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PROCESSO MEDIASET, IL COMITATO DI ACCOGLIENZA PER BERLUSCONI ERA DI APPENA 250 PERSONE: IL TESTO DELLA LETTERA DI PRECETTAZIONE

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

“CI ASPETTIAMO MILLE PERSONE” AVEVANO DICHIARATO GLI ORGANIZZATORI… MA DAVANTI AL   TRIBUNALE SONO ARRIVATI IN 250 PORTATI CON I PULLMAN…MONTATO E SUBITO SMONTATO IL PALCO CHE DOVEVA OSPITARE GLI INTERVENTI

Se quella di stamattina doveva essere la prova generale della capacità  di mobilitazione del Pdl, il tentativo è da considerare decisamente fallito. Duecento persone, duecentocinquanta a stare larghi hanno accolto l’arrivo e l’uscita del presidente del Consiglio all’ingresso del Tribunale di Milano. Rumorose, certo, armate di cartelli e slogan, gridati all’indirizzo dei magistrati così come del personale del tribunale: ”Andate a lavorare”, “comunisti di m….”, così si sono sentiti dire alcuni dipendenti che si erano affacciati dalla finestra.
A questi si sono aggiunti anche insulti al pm Ilda Boccassini: “Boccassini guardona” e “Boccassini dicci come mai i criminali non li processi”.
Folklore a parte, la prova da Caimano è stata decisamente un flop. Soprattutto se si considerano i numeri esibiti sulla carta dalla macchina berlusconiana.
I circoli della Libertà , organizzatori della claque, sono ufficialmente alcune migliaia, almeno a sentire le dichiarazioni roboanti degli ultimi anni esibite dal ministro del Turismo Michela Brambilla, che dei Circoli e dei Promotori è la presidente e la principale sostenitrice.
Eppure, a parte i sempre presenti Santanchè e Mantovani, davanti al tribunale di Milano sono arrivati giusto 5 o 6 pullman.
Dal primo, arrivato questa mattina da Piacenza prima dell’inizio dell’udienza sono scese una ventina di persone.
E il risultato complessivo è rimasto ben lontano dalle mille persone annunciate ieri a mezzo stampa dal coordinatore lombardo Mario Mantovani: “Abbiamo avvertito la gente e soprattutto abbiamo inviato email a tutti i coordinatori provinciali della Lombardia chiedendo la loro partecipazione. Mi hanno chiamato anche da Ravenna dieci signore chiedendomi se potevano venire”, chiosa il coordinatore al Corriere della Sera, “ci aspettiamo un migliaio di persone”.
Eppure, il testo della mail inviata ai sostenitori dei Circoli non lasciava spazio ai ripensamenti. Anzi, era una vera e propria convocazione a nome del partito:

Caro Amico,
lunedi’ 11 aprile, il presidente Silvio Berlusconi sarà  in tribunale a Milano per un’udienza del processo Mediatrade.
Si tratta dell’ennesimo processo avviato contro di lui in questi 17 anni: una persecuzione giudiziaria senza precedenti, ad opera di settori fortemente politicizzati della magistratura, che ha il solo scopo di mettere fuori gioco il presidente del Consiglio scelto dagli italiani.
Dobbiamo impegnarci, come ci ha chiesto il presidente stesso nel suo ultimo audiomessaggio, per far conoscere a tutti la verità  sui processi in corso e spiegare agli italiani il tentativo di sovvertire il voto popolare che viene messo in atto. Ecco perchè abbiamo deciso di mobilitarci e di ritrovarci lunedì 11 aprile, alle ore 9.00, davanti al Palazzo di Giustizia: vogliamo salutare il nostro presidente e dimostrargli che noi siamo dalla sua parte, dalla parte della ragione.
Certi che non mancherai di cogliere il significato e l’importanza di questo appuntamento, contiamo sulla tua partecipazione e ti chiediamo di estendere l’invito ad amici e conoscenti.
Un caro saluto, lo staff dei Circoli della Libertà 

E invece anche il palco, inizialmente allestito su un camion per ospitare — presumibilmente — l’intervento di Berlusconi, così come è arrivato se ne è andato.
E il premier si è limitato a poche parole pronunciate da un microfono, a favore di telecamere.
Per il pubblico delle grandi occasioni ci saranno sicuramente altre opportunità .

