Agosto 2nd, 2016 Riccardo Fucile
“CI HA RICEVUTO E IL GIORNO DOPO HANNO SGOMBERATO UNO STABILE, A LEI NON INTERESSA”
Inaugurata l’era Raggi, si riparte con le proteste sotto il Campidoglio.
Oggi i movimenti per la casa protestano contro la neo-sindaca per l’emergenza abitativa, nel giorno della presentazione in consiglio delle linee programmatiche. “Anche con il M5s gli sgomberi continuano in base alla delibera Tronca, si disattende una delibera regionale che assegna fondi e alloggi a chi non ha un tetto sulla testa, qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro con lei, ma il giorno seguente si è sgomberato uno stabile.”
“La sindaca non sembra minimamente interessata all’emergenza casa, lo dimostra il fatto che non c’è un assessore o qualcuno a cui ha assegnato tali deleghe – spiegano i manifestanti – “Vogliamo che esca almeno l’assessore alla casa visto che la Raggi ci dice che non ha il tempo nè la voglia di occuparsene. Vogliamo delle risposte e non faremo passare un altro agosto con sgomberi”.
I manifestanti si sono poi spostati davanti l’ingresso principale di palazzo Senatorio, dove hanno anche srotolato alcuni striscioni tra cui uno che recita “la legittimità delle lotte contro l legalità dei poteri forti”.
Durante il percorso, uno dei manifestanti ha sottolineato al megafono che bisogna far “sentire la nostra voce sotto le finestre di questo Comune immobile che sta lasciando l’iniziativa alla questura”.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2016 Riccardo Fucile
DA NAPOLI UN GRANDE ESEMPIO DI CIVILTA’: CROCIERE CON I PESCHERECCI SEQUESTRATI AI NARCOTRAFFICANTI
Oggi c’è un bel sole a questa festa nel mare per i ragazzi che non vengono mai invitati alle feste.
Nuotano, pescano, fanno anche da mangiare nella cambusa. E ridono.
Il vecchio peschereccio era il barcone dei trafficanti di droga. La Finanza l’ha sequestrato in Puglia. E l’ha dato a Toni Nocchetti, dell’Associazione «Tutti a scuola», un dentista che ha regalato la sua vita agli altri.
Lui ci fa le gite d’estate nello splendore del golfo di Napoli, 80 crociere dal primo giugno al 30 settembre per tutti quelli che chiamiamo disabili con l’ipocrisia della nostra vergogna.
Ha fatto costruire una passerella larga quanto la poppa di una barca, come spiega lui, «con un sistema meccanico che la fa scendere direttamente in acqua».
Mai cosi felice
Valeria l’ha portata in braccio Fabio, su questo ponticello che scende fin dentro al mare. Valeria ha 22 anni, ma non cammina e non parla. Papà Giancarlo ha detto che non l’ha mai vista così felice.
Nell’acqua di fronte all’isolotto di Nisida sguazzavano altri ragazzi come lei, figli di quella normalità del dolore che abbiamo riempito di nomi così difficili, sindrome Rett, di down, di Asperger, autismo. Ci sono tetraplegici, con il salvagente. Ridono anche loro. Perchè oggi è una bella giornata.
Questa mattina Biagio è corso giù per le scale di casa quando ha saputo che Toni aveva organizzato la gita, e s’è buttato in macchina urlando di fare in fretta. Biagio ha una sindrome autistica.
Stefano, invece, è un ragazzo down. E suo padre, Sergio Sanzone, ha detto che appena sono tornati, prima di scendere ha chiesto «quando si va la prossima volta».
Nello spiazzo di mare dove fanno il bagno, di fronte all’isola di Nisida, non c’è nessuno e non ci sono altri natanti perchè è una zona interdetta, e a loro sembra di stare in paradiso. Se facciamo qualcosa, anche la vita può essere felice.
Toni Nocchetti alla fine è solo uno di quelli che fa qualcosa. Ha letto di questi barconi confiscati e assegnati all’associazione presieduta dal suo amico Fabio Grasso della Guardia di Finanza e l’ha chiamato subito: «Fabio si può?». Sì, forse si poteva, ha risposto Fabio.
