Luglio 16th, 2014 Riccardo Fucile
E SULLE CASSE DEL PARTITO: “NON C’E’ PIU’ UNA LIRA”
Dice: “La Pascale contro la Santanchè, Galliani contro Barbara Berlusconi, Verdini contro Fitto. Gli unici che vanno d’accordo alla fine sono Silvio e Matteo. E la cosa è preoccupante”. Deputato di Forza Italia, tesoriere del Pdl in liquidazione — “non c’è più una lira” — Maurizio Bianconi è l’Ugo Sposetti del berlusconismo.
Avvocato, ex missino, è l’uomo dei conti nel partito che fu. E poichè è anche toscano di Arezzo, dunque un po’ verace, e pure spiritoso, dice che “anni fa al Cavaliere serviva un delinquente che facesse da tesoriere. E ovviamente pensarono subito a me. Quello del tesoriere è un lavoro per figli di buona donna: stiamo sempre a chiedere soldi agli altri, ma non paghiamo mai nessuno”.
Ogni tanto esagera. E quando pensa di averla sparata un po’ forte, grossa, allora abbassa la voce d’un tono, non si rimangia una virgola, ma avverte, come a scusarsi: “Guardi dottore, io ho tanti difetti, ma dico quello che penso e penso quello che dico”.
Allora gli chiedo se è vero che Verdini ha portato Renzi dal suo sarto, e insomma chiedo a Bianconi se il patto del Nazareno passa anche dalle asole di una giacca, come accadeva un tempo con le crostate della signora Gianni Letta.
E lui: “Sono amico di Denis, e conosco Renzi da diversi anni. Alcune cose posso dirle”.
La prego.
“L’altro giorno l’ho ascoltato al Tg1”.
Chi?
“Renzi”.
E dunque?
“Che è cazzaro si capisce subito, che è truffatore un po’ dopo, che è pericoloso ancora dopo. Renzi è un instant book. A Denis l’ho anche detto: ‘Con la riforma del Senato che gli stai facendo fare quello comanderà per i prossimi vent’anni’. Un potere dittatoriale”.
Addirittura. E Verdini?
“Non so se ha portato davvero Renzi dal sarto. Ma a me una volta ha promesso delle camicie che non ho mai più visto. Verdini concepisce la politica come potere. Lui pensa che questo asse con Renzi, con il governo, possa servire”.
Lo pensa anche Berlusconi.
“Purtroppo sì. Renzi a Berlusconi gli sta simpatico. Il ragazzino lo diverte. Guardi che Renzi è un figlio di puttana mica da poco, quello se lo intorta il Cavaliere. Io stesso ci andrei tutte le sere a cena con Renzi. Quello, a Berlusconi, gli racconta delle novelle, delle favole, gli fa vedere certi film…”.
Film tipo la grazia? La pacificazione?
“Se Berlusconi ci crede sarà la duecentesima fregatura che si fa rifilare. Com’è già successo con Napolitano. Renzi è così avvolgente, che per dire, adesso, secondo me ha pure cominciato a parlargli bene dei figli: ‘Quant’è bravo Pier Silvio, com’è in gamba Barbara… per non dire di Marina’”.
Sono le 14 e 20. Tra dieci minuti comincia la grande assemblea dei parlamentari di Forza Italia con Berlusconi. Si decide sulle riforme e sul patto con Renzi. Lei non va? Se sta a telefono con me farà tardi.
“No, no. Non ho furia di sentire icchè dice. Tanto lo so”.
E che succederà ?
“Niente”.
Come niente?
“Berlusconi ci chiederà di sostenere le riforme, farà una mozione degli affetti, farà capire che così è meglio per lui. Noi gli diremo di sì perchè è il nostro capo e gli vogliamo bene. Ma la sostanza dell’agitazione rimarrà lì. Immobile. Ci sono quattro letture per la riforma del Senato. Hai voglia. Ne vedremo ancora delle belle”.
Non era mai successo che i cavalli del Cavaliere sfuggissero alle briglie.
“Successe quando si doveva fare il governo Monti”.
Ma poi tutti obbedirono.
“Guardi che a noi parlamentari ci dicono che siamo ladri, infami, pusillanimi, parassiti della società . Poi ci spingono anche a fare delle cose ‘controstomaco’. E può succedere che uno vada in ‘riserva’. Ci si incazza”.
Dentro Forza Italia litigate perchè c’è un disordinato tentativo di raccogliere l’eredità di Berlusconi, una corsa verso il timone della nave.
“Spero che nessuno sia così imbecille. Anche se incandidabile, Berlusconi è il capo”.
Fitto cerca nuovi orizzonti.
“Fitto è un Oriali della politica. Non è Maradona. E lo sa, perchè è intelligente”.
Francesca Pascale è smaniosa, litiga con la Santanchè.
“Simpatia e antipatia sono diventate categorie della politica”.
Verdini fa baruffa con Toti.
“Prima. Ma era ovvio: prima Denis comandava ogni cosa, poi Toti è arrivato all’improvviso e ha occupato il suo spazio. Ma adesso hanno trovato un equilibrio. Semmai Denis litiga con Fitto da quando ha escogitato il patto con Renzi. Viviamo uno psicodramma. Succede quando un partito imperiale come il nostro comincia a non volere, o a non poter esserlo più”.