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“IL PERMESSO AGLI IMMIGRATI E’ PREMATURO”: L’EUROPA BOCCIA MARONI

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

“NON C’E’ ANCORA UNA FORTE PRESSIONE DI MIGRANTI CHE GIUSTIFICHI LA MISURA”… IL GOVERNO ITALIANO SPERAVA DI SCARICARE I TUNISINI NELL’AMBITO UE E COSI’ EVITARE I CAMPI AL NORD…MARONI REPLICA: “TANTO VALE USCIRE DALL’EUROPA”; MA PER ADESSO FUORI DAI GANGHERI CI VA SOLO LUI

Attivare la direttiva europea per la protezione temporanea dei rifugiati è prematuro.
Lo ha ribadito oggi, dopo la secca bocciatura di ieri, il commissario europeo Cecilia Mallstrom a margine della riunione dei ministri degli Interni che si è tenuta in Lussemburgo.
L’esponente della Commissione europea ha ribadito come quelle norme risalgano ai tempi del conflitto in Kosovo che riguardavano una situazione di “centinaia di migliaia di profughi. E non siamo ancora a questo punto”.
Con queste motivazioni il consiglio europeo ha bocciato la proposta italiana e maltese di attivare la direttiva 55 del 2001, così da estendere la protezione temporanea concessa dall’Italia ai migranti provenienti dal Nord Africa al resto del Continente. Condizione necessaria per fare diventare operativa la direttiva è che ci sia una fortissima pressione di migranti da paesi in conflitto. Come sostiene la Malmstrom, “la maggioranza dei paesi ritiene che la direttiva puo’ essere utilizzata, ma non ci troviamo ancora in una situazione tale da far scattare il meccanismo”
La Malmstrom ha anche enumerato le iniziative europee per fare fronte all’emergenza profughi che coinvolge il nostro paese: “Abbiamo dato assistenza, messo a disposizione stanziamenti e la missione Frontex. Inoltre ci sono i fondi strutturali che possono essere utilizzati a Lampedusa”.
Il commissario ha poi precisato che l’Italia ha tutto il diritto di concedere permessi di soggiorno temporanei, ma perchè questi siano validi anche nell’Area Schengen, “devono rispettare i criteri previsti dall’Unione europea”.
«Non possiamo accettare – aveva spiegato il ministro dell’Interno tedesco Hans Peter Friederich nel corso della riunione con i suoi colleghi europei in Lussemburgo – che immigrati economici in gran numero vengano in Europa passando per l’Italia”.
“Constatiamo – ha detto Friedrich – che gli italiani stanno concedendo dei permessi di soggiorno provvisori che “de facto” permettono ai migranti di venire in Europa. I francesi stanno rafforzando i controlli, e l’Austria ci sta riflettendo. Non sarebbe nell’interesse dell’Europa – ha sottolineato il ministro tedesco – essere costretti a introdurre nuovi controlli alle frontiere; speriamo che gli italiani compiano il loro dovere».
«Dobbiamo fare in modo – ha concluso Friedrich – che la situazione migliori nei Paesi di origine (dei migranti, ndr), e che controlli rigorosi da parte di Tunisia e Italia evitino che i migranti vengano in Europa».
«La Commissione ha ragione», ha osservato, da parte sua, il ministro dell’Interno spagnolo Rubalcaba.
«Non si può attivare la clausola di solidarietà  di fronte a questa situazione. I migranti tunisini – ha sottolineato il ministro spagnolo – sono illegali, e bisogna riportarli in Tunisia».
All’obiezione dei cronisti circa la mancanza di volontà  di Tunisi di riprenderli, Rubalcaba ha risposto: «Deve accettarli».
Lo spagnolo si è detto «favorevole al fatto che l’Europa resti una regione d’asilo, uno spazio in cui quelli che hanno problemi possono venire e trovare la libertà , ma bisogna dire chiaramente che gli immigrati illegali devono tornare a casa loro; quelli arrivati dalla Tunisia – ha insistito il ministro spagnolo – sono per la maggior parte migranti economici e non hanno diritto all’asilo».
Amara la prima reazione del ministro italiano dell’Interno, Roberto Maroni: nell’emergenza immigrazione l’Italia «è stata lasciata sola» dall’Europa e quindi «mi chiedo se abbia un senso continuare a far parte dell’Unione europea.
«È stato un incontro deludente – ha aggiunto il ministro – e la linea passata è quella che l’Italia deve fare da sola”.
D’altronde va rimarcato che altri Paesi hanno accolto 4 volte il numero attuale di profughi per ragioni umanitarie (vedi Germania) e non hanno chiesto aiuto a nessuno.
Tutto nasce dalla volontà  della Lega di “liberarsi” dei profughi al più presto senza dover accoglierli al Nord per ragioni meramente elettorali.
Per ora   infatti li ha scaricati tutti al centro-sud.