Lui è il capitano che guida la barca, e che scherza con Nicola, «lieve ritardo psicomotorio» come recita la diagnosi: ma noi siamo davvero la nostra diagnosi?
Nel mare nuotano tutte queste cartelle cliniche, questo mondo senza tempo, perchè «i disabili hanno solo un tempo vuoto», come dice Toni, e nuotano e ridono e giocano. La sua associazione, «Tutti a scuola», è nata 11 anni fa, proprio un giorno come questo, che c’erano meno di 10 volontari e pochi bambini che giocavano felici su un misero palco con 4 assi di legno alla prima festa «organizzata per i bambini che alle feste non venivano mai invitati».
Perchè poi forse è solo per questo che li chiamiamo disabili. Ma Nicola, racconta sua mamma, Patrizia Cancellara, ha 26 anni, va a scuola «e poi facciamo atletica, ippoterapia, e suona la batteria, gli piace da matti fare musica».
Come Stefano, il figlio di Sergio Sanzone, che fa il quarto anno di istituto alberghiero, ma soprattutto ama il complesso che hanno messo su insieme, lui e gli altri ragazzi dell’associazione. Il papà dice che studia musica, «è un alunno di Gennaro Barba, degli Osanna, rock Anni 80». Anche lui si diverte alla batteria. E anche il papà ogni tanto fa parte del complesso. Vanno in giro nei locali.
Si mangia il pesce
Però, queste gite nel golfo sono un’altra cosa. «C’è un clima di gioia che ha qualcosa di unico», dice Giancarlo il papà di Valeria. L’ultima volta, Stefano ha detto che hanno pescato. E lì nella barca c’è una piccola cambusina attrezzata con un fornello, e hanno mangiato il pesce che hanno pescato.
«Ogni gita costa 250 euro», ricorda Toni. «Ma noi fino adesso riusciamo a campare con il 5 per mille». Aiuti dallo Stato nessuno, «ma la nostra è un’associazione che in un Paese normale non dovrebbe esistere, perchè in un Paese normale non dovrebbe essere necessario andare al Tar per consentire ai nostri figli di andare a scuola e la pensione di invalidità non dovrebbe essere considerata un reddito».
Solo che questo non è un paese normale. E oggi è una giornata particolare.
C’è il mare fermo, il maestrale soffia piano. Valeria è felice. Il papà l’ha capito. Non parla, non cammina. Ma ha sorriso.
Guarda come sorride.
Pierangelo Sapegno
(da “La Stampa”)
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Agosto 2nd, 2016 Riccardo Fucile
CON LA LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE AVVIARE UN ASILO PRIVATO E’ COME APRIRE UN NEGOZIO… NESSUNA GARANZIA SUGLI OPERATORI
È come aprire un negozio.
Per avviare un asilo basta presentare una Comunicazione Preventiva di Esercizio. I controlli verranno dopo.
Lo dice la legge Regionale della Lombardia n°3 del 2008 che ha liberalizzato il settore stabilendo le norme per i gestori che intendono attivare una struttura appartenente alla «rete sociale», vale a dire cose piuttosto delicate come nidi, micronidi, centri prima infanzia.
Un sistema di accreditamento formale ma poco sostanziale che lascia troppe scappatoie a chi si avvicina al mondo dei bambini piccolissimi – da zero a tre anni – quasi fosse un business come un altro.
E che ha permesso in questi anni, da Nord a Sud, il fiorire di una sorta di Far West in un settore dove al contrario le garanzie dovrebbero essere massime.
Allo scoppiare dell’ennesimo caso di cronaca che questa volta è accaduto a Milano, il Comune si costituirà parte civile e la nuova Giunta sta valutando se non sia il caso di riformare l’intera procedura.
«Vogliamo rendere sostanziale tale accreditamento implementando il sistema delle verifiche operate dall’Amministrazione», ha detto la vicesindaco e assessore all’Educazione Anna Scavuzzo, «così da garantire serietà e professionalità di chi si prende cura dei nostri cittadini più piccoli, a prescindere dal rapporto che le strutture avviano con l’Amministrazione».
