Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
SILVIO HA INTERESSE A ISOLARE SALVINI, LE MELONI A TENERSI APERTO IL PIANO B… MOLTO DIPENDERA’ DAL RISULTATO DELLE AMMINISTRATIVE E DA QUELLO DI MARINE LE PEN
Domenica Giorgia Meloni che si trovava al Nord, impegnata in un tour a Como e Monza, in vista delle amministrative, e’ stata accolta ad Arcore, nella residenza privata dell’ex premier, a villa San Martino.
Si e’ trattato di un incontro cordiale, viene riferito, non programmato ma che segue il ‘corteggiamento’ avviato da Berlusconi, che nei giorni scorsi ha speso, pubblicamente e tramite ‘ambasciatori’, parole di stima nei confronti di Meloni.
In particolare, e’ il primo incontro da soli dopo le frizioni registrate in seguito alla decisione di Forza Italia di appoggiare Alfio Marchini e non l’ex ministro dello Sport alle scorse Comunali nella capitale.
Dopo di allora, Meloni e Berlusconi si erano visti a settembre, in un incontro a tre con Matteo Salvini.
Questo nuovo ‘vis a vis’ è avvenuto in un momento di raffreddamento dei rapporti tra il leader di FI e il segretario federale della Lega Nord .
Salvini non ha preso bene questo incontro, un gesto dall’evidente sapore politico di cui i leghisti faticano a capire la motivazione. E tra i due è calato il gelo.
Da tre giorni è tutto fermo. Nessuno dei tre leader dei principali partiti del centrodestra si è messo in contatto con uno degli altri.
Silvio Berlusconi resta ad Arcore in tutt’altre questioni affaccendato, Giorgia Meloni in Aula, alla Camera, Matteo Salvini è stato in Puglia e comunica attraverso i social.
Gli esponenti più realisti di Lega e Fdi dubitano che si possa consumare una vera rottura dal momento che, molto probabilmente, le elezioni politiche finiranno per coincidere con le regionali lombarde.
Un appuntamento dove l’utilizzo del format del centrodestra unito sarà decisivo per assicurare un secondo mandato a Maroni, conferma che è condicio sine qua nnon per la stessa sopravvivenza politica di Salvini.
La stessa candidatura al congresso della Lega dell’assessore lombardo Fava è interpretato come un avvertimento a Salvini per ridimensionarne le ambizioni e la deriva sovranista. E i sondaggi per le amministrative non sono affatto buone per il Carroccio, molto dipenderà anche dal loro esito.
Diciamo che Maroni e Zaia si sono portati avanti nel lavoro.
Se dopo Austria e Olanda anche Marine Le Pen in Francia dovesse risultare sconfitta (l’Apd tedesca è già fuori gioco), è evidente che la linea sovranista reciterebbe il de profundis e Salvini resterebbe isolato.
Anche per questo la Meloni sta ammorbidendo l’antieuropeismo ed è tornata ad Arcore, per tenere aperto il piano B.
Se Salvini saltasse infatti e la Lega tornasse a porsi come il partito del Nord, la Meloni rischia di rimanere con il cerino in mano.
A quel punto l’ala protettiva di Silvio potrebbe tornare utile.
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
LEI CITA SPESSO L’ECONOMISTA ANTI-EURO COME RIFERIMENTO, MA LUI LA GELA; “IL FATTO DI ESSERE CRITICO VERSO L’UNIONE EUROPEA NON VUOL DIRE CHE IO ABBIA COSE IN COMUNE CON LEI”… “LA FRANCIA NON E’ ABBASTANZA GRANDE PER PROSPERARE CON ECONOMIE SOVRANISTE, SAREBBE TRAVOLTA DA UNA FUGA DI CAPITALI”
Le politiche economiche anti-europeiste del Front National, che prevedono non solo l’uscita unilaterale dall’euro ma anche una vera e propria ‘Frexit’ con il divorzio dell’Unione europea “danneggerebbero l’economia francese”.