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FINI APRE AL CONTRATTO UNICO: “MEGLIO UN CONTRATTO UNICO E ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO CON POSSIBILITA’ DI LICENZIARE”

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

“OCCORRE PORRE UN FRENO A QUESTA INACCETTABILE FLESSIBILITA’ CON MILLE TIPOLOGIE CONTRATTUALI”… NEI GIORNI SCORSI LA PROPOSTA DI ICHINO, MONTEZEMOLO E ROSSI…FINI VUOLE STAGE REMUNERATI E UN LIMITE ALL’ABUSO DEI CO.CO.PRO

“Meglio un contratto di lavoro unico per le assunzioni a tempo indeterminato, anzichè questa inaccettabile flessibilità  con tante tipologie contrattuali. Ma diamo la possibilità  ai datori di lavoro di licenziare”.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini risponde così alla domanda di uno studente a Marsala.
E lo fa dopo la grande manifestazione dei precari a Roma.
Il presidente della Camera sposa, dunque, la ricetta del senatore democratico   Pietro Ichino, di Luca Cordero di Montezemolo e dell’economista Nicola Rossi che punta a un contratto a tempo indeterminato per tutti e ad una maggiore flessibilità  in uscita.
Il contratto unico “dovrà  essere caratterizzato da una protezione crescente per tutti i futuri dipendenti, eccezion fatta per quei casi come le sostituzioni temporanee o le punte stagionali”.
Insomma, occupazione “a tempo indeterminato per tutti” ma anche “nessuna inamovibilità  per motivi economici e organizzativi.
In caso di licenziamento – affermano i tre – trattamento complementare di disoccupazione ‘alla scandinava’, contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione, assistenza nel mercato del lavoro più efficace e controllo altrettanto efficace sulla effettiva disponibilità  del lavoratore alla nuova occupazione”.
Nei giorni scorsi il partito di Fini aveva presentato una proposta di legge che prevede una stretta sugli stage (gratuiti solo fino a due mesi, poi andranno remunerati), un limite all’abuso dei co.co.pro e un contratto di lavoro unico a tempo indeterminato che sostituirebbe tutte le forme contrattuali subordinate e parasubordinate oggi in uso.

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EURODEPUTATI SOLO IN PRIMA CLASSE: HANNO VOTATO CONTRO LA PROPOSTA DI RINUNCIARE ALLA BUSINESS CLASS PER VOLI DI MENO DI 4 ORE

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

ACCORDO BIPARTISAN NEL NON FARSI CONGELARE DIARIA E STIPENDI, OLTRE CHE VIAGGI DI LIVELLO…ANCHE GLI ITALIANI OVVIAMENTE TUTTI D’ACCORDO

Terremoto in Spagna dopo che il Parlamento europeo ha votato contro alcune proposte di risparmio come la rinuncia alla business class per gli europarlamentari nei voli di meno di 4 ore, il congelamento di stipendi e diarie: in poche ore su Twitter è partita la gogna contro gli euro-onorevoli della “casta”, che ha spinto a Madrid i vertici di vari partiti a correggere la posizione dei propri euro-onorevoli.
In rete si spreca l’ironia contro i deputati di Strasburgo: “Andare in prima classe, tornare dopo 5 minuti e che ti paghino… non ha prezzo”, si legge in un tweet ispirato a una famosa pubblicità  di carte di credito.
“Urgente: abbiamo messo un eurodeputato su un autobus Finisterre (Galizia) – Bruxelles”, ironizza un altro utente.
“Volo di un eurodeputato spagnolo in business: 1.541 euro, turistica 561”, ricordano oggi alcuni degli innumerevoli tweet pubblicati a raffica.
Mentre spopola la lista con i nomi dei parlamentari spagnoli che hanno votato contro il taglio, bocciato in modo del tutto bipartisan anche dalla stragrande maggioranza degli onorevoli italiani, sia del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, che del Ppe.
In Spagna i partiti politici hanno dovuto prendere posizione di fronte all’indignazione generale: il Psoe ha parlato attraverso la portavoce Elena Valenciano, che dal suo twitter ha strigliato gli eurodeputati del partito che hanno votato contro le riforme, osservando che “si sarebbero dovuti astenere”.
Oggi il numero due socialista Josè Blanco ha ordinato che si trasmetta loro la nota: “La direzione del partito non condivide”.
Simile strigliata è arrivata anche per l’eurodeputato centrista di Upyd, ‘sgridato’ dal partito in Spagna, mentre il Partido Popular, con la capogruppo al Congresso dei deputati Soraya de Santamaria, ha minimizzato il significato del voto: era solo “indicativo, quello che conterà  e il voto sul bilancio interno”, ha spiegato.
Senza però precisare come si orienteranno in quel frangente i popolari spagnoli.
E senza convincere il popolo di Twitter.
Inutile dire che in Italia quasi nessuno ha pubblicizzato questa vicenda.
Tutti d’accordo nel tenerla nascosta agli elettori.