A oggi le strutture private presenti sul territorio milanese sono 297, con una capienza di 7.288 posti. Tra queste, 179 sono accreditate, ma solo 142 convenzionate con il Comune.
Ma il proliferare degli asili, invece che un giardino ordinato si è trasformato in una giungla che l’Italia ha via via scoperto grazie alle denunce di genitori, ex dipendenti e soprattutto delle telecamere, in quasi ogni regione.
Il caso più clamoroso è stato il «Cip & Ciop» di Pistoia, asilo privato dove i filmati dei Carabinieri hanno mostrato per la prima volta bambini piccolissimi strattonati e gettati sul loro stesso vomito.
In quel caso scoppiato nel dicembre del 2009 le due maestre accusate, che gestivano ben due strutture di quel tipo, sono state condannate in tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione.
Nella lista di quelli che nella cronaca sono diventati gli «asili degli orrori» ci sono molti privati, ma non sono mancati episodi in strutture pubbliche, persino nelle blasonate materne comunali di Reggio Emilia.
Lì, però, la maestra scoperta a maltrattare i piccoli con frasi come «ti butto giù dalla finestra», fu subito allontanata e il Comune assicurò che «non avrebbe messo più piede in nessun’altra struttura».
Altri casi clamorosi – come Rignano, come Pinerolo – sono invece stati ridimensionati e i processi hanno portato all’assoluzione degli imputati.
Ogni volta però che si scopre una violenza in uno di quei luoghi con nomi di favola, in tanti asili che operano con rispetto delle norme e amore dei bambini, curando loro e ottenendo la fiducia dei genitori, è un danno enorme.
«In questo momento il mondo dei bambini è un business», spiega Anna Fiorone, che 20 anni fa ha aperto l’asilo sperimentale «a ore» «L’Isola che non c’è» a Pino Torinese, con giardino e orto interno.
«Crisi o non crisi se papà e mamma hanno un lavoro devono trovare una struttura sicura per il bambino». Così spesso c’è chi si improvvisa educatore. «Io consiglio ai genitori di stare attenti ai segnali che vengono dai loro figli, specie se piangono troppo o smettono di dormire o riprendono a fare la pipì a letto; e poi che tu abbia 50 o 500 metri quadri, più di 12 bambini in contemporanea, a quest’età non vanno bene…».
Sara Ricotta Voza
(da “La Stampa”)
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Agosto 2nd, 2016 Riccardo Fucile
SEQUESTRATI DECINE DI MILIONI A PERSONE LEGATE ALL’ISTITUTO
La Guardia di Finanza ha arrestato l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e sta compiendo numerose perquisizioni oltre ad un sequestro preventivo per decine di milioni di euro nei confronti di persone legate alla stessa banca Veneto.
I provvedimenti, eseguiti da un centinaio di finanzieri, sono stati emessi dalla procura di Roma. I reati contestati sono aggiotaggio ed ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Il periodo al centro dell’indagine riguarda il biennio il 2013/2014.
La banca, passata sotto il controllo del fondo Atlante dopo il flop dell’ultimo aumento di capitale, era stato oggetto di perquisizioni oltre un anno fa: pur non essendo quotata, rientrava tra le banche – con azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante – che avrebbero dovuto adeguarsi al decreto cosiddetto ‘investment compact del gennaio 2015 che riguardava il progetto di trasformazione in Spa della banche popolari.
Sullo sfondo dell’inchiesta Veneto Banca ci sono due ispezioni condotte da Banca d’Italia nel 2013 che aveva deciso di approfondire la neutralità di alcuni atti dell’istituto e dopo aveva richiesto il cambio della governance.
Per i Pm, quindi, si configurerebbe il reato di ostacolo alla vigilanza dovuto al fitto scambio di corrispondenza e di aggiotaggio.
A sostegno delle ipotesi c’è un documento della Consob dal quale emerge che nei corsi azionari delle Popolari ci sono stati degli andamenti “anomali” registrati prima del 16 gennaio 2015, data in cui il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dato consistenza ai rumors che già circolavano su una possibile riforma del settore.
(da “La Repubblica“)
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