Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
PAOLANTONI, “AMICO DI CARMINATI”, GESTISCE IL SALONE DELLE FONTANE
Il Partito democratico avrebbe voluto realizzare la sua Assemblea Nazionale in una location particolare in questo momento: il Salone delle fontane, gestito da Sergio Paolantoni, un imprenditore che definisce Massimo Carminati, mentre è intercettato, “un amico” e poi “una persona per bene”.
Ma saputo dell’inchiesta, il Nazareno ha deciso di cercare un’altra sede.
Francesco Rutelli nominò Paolantoni rappresentante per i Beni culturali, nel comitato tecnico dell’Enit, l’Agenzia nazionale per il Turismo, nel 2007.
Massimo Carminati invece ha usato l’auto intestata alla sua società , la stessa del Salone preferito dal Pd, che lì ha organizzato anche la celebre cena di finanziamento con Matteo Renzi e ‘guest star’ Salvatore Buzzi e la coop 29 giugno.
La macchina in questione è una Audi A1, l’auto che il “cecato” utilizzava quotidianamente.
Parliamo di Sergio Paolantoni, presidente della Palombini Eur, la società che gestisce il Palazzo dei Congressi e il Salone delle Fontane, ma anche le caffetterie di musei importanti come Le scuderie del Quirinale o il Palazzo delle Esposizioni, ottenute con un contratto di cessione d’azienda dalla municipalizzata del comune di Roma, la Palaexpo.
Proprio al “Salone delle Fontane”, il Pd ha organizzato, per domenica, l’assemblea nazionale.
Ieri sera il Pd potrebbe avere deciso di spostarla al Parco dei Principi. Ma Paolantoni, sentito in tarda serata, non ne sa nulla: “Il Pd ha chiesto l’affitto del palazzo ma non il catering, al prezzo mi pare di 18 mila euro, domani le potrei dire la cifra esatta”.
Alla luce degli atti di indagine è agevole intuire l’imbarazzo del Nazareno.
Il manager che definisce ‘amico’ Massimo Carminati è un uomo dai tanti incarichi e molto rispettato.
Paolantoni, è anche amministratore delle Caffetterie Museali del Vittoriano e del BioParco di Roma, della Expo 2004, società di gestione della Casina delle Rose a Villa Borghese ed è stato membro della Giunta di presidenza della Confcommercio del Lazio e insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Commercio.
“Non sono amico di Massimo Carminati so solo chi è — spiega al Fatto Paolantoni — e non mi ricordo nemmeno quando l’ho visto. Non sono io che ho dato l’auto a Carminati. Le rate del leasing le pagava Luigi Seccaroni, il concessionario al quale avevo lasciato l’auto in tentata vendita. Eri scocciato con lui e ho inviato una lettera dell’avvocato perchè l’auto era stata lasciata da Seccaroni a Carminati che la voleva provare ma l’acquisto non è stato finalizzato”.
Luigi Seccaroni è definito dal Ros “sotto il controllo” del “cecato”.
Alla sua concessionaria, Carminati e il fidato braccio destro Riccardo Brugia si rivolgono spesso, scrive il Ros dei carabinieri, quando hanno bisogno di un automobile.
E così Paolantoni e Seccaroni si telefonano, il 28 febbraio 2013, per “discutere — annota il Ros — del problema relativo al leasing dell’autovettura di Carminati”. Paolantoni chiama Seccaroni per riferirgli di “di aver ricevuto un telegramma dalla finanziaria con il quale veniva intimato il versamento di 1885 euro e la riconsegna dell’autovettura in questione”.
Seccaroni spiega che, almeno fino a gennaio, la convivente di Carminati, Marina Alessi, “ha fornito prova dei pagamenti effettuati” ma poi su suo consiglio, “si erano recati presso la concessionaria Autocentri Balduina, ove non si era voluto procedere ad autenticare la firma a distanza, pur avendo la Marini un leasing attivo”, il che induceva la donna “a non voler più acquistare l’autovettura in questione”.
Il 28 febbraio 2013 c’è la telefonata più imbarazzante per il manager.
“Siamo tre amici, no?”, dice Paolantoni a Seccaroni — “Va bene? Per cui io non ho avuto problemi che tu dessi la macchina a Massimo. no? Tu non hai avuto problemi…”. Aquel punto il concessionario replica: “Io non mi sono permesso di dare la macchina. Solo al momento… quando loro ci hanno organizzato….. se no io non gliela avrei mai data e lui non se la sarebbe mai presa….. però adesso… purtroppo…”.
“Luigi — conclude Paolantoni — ma siamo tre amici…. siamo tre persone perbene… il problema qual è? Che poi adesso tutto questo rimane tutto in capo alla mia proprietà …”.
Qualche tempo dopo, parlando con l’imprenditore arrestato Giuseppe Ietto, Paolantoni torna a discutere dell’auto in questione: “… il proprietario della mia vecchia Al sono ancora io, perchè me la hanno riportata indietro, ce l’ho ancora lì da vendere porca troia. Anzi perchè non te la compri te?”.
“Me l’ha detto Massimo”, risponde Ietto, “ma per chi mi avete preso a me per lo sfascia carrozze….”.
C’è un altro episodio, oltre il noleggio dell’auto,a legare l’uomo scelto da Rutelli per l’Enit e gli uomini vicini a Carminati, per la precisione Riccardo Mancini, anch’egli arrestato nell’inchiesta sulla “Mafia Capitale”: l’affare dell’impianto sportivo Tre Fontane.
