Luglio 28th, 2014 Riccardo Fucile
SUL SENATO IL LEADER DI FORZA ITALIA RITIENE IL DIALOGO NECESSARIO, MA SUL’ITALICUM NESSUNA MODIFICA
«Qualsiasi modifica al Patto del Nazareno la stabiliamo insieme, alle mie condizioni, Matteo non pensi di fare di testa sua solo perchè adesso è nei pasticci al Senato con questo muro contro muro».
Silvio Berlusconi rientra a Roma domani e conferma ai suoi che tornerà a incontrare nelle prossime ore il premier Renzi.
La disponibilità del resto il leader di Forza Italia l’aveva fatta trapelare già nel fine settimana, preoccupato per il cammino della riforma.
Ancora in serata non si aveva conferma della data, ma l’emergenza Senato lascia prevedere a molti, nello staff berlusconiano, che non avverrà oltre domani (o al più mercoledì).
Anche perchè proprio domani a Palazzo Madama si torna in trincea con le votazioni e lo stallo non lascia prevedere nulla di buono.
Si potrebbe arrivare nel giro di poche ore all’esame con voto segreto dell’emendamento che porta la prima firma del leghista Candiano e che, tra le altre cose, prevede la riduzione del numero dei deputati: basterebbe che passasse quello per far saltare una buona parte della riforma.
I dissidenti forzisti (come gli oppositori degli altri partiti) stanno in riva al fiume: sarà quella la prima prova del nove sulla tenuta della maggioranza delle riforme.
L’ex Cavaliere in versione “padre delle riforme” è pronto a fare la sua parte, ma vuole suggerire a Renzi «maggiore prudenza» con le opposizioni.
«Si è chiuso in un angolo e adesso non sa come venirne fuori» ha commentato da Arcore in queste ore.
Al presidente del Consiglio dirà anche che qualsiasi modifica al patto del Nazareno, anche minima, andrà concordata.
Fosse pure un ritocco all’Italicum per convincere Sel a cedere.
Su quel versante, Berlusconi – racconta chi gli ha parlato – potrebbe anche essere disponibile a rivedere la soglia di sbarramento, vero spauracchio per i piccoli.
Nella legge di riforma elettorale passata alla Camera è previsto al 4,5 per cento per le forze coalizzate e all’8 per quelle che corrono da sole.
Meno disponibile invece lo è a cedere sulle preferenze. «È sulla riforma del Senato piuttosto che bisognerà concedere qualcosa» è il suo convincimento.
Il leader forzista lo ha ripetuto in questi giorni, di fronte all’impasse di Palazzo Madama, rivendicando il suo vecchio lavoro da “grande venditore”: «Un prodotto lo vendi per convinzione, mai per costrizione».
Tradotto: con gli ultimatum e le minacce all’indirizzo dei senatori, per strappare per altro la cancellazione della loro Camera, Renzi non va lontano.
È anche la tesi del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, come si legge nel suo “Mattinale” di ieri con cui invita il premier al «dialogo» e a prendere in considerazione un «lodo Berlusconi ». Un compromesso che passerebbe attraverso «la promozione a senatori dei consiglieri regionali più votati, con più consenso, in questo modo i cittadini scelgono».
Una via di mezzo tra il Senato non elettivo voluto da Renzi e l’attuale sistema.
Ma è una trovata giusto di Brunetta. In realtà , dentro Forza Italia fanno fatica a tenere quei 18-20 sul piede di guerra. Berlusconi lo sa e al premier nelle prossime ore dirà anche questo. Bastava leggere in serata il tweet di fuoco di Augusto Minzolini, uno dei dissidenti forzisti, contro il premier per rendersi conto dell’aria che tira («Preferisce il Senato della Casta o è semplicemente malato »).
Il capogruppo Paolo Romani ha il suo bel da fare, lamenta «l’inutile forzatura che ha voluto imporre Renzi: certo, sarebbe singolare se dovessimo rimettere mano all’Italicum, già passato alla Camera con i nostri voti determinanti».
Il consigliere politico Giovanni Toti prova invece a gettare uno sguardo al futuro e al partito e rispondendo a una domanda durante la rassegna “Ponza d’autore” spiega che, complice la condanna Mediaset e la legge Severino, «al momento è evidente che non potrà essere Berlusconi il nuovo candidato premier alle prossime elezioni».
Ed è la ragione per cui le primarie potrebbero essere una soluzione, «ma da usare con cautela».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Luglio 28th, 2014 Riccardo Fucile
DIALOGO O CHIUSURA, RESA DEI CONTI FRA DUE DIVERSE STRATEGIE NELLA BATTAGLIA CONTRO RENZI
La trattativa sulla legge elettorale, negli ultimi giorni, gli è sfuggita di mano. Dunque Beppe Grillo arriva a Roma con l’intento di rimettere ogni cosa al suo posto.
Dopo una settimana di passi in avanti e poi di retromarce (“trattiamo con il Pd”, “no, tempo scaduto, non trattiamo più”), si tireranno le somme.
