Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
IMPOSSIBILE CORRERE CON UN ALTRO CANDIDATO, ORA SOLO TENTATIVI DI BOICOTTARE LA CASSIMATIS… TUTTO COME PREVISTO, GRILLO NON VUOLE CHE I GENOVESI MANDINO IL M5S AL BALLOTTAGGIO
“Ormai stiamo metabolizzando il fatto che alle elezioni genovesi non ci saremo “, racconta un alto in grado dei Cinque Stelle.
L’epilogo del pastrocchio che ha portato l’organizzazione stessa del M5S dentro un’aula di tribunale, con molta probabilità e salvo miracoli degli avvocati, è questo: sotto la Lanterna il Movimento non si presenterà .
La storia è nota. A sorpresa Marika Cassimatis aveva vinto le comunarie online; allora il blog la destituì (“Fidatevi di me”, scrisse Beppe Grillo) perchè considerata una piccola Federico Pizzarotti, in favore del fedelissimo Luca Pirondini; così lei fece ricorso e un giudice tre giorni fa ha invalidato la decisione del “garante” perchè contraria allo statuto stesso del M5S.
Tecnicamente quindi, ad oggi, Cassimatis è la candidata grillina. “Ma non c’è una sola possibilità che corra con noi”, dicono un po’ tutti nel Movimento.
Come peraltro ribadito su beppegrillo. it il giorno stesso del pronunciamento del magistrato Roberto Braccialini.
Ora però il problema è un altro: come boicottare Cassimatis senza incappare nuovamente in ricorsi e carte bollate?
I legali della professoressa di Geografia sono consapevoli di aver addentato la preda laddove è più debole, cioè nelle falle e nelle contraddizioni della struttura stessa del M5S.
Per questo nei prossimi giorni invieranno un invito bonario al comico a ritirare la sospensione dai Cinque Stelle di Cassimatis, comunicata con una mail dello staff giovedì scorso, il giorno prima della discussione del ricorso presentato dalla docente contro la sua esclusione.
Nel caso in cui Grillo non dovesse rispondere positivamente all’avviso bonario, allora l’avvocato Lorenzo Borrè impugnerà la decisione davanti al tribunale civile per annullare la sospensione. Quindi un’altra causa ancora.
Per non finire impigliati in tutte queste complicazioni giurisprudenziali, un terreno franosissimo dove non vi è certezza, il male minore del M5S è quindi quello di sacrificare la partita genovese e il candidato Luca Pirondini.
Il quale, non a caso, non proferisce parola da domenica scorsa.
Non sarà semplice togliere il simbolo del M5S a Cassimatis, però. Visto che anche in quel caso i legali della candidata sono già pronti a ricorrere.
Allora una possibile tecnica è quella di dilazionare i tempi il più possibile, complicando tutti i passaggi burocratici necessari alla presentazione della lista del M5S capitanata da Cassimatis.
Una sorta di auto- ostruzionismo dei vertici, perfettamente legale, ma unica arma rimasta a parte quella – finora spuntata – di controbattere sul piano legale.
Intanto quella che è considerata la responsabile politica dell’harakiri, la consigliera regionale Alice Salvatore, su Facebook cita Confucio: “È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia”. Fu lei a proporre e imporre il “metodo Genova”, contestato sistema di elezione di secondo livello utilizzato solo nel capoluogo ligure per garantire una squadra coesa al candidato; metodo che, con la vittoria di Cassimatis, si trasformò in un boomerang.
Fu sempre lei – dicono le malelingue – a convincere Grillo a disconoscere la votazione online, sottovalutando la portata politica (e giudiziaria) del caso.
Si racconta che il comico, nonostante l’affetto verso quella che è considerata una prediletta, sia parecchio irritato. Ed è un eufemismo.
Chissà se basterà una confuciana tenacia a risollevare le sorti del M5S genovese.
(da “La Repubblica“)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
CASSIMATIS “SOSPESA” DAL GESTORE SENZA NOME… SECONDO I LEGALI CHI SI CANDIDA ACCETTA CON IL CLIC UN TESTO MUTUATO DALLE AZIENDE WEB CHE DA’ AI DUE CAPI POTERI ASSOLUTI
Un groviglio di articoli e commi, regolamento, statuto e codice etico, codicilli nei quali alla fine è certamente arduo orientarsi, anche dal punto di vista giuridico.