Al bando di gara aderiscono due società : la “Nuova rugby Roma” e la “Rugby Roma srl sportiva dilettantistica”, presieduta da Riccardo Mancini, “messo lì” dal sindaco Gianni Alemanno,spiega in un’intercettazione Fabrizio Pollak, anch’egli socio.
E proprio Pollak, in un’altra intercettazione, dice che nella società “sarebbe entrato anche Paolantoni”.“Ero amico di Mancini e Pollak”, dice Paolantoni al Fatto, “e abbiamo costituito questa società perchè sono amante del Rugby ma da tempo sono fuori dalla società ”.
Loredana Di Cesare e Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
BUZZI: “TUTTO IL CONSIGLIO COMUNALE PRENDE DENARO”
Il “ Tanca”, come Salvatore Buzzi chiamava Franco Panzironi, era un’idrovora.
Un pozzo senza fondo. Lui e la “ Fondazione Nuova Italia ” del sindaco Gianni Alemanno, di cui era segretario generale. Capace di inghiottire un fiume di denaro. «Per l’aggiudicazione di appalti, lo sblocco dei pagamenti di Eur spa e qualunque altro problema con la pubblica amministrazione », annota il Ros dei carabinieri nell’informativa del 10 dicembre scorso depositata ieri al Tribunale del Riesame.
E a leggerne le pagine sembra quasi di sentire l’affanno con cui, ad horas, negli uffici della Cooperativa 29 giugno si svuotava la cassaforte di contanti da infilare in un borsello in similpelle che il corpulento ex ad di Ama si cacciava nelle tasche di fronte a una palestra dell’Eur. L’” Haeven 4”. Il “Paradiso”, appunto.
“JE NE DOVEMO 40
Vediamo, dunque. Il 13 febbraio 2013, Buzzi non si capacita. Dice a Carminati: «Hai capito er Panza? Er Panza me dice: “Aho, me dovete da’ ancora 40 mila”.
E alla segretaria, Nadia Cerreto, chiede in affanno: «Quanto c’avemo ‘n cassa? Dieci, quindicimila? Vabbè, damme 15».
Il grano, naturalmente, va consegnato dove gradisce “il dottore”.
Il “ Tanca”, o “ Panza”, si intende. Il 2 maggio 2013, 15 mila «alla palestra vicino all’obelisco dell’Eur».
E non sono certo gli ultimi, perchè dice Buzzi, «Quello è ‘na cambiale. L’ho messo a 15 al mese…. Anzi, che cazzo sto’ a dì. Quindici a settimana ».
L’8 maggio 2013, dunque, ci risiamo. “ Er Panza”, ribussa a denari. Altri 15 mila. Negli uffici della Fondazione Nuova Italia, stavolta.
E il 16 maggio, otto giorni dopo, altri 15 mila all’Eur. Le cimici del Ros catturano un Buzzi esausto che a Claudio Turella, allora responsabile della programmazione e gestione del verde pubblico del Comune, dice: «Oggi è l’ultima settimana e ho finito. M’ha prosciugato tutti i soldi, ‘sto Panzironi. E così posso ricomincià a pensa’ a te. Che cioè, pe’ trova sti soldi o te compri un benzinaio o non li trovi, eh».
Oppure, aggiunge, «fai come Maruccio (Vincenzo, ex consigliere regionale Idv arrestato per peculato nel novembre 2012, ndr) e Di Pietro. Perchè che te pensi, Cla’, che quelli giocavano alle slot machine? Quelli riciclavano i soldi. Però (per riciclare, ndr ) devi conosce. E io non conosco un cazzo»
Epperò, con il “Tanca”, non si finisce mai.
Il 28 maggio 2013 chiede altri 40 mila. E Buzzi, visto il rischio che Alemanno perda le imminenti elezioni comunali, teme siano soldi buttati.
«Aho’, me ricordo che quando ci fu il cambio da Veltroni ad Alemanno, c’ho rimesso 100 mila euro». Ma Carminati non sente ragioni. Che li prenda.
Buzzi di quei “40” parla come un’ossessione in giugno e poi ancora il 29 gennaio di quest’anno: «Dovemo da’ 40 sacchi a Panzironi». Senza contare che, il 24 aprile, lo stesso Buzzi si attrezza per consegnare a “Tanca” anche un orologio attraverso il figlio dell’ex ad di Ama, Dario.
Del resto, spiega Buzzi, quello andava a percentuale. Il 2,5% del valore dell’appalto. Lo stesso che pretende ora il consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè: 120 mila euro. («Davvero je dovemo da’ tutti sti soldi a questo?»).
LA FONDAZIONE NUOVA ITALIA
Quando non sono per lui, i quattrini che reclama Panzironi finiscono alla Fondazione Nuova Italia. Dai conti delle cooperative di Buzzi partono 19 bonifici tra il gennaio 2012 e il settembre 2014, per un totale di 265 mila euro.
Anche quando Alemanno non comanda più. Ma la musica, evidentemente non cambia. Nè per lui, nè per i “nuovi”.
Buzzi, il 6 ottobre scorso, si sfoga con un imprenditore (che il Ros non riesce a identificare). «O c’hai lo sponsor o non entri».