Salvatore Merlo |
(da “il Foglio“)
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Luglio 16th, 2014 Riccardo Fucile
NELLE INTERCETTAZIONI DEI CARABINIERI DEL NOE LA TRATTATIVA PER LE NOMINE DELL’ESPOSIZIONE
Quando Roberto Maroni ordina, il fidato Ciriello esegue.
Lo schema, fotografato dalla procura di Busto Arsizio, è questo. Schema elementare e risultato matematico: concussione per induzione.
Il presidente della Regione Lombardia si dice “sorpreso ma sereno” e chiede a gran voce di “essere sentito dai magistrati”.
In fondo, dal punto di vista dell’ex ministro dell’Interno la vicenda che riguarda le sue fedelissime non sembra andare oltre una banale raccomandazione. Eppure in questa storia c’è un convitato di pietra: le intercettazioni.
La novità , infatti, è che l’intera trattativa ordita da Maroni e messa in atto dal segretario di presidenza è stata ascoltata in diretta dai carabinieri del Noe.
Sul piatto ci sono due golosi contratti a termine, uno dei quali riguarda Expo spa, la società che sovrintende al grande evento del 2015.
Incassa Maria Grazia Paturzo, già addetta alla comunicazione per l’Agenzia dei beni confiscati alle mafie durante il ministero di Bobo Maroni.
Proprio per questo motivo, ieri mattina, Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo, è stato ascoltato per due ore dal pubblico ministero Eugenio Fusco. Scopo: capire il ruolo avuto dalla società Obiettivo lavoro temporany manager srl che nel 2013 incassa un appalto da Expo.
E dopo di lui, nel pomeriggio, è toccato a Mara Carluccio chiarire.
La signora è destinataria della seconda consulenza da 25.900 euro annui ed è una ex collaboratrice di Roberto Maroni al Viminale. Intercettazioni decisive, dunque.
Per capire mettiamo qualche data in fila.
Il 4 luglio scorso, secondo il decreto di perquisizione, viene commesso il reato. Cinque giorni dopo, il 9, gli investigatori sono già in grado di protocollare un’informativa “da cui emerge che i contratti ottenuti da Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo costituiscono indebite utilità economiche ottenute dalle stesse tramite pressioni esercitate dal presidente Maroni”.
Tanta celerità è spiegabile, in buona parte, dall’uso delle intercettazioni.
Di più: il documento che due giorni fa è stato consegnato al governatore lombardo porta in calce lo stesso numero di fascicolo (3856/12) dell’ordinanza con cui il gip di Busto Arsizio il 13 febbraio scorso ha disposto la custodia in carcere per l’avvocato inglese James Christian Michel (attualmente catturando) coinvolto nella tranche dell’inchiesta Finmeccanica nata dall’ipotesi di mazzette ai partiti e in particolare alla Lega nord.
Una storia che si pensava abbandonata ma che l’avviso di garanzia di due giorni fa ha riportato d’attualità .
Ad oggi c’è un dato certo: indagando sul finanziamento illecito, i magistrati arrivano alla concussione.
I fatti, dunque. Meglio: i contratti. Quello della Carluccio, moglie dell’ex manager Atac Gioacchino Gabbuti, è addirittura costruito ad hoc con tanto di cifra calcolata per venire incontro alle esigenze fiscali della signora.
Di questo sono certi gli investigatori che parlano di “una vera e propria gara per l’assunzione con tanto di specifica di titoli”.
Mara Carluccio, che nel suo curriculum non annovera una laurea, entra in Eupolis (società di ricerca della Regione) e lo fa lasciando sul posto tutte quelle persone che, iscritte all’albo della società , erano maggiormente titolate.
Torniamo, allora, a quel numero di fascicolo che unisce le raccomandazioni di Maroni alle tangenti Finmeccanica.
La procura parte da qui, mettendo in fila intercettazioni e interrogatori, tra cui quelli dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito.
C’è la concussione, ma sullo sfondo resta l’ombra di una maxi-mazzetta e il nome dell’avvocato James Michel.
Tanto che dalle 80 pagine di ordinanza firmate dal giudice Luca Labianca, emerge il ruolo del legale nella vendita di 12 elicotteri Agusta all’India. Ruolo, ragiona il gip, imposto dall’ex ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi per il quale il pm ha chiesto 6 anni di galera.
Il documento contiene alcuni verbali di Guido Haschke, altro mediatore nell’affare, il quale racconta come inizialmente Michel dovesse prendere 42 milioni di euro. Cifra retrocessa a 30. Un taglio di cui parlò con l’allora ad di Ansaldo Energia Luciano Zampini “il quale ipotizzò che la somma oggetto di rinuncia da parte di Michel dovesse ritornare a Orsi per ricompensare la Lega che lo aveva sostenuto al momento della nomina ai vertici di Finmeccanica”.
E che quei 12 milioni dovessero rientrare ai vertici della società pubblica lo conferma Michel a colloquio con altri mediatori dell’affare indiano.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 16th, 2014 Riccardo Fucile
IL PREMIER PREOCCUPATO, SLOITTANO I TEMPI DELLE “SUE” RIFORME… AI DISSIDENTI SVENTOLA PER FINTA UN PD COLLEGIALE, MA LA FRONDA NON CI CASCA
“Son qui per chiedervi una mano e vi indico una direzione. Non vi chiedo un tributo alla simpatia personale. Ma una lealtà che so di poter avere non su di me ma sul Paese. Vi chiedo un impegno a una tempistica stringente sulle riforme”.
