TRASFERITI I MIGRANTI, LAMPEDUSA FINALMENTE SI SVUOTA
CI VOLEVA LA PRESENZA DI UN DEPUTATO PER FAR SGOMBERARE IL CENTRO DELLA VERGOGNA: SE ESISTESSE UNA DESTRA CIVILE IN ITALIA, AVREBBE DOVUTO ESSERE UN SUO DEPUTATO A CHIEDERE CONDIZIONI DI VITA UMANE
Otto giorni dopo il video della vergogna, con i migranti nudi all’aria aperta per essere “disinfestati” dalla scabbia con una pompa, il Centro di prima accoglienza di Lampedusa si svuota: i 169 profughi presenti questa mattina nella struttura sono partiti con dei voli per Roma e Palermo per essere trasferiti in altri Centri, come aveva spiegato il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico in un’intervista ad “Avvenire”.
L’annuncio della partenza dei primi cento migranti è stato dato dal deputato del Pd Khalid Chaouki che da 48 ore si è barricato all’interno del Centro in contrada Imbriacola proprio per chiedere che tutti i migranti vengano trasferiti e la struttura chiusa in modo da ripristinare condizioni di vita umane.
Nel Cpa – dove stasera arriveranno altri 8 operatori della Croce Rossa per rafforzare la presenza umanitaria – restano però ancora 17 superstiti, 7 del naufragio del 3 ottobre scorso nel quale morirono 366 eritrei che erano stipati nel barcone affondato davanti all’isola dei Conigli, e dieci del naufragio dell’11 ottobre: la loro permanenza è dovuta al fatto che non sono stati ancora identificati con certezza e che sono in attesa di esser sentiti dalla magistratura agrigentina, ha spiegato Bubbico ribadendo comunque che il governo si è impegnato per trovare una nuova sistemazione ai profughi.
LA SFIDA DI KHALID
«Non ci muoveremo da qui finchè non sarà trovata una soluzione anche per loro» dice Chaouki, che è stato raggiunto all’interno del Centro dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini.
Secondo il deputato del Pd i nodi giuridici sarebbero comunque stati sciolti e dunque i 17 dovrebbero essere trasferiti nelle prossime ore.
«Il Ministero della Giustizia ha detto sì a una soluzione intermedia per consentire anche ai 17 testimoni di giustizia di lasciare il Cpa per essere trasferiti in un altra struttura dell’isola. Adesso si attende l’ok del Viminale».
In attesa che la situazione si sblocchi, il ministro per l’Integrazione Ce’cile Kyenge esprime la propria soddisfazione per la partenza dei migranti. «Gli ultimi fatti – sottolinea – confermano la necessità di modificare un sistema che ha portato tensioni e difficoltà all’interno dei centri». L’impegno del governo, prosegue, sarà ora quello di migliorare le misure di accoglienza ma anche le «iniziative di integrazione a favore di quanti ottengono una qualche forma di protezione» e la «costruzione di un’architettura istituzionale in grado di rispondere alle dimensioni della sfida». Posizione ribadita anche da Bubbico nell’intervista ad Avvenire che fa seguito l’annuncio del premier Enrico Letta di voler revisionare sia la Bossi-Fini sia l’intero sistema dei centri d’accoglienza.
GOVERNO AL LAVORO
Intanto Enrico Letta mette la revisione della Bossi-Fini e del sistema di accoglienza nell’agenda del Governo a partire da gennaio. Come anticipato da La Stampa, è in via di preparazione un provvedimento che abbassa dagli attuali 18 a un mese il tempo massimo di permanenza degli immigrati nei Cie ed aumenta le commissioni che esaminano le domande di asilo per affrontare il sovraffollamento dei Cara, i Centri di accoglienza per richiedenti asilo.
Il filmato choc del Centro di Lampedusa e la plateale protesta dei migranti nel Cie di Ponte Galeria (Roma) hanno dato una spinta forse decisiva alla riforma della normativa sull’immigrazione.
Chiesta a gran voce dalle diverse anime del Pd, da Matteo Renzi a Gianni Cuperlo. Il premier, così, nella conferenza stampa di fine anno, ha assicurato: «Non ho dubbi che la revisione della Bossi-Fini sarà uno dei temi di discussione a gennaio, mentre da subito ci metteremo al lavoro per la revisione dei Cie e del sistema di accoglienza nel suo complesso».
LA RESISTENZA DI ALFANO
Nell’ottobre scorso, all’indomani della tragedia di Lampedusa, lo stesso Letta aveva ipotizzato un confronto nel Governo sulla Bossi-Fini, non nascondendo le difficoltà derivanti dal fatto che le forze che compongono l’esecutivo hanno storicamente posizioni diverse su questo tema.
Ma ora i rapporti di forza all’interno della maggioranza sono cambiati; Renzi ha impresso una forte spinta assicurando che «cambieremo la Bossi-Fini, lo garantisco».
Quindi ieri il premier ha pronunciato parole più impegnative. Prima ha ricordato la «pressione senza precedenti» dei migranti arrivati nel 2013 in Italia, più che triplicati rispetto al 2012 (43mila contro 13mila), in un «anno difficile tra tagli e spending review».
Poi ha chiarito che, comunque, «è obbligatoria una revisione complessiva del sistema di accoglienza», il tutto «in una logica di attenzione alla sicurezza dei cittadini».
L’ultimo riferimento intende venire incontro alle posizioni del vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, poco sensibile ai richiami “dem” sulla necessità di rivedere la Bossi-Fini.
(da “La Stampa”)
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