Il tipo – annotano i carabinieri – «chiede se potrebbe essere d’aiuto il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda».
Buzzi lo liquida così: «No, non conta un cazzo. Devi trovare sempre un consigliere comunale che lo paghi e ti porta. Tutto il consiglio comunale piglia i soldi».
Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
BANCA PROSSIMA HA PERMESSO ALLA COOPERATIVA DI RACCOGLIERE 900.000 EURO, DI CUI 600.000 ARRIVATI DA PRIVATI… UNIPOL HA CONCESSO CREDITI PER 3,4 MILIONI, BANCA ETRURIA PER 2,2 MILIONI
“Le cooperative hanno una procedura di tenuta dei bilanci che è nella responsabilità dei cda e i bilanci sono certificati da un collegio dei sindaci. Su questo le centrali cooperative non hanno nessun compito. A loro spetta solo il controllo delle caratteristiche di cooperativa”.
Parola del ministro del Lavoro ed ex numero uno di Legacoop Giuliano Poletti.
Vallo a spiegare, però, a chi ha prestato soldi alla cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi.
Nel cui bilancio di gruppo relativo al 2013 sono riportati affidamenti per oltre 15 milioni di euro e finanziamenti per 2,9 milioni.
E la lista dei creditori è lunga. Si va da Banca Etica alla Unipol Banca delle stesse coop, passando per Banca Prossima del gruppo Intesa Sanpaolo a Coopfond, che gestisce il Fondo mutualistico alimentato dalle cooperative aderenti a Legacoop.
Senza contare i soci (detenuti ed ex detenuti, ex tossicodipendenti, disabili) che hanno conferito alla società in tutto 2,5 milioni di capitale.
E poi i piccoli risparmiatori, quelli che si sono fidati della storia quasi trentennale della cooperativa prosperata grazie alle commesse pubbliche ottenute nei modi emersi dalle carte dell’inchiesta e le hanno prestato 600mila euro per il tramite di Banca Prossima.
E ora, tanto quanto la cooperativa, sono nelle mani della giustizia.
Perchè la magistratura ha disposto il sequestro dell’intero patrimonio della coop (10,8 milioni, stando al bilancio approvato a maggio) incluse le quote della galassia di società controllate.
E i tre amministratori straordinari nominati dalla Procura devono fare i conti con la situazione.
“Il nostro compito, in base al Codice delle leggi antimafia, è portare avanti gli appalti in essere fino a quando, tra sei mesi/un anno, il Tribunale deciderà per la confisca o il dissequestro”, spiega a ilfattoquotidiano.it Claudia Capuano, uno dei tre professionisti scelti dal Tribunale di Roma.
“Ma abbiamo già ricevuto diverse disdette dagli appaltanti”. Una tendenza inevitabile, vista la situazione, ma che potrebbe mettere a repentaglio la continuità delle attività . Peraltro in questa fase solo i fornitori ritenuti indispensabili continuano a ricevere regolarmente i pagamenti, mentre per gli altri “si dovrà procedere all’accertamento del passivo“.
Insomma: la cooperativa di Buzzi, arrestato insieme ad altre 36 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto insieme a Massimo Carminati uomo chiave di Mafia capitale, lascia dietro di sè anche una scia di debiti. Ecco chi è più esposto.
Il prestito di Banca Prossima che coinvolge 286 privati
Lo scorso 16 ottobre la controllata di Intesa Sanpaolo specializzata nei finanziamenti al non profit e all’economia sociale ha lanciato sulla sua piattaforma online Terzo valore una raccolta di fondi per la 29 giugno.
Obiettivo, raccogliere un totale di 900mila euro che la cooperativa avrebbe dovuto utilizzare per comprare a Roma Est otto alloggi da destinare “all’accoglienza di 130 nuclei famigliari in difficoltà ”.
Un prestito che in base alle condizioni fissate da Banca Prossima sarebbe stato restituito in dieci rate semestrali comprensive degli interessi. I privati, in particolare, potevano mettere sul piatto da un minimo di 500 a un massimo di 10mila euro e scegliere il rendimento da ricevere, da zero al 3 per cento.
Come dire che chi non voleva lucrare su quello che appariva come un progetto ad alto valore sociale era libero di prestare i soldi senza un ritorno economico oltre al rientro del credito. E in molti l’hanno fatto: il tasso medio prescelto è stato dell’1,5 per cento. L’iniziativa, pubblicizzata con lo slogan “Sostieni la cooperazione sociale — Roma ci guadagna e anche tu”, è stata un successo: il periodo di raccolta, come si può ancora leggere sul sito di Terzo Valore, è stato prorogato fino al 25 novembre “per consentire a tutti i sostenitori di donare”, hanno partecipato 286 prestatori e il target di 900mila euro è stato centrato, con il contributo della banca che ce ne ha messi 300mila.
E ora fa sapere che “in caso di inadempimento nel rimborso delle rate dei singoli prestiti” è pronta a rispettare la garanzia prestata nei confronti dei risparmiatori, ma “al momento siamo in una fase in cui le somme prestate non sono state ancora utilizzate dalla cooperativa e sarà l’Autorità giudiziaria a fornire indicazioni in merito”.
In effetti, l’ultimo rendiconto disponibile sul portale informa che gli immobili sono “quasi completamente pronti” ma non sono stati consegnati per “una difficoltà nell’ottenimento dell’autorizzazione dell’imbocco in fogna”.
