Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
PRIMA DEVE PRENDERE PER IL CULO GLI ELETTORI E POI ALLEARSI CON SALVINI, ORMAI LO AMMETTONO: “DIRLO PRIMA LA PAGHEREMMO CON LA NOSTRA BASE”
Divisi tra chi dice che quello apparso oggi sul Fatto Quotidiano “è il pensiero di Zagrebelsky e basta” e chi invece pensa che in fondo il costituzionalista, da sempre punto di riferimento dei 5stelle, “ha ragione”.
L’intervista di Gustavo Zagrebelsky, professore che i grillini avevano posizionato tra i nomi per la corsa al Colle, arriva a sorpresa in un momento in cui — viene spiegato ai piani alti del Movimento 5 Stelle — il mondo pentastellato si guarda allo specchio e si rende conto che tutto ciò che in questi anni è stato detto, se davvero si vuole arrivare a Palazzo Chigi, potrebbe risultare difficile da mettere in pratica.
Difficile quindi non pensare ad alleanze.
Su un punto però i grillini, per ora, sembrano essere tutti d’accordo: non è opportuno un accordo pre elettorale “su dei punti programmatici, chiari e concreti” come consiglia il costituzionalista.
Piuttosto si fa strada l’idea di un’alleanza post elettorale con la Lega Nord e il programma che M5S sta stilando va proprio in questa direzione.
Non ultima l’uscita di Beppe Grillo sul blog a proposito delle Ong che soccorrono i migranti e che avrebbero “un ruolo oscuro”. “Da dove prendono i soldi?” chiede il comico genovese.
Ma anche la proposta di indire il referendum sull’euro e la richiesta di una maggiore sovranità strizzano l’occhio al Carroccio.
“Da un po’ di tempo M5S non attacca apertamente la Lega Nord”, viene fatto notare, “e non è un caso”.
Da qui a poter uscire allo scoperto con un’alleanza prima del voto però ce ne vuole. “In termini di voti — si ragiona — non ripagherebbe”.
La base in pratica non apprezzerebbe un’alleanza con un altro partito perchè in fondo l’andare da soli contro tutto e tutti è sempre stato il punto che ha contraddistinto i grillini dagli altri.
Si pensa casomai ad aggirare il problema facendo comunque i conti con la realtà e con la legge elettorale. Al momento, se M5S risulterà essere il primo partito ma non arriverà al 40% per avere l’incarico dovrà dire al Capo dello Stato su quali voti, oltre ai propri, può contare in Parlamento.
Ed è qui che potrebbe entrare in gioco la Lega Nord. Ma anche in questo caso nulla si può dare per scontato.
I più realisti osservano: “In cambio i leghisti ci chiederanno delle poltrone, degli incarichi di governo, in quel caso si farà un appello alla rete per spiegare che se vogliamo governare non possiamo fare a meno di un accordo, ma il programma resterà il nostro” (altra presa per i fondelli…n.d.d.)
Tutto questo comunque a campagna elettorale conclusa e a voti già incassati.
Anche se, a qualcuno tra i grillini, non sfugge che Zagrebelsky ha forse voluto lanciare un sasso nello stagno per avviare una discussione. “Se lo diciamo noi — osserva una deputata pentastellata — è un conto, ma se a proporre un’alleanza per andare al governo è un costituzionalista con cui spesso abbiamo dialogato il concetto ha un altro peso”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
CRIMINALIZZARE I “BUONISTI” FA SEMPRE COMODO PER RACCOGLIERE I VOTI DELLA FOGNA RAZZISTA… VEDIAMO COME STANNO REALMENTE LE COSE
Dopo Matteo Salvini anche Beppe Grillo va all’attacco delle ONG impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Canale di Sicilia.