Il leader M5S è atteso nella Capitale dopo pranzo per incontrare i gruppi parlamentari di Camera e Senato, ma prima dell’assemblea congiunta con i deputati e i senatori, è con Luigi Di Maio che avrà un faccia a faccia.
Con quello considerato da tanti il suo delfino, scelto per dialogare con il premier perchè tra tutti è colui che ha un profilo più istituzionale, ma che adesso è stato delegittimato dallo stesso Grillo e da Casaleggio, che non hanno gradito la decisione di fissare un nuovo appuntamento con i democratici per continuare a trattare sulla legge elettorale.
Così bisognerà stabilire la nuova strategia da mettere in atto e soprattutto cosa fare in quella che si prospetta una settimana di fuoco.
“Faremo iniziative fuori e dentro il palazzo”, fanno sapere i pentastellati reduci dalla “marcia democratica” sul Quirinale. “Dobbiamo sensibilizzare le persone e sopratutto far capire loro che noi non vogliamo bloccare le riforme. Vogliamo una riforma fatta bene nel rispetto delle regole democratiche”.
Ed è di regole democratiche che i grillini vogliono parlare accusando il premier e il governo tutto di essere autoritari. In fondo, fanno notare, “noi abbiamo presentato 200 emendamenti, non è giusto aver contingentato i tempi”.
La battaglia è contro il premier reo di aver definito la protesta di giovedì scorso “una passeggiata”.
“La nostra manifestazione sotto al Quirinale, contro gli attacchi alla democrazia e alla Costituzione da parte del governo Renzi, deve aver spaventato quest’ultimo ancora più di quanto credevamo”, scrive su Facebook il senatore M5S Nicola Morra.
Il premier ha usato “arroganza per declassare la nostra protesta pacifica. Passeggiatina? Sembravamo pochi, certo. Pero’ Renzi forse non considera i milioni di cittadini al nostro fianco dei quali siamo portavoce! Hanno cercato di minimizzare chiamandola ‘Rivoluzione Selfie’ per via delle foto che abbiamo pubblicato sui social network. Si chiama informazione (altra cosa che non piace a chi disprezza la democrazia)”, attacca ancora Morra mentre allo studio ci sarebbe altre azioni eclatanti.
Sicuramente preteste in Aula. abbandono dei lavori e manifestazioni in piazza.
Durante l’assemblea congiunta, non si parlerà solo di riforme. Bisognerà eleggere il nuovo direttivo dei gruppi e anche il tesoriere.
Mentre Federico D’Incà dovrebbe subentrare a Riccardo Nuti come presidente giuridico del gruppo a Montecitorio.
Infine, secondo quanto viene raccontato, in agenda, ci sarebbe un altro tema che scotta e che ancora non è stato toccato: “il licenziamento”, secondo alcuni, “l’abbandono”, secondo altri, di Nicola Biondo, responsabile comunicazione del gruppo alla Camera.
In tanti, tra i parlamentari, si pongono domande senza ricevere risposte.
Grillo e Casaleggio dovrebbero dare spiegazioni anche su questo.
Ma il condizionale, si sa, è d’obbligo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 28th, 2014 Riccardo Fucile
UN PO’ DI DECENZA MAI
Davvero bello questo clima di esultanza e trionfalismo per il recupero ipertecnologico di una immensa bara galleggiante: bello, sobrio e soprattutto rispettoso per i familiari delle vittime.
C’è pure il Presidente del consiglio che fa (va bè) bella mostra di sè, ovviamente senza fini elettorali (se lo avesse fatto Berlusconi lo avrebbero demolito).
Nnon manca neppure la retorica giornalistica del “relitto che riemerge, chiara metafora della voglia di rinascere del Paese Italia”.
A questo punto si attendono solo le fanfare, o fuochi d’artificio e magari un bel trenino “Brigitte Bardot-Bardot”, guidato da Schettino.
Quella nave è un carro funebre, un concentrato di morte, un condensato di dolore.
Abbiate un po’ di decenza.
Andrea Scansi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 28th, 2014 Riccardo Fucile
DECRETO ANTI-INCHINI GIA’ ANNACQUATO: A RISCHIO VENEZIA, CAPRI E PORTOFINO
Con un po’ di anticipo sulla tabella di marcia, grazie al meteo favorevole e all’ottima tenuta del progetto ingegneristico che ha rimosso il relitto, la Concordia è arrivata a Genova.
Si conclude la vicenda che è costata la vita a 33 persone e ha inflitto una ferita all’ambiente del Giglio e dell’Arcipelago Toscano e all’immagine del nostro Paese.
I nostri monitoraggi non hanno fatto emergere alcun sversamento di idrocarburi o sostanze inquinanti.
Adesso però dobbiamo rivitalizzare il Santuario dei cetacei, rendere efficace il “Decreto anti-inchini” e inaugurare una nuova stagione dello smantellamento delle navi europee nel vecchio continente.
