LE FREGNACCE DI DI MAIO SULLE ARANCE IN CINA
“DA OGGI LE ARANCE SICILIANE POTRANNO ESSERE ESPORTATE IN CINA VIA AEREA”… PECCATO CHE LO ABBIA GIA’ OTTENUTO LA REGIONE SICILIA DA GENNAIO 2018
Grandi notizie dalla nuova missione cinese del ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. L’annuncio arriva direttamente dal China International Import Export di Shangai dove oltre al ministro sono presenti anche numerose aziende italiane.
Di Maio ha annunciato che da oggi le arance siciliane potranno essere esportate in Cina per via aerea: «una grande novità per le imprese non solo siciliane, ma di tutto il Paese».
Alla faccia di tutti quelli che dicono che il governo non sta facendo nulla ecco la dimostrazione che Di Maio si sta davvero facendo in quattro.
Come spiega in un post pubblicato sul Blog delle Stelle «già nella mia prima visita in Cina, la Sicilia era ed è nel mio cuore, perchè avevo chiesto all’ambasciata italiana qui in Cina, di sbloccare il problema delle esportazioni degli agrumi dall’Italia verso la Cina, che si potevano fare soltanto via nave».
Ed è vero, fino a non molto tempo fa le arance siciliane potevano essere esportate in Cina solo via nave.
Il primo via libera all’export degli agrumi siciliani era stato dato nel febbraio del 2017 dopo la chiusura del protocollo fitosanitario con Pechino che aveva aperto il mercato cinese alle arance siciliane.
Rimaneva però la limitazione relativa al fatto che i prodotti potessero essere esportati solo per via marittima.
È questo il successo di Di Maio? No.
Perchè a gennaio del 2018 la Regione Siciliana aveva concluso l’iter per l’apertura del canale di commercializzazione degli agrumi siciliani in Cina che aveva aperto alla possibilità di esportare le arance anche per via aerea. Proprio quello che ha annunciato Di Maio ieri.
Da come la racconta il Capo Politico del M5S sembra quasi che prima non ci fosse alcun accordo e che nessuno avesse mai pensato di esportare le arance siciliane in Cina. Ma non è vero.
Non è certo la prima volta che il governo a 5 Stelle si appropria di decisioni avvenute prima del suo insediamento o presenta come clamorose vittorie leggi varata dai famigerati governi precedenti.
Era successo quando Di Maio aveva annunciato di aver “confermato” l’Opzione Donna per il pensionamento anticipato sostenendo di essere riuscito a mantenere l’ennesima promessa e denunciando l’immobilismo del governo precedente.
Peccato che quel provvedimento fosse stato introdotto proprio da un governo precedente.
Ma c’è di più, secondo il ministro dello Sviluppo Economico in Cina c’è una grande richiesta del nostro made in Italy, il che è senz’altro vero, e grazie a questo accordo le imprese «avranno un modo in più per portare all’estero questo genere di prelibatezze».
Il problema è che non stiamo parlando di prodotti che all’estero sono visti come un’eccellenza tipica italiana ad alto valore aggiunto e che quindi giustificano un ricarico notevole (come ad esempio può essere il caso di una bottiglia di Brunello di Montalcino o di Prosecco).
Stiamo parlando di arance e agrumi, prodotti che a causa del prezzo molto basso (parliamo mediamente di 40 centesimi al chilo pagati all’ingrosso) a volte gli agricoltori preferiscono lasciare sugli alberi perchè non c’è margine di guadagno.
È evidente che spedirle via aereo, con tutti i costi che comporta anche a livello logistico non è poi così conveniente. Anche perchè vanno aggiunte anche le tasse doganali.
Una volta arrivate sul mercato cinese poi le arance siciliane e italiane dovranno fare i conti con la concorrenza cinese. Eh sì, perchè la Cina oltre ad essere il paese di provenienza dell’arancia — il cui nome scientifico è infatti Citrus sinensis — è diventata anche uno dei principali produttori di arance, addirittura della varietà siciliana Tarocco.
Certo, magari ci sarà qualche ricco cinese disposto a comprare arance italiane, della stessa varietà coltivata in Cina, a 15 euro al chilo, ma difficile che grazie a questa operazione si possa rilanciare la produzione agroalimentare italiana.
A meno di non rendere la produzione di agrumi nostrani molto più conveniente di quelli locali, il che significa abbassare i costi di produzione, ovvero dare meno soldi a chi le arance siciliane le coltiva o le raccoglie.
Il tutto mentre nei supermercati italiani si trovano più spesso prodotti provenienti dalla Spagna o dal Marocco.
Una geniale idea di sviluppo economico.
(da “NextQuotidiano”)
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