COLOSSEO, E’ COLPA DEL GOVERNO: NON AVEVA PAGATO I LAVORATORI
Settembre 20th, 2015 Riccardo FucileDA OLTRE UN ANNO NON VENIVANO PAGATI CIRCA 300 EURO MENSILI IN BUSTA PAGA, PREVISTI DAL CONTRATTO… ORA L’ATTACCO PREMEDITATO AI DIRITTI DEI DIPENDENTI BASATO SU FALSE INFORMAZIONI AI MEDIA
Andrà a finire che l’assemblea dei “sindacalisti contro l’Italia” — copyright del presidente del Consiglio — sarà davvero servita a qualcosa.
Proprio nel giorno della chiusura per tre ore del Colosseo, che tanto scandalo ha suscitato tra politici e osservatori nostrani, sono state magicamente liberate le risorse che servono a pagare gli straordinari dei lavoratori in agitazione.
L’annuncio l’ha dato Claudio Meloni,coordinatore Cgil presso il ministero dei Beni culturali: “Venerdì, in singolare coincidenza con l’assemblea sindacale in alcuni siti, è arrivato lo sblocco dei fondi per pagare i salari accessori di tutti lavoratori del Mibact per il 2014 e per il 2015”.
Un intervento, se confermato,che andrà a sanare una situazione che si trascinava da 11 mesi e che non riguarda solo i lavoratori dei siti archeologici rimasti chiusi ieri a Roma (oltre al Colosseo, Fori Traienei, Terme di Diocleziano, Terme di Caracalla, Tomba di Cecilia Metella, scavi di Ostia antica), ma gli impiegati delle Soprintendenze dei Beni culturali in tutto il Paese.
Già , perchè quello che nessuno pare essersi chiesto, nel giorno del grande scandalo del Colosseo chiuso, sono le ragioni di chi ha convocato l’assemblea sindacale.
Il “salario accessorio”, sistematicamente dimenticato nelle buste paga dei lavoratori del Mibact a partire da ottobre 2014, comprende una serie di voci che corrispondono ad altrettante prestazioni lavorative: turnazioni animeridiane, pomeridiane, notturne; festivi e superfestivi; aperture straordinarie (come quella del primo maggio); indennità pro capite per i progetti di produttività ed efficienza (ovvero l’ampliamento degli orari giornalieri per far fronte alla carenza di personale).
Sui giornali, per semplificare, sono definiti “straordinari”. Si tratta di una parte consistente dello stipendio mensile dei lavoratori dei Beni culturali.
“Io sono impiegato di seconda area, livello F3 — spiega Domenico Blasi dell’Usb — ho una retribuzione mediamente piuttosto alta rispetto a tanti colleghi. Nella mia busta paga a fine mese ci sono 1.340 euro. Mi pare evidente che la nostra preoccupazione non è difendere privilegi assurdi, non siamo ricchi. Chiediamo che ci venga pagato il lavoro che abbiamo fatto. All’appello mancano centinaia di euro ogni mese, da un anno. A volte un terzo dello stipendio”.
In questi mesi — dopo l’accordo tra sindacati e Mibact di fine 2015— i fondi destinati al salario accessorio sono stati trattenuti dal ministero delle Finanze.
“Le ragioni del blocco—aggiunge Salvatore Chiaramonte della Cgil— non ce le hanno mai spiegate”.
Il problema era ben noto ai Beni culturali e al ministro Franceschini. Come era nota pure la data dell’assemblea di protesta , comunicata il 12 settembre, con una settimana d’anticipo.
Lo stesso Franceschini — si apprende dalla Stampa — aveva avuto un colloquio con il presidente della Repubblica giovedì, il giorno prima dei “disagi”, nel quale avrebbe anticipato a Sergio Mattarella la preoccupazione per i fatti del Colosseo.
Fatto sta che la reazione del governo è stata prontissima.
Prima le dichiarazioni (“la misura è colma” di Franceschini, “cultura ostaggio dei sindacalisti” di Renzi) e poi il decreto portato in consiglio dei ministri in quattro e quattro otto, accolto dalla stampa tra squilli di trombe.
Ora i servizi museali sono equiparati a quelli pubblici essenziali: i lavoratori del Colosseo — per capirci — saranno sottoposti alla stessa disciplina di infermieri e pompieri, con una stretta sul diritto di sciopero. I
Ieri, poi, il Tesoro ha aperto i cordoni e ha sbloccato i fondi con cui dovrebbero essere saldati i conti con i lavoratori (“entro un paio di mesi”, secondo la Cgil).
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano“)