A Genova gli avvocati di Grillo – che si riservano ora un reclamo, e in extremis il ritiro del simbolo – contro la Cassimatis le hanno tentate tutte: a partire dall’assenza di «interesse soggettivo ad agire» da parte della ricorrente.
Il 17 marzo Grillo «scomunicò» la candidata vincitrice delle votazioni online del 14 marzo. Lei fece ricorso al tribunale civile.
Solo dopo – il 6 aprile, la causa era già in piedi – il Collegio dei Probiviri M5S (tre parlamentari di nome Riccardo Fraccaro, Nunzia Catalfo, Paola Carinelli, nessuno dei quali noto alle cronache per distinguo con la linea della Casaleggio) ha sospeso Cassimatis.
L’atto è stato usato dalla difesa di Grillo per sostenere che lei, in quanto sospesa, non è più nel Movimento, e non è quindi titolata ad agire.
Era andata bene con Venerando Monello e il suo ricorso contro il contratto della Raggi a Roma, ma non è andata bene stavolta: il giudice non ha minimamente accolto questa parte della strategia della Casaleggio.
Nella difesa vi è qui una prima falla: gli avvocati citano il Collegio dei probiviri grillini, che tuttavia, nel provvedimento di sospensione della Cassimatis, scrisse – grossolanamente – «vista la comunicazione del gestore del sito del Movimento 5 stelle, a questo collegio pervenuta, sospendiamo…».
Chi è il gestore del sito ufficiale del M5S, www.movimento5stelle.it? Trasparenza, zero.
Il sito cita però nei credits della pagina il blog www.beppegrillo.it, e spiega «i contenuti di questo sito sono rilasciati sotto licenza (creative commons)».
In sostanza, i probiviri scrivono che una sospensione viene varata «vista la comunicazione del gestore». Il titolare dei dati del blog di Grillo è la Casaleggio associati; il gestore è, principalmente, un suo dipendente, oggi all’Associazione Rousseau.
I legali di Grillo stanno dicendo – in maniera politicamente rilevante – che, su punti chiave, non decide neanche Grillo, ma «il gestore»? E chi è?
Il secondo elemento difensivo è che il capo M5S ha invalidato la votazione che scelse Cassimatis perchè, dice, arrivata senza il preavviso di 24 ore (stesso argomento usato dalla Cassimatis per far invalidare il successivo voto, che «elesse», si fa per dire, il rivale Pirondini). I giudici l’hanno ritenuto irrilevante.
Il terzo punto è importantissimo: la Casaleggio sa di avere un pesante baco nei testi grillini (sparsi in tre luoghi: regolamento, statuto, codice etico), esattamente nelle ultime due righe dell’articolo 2 del regolamento M5S: «Le decisioni assunte dall’assemblea nella scelta dei candidati sono vincolanti per il capo politico».
È un principio assembleare vero: dunque pericolosissimo. È in base a questo, nella sostanza, che Cassimatis vince il ricorso.
Sennonchè, la vittoria riconosce anche quel regolamento; che invece era stato definito «nullo giuridicamente» a Napoli.
È un aspetto notevole, di questa guerra. La Casaleggio, nella causa persa, incassa insomma un riconoscimento (da un tribunale) del contestato testo che è alla base delle espulsioni. Perde sul garante, e su votazioni già avvenute, ma da oggi in poi si potrebbe organizzare prima del voto.
La figura del garante, attenzione, esiste: è stata aggiunta, ma solo nel Codice etico grillino.
Nel codice, però, il garante può escludere dei candidati solo per motivi di pendenze penali in corso; non per astratte valutazioni sulla loro moralità .
Solo che poi Grillo e la Casaleggio fanno votare ai candidati anche una form (un modulo) su Internet in cui è scritto che il garante «può escludere dalla candidatura in ogni momento e fino alla presentazione della lista presso gli uffici del Comune». Sostengono gli avvocati di Grillo, «mutuando la normativa dei contratti conclusi online» (quelli dell’e-comerce, in cui «il clic vale come consenso»).