Ogni giorno, insieme a Legambiente, abbiamo raccontato cosa accadeva nel tragitto, monitorando il convoglio a bordo della Maria Teresa, l’imbarcazione della Fondazione Exodus di Don Mazzi
Ora, vogliamo augurarci che il buon esito della rimozione del relitto possa essere un trampolino per rivitalizzare il Santuario dei cetacei.
Politiche di gestione attente e tutela del mare, avrebbero potuto prevenire questa tragedia. Dopo il naufragio, con fin troppe resistenze, è stato varato un “Decreto anti-inchini” che è stato però già annacquato dalle pressioni delle lobby dei trasporti marittimi.
Ci sono infatti i “passaggi ravvicinati” davanti a Venezia, Capri e Portofino, con la speranza che non si ripresenti l’ennesima emergenza annunciata.
D’altra parte è significativo che per la prima volta, da decenni, una grande nave venga smantellata in Italia: non possiamo aspettare tragedie come queste per fermare la vergognosa pratica dello smantellamento delle navi in cantieri fatiscenti in Paesi come la Turchia, l’India e il Bangladesh.
Ci auguriamo che questa sia l’occasione per ripensare un modello industriale aberrante e garantire sul serio lo smaltimento in Europa delle imbarcazioni comunitarie.
Il nostro monitoraggio, tuttavia, non si conclude con l’arrivo della Concordia a Genova: insieme a Legambiente continueremo a vigilare sullo smaltimento della nave e sulle operazioni di bonifica e ripristino dei fondali del Giglio e chiediamo di partecipare come osservatori in questo delicato processo.
Tutto questo, per chiedere anche un adeguato risarcimento del danno ambientale senza sconti per la proprietà
Mai più un’altra Concordia.
(da “Greenpeace.org”)
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Luglio 28th, 2014 Riccardo Fucile
E’ TEMPO DI ALLEARSI CON GLI AVVERSARI, BASTA CAMPANILISMI
Allarme! Una nuova squadra si è iscritta alla serie A. Non è stata promossa dalla B. Ha vinto solo il campionato dilettanti di Firenze, ma il presidente giura che la maggioranza degli italiani tifa per lui.
Autocertifica che lui è bravo. Anzi, il migliore. Addirittura l’unico.
La squadra? Basta con i Pirlo. Servono giovani, meglio se non sanno una mazza di pallone (anzi, se magari non hanno mai fatto un fico).
L’essenziale è l’entusiasmo. E la fedeltà al presidente.
Lui ha capito come gira. Per essere sicuro di vincere si è alleato con le squadre avversarie.
Non importa che i tifosi non lo sapessero, che già si preparassero per il derby. Curva contro curva? Roba superata. Basta con le rivalità , con i campanilismi. È tempo di pacificazione .
Bianconeri, rossoneri, rossoblù, giocheranno tutti insieme. Fanno più colore tutte le maglie confuse. E poi cheppalle i campi vuoti, le partite piene di tempi morti.
La nuova squadra avrà 3 portieri, 16 difensori e 28 attaccanti.
Gli avversari? Sono passati quasi tutti in questa metà del campo.
A difendere l’altra porta sono rimasti i soliti rancorosi, quelli che vogliono per forza essere divisi, che difendono bandiere superate, che odiano lo spettacolo. La gioia, il divertimento.
I gol, ecco il senso del calcio, non importa chi li segna. Evviva il fuorigioco!
Ma il regolamento? Non è un problema.
Il presidente si è messo d’accordo con il proprietario dell’ex club avversario, sì, quello condannato per frode fiscale, accusato di truccare le partite. Acqua passata, bisogna perdonare.
E poi anche lui è simpatico e gli piace la figa. Che non guasta. Più allegria, più folklore, più tette per tutti.
È deciso: da oggi se vinci una partita ti porti a casa il campionato.
Scegli i guardialinee, i giudici della Federazione. Magari i direttori della Domenica Sportiva.
I tifosi? Si convinceranno, e poi cambieranno casacca. Non c’è gusto a tenere per chi perde.
Ci sarebbe un ostacolo: l’arbitro. Ma non è un problema. Ha novant’anni, da cinquanta non esce dal campo, ma giura di sgambettare come un ragazzino. Comunque le azioni gliele racconta il presidente.
E in ogni caso l’arbitro ha già deciso: basta con la difesa, con i portieri. Non sono sportivi.
Tolgono entusiasmo, ci fanno perdere la Champions, l’Europa.
Siete terrorizzati? Siete pronti a mollare l’ombrellone per scendere in piazza? Tranquilli. Scherzavamo.
È solo il primo ministro che non è mai stato votato, che non aveva detto di voler cambiare le regole della democrazia.
Che aveva giurato di essere avversario di Berlusconi e invece ci si è alleato.
È solo il presidente della Repubblica e non l’arbitro Rizzoli che è sceso in campo per ammonire gli avversari.
Non parlavamo del regolamento Figc, ma della Costituzione.
In gioco non è il campionato, ma la vostra vita.
Tranquilli.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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