Banca Etica ha sospeso i fidi
Banca Etica, da parte sua, ha concesso alla 29 giugno fidi di conto corrente, anticipi sulle fatture, un mutuo chirografario della durata di 60 mesi con scadenza nel marzo 2016 e uno di 18 mesi anch’esso fino al 2016, per un totale di 2,2 milioni di euro.
Il presidente Ugo Biggeri ha comunicato, attraverso il blog dell’istituto, di aver subito bloccato i rapporti e sospeso i fidi, spiegando che “i dati emersi durante il processo di analisi prima della concessione dei finanziamenti non avevano evidenziato criticità ” e “nulla era emerso circa le attività illecite dell’organizzazione”.
La banca cooperativa si definisce “parte lesa” e sta “valutando di costituirsi parte civile nel processo che seguirà alle indagini”.
Anche le linee di credito di Unipol hanno un limite
Unipol Banca, presso la quale la coop di Buzzi all’epoca aveva linee di credito aperte per 3,9 milioni di euro utilizzate per 1,85 milioni, lo scorso anno ha invece negato alla onlus un ulteriore finanziamento a medio termine di 800mila euro, da utilizzare “per cogliere opportunità di mercato prospettateci da Legacoop”.
Il prestito avrebbe dovuto essere concesso in pool con Coopfond e CCFS (Consorzio Cooperativo Finanziario per lo Sviluppo, un altro istituto del movimento cooperativo) e a fronte dell’ipoteca su un immobile, ma i funzionari della filiale di Roma della banca delle coop hanno detto di no osservando che l’istituto era già troppo esposto verso la galassia 29 giugno.
Rifiuto di cui Buzzi non si è capacitato, tanto da prendere carta e penna e scrivere, il 31 ottobre 2013, una lettera all’amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri, mandata per conoscenza anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all’allora numero uno di Legacoop, Poletti, definendo il prestito negato “incomprensibile, incredibile e increscioso”.
Ad oggi, in ogni caso, la banca fa sapere di aver in essere con la cooperativa linee credito per 3,4 milioni, di cui 2,4 milioni effettivamente utilizzati.
L’ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore: “Con i giusti controlli si poteva evitare” — E dire che secondo Stefano Zamagni, economista ed ex presidente della defunta Agenzia per il terzo settore, il “caso 29 giugno” si poteva evitare: “Se l’Agenzia fosse stata dotata dei poteri di ispezione che avevo chiesto sia all’ultimo governo di Berlusconi sia a quello di Mario Monti, questo non sarebbe successo. Invece nel febbraio 2012 è stata chiusa, lasciando ai burocrati del ministero del Lavoro, che non ne sanno nulla, la responsabilità dei controlli sostanziali su quello che fanno le cooperative sociali”.
Per di più “siamo l’unico Paese che affida anche i servizi alle persone, come l’assistenza ai richiedenti asilo, con gare al massimo ribasso“, nota Zamagni. “Una scelta che non fa che incentivare la corruzione“.
Chiara Brusini
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
LA NUOVA SCUOLA QUADRI DELLA POLITICA NASCE IN CARCERE
I politici democristiani si erano conosciuti e formati alla Fuci, da studenti universitari sotto il fascismo. Moro, Fanfani, Andreotti.
Quest’ultimo incontrò De Gasperi, più anziano, alla biblioteca vaticana e ne divenne il delfino.
Poi tutto un fiorire di simposi fra conventi di suore (celebre quello di Santa Dorotea, che battezzò l’omonima corrente) e località diuretico-termali (Fiuggi, Chianciano, San Pellegrino, Telese).
La scuola quadri del Pci invece sorgeva nel villone delle Frattocchie, ai Castelli Romani. Altri tempi, roba da politichese Ancien Règime.
Da vent’anni si bada più al sodo. Come diceva Grillo quando faceva solo il comico, “nella Prima Repubblica prendevi un politico e te lo ritrovavi delinquente; nella Seconda prendi un delinquente e te lo ritrovi politico”.
Ora, per esempio, scopriamo che la classe dirigente che spadroneggia a Roma da qualche giunta a questa parte si era formata in una scuola quadri ben più efficace: la casa circondariale di Rebibbia.
Lì nell’autunno 1982, per una prodigiosa congiunzione astrale, si trovarono a convivere Gianni Alemanno, Massimo Carminati, Andrea Munno, Peppe Dimitri e Salvatore Buzzi.
Alemanno era dentro per una molotov contro l’ambasciata Urss. Carminati per le sue gesta nei Nar, appena sguerciato all’occhio sinistro dalla pallottola di un carabiniere. Dimitri e Munno pure per le loro imprese nei Nar. Tre amici al Nar.
Buzzi invece aveva assassinato con 34 coltellate un collega bancario, suo complice in una truffa a base di assegni falsi, che lo ricattava.
Alemanno, Dimitri e Buzzi dividevano la stessa cella. Gli altri due li incontravano nell’ora d’aria. E fu subito scintilla, amore a prima vista.
Chissà le conversazioni, i dibattiti, i progetti per il futuro.
C’è chi, per reinserirsi nella società , intreccia cestini di vimini. E chi, più modernamente, si dà alla politica.
Altro che America: è l’Italia il paese delle opportunità e la galera non è certo un ostacolo: anzi, fa curriculum.