In un post pubblicato oggi sul blog a firma del MoVimento 5 Stelle si torna a sollevare il sospetto di una regia occulta e di connivenze tra le Organizzazioni non governative che operano nel tratto di mare tra l’Italia e la Libia e i trafficanti di esseri umani che caricano i gommoni di migranti e li mettono sulla rotta della Sicilia. Rotta lungo la quale poi vengono tratti in salvo dalla Marina Militare, Guardia Costiera e imbarcazioni delle ONG.
Non è la prima volta che Grillo se la prende con i migranti (fa parte della sua mentalità ) e anche di recente Alessandro Di Battista ha illustrato che è necessario difendere i nostri confini dai migranti.
Nel 2014 i pentastellati avevano soprannominato la missione Mare Nostrum (attiva fino al 2014) “Affare Nostrum” definendola una missione d’affari che solo in minima parte aveva salvato vite umane.
Sempre in quel periodo un deputato del M5S dichiarava la necessità di aprire “canali di immigrazione direttamente nelle aree di provenienza” per stroncare il business degli scafisti. Insomma all’epoca l’idea del M5S oscillava tra il rifiuto totale dell’immigrazione e la tentazione di andarli a prendere direttamente a casa loro. Ora hanno cambiato idea.
Ma da cosa nascono queste nuove accuse di Grillo?
Il 15 dicembre 2016 l’Agenzia europea di controllo delle frontiere della UE Frontex (che pure è stata oggetto di critiche da parte di Grillo che la accusava di farci importare più immigrati) ha accusato le organizzazioni umanitarie di essere complici e colluse dei trafficanti di esseri umani.
La notizia è stata pubblicata prima dal Financial Times e successivamente le accuse sono state messe nero su bianco nel rapporto annuale Risk Analysis for 2017 di Frontex pubblicato il 15 febbraio 2017 nel quale si attribuisce all’attività delle imbarcazioni delle ONG il pull factor ovvero la responsabilità di costituire una fonte d’attrazione per migranti e scafisti.
La tesi è che dal momento che ci sono molte navi pronte ad intervenire in caso di emergenza i migranti si sentono più rassicurati rispetto ai rischi della traversata e quindi sono più propensi a intraprendere il viaggio e di conseguenza l’aumento delle morti nel Mediterrano è dovuto all’attività delle ONG.
In base a quanto scritto nel Risk Analysis for 2017 la procura di Catania, che è la città dove c’è la sede operativa di Frontex, ha aperto un’indagine conoscitiva per appurare la veridicità dei fatti ma al momento non è stata fatta alcuna ipotesi di reato.
In un’intervista Repubblica il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha precisato che al momento non c’è «nessun fascicolo aperto, ma soltanto un’analisi su un fenomeno che stiamo studiando da tempo […]. Abbiamo osservato, con dati anche messi a disposizione da Frontex, un aumento di piccole Ong che sono impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali. Vogliamo capire chi ci sia dietro e che cosa nasconda questo fenomeno. Stiamo facendo un ragionamento molto attento, ma non ci sono gli elementi per aprire un fascicolo, soltanto per proseguire la nostra analisi».
Anche Stefano Screpanti, capo del III Reparto Operazioni del Comando generale della Guardia di finanza, ascoltato dalla Commissione Difesa del Senato ha escluso la possibilità che ci siano connivenze tra Ong e scafisti: «Ad oggi, allo stato attuale delle nostre conoscenze, non ci sono evidenze investigative tali da far emergere collegamenti di sorta fra ong e organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti o ambienti comunque vicini».
Dopo gli sbarchi della settimana di Pasqua la Stampa ha pubblicato ieri un articolo nel quale si attribuisce a non meglio precisate fonti governative che avrebbero visionato il dossier sulla questione l’affermazione che quella condotta dalle organizzazioni umanitarie sarebbe «Un’azione logistica fuori dal comune, quasi di stampo militare».
Da parte loro però le ONG hanno replicato di attenersi scrupolosamente alle regole delle varie Convenzioni marittime sul soccorso in mare e di agire in coordinamento con la Guardia Costiera o con altre forze presenti nell’area.