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TRAGHETTI, STANGATA IN ARRIVO: AUMENTI DAL 60% AL 130% IN VISTA DELLE VACANZE

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

IN ARRIVO UN ESPOSTO DELL’ANTITRUST, PREZZI ALLE STELLE PROMOZIONI SPARITE… CON TIRRENIA SUL’ORLO DEL FALLIMENTO, SI SOSPETTA UN CARTELLO DELLA ALTRE COMPAGNIE PER ALLINEARE I PREZZI VERSO L’ALTO

Vip a parte, la vacanza in Sardegna diventa proibitiva per le famiglie alle prese con aumenti delle tariffe di oltre il 60%, con punte del 130 rispetto a un anno fa. Nessun risparmio per chi prenota in anticipo.
Arrivano le prime disdette degli habituè e le lamentele di chi minaccia di scegliere mete più abbordabili, come Croazia o Grecia.
Se non si interviene in fretta, i maxi-rincari potrebbero suggellare il flop del turismo.
Il passaparola su Facebook alimenta la protesta, in migliaia chiedono un passo indietro sui “folli rincari”.
Associazioni di consumatori e istituzioni locali sono sul piede di guerra: il sospetto è che, con la Tirrenia in amministrazione controllata, le altre compagnie di navigazione abbiano fatto cartello per allineare i prezzi dei biglietti verso l’alto. Ma i ritocchi, si difendono le compagnie, sono dovuti all’aumento del prezzo del carburante.
Ora tocca all’Antitrust, a cui è stato presentato un esposto, fare chiarezza.
Nell’offerta di Grandi Navi Veloci, Moby Lines e Sardinia Ferries c’è una media di rincari di oltre il 70 per cento, nel periodo luglio-agosto sulle tratte Genova-Olbia, Genova-Porto Torres, e Livorno-Golfo Aranci, denuncia Altroconsumo in una rilevazione di marzo.
Risultato: una famiglia di quattro persone con auto al seguito per il viaggio Genova-Porto Torres potrebbe arrivare a spendere ad agosto oltre 1000 euro, 400 in più di un anno fa.
“Va peggio per i transiti più economici, come la poltrona o la moto al seguito, con prezzi più che doppi”, dice Marco Bulfon, coordinatore area inchieste. L’associazione lamenta “tariffe ingessate” e l’assenza di promozioni come il “passaggio auto a un euro”.
Se sotto accusa è la politica tariffaria di Grandi Navi Veloci, Moby Lines e Sardinia Ferries, anche Tirrenia ha introdotto rincari (tra il 25 e il 30% sulle rotte Civitavecchia-Olbia e Genova-Porto Torres, per non residenti in alta stagione, dice la compagnia).
Ma per gli armatori le promozioni del passato hanno distorto la percezione del valore del servizio e le tariffe dipendono dall’aumento dei costi operativi, in particolare del carburante.
“Non è più redditizio continuare con la concorrenza aggressiva”, chiarisce Euan Lonmon, ad per l’italia di Corsica Sardinia Ferries.
“Ora i prezzi sono in linea con quelli delle principali tratte europee, sono quelli per fare il servizio in sicurezza”.
Lo spettro del calo degli arrivi allarma gli operatori. “Per i campeggi le disdette sono già  il 25%, per gli alberghi il 37%”, racconta Francesco Mattana, rappresentante per la Sardegna di Altroconsumo.
“Si potrebbe arrivare a una perdita di prenotazioni del 70% in tutti i settori turistici”.
E aggiunge: “L’aumento delle tariffe ha effetti anche sulle merci: i rincari ne hanno ridotto la mobilità  del 30%”.
“Il 15% dei clienti ha rinunciato, il 20% non conferma in attesa di offerte last minute”, conferma Carlo Amaduzzi, presidente regionale di Assohotel.
“Si stima una perdita per 15 milioni di euro per albergatori e ristoratori”.

