Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
A OTTOBRE UN REFERENDUM “CONSULTIVO E SENZA QUORUM” SU UNA MAGGIORE AUTONOMIA DI VENETO E LOMBARDIA, QUANDO BASTEREBBE UNA RICHIESTA AL GOVERNO… A MARONI SERVE COME SPOT PER FARSI RIELEGGERE, MA NON SOLO: SALVINI PERDEREBBE CREDIBILITA’ AL CENTROSUD DI FRONTE A UN RITORNO ALLA LEGA DEL NORD
Il d-day dovrebbe essere fissato entro la prima metà di ottobre. Ma l’ufficializzazione arriverà soltanto domani quando Roberto Maroni, nel corso della giunta che si terrà a Bergamo annuncerà la data. La Lombardia, insieme al Veneto, si appresta a convocare il referendum per l’autonomia.
Si tratta di una vecchia battaglia del Carroccio: il referendum, va ricordato, ha soltanto carattere consultivo e non prevede quorum.
Comunque andrebbe poi aperto un tavolo con il governo per ottenere maggiori competenze (anche se non si tratterebbe delle stesse prerogative delle Regioni a Statuto speciale). Il Pd solleva già la polemica sui costi che avrebbe questa celebrazione.
“Maroni — sostiene il segretario dem lombardo, Alessandro Alfieri – vuole passare alla storia come il presidente della Lombardia che ha speso 46 milioni di euro per fare una cosa che si può fare gratis”.
Il problema, infatti, in questo caso non è nel merito, perchè qui non si parla di secessione. Tanto che il sostegno alla richiesta di maggiore autonomia arriva anche da parte di tutti i sindaci dei comuni capoluoghi e dai presidenti di provincia della Regione, ivi compresi quelli del Pd.
Il responsabile delle Politiche agricole, Maurizio Martina, infatti chiede a Maroni di evitare di spendere soldi “per un referendum consultivo senza effetti immediati”.
“Basta — osserva – una richiesta al Governo, inspiegabilmente mai arrivata fino ad oggi, per arrivare allo stesso obiettivo, senza buttare milioni di euro”.
Inspiegabilmente: sta in questo avverbio il sospetto che aleggia tra i dem e che viene esplicitato da Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. “La presa di posizione del Governo offre a Maroni l’occasione per dimostrare se ha davvero interesse per l’autonomia lombarda o se invece — dichiara – gli interessa solo agitare una bandiera a fini propagandistici”.
Il capogruppo leghista al Senato, Gian Marco Centinaio, nega che ci sia una precisa strategia politica dietro l’annuncio.
“Era una promessa che avevano fatto e poichè Maroni andrà a elezioni nel 2018 — spiega ad Huffington — la vuole onorare. L’intenzione è quella di non arrivare a fine legislatura con i lombardi che dicono ‘non hai mantenuto il tuo impegno'”.
Il referendum a ottobre cadrebbe a pochi mesi dalle elezioni politiche quando, con ogni probabilità , si sarà già in pieno clima elettorale.
In questo senso, spiegano fonti padane, di certo la consultazione per l’autonomia strizzerebbe l’occhio a quell’elettorato storico della Lega che non condivide pienamente l’afflato nazionalista di Salvini, che si sente tradito quando il segretario afferma, per esempio, “Napoli è la mia città “.
Inoltre, la consultazione ridarebbe un forte protagonismo extra-regionale anche ai due Governatori (tra i quali Zaia che peraltro viene anche corteggiato da Silvio Berlusconi per la guida del centrodestra) in un partito che mediaticamente è ormai dominato dal segretario.
L’iniziativa ha suscitato sconcerto tra gli esponenti di ‘Noi con Salvini’ che stanno cercando di far dimenticare la Lega autonomista e secessionista.
E se l’obiettivo di Maroni e Zaia fosse proprio quello di tagliare le gambe al progetto “nazionale” di Salvini e di ritornare alla Lega del Nord?
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Maroni | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
“NON C’E’ DANNO ERARIALE PER GLI AFFITTI AGEVOLATI ALLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI PUBBLICA UTILITA'”… MA IL COMUNE LI STA CACCIANDO
Ad Andrea Mazzillo, assessore al bilancio di Roma Capitale, non la si fa: l’altroieri la Corte dei Conti ha emesso due sentenze importanti sul caso Affittopoli nelle quali sostanzialmente si dice che era legittima l’applicazione del canone di affitto scontato all’80% applicato a due Onlus, ovvero l’associazione teatrale Agorà 80 (che gestisce il teatro di Trastevere) e la onlus Insieme con te impegnata nell’assistenza ai malati mentali e alle loro famiglie.
Di fatto queste sentenze, che assolvono i funzionari comunali accusati di danno erariale spalancano le porte alla possibilità per il Comune di bloccare l’esecuzione di sfratti, sgomberi e richieste di pagamento degli affitti arretrati (parametrati al canone di mercato) nei confronti delle Onlus romane.
