SEXPLORATION, ANCHE IL MANUALE “GIOCHI PROIBITI PER COPPIE” TRA LE SPESE PAZZE IN REGIONE PIEMONTE
COTA E 23 CONSIGLIERI A PROCESSO PER PECULATO E TRUFFA: 5 LEGHISTI, 12 TRA FORZA ITALIA, FRATELLI D’ITALIA E NCD… C’E’ ANCHE UNA TELECAMERA CHE RIPRENDEVA LA CAMERA DA LETTO
L’intera rassegna delle gaffe e degli scivoloni di Palazzo Lascaris della passata legislatura, il lungo e dettagliato riepilogo delle imbarazzanti spese rimborsate con i fondi dei gruppi regionali tra il 2010 e il 2012 – dai campanacci, all’ingresso all’hammam, alla discoteca, all’impianto antifurto per la casa privata, alle mutande verdi del governatore – è quel che attende l’ex governatore leghista Roberto Cota e i suoi consiglieri al termine del processo che ha coinvolto un’intera generazione di politici locali e che è ormai alle battute finali.
Tra le ultime “perle” emerse durante la requisitoria del pm Enrica Gabetta c’è anche l’acquisto, poi rimborsato come tutto il resto dalla Regione, da parte di un consigliere del libro a indubbio contenuto hot “Sexploration. Giochi proibiti per coppie, istruzioni per l’uso”.
Il volume, edito da Mondadori e venduto sui principali siti tra gli 8 e gli 11 euro, “insegna tanti divertentissimi giochi da provare in prima persona, per tenere sempre viva la fiamma della sensualità , con fantasia e allegria”.
Top secret il nome dell’acquirente, che il pubblico ministero ha deciso di non rivelare.
Si sta per concludere, insomma, il dibattimento nei confronti dell’ex governatore e di 23 consiglieri della precedente legislatura, tutti accusati di peculato, qualcuno anche di truffa, per le spese pazze dei rimborsi con il denaro pubblico.
Inizia infatti questa mattina la requisitoria dei pubblici ministeri Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta dopo oltre un anno di udienze. È il vero conto alla rovescia che interessa gli imputati in attesa di sapere cosa deciderà il giudice: assolti o condannati e a quale pena.
È stato anche definito il «maxiprocesso dei testimoni», perchè i difensori dei 24 imputati hanno chiesto di ascoltare in aula davanti al giudice Silvia Bersano Bejey centinaia di persone.
E il calendario del processo ha richiesto decine di udienze a partire da gennaio del 2015, a volte una, a volte due a settimana nel tentativo di arrivare prima possibile alla conclusione di questa vicenda giudiziaria che ha travolto la politica piemontese ormai tre anni fa.
Gli imputati, oltre a Roberto Cota cui è chiesto conto di spiegare perchè abbia speso circa 25mila euro del gruppo per ragioni personali compresi i celebri «mutandoni verdi», sono Angiolino Mastrullo, Augusta Montaruli, Lorenzo Leardi, Rosanna Valle, Massimiliano Motta, Roberto Tentoni, Angelo Burzi, Michele Formagnana, Girolamo La Rocca, Daniele Cantore, Alberto Cortopassi e Rosa Anna Costa (tutti del Pdl, poi confluiti nei gruppi di Fi, Ncd, Fdi, Progett’Azione); Massimo Giordano, Roberto De Magistris, Federico Gregorio, Riccardo Molinari e Paolo Tiramani (Lega Nord); Michele Giovine (Pensionati per Cota), Michele Dell’Utri (Moderati); Luigi Cursio (Idv); Giovanni Negro (Udc); Andrea Stara (Insieme per Bresso); Maurizio Lupi (Verdi Verdi, che ha patteggiato la pena per peculato ma è stato rinviato a giudizio per truffa).
La lunghissima trafila di testimonianze, di esame degli imputati, di dichiarazioni spontanee ha sciolto in qualche caso i nodi che restavano nella ricostruzione dell’inchiesta della Guardia di finanza del nucleo di Polizia tributaria.
Ma per lo più ha reso un amaro spettacolo di giustificazioni raffazzonate talvolta smentite direttamente in aula dai pm, come nel caso di Roberto Tentoni che deponendo in aula ha spiegato che le telecamere di sorveglianza che aveva comprato servivano per il suo ufficio nella sede del gruppo, ma poco dopo se l’è dovuto rimangiare quando Avenati Bassi gli ha mostrato le immagini registrate della sua camera da letto.
Sarà poi il 5 aprile il giorno più importante, quello dedicato alle richieste di condanna. Poi parleranno tutte le difese: È probabile che la sentenza arrivi prima dell’estate.
Ottavia Giustetti
(da “La Stampa”)
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