Paola Coppola
(da “La Repubblica“)

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A PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANO PANE, SALAME E VINO ROSSO: LA SCAMPAGNATA DEI COMPAGNI DI MERENDE DI SILVIO

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA INIZIA A MILANO, CERCANDO DI INTIMIDIRE I GIUDICI CON UN SIT IN: SE FOSSERO NO GLOBAL LI AVREBBERO GIA’ CARICATI DI BOTTE… LE TRUPPE CAMMELLATE DEL CAVALIERE FATTE CONFLUIRE CON PULMANN A NOLEGGIO E A TALEGGIO

Dopo Mediatrade, Silvio Berlusconi torna in tribunale a Milano per il processo diritti tv Mediaset.
«Ci sarà » assicurano i suoi legali. Il presidente del Consiglio è imputato di frode fiscale con altre dieci persone, tra cui Fedele Confalonieri e il produttore americano Frank Agrama per presunte irregolarità  nella compravendita dei diritti tv e cinematografici.
Grandi preparativi in aula.
Risistemati i teloni bianchi per «nascondere» le gabbie dei detenuti; fuori, nel grande atrio al primo piano, sono riapparse le transenne; percorsi obbligati per magistrati e avvocati, per il pubblico e i supporter del presidente del Consiglio e per i giornalisti ammessi.
Vietato l’ingresso di telecamere e fotografi.
Ma il vero spettacolo sarà  all’esterno.
Si aspettano, secondo le più rosee previsioni, duemila persone, supporter del premier. Con pullman provenienti da tutte le province lombarde.
Mantova ne ha promesso uno. Cremona anche. Varese due.
Tutti davanti al tribunale di Milano a fare il tifo per Silvio Berlusconi, condizionare i giudici e far apparire il premier sui media come una vittima della persecuzione giudiziaria.
In arrivo anche mille panini al salame e altrettante bottigliette di acqua minerale e vino (rosso?). È il salto di qualità .
Questa volta a organizzare la manifestazione sit-in davanti al Palazzo di giustizia è direttamente il Pdl, a cui si affiancano i Promotori della Libertà  del ministro Michela Vittoria Brambilla, i seniores e i ragazzi della Giovane Italia. Dal coordinamento regionale lombardo guidato dal senatore Mario Mantovani sono partite decine di email a tutti i coordinamenti provinciali con l’invito a partecipare alla sfilata anti-pm.
Ma a occuparsi dell’organizzazione, anche se nelle retrovie e con molta discrezione ci sono i vertici del partito, Denis Verdini e Ignazio La Russa.
Evidentemente non hanno di meglio di fare, i gazebo della propaganda si sono trasformati in stand gastronomici (con la porchetta?)
Berlusconi è atteso per le 9.30.
E se anche arrivasse la metà  delle persone (questa la stima più realistica fatta dagli organizzatori), corso di Porta Vittoria, una delle arterie centrali di Milano, diventerà  off limits per il traffico.
«Abbiamo avvertito la gente e soprattutto abbiamo inviato email a tutti i coordinatori provinciali della Lombardia chiedendo la loro partecipazione – informa Mantovani -. Mi hanno chiamato anche da Ravenna dieci signore chiedendomi se potevano venire. Sono le benvenute».
Ci sarà  sicuramente il sottosegretario Daniela Santanchè (in che posizione ?)che spiega così la manifestazione: «Questa non è giustizia, è politica. E allora rispondiamo con tutti gli strumenti a disposizione della politica».
Ci sarà  anche un palco montato su un camion, pronto ad ospitare il premier perchè possa raccontare qualche nuova barzelletta oscena.

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IL PREMIER INGLESE CAMERON VIAGGIA LOW COAST IN CLASSE ECONOMICA, L’ULTIMO SOTTOSEGRETARIO ITALIANO SU UN AEREO DI STATO

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

NIENTE SPRECHI, SIAMO INGLESI: PER FESTEGGIARE IL COMPLEANNO DELLA MOGLIE IL PRIMO MINISTRO INGLESE VA IN VACANZA DUE GIORNI IN SPAGNA…MA NON VIAGGIA IN PRIMA CLASSE E SCEGLIE UN ALBERGO DI POCHE PRETESE, GLI INGLESI LO VOGLIONO COSI’…CHE DIFFERENZA CON IL CIARPAME POLITICO ITALIANO

