L’USCITA DI SALVINI, CHE HA DEFINITO “ROMPIPALLE” CHI PAGA IL CAFFÈ CON IL BANCOMAT, HA SCATENATO LE PROTESTE
CERTI DISCORSI SONO ANCORA ACCETTABILI DA PARTE DI UN PASSANTE, NON DI UN LEADER POLITICO CHE DOVREBBE INCORAGGIARE UNO STRUMENTO DI LOTTA ALL’EVASIONE. QUELLA DEI CONTANTI È UNA BATTAGLIA DI RETROGUARDIA RIDICOLA
Dice Salvini che ciascuno deve essere libero di pagare come gli pare, però aggiunge che chi paga il caffè con la carta di credito è un rompipalle.
Quell’uomo contiene moltitudini, ma proviamo a sanare la contraddizione azzardando una sintesi: per lui ciascuno è libero di pagare in contanti e di dare del rompipalle a chi non lo fa.
Ecco, mi rendo conto di essere caduto nella solita trappola: Salvini dà fiato al pensiero dell’avventore medio del bar e chi osa eccepire è un moralista o un fighetto (oltre che un rompipalle). Cerchiamo allora di sottrarci allo schema.
Intanto il ministro è poco informato: ormai ci vuole meno tempo per pagare il caffè con la carta di credito, una strisciata e via, mentre la ricerca del denaro nel portafogli, la conta delle monetine e l’attesa per il resto mettono a dura prova la pazienza di chi aspetta in coda.
Il rompipalle è diventato chi paga in contanti. A meno che per Salvini non sia l’uso stesso della carta, quella diavoleria inventata dalle banche, a qualificare il possessore come un provocatore.
In ogni caso certi discorsi sono ancora accettabili da parte di un passante, non di un leader politico che dovrebbe incoraggiare uno strumento di lotta all’evasione e soprattutto riconoscerne l’ineluttabilità.
Quella dei contanti è una battaglia di retroguardia che ormai si combatte quasi esclusivamente da noi. E le retroguardie saranno anche romantiche, ma dopo un po’ diventano soltanto ridicole.
Massimo Gramellini
(da il “Corriere della Sera”)
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