PADRE SEDICENTE FASCISTA E IL CATECHISMO A ROMA NORD: DI BATTISTA HA COSTRUITO LA SCENEGGIATURA PERFETTA
TERZOMONDISMO, FOTO DEL CHE, LE EX: DA TESTIMONIAL A EROE GRILLINO
Se la mossa è stata preparata da tempo, stavolta è venuta bene. Se nasce da una valutazione esistenziale o aziendale, poco cambia: con l’annuncio «non mi ricandiderò», «sosterrò sempre il M5S, ma al di fuori dei palazzi istituzionali», Alessandro Di Battista fa quello che non t’aspetti da un politico, e dunque quello che più serve a un Movimento spesso appannato nella sua metamorfosi-partito: mostrarsi diverso dai politici tradizionali.
Che lo sia realmente, diverso, poco importa, adesso. La mossa di Di Battista così lo fa sembrare.
Se Di Maio è il suo D’Alema, Di Battista si candida a fare il suo Veltroni.
La sceneggiatura è stata costruita per tempo. Già a settembre Dibba creò una buona suspense tra i suoi fan confidandosi con amici e facendo quindi uscire questa frase, «ragazzi, non so se mi candiderò di nuovo a questo giro. Ho voglia di fare tante altre cose. Ho voglia di tornare a scrivere».
E alla festa cinque stelle di Rimini non andò, rendendo evidente come fossero altre in quel momento le sue priorità : la nascita del primo figlio è sicuramente una di queste.
Si collegò in video, proprio lui, il più amato fisicamente dalla folla grillina, e disse «è giusto non candidarsi, non è il mio ruolo. Mi sento un libero battitore. Ognuno ha il suo ruolo. Voglio essere totalmente libero di portare avanti le battaglie in cui credo». Sconcerto tra la folla, che non ci volle credere.
I suoi fan speravano di no, i suoi detrattori si domandavano chi è che mai, in Italia, rinuncia a quella poltrona. E invece ieri sera, zac, colpo di scena.
Chi lo conosce dice che Di Battista ha detto «farò politica a modo mio»: si porta enormemente avanti nella battaglia politica, pronto a una leadership futura tra i grillini che a questo punto pare certa per acclamazione, sia quando sia.
Per ora può far politica anche facendo tour elettorali, in fondo è lui quello del papà col busto di Mussolini nell’ingresso di casa, ma anche delle foto in brandina posando alla Che Guevara di Roma Nord, dei tour in scooter, delle «spremute di umanità » con cui Il Foglio lo sfotte; oppure scrivendo libri, con ottimi contratti editoriali: il prossimo sarà un memoir dedicato alla sua paternità , per il gruppo Mondadori (immaginate anni fa cosa gli avrebbe detto Casaleggio, se avesse scritto per una casa editrice di Berlusconi).
Chi ragiona in chiave tutta politica vede solo che l’ex catechista della parrocchia di piazza dei Giuochi Delfici a Roma (l’altra catechista con lui era la moglie dell’allora governatore di Bankitalia Fazio, coi figli del quale Dibba era ottimo amico) si tiene pronto per il prossimo giro, in caso di durata breve della legislatura: Di Battista, così, non si sarebbe bruciato il secondo mandato. Ma sarebbe politichese, e questa mossa non appartiene (solo) al politichese.
Nella politica come performance per ottenere clic, produrre ads (pubblicità ) politiche sui social, e visualizzazioni, la scena intelligente della rinuncia di questo ex animatore di villaggi si vende benissimo.
Specie se recitata dal più telegenico dello spettacolo. Un performer costruito e coccolato dall’azienda: Di Battista fu scoperto e portato alla Casaleggio da Mario Bucchich, il socio storico di Gianroberto.
Casaleggio senior gli diede tremila euro per girare il Sudamerica e scrivere un libricino, poi risultato terzomondista (“Sicari a 5 euro”), venduto per Adagio (la casa editrice della srl). Partì a 25 anni, con l’allora fidanzata, stette in Colombia e Guatemala, poi ritornò per candidarsi (chiamato da Casaleggio; lui voleva restare).
Tornato, cominciò a suggerire di leggere Che Guevara e Marx ad amici che li avevano scoperti a 17 anni. Dibba è così, tocca una cosa e si convince di averla scoperta lui.
Ebbe altre fidanzate, per esempio la fascinosa A. G., moldava, annunciata in gran spolvero e poi sparita.
O la compagna attuale, che lo ha reso papà , una francese che potrebbe rivelarsi, anche, ottima consigliera.
(da “La Stampa”)
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