Chiamatela pure demagogia. Eppure venerdì   David Cameron è partito per una breve vacanza con la moglie Samantha a bordo di un EasyJet da Luton, l’aeroporto più scomodo di Londra, diretto a Granada, nel sud della Spagna. Due giorni di break per festeggiare i 40 anni della first lady britannica, la prima vacanza che la coppia si concede da quando sono approdati a Downing Street e dalla nascita dell’ultima figlia, la scorsa estate.
Sarà  demagogia, certo.
Il premier conservatore che sta spremendo gli inglesi come limoni, che ha chiesto sacrifici mai visti dai tempi della Thatcher, che dichiara la sua una missione salvifica per evitare al Regno Unito il baratro del Portogallo e dell’Irlanda, non vuole farsi beccare con le mani nel sacco a sprecare soldi pubblici per i suoi sollazzi.
Non solo non usa voli di Stato per i suoi spostamenti personali, ma non usa neppure comode poltrone di linea in prima classe, quando potrebbe benissimo permetterselo, dato che sia lui che la moglie appartengono alla upper class, la classe ricca e benestante e prima di entrare in politica avevano lavori ottimamente retribuiti.
Samantha   è figlia di Sir Reginald, ottavo baronetto di Sheffield e per seguire il marito al Numero 10 ha lasciato un super impiego come business executive nella premiata ditta Smythson di Bond Street.
Lui appartiene all’antico clan scozzese dei Cameron ed è anche discendente illegittimo (la genia proviene da una amante di Guglielmo IV) nella successione al trono britannico.
Suo padre era un banchiere, il ragazzo ha frequentato Eton, la scuola privata più esclusiva d’Inghilterra.
Insomma, hanno sempre fatto una vita dorata e piena di agi, con tenute in campagna e vacanze esotiche comprese.
Da quando sono arrivati a Downing Street però, il loro tenore si è sensibilmente abbassato.
A cominciare dall’abitazione, che se pure allargata da Tony Blair per far posto alla numerosa     prole, pare sia molto piccola e scomoda.
Per di più, essendo la residenza del primo ministro patrimonio storico nazionale, gli arredi vecchiotti e le stanze anguste non si possono toccare nè ammodernare.
Tanto che Samantha avrebbe preferito rimanere con i tre figli nella casa di famiglia a Notting Hill. Ma l’etichetta istituzionale non le ha permesso tale comodità .
I giornali inglesi sguazzano nei dettagli della vacanza del premier e pare che i Cameron abbiano alloggiato in un “mid-market hotel”, ossia un albergo di poche pretese.
Non il cinque stelle superlusso che qualsiasi assessore nostrano pretende di diritto (con annessa signorina-tangente nel caso di certi appalti che ben conosciamo).
Senza parlare degli sciali presidenziali del nostro primo ministro, che girls e menestrelli li spediva in Sardegna a spese del contibuente e dei nostri ministri che si spostano sui voli di Stato anche per andare a fare la pipì.
E delle ville private dove il nostro premier riceve i capi di Stato stranieri e organizza incontri politici, in questo insano miscuglio di pubblico e privato che dà  i nauseabondi risultati sotto gli occhi di tutti.
Certo, il comportamento esemplare di Cameron sarà  pure strumentale.
Strumentale o no, significa però che se i politici britannici non si comportassero così, sarebbero messi alla berlina.
E questa demagogia alla fine è preferibile all’andazzo nostrano, dove l’auto blu è una protesi del potere e se puoi volare a spese dello Stato e non lo fai sei considerato un povero scemo.
Dove i furbi sono oggetto di invidia e alla berlina ci finiscono gli onesti.

Caterina Soffici
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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L’AMNISTIA PER SALVARE BERLUSCONI FA SALTARE I PROCESSI PARMALAT, STRAGE DI VIAREGGIO, RIFIUTI A NAPOLI, RICICLAGGIO

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

CIRCA 150.000 I PROCESSI A RISCHIO CON LA PRESCRIZIONE BREVE: ALFANO NON FORNISCE DATI PER IL TIMORE DI DOVER AMMETTERE LO SCEMPIO DI GIUSTIZIA PER I CITTADINI, AL SOLO SCOPO DI GARANTIRE L’IMMUNITA’ A BERLUSCONI