Matteo Renzi chiama a raccolta tutto il gruppo parlamentare del Pd, convoca una riunione rigorosamente in streaming e la allarga al “programma dei mille giorni”, quello che partirà a settembre e che, nelle intenzioni del premier, accompagnerà l’Italia nel percorso del “necessario cambiamento”.
Insomma, non solo riforme costituzionali. La sfida ai dissidenti è totale, anche se loro insistono e presentano oltre 50 emendamenti al testo del governo.
Sembra una resa dei conti finale. Con il premier che tenta di guardare oltre, uscire dall’angolo del dibattito del Senato, dove considera acquisito il sì dell’aula al suo progetto di riforma costituzionale, ma sa che sui tempi la riforma continua a sfuggirgli di mano.
E’ questo il punto. Al gruppo Pd di Palazzo Madama prevedono la fine della prima lettura del testo non prima della fine di luglio.
Il che significa che con la riforma slittano anche gli altri provvedimenti all’esame del Senato, bloccato sul ddl Boschi appunto.
Stamane a Palazzo Madama circolava l’ipotesi di anticipare i decreti in scadenza, tipo quello sulla competitività .
Ma da Palazzo Chigi è arrivato l’alt: prima la riforma costituzionale, “è prioritaria”.
E proprio del rischio ingorgo, della preoccupazione su calendario e tempi di esame e approvazione dei testi, Renzi ha parlato oggi con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
In serata il premier-segretario parla in maniera accorata ai parlamentari del Pd riuniti a Montecitorio.
Di fronte, ha i suoi fedelissimi e la minoranza, i leali e i frondisti. Eppure non usa toni provocatorii, nessuna forzatura decisionista.
Quello di Renzi è un appello, quasi un’ultima chiamata al partito per portare avanti il programma dei mille giorni e soprattutto per farlo senza perdere tempo.
E nel tentativo di convincere deputati e senatori a sostenerlo, Renzi sventola anche un’idea che era nell’aria da tempo: la gestione unitaria del Pd.
“Sono pronto a governare il partito anche con chi non la pensa come me – dice – Ma a condizione che sui tempi e sull’urgenza la pensiamo come gli italiani: non c’è un minuto da perdere e l’ansia riformatrice nasce da questo”.
Non appena approvata la riforma del Senato, l’ingresso dei bersaniani in segreteria nazionale potrebbe insomma diventare realtà , proprio con la nuova direzione convocata per il 24 luglio oppure a fine luglio, dipende dai lavori sul ddl Boschi a Palazzo Madama.
Renzi però vuole vederli terminare, prima di compiere qualsiasi passo nella riorganizzazione della squadra al Nazareno.
Anche perchè in Parlamento non c’è solo il testo sulle riforme e Renzi ha avuto modo di fare il punto di tutti i provvedimenti pendenti con Napolitano stamane al Quirinale. C’è il decreto sulla pubblica amministrazione, quello sulla competitività , il Jobs act che doveva essere esaminato dal Senato a metà luglio ma che ormai è slittato: dopo la riforma costituzionale.
Senza considerare provvedimenti annunciati, come lo ‘Sblocca Italia’ che dovrebbe far ripartire gli investimenti infrastrutturali ed è atteso entro la fine di luglio.
Il tempo stringe, insomma. Tanto che in Senato in mattinata circolava l’ipotesi di anticipare la votazione di qualche decreto (competitività ) prima della fine dell’iter della riforma costituzionale, visto che sul ddl Boschi si prevede che l’aula inizi a votare gli emendamenti solo la prossima settimana.
“Ci sono ancora venti ore di dibattito da smaltire”, notano negli uffici di Palazzo Madama. Ma l’idea è già tramontata: prima la riforma del Senato, “è prioritaria”, insistono da Palazzo Chigi.
Del rischio ‘ingorgo parlamentare’, Renzi ha parlato con Napolitano. E con il presidente della Repubblica il premier ha affrontato anche alcuni aspetti del testo di riforma costituzionale: punti da rivedere per metterlo al riparo da qualsiasi problema costituzionale.
Tecnicalità , le definiscono dal Colle, insomma non si tratta di problemi insormontabili ma risolvibili con gli emendamenti al testo. Resta il problema principale: il tempo.
E’ per questo che Renzi ha voluto la riunione con i parlamentari del Pd. E’ per questo che la vuole in streaming.
L’obiettivo è di esortarli a partecipare senza freni al processo riformatore.
I senatori dissidenti sulla riforma costituzionale però non demordono. Anzi, a poche ore dalla riunione con il premier, Felice Casson annuncia la presentazione di circa 55 emendamenti al ddl Boschi, tutti sulle “battaglie condotte in commissione, come l’elezione diretta del Senato e sue maggiori competenze”.
Un gesto che negli ambienti vicini al premier viene preso come un’ennesima provocazione, tanto più che si tratta di proposte di modifica sostenute da tutti i 16 dissidenti. Che insistono: “il problema non siamo noi: il punto è che non c’è un accordo vero in maggioranza”, sottolineano da Corradino Mineo a Pippo Civati, per dire dei critici di tutti i gruppi, dal Senato alla Camera.
Il riferimento è ai distinguo dei piccoli partiti, dalla Lega ai centristi, ancora agitati sul ddl Boschi con l’obiettivo di per guadagnare margini di manovra sulla prossima partita: l’Italicum.
Una partita nella quale conta di giocare in proprio anche un pezzo di minoranza Pd.