In una dichiarazione congiunta sottoscritta da Sea-Watch, Proem-Aid, Proactiva Open Arms, SOS Mediterranèe, Hellenic Rescue Team, Jugend Rettet, Humanitarian Pilots Initiative, SMHumanitario e United Rescue Aid le associazioni sostengono di attenersi scrupolosamente alle disposizioni sulle aree SAR di intervento coordinato stabilite dal Governo Italiano in collaborazione con Centro di Coordinamento Marittimo dei Soccorsi (MRCC) di Roma.
Medici Senza Frontiere ha risposto ancora più duramente alle accuse — vale la pena di sottolineare che l’attività di MSF non è oggetto delle indagini della Procura di Catania — chiedendo un chiarimento immediato a Frontex.
La co-fondatrice e vice-Presidente di SOS Mediterrane e direttore generale di SOS Mediterranee Francia Sophie Beau ha dichiarato che la sua organizzazione non ha “alcun tipo di collegamento con le persone che sono coinvolte dal lato della Libia nelle operazioni di partenza dei migranti e non abbiamo alcun tipo di legame con loro. La ragione per cui siamo presenti quando ce ne è bisogno e sappiamo dove sono le navi è perchè è documentato che le imbarcazioni in difficoltà si trovano nella cosiddetta ‘Sar zone’, quindi una zona ben precisa”.
Dal rapporto 2016 stilato dalla Guardia Costiera sulle attività di soccorso in mare nel Mediterraneo Centrale emerge inoltre che la maggior parte delle operazioni di soccorso sono state condotte direttamente da unità navali italiane o governative (Guardia Costiera, Marina Militare, Unità Eunavfor Med).
È vero che rispetto ai tre anni precedenti il numero di persone salvate dalle Ong è aumentato (raddoppiato rispetto al 2015) ma è anche vero che parallelamente è aumentata anche la presenza delle organizzazioni nell’area, che sono diminuiti i soccorsi effettuati da parte delle navi commerciali (pescherecci e così via) e che anche le Marina Militare, con la fine di Mare Nostrum, ha diminuito il numero di assetti nella zona.
Non va inoltre dimenticato che nello stesso arco di tempo il numero delle persone che tenta la traversata è andato aumentando (e tra i vari motivi bisogna ricordare che prima i migranti in Libia venivano detenuti e torturati).
Medici Senza Frontiere rende noto che nel corso del 2016 le navi delle ONG hanno soccorso “non più del 28% delle persone” allo stesso tempo contribuendo a ridurre significativamente il peso degli interventi che gravava in modo significativo sulle navi commerciali che nel corso del 2014 avevano effettuato un salvataggio su quattro. Nessuno curiosamente ha accusato i marinai delle navi commerciali di essere conniventi con gli scafisti.
Ma perchè le navi delle Ong operano così vicine al limite delle acque territoriali libicheFrontex stessa nel suo rapporto certifica che il numero delle chiamate satellitari al MRCC (gli scafisti istruivano i migranti a telefonare al Centro di coordinamento) è diminuito “in corrispondenza” dell’aumento delle operazioni di soccorso delle Ong.
In realtà il numero delle chiamate è iniziato a diminuire prima e uno dei motivi potrebbe essere che gli scafisti non danno più i telefoni satellitari ai migranti.
Assenza che è certificata anche dalla Guardia Costiera e che viene inclusa come uno degli elementi peggiorativi delle condizioni di sicurezza a bordo delle unità impiegate per il flussi via mare dalle coste libiche.
Rispetto al 2015 nel 2016 il numero di telefoni satellitari trovati a bordo dei gommoni è calato del 56% (il numero complessivo di SAR è aumentato del 52%).
L’unico modo per effettuare le operazioni di soccorso è quindi la ricerca “a vista” per cui è necessario posizionare le imbarcazioni (o assetti aerei) più vicine al limite delle acque territoriali altrimenti i tempi per i soccorsi sarebbero troppo lunghi per garantire la sopravvivenza dei naufraghi.
