PROMESSE, PROMESSE: LA NUOVA GIUSTIZIA SECONDO RENZI
Luglio 6th, 2014 Riccardo FucileINUTILE PROMETTERE LA LUNA SENZA SPIEGARE COME SI PENSA DI FARLA AVERE
Renzi è uomo di marketing. Ma anche il miglior marketing deve essere credibile.
Se si promette la luna a gente che la sta chiedendo da venti anni e che non l’ha mai ottenuta, si deve anche spiegare come si pensa di fargliela avere.
Altrimenti ti prendono per l’ennesimo imbroglione.
Ecco, i suoi 12 punti in materia di riforma della Giustizia, sono incredibili.
Nel senso che tutti li condividono; ma chi è del mestiere sa benissimo che sono irrealizzabili.
Prendiamo i primi 2 (per ora, gli altri seguiranno ).
1 — Giustizia civile: riduzione dei tempi — un anno in primo grado
Si può fare, basta buttare nel cestino l’attuale codice di procedura. Il fatto è che il processo civile è fatto di “atti”: citazioni, comparse di costituzione e risposta, memorie, reclami. Bisogna abolirli, altrimenti i tempi non si riducono.
Oggi come oggi, gli atti previsti dal codice di procedura civile e i termini che si devono rispettare tra un atto e l’altro ammontano, da soli, a 11 mesi e 5 giorni. Possibile? Sì, certo.
Nel processo civile le parti si chiamano attore (quello che pretende qualcosa) e convenuto (quello che dice di non dover dare nulla).
L’attore va da un avvocato che prepara un atto di citazione e lo notifica al convenuto: ci vedremo davanti al giudice tra 90 giorni (termine minimo, prima non si può per legge).
L’avvocato del convenuto gli risponde con una “comparsa di costituzione e risposta”. I due atti sono depositati in Tribunale.
Scaduti i 90 giorni, gli avvocati spiegano al giudice quello che hanno già raccontato nella citazione e nella comparsa di risposta.
Il giudice si “riserva” e rinvia a 30 giorni; deve pur capire di cosa si tratta. Ma siccome ha centinaia di processi, in realtà rinvierà a 60 giorni minimo, quando non di più.
Ma nemmeno a questa udienza si fa qualcosa di concreto perchè gli avvocati chiedono termine per memorie: riscriveranno le stesse cose che hanno già scritto nella citazione e nella comparsa di costituzione.
Il giudice è obbligato a concederlo: minimo di legge 30 giorni. Depositate le memorie, il giudice deve assegnare un nuovo termine di 30 giorni perchè ognuno possa replicare all’altro; e ne assegnerà un altro di 20 giorni per ulteriori repliche.
Dopodichè, siccome si deve leggere tutto, si prende 30 giorni per studiare gli atti.
E finalmente si comincia. Teoricamente sono passati solo 9 mesi e 20 giorni; ma bisogna aggiungerci 1 mese e 15 giorni di sospensione dei termini: le vacanze giudiziarie che vanno dal 1° agosto al 15 settembre. Tutto fermo per legge.
Così si arriva a 11 mesi e 5 giorni, appunto.
Il Processo vero e proprio parte da qui: si devono interrogare i testimoni di tutt’e due le parti, fare le perizie e quanto altro serve per capire chi ha ragione e chi ha torto. Tutto questo si fa nell’ “udienza”.
Quante ne servono? Non si sa, dipende dal numero dei testimoni, dalla complessità delle perizie, dai reclami che ogni avvocato può fare in corso di causa e che interrompono il processo fino a che il Collegio (altri 3 giudici) decide.
E, soprattutto, dipende da quanti altri processi ha il giudice perchè, più ne ha, più i rinvii tra un’udienza e l’altra saranno lunghi: proprio come dal dentista.
“Dottore, quando mi può visitare?”. “Tra 1 mese”. “Ma come?”. “Prima non posso, guardi la mia agenda”.
Alla fine gli avvocati depositano le loro comparse conclusionali (ognuno spiega perchè lui ha ragione e l’altro ha torto) e poi finalmente ci sarà la sentenza.
In media, oggi, un processo civile in primo grado dura 3 anni, quando va bene.
Si può fare diversamente? Certo che sì.
Gli avvocati scrivono tutto quello che hanno da dire, scambiandosi tra di loro lettere e documenti. Si sentono i testimoni ognuno alla presenza dell’altro. Ognuno si fa le sue perizie. Poi vanno dal giudice e gli danno tutti gli “atti”.
E, dopo un po’ (quanto? Dipende sempre dal numero dei processi che ogni giudice ha in carico) arriva la sentenza.
Non è una cosa fantascientifica; più o meno è quello che avviene negli Stati Uniti.
Però una giustizia civile così costa un sacco di soldi: ognuno dovrebbe pagarsi i suoi periti, le spese di trasferta per i testimoni, un’organizzazione di ufficio ben diversa dall’attuale segretaria divisa tra 2 o 3 avvocati che fa anche da centralinista. Diventerebbe una giustizia per ricchi.
Meglio o peggio di una giustizia che non funziona per niente? Mah.
2 — Giustizia civile: dimezzamento dell’arretrato.
Che si fa con i processi cominciati con il vecchio sistema? Certo, si potrebbe restituire tutto alle parti: da oggi il codice è cambiato, tocca a voi istruire il processo, datevi da fare e tornate quando avete finito.
E chi non ha soldi? E poi: l’arretrato c’è perchè i giudici che ci sono non riescono a smaltire i milioni di cause che hanno e che ogni anno aumentano.
Se lo si vuole dimezzare, si deve mettere in conto che, per x anni — se si adotta il sistema nuovo — o per xxx anni — se si continua con il sistema attuale, non potranno fare altro.
E i processi nuovi chi li fa? Altri giudici, si capisce.
Ora, a parte che, su circa 10.000 giudici previsti in organico, ne mancano 1.200; a parte che il Paese, più di 200/300 nuovi giudici all’anno non li dà ; sta di fatto che ogni nuovo giudice richiede corrispondenti risorse (uffici, computer, personale amministrativo).
Chi paga? Dove sono i miliardi necessari per una riforma del genere?
Capito perchè c’è una differenza tra il marketing e l’imbonimento da fiera?
Bruno Tinti
(da “Il Fatto Quotidiano“)