A poco più di una settimana dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, il premio Nobel per l’economia 2008, l’americano Paul Krugman prende posizione sul programma del partito nazionalista di Marine Le Pen, sostenendo che “il prezzo dell’uscita dall’euro e la reintroduzione di una moneta nazionale sarebbe altissimo”. Noto per la sua posizione critica sull’euro e sulle politiche di austerità introdotte nell’eurozona dal 2010, Krugman tiene tuttavia a prendere le distanze dal FN.
E in un intervento sul sito del New York Times, spiega quali sarebbero, per la Francia, i danni provocati dall’uscita dalla moneta unica: a partire da “una massiccia fuga di capitali che causerebbe una crisi bancaria, un controllo del flusso di capitali e la chiusura temporanee delle banche”.
Mentre “i problemi legati alla conversione valutaria dei contratti -sottolinea — creerebbero un pantano legale e le aziende sarebbero colpite da un lungo periodo di confusione e incertezza”.
Se l’economista americano considera l’euro un “progetto imperfetto”, sostiene tuttavia che c’è una enorme differenza tra il fatto di non aderire alla moneta unica — come è stato per la Svezia, il Regno Unito o l’Islanda — e il fatto di uscirne dopo avervi aderito.
Secondo Krugman, infatti un’uscita dall’euro avrebbe potuto essere profittevole per la Grecia ma non per la Francia che non è assolutamente nella stessa situazione economica.
“Mi dispiace, ma la Francia non è abbastanza grande per prosperare con politiche economiche nazionaliste, centrate su se stessa”, afferma.
“Il fatto che Le Pen ed economisti come me siano critici verso la politica europea non significa che abbiamo delle cose in comune“, si smarca Krugman, anche alla luce del fatto che il Front National cita regolarmente il suo nome per giustificare l’uscita dall’euro.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
MEZZO MILIONE DI ISCRITTI, MA SOLO 120.000 POSSONO VOTARE… E SI TEMONO CORDATE
È da un po’ che alla Casaleggio Associati guardano sconfortati i numeri delle votazioni alle primarie online del M5S.
Monza è il caso più eclatante: prima di ritirarsi, Doride Falduto era diventata la candidata sindaco con appena 20 preferenze.
A Verona Alessandro Gennari ne ha racimolati ben 85. A Genova Marika Cassimatis, la vincitrice poi ripudiata da Beppe Grillo, aveva battuto Luca Pirondini 362 a 338. Un totale di 700 votanti per la quinta città per abitanti d’Italia, circa 600 mila. «Troppo pochi voti», vanno dicendo Davide Casaleggio, Beppe Grillo e chi dell’ormai mitologico Staff (scritto con la S maiuscola) ha il compito di compulsare le cifre della macchina elettorale.
Nel mondo dei 5 Stelle bastano un pugno di clic per decretare se un attivista indosserà l’abito buono del deputato e cambierà la sua vita. «I voti sono così pochi perchè sono pochi ad averne diritto» si ripetono i vertici da giorni, da quando, dopo Genova, si stanno scervellando su come migliorare i metodi di selezione.
Casaleggio e Grillo hanno individuato in questa carenza di elettori un problema e una prima possibile soluzione: «Aumentare la quantità dei voti, per aumentarne la qualità ». Come?
Il segreto è nella cassaforte del consenso che la Casaleggio ha in mano. Ed è nella forbice di differenza tra gli iscritti semplici e gli iscritti certificati, quelli cioè che possono esprimere il proprio voto sui quesiti online e candidarsi.
I semplici iscritti al blog sono circa 500 mila, hanno mandato tutta la documentazione e sono in attesa di un responso.
Gli iscritti certificati sono meno, circa 120 mila.
Perchè questa differenza? Perchè il lavoro di certificazione è faticoso e ha bisogno di uomini, tempo e soldi.
