ZITTI A MOSCA: IN RUSSIA FINISCE IN CARCERE LA REPORTER MARIA PONOMARENKO CON L’ACCUSA DI AVER “DIFFUSO DISINFORMAZIONE SULL’ESERCITO”
HA DETTO CHE IL TEATRO DRAMMATICO DI MARIUPOL ERA STATO BOMBARDATO DAI RUSSI MENTRE ERA PIENO DI CIVILI, CON CENTINAIA DI MORTI (ALLA FINE IL BILANCIO È STATO DI 300 MORTI) … MENTRE IN ITALIA NEGAZIONISTI DI BUCHA VANNO IN TV A SPUTARE SENTENZE
Mentre in Italia negazionisti di Bucha e propagandisti del Cremlino sono in tv a «dire la loro», in Russia si arrestano e si processano, con il rischio di decine di anni di galera, giornalisti ormai eroici che dicono il vero sulla guerra. Dopo il caso del politico Vladimir Kara-Murza, tocca adesso alla reporter Maria Ponomarenko finire in carcere (fino al 22 giugno) con l’accusa di aver «diffuso disinformazione sull’esercito russo», ossia aver riferito che era stato bombardato dai russi il teatro drammatico di Mariupol mentre era pieno di civili, con centinaia di morti (alla fine il bilancio è stato di 300 morti).
Ria Novosti, l’agenzia del Cremlino, ha raccontato così la cosa, giusto per farvi un’idea dei livelli di falsità a cui è ormai giunto il regime: «Maria Ponomarenko ha diffuso un falso su un presunto attacco delle forze aerospaziali russe a un teatro drammatico a Mariupol. Secondo il dipartimento militare russo, il teatro è stato fatto saltare in aria dai nazionalisti Azov». Chi dice il contrario va in cella.
Ponomarenko, che ha due figlie di 16 e 13 anni, lavora per il canale RusNews, ma il procedimento penale che le viene intentato è per la pubblicazione di informazioni il 17 marzo in un canale Telegram con 1600 persone. «Andrà tutto bene. Ognuno avrà quello che merita», ha detto Maria, chiusa in una gabbia durante l’udienza che ha convalidato l’arresto. Quasi lei a rincuorare noi.
«Ovd-Info» ha ricordato che Ponomarenko era già stata arrestata nel 2021, mentre raccontava le manifestazioni che chiedevano il ritorno al voto per i comuni del territorio di Altai, e nel marzo 2022, per i reportage scritti sule manifestazioni contro la guerra a Novosibirsk.
È stata anche più volte multata, una volta si presentò in tribunale con una maschera con la scritta «Putin dimettiti». Il vecchio non sopporta di esser sfottuto da una donna di 44 anni. Solo dall’approvazione (il 5 marzo) della nuova legge, che punisce fino a 15 anni chi pubblica quelle che secondo Putin sono «fake news», il regime ha arrestato tanti giornalisti e attivisti (senza contare i circa 200 reporter indipendenti fuggiti all’estero).
A San Pietroburgo l’artista Sasha Skochilenko è stato incarcerato perché sospettato di aver sostituito i cartellini dei prezzi nei supermercati con informazioni sui civili uccisi nell’attentato al teatro Mariupol. Sono stati messi in cella il giornalista ucraino Dmitry Gordon e una serie di giornalisti russi, che meritano tutti di essere nominati e non dimenticati: Isabella Yevloeva (Fortanga), Sergei Mikhailov (Listok), Mikhail Afanasyev (Novyi Fokus) Ilya Krasilshchik, Alexander Nevzorov, Andrey Novashov (Sibir.Realii, Tayga.info). Questa è la Russia oggi, un carcere a cielo aperto sempre più simile alla Corea del Nord.
(da la Stampa)
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