Il bersaniano Alfredo D’Attorre lo ha lasciato chiaramente capire parlando alla riunione dei gruppi con Renzi: sull’Italicum la battaglia sarà contro le liste bloccate e per la riduzione dello sbarramento per i piccoli, entrambi temi molto cari al Ncd di Alfano.
Stamane alla riunione del gruppo del Senato, preparatoria dell’appuntamento serale con il premier, 11 dissidenti non hanno partecipato al voto, invece il frondista Massimo Mucchetti si è astenuto.
I sì alla riforma del governo sono stati 87 (Giuseppe Lumia assente ha comunicato il suo sì al telefono con il capogruppo Luigi Zanda), 8 gli assenti.
La maggioranza c’è e ai vertici del Pd confidano che al momento del voto in aula i dissensi si ridurranno.
E confidano anche che si troverà un accordo sulla legge elettorale. “Nel Pd il dissenso è legittimo, ma tutti dovrebbero rispettare la maggioranza del partito e anche gli elettori che li hanno votati”, sottolinea il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani. Ma la lotta è ormai davvero contro il tempo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 16th, 2014 Riccardo Fucile
IL POTENTE FIORENTINO DI FORZA ITALIA È STATO RINVIATO A GIUDIZIO. MA È SUO IL DOSSIER CHE IL PREMIER STUDIA PER CAMBIARE PALAZZO MADAMA E LEGGE ELETTORALE
Se questo è un padre della patria, novello costituente. Associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato.
Il gup del tribunale di Firenze, Fabio Frangini, ieri ha rinviato a giudizio 47 persone per il crac del Credito cooperativo fiorentino (Ccf).
Tra queste l’imputato numero uno è Denis Verdini, che per oltre vent’anni ha gestito la banca. Non è il primo guaio giudiziario per lo sherpa berlusconiano delle riforme.
Verdini è lambito da tante altre inchieste: la cricca del G8 dell’Aquila, gli affari dell’eolico in Sardegna, le riunioni della P3 per salvare B. dai processi (e altre intercettazioni nel processo P4), truffa per fondi pubblici dell’editoria.
Il buco della banca di Verdini sarebbe di oltre 100 milioni di euro. Prestiti facili e distrazioni a gogò. Coinvolto anche un altro parlamentare azzurro, Massimo Parisi, mentre la posizione di Marcello Dell’Utri (un prestito da 3,2 milioni di euro senza garanzie) è stata stralciata.
L’eroe dei due Palazzi e le simulazioni elettoral
Verdini è stato rinviato a giudizio subito dopo aver consegnato a Matteo Renzi un prezioso dossier sulle simulazioni elettorali che vedono il premier arrivare primo con ogni sistema elettorale.
Questo dettaglio del dossier è stato rivelato domenica scorsa dal Corriere della Sera e ha fatto impazzire moltissimi deputati democrat e forzisti.
“Com’è possibile che il principale consigliere di B. fornisca i sondaggi al capo del partito avversario?”.
Il punto è che ormai non c’è più distinzione tra “Matteo” e “Denis”.
Verdini partecipa ai consigli di guerra di Silvio a Palazzo Grazioli (insieme con Ghedini, Gianni Letta, Confalonieri) e allo stesso tempo ha un accesso pressochè libero a Palazzo Chigi. Circostanza questa confermata al Fatto da fonti bipartisan, sia renziane sia berlusconiane.
È l’eroe dei due Palazzi. E se non s’incontrano di persona durante la settimana il loro contatto preferito è Luca Lotti, il giovane sottosegretario della presidenza del Consiglio che si occupa dei fondi per l’editoria.
Verdini scrive a Lotti e Lotti rigira a Renzi. Telefonate a parte, sempre quotidiane tra i due, “Matteo” e “Denis”, un’altra occasione d’incontro sono poi i fine settimana a Firenze, la città di entrambi.
Il loro rapporto, infatti, è profondamente “fiorentino”. In questi mesi la letteratura sui due è stata ampia, fino ad includere un legame massonico mai provato.
In ogni caso è antico. Risale al papà di Renzi e risale al primo assalto di “Matteo” al Comune, assecondato con benevolenza consociativa da Verdini, diciamo pure così. Ecco come viene aggiornato il rapporto oggi da un parlamentare renziano: “I due si fidano ciecamente l’uno dell’altro”.
Quella minaccia: “Se il patto salta io lascio Fi”
In fondo è così che è cominciata la storia del patto del Nazareno, quando lo Spregiudicato vide il Pregiudicato e si appartò pure da solo con lui, per sette lunghi minuti.
La storia, appunto, iniziò con una telefonata di “Denis” a “Matteo”: “Noi due ci si deve vedere”. È in quel momento che Verdini ha realizzato che poteva costruirsi una doppia polizza sulla vita (politica) e non solo.
Da un lato Berlusconi, dall’altro Renzi. Non a caso, quando settimane fa Berlusconi sembrava sensibile ai richiami dei falchi azzurri anti-Nazareno, Verdini ha rotto la sua proverbiale riservatezza (ha rilasciato pochissime interviste in questi anni) e ha fatto trapelare una clamorosa indiscrezione: “Se si rompe il patto me ne vado da Forza Italia e mi ritiro”.
Non è successo, ma ci è andato vicinissimo. Anche perchè, Verdini, prima ha litigato poi ha ricucito con il fatidico cerchio magico del Condannato: la fidanzata Francesca Pascale, la badante Mariarosaria Rossi, il barboncino Dudù, il consigliere Toti e, in seconda battuta, Paolo Romani e Mariastella Gelmini.