Il M5S, però, ha rifiutato i rimborsi elettorali, mentre le donazioni languono. E così i grillini si devono accontentare di una sola persona nell’associazione Rousseau, a cui la Casaleggio ha affidato la gestione del M5S, che svolge questo compito: radiografare le vite degli attivisti, partendo dalle carte di identità , perdendosi nei labirinti biografici di ognuno alla caccia di qualche pecca penale, appartenenze politiche e scelte del passato che possono rivelarsi compromettenti.
Nel M5S hanno presente quali siano le controindicazioni della «cliccocrazia» a bassa intensità : che a fare il deputato, il sindaco, il consigliere può finirci chiunque.
Ma tra gli effetti collaterali meno graditi ce n’è anche un altro che si è svelato in tutta la sua imprevedibilità proprio a Genova, dove l’analisi degli strateghi grillini, però, è contaminata da tesi sospettose.
La storia è nota ed stata ricostruita attraverso fonti del M5S: Alice Salvatore, la zarina ligure, consigliere regionale in quota Luigi Di Maio, che ha fatto e disfatto le regole per le candidature locali, dopo l’inattesa vittoria di Cassimatis, ha convinto Grillo che la vincitrice aveva prevalso grazie a un pacchetto controllato di voti.
Risultato? Il Movimento che cerca un metodo di selezione adatto ad assicurare candidati fedelissimi, quindi più controllabili, ha capito che con «numeri così bassi di votanti potrebbero esserci ancora altre sorprese negative».
Insomma, sospettano che basterebbero parentele e amicizie a veicolare il voto contro candidati magari più allineati. Aumentare i voti, secondo loro, sterilizzerebbe questi tentativi.
Detto ciò, Grillo e Casaleggio vogliono mantenere lo spirito open source del M5S. Sono le gioie e i dolori della cosiddetta democrazia orizzontale che ha i suoi paradossi: può creare un distillato di puro carrierismo politico che i 5 Stelle vorrebbero diluire con una patente di attivismo più solida, in modo da scremare gli imbucati da chi ha l’incrollabile fede nella parola di Grillo.
Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE: “LA CANCELLAZIONE DI UN GRADO DI GIUDIZIO VIOLA I DIRITTI UMANI”… “LE COMMISSIONI DECIDONO SENZA LA PRESENZA DELL’INTERESSATO E LE INTESE COI PAESI ESTERI PER I REIMPATRI NON SONO NEANCHE RESI PUBBLICI”
I sostenitori del nuovo provvedimento sull’immigrazione, approvato definitivamente dalla Camera sulla bozza del decreto Minniti-Orlando, lo vedono come la risposta a “richieste vitali da parte delle realtà locali”.
Per l’avvocato Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), si tratta invece di un “provvedimento discriminatorio, un capitolo molto triste del nostro sistema di diritti”.
Tra i punti più discussi c’è l’abolizione del ricorso in appello che “dovrebbe essere garantito — continua Trucco — quando si è in presenza di un procedimento camerale. Questo potrebbe far nascere problemi di illegittimità costituzionale”.
Trucco legge una violazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dal sistema giudiziario italiano: “Se ricevo una multa per divieto di sosta — dice l’avvocato — ho la possibilità di fare ricorso due volte dopo la prima sentenza. Perchè su una materia così importante non devo garantire questa possibilità ? Stiamo parlando di diritti fondamentali dell’individuo. È un provvedimento fortemente discriminatorio e potrebbe presentare problemi di incostituzionalità ”.
Sul procedimento di valutazione della richiesta di asilo, continua il Presidente dell’Asgi, ci sono anche altri aspetti che penalizzerebbero la posizione dell’immigrato, già a partire dal primo grado di giudizio: “Così come è stato approvato — continua — in primo grado è previsto un procedimento camerale in cui la presenza della parte in causa, in questo caso il richiedente asilo, è residuale e, quindi, non prevista a meno che il giudice non la ritenga essenziale. Quindi, la persona non viene sentita da chi deve giudicare. Sappiamo bene, però, che spesso i migranti non possono presentare documenti o prove fisiche della loro provenienza o del tragitto percorso. Quindi, non ascoltare i loro racconti equivale a ignorare la loro versione dei fatti”.