È questa la statuizione formale più alta, finora, dell’applicazione di regole del diritto commerciale alla politica in Italia.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
NUTI, DI VITA E MANNINO ORA RISCHIANO IL PROCESSO, MA IL PARTITO DEGLI ONESTI NON LI HA ANCORA SOSPESI
In una notte furono ricopiate centinaia di firme, per riuscire a presentare in tempo la lista del Movimento Cinque Stelle per le Comunali 2012.
La procura di Palermo chiede un processo per lo stato maggiore dei grillini in Sicilia guidato dal deputato nazionale Riccardo Nuti: la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla sostituta procuratrice Claudia Ferrari riguarda 14 persone.
Oltre a Nuti, ex capogruppo grillino alla Camera, rischiano un processo le deputate nazionali Giulia Di Vita e Claudia Mannino, l’attivista all’epoca candidata Samantha Busalacchi, poi Pietro Salvino (marito di Claudia Mannino) e Riccardo Ricciardi (marito della deputata Loredana Lupo, che non è coinvolta nel caso).
Indagata anche la deputata regionale Claudia La Rocca, che sin dall’inizio dell’inchiesta ha accettato di collaborare con la procura di Palermo svelando tutti i retroscena di quella notte del 3 aprile 2012; ha collaborato anche l’altro deputato regionale Giorgio Ciaccio, pure lui nella lista degli indagati.
Chiesto il processo pure per altri tre candidati del 2012, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara e Alice Pantaleone, poi per l’avvocato Francesco Menallo, ex militante M5S, e per il cancelliere Giovanni Scarpello, che attestò l’autenticità delle firme.
Due i capi d’imputazione.
Nel primo viene contestato agli attivisti M5S di aver materialmente falsificato le firme, o comunque di averne beneficiato (Nuti).
L’ altra accusa riguarda il cancelliere e l’ avvocato. I reati contestati riguardano la violazione del testo unico regionale in materia elettorale.
L’inchiesta è nata quattro mesi fa con l’esposto di un attivista del movimento, Vincenzo Pintagro. La Digos ha convocato molti firmatari della lista, che hanno disconosciuto la firma. Una perizia grafologica ha confermato i falsi.
Mentre i deputati M5s citati in procura si sono trincerati dietro la facoltà di non rispondere e si sono persino rifiutati di sottoporsi a un saggio grafico. Solo dopo la chiusura delle indagini, hanno accettato di farsi interrogare e di rilasciare il saggio. Nuti ha anche depositato in procura una fotografia che lo ritrae a una manifestazione per l’autismo nelle ore in cui sarebbero state costruite le firme false. Era il 3 aprile 2012.
Il grande pasticcio sarebbe stato consumato nella sede del meetup di via Sampolo. Secondo la procura, Nuti avrebbe comunque beneficiato delle firme false, per questo anche per lui è scattata la richiesta di rinvio a giudizio.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA PENSA IN UN’AFFERMAZIONE DEL M5S, STABILE IL PD, POCA FIDUCIA NEL CENTRODESTRA
A poco meno di due mesi dalle elezioni amministrative dell’11 giugno, oltre la metà degli italiani (51%) pensa che sarà il Movimento 5 Stelle la forza politica che si affermerà maggiormente.
Supereranno il Pd? Non si può dire, non parliamo di intenzioni di voto. Un conto, infatti, è il posizionamento nelle città , in cui i democratici restano solidi, altro la percezione nell’elettorato, e in questo caso, nell’immaginario degli intervistati, i grillini volano alto, soprattutto se il candidato è il sindaco uscente.
Se il sondaggio di due settimane fa fotografava la crescita a livello nazionale del M5S (il 29% degli elettori, una percentuale in lenta ma costante crescita, si dichiarava propenso a votarli, raggiungendo il Pd), dall’indagine di oggi emerge che la maggioranza crede che nella prossima tornata elettorale saranno dominanti, l’unica forza politica a presentare un saldo positivo, pari al 26%, tra coloro che pensano che si affermerà (41%) e coloro che pensano che perderà terreno (15%).