La profezia di Mucchetti
Proprio l’altro giorno, dopo il dettaglio rivelato dal Corsera e prima del rinvio a giudizio di ieri, il senatore del Pd Massimo Mucchetti, da giornalista di razza, ha insinuato un dubbio profetico, sotto forma di avvertimento- consiglio a Berlusconi: “Verdini deve rispondere della bancarotta del Ccf e di altre imputazioni. Qui la politica non c’entra. Si tratta di affarucoli da strapaese, ma con una conseguenza grave come la liquidazione coatta amministrativa della banca decretata dalla Banca d’Italia. Senonchè per Verdini i processi non sono ancora entrati nel vivo. E qui diventa interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile laddove fosse possibile o se chiuderanno un occhio e, ove lo facessero, se troveranno i migliori avvocati o se troveranno il Giovanni Galli della situazione per giocare o perdere come accadde alle elezioni amministrative fiorentine. Verdini ha maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla benevolenza del Principe”.
Verdini gioca in proprio la partita delle riforme? Risponde una fonte del cerchio magico: “Mucchetti ha ragione”.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 16th, 2014 Riccardo Fucile
DAI QUARTIERI POVERI DI NAPOLI AGLI STUDI PAGATI SUONANDO NELLE CHIESE: “A DESTRA PER REALIZZARE IL SOGNO DI UNA NAPOLI DELLA LEGALITA’ E DELLA SOLIDARIETA'”… E NELLA SQUADRA DI FINI SI VEDE NEL RUOLO DI LIBERO A TUTTO CAMPO
Ci racconta come nasce politicamente Salvatore Castello?
Sinceramente non ho mai pensato di “rappresentarmi” in termini politici: una dimensione politica in senso stretto ancora non c’è. Allo stato, il mio è un impegno civico, prepolitico e culturale. Quando non hai un partito di riferimento ed hai comunque voglia di impegnarti, operi a livello associativo: saranno la storia, l’impegno e la relativa qualità a fare il resto, nel caso. L’interesse ad occuparmi “degli altri” l’ho sempre nutrito sin da ragazzino
Che estrazione sociale ha Salvatore?
Sono cresciuto in uno dei quartieri più poveri di Napoli. Un degrado strutturale. Una sistematica carenza di servizi. E poi la criminalità : era ovunque. A volte non riesci nemmeno a “respirare”… In contesti del genere le possibilità sono tre: o diventi malavitoso, o ozi a vita — magari basandoti su espedienti di ogni tipo per andare avanti — o ti ribelli, assecondando quello spirito “rivoluzionario”, quel fuoco che ti brucia dentro. Poi c’è modo e modo di assecondarlo quello spirito ribelle.
Ci racconti…
Io sono sempre stato riflessivo, sin da ragazzino. Ascoltavo. Vedevo. Pensavo, ragionavo e, poi, agivo. Gli studi me li sono pagati da solo (per la verità è dall’età di 15 anni che lavoro) suonando nelle Chiese della città e, se proprio vogliamo dirla tutta, la comunità ecclesiastica è stato il primo contesto nel quale ho operato, nel mio piccolo, anche nella dimensione “del fare per gli altri”. Ricordo il giornalino di quartiere. Le piccole petizioni su questioni specifiche ed anche gli spettacoli di beneficenza organizzati per i poveri della zona e per le missioni dei Padri Scolopi in Africa. Insomma, se mi è permesso di usare una metafora, sono cresciuto con lo spirito del chirichetto, con lo spirito di “chi serve la messa”, e quello spirito di servizio, forse anche perchè sono il primogenito, mi è rimasto dentro. E’ quel quid che mi ispira e governa, sempre. Anche nel lavoro sono così.
E non ha cambiato atteggiamento ?
Sono il “capo” di una piccola azienda, eppure non mi sento mai come “un uomo di potere”, fosse anche solo piccolissimo. Anzi, ho chiara contezza del fatto che il ruolo è tra i più difficili, perchè spetta a me dettare i tempi, disegnare lo scenario, propugnare la storia e farla insieme agli altri.
Una piccola provocazione: se fosse un grillino avrebbe un curriculum adeguato per ambire a traguardi politici?
Bella domanda. Bisognerebbe prima capire che cosa si intende per “grillino”. Se per grillino alludiamo all’urlatore di turno, potrei dirle che sarei attrezzato per urlare con qualità : sapendo cantare, farei degli acuti bellissimi, magari sarei anche quello più “vibrante”, chissà . Ma se per grillino alludiamo, invece, a chi è stanco del sistema, le cose cambiano, e decisamente. Il sistema attuale va cambiato ed in tutte le direzioni. Ma per farlo ci vogliono ardore, passione, costanza, pazienza, idee, programmi seri, articolazioni dettagliate e tanta competenza. E non parlo solo di quella base, della competenza “di partenza”, ma alludo soprattutto a quella in itinere, perchè per fare bene una cosa non basta avere le attitudini e la passione ma devi studiare, riflettere, impegnarti. Insomma, non basta essere bravo, devi tendere ad essere sempre il migliore, anche quando la tua essenza ed il tuo modo di porti sono da persona semplice. Insomma, per usare la stessa metafora con la quale sintetizzo le mie impressioni su un possibile, nuovo collaboratore per la mia azienda, direi che sono una “buona stoffa”: il vestito si potrebbe anche provare a farlo
Fare politica a Napoli è più difficile che farla al nord? C’è più disillusione? Che pensano i napoletani della politica?