A questo va inoltre aggiunto che negli anni precedenti le operazioni di soccorso si svolgevano più in prossimità delle coste italiane perchè la tipologia di imbarcazioni era diversa ed erano maggiormente in grado di affrontare la traversata e in molti casi di sbarcare direttamente i migranti sulle coste siciliane.
Ora invece vengono utilizzati perlopiù gommoni che partono anche in condizioni di mare non ottimali e quindi per avere la possibilità di salvare vite umane è necessario avvicinarsi al limite delle acque territoriali.
E non sono solo le Ong a farlo ma anche gli altri assetti navali.
A chi giova criminalizzare le Ong?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
PINUCCIA MONTANARI SOSTIENE CHE LA SITUAZIONE “E’ ASSOLUTAMENTE GESTITA”… PROTESTE DEL SINDACATO RODITORI
L’assessora Pinuccia Montanari ha rappresentato un netto miglioramento nella Giunta Raggi rispetto a chi la precedeva nel ruolo di responsabile dell’Ambiente di Roma Capitale. In più è una tecnica preparata. Proprio per questo sembra incredibile che abbia in così pochi mesi imparato dalla politica l’arte di negare l’evidenza.
Eppure, racconta l’agenzia di stampa DIRE, è stata proprio lei a dire a margine della cerimonia di apertura dell’Earth day Italia alla terrazza del Pincio di Roma che “Io sono una che vive la città , una sopralluoghista, e sinceramente devo dire di non aver mai visto un topo a Roma”.
E dopodichè a ribadire: «La situazione qui a Roma è assolutamente gestita e comunque noi la miglioreremo».
Le dichiarazioni lunari della Montanari arrivano per cercare di arginare la polemica politica nata dalla denuncia della ministra Lorenzin, che raccontò di un bambino morso da un topo a Villa Gordiani.
Ma a smentirla basterebbe ricordare cosa ha fatto la sua sindaca. Appena eletta, Virginia Raggi andò con Paola Muraro a Tor Bella Monaca per verificare la segnalazione di un video in cui i bambini giocavano a contare i topi che si avvicendavano nei pressi di un cassonetto:
Ancora prima, nel marzo 2016 il Messaggero pubblicò un’infografica sui quartieri della città più colpiti dai topi (in base alle segnalazioni giunte dai cittadini).
Qualche tempo dopo si parlò dell’esca alla vaccinara che un imprenditore veneto, aveva, secondo quanto raccontava, proposto alla Raggi per la derattizzazione. In realtà era tutta una bufala.
Beppe Grillo invece aveva segnalato i topi come priorità per Roma insieme a “spazzatura e clandestini” in un tweet poi cancellato in un rigurgito di vergogna.
In ogni caso le elezioni ci sono state ma la situazione non è migliorata.
Nel gennaio 2016 poi Anticimex, una delle aziende leader della derattizzazione, sostenne che a Roma i topi sono il doppio degli abitanti.
All’epoca il +45% di interventi di derattizzazione chiesti all’azienda fotografava la gravità del fenomeno, ma se si analizzano i dati in profondità si evince che circa il 10% delle operazioni sono state effettuate da nuovi clienti (+133% nuove richieste rispetto al 2014).
E, soprattutto, nel 2015 è stato registrato un aumento dei servizi di controllo e monitoraggio roditori che prevedono l’ausilio delle nuove tecnologie e apparecchiature di ultima generazione.
Sempre nel marzo dello scorso anno due desk della biglietteria su piazza del Colosseo sono rimasti chiusi al pubblico per tutto il giorno a causa della presenza di un ratto morto. «Ieri abbiamo dovuto fronteggiare un’emergenza, perchè un topo è rimasto incastrato in una intercapedine sul tetto di una delle biglietterie, proprio di fronte al Colosseo. L’operatore che era in servizio si è visto colare il sangue sulla scrivania. Ecco perchè adesso la biglietteria è chiusa», disse l’allora soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti.
