Giugno 7th, 2013 Riccardo Fucile
“FINIAMO SEMPRE PER PARLARE SOLO DI SOLDI”…E ALLE RIUNIONI INTERNE IL 50% DEI PARLAMENTARI DISERTA
La scena si ripete da giorni. Sempre uguale. 
I deputati e i senatori 5 stelle sono attesi in assemblea, magari di giovedì sera, come ieri.
E invece, li si vede imboccare veloci l’uscita già nel primo pomeriggio: trolley al seguito, taxi da prendere al volo. Si torna a casa. Non si tratta di “dissidenti”.
A prendere il treno ieri sera non sono stati solo Alessandro Furnari e Vincenza Labriola (che hanno formalizzato la loro intenzione di uscire dal gruppo e passare al misto con una lettera inviata alla presidenza della Camera).
A disertare le assemblee sono molti di più: non ne capiscono più il senso, le vedono scavalcate da decisioni prese dall’alto, le trovano — per dirla con Adriano Zaccagnini: «Farraginose, lente, elefantiache, burocratiche».
Il deputato racconta che alla riunione congiunta di ieri (al momento del voto erano un’ottantina su 163) si è parlato solo di dove destinare i soldi eccedenti dallo stipendio e dalla diaria: «Li daremo allo Stato, non è passata la linea di chi voleva finanziare iniziative locali».
Ma come? Dove? Su quale conto? «Non si è capito. Faremo le cose bene e con calma. L’idea del salvadanaio temporaneo non passerà perchè molti non se la sentono di affidare i loro soldi al comitato direttivo».
Eppure, il nuovo capogruppo Riccardo Nuti parla di un bonifico entro 10 giorni. Zaccagnini taglia corto: «Propaganda».
Poi spiega: «Il problema è che ormai l’assemblea non discute dei problemi, ma di questioni burocratiche disciplinari interne. Il disagio di alcune persone è evidente. Non solo non vengono alle riunioni, non si presentano neanche ai lavori d’aula, e l’assemblea non se ne prende cura. Io l’ho detto chiaro: o riprende in mano la gestione delle questioni più importanti del gruppo, o il gruppo non c’è più. I casi come Furnari e Labriola aumenteranno».
Si sarebbe dovuto parlare dell’esito del voto amministrativo, del rapporto incrinato con Stefano Rodotà , ma niente: «Finiamo sempre per parlare di soldi».
E poi: «Se ti rendi conto che alcune decisioni ti vengono sfilate sotto il naso e imposte dall’alto ti dici: ma alloraqui che ci stiamo a fare?».
Un episodio chiave lo racconta un’altra deputata: «Uno che fino a qualche giorno fa consideravamo talebano ci ha detto che non farà più parte del gruppo Internet perchè Casaleggio gli ha detto che sul portale vuole interfacciarsi solo con Artini. E si è scusato, perchè non potrà vigilare sullo strumento che aspettiamoda anni».
Al Senato non va meglio. Davanti ai microfoni di Sky, Adele Gambaro dice: «Il dissenso dev’essere ascoltato, e Grillo deve cambiare toni. Capisco che ora ci siano i ballottaggi, ma è arrivato il momento di voltare pagina».
Che il gruppo rischi di sfaldarsi hanno cominciato a capirlo anche gli ortodossi.
Non è un caso che Beppe Grillo ieri, a ora di pranzo, abbia chiamato Alessandro Furnari. Hanno parlato per 20 minuti, passando dall’Ilva ai lavori parlamentari. Troppo tardi però: la lettera alla presidenza della Camera era già partita.
Il passaggio al misto è praticamente ufficiale. «Quando senti le scarpe strette, vuol dire che devi toglierle », chiosa la deputata tarantina. Fine della storia.
Zaccagnini è felice per loro. «Non si può lavorare quando non si è sereni. Metà delle persone ormai ha dubbi. Non dico che vogliano uscire, ma non lavorano bene per una sorta di mobbing interno. Io loro due li capisco. Le contraddizioni prima o poi emergono, i nodi vengono al pettine. Quando sarà ufficiale, esprimerò la mia solidarietà ».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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Giugno 7th, 2013 Riccardo Fucile
QUANDO I SEDICENTI RIVOLUZIONARI, INVECE CHE CHIEDERE L’ABOLIZIONE DELLA COMMISSIONE VIGILANZA RAI, NE IMPLORANO LA PRESIDENZA, E’ SEGNO CHE LA RIVOLUZIONE NON E’ MAI INIZIATA
“La grande tristezza”. È il titolo del film di questi mesi grillini.
