INTERVISTA A SPOSETTI, EX TESORIERE DS: “L’ESECUTIVO SBAGLIA, LA POLITICA ORA LA FARANNO SOLO I RICCHI”
“FA COMODO ABOLIRE IL FINANZIAMENTO AI PARTITI COSI’ SI DISTRAGGONO GLI ITALIA DAI VERI PROBLEMI DEL PAESE”
L’intervista va avanti ormai da dieci minuti.
Il senatore del Pd Ugo Sposetti – 66 anni, potente ex tesoriere dei Ds, conoscitore di un bel mucchio di segreti della sinistra italiana, un politico astutissimo, ruvido, leale – ha misurato con saggezza, fino a questo momento, ogni parola, ogni aggettivo
Sì, va bene, d’accordo. Il punto però è che…
«Uff!… Guardi, è molto semplice, glielo spiego io qual è il punto. Sono settimane che il Paese aspetta di conoscere il destino di migliaia di giovani disoccupati, che invoca proposte di sviluppo economico, che ogni giorno spera di avere notizie sull’apertura di nuovi cantieri… Ma niente, niente di niente. La politica non riesce a dare risposte. E allora cosa fa la politica quando non riesce a dare risposte?».
Cosa fa?
«Occupa le prime pagine dei giornali in modo alternativo. Avvia il dibattito sui matrimoni gay e se la prende con i partiti. In questo caso, annunciando il taglio dei loro finanziamenti».
Converrà che qualche sforbiciata all’opulenza di questa politica, male, comunque non fa.
«Lo vede? Continuate a dire sciocchezze, voi giornalisti!».
Ci spieghi lei la verità .
«Allora, mi ascolti, ora le dirò un po’ di cosette che non riguardano solo i 180 dipendenti del Pd che rischiano il posto di lavoro… nel luglio scorso, infatti, il Parlamento ha già approvato una norma che dimezza le risorse destinate ai partiti, che sono così passate da 182 milioni di euro a 91. Cosa è accaduto quindi da luglio ad oggi? Beh, semplice: i partiti, pensando di poter contare su quei denari, hanno sottoscritto contratti per forniture varie, dalla luce delle sedi alla carta igienica, e hanno firmato e rinnovato contratti di lavoro o collaborazione… Mi segue?».
La seguo, continui.
«Bene. Adesso che fa il governo? Dice: io non riesco a dare risposte ai temi drammatici del lavoro, no, proprio non ci riesco… in compenso però taglio altri soldi ai partiti, e così decine di persone se ne vanno a casa. E lei lo sa chi è che se ne va a casa? Ha voglia di scriverlo sul suo giornale? Non se ne vanno a casa quelli che girano con l’auto blu… a restare senza lavoro è gente che guadagna tra i mille e i 1.500 euro al mese… quelli che fanno le pulizie alle 5 del mattino, quelli che rispondono al telefono, quelli che scrivono i comunicati al computer…».
Capito. Pagano le colpe della grande politica…
«Non è esattamente così. Diciamo che loro sono le vittime di una battaglia che i gruppi dirigenti non vogliono o non riescono a condurre… la battaglia contro la demagogia e il populismo».
È demagogia e populismo dire che in questo Paese la politica ha costi troppo alti?
«Vorrei mettermi a urlare, giuro… ma resto calmo e le rispondo con dati precisi. In Italia, lo Stato destina ai partiti una somma pari a 1 euro e 52 centesimi di denaro pubblico per abitante. Lo sa a che cifra siamo in Francia? A 2,45 euro. E in Spagna? A 2,84. E lasciamo stare la Germania, dove ciascun abitante devolve alla politica 5,64 euro…».
Forse è possibile sostenere che altrove i soldi vengono spesi meglio.
«E no! Non possiamo dirlo con tanta leggerezza… Perchè in Italia la politica non è rappresentata solo dai partiti. Dentro la politica ci sono anche i costi enormi della burocrazia, ci sono gli enti che si sovrappongo per qualsiasi decisione, ci sono le risorse che in tutti questi anni sono state destinate ai mezzi di informazione… Sto sbagliando? O preferisce che mi metta a parlare dell’associazione dei maggiori imprenditori italiani?».
Lei perciò dice che…
«Mi faccia finire. Io adoro la democrazia e difendo i partiti: se gli togliamo i soldi, a poter fare politica saranno solo i ricchi e quelli che già posseggono tv e giornali».
Quando segnaleranno a Enrico Letta questa intervista, non sarà contento.
«E allora non la pubblichi!».
Ormai…
«Io non voglio fare del male a nessuno! E tantomeno al premier, al quale sono legato da stima e affetto. Ma se dico queste cose, è perchè penso al futuro democratico di tutti, di mia figlia e anche dei figli di Enrico».
Fabrizio Roncone
(da “il Corriere della Sera”)
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