Siccome il primo arresto non si scorda mai, quando Alemanno diventa deputato di An e poi ministro dell’Agricoltura, si ricorda del camerata Dimitri e gli affida una consulenza.
Buzzi invece si butta a sinistra, Pci-Pds-Ds-Pd, con la coop rossa 29 Giugno: “opera nel sociale”. Si laurea in Lettere, simbolo del riscatto dei detenuti che ce l’han fatta. Organizza convegni molto garantisti sugli orrori del carcere e la bellezza delle “Misure alternative alla detenzione e il ruolo della comunità esterna” alla presenza di Cossiga, Vassalli, Martinazzoli, Ingrao.
Alemanno intanto diventa sindaco, ma non è tipo da discriminare i rossi, anzi è di larghe vedute: appalti su appalti al compagno (di cella), che per non saper nè leggere nè scrivere ha infilato pure Er Cecato fra i soci.
Munno invece fa l’imprenditore, infatti torna in galera nel ’94, ma non più come nell’82 per una misera aggressione: stavolta per usura, truffa e ricettazione di dollari falsi. In un paese giustizialista avrebbe chiuso lì.
Ma l’Italia è garantista ed ecumenica: ecco dunque la sua EdilHouse80 fare man bassa di appalti ai Punti Verdi del Campidoglio, grazie anche alla consulenza dell’ex responsabile Ambiente di Veltroni.
Lui è di nuovo indagato: fatture gonfiate e corruzione dei poliziotti che dovrebbero sorvegliarlo ai servizi sociali. Un carrierone.
Mafia Capitale invece gli manca, diversamente che agli altri tre (Dimitri è morto nel 2001): Alemanno è inquisito per mafia a piede libero.
Buzzi il Rosso e Carminati il Nero invece son tornati dentro: non più a Rebibbia, stavolta a Regina Coeli.
Chissà gli allegri conversari sul piccolo mondo antico di mezzo che non c’è più: fra qualche mese, se tutto va bene, mettono su un’altra scuola quadri nell’ora d’aria. Lezioni di furto con scasso, spezzamento di ossa, scrocchiamento di pollici, materie così.
Fuori intanto Napolitano dice che gli eversori non sono i ladri e i mafiosi, ma gli antipolitici.
Il commissario Orfini annuncia “lezioni di legalità ” per rieducare i compagni che rubano: basta spiegargli il settimo comandamento e vedi che smettono, prima mica lo sapevano che non sta bene rubare.
E tutti si stupiscono: chi l’avrebbe mai detto.
Al confronto, Er Cecato ci vede da dio.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
IL VIGILE MULTA L’ANZIANO CHE ATTRAVERSAVA LA STRADA TROPPO LENTAMENTE
Signor vigile che a Pinerolo, provincia di Torino, ha dato la multa a un pensionato di 85 anni rallentato dall’artrosi perchè attraversava la strada a passo di lumaca, mi potrebbe togliere una curiosità ?
Mi potrebbe spiegare per quale motivo in questo Paese strabico le regole scattano come tagliole solo quando a calpestarle sono i deboli e gli indifesi?
Ho visto la faccia di quel pensionato, l’ho sentito parlare sullo sfondo di un classico tinello italiano, modesto e curato.
E ho pensato che, se fosse ancora vivo, sarebbe potuto essere mio padre.
Ecco, lei ha appena multato mio padre. Forse ne andrà orgoglioso. Le divise fanno strani scherzi, a volte.
La legge è sicuramente dalla sua. Il pericoloso soggetto solcava le strisce pedonali con l’andatura di un alpino che marcia in montagna controvento.
Incurante del troppo rapido susseguirsi dei colori: verde, giallo, rosso.
E a quel punto, come un falchetto, è intervenuto lei, sorprendendolo in flagranza di reato. Immagino che sia altrettanto reattivo e implacabile quando sulle medesime strisce sfreccia una macchina a cento all’ora, guidata da un balordo munito di coltello.
E’ intervenuto e, probabilmente, ha pensato: «Poveretto, zoppica, potrei dargli una mano ad attraversare, magari accompagnarlo al bar e offrirgli un caffè…ma se mi comportassi così, infrangerei il comma f) dell’articolo 1256 bis del regolamento, come risulta modificato dal dpr 146/68 ai sensi della delega n.1128».
E di fronte a una simile sfilza di numeri è evidente che la sua umanità aveva i minuti contati.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
SONDAGGIO ISPO: CRESCE IL MALCONTENTO VERSO IL GOVERNO
Per oggi è indetto lo sciopero generale.
Molto avversato da alcuni — in primis, il governo, contro cui è destinato — e, ovviamente, sostenuto da altri.
L’entità della partecipazione effettiva alle manifestazioni viene normalmente considerata un indice del successo dell’iniziativa: così sarà anche oggi.
Ma si tratta di una misurazione imprecisa. La partecipazione ad una manifestazione dipende infatti anche dalla obiettiva disponibilità e dal livello di iniziativa personale di ciascuno.
Più efficace è conoscere qual è l’atteggiamento verso lo sciopero da parte della totalità dei cittadini.
Per questo, Ispo Ricerche ha effettuato un ampio sondaggio su di un campione rigorosamente rappresentativo della popolazione adulta italiana.
Ne emerge un sostegno diffuso e maggioritario all’iniziativa sindacale.