La Corte dei Conti ha riconosciuto quello che da mesi sostengono le associazioni colpite ingiustamente dalla delibera 140/2015 approvata dalla giunta Marino e successivamente confermata sia dal prefetto Tronca che dalla Raggi.
Dal momento che le Onlus svolgono attività di pubblica utilità sociali e culturali per i magistrati contabili era possibile “una utilizzazione a prezzo ridotto e agevolato per finalità sociali e culturali” con il pagamento di un canone d’affitto pari al 20% del prezzo di mercato.
Questo significa che anche per le altre Onlus sotto sfratto (o già sfrattate) la situazione cambia e il Comune non è più legittimato a richiedere il pagamento degli arretrati non pagati.
Una sentenza che per l’avvocato Stefano Rossi, legale del Cesv (Cento servizi per il volontariato) potrebbe portare al rigetto di tutti i provvedimenti di sfratto: «Nella sentenza si rileva che la scadenza del termine senza che fosse intervenuta la concessione definitiva o senza che la stessa fosse stata rinnovata “non cambiava la natura del bene e la sua utilizzabilità alle stesse condizioni agevolate attuate con il provvedimento originario con conseguente impossibilità di praticare, per esso un prezzo di mercato”.
Si arriva così ad escludere la sussistenza del danno erariale.
Motivazione che, potenzialmente, porterà al rigetto di tutti gli altri procedimenti». Mazzillo, che in questi mesi ben poco ha fatto per fermare gli sgomberi ed anzi in più occasioni ha detto che il Comune aveva le mani legate e che l’Amministrazione non poteva fare nulla per fermare la macchina che si era ormai messa in moto.
Da quanto è assessore al Bilancio Mazzillo si è limitato semplicemente a promettere di aprire al più presto un bando per riassegnare gli spazi liberati e di creare un tavolo per la stesura di un regolamento condiviso per l’assegnazione degli spazi di proprietà del Comune alle associazioni.
Nel frattempo il Tribunale Civile di Roma riconosceva che le riacquisizioni erano illegittime ma ancora Mazzillo e la giunta Raggi non avevano preso una posizione che andasse oltre il riconoscimento che “c’era un problema”.
Ed è vero che c’è, ma ci si aspetterebbe che l’Amministrazione comunale si adoperasse per trovare una soluzione, soluzione che non può che essere politica (ad esempio cancellato la 140/2015).
Anche perchè quando era all’opposizione il MoVimento 5 Stelle aveva fortemente criticato la delibera 140 e combattuto per chiedere una moratoria sugli spazi sociali per dare il tempo di stilare un regolamento che consentisse di salvaguardare quelle associazioni che svolgono comprovate attività socialmente utili e di interesse cittadino. Da quando si è insediata la Giunta di Virginia Raggi però nulla è stato fatto per l’approvazione di un nuovo regolamento e come hanno testimoniato numerose Onlus romane le notifiche di sfratto e gli sgomberi hanno continuato a procedere senza che dal Campidoglio venisse detto nulla.
In poche parole il Comune ha sempre temporeggiato mantenendo un atteggiamento più che cauto sulla questione, segno forse che non c’era la volontà politica di prendere una decisione a tutela delle associazioni.
Qualche settimana fa le associazioni hanno presentato al Presidente e al procuratore generale della Corte dei Conti e al procuratore della Corte dei conti del Lazio «una richiesta di deferimento del Vice Procuratore della Corte Regionale del Lazio Dott. Guido Patti alla Commissione Disciplinare».
Nella richiesta le associazioni chiedono di verificare se con il “record” di atti di citazione nei confronti dei dirigenti del Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale “non siano stati travalicati i principi che tutelano e garantiscono l’autonomia e l’indipendenza dell’organo inquirente”.
Fino alla data della presente istanza — si legge nella richiesta — “risultano notificati circa 200 inviti a dedurre e circa 132 atti di citazione” inoltre “secondo quanto appreso dal personale della Procura Regionale del Lazio sono stati confezionati circa altri 650 atti di citazione”.
Questo però non ha impedito ad Andrea Mazzillo di intestarsi la decisione della Corte dei Conti scrivendo su Facebook che le due sentenze sono in linea con la posizione dell’Amministrazione a 5 Stelle: «Le pronunce dei giudici contabili sono in linea con la posizione che la nostra amministrazione ha sostenuto negli ultimi mesi».