Anche il sistema con il quale si notifica il respingimento della richiesta d’asilo non convince Trucco: “La notifica — continua — dà circa 30 giorni di tempo per fare ricorso. Con questa nuova legge, questa diventa a carico dei gestori dei centri di accoglienza. Per come quest’ultimi sono strutturati, per la carenza di risorse e per la difficoltà , in alcuni casi, di rintracciare i diretti interessati, il rischio è che un richiedente asilo non riceva la comunicazione in tempo per poter fare ricorso”.
Uno degli obiettivi principali, da subito dichiarato dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti, è quello di far ripartire in maniera più veloce ed efficiente la macchina delle espulsioni e dei rimpatri per tutti coloro a cui non viene accettata la richiesta di asilo politico.
Un piano, quello del governo, portato avanti soprattutto attraverso la stipula di accordi e memorandum bilaterali con alcuni Paesi del Nord Africa e dell’Africa sub-sahariana.
Accordi che, però, non hanno eliminato i dubbi relativi soprattutto alla salvaguardia dei diritti dei migranti e della loro sicurezza.
“La politica è chiara — continua Trucco -: si vuole esternalizzare la questione dell’asilo. Si fanno accordi, o memorandum come vengono spesso chiamati, con Libia, Turchia, Niger e altri Paesi africani e mediorientali che ci permetteranno di espellere più facilmente i migranti, senza poter garantire loro la certezza di finire in centri di accoglienza che rispettino gli standard internazionali di sicurezza e rispetto dei diritti umani. Basta vedere in che condizioni sono costretti a vivere i migranti finiti nei campi di detenzione libici. Inoltre, questi memorandum non prevedono l’approvazione da parte del Parlamento e non vengono resi pubblici. Quindi è anche difficile sapere quanti siano e su quali termini vengono stipulati”. E proprio l’accordo con la Libia, Paese dal quale proviene l’82% degli immigrati in Italia attraverso il Mediterraneo e che, quindi, dovrebbe accogliere un gran numero di espulsi, non convince il Presidente di Asgi: “Quello con la Libia è un non-accordo — dice — Abbiamo un’intesa con un governo instabile, che occupa un’area geograficamente molto ridotta e che, quindi, non può garantire il rispetto di un vero accordo sui rimpatri”.
Altra novità oggetto di discussione è l’apertura di almeno un Centro di Permanenza e Rimpatrio (Cpr) per Regione, per un totale di 1600 posti a livello nazionale.
Totalmente contrario, invece, il Presidente dell’Asgi: “Questi — dice — sono i Cie presentati con un nome diverso. Non se ne conosce lo status giuridico, si sa solo che se ne auspica una proliferazione”. E sui numeri chiude: “Si grida all’emergenza e poi si fa un piano per 1600 posti a livello nazionale”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
LA REPLICA: “NON E’ VERO, FAREMO RICORSO”… MA IL REGOLAMENTO PARLA CHIARO
Michele Emiliano fuori dalla corsa per le primarie del Pd in Lombardia e Liguria.
Lo ha ufficializzato la Commissione Congresso del Pd, dopo che la mozione che fa capo al presidente della Puglia non ha raccolto le firme necessarie a presentare la candidatura nelle due Regioni.
Dunque, il nome di Emiliano non comparirà nella scheda per l’elezione del segretario Pd nelle due Regioni. Ma, sostengono i sostenitori di Emiliano, le firme ci sono e comunque non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale in merito all’esclusione. Nel caso arrivasse, però, loro sono pronti a presentare ricorso.
La mozione Emiliano è riuscita a raccogliere le cinquanta firme necessarie a presentare una lista a sostegno del segretario solo nel collegio di Genova, per la Liguria, e in cinque collegi della Lombardia.