Al lato opposto c’è il Partito democratico che, nonostante non abbia perso punti nelle intenzioni di voto, risulta essere per l’opinione pubblica il partito che più di tutti, forse perchè ancora percepito come poco unito, perderà terreno nel corso delle prossime elezioni amministrative (il 22% pensa che vincerà , il 34% che arretrerà ).
Mille Comuni alle urne
Ad andare al voto saranno 1021 Comuni, tra cui 163 superiori a 15.000 abitanti e 4 capoluoghi di regione (Catanzaro Genova, L’Aquila e Palermo). Un quarto degli intervistati dichiara che il suo Comune sarà impegnato nelle amministrative e quasi uno su cinque (il 18%) dice di non saperlo.
Abbiamo chiesto agli elettori coinvolti dalle votazioni l’appartenenza all’area politica del sindaco uscente e, poi, se questa stessa area politica verrà o meno riconfermata nel corso delle prossime elezioni.
Anche in questo caso è stato il M5S a ottenere la percentuale più alta: l’88% di coloro che dichiarano di vivere in un comune grillino (14%) afferma che il Movimento si riconfermerà vincente alle prossime elezioni.
Meno bene per la sinistra: solo il 52% dei cittadini che vivono in Comuni guidati dalla sinistra o dal centro sinistra (48%) afferma che l’area politica del sindaco uscente si riconfermerà anche a giugno.
Va però peggio alla destra, dove a prevalere, con il 65% dei voti, è la tendenza ad una non conferma del sindaco uscente.
Molti sono gli scenari ancora possibili, certo è che la probabilità «soggettiva», cioè quella che fa capo alle previsione dell’opinione pubblica, è in questa contingenza piuttosto favorevole al Movimento 5 Stelle, mentre psicologicamente l’altra grande forza politica del Paese, il centrosinistra, risulta essere tendenzialmente in ristagno. Tra il ristagno e la sconfitta c’è forse un abisso incolmabile ma, come dicevano i nostri padri, «chi vivrà vedrà ».
L’intervento degli Usa
Se la situazione nazionale è dominata dalla politica, e dal test delle elezioni amministrative, quella internazionale dagli sviluppi della guerra in Siria e dalle tensioni fra Stati Uniti e Corea del Nord.
Abbiamo chiesto agli intervistati se il coinvolgimento diretto in entrambi gli avvenimenti dell’America di Donald Trump possa trasformare questi conflitti in un probabile conflitto mondiale.
Uno scenario che preoccupa per il momento i due terzi degli italiani (66%), con una valore nettamente maggiore (76%) tra coloro che dichiarano di votare il Movimento 5 Stelle rispetto a chi vota centrodestra (69%) o centrosinistra (63%).
I venti di guerra di questi giorni sembrano quindi pagitare l’opinione pubblica italiana, registrando valori simili a quelli rilevati, ad esempio, all’inizio della Guerra del Golfo.
Nicola Piepoli
(da “La Stampa“)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
IMMINENTE UNA PRESA DI POSIZIONE DEL GOVERNO DELLA ROMANIA E DELL’UNIONE EUROPEA
Scuse e le dimissioni da vicepresidente della Camera per Luigi Di Maio dopo le frasi sul 40% dei criminali provenienti dalla Romania.
La richiesta viene da Marian Mocanu, presidente del consiglio direttivo di Europei per l’Italia:
La battuta di Luigi Di Maio contro la comunità rumena e contro la Romania sono la spia di una sub cultura razzista per troppo tempo accettata o derubricata a “eccessi verbali”. Nelle sue parole,come sempre, traspare il poco rispetto per una comunità laboriosa che vive e lavora in Italia nel rispetto delle leggi italiane e conta più di un milione di persone. Le sue parole hanno anche il torto di essere un’affermazione non documentata cosa molto grave per un vicepresidente della Camera dei Deputati. Questa spirale va ora stroncata.
Ci auguriamo che già alla prossima seduta della Camera sia posta la richiesta di far dimettere questo signore, quantomeno dalla carica di vicepresidente e che siano disertate le sedute da lui eventualmente presiedute.