Il M5S era partito per fare la rivoluzione, «aprire il Parlamento come una scatoletta» e cento giorni dopo è già ridotto a festeggiare la poltrona da presidente di uno dei peggiori simboli della partitocrazia all’italiana, la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
L’eroe di questa straordinaria impresa è l’onorevole cittadino Roberto Fico.
È il tipico esponente del grillismo rampante, a partire dai due requisiti fondamentali. Primo, non avere la benchè minima idea di come funzionino le istituzioni che si vorrebbero cambiare.
In questo Fico è stato fantastico, nelle sue apparizioni televisive prima e dopo la nomina, straparlando di interventi sulla qualità dei programmi e sui palinsesti che la commissione parlamentare non può attuare per legge.
E per fortuna, possiamo aggiungere.
Secondo, agire in modo esattamente opposto allo scopo dichiarato.
Nel caso di Fico e dei grillini il fine sarebbe quello di liberare la Rai dal controllo politico.
Ma la prima cosa da fare, per liberare la Rai dai politici, sarebbe appunto l’abolizione della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
Un’anomalia impensabile in qualsiasi altra democrazia, dove è ovvio che siano i media a vigilare sulla politica e non viceversa.
Nel momento in cui i sedicenti rivoluzionari, invece di chiedere l’abolizione, ne implorano la presidenza, tanti saluti alla nobile causa.
Per altro, una presidenza ottenuta grazie a un ignobile inciucio fra Pdl e «Pdmenoelle».
Gli otto milioni d’italiani che hanno votato Cinque Stelle forse non l’hanno fatto per vedere Fico alla vigilanza Rai e magari non saranno contenti.
Ma Grillo sì. È felice. Beato lui.
Dopo aver rifiutato anche la sola ipotesi di costringere il Pd a un vero governo innovatore, all’elezione di un nuovo presidente e a mettere fine per sempre alla stagione di Berlusconi, il leader del Movimento 5 Stelle aveva concentrato tutti i propri sforzi su questo grandioso, rivoluzionario obiettivo: la presidenza della più inutile e indecente delle commissioni parlamentari.
Del resto, in televisione è nato. E anche lui, come Berlusconi, la considera la priorità del Paese.
Con un’opposizione come questa, Enrico Letta ha ragione a prevedere che il governo durerà altri cinque anni. Forse anche una decina.
L’unica speranza che anche la democrazia italiana possa godere di una vera opposizione parlamentare, come le altre democrazie, rimane a questo punto una rivolta della base grillina contro i ducetti Grillo e Casaleggio e i sottostanti tirapiedi. In parte sta già avvenendo.
In questi giorni Grillo ha lanciato sulla rete un referendum per stabilire chi sia il giornalista televisivo più servile, con l’intento ovvio di colpire gli obiettivi delle ultime polemiche: Milena Gabanelli, Gad Lerner e Corrado Formigli.
È noto infatti che i rivoluzionari all’italiana odiano soprattutto le persone oneste e capaci, si tratti di magistrati, politici o giornalisti.
Ma purtroppo per Grillo, il popolo del web ha messo al primo posto fra i faziosi e gli asserviti ai partiti Bruno Vespa, chissà perchè, e ha ignorato del tutto i suggerimenti del capo, finiti agli ultimi posti o fuori lista.
C’è da giurare che Grillo non si darà pace finchè non avrà convinto i suoi seguaci che Gabanelli è peggiore di Vespa, il Pd peggiore di Berlusconi e Totò Riina detto ‘u curtu” più onesto di chiunque osi criticare lui e Casaleggio.
Gli costasse pure il novanta per cento dei voti.
Nel frattempo c’è da sperare che in Italia sorga un vero movimento per cambiare le cose, con o senza scontrini, a cominciare dall’abolizione degli enti e delle commissioni inutili e truffaldine.
Curzio Maltese
(da “La Repubblica“)
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