Ma lo statuto del Pd prevede che per essere ammessi alle primarie bisogna aver raccolto le firme in almeno la metà delle province di ogni singola Regione.
La Commissione Congresso, in una riunione aggiornata più volte da ieri, ha provato a cercare una mediazione. La proposta era quella di ammettere il candidato solo nei collegi dove era in regola con le firme, ma i rappresentanti di Emiliano in Commissione avrebbero respinto questa soluzione.
Il nome di Emiliano, a questo punto, non può comparire sulla scheda delle primarie nelle due Regioni perchè il regolamento prevede che si votino le liste di candidati all’assemblea nazionale, collegate a ciascun segretario.
Il regolamento.
L’articolo 9 del regolamento delle primarie, approvato il 24 febbraio scorso dalla Direzione del Pd, prevede che “in ciascun Collegio può essere presentata una o più liste collegate a ciascun candidato alla Segreteria. Sono ammesse le liste presenti in almeno la metà dei Collegi di una Circoscrizione regionale. Le liste devono essere sottoscritte da almeno 50 iscritti in ciascun Collegio”.
Inoltre, si spiega che “la presentazione delle liste avviene su base regionale, depositando l’elenco dei candidati presso la Commissione regionale per il Congresso, entro le ore 18:00 del 10 aprile 2017. Ciascuna lista deve indicare a quale, tra i candidati alla Segreteria ammessi, essa intenda collegarsi. Entro due giorni dalla presentazione delle liste, le Commissioni regionali accertano l’accettazione del collegamento da parte del candidato alla Segreteria nazionale”.
Le reazioni.
Per Francesco Boccia, sostenitore di Emiliano, “le firme ci sono: in Liguria in tutti i collegi, in Lombardia in più della metà . Non mi pare ci sia nessun organo ufficiale del partito che comunichi l’esclusione, ma solo notizie diffuse ad arte che riteniamo infondate: la decisione è delle commissioni regionali, se e quando ci verrà notificata noi faremo appello”.
E aggiunge: “Non vorrei – parafrasando il Renzi del 2013 – che il congresso del Pd diventasse un problema di burocrazia. È possibile che in qualche collegio le firme non siano state sufficienti – ammette il deputato dem -, ma io mi appello al presidente della Commissione nazionale, Montanari, che valuterà le nostre ragioni e eventualmente all’organo di garanzia presieduta da Dal Moro”.
A Boccia ha replicato Ernesto Carbone, deputato renziano membro della Commissione Congresso, che ha ribadito norme del regolamento: “La Commissione nazionale per il Congresso ha preso atto, dalle Commissioni regionali di Lombardia e Liguria, che la lista Emiliano non aveva raccolto le firme necessarie. Mi dispiace molto che non siano riusciti, ma è il regolamento che prevede l’esclusione, un regolamento approvato all’unanimità , con il voto anche di chi in quella commissione rappresentava Emiliano”.
“È assurdo che, dopo aver raccolto 6.000 firme per la presentazione della candidatura e dopo aver conseguito l’8% di consenso tra gli iscritti e le iscritte al Pd, si voglia negare ad Emiliano il diritto ad essere votato in tutta Italia e che per assumere tale decisione la Commissione non abbia voluto rispettare neanche la nostra giornata di dolore”, è stato il commento del deputato Dem Dario Ginefra, anche lui sostenitore di Michele Emiliano nella corsa alla Segreteria nazionale del Pd.
“Dopo aver garantito che sarebbero state applicate le stesse regole del Congresso 2013 – spiega – si sono chiuse le iscrizioni al Partito impedendoci di poter correre partendo dalla stessa linea di partenza su tutto il territorio nazionale. Qualcuno vuole negare a Emiliano la corsa alla Segreteria impedendogli di poter essere votato in tutt’Italia? Lo si dica senza infingimenti. Ora noi torniamo nel silenzio della nostra giornata di dolore al termine della quale decideremo come procedere”.