È più di un’amnistia quella che colpisce la giustizia italiana con l’ingresso, nel codice di procedura penale, della prescrizione breve per gli incensurati.
Sarà  del massimo della pena più un sesto, anzichè un quarto, il tempo dato per esercitare l’azione penale.
È un lutto gravissimo non solo numerico – almeno 15mila reati cancellati d’emblèe da un giorno all’altro secondo il calcolo del Csm – ma qualitativo. Nonostante gli sia stato espressamente richiesto a Montecitorio, il Guardasigilli Angelino Alfano non ha ritenuto di fornire i dati dell’impatto della legge su tutti gli altri dibattimenti in corso in Italia, visto che è stata scritta per favorire Berlusconi e cancellare subito il processo Mills e tra un anno il caso Mediaset.
Ieri, il ministro della Giustizia ha liquidato con un semplice «dissento» il parere del Csm sulla prescrizione breve in cui si parla di «amnistia».
E i dati, secondo i suoi uffici, non sarebbero comunque facilmente reperibili. Al di là  del dato globale del Csm, è importante capire quanti e soprattutto quali processi saranno cancellati.
Se il Consiglio parte dai 150mila processi che vengono azzerati per prescrizione in un anno e ritiene che un ulteriore 10% sarà  cancellato, il viaggio in periferia tra i fascicoli dimostra che l’impatto potrebbe essere maggiore.
Il risultato è devastante non solo per il rilievo dei casi e per l’importanza degli imputati, ma soprattutto per le attese che i cittadini avevano riposto sulla certezza di avere giustizia.
Eccoli, i processi di cui non vedremo la fine.
Rilevantissimi. Hanno occupato la cronaca giudiziaria degli ultimi anni.
Per fatti gravissimi che tutti gli italiani ricordano.
Un colpo di spugna micidiale.
A Firenze, il processo per il disastro ferroviario di Viareggio, 32 morti del tutto incolpevoli.
A Napoli lo scandalo di Calciopoli, i processi per l’emergenza rifiuti, le truffe dei falsi invalidi, ma anche i reati di riciclaggio addebitabili alla camorra.
A Bari, i due processi contro il ministro Raffaele Fitto e lo scandalo della sanità  dell’imprenditore Tarantini, quello che portava le ragazze a casa di Berlusconi.
A Bologna al macero il caso di corruzione dell’ex sindaco Delbono, che ha diviso la città  in due, e quello per l’appalto dei tram su gomma in cui è finito anche l’altro ex sindaco Guazzaloca.
Ma è a Milano e a Roma che la falcidie ingiustificata delle inchieste, di anni di lavoro di magistrati, diventa ancora più pesante.
Perfino la truffa da 170 milioni di euro del Madof dei Parioli, quel Gianfranco Lande finito in manette solo pochi giorni fa, potrebbe finire in un flop.
Sette anni di prescrizione fanno in fretta a passare, e sei mesi di sconto si fanno sentire.
Tant’è che a Milano sono a rischio processi “pesanti” come Enipower, Parmalat, Antonveneta, Hdc.
E a Roma il soffio di una possibile chiusura sibila sul crack Cirio, sul caso Bnl che vede alla sbarra i furbetti del Quartierino, su quello Billè.
Si difende, chi ha sottoscritto la legge, dicendo che essa esclude i reati gravi e gravissimi.
Ma è normale che a Palermo possa finire nel nulla un processo come quello per i 40 operai dei cantieri navali che sono morti d’amianto con addebito per i vertici della Fincantieri?
O che possa chiudersi d’un colpo quello sul clamoroso buco finanziario dell’azienda municipalizzata dei rifiuti?
Questo è politicamente singolare.
Che chi ha votato contro l’indulto del 2006, polemizzando con la sinistra, adesso imponga a maggioranza semplice l’amnistia del 2011.

Liana Milella
(da “La Repubblica”)

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EMILIO FEDE SMENTITO DALLE INTERCETTAZIONI, SOSTENEVA DI AVER VISTO RUBY UNA SOLA VOLTA, MA EMERGONO 12 TELEFONATE CON LEI

Aprile 11th, 2011 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE DEL TG4 DICHIARO’ DI AVER CONOSCIUTO DI   SFUGGITA RUBY UNA VOLTA AD ARCORE, MA LE TELEFONATE INTERCORSE RIVELANO UN’ALTRA REALTA’…SONO 23 INVECE LE TELEFONATE TRA RUBY E IL PREMIER, INTERROTTE DOPO L’USCITA DELLO SCANDALO