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo deciso di inviare una lettera pubblica per chiedere le dimissioni di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati.
Nel passato anche il parlamento europeo ha duramente censurato parole e atteggiamenti razzisti ed è successo quando alcuni europarlamentari sono stati messi alla porta dal gruppo. Non vi è ragione alcuna perchè l’Italia non faccia lo stesso, anzi di più.
Visto il quanto, ormai si è arrivati a un incidente diplomatico dove tutti hanno da perdere, infatti è imminente l’intervento governativo da Bucarest, e peggio ancora per Di Maio è anche molto probabile una presa di posizione dell’UE.
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
LA SINDACA: “L’HANNO CHIESTA GLI ABITANTI DEL QUARTIERE CON UNA PETIZIONE”… MA SI SCOPRE CHE 1.000 FIRME VENGONO DA FUORI
«Ricordo loro che sono state raccolte oltre 1.200 firme per la pedonalizzazione», aveva detto qualche giorno fa Virginia Raggi agli abitanti del Rione Monti che protestavano per il progetto di chiusura al traffico di via Urbana.
Ma il Coordinamento Comitati Monti ha calcolato che delle 1.147 firme valide (59 sono infatti senza indirizzo, dunque non riconoscibili nè attribuibili) 883 appartengono a romani che abitano dovunque (quartiere Africano, Primavalle, Parioli, Testaccio, Quadraro, Flaminio…) tranne che a Monti; 43 sono di turisti italiani provenienti da almeno 25 comuni diversi, tra cui Milano, Treviso, Ancona, Firenze, Caltanissetta, Bologna, La Spezia e Lecce; il resto di visitatori stranieri, un paio da Parigi, un altro da Boston e persino da Miami.
Racconta la storia Repubblica Roma in un articolo a firma di Giovanna Vitale:
Eccolo dunque l’architrave sul quale il M5S ha costruito il suo piccolo sogno senz’auto: il consenso dei cittadini che vivono in zona. «Una bugia, un autentico inganno», accusano però i monticiani. I quali, che cosa hanno fatto allora?
Hanno recuperato una copia di quella petizione, avviata a dicembre 2014 da un’associazione di commercianti capeggiata dal «non residente» Renato Gargiulo e dal ristoratore locale Angelo Belli.
Si sono messi a controllare una per una tutte le sottoscrizioni, verificando con pazienza certosina ogni indirizzo. Per scoprire alla fine che, dei 1.206 autografi apposti in calce all’appello per la pedonalizzazione di Via Urbana, solo 264 – poco più del 20% – appartengono a residenti e negozianti del rione: tutti gli altri sono stati lasciati da gente che vive in altri quartieri di Roma, in varie città d’Italia o addirittura all’estero. Per lo più clienti dei ristoranti e delle botteghe che hanno promosso l’iniziativa.
Quindi la richiesta da cui tutto è partito sarebbe frutto di una furbata:
«La nostra opinione è che alla sindaca Raggi sia stato venduto un dossier taroccato», si infiamma Lisa Roscioni, portavoce del Coordinamento dei Comitati.
«Si tratta di firme raccolte per lo più tra i clienti dei ristoranti di Via Urbana, che vogliono la pedonalizzazione per trasformare la strada in una gigantesca distesa di tavolini all’aperto, convinti di poter aumentare il loro giro d’affari a scapito di chi nel rione ci vive e vorrebbe invece tutelarlo tutto».
Perchè «noi non siamo il partito del no, come i cinquestelle vogliono far credere», insiste la portavoce degli abitanti, «ma siamo favorevoli alla creazione di un’isola ambientale che protegga dal traffico privato anche le arterie ad alto scorrimento come via dei Serpenti e via Panisperna, che – quelle sì – stanno morendo di traffico e di inquinamento», s’infiamma Roscioni.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
GRAMELLINI SUL “CORRIERE”: “DI MAIO VA CAPITO, CREDEVA DI POTER DELEGARE IL PENSIERO A DAVIDE CASALEGGIO, POI L’HA ASCOLTATO IN TV…”
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera oggi si dedica a Luigi Di Maio e alla divertente gaffe sui rumeni criminali.