L’esclusione di Emiliano “dalle primarie del 30 aprile in Lombardia e Liguria pare una deliberazione di Equitalia anzichè il pronunciamento di una commissione di un partito politico che ha a cuore la partecipazione e la democrazia”, è l’opinione di Filippo Penati, ex capo della segreteria di Perluigi Bersani ed ex presidente della provincia di Milano. “È una scelta surreale da burosauri che fa male a tutto il Pd – ha proseguito -.Confido che prevalga il buon senso e la politica prenda il sopravvento sulla burocrazia se non si vuole che, chiunque sarà il segretario, la sua non sia un’elezione azzoppata”.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
SCRITTURE FISCALI DI 41 FATTURE RICEVUTE DALLA SG PER LA VERNICIATURA DI VELIVOLI CHE NON SAREBBE MAI STATA FATTA DATO CHE SI TRATTA DI UN’AZIENDA CARTIERA
Gianni Lettieri è indagato dalla Procura di Napoli per reati tributari: avrebbe contabilizzato 41 fatture fasulle per costi di 640.000 euro.
I finanzieri della sezione di polizia giudiziaria hanno eseguito un decreto di sequestro del Gip per 350.000 euro, prelevati dai conti bancari dell’Atitech spa.
E’ la società presieduta dall’imprenditore napoletano due volte candidato a sindaco per Forza Italia, ha sede all’interno dell’Aeroporto di Capodichino ed è una azienda leader nei servizi di manutenzione e riparazione di veicoli spaziali e dei più diffusi modelli di aerei al mondo.
La sezione economica della Procura guidata da Fausto Zuccarelli contesta a Lettieri operazioni commerciali ritenute “soggettivamente inesistenti”.
Sarebbero state compiute nel 2011 attraverso la contabilizzazione nelle scritture fiscali di 41 fatture ricevute dalla SG srl per la verniciatura di velivoli. Accertamenti degli inquirenti e verifiche dell’Agenzia delle Entrate avrebbero dimostrato che la SG, con sede a Brusciano, non avrebbe fornito alcun servizio ne avrebbe potuto farlo “perchè — si legge nella nota diffusa dalla Procura — mera società cartiera”.
SG non ha mai presentato bilancio o dichiarazione dei redditi per l’anno 2011 e non ha avuto alcun rapporto commerciale con Atitech.
L’azienda di Lettieri, per verniciare i veicoli, avrebbe inoltre utilizzato 25 dipendenti qualificati della SG srl che in realtà risultavano licenziati dal 2010.
In questo modo Atitech avrebbe contabilizzato costi “fittizi” per 640.000 euro e a ulteriore dimostrazione del presunto imbroglio la Procura sottolinea un dato: non esiste traccia delle entrate e le uscite del personale della società fittizia dai 5 hangar dell’Atitech all’interno dell’Aeroporto di Capodichino “nonostante siano attive, considerata la delicatezza dell’attivita di manutenzione degli aerei militari e commerciali, rigorosissime procedure di accreditamento”.
“Abbiamo già fornito agli organi preposti ampia documentazione comprovante l’effettivo svolgimento di lavori, nei nostri hangar, ad opera della società S.G. srl, a fronte dei quali la stessa ha emesso fatture”, ha sottolineato, in una nota, l’Atitech. “L’intera documentazione — scrive l’azineda — dimostra, in maniera chiara, che le prestazioni fornite e fatturate da S.G. srl, e da noi correttamente pagate, sono state regolarmente effettuate. Inoltre, relativamente all’enfasi mediatica che si sta dando alla notizia del nostro presidente, Gianni Lettieri, indagato, precisiamo che lo stesso si è limitato, in qualità di legale rappresentante, a firmare meramente le dichiarazioni Iva. Gli ordini di acquisto sono stati tutti firmati dall’amministratore delegato di Atitech spa, De Pompeis, e controfirmati dal dirigente Fantoni, dal responsabile ufficio acquisti Allegro e dall’ufficio acquisti nella persona di Spigni”.