E’ difficile fare la cose a Napoli e provare a fare politica lo è ancora di più. La maggior parte delle persone pensa “all’oggi” e non programma quasi mai. C’è disillusione ma anche tanta ironia e non è detto che siano necessariamente cose a cui assegnare valenza negativa.
Ci spieghi meglio…
Le faccio un esempio che “dice” tutto, se vogliamo, e che ho letto varie volte anche in rete. Correva l’anno 1938. Le truppe germaniche sfilavano per via Caracciolo. Hitler stese il braccio per salutare, romanamente. Il silenzio venne rotto da un papà che al proprio figlio disse: “lo vedì? Ha steso la mano per vedere se piove!” In effetti l’ironia dei napoletani dice tutto ed il contrario di tutto. Può essere una semplicazione tendente al negativo, all’alleggerimento del giudizio o di una situazione, ma può anche trasformarsi in quel valore aggiutno di cui c’è bisogno per rimettere in moto la storia di una città e di un intero popolo.
Non può negare che ci sia uno scetticismo diffuso..
I Napoletani è vero che sono in buona parte disillusi, ironici e proiettati più “all’oggi” che al domani, ma sono soprattutto persone di cuore e se riesci a parlare la loro cuore, se riesci ad appassionarli sono capaci di amarti alla follia. Napoli conosce le brutture della violenza comune e camorristica, della prevaricazione e dell’abuso, ma conosce anche la grandezza “del pensiero”, la nobiltà dell’animo, l’ardore e l’amore sconfinato per la vita e per gli altri. Napoli vive di tradizione, di fervente vivacità ed anche del culto degli errori. Napoli è capace di viversi staticamente ma anche di sapersi appassionare alle sfide impossibili seguendo il “condottiero più audace”, e l’amore della sua gente per personaggi come De Filippo, Antonio De Curtis, Achille Lauro, ed anche Maradona, lo dimostrano a piene mani.
Una opinione sincera sull’operato del sindaco De Magistris…
De Magistris è sicuramente una persona perbene ma è partito sconfitto in partenza. Fare il Sindaco non è come esercitare l’azione penale in un caso importante. Fare il Sindaco di Napoli — ed a Napoli non c’è riuscito mai nessuno, per la verità – vuol dire essere il Napoletano tra i Napoletani. Vuol dire entrare nei borghi, nei vicoletti e saperli leggere, riconoscere e “sentirli”. De Magistris aveva fatto grandi promesse ma non è stato capace di mantenerle.
Non è facile, ammetterà
E’ vero che Napoli è una città difficile. E’ vero che la crisi generalizzata ha rallentato tante iniziative, ma è anche vero che ci sono state distrazioni che potremmo definire “da status”, quelle disattenzioni tipiche di chi è espressione di un elite e che non è in grado di leggere il cuore pulsante di una terra e della sua gente. Si è fatto quasi nulla per quella Napoli dimenticata ormai da oltre venti anni. Il Sindaco ha preferito proseguire sulla strada dei suoi predecessori di sinistra, continuando ad abbellire le vie principali, dimenticandosi di tutto il resto.
E che altro?
E poi c’è stata la lentezza tipica di chi vive “altrove”, tipico di chi pensa che c’è sempre tempo. Ma a Napoli scorre tutto velocissimamente, invece, ed il Sindaco non è mai riuscito ad entrare davvero in sintonia con l’anima profonda della nostra gente e della nostra terra. L’ha fatto solo sulle questioni “sensibili”, su quelle questioni “politicamente corrette”, su quelle questioni che ti regalano la prima pagina dei giornali per un giorno, preferendo la via della “nicchia” anzicchè coinvogere un’intera Città . E poi, de Magistris si è perso il senso epico di quello che poteva essere. Da ex magistrato poteva dare una dimostrazione concreta del senso della legge e del rispetto delle regole, mettendo in riga tutte quelle strutture e quei dipendenti comunali distratti, boriosi e indolenti, e invece..
E’ vero che spesso dietro movimenti organizzati a Napoli ci sono interessi della criminalità o è una leggenda metropolitana?
Dire “spesso” è dire troppo, sinceramente, anche se è vero che accade e la storia l’ha ampiamente dimostrato. E bisogna sempre far caso a chi guida “il corteo” per capire se dietro c’è la gente perbene, la gente onesta o se vi sia dell’altro. Nel meridione, la malavita, come la stessa collusione affaristico-politico-malavitosa, è un fenomeno costante e gli ultimi avvenimenti, gli ultimi scandali, lo dimostrano. Non bisogna mai generalizzare, questo è vero, ma non bisogna nemmeno far finta di nulla perchè è proprio nel momento della distrazione che poi le cose succedono
Nella raccolta e smaltimento rifiuti ci sono stati segnali positivi o siamo sempre in piena emergenza?
Alti e bassi. Dei segnali positivi ci sono stati, soprattutto in provincia e soprattutto per quanto concerne la raccolta differenziata, anche se una dimensione ottimizzata e del tutto rassicurante è ancora di là da venire.
Sulla vicenda della terra dei Fuochi le analisi ufficiali hanno ridimensionato i pericoli, limitandoli territorialmente: si può stare tranquilli?
