti del wc. Se vogliamo avere un’idea della biodiversità, dobbiamo ripensare a quanto sia fondamentale in un apparecchio aereo ogni minimo componente e a come la mancanza di uno di essi porti con sé la fine di tutti gli altri. Ogni specie vivente è come una vite, un bullone o un chip di un aereo e nessun apparecchio può permettersi di volare indenne se manca qualcuno di questi elementi singolarmente privi di importanza. Questo libro racconta come è fatta la Terra, in base a quali meccanismi agisce, che tipo di dinamiche mette in atto e come si regola verso la vita. In tal modo, però, descrive anche il clima, le acque, la nascita delle montagne, le estinzioni di massa, la deriva dei continenti e l’evoluzione biologica in una Grande Storia senza alcuna soluzione di continuità.
E pone altre domande, soprattutto quelle ritenute scontate o banali e che, invece, comportano riflessioni complesse. Perché non abbiamo mai incontrato gli alieni? Oppure, perché i sapiens hanno un pene così sviluppato e “lo fanno strano” (almeno rispetto agli altri primati)? E come è possibile cambiare il clima con l’anidride carbonica? O, ancora, perché si sono estinti i dinosauri? Siamo abituati a pensare al mondo come una proprietà di noi Sapiens, eppure la Terra ha 4,5 miliardi di anni e noi occupiamo uno spazio infinitesimale di questa lunghissima storia. Ma com’era il pianeta quando gli uomini ancora non esistevano? È possibile ricostruire la storia più antica? E come? Le montagne e gli oceani ci sono sempre stati? Quando è comparsa la vita? E, soprattutto, questi presupposti geologici arcaici hanno influenzato la nascita e la storia dei sapiens? Questo libro, però, è anche un modo per definire quali sono le cause di una crisi ambientale che non sembra avere precedenti e per riflettere sull’assurdità di voler vivere ricavando risorse infinite da un pianeta che è, per definizione, finito.
Mario Tozzi
(da lastampa.it)
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