“La nota di Atitech spa è esaustiva e chiarisce tutti gli aspetti di una vicenda in cui la nostra società è inequivocabilmente parte lesa“, dice invece Lettieri.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
MENTANA HA BUON GIOCO: “SIBILIA QUERELATO DA ARISTOTELE DOPO QUESTO TWEET”
Enrico Mentana querelato dal parlamentare cinquestelle Carlo Sibilia.
Ad annunciarlo lo stesso direttore di TgLa7 che con ironia, sul proprio profilo facebook, allegando al foto del verbale ha citato Neil Armstrong: “Quando l’onorevole Sibilia troverà altri argomenti dialettici oltre la denuncia sarà un piccolo passo per un uomo e un grande passo per l’umanità “, allegando il popolare tweet dove il deputato mette in dubbio lo sbarco sulla luna.
Nella replica il deputato del M5s fa un’altra gaffe.
L’uso improprio del termine “sillogismo” ha attirato la critica di moltissimi utenti (secondo l’enciclopedia Treccani, infatti, è un “termine filosofico con cui Aristotele designò la forma fondamentale di argomentazione logica, costituita da tre proposizioni dichiarative connesse in modo tale che dalle prime due, assunte come premesse, si possa dedurre una conclusione – per esempio, “Tutti gli uomini sono mortali, tutti i Greci sono uomini, quindi tutti i Greci sono mortali”) ma anche del direttore Mentana che sul suo profilo ha commentato: “ULTIM’ORA entrata in vigore la legge del contrappasso, Sibilia querelato da Aristotele dopo questo tweet”
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
“FANNO POLEMICA PER LA POLEMICA SU ARGOMENTI A CUI NESSUNO FREGA NULLA”
“La falsa intervista al direttore del Tg1. Gli attacchi ai talk show. Gli esposti all’Agcom. Sulla tv Pd e 5stelle sono patetici allo stesso modo” così il direttore del tg di la7 Enrico Mentana intervistato da Repubblica critica l’attegiamento dei Dem e dei pentastellati nei confronti della televisione.
Mentana, che per 17 anni ha lavorato a Mediaset, è convinto che la strategia comunicativa vincente sia ancora quella di Berlusconi.
“Fanno polemica per la polemica su argomenti lontanissimi dall’interesse generale. Se continuano così per i prossimi dieci mesi di campagna elettorale, alla fine vincerà il signore degli agnelli…Berlusconi non sta sui social network e va pochissimo in televisione. Grillini e renziani invece monopolizzano la scena mediatica creando un rumore di fondo su temi come la Ryder Cup o i romeni in Italia che sono semplici inciampi della vita politica sfruttati per sollevare casi inesistenti.»
E all’intervistatore che gli chiede cosa pensi di due deputati renziani che considerano i talk di la7 di parte tanto da fare un esposto all’Agcom, Mentana risponde così
“Sono ridicoli i parlamentari della Repubblica che fanno esposti contro trasmissioni nelle quali ha imperversato il loro leader per mesi”
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2017 Riccardo Fucile
STEFANO BIASONE, CAPITANO DEL TUSCANIA, E’ A CAPO DELLA CATENA DI COMANDO… “SONO ADDESTRATO PER QUESTO, HO VISSUTO DI PEGGIO”
Nella sua prima riunione operativa, domenica all’alba, aveva posto a tutti una sola condizione: lui, e soltanto lui, avrebbe seguito, gestito, autorizzato qualunque azione all’interno della zona sconfinata delle ricerche.
Che nessuno si azzardasse a fare una sola mossa senza il suo consenso. Nella caserma dei carabinieri di Molinella, quartier generale della grande caccia all’assassino che si fa chiamare Igor il russo, lui sarebbe stato h24 il capo della catena di comando per centinaia di uomini.