È vero che solo il 9% degli intervistati dichiara di volere aderire personalmente allo sciopero.
Ma è vero anche che quasi metà della popolazione — un altro 48% — dichiara di essere d’accordo con lo sciopero, pur non partecipandovi personalmente.
Nel complesso, il 57% degli italiani si dichiara d’accordo con lo sciopero generale. Pensando agli scioperi di qualche decennio fa, può sembrare paradossale che gli impiegati e gli insegnanti si dichiarano favorevoli allo sciopero in misura ancora maggiore degli operai.
Ma, come hanno notato diversi analisti, proprio i ceti medi sembrano avere subito gli effetti più feroci della crisi e paiono reagire di conseguenza.
Questo stato di cose è dimostrato anche dall’altro quesito posto agli intervistati, relativo, più in generale, all’opportunità di indire uno sciopero generale in questo momento, al di là dell’opinione personale su quest’ultimo.
Il 58% degli italiani ritiene opportuna la promozione dell’astensione del lavoro, anche se solo il 29% la ritiene proprio necessaria.
Sul piano dell’orientamento politico, appaiono ovviamente d’accordo in misura maggiore con lo sciopero gli elettorati di Sel e del Movimento 5 Stelle.
Ed è significativo notare come i votanti per il Pd si dividano nettamente in due parti: la maggioranza (57%) è d’accordo con lo sciopero.
Ma una consistente minoranza, pari quasi alla metà degli elettori Pd, si dichiara contraria: è un altro indicatore delle fratture interne del partito di Renzi.
Resta il fatto che lo sciopero generale viene approvato dalla maggioranza degli italiani.
Un segnale importante che mostra il crescente livello di insoddisfazione verso il governo, evidenziato per altro anche dalla diminuzione di popolarità registrata in queste ultime settimane per lo stesso presidente del Consiglio.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
RENZI E’ SERVITO: LE SUE BALLE IN EUROPA NON FUNZIONANO
“Se c’è qualcuno che non può lamentarsi è proprio l’Italia, sento molte più lamentele per la comprensione mostrata”.
Così il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a proposito delle polemiche sulle possibili “conseguenze spiacevoli” per Italia e Francia.
“Avremmo potuto attivare per l’italia una procedura per debito eccessivo – prosegue – invece ho parlato con Renzi, per il quale nutro sentimenti di amicizia, anche al G20 in Australia e gli ho detto: se vuoi mostrare la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo. E questo l’Italia l’ha fatto”, ha affermato il numero uno dell’esecutivo dell’Unione in un’intervista ad Avvenire, The Guardian, Sà¼ddeutsche Zeitung e al sito di notizie Ue Euobserver, ospiti della televisioni pubblica austriaca Orf.
E ha sottolineato che nel caso di Italia e Francia la Commissione ha “agito in modo politico, non burocratico” prendendo atto che la situazione economica globale “è peggiorata drammaticamente”.
Questo dimostra che “si tratta di una Commissione politica e che dunque non siamo per un’attuazione burocratica del Patto di stabilità “, che “non è mai stato applicato in modo più flessibile”.
Nell’intervista Juncker ha espresso amicizia per Renzi e per l’Italia (“un Paese che amo”), ma ha criticato il fatto che il premier “in numerose dichiarazioni pubbliche ha suscitato l’impressione che la Commissione sia una macchina trascinata da cieca burocrazia”.
(da Agenzie)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
GLI ANALISTI SI ATTENDEVANO UN RECUPERO DOPO IL CALO DI SETTEMBRE, MA NON C’E’ STATO
La produzione industriale è scesa dello 0,1% congiunturale (indice destagionalizzato) a ottobre e del 3% tendenziale (indice grezzo).
Lo comunica Istat, aggiungendo che in 10 mesi il calo grezzo della produzione è stato dell’1,3% su anno.
L’indice corretto per gli effetti di calendario è sceso sempre del 3% tendenziale.
Si tratta di dati che controvertono le attese degli analisti. Quelli di Intesa Sanpaolo, ad esempio, dicevano che avrebbe potuto “mostrare un parziale rimbalzo a ottobre (0,2% mensile) dopo il calo di settembre (-0,9% m/m). Su base annua l’output si attesterebbe a -0,9%, in calo rispetto al mese precedente in termini grezzi, ma in recupero considerando l’indice corretto per gli effetti di calendario”.
E’ negativa come detto anche la produzione dei primi dieci mesi dell’anno che è scesa dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In calo tendenziale tutti i raggruppamenti principali d’industrie: beni intermedi (-4,2%), beni di consumo e energia (-3,8%) e beni strumentali (-0,7%).
Nella media del trimestre agosto-ottobre, la produzione è diminuita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente. In base all’indice corretto per gli effetti di calendario l’output è sceso dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.
A ottobre l’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali positive nei comparti dei beni strumentali (+1,2%) e dei beni di consumo (+0,3%); diminuiscono invece i beni intermedi (-0,8%) e l’energia (-0,7%). In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano diminuzioni in tutti i raggruppamenti principali: i beni intermedi (-4,2%), i beni di consumo e l’energia (entrambi -3,8%) e i beni strumentali (-0,7%).
Per quanto riguarda i settori di attività economica i comparti che registrano i maggiori aumenti tendenziali sono quelli della fabbricazione dei mezzi di trasporto (+4,3%), computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,2%) e altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,6%).