Per la cronaca poco meno di due mesi fa Mazzillo intervenendo durante un’assemblea al Rialto occupato — sede del Forum dell’Acqua — aveva spiegato così la situazione:
Quindi noi ci siamo ritrovati, io come assessore e la giunta Raggi in linea di massima tutta, un problema che non si era gestito nel tempo. Ci siamo ritrovati un mancato regolamento abbiamo chiesto un supporto agli uffici e abbiamo cercato di capire cosa stava succedendo. Però vi ripeto ci sono diversi punti di vista e il primo è quello della magistratura: cioè c’è la magistratura ordinaria ma anche quella contabile che dicono “scusate ma se dei soggetti stanno negli immobili pubblici, non pagano a questo punto devono andare via. Non solo: a questo punto devono pagare tutto ciò che non hanno pagato e siccome non avevano il titolo lo devono pagare con l’indennità di occupazione a titolo di mercato. Questa è la regola generale che è stata portata avanti dalla magistratura ed è questo quello che sostanzialmente gli uffici hanno fatto. Perchè gli uffici non fanno altro che rispettare quella che è la norma, se poi un magistrato gli dice “fai così” loro si muovono così.
Mazzillo in quell’occasione disse anche che era necessario rispettare le regole, e le regole in quel caso prevedevano che il Rialto (ma la cosa era valida anche per altre associazioni) venisse sgomberato e che si procedesse invece alla creazione di un regolamento condiviso per poi poter mettere a bando regolarmente gli spazi e gli immobili di proprietà comunali. L’assessore al bilancio disse anchee che l’amministrazione comunale aveva già stabilito nella 140 una priorità agli sgomberi di quelle associazioni che non svolgono funzioni utili per la collettività e di interesse pubblico:
Allora cosa è successo la 140 dava un ordine di priorità e ovviamente le realtà che lavorano e operano nell’interesse pubblico erano all’ultimo e quindi si pensava che attraverso un’opera veloce di costruzione di un regolamento, fatto il regolamento subito si mettevano a bando tutti gli spazi ed era risolto il problema. Il regolamento lo stiamo ancora facendo, quello che è uscito fuori dagli uffici è risultato — da parte della Commissione — non applicabile cioè non era utile per le finalità di cui ci stiamo parlando adesso.
Dal momento che il Comune si è mosso tardi i provvedimenti di sfratto nel frattempo hanno raggiunto le associazioni che operano nell’interesse pubblico e si è venuta a creare la situazione che è sotto gli occhi di tutti e che rischia di azzerare l’associazionismo romano.
Questa quindi era la linea dell’Amministrazione comunale. Si può dire anzi che la linea della Giunta è quella di seguire quello che dicono i magistrati: se i magistrati dicono che bisogna procedere agli sfratti e al pagamento del canone arretrato Mazzillo dice che bisogna fare così, se la Corte dei Conti stabilisce che gli sgomberi vanno fermati allora la linea di Mazzillo è di fermare gli sgomberi.
È evidente che qui a tracciare la linea non è nè Mazzillo nè la Giunta ma i giudici, il che se non altro significa che la politica romana ha da tempo abdicato al suo ruolo di guida della città .
La domanda è semplice: cosa ha fatto in questi mesi la Giunta Raggi per tutelare l’esistenza delle Onlus romane?
La risposta è sotto gli occhi di tutti: ha temporeggiato.
Vediamo se ora se la Giunta sarà in grado di tradurre in atti concreti la sentenza dei magistrati contabili, bloccando le richieste di pagamento degli arretrati che partono dagli uffici comunali.
(da “NextQuotidiano“)
argomento: Grillo | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
NEL TENTATIVO DI NON PERDERE I VOTI DEI PRO-VACCINO OGGI L’ENNESIMA GIRAVOLTA… MA SI INCAZZANO GLI ANTI
Chi segue l’appassionante dibattito sui vaccini si sarà certamente accorto di una cosa: è impossibile trovare un anti-vaccinista che ammetta di esserlo.
E se pure una celebrità di quel mondo anti-scientifico come Roberto Gava ha detto di non essere contro i vaccini perchè Beppe Grillo, dopo tutto quello che lui e il MoVimento 5 Stelle hanno detto e scritto per aiutare gli italiani a non fidarsi di medici e vaccini dovrebbe fare diversamente?
Qualche tempo fa suggerivo ironicamente di abbandonare completamente l’utilizzo del termine “antivaccinista” a favore di un più politicamente corretto “genitore preoccupatoâ„¢” o — nel caso del M5S — “politico preoccupatoâ„¢”.
Oggi Grillo ha pubblicato sul blog un articolo di Guido Silvestri, microbiologo e immunulogo, per mettere a tacere tutte quelle voci secondo le quali il suo partito è un covo di antivaccinisti ed esperti di pseudoscienze e altre cialtronerie (molte delle quali diffuse da lui stesso).
Ma qual è la posizione del M5S sui vaccini?
L’articolo, pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano con il titolo “M5S e vaccini: quanto se ne può discutere” segna l’inizio di un nuovo corso del MoVimento che sogna di arrivare al governo del Paese e che evidentemente per farlo ha bisogno di fare un po’ di pulizia sul suo passato, nascondendo la polvere sotto il tappeto.
Nessuno però pretende che sia Silvestri a “chiedere scusa” per quello che il M5S ha detto in passato sui vaccini, non spetta a lui farlo.