Forse la Montanari dovrebbe cercare meglio.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
LA HOLDING DI BERLUSCONI NON HA VENDUTO SOLO IL MILAN, MA ANCHE YACHT, CAMPI DA GOLF E CINEMA… E PREMIUM AFFONDA IL BILANCIO DI MEDIASET
Basta sprechi e sfizi. La vecchia Fininvest targata Silvio Berlusconi — fatta di ville da mille e una notte, yacht ai Caraibi e milioni buttati nel calcio — è finita.
L’ex-Cav può continuare ad occuparsi di politica e agnelli pasquali. Ad Arcore è iniziata l’era di Marina.
Parola d’ordine: niente soldi gettati al vento. Linea strategica: tagliare i rami secchi — ultimo il Milan – e concentrare il Biscione sui business storici e più redditizi.
Con un unico dubbio: da che parte mettere Mediaset, dopo il rosso da 300 milioni aperto nei conti dalla guerra con Vivendi.
La rivoluzione “morbida” della primogenita è partita da un paio d’anni con il turbo: la scure dell’austerity è caduta sulla flotta di famiglia e sulla Berlusconi Airlines.
A dieta sono finiti golf e residenze di papà . E la dote del new deal – quasi 700 milioni di liquidità — è davanti a un bivio: diventare l’arsenale per difendere Pier Silvio dall’assalto di Vincent Bollorè («un cannibale della finanza», dice sobria la sorella maggiore) o il tesoretto per garantire dividendi — il vero collante di famiglia – ai piani alti dell’impero.
Dove Barbara, Eleonora e Luigi seguono con un filo d’apprensione il braccio di ferro di Cologno con i francesi
La spending review di Marina non ha risparmiato nessuno degli optional accumulati negli anni d’oro da Silvio.
L’addio ai rossoneri – costati 150 milioni solo nel 2015 – è solo l’ultimo capitolo.
Il Morning Glory, trialberi a vela da 48 mt. battente bandiera delle Bermuda, è stato liquidato con una perdita di 3,8 milioni.
Un jet è stato venduto, un altro è stato pensionato dopo un incidente tecnico incassando i soldi dell’assicurazione (1,35 milioni).
Il nuovo Gulfstream 450, l’ammiraglia volante di Arcore, è stato comprato dividendo i costi con i Gavio.
All’asta sono finiti il golf di Tolcinasco e un paio di cinema a reddito zero.
E persino nell’immobiliare – primo amore di famiglia — è tornato a prevalere il realismo: Villa Gernetto, la residenza comprata dall’ex-Cav. per farne un’università con insegnanti come Bill Clinton e Tony Blair, è stata declassata a bene in vendita dove si fanno solo «investimenti per il consolidamento statico».
Buono al massimo – in attesa di un compratore e degli illustri ospiti internazionali – per un meeting dei “seniores” ultra65enni di Forza Italia.
Eliminate le palle al piede mangia-soldi, Fininvest ha dato una lucidata all’argenteria di famiglia: arrotondando la quota in Mondadori, spendendo 150 milioni per salire al 39% di Mediaset e arginare Bollorè e puntando nel mattone sull’Immobiliare Leonardo.
Non la solita villa a 5 stelle, ma 180mila mq. di cemento a Basiglio che grazie a un aiutino della Regione Lombardia potrebbero essere edificati tra breve.
Il vero problema di Marina è adesso un altro: il rischio che nella lista delle palle al piede possa entrare Mediaset, il regno del fratello Pier Silvio.
Lui, solo 12 mesi fa, sembrava essere riuscito a fare il miracolo: cedere a Vivendi — e pure a caro prezzo – Premium.
Un’avventura nata «per evitare che Sky creasse un monopolio in Italia» — come dice l’ad del gruppo – ma diventata strada facendo un incubo. Il pareggio operativo, previsto nel 2011, non è mai arrivato. Le perdite accumulate non sono lontane dal miliardo.