«È il segreto per coordinare qualunque numero di persone: avere chiara e in tempo reale la posizione di tutte le forze sul terreno», spiega quell’ufficiale al telefono dal suo ufficio mentre qualcuno in sottofondo bussa alla porta, chiama sull’altra linea o lo interrompe ogni trenta secondi.
Si chiama Stefano Biasone, è un capitano e, come dice lui, ha «meno di trent’anni». Nei reparti speciali come il suo, cioè il Reggimento Paracadutisti Tuscania, conta la squadra, mai il singolo, perciò alla fine della giornata – quando esce davanti a un muro di telecamere di fronte alla caserma – ha l’aria di chi ha solo voglia di rientrare dai suoi uomini.
In questa storia dell’assassino in fuga lui, il capitano dei parà (che per la verità è aiutato nel comando anche da un maresciallo dei Cacciatori di Calabria) ha una responsabilità enorme.
«È il mio lavoro, sono addestrato per questo», aveva risposto al telefono qualche ora prima di concedersi alle tivù. «Ho vissuto altri eventi, in passato, forse anche peggiori».
Uno di quegli eventi ha a che fare con il razzo lanciato contro l’ambasciata italiana a Kabul dai talebani afghani: fu a gennaio del 2016 (rimasero ferite due guardie di sicurezza afghane).
«Il razzo è arrivato mentre ero in ambasciata per il servizio di coordinamento e sicurezza della missione diplomatica – racconta il capitano Biasone –. Quando ti trovi in quelle situazioni conta molto la professionalità e l’addestramento, appunto». Qui, fra campagne, paludi e boscaglia delle province di Ferrara e Bologna, il parà che comanda le ricerche divide le sue giornate fra le ricognizioni sul campo e la caserma. Sonno con il contagocce e attenzione anche ai più piccoli dettagli.
Una delle sue prime preoccupazioni è stata organizzare la caccia all’uomo scongiurando il rischio del fuoco amico.
«Con tanto personale armato che cerca un uomo a sua volta armato c’è la possibilità concreta che a un certo punto possa essere richiesto l’impiego delle armi. In teoria quindi, in queste condizioni, non si potrebbe nemmeno escludere l’eventualità del fuoco amico ma abbiamo attivato tutte le procedure militari che noi chiamiamo di deconfliction per evitare danni alla popolazione civile o a chi opera sul territorio».
Per tenere sotto controllo una situazione in continua evoluzione le mappe sono fondamentali.
Il capitano spiega che «viene mappata costantemente la situazione sul terreno». Una cartina militare in continuo aggiornamento rivela minuto per minuto quali forze stanno agendo e dove, mentre un’altra grande mappa è contrassegnata da tanti puntini per quanti episodi si riesce a ricostruire sulla presenza del ricercato, compresi i luoghi dei due omicidi o quelli in cui ha vissuto o è stato visto in passato
Al quarto giorno di questa caccia gigantesca Igor il russo (alias Norbert Feher il serbo) resta un fantasma che sa come muoversi fra acquitrini e campi coltivati. E forse è stato proprio lui a rubare una barchina, poco più che una zattera, sparita da uno dei mille canali della zona.
Era sicuramente lui, due giorni fa, che camminava (sempre lungo un canale) con uno zaino in spalla. L’ha visto una signora che ne ha seguito i movimenti da lontano e quando lui si è accorto di essere osservato si è abbassato per rimanere coperto dalla vegetazione. I carabinieri hanno portato i cani in quel punto e loro hanno confermato: da lì è passato l’uomo che tutti stanno cercando
Un rastrellamento infinito su un’area dai mille e mille possibili nascondigli.
Nei campi coltivati il cibo non manca e lui sarebbe capace di bere anche l’acqua dei canali, giura chi lo conosce (sono molti anche i tubi di irrigazione).
Questo rende più lunga la sua resistenza. Ma qui nessuno molla. La parola d’ordine è: «Lo prenderemo».
Giusi Fasano
(da “il Corriere dela Sera”)
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