A quanto pare il MoVimento però sta lavorando proprio con Silvestri (che in altri tempi sarebbe stato visto come un pericoloso professorone magari con pericolosi rapporti con le lobbies farmaceutiche) per stilare la posizione ufficiale del M5S sui vaccini.
Posizione che non è quella espressa dall’articolo che Grillo furbescamente ha rinominato “Dire che il MoVimento 5 Stelle è “contro i vaccini” è una sciocchezza” e che secondo le intenzioni di Grillo rappresenta “la verità spiegata bene” sulla posizione dei M5S sui vaccini quando in realtà al momento rappresenta solo la posizione di Guidi visto che la base non è stata ancora chiamata ad esprimersi sull’argomento.
Già , perchè come tutte le decisioni del MoVimento 5 Stelle anche quella sui vaccini (e più in generale sulla ricerca scientifica, gli OGM e l’utilizzo di animali da laboratorio) verrà sottoposta al vaglio degli iscritti su Rousseau.
Non è poi detto che questa diventi la posizione ufficiale, che per il momento non si capisce qual è.
È quella espressa da Grillo in numerosi spettacoli dove spiegava che i vaccini non servono a nulla?
È quella della Senatrice Paola Taverna che ci spiegava che servono solo per fare ingrassare Big Pharma?
È quella dei consiglieri regionali che si oppongono al ritorno dell’obbligo vaccinale negli asili nido?
È quella del libro bianco della salute del M5S Lazio dove è messo nero su bianco che il progetto è quello di arrivare “ad un approccio personalizzato” alle vaccinazioni e di eliminare l’obbligo vaccinale “migliorando il più possibile le condizioni igieniche delle scuole in modo da ridurre ulteriormente il rischio infettivo”?
È quella della senatrice Elena Fattori che ha inventato un’inesistente allarme sui vaccini antinfluenzali oppure è quella dell’eurodeputato Piernicola Pedicini che qualche tempo fa ha detto che “una vaccinazione di massa obbligatoria è un regalo alle multinazionali farmaceutiche”?
Nel dubbio c’è chi tra gli attivisti e i commentatori rimane interdetto da questa conversione e accusa Grillo di “farsi dire la posizione del 5 Stelle” da uno scienziato mentre altri non credono affatto che i vaccini siano poi così innocui come ci vogliono fa credere.
L’idea che un professorone ci venga a dire cosa pensare sui vaccini è sconvolgente, ki lo paka??
E poi con che arroganza questo professorone ci viene a dire che “Ogni “opinione” contraria non è scienza, ma pseudo-scienza.” Ma stiamo scherzando? Questa è arroganza pura è semplice.
Le oscure trame e gli interessi
Quali interessi e oscure trame spingono questo scienziato a sostenere il M5S? Cosa ne vorrà ricavare? Attento Grillo ricordati del detto omerico timeo danaos et dona ferentes. Il MoVimento deve stare attento a questo tipo di persone “che sembrano tanto competenti, aperte, tolleranti e maestrini del pensiero” perchè ai lupi piace travestirsi da agnelli.
Qualcuno ricorda tutti i crimini dei vaccini, dei medici e degli scienziati e rimpiange i bei tempi andati quando si era contro i vaccini, perchè bisogna ribellarsi ai vaccini (e anche al minestrone e alle verdure, soprattutto quelle amare).
E a qualcuno viene il dubbio che il MoVimento si sia venduto a Big Pharma, accidenti, è la fine. Lo sanno tutti cosa succede a chi si fa vaccinare: diventa schiavo del sistema.
C’è chi si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno: perchè non fare un tavolo tecnico con le associazioni antivacciniste e vedere cosa succede? Così magari potranno portare le prove della correlazione tra vaccini e autismo.
Non va meglio dalla senatrice Carla Ruocco dove c’è chi ci spiega che la razza umana si cura in modo naturale e che le malattie sono create dagli stessi farmaci con cui ci curiamo.
E poi c’è chi sogna un vaccino senza effetti collaterali, senza adiuvanti “chimici”.
C’è infine chi ha capito qual è il problema: finchè al governo ci sono “loro” non ci si può fidare dei vaccini.
Ma quando il 5 Stelle sarà al potere vedrete che tutti i vaccini ipso facto diventeranno sicuri perchè laggente non vuole certo fare del male alla ggente avvelenandola.
Cosa non si fa per poter andare al governo.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
GENOVA: IMPAZZANO SPACCIATORI E IMBRATTATORI DI PALAZZI STORICI, MA IL “DECORO” DELLA CITTA’ E’ GARANTITO DAL BLITZ ANTI-PIPI’
Sono le 2.40 di notte del 25 febbraio scorso. Marco, diciannove anni studente di un liceo genovese esce da un locale del centro storico. È in compagnia di alcuni amici, ha bevuto un paio di birre, percorre poche centinaia di metri a piedi.
Si ferma in vico Lavezzi e qui decide di fare la pipì. «Mi scappava non c’erano altri locali aperti nella zona e il nostro aveva appena chiuso», spiegherà più tardi il giovane per giustificarsi.