E i 700 milioni spesi per aggiudicarsi la Champions, invece che salvare la barca, l’hanno affondata. L’assegno staccato dai francesi aveva risolto il problema.
Ora il loro voltafaccia l’ha aggravato, riaprendo la dialettica familiare ad Arcore su come utilizzare la liquidità del Biscione.
E Silvio? Lui è sfuggito all’austerity. Un po’ dei suoi sfizi, Villa Certosa in primis, sono fuori da Fininvest. Nessun blitz, per dire, è previsto in Costa Smeralda. Anzi. L’ex premier ha appena fatto richiesta al Comune di Olbia per costruire – vicino al vulcano artificiale – una «struttura amovibile in legno per attività ludica».
Di cosa si tratti, lo scopriremo la prossima estate.
(da “la Repubblica”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
GLI ULTIMI DUE SONDAGGI POST-ATTENTATO DANNO IL 22,5% ALLA LE PEN, IL 19% A FILLON E MELENCHON
Neanche l’aiutino del Califfo riesce a far vincere al primo turno Marine Le Pen, al massimo le permetterà di andare al ballottaggio. E’ il risultato degli ultimi due sondaggi realizzati oggi, dopo il tragico attentato di Parigi.
Risultati riportati da Le Figaro poco fa:
Publièe vendredi soir à 18 heures, l’ètude quotidienne Ifop-Fiducial pour Paris Match, CNews et Sud Radio a mesurè une lègère progression pour Emmanuel Macron, placè en tàªte avec 24,5% des intentions de vote (+0,5 point depuis la veille).
Ses trois principaux concurrents, en revanche, restent stables pour la troisième journèe consècutive: Marine Le Pen à 22,5%, Franà§ois Fillon à 19.5% et Jean-Luc Mèlenchon à 18,5%. Benoà®t Hamon est crèditè de 7% et Nicolas Dupont-Aignan de 4%.
Les cinq autres sont en dessous de la barre des 2%. à€ noter que le rolling de l’Ifop est rèalisè en interrogeant chaque jour un tiers d’un èchantillon de 3000 personnes.
De son cà’tè, Odoxa a rèalisè pour Le Point une ètude dans la journèe de vendredi auprès d’un èchantillon de 992 personnes qui permettait de mesurer l’èvolution des intentions de vote par rapport à l’ètude rèalisèe mercredi et jeudi pour France 2. Là encore, Emmanuel Macron demeure en tàªte avec 24,5% des intentions de vote.
Il devance Marine Le Pen qui progresse d’un point à 23%. Franà§ois Fillon et Jean-Luc Mèlenchon sont à ègalitè à 19%, l’un et l’autre en recul d’un demi point.
à€ 7,5% Benoit Hamon progresse de 1,5 point.
La reazione dei mercati
Sarà che gli ultimissimi sondaggi, anche dopo il nuovo attentato di ieri sera a Parigi, continuano a vedere in testa Emmanuel Macron. Sarà , poi, che la maggioranza dei francesi non si oppone all’Europa. Anzi. E che, quindi, uno scenario in cui alle elezioni politiche vinca Marine Le Pen, contraria alla doppia accoppiata euro-Nato con conseguente Frexit, appare poco probabile.
Fatto sta che il rischio politico di un trionfo del Front National alle urne transalpine (domenica si vota al primo turno e il 7 maggio ci sarà il ballottaggio) inasprito dall’ultimo attacco dell’Isis non sta per niente allarmando gli investitori.
Alla Borsa di Parigi, gli indici, dopo un inizio seduta dove la perdita è stata più netta, ora viaggiano appena sotto la parità . Mentre sull’obbligazionario governativo, invece, i bond biennali, strumenti d’investimento solitamente più soggetti all’allarmismo di breve periodo, i tassi addirittura calano di 30 punti base al -0,427%.