Le diminuzioni maggiori si registrano per fabbricazione di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (-16,5%), farmaceutici di base e preparati (-14,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%).
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 12th, 2014 Riccardo Fucile
TRA MORLUPO, SANT’ORESTE E CASTELNUOVO DI PORTO
Una cricca di piccoli sindaci di provincia è cresciuta, ed è stata pasciuta, da Mafia Capitale. Mentre gli arresti di stamani (Rocco Rotolo e Salvatore Ruggero) vanno nella direzione di rafforzare la matrice mafiosa del consorzio criminale, dalle migliaia di carte dell’indagine emerge un vero e proprio capitolo dedicato a come andavano gli affari nel comune di Morlupo, di Sant’Oreste e Castelnuovo di Porto.
Scrivono gli investigatori del Ros che Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, soci di fatto nella holding delle cooperative, “hanno rivolto i propri interessi anche in altri comuni della Provincia di Roma come Sant’Oreste, Morlupo e Castelnuovo di Porto adottando le medesime metodologie corruttive sino anche a modificare un’offerta già depositata e sbaragliare la concorrenza”. Identici, anche in provincia, i settori d’interesse della ditta Buzzi & Carminati: rifiuti, raccolta differenziata, immigrati e rom.
Si legge in una delle informative finali in riferimento a Morlupo dove è sindaco Marco Commissari: «Alla fine della vicenda Buzzi non si accontenta di un sindaco che gli assegna lavori senza prendere soldi e lo mette a stipendio». E infatti Buzzi dice al telefono a Carminati: “Il sindaco di Morlupo l’ho messo a stipendio”.
Breve riassunto delle singole posizioni: Sergio Menichelli, sindaco di Sant’Oreste, è agli arresti domiciliari per turbativa d’asta e corruzione aggravata; Marco Commissari, sindaco di Morlupo, è indagato per turbativa d’asta, corruzione aggravata e illecito finanziamento; Fabio Stefoni, sindaco di Castelnuovo di Porto, è indagato per corruzione aggravata e illecito finanziamento. Condividono la provenienza dalle liste civiche. E, stando alle indagini, anche la stessa permeabilità ai soldi e alle mazzette. Di certo gli investigatori hanno trovato che anche in questi piccoli comuni “venivano adottate le medesime metodologie corruttive sino anche a modificare un’offerta già depositata e sbaragliare la concorrenza”.
IL TERMOVALORIZZATORE DI MORLUPO
E’ una vicenda emblematica di come agisce Mafia capitale.
Comincia nel dicembre 2012. Negli stessi giorni, è giusto ricordare, Mafia Capitale aveva in qualche modo ufficializzato la propria ragione sociale con la condivisione di quello che gli investigatori del Ros hanno chiamato “Manifesto programmatico”.
Buzzi e Carminati, molto attento a come diversificare gli investimenti, intravedono la possibilità di un grande business con la costruzione di un termovalorizzatore nel territorio di Morlupo.
Una struttura per distruggere i rifiuti che avrebbe servito tutta l’area intorno a Morlupo, delizioso piccolo comune a nord est di Roma a due passi dal parco di Veio.
Nulla viene trascurato: per l’operazione vengono ingaggiati un ingegnere civile, Gianmario Baruchello, docente universitario e direttore tecnico di una società che si occupa di ambiente; e uno spiccia faccende dedicato in esclusiva ai rapporti con l’amministrazione di Morlupo. L’inchiesta segue per due anni le mosse della piccola cricca. Mosse di successo visto che il termovalorizzatore, almeno per ora, è un lavoro assegnato. Alcuni passaggi meritano la selezione.
“Il sistema di relazioni istituzionali stabilito dal sodalizio con il comune di Morlupo — scrivono i militari del Ros – era innanzitutto funzionale alla pubblicazione dell’avviso pubblico inerente a “Locazione o concessione di un’area comunale in località Monte Albereto finalizzata alla realizzazione di un “impianto per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti organici raccolti in modo differenziato con produzione di compost di qualità ed energia elettrica”.
Seguono mesi frenetici. Le cimici del Ros registrano telefonate di Carminati, Fabrizio Testa, Botti, dirigente Ama, perchè il gioiello di Morlupo sarebbe stato un piatto ricco per molti.
Tutti danno il loro contributo per redigere un bando di gara su misura.
Il 10 giugno, infatti, viene finalmente pubblicato il bando di gara che, “guarda caso — osservano gli investigatori — riporta le stesse indicazioni raccolte nelle telefonate”.
Quella del 3 febbraio, ad esempio, quando l’ingegnere Baruchello dice e Buzzi: “Ti ho mandato poco fa una nuova versione dell’avviso… per quel comune. E’ una versione molto più semplice ed è una logica conseguenza della lettera che tu gli hai mandato”.
Bandi di gara fatti in casa. In una successiva telefonata del 12 giugno Buzzi spiega a un collaboratore di nome Roberto che “bando partecipa con una cooperativa costituita ad hoc, la 29 giugno energy”.
Il cui 40% è posseduto dalla Cosma, la cooperativa che tramite Antonio Esposito è direttamente riconducibile a Carminati. Che il 18 luglio esorta Buzzi a fare presto a chiudere l’affare: “Stringiamo, stringiamo.. che sta cosa prima a famo e meglio stamo”.