Lui giura e rigiura “di averla vista al massimo una volta”, e per giunta anche “di sfuggita”.
“Non la conosco – spiegava Emilio Fede, riferendosi a Ruby Karima, nell’intervista rilasciata ad Annozero il 4 novembre scorso -. Lei stessa dice di non conoscermi”.
Il direttore del Tg4, nella sua ricostruzione a caldo, pochi giorni dopo la pubblicazione dei primi particolari sul Rubygate, davanti alla telecamera appariva sicuro: “L’ho vista una volta ad Arcore, forse”.
L’intervista non ha nessun valore processuale, certo, ma agli atti dell’inchiesta c’è una verità  differente, che racconta di un contatto diretto e frequente, che Fede ha avuto proprio con la giovane marocchina. In uno spazio piuttosto ristretto, analizzato dal Servizio centrale operativo della Polizia, emerge che sono state ben 12 le telefonate tra l’utenza di Fede, il cui contratto è intestato alle “Reti televisive italiane” (gruppo Mediaset) sede “Largo del Nazareno, Roma”, e quella di Ruby Karima El Mahroug.
Nelle carte depositate nel processo principale che vede già  a processo Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, queste telefonate non vengono sviluppate.
Certo il dato non combacia con la verità  televisiva di Fede (la sua versione processuale non è ancora stata fornita).
Il direttore, infatti, ad Annozero ripete solo “di aver intravisto Ruby una volta sola”. Il quando, non riesce a fissarlo bene nella mente.
Per la procura, invece, si tratta delle notti tra San Valentino 2010 e le due serate successive.
A svelarlo, le tracce del suo cellulare, che convergono su villa San Martino, ad Arcore.
La relazione dello Sco, però, colloca i 12 “contatti” tra Ruby e il direttore del Tg4 ben dopo quel 14 febbraio.
Ovvero tra il 26 aprile e il 23 maggio, cinque giorni prima del fermo e del trasferimento della diciassettenne marocchina in questura.
Un’altra incongruenza tra la verità  raccontata dall’indagine dei pm milanesi e le dichiarazioni pubbliche degli indagati riguarda anche il premier.
A fine ottobre, quando il Rubygate esplode sui giornali, il Cavaliere dichiara di non aver conosciuto la vera età  dell’ospite che ha ricevuto per 14 volte nella sua residenza di Arcore fino al suo arresto in questura.
Anzi, che quando lo scopre, decide di rompere ogni rapporto.
Eppure, secondo quanto pubblica l’Espresso, nelle carte del processo a carico del Cavaliere la procura documenta addirittura 16 chiamate “dal cellulare di Karima verso la residenza di Arcore e verso Palazzo Grazioli a Roma nelle due settimane fra il 13 e il 27 settembre”.
In totale, dopo la movimentata notte dell’arresto di fine maggio 2010, le telefonate alle residenze presidenziali partite dal numero di cellulare della ragazza marocchina sono state addirittura 23 e si sono interrotte solo il 12 gennaio scorso, all’antivigilia delle perquisizioni disposte dalla procura di Milano nella Dimora Olgettina e nell’appartamento genovese della stessa Ruby.
Tra l’altro Ruby stessa spiega che “io quando devo chiamare a lui, lui mi chiama a me, perchè non posso chiamarlo. C’ha il suo numero privato e mi chiama lui”.
Analizzando solo il traffico telefonico “delle utenze in uso alle escort e agli indagati”, recita l’informativa dello Sco del 31 gennaio scorso, tra migliaia di telefonate (escluse quelle a Ruby), se ne contano 22 in entrata o uscita dal portatile intestato allo stesso premier per contattare ospiti abituali delle sue serate arcoriane.
I soggetti maggiormente contattati risultano essere Nicole Minetti, Barbara Faggioli, Marystell Polanco e Barbara Guerra.
Nell’imponente lavoro di ricostruzione effettuato dalla procura di Milano, emergono anche dettagli apparentemente poco comprensibili.
Monitorando il traffico telefonico si scopre come, dal 10 agosto 2010, il cellulare “in uso a Ioanna Visan”, modella romena spesso ospite ad Arcore, “sarebbe stato ceduto al premier”.
La scoperta avviene confrontando la scheda telefonica con il numero identificativo del cellulare.
La Visan, il 10 agosto, si priva dell’apparecchio, che dall’estate 2010, si convincono gli investigatori “è stato utilizzato con la scheda intestata al dottor Silvio Berlusconi, che risulta in contatto proprio con le ragazze attenzionate”.

Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)

argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, Politica, radici e valori | Commenta »

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