Secondo il rubrichista il problema del MoVimento 5 Stelle è proprio la solitudine di Di Maio:
Ma mettiamoci nei suoi panni: tra un post imperdibile su Facebook e una comparsata riverita in tv, dove lo trova il tempo per leggere fino in fondo un testo di senso compiuto?
Non è da questi particolari che si giudica un aspirante premier. Lo si riconosce, direbbe il poeta, dal coraggio e dalla fantasia. Cioè dalla visione politica.
Può darsi che mi sia distratto a leggere le statistiche sui criminali rumeni, ma è proprio una visione «dimaiesca» della società che mi manca.
Per citare le prime quisquilie che vengono in mente, come Di Maio immagina di muoversi su euro, immigrazione e alleanze internazionali, al di là del trasferimento retorico di ogni rogna alla cliccocrazia della Rete?
Fin qui si credeva che da quelle parti la delega al pensiero spettasse al figlio di Casaleggio. Ma, dopo averlo visto in seduta ipnotica dalla Gruber, è emersa la drammatica solitudine di Di Maio.
Al quale rimane, come ultima carta, la faccetta pulita da nipote prediletto di tutte le nonne. Anche se non più delle loro badanti, quelle sì in prevalenza rumene.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
NESSUNA PROVA CHE L’IRACHENO E IL TEDESCO ARRESTATI ABBIANO PRESO PARTE ALL’ATTENTATO, SI RICOMINCIA DA ZERO
Tutto azzerato: l’islamista arrestato non avrebbe alcun legame con le esplosioni che hanno colpito il pullman del Borussia Dortmund alla vigilia della partita di Champions League.
A riferirlo sono le autorità giudiziarie tedesche che affermano di non avere riscontri che colleghino il sospetto fermato mercoledì con le bombe che hanno ferito un calciatore.
L’uomo arrestato è un 25enne iracheno di Wuppertal. E c’è anche un secondo individuo che era nel mirino delle indagini: si tratta di un 28enne tedesco di Froendenberg, una città a una ventina di chilometri da Dortmund.
Entrambi appartengono agli ambienti islamici del Nordreno-Vestfalia (la regione di Dortmund) e sono accusati di essere vicini allo Stato islamico.
Ma ora la svolta: le indagini su di loro non sono da mettere in relazione ai fatti di martedì scorso. “L’inchiesta non ha finora permesso di trovare elementi che dimostrino che il sospettato abbia preso parte all’attentato”, ha indicato la procura in una nota. Per questa persona è stata comunque confermata la custodia cautelare per appartenenza allo stato islamico, durante una sua precedente permanenza in Iraq.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
COMUNICAZIONI TRA ESERCITO ED ESPERTI CHIMICI: “NESSUN DUBBIO CHE L’ORDINE SIA PARTITO DA ASSAD”
Militari e intelligence Usa hanno intercettato comunicazioni di membri dell’esercito siriano ed esperti chimici che parlavano dei preparativi per l’attacco con armi chimiche di martedì 4 aprile in Siria nella provincia di Idlib.
È quanto riferisce alla Cnn un alto funzionario Usa, spiegando che le intercettazioni rientrano nelle informazioni di intelligence revisionate nelle ore successive all’attacco per provare a risalire alla responsabilità dell’uso delle armi chimiche.
Secondo le autorità degli Stati Uniti “non c’è dubbio” che il presidente siriano Bashar Assad sia responsabile dell’attacco chimico.
La fonte Usa sottolinea però che Washington non sapeva dell’attacco prima che succedesse.
Gli Stati Uniti raccolgono una grande quantità di intercettazioni di comunicazioni in zone come Siria e Iraq e il materiale spesso non viene analizzato, a meno che non ci sia un particolare evento che richieda agli analisti di tornare indietro alla ricerca di materiale di intelligence.
Finora non sono state trovate intercettazioni che confermino direttamente che esercito o funzionari dell’intelligence russi abbiano partecipato a comunicazioni relative all’attacco chimico, ma la fonte citata dalla Cnn ritiene probabile che i russi siano più attenti nelle comunicazioni per evitare di essere intercettati.
(da “La Stampa”)
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