INTERVISTA AL PROCURATORE NORDIO: “IL MOSE E’ STATO PEGGIO DI TANGENTOPOLI”
“ALTRO CHE PERSECUTORI, SIAMO NOI CHE DOBBIAMO FRENARE L’IRA POPOLARE”
Due giudici, il gip e il gup, e il tribunale del Riesame si sono espressi sul vostro lavoro. Come ne esce l’inchiesta?
«Decisamente rafforzata. Proprio sabato il Riesame ha confermato il carcere per due indagati chiave, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso e il suo assistente. E anche quando le misure sono state mitigate, ciò è avvenuto non per il venir meno degli indizi, ma perchè il tribunale non ha ravvisato esigenze cautelari restrittive. L’impianto probatorio ha retto».
Che siano stati creati fondi neri dal Consorzio Venezia Nuova è ormai assodato. Sono meno evidenti, invece, gli indizi che i soldi siano finiti alla politica. Avete trovato riscontri oggettivi?
«Parte dell’inchiesta è ancora segreta e quindi non posso rispondere. Mi limito a dire che la corruzione era indirizzata maggiormente a singoli individui, non necessariamente inseriti nella politica».
E però l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e il deputato Giancarlo Galan, lamentano, esplicitamente o meno, il fumus persecutionis. E così?
«Difendersi con tutti gli argomenti disponibili è un diritto sacrosanto. Il gip, però, ha rigettato l’istanza di patteggiamento proposta da Orsoni, e accolta dalla procura, perchè troppo mite. Ha detto che siamo stati troppo buoni, non persecutori»
Era proprio necessario chiedere i domiciliari per Orsoni
«Le richieste della procura sono agli atti, e a esse mi richiamo senza commentare. Osservo però che l’indagato è stato tenuto agli arresti domiciliari, cioè a casa sua, non ai piombi o in carcere duro»
Gira voce che alcuni pm abbiano ammesso di “essere stati troppo severi” con lui
«È assolutamente falso. Nessuno di noi si è mai sognato di dire una cosa del genere»
Nel parere positivo alla revoca dei domiciliari, la procura ha descritto le pressioni del Partito democratico su Orsoni per costringerlo a chiedere i fondi a Mazzacurati. Che responsabilità hanno i partiti, dal Pd al Pdl?
«Il nostro parere favorevole alla richiesta di patteggiamento del sindaco nasceva dal fatto che abbiamo considerato plausibili le sue spiegazioni: aver assecondato le richieste del partito. Del resto le varie reazioni sui costi della politica e sulla quasi inevitabilità di finanziamenti clandestini dimostrano che il problema è ancora insoluto»
Molti reati, tra cui il finanziamento illecito di cui è accusato l’ex sindaco, finiranno in prescrizione.
«Non è detto. Noi siamo sicuri di poter concludere il nostro segmento di processo entro un anno, almeno per le posizioni più a rischio».
Galan sostiene che il lavoro della Guardia di Finanza sia stato “omissivo”. Perchè avete preso in considerazione i suoi redditi solo dal 2000 in poi
«Tutto quello che c’è a carico a Galan lo abbiamo scritto negli atti».
Perchè non lo avete voluto ascoltare? I suoi legali ve lo hanno chiesto tre volte…
«A un’audizione inevitabilmente lacunosa e dispersiva, quale sarebbe stata quella di Galan, abbiamo ritenuto più utile avere una memoria articolata e documentata. Si è poi visto che essa è stata presentata solo al Parlamento e pare sia di settecento pagine: quanto tempo ci sarebbe voluto per spiegarle tutte oralmente, in modo organico e sistematico?».
Ma non c’è stata neanche una valutazione sbagliata, o perlomeno affrettata, da parte vostra?
«Non credo. Anche se il rischio di incorrere nell’errore giudiziario è sempre dietro l’angolo».
Minutillo, Baita, Mazzacurati, Buson…sono i vostri testimoni chiave. Che prove avete della loro attendibilità
«Anche in questo caso non posso rispondere. Dico però che le loro versioni sono assolutamente coincidenti. E sono state avallate dagli interrogatori degli indagati»
Come ha reagito la politica alla vostra inchiesta?
«Una volta tanto non ci sono state reazioni scomposte, tutti hanno riconosciuto la serietà del nostro lavoro. E di questo siamo umilmente fieri».
L’indagine sul Mose può aver influenzato il voto della Camera sulla responsabilità civile per i giudici?
«Non credo. La responsabilità civile è argomento serio, che va affrontato in termini razionali e non emotivi, come invece si sta facendo in questi giorni quando sento dire “chi sbaglia paga”».
E la città di Venezia, come l’ha presa?
«La gente è molto arrabbiata. Si complimenta con noi e ci chiede “la libbra di carne”…Siamo noi che dobbiamo controllare l’ira popolare».
Lei si è occupato, negli anni Novanta, della Tangentopoli veneta. Quali analogie ha trovato con questa nuova stagione di mazzette?
«L’avidità insaziabile e l’assoluto disinteresse verso la buona gestione delle risorse pubbliche dei protagonisti. Oggi però le tangenti sono molto più consistenti, e sono coinvolti anche soggetti investiti di funzioni di controllo».
Avete segnali che i tanti project financing emessi dalla Regione Veneto siano stati “inquinati”?
«No comment»
Possibile che ogni grande opera pubblica in Italia finisca sotto inchiesta?
«In questi anni non si è fatto nulla per combattere veramente la corruzione. Ci si è limitati ad agire sulle leggi penali, ora mitigando le pene, come nel falso in bilancio, ora aggravandole, come nella corruzione. Senza riflettere che ai corrotti non interessa niente la sanzione minacciata, quando poi, nel collasso del nostro sistema, i processi si sgretolano nel tempo. Bisognava ridurre le leggi, semplificare le procedure e ridurre le pene, rendendole però certe. Vasto programma, direbbe De Gaulle».
(da “La Repubblica“)
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