Insomma, per i mercati l’effetto terrorismo-rafforzamento Le Pen non c’è.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
FACEVA PARTE DI FLAG!, L’ASSOCIAZIONE LGBT DELLA GENDARMERIA… UN IMPEGNO CIVILE E SOLIDALE LO AVEVA PORTATO ANCHE IN GRECIA AD AIUTARE I PROFUGHI
Xavier Jugelè era nato a Bourges il 4 maggio 1980 e tra pochi giorni avrebbe festeggiato il suo compleanno e un nuovo lavoro: dalla polizia stradale, addetto al traffico e all’ordine pubblico, sarebbe passato alla giudiziaria.
Così si apprende dal quotidiano francese Le Figarò. La sera del 20 aprile stava terminando il servizio di sorveglianza davanti a un centro culturale turco situato al numero 102 degli Champs-à‰lysèes, a Parigi, quando è stato raggiunto dai colpi di un kalashnikov esplosi da un uomo sceso da un’automobile nel bel mezzo del boulevard. Nell’attacco, poi rivendicato dall’Isis, altri due agenti sono rimasti feriti, così come una turista raggiunta da alcune schegge.
Xavier è rimasto a terra, là dove oggi tra le insegne delle boutique più importanti del mondo, qualcuno ha lasciato un fiore. L’ennesimo.
“Sono felice di essere qui”, aveva dichiarato in una intervista a People lo scorso 12 novembre durante il concerto di Sting in occasione della riapertura del Bataclan.
“E’ simbolico, siamo qui come testimoni, qui per difendere i nostri valori civili e questo concerto celebra la vita, dice no al terrorismo”.
Nella stessa intervista il poliziotto aveva dichiarato di essere andato al Bataclan tante volte, anche la sera del 13 ottobre come uno dei tanti agenti chiamati per rispondere all’emergenza
Un impegno, quello del poliziotto, esercitato non solo nella professione – lo scorso 20 gennaio si era distinto per aver fatto evacuare uno stabile di Parigi dopo una esplosione – ma anche nella vita privata.
Oltre all’iscrizione al sindacato nazionale dei poliziotti, Xavier faceva parte di Flag!, l’associazione di lesbiche, gay, bi e trans della polizia e della gendarmeria. Aveva un compagno al quale si era unito civilmente (in Francia i Pacs sono in vigore dal 1999) ma nessun figlio
A lui il Governo e il Comune di Parigi renderanno omaggio la prossima settimana, in una data ancora da concordare, mentre già nella giornata successiva all’attacco i colleghi hanno deposto una corona sul luogo della sua morte e il Consiglio regionale dell’Ile-de-France ha osservato un minuto di silenzio.
Mickael Boucheron, presidente dell’associazione Flag!, spiega a Repubblica: “La notizia della morte di Xavier ci ha lasciato tutti sotto choc. In molti lo conoscevamo personalmente dato che era iscritto da due anni e frequentava l’associazione. Per il momento non abbiamo organizzato nessuna commemorazione particolare, oltre agli omaggi svolti oggi, e ci riserviamo di farlo in futuro. Confermo che avrebbe cambiato settore la prossima settimana”
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
MACRON 24%, LE PEN 21,5%, FILLON 20%, MELENCHON 19,5%… SOLO L’ISIS PUO’ SALVARE LA LE PEN… IL SONDAGGIO DI ELABE POCHE ORE PRIMA DELL’ATTENTATO “PROVVIDENZIALE” PER MARINE
A soli due giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, il canale BFMTV pubblica un sondaggio realizzato dall’istituto Elabe.
Secondo i dati raccolti prima dell’attentato avvenuto ieri sera sugli Champs Elysèes, Emmanuel Macron resta saldamente in testa con il 24% delle preferenze, seguito da Marine le Pen al 21,5, Franà§ois Fillon al 20% e Jean Luc Melenchon al 19,5.
La leader del front National perde così terreno nei confronti del candidato di En Marche!, registrando l’1,5% in meno rispetto all’ultimo sondaggio.
Fillon e Melenchon , invece, continuano