Direi proprio di no. Allo stato, dalla mappatura completa dei 1.076 chilometri quadrati di terreni sospettati di essere contaminati da discariche abusive, risulterebbe un rischio contaminazione solo per il 2% del territorio totale. Nell’ambito dello stesso studio sarebbero stati individuati anche 51 siti per i quali risulterebbe necessario la proposizione prioritaria di misure di salvaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroalimentare, per un totale di 64 ettari di suolo agricolo. Contestualmente, sulla scorta di uno specifico decreto interministeriale, è stata vietata la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati a rischio, identificati in 57 Comuni. Sicuramente è stato un “primo passo”, ma non può e non deve assolutamente bastare, anche perchè delle “tre l’una”: o i “pentiti” di Camorra, nei mesi scorsi, hanno raccontato soltanto frottole, magari agendo come strumenti del “sistema” per la consumazione dell’ennesima speculazione da parte dello scellerato patto affaristico che ha mietuto vittime e sangue in questa terra (forse la strategia era quella di diffondere eccessivo allarmismo per far eseguire scavi e operazioni di bonifica anche quando non necessari per consumare l’ennesimo business?), ovvero il fenomeno non è stato affrontato fino in fondo ovvero ancora si è consumata la solita “necessità di conservazione del potere”, quella voglia di far finta di nulla, di far scemare l’allarmismo anche in carenza di certezze scevre di qualsivoglia dubbio.
Cosa sarebbe necessario?
C’è assoluta necessità di certezze, per la salute della gente e per tutti gli operatori agroalimentari di riferimento. E c’è assoluto bisogno di controllare il territorio riaffermando tutta l’autorità dello Stato. Le forze dell’ordine del territorio sono già superimpegnate ed occorrono integrazioni: i mille soldati che sono stati mandati in Campania nei mesi scorsi sono pochi, sono troppo pochi per una terra che resta sempre in ascetica attesa che lo Stato affermi sè stesso fino in fondo e senza se e senza ma. E poi la “terra dei fuochi continua bruciare”, tutti i i giorni, ed a tutte le ore. Le news in rete sono continue. I siti dedicati pure. Ma la terra continua a bruciare. Ed è d’obbligo fare di più. E le dirò di più: se davvero si vuole mettere il meridione in condizione di raccontare una storia nuova, quello della sicurezza e dell’affermazione dell’imperio unico ed indiscusso dello Stato e della “legge”, è un investimento non più procrastinabile, perchè sarà solo l’affermazione totale e compiuta dello Stato di diritto e ridare linfa ai sogni, alle possibilità e alla speranza.
Lei è il presidente dell’associazione e del relativo blog Right Blu – La destra liberale: quali le ragioni della sua iniziativa?
Ero stanco di stare a guardare e di fare parte di quella ampia schiera di persone che si lamentano e basta. Nessuna pretesa particolare. Nessuna velleità . Solo voglia di partecipare al dialogo, di fare massa critica, di denunciare, sensibilizzare, richiamamre l’attenzione e, nel caso, di organizzare piccole petizioni, iniziative semplici ma concrete. Sincero desiderio di mettersi a disposizione di chi sente ardere dentro di sè gli stessi sentimenti e la stessa voglia di fare… “Un laboratorio per una nuova stagione di idee”… Right BLU — La Destra Liberale, è questo.
Ha partecipato a fine giugno al meeting “la Destra che non c’e'” patrocinata da Gianfranco Fini in veste di allenatore: che impressione ne ha ricavato?
Diciamo che è stata la “mia prima volta” in assoluto. Prima di quella data non avevo mai preso parte ad una manifestazione del genere. L’ho trovata molto partecipata, soprattutto dal punto di vista emozionale, ed è stato davvero particolarissimo incontrare dal vivo tante persone che fino a quel momento erano solo dei nick name e delle foto sui “social” ovvero delle immagini in tv.
Oltre a questo aspetto?
Al di là di questo si è trattato giusto di una occasione per riprendere un dialogo perchè da fare c’è davvero tantissimo. In ogni caso, anche se i tre minuti a disposizione di ciascun partecipante per “dire la sua” sui contenuti della “Destra che non c’è”, erano pochi, hanno lasciato comunque il “segno”. Pur essendo nuovo dell’ambiente, ho avuto una percezione abbastanza netta tra chi era là per saltare su un possibile, nuovo “gommone”, e chi, invece, era animato da un sentimento sincero tendente alla ricompsizione di una comunità e di una storia bruscamente interrotta.
E la presenza di Fini?
Vedere Fini dal vivo e strigergli la mano è stato emozionante. Il Presidente Fini è stato il mio idolo da ragazzo. E’ stato colui che mi ha fatto provare l’oroglio di essere di destra, e parlarci, anche solo per pochi minuti, è stato davvero significante..
Nella squadra dell’ex presidente della Camera in che ruolo si vedrebbe meglio: in porta, difesa, regista o in attacco?
In linea di massima, nella vita bisogna avere la capacità di ricoprire “ruoli” diversi: devi saper “parare il colpo”, difendere un principio o una posizione, indirizzare l’azione e segnare quel “goal” che sostanzia il raggiungimento del risultato. Quello del jolly sarebbe il ruolo che maggiormente mi rappresenterebbe in un potenziale “schema di gioco”.