Nella zona transita una pattuglia di carabinieri della stazione di Carignano.
I militari vedono il giovane urinare, lo bloccano di ritorno dal vicolo e lo identificano. «Ha commesso il reato di atti contrari alla pubblica decenza, deve pagare una multa». Marco torna a casa, racconta l’accaduto al padre.
«Mai e poi mai ci saremmo immaginati che la cifra fosse così alta», sottolinea ancora incredulo il papà del ragazzo. Perchè una settimana più tardi i carabinieri inviano allo studente genovese un verbale di contravvenzione.
Alla fine del foglio, una cifra monstre: 10 mila euro. «Ho riletto tre o quattro volte la multa -racconta il padre del ragazzo che lavora come agente di commercio – speravo di aver visto male. Ed invece era tutto vero».
La famiglia dello studente contatta avvocati, chiede pareri a consulenti legali. Alla fine la risposta è sempre la stessa e vale più che una sentenza. «Mi hanno detto che era meglio pagare, che si poteva fare ricorso ma le speranze di vincere erano pari a zero». Anche perchè i carabinieri di Carignano in questa circostanza hanno applicato la legge alla lettera.
Facciamo un passo indietro.
All’inizio del 2016 il reato di atti contrari alla pubblica decenza è stato depenalizzato. Cioè trasformato da denuncia penale in sanzione amministrativa.
E però il legislatore ha alzato di parecchio il livello economico del verbale. Che ora parte da cinquemila e arriva fino a diecimila euro.
Il papà di Marco ha deciso di saldare il dovuto entro sessanta giorni usufruendo dello sconto della misura ridotta . Un terzo della multa – applicato però in questo caso al valore massimo – e alla fine ha pagato all’Erario 3,333 euro e 33 centesimi.
Nessuno ha ritenuto che forse sarebbe bastato un “cartellino giallo” ammonendo lo studente a non farsi mai più beccare a urinare in luogo pubblico anche perchè in piena notte e in assenza di passanti resta oscuro il concetto di “atto contrario alla pubblica decenza” quando uno ha un improrogabile bisogno e non esiste nel raggio di chilometri un servizio Wc pubblico perchè le istituzioni non li mettono a disposizione dei cittadini.
Talvolta il buonsenso dovrebbe far capire che le situazioni di degrado delle città sono ben altre, soprattutto le decine di spacciatori che agiscono nei vicoli di Genova o chi imbratta con scritte i palazzi antichi della città e che continuano ad agire indisturbati.
Con una multa di 10.000 euro ora il decoro di Genova è assicurato.
(da agenzie)
argomento: Genova | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
CHI SONO I COMPLOTTISTI “SOVRANISTI” CHE VOLEVANO PROCESSARE LO STATO
In Austria si è appena conclusa una maxi operazione di polizia che ha portato all’arresto di 26 Staatsverweigerer ovvero gli “obiettori di Stato”, cittadini austriaci che non riconoscono l’autorità del governo austriaco e non riconoscono l’esistenza dell’Austria.
A quanto pare alcuni tra gli aderenti allo Staatenbund Oesterreich (Confederazione austriaca), un movimento fondato nel 2015 che conta almeno un migliaio di iscritti (e almeno 20 mila simpatizzanti secondo gli inquirenti) stavano organizzando “processi” contro sindaci, giudici e bancari colpevoli di rappresentare a vario titolo le istituzioni austriache contro le quali gli Staatsverweigerer lottano tenacemente.
Alla retata, ordinata dalla procura di Graz, sono intervenuti 454 poliziotti.
Il procuratore sta indagando sull’associazione che ha come obiettivo di creare uno Stato parallelo cui i “cittadini obiettori” pagano le tasse e le multe e che riconosce solo i documenti che emette.
Non è la prima volta che gli obiettori dello Stato hanno dei guai con la legge, dall’estate del 2016 ad oggi sono già stati avviati 80 procedimenti penali principalmente per reati come la resistenza a pubblico ufficiale o le minacce.
Per il 21 aprile però gli aderenti allo Staatenbund Oesterreich avevano intenzione di iniziare a celebrare i loro processi con un proprio tribunale e una corte di giustizia autonoma e sono arrivati a emetter mandati d’arresto nei confronti degli esponenti delle istituzioni austriache considerati “colpevoli” di contribuire a tenere in schiavitù il popolo. A presiedere il movimento c’è una donna, Monika Unger, che preferisce farsi chiamare monika:unger, che è solita spiegare come lo Stato austriaco, con l’aiuto del Vaticano, della City di Londra e del governo USA ha sistematicamente derubato i propri cittadini della ricchezza che spetta loro per nascita.
L’unico modo per riacquistarla è dichiararsi uomini liberi. C’è tutta un’interessante teoria sulla differenza tra “persona”, che è il cittadino schiavo dello Stato ed “essere umano” che invece è la versione libera della persona.