E fin qui è dimostrata la turbativa d’asta, piccola cosa rispetto al quadro di accuse nei confronti di Mafia capitale. Il meglio deve ancora venire.
LA FIDANZATA SBAGLIATA
Come abbiamo visto Buzzi dedica una serie di persone a curare i rapporti con l’amministrazione di Morlupo.
Tra questi tale Bernardino C. Un’intercettazione captata sull’auto di Buzzi in auto il 23 agosto racconta di quanti e quali interessi incrociati fossero in corso.
Tra questi anche l’infatuazione di Bernardino per una donna che, però, era anche “la ragazza del sindaco”.
E il primo cittadino si deve essere molto lamentato per questa invasione di campo.
Dice Buzzi: “Ce stai a rovinà tutto. Tu pensi che noi vinciamo le gare perchè siamo i più bravi? La verità è che c’è un grande…io faccio un bucio di culo enorme dietro e poi voi me lo fate perde co’ ‘ste minchiate. Se voi non capite bene la cooperativa, la cooperativa v’ammazza! E che cazzo, no…ma per… che ce vole? Quello (il sindaco, ndr) glie viene il sangue amaro su ‘sta storia…è una persona seria, corretta, non ce chiede niente, non ce chiede soldi…c’ha dato i rifiuti, ce sta a da’ un asilo nido, ce sta a da’ un impianto de congelazione… c’ha ‘na troia? Sti cazzi! Se la tenesse. Ma glielo dovemo dì noi che è una troia?”.
MA POI IL SINDACO CAMBIA IDEA
A giugno scorso l’operazione Morlupo-rifiuti e altro sembra chiusa. “E’ andata bene, benissimo – dice al telefono lo spiccia- faccende di Buzzi reduce da un colloquio con sindaco – gli ho detto noi facciamo un’opera da 15 e 800 (verosimilmente 15 milioni ed 800.000 euro, ndr), ci mettiamo più occupazione e c’è più pelo per tutti!”. Poco dopo Buzzi chiama Carminati a comunica: “Il sindaco di Morlupo l’ho messo a stipendio”.
LE GARE TRUCCATE A SANT’ORESTE
Riguardano la raccolta di rifiuti e la costruzione di un centro immigrati SPRAR in un terreno di proprietà di Marco Placidi, responsabile dell’ufficio tecnico del comune (piano che poi non va in porto perchè Placidi voleva ospitare famiglie e non singoli).
Placidi e il sindaco sono entrambi agli arresti domiciliari. Si legge nell’informativa degli investigatori del Ros che “su indicazione di Buzzi, la segretaria Alessandra Garrone in sede di gara d’appalto aveva modificato l’offerta originaria sostituendola con una più vantaggiosa. In cambio di questi favori, Buzzi promette al sindaco un compenso di 30 mila euro e a Placidi cinquemila”.
Vengono riportate numerose intercettazioni captate negli uffici della Cooperativa in via Pomona in cui Garrone fa nuoci calcoli e ipotizza i criteri vincenti per aggiudicarsi la gara. Sarà lei in persona a presentarsi a Sant’Oreste il 13 maggio scorso giorno in cui vengono aperte le buste. E’ lei a sostituire il contenuto dell’offerta.
Così che alle 18.23 può inviare lo stesso sms a Claudio Bolla, Claudio Caldarelli, Emanuela Bugitti, Carlo Garany, Paolo Di Ninno:“Risultati Sant’ Oreste: Abbiamo vintoooooooo!”. E mezz’ora dopo Buzzi poteva dire: “Pè cinque anni stamo a Sant’Oreste”.
IL GRANDE AFFARE DI CASTELNUOVO DI PORTO
E’ la vicenda più nota.
Ci sono di mezzo rifiuti e, ancora una volta, il centro immigrati. Gli investigatori registrano almeno 150 colloqui tra Buzzi e il sindaco Fabio Stefoni.
Sul Centro Immigrati, gara prima vinta poi persa per un ricorso al Tar, Buzzi e Carminati mettono in campo tutte le loro conoscenze, arrivano fino a Gianni Letta e al prefetto Pecoraro. Avvicinano un viceprefetto (“avemo la prefettura in tasca” dice una volta Buzzi) per confezionare un dossier contro il giudice del Tar che gli aveva tolto “il malloppo” del centro immigrati. Ma illuminanti di come agisce Mafia Capitale e della sua capacità di penetrazione sono certi colloqui con Stefoni (indagato).
In cambio della sponsorizzazione del progetto SPRAR, Buzzi e soci s’impegnato a finanziare la campagna elettorale per la rielezione di Stefoni a sindaco.
“Ieri so’ andato dal sindaco di Castelnuovo di Porto — racconta Buzzi – sponsorizziamo sulla campagna elettorale..10 mila euro. In cambio lui è disponibile a venirci incontro. Perchè la campagna costa 40 mila euro, gliene pagamo la metà . La campagna costa veramente 25 mila euro, più 5 a Ostia, 30 mila euro pe (inc) mortacci sua”. Stefoni, va detto, non pensa solo a sè. Ma anche alla sua comunità . In un’altra telefonata con Stefoni gli chiede “i nomi dei beneficiari dei 10 mila che la cooperativa deve elargire elargire in favore delle associazioni sportive del comune”.
Sperando poi che quei soldi siano almeno arrivati veramente allo sport.
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano”)
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