Su, non faccia il democristiano, però…
Ah, la domanda è “secca”? Il mio potenziale ruolo? Beh allora il ruolo di “libero”, direi…
In attesa di scendere in campo non teme che si possano ripetere i tipici errori dei movimenti politici dove in tanti cercano spazio attraverso l’autoreferenzialità ?
In effetti i rischio c’è e in giro già si nota qualcuno chiaramente attestato su quella linea “di pensiero”. E la cosa è parecchio disarmante perchè il Presidente Fini è stato oltremodo chiaro sul punto. La struttura immaginata è di tipo orizzontale. Nessun “accreditamento dall’alto”. Nessuna “sponsorizzazione”. Soltanto l’impegno concreto nei territori ed i risultati raggiunti saranno il viatico di una possibile progressione nella “squadra”. Soltanto i riscontri empirici diranno chi “gioca” e chi sta in panchina.
E invece ?
Non tutti lo hanno capito tanto è vero che in parecchi stanno trasmettendo la plastica “sensazione” che, anzichè predisporsi “all’allenamento” ed a sudare sul campo, si stiano invece grattando la fronte stando sugli spalti dello stadio, e proprio là , in tribuna d’onore, fiduciosi di poter contare su pseudo-rendite di posizione. E lo spirito non è quello giusto, ovviamente, anche perchè allo stato attuale siamo in serie D e per scalare i campionati la strada sarà dura, durissima. Altro che rendite di posizione…
Perchè un elettore moderato di destra dovrebbe votare uno dei tanti partiti di area quando c’e’ già Renzi che lo rappresenta? In fondo un buon 10-12% il premier lo ha preso in campo opposto…
Beh, Renzi è chiaramente un bluff. Su tanti argomenti è vero che usa il linguaggio “dell’uomo di destra” ma, poi, agisce per quello che è: una “variante di uomo di sinistra”.
Non può negare che l’hanno votato…
La verità è che alle ultime elezioni tanta gente ha votato Renzi soprattutto in segno di protesta nei confronti di un’area, quella di centro-destra, sempre più insignificante ed inconsistete, e sia in termini di proposta che dal punto di vista dell’impegno concreto. E sono certo che la nostra gente, soprattutto quella che è rimasta a casa, quel 50% che ha dimostrato profonda disillusione, non stia aspettando altro che una destra capace di battersi per i valori liberal-conservatori perchè, diciamocela tutta, quella “destra che non c’è”, è quella destra di respiro europeo, quella destra capace di affrontare le sfide del liberismo economico, di propugnare una metamorfosi culturale dell’intero paese e di un intero popolo, liberandolo dall’oppressione di un sistema sempre più schiacciante ed opprimente per dare a ciascuno di noi la possibilità essere realmente artefice del nostro destino.
Cosa non la convince del M5S? Per uno come lei attento alle denunce locali non avrebbero potuto costituire un approdo?
Vede, l’azione d’impeto è sempre appassionante ma le dinamiche corrette, quelle che davvero permettono alle cose di cambiare e di avere un senso, sono quelle nelle quali si propone e ci si apre al dialogo ed alla “costruzione”: gridare e dire no è troppo facile. In quel modo si parla “alla pancia della gente”. In quel modo si cavalca la tigre della disperazione. E la politica non deve fare questo: la sua essenza è nel dovere di dare risposte. E, poi, i miei valori di riferimento sono quelli liberal-conservatori. Valori decisamente distanti da quelli del M5S. Senza contare che anche solo l’idea di essere “oltre Hitler”… Beh, credo che ci siamo capiti…
Affrontiamo un luogo comune: al Sud si vive di assistenzialsmo e al nord si lavora? O al Sud ormai si emigra?
Diciamo che oramai si lavora dove si può e quando proprio non ci sono alternative si va all’estero o ci si toglie addirittura la vita. La storia drammatica degli ultini tre anni del nostro paese ci dice questo. L’assistenzialismo, con gli ammortizzatori sociali, è operante ed operativo in ogni dove e chi “può rimediare” un lavoro lo fa senza starci a pensare più di tanto. La “crisi” ha annullato le distinzioni, ha abbattuto i luoghi comuni ed ha messo un intero paese in ginocchio. La verità , è questa.
Se un domani arrivasse a rivestire un ruolo di ammministratore della sua città cosa le piacerebbe realizzare come progetto? C’è qualcosa che le sta a cuore?
Beh, le idee sono tante ed i progetti pure. Napoli è sempre stata la “culla” del diritto e dell’arte. Il sogno sarebbe riuscire a trasformarla nella “culla” della legalità .
A ottobre Fini sarà a Napoli per l’assemblea regionale dell “destra che non c’e'”, lei dicono sia un giovane “sotto osservazione” del mister… pronto a indossare la maglia?
Non so se il mister mi “osservi” per davvero. Amo “giocare le partite” a prescindere. Ciò non di meno, è tutto a vedere. Se l’obiettivo è quello di costruire, nel tempo, e senza avere nessuna particolare fregola, una squadra importante che sappia riappassionare i nostri “tifosi”, che abbia uno schema di gioco valido – con dinamiche veloci, “all’inglese”, a zona, con pressing a tutto “campo” e con vertigionose verticalizzazioni — e se lo spirito di gruppo sarà quello giusto, beh… sono pronto.
Le chiediamo una profezia: prima o poi questa “destra che non c’e'” la si troverà ?
Glielo dico sottovoce… Mi creda: quella destra già c’è, basta solo darsi il coraggio di viverla.
argomento: destra, Fini | Commenta »