Alle “persone” lo Stato crea un conto bancario dove viene accumulata la ricchezza grazie allo sfruttamento operato dalle istituzioni e che serve ad arricchire i potenti del mondo. Dichiarandosi “esseri umani” ci si libera dal controllo delle multinazionali e dei governi e si può godere della propria ricchezza individuale. Una storia che sembra molto simile a quella degli italiani che rifiutano di compilare il certificato di nascita dei figli per paura che grazie a quell’atto la propria prole diventi di proprietà di una società — l’ITALIA S.p.a. — che detiene le vite dei cittadini italiani.
In Italia la Lega Nord ha ormai dimenticato da anni i sogni di un’indipendenza della Padania e a lottare — si fa per dire — contro lo Stato centrale resta solo uno sparuto gruppo di patrioti della Serenissima i cosiddetti venetisti capitanati dal “Doge” Albert Gardin. Ma a parte variopinte azioni folkloristiche, progetti di costruzione di “tanki” basati su trattori l’unica cosa davvero ha destato qualche preoccupazione è stata la “Polisia veneta” i cui membri si preparavano a “fare la rivoluzione” armati di tutto punto.
Gli Staatsverweigerer — che tra loro si chiamano “Freemen”, “freie Mà¤nner”, “Reichsbà¼rger”, “Staatenbà¼ndler”, “Souverà¤ne” oppure “One People’s Public Trust” portano questo discorso alle estreme conseguenze.
Ad esempio stampano le proprie patenti di guida e le proprie targhe automobilistiche — cosa che crea non pochi problemi ai liberi cittadini quando vengono fermati dalle forze d’occupazione austriache. Il sogno è quello di stampare anche la propria moneta — l’à–sterreicher — e di garantire a ciascun cittadino un reddito minimo garantito pari a duemila à–sterreicher al mese.
Ma oltre a queste strampalate teorie indipendentiste che fino ad ora non hanno portato ad azioni violente i magistrati austriaci stanno indagando su una possibile frode perpetrata dai leader del movimento.
Infatti per poter ottenere i documenti “liberi” i cittadini obiettori sono tenuti a pagare — oltre ad una quota associativa — somme di denaro (in euro) che finiscono nelle tasche dei capi degli indipendentisti, senza contare che gli Staatsverweigerer puntano anche a riscuotere le proprie tasse dai loro cittadini.
Uno stato nello Stato al quale molti austriaci stanno credendo arricchendo i leader di questa “rivolta” che prima di tutto è una rivolta fiscale.
Ma come sempre accade in questi casi chi promette la libertà dallo Stato lo fa chiedendo il pagamento di un — modico — compenso “per la causa”.
Solo che a quanto pare la causa è quella di capi del movimento di obiettori dello Stato. Secondo gli inquirenti infatti i leader degli Staatsverweigerer sono riusciti a raccogliere così tanto denaro dalla vendita di documenti (falsi e inutili) ai loro associati da garantirsi un discreto stipendio che consente loro di andare in giro per il Paese a tenere conferenze per illustrare il loro glorioso progetto.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Europa | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
SALVINI E LA MELONI SONO STATI INTERPELLATI O GIA’ SI APPRESTANO A SEGUIRE IL LORO MITO SOVRANISTA?
La Russia mette al bando i Testimoni di Geova perchè considerati un movimento ‘estremista’: lo ha deciso la Corte suprema di Mosca che ne ha vietato ogni attivita’ sul territorio russo e confiscato tutti i beni.
Un portavoce dei Testimoni di Geova russo, Iaroslav Sivoulski, ha detto di essere “choccato” dalla decisione dei giudici e ha aggiunto che sarà presentato un ricorso. In gennaio, i Testimoni di Geova erano già stati bollati come gruppo estremista dal tribunale di Mosca, ma erano ricorsi in appello. Le autorità hanno già chiuso otto loro sedi con l’accusa di estremismo.
“Si tratta di decisioni basate su prove false e minate da errori procedurali”, si legge sul sito.
La sentenza della Corte arriva dopo che il Ministero della Giustizia russo aveva affermato di aver riscontrato dei segni di “attività estremiste” in seno all’organizzazione, chiedendone quindi la messa al bando.
Il gruppo, che conta 395 centri sul territorio russo, presenterà appello contro la sentenza: “Non mi aspettavo che ciò fosse possibile nella Russia moderna, dove la Costituzione garantisce la libertà religiosa” ha commentato il portavoce dell’organizzazione, Yaroslav Sivulsky.
Già nel 2004 Mosca aveva sciolto una branca dei Testimoni di Geova: la Corte Europea per i diritti umani stabilì sei anni dopo che la decisione costituiva una violazione dei diritti di religione e di associazione.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
MUOIONO POLIZIOTTO E ASSALITORE, QUASI CERTO ATTO TERRORISTICO… MENTRE IN TV C’E’ L’ULTIMO DIBATTITO TRA I CANDIDATI… UN PREVISTO TENTATIVO DI CONDIZIONARE LE ELEZIONI
Torna l’allarme terrorismo a Parigi per una sparatoria sugli Champs Elysees nel corso della quale, come confermato da fonti governative, un poliziotto è stato ucciso e un altro è stato ferito.
Anche l’uomo che ha sparato contro gli agenti è morto, ha confermato il ministero degli Interni francese. Per la polizia si tratta “probabilmente” di un attacco terroristico. L’agente ricoverato, ferito alla testa, è in gravi condizioni.
L’attacco, a colpi di kalashnikov – “una sparatoria violenta”, secondo i primi testimoni -, è avvenuta davanti a uno negozio di “Marks & Spencer”, grande magazzino britannico.
A quanto si apprende, uno dei due terroristi sarebbe fuggito in un garage vicino.
L’aggressore avrebbe fatto fuoco su una pattuglia che era in auto e ferma al semaforo rosso. Quest’ultima ricostruzione è stata in qualche confermata più tardi dal ministro dell’Interno.
L’operazione di polizia è ancora in corso.
Il piano antiterrorismo è scattato subito dopo la sparatoria.
L’evacuazione è in corso su quelli che sono forse i viali più celebri di Parigi. Gli elicotteri volteggiano sulla zona, la polizia ha chiesto ai cittadini attraverso i media e i social network di evitare la zona fino a che la situazione non sarà chiarita.
Nel giro di pochi minuti l’intera area è stata blindata con centinaia di uomini della gendarmeria e delle forze speciali.
La sparatoria è avvenuta mentre andava in onda l’ultimo confronto fra tutti i candidati alle presidenziali in vista del voto di domenica.
In tutto il Paese le misure di prevenzione anti-terrorismo sono state potenziate proprio in vista della scadenza elettorale.
(da agenzie)
argomento: Attentato | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
DA SOVRANISTI CONTRO I POTERI FORTI A MODERATI CON ALICE WEIDEL, UN PASSATO NELLA FINANZA
Alice Weidel. È il nome più quotato al momento per la guida di Alternative fà¼r Deutschland (AfD).
Il videomessaggio Facebook dell’attuale leader Frauke Petry, “Non mi candiderò a cancelliere”, ha gettato nel caos la formazione politica di destra.
“Dall’autunno 2015 non esiste più una strategia comune all’interno di Alternative fà¼r Deutschland, l’immagine esterna che diamo è caratterizzata da provocazioni massimaliste non concordate di pochi nostri rappresentanti”.
AfD ha bisogno di trovare un nome in grado di riunire il partito e decretare, a soli 4 anni dalla sua fondazione, il suo ingresso in Parlamento.
Quella persona, secondo analisti e principali media tedeschi, è Alice Weidel.
Trentotto anni, originaria di Gà¼tersloh, centro-ovest della Germania, si è formata come consulente finanziaria lavorando, tra gli altri, con Goldman Sachs e Allianz e passando ben sei anni in Cina.
Ha aderito a AfD fin dalla sua fondazione, anno 2013. Nel 2015 è stata scelta come membro del consiglio nazionale. La sua storia elettorale finora è avara di successi.
Nel 2016 non è stata eletta al Senato del Baden-Wà¼rttemberg così come è stata sconfitta quando, a marzo scorso, si è proposta contro Ralf à–zkara come presidentessa del partito nel Land.
Al momento è data come capolista AfD alle elezioni parlamentari di settembre sempre in Baden-Wà¼rttemberg.
La sua competenza su temi economici fa di lei una delle voci più autorevoli del partito. È spesso intervistata dai principali media tedeschi sul “No all’euro” da sempre sostenuto da AfD. All’interno del partito poi è percepita come un esponente moderato, in grado di non spaventare tutti quegli elettori che seppure non convinti dalla Merkel, hanno il timore di spingersi troppo a destra con AfD dopo che diversi suoi alcuni esponenti locali si sono resi protagonisti di gesti ambigui e dichiarazioni soft sul passato nazista tedesco.
L’endorsement arriva dal magazine online Prodeutschland, da tempo sostenitore di AfD (“Alice Weidel è la figura giusta per mediare tra i patrioti e i liberali del partito. È donna, giovane, ha una vita familiare senza turbolenze (al contrario di Frauke Petry che, dopo essersi lasciata con il marito, si è sposata poco dopo con il compagno di partito Marcus Pretzell, ndr). È il personaggio che più si avvicina alla Merkel dentro AfD”.
Allo stesso modo, come riporta il Tagesspiegel, la pensa anche Ralf à–zkara: “È un’ottima candidata per la cancelleria”.
Nel frattempo la Weidel non perde occasione per costruirsi un’immagine da leader che si pronuncia su tutti i temi dell’agenda politica.
All’indomani del voto sul referendum turco, le sue parole contro tutti quei residenti in Germania che hanno votato a favore della riforma hanno centrato in pieno lo stomaco sia del suo elettorato che di tanti altri tedeschi: “Chi ha detto Sì se ne torni in Turchia”.
Solo nei prossimi giorni si capirà se il passo indietro della Petry diventerà occasione per un nuovo congresso o se il nuovo leader, data l’imminenza delle elezioni, verrà scelto a tavolino.
Alice Weidel al momento non commenta. La destra, in Germania, aspetta la sua ennesima svolta
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Europa | Commenta »
Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
EMERGE L’INADEGUATEZZA DI PARVENU SENZ’ARTE NE’ PARTE, CON MODELLI CULTURALI ARCAICI E UN ORIZZONTE DA STRAPAESE
Come nella pièce teatrale di Ennio Flaiano “Il Marziano a Roma”, la lunga apparizione in pubblico di qualsivoglia novità eccezionale finisce per farla scivolare gradatamente nella normalizzazione banalizzante; così anni di esposizione mediatica stanno rarefacendo l’aura di ineffabile eccezionalità che avvolgeva i presunti alieni pentastellati.
Grazie al fenomeno “chiamato” — di volta in volta — assuefazione o metabolizzazione.
Quindi, se ci stiamo predisponendo all’ipotesi di un governo Cinquestelle nelle fatidiche elezioni previste per l’anno prossimo, allo stesso modo impariamo a sdrammatizzare buona parte dell’apparato retorico del Movimento; una volta sottoposto alla prova finestra dell’applicazione quotidiana (e ai suoi effetti demistificanti).
In primo luogo inizia a essere smontata la mitologia dell’e-democracy; la presunta qualità sorgiva della creatività popolare canalizzata dalla rete.
A parte l’ormai accertata sporadicità dell’effettiva partecipazione online, come ne danno ennesima conferma le “comunarie” per pochi intimi che stanno individuando i candidati sindaci del M5S per le imminenti amministrative (mettendo da parte il penoso affaire Cassimatis di cui già più volte si è detto), la democrazia rivestita digitalmente può dare utili contributi — consultivi e sensibilizzanti — nella circolazione preliminare delle informazioni, mentre la fase dell’elaborazione vera e propria richiede ben altro della raccolta di luoghi comuni a mezzo crowdfounsourcing.
Come lo sta a dimostrare il secondo capitolo elaborato a mezzo click dai militanti M5S:la presunta “politica estera 2.0” Cinquestelle.
Ossia un’imbarazzante raccolta di luoghi comuni all’insegna di un barcamenarsi che riporta alla memoria la tradizione italica dei giri di valzer; che nel secondo dopoguerra furono appannaggi andreottiani e morotei.
D’altro canto perfino la tanto strombazzata costituzione islandese, presunta apoteosi del “2.0”, ha dimostrato che la faccenda è un po’ più complicata di quanto pensino gli apprendisti stregoni della democrazia liquida: infatti, dopo un po’ di passaggi rituali su Facebook, Twitter, Youtube e Flickr, il testo in questione è finito nel marzo 2013 sotto le forche caudine del Parlamento di Reykiavik che lo ha ampiamente rimaneggiato e affossato.
Ma prima ancora dell’appiattimento dei contenuti imposti dalle procedure, quanto sta emergendo in maniera inquietante è l’arcaicità dei modelli culturali proposti dai sedicenti iper-moderni chiamati a costituire la nuova classe dirigente 2.0.
E non sono soltanto le gaffe o gli svarioni storici/geografici/culturali — dal Pinochet Venezuelano al sociologo Gallini — in cui da tempo incappa il personaggio di punta dell’annunciato rinnovamento; il vice presidente della Camera Luigi Di Maio.
Il sospetto di inadeguatezza, che sta diffondendosi, nasce dalla sensazione di trovarsi davanti a palesi casi di parvenu senz’arte nè parte, i cui limiti sono stati portati alla luce dalla sovresposizione mediatica.
Il giovane Di Maio — infatti — più parla e più rivela la provenienza da un milieu neppure sfiorato dalla modernizzazione, quale il profondo Sud della periferia campana intrisa di umori retrogradi e reazionari.
L’Italia che Edward Banfield rappresentava negli anni Cinquanta con la categoria del “familismo amorale”. Per cui i rumeni sono tutti ladri e la domenica i negozi vanno chiusi perchè il consesso parentale possa riunirsi felicemente attorno al desco imbandito, dopo la rituale celebrazione della santa messa.
L’orizzonte da Strapaese neppure lambito da processi di secolarizzazione, che ci riporterebbe al tempo in cui “Cristo si fermava a Eboli”.
Consegnare uno Stato, che comunque aspira a essere avanzato, a questi personaggi col vestitino della festa da sposo di paese sembra l’anticamera del ritorno al passato. Come promettono suicidi civili gli altri strapaesani Renzi e Salvini; per non parlare del falchetto brianzolo Berlusconi.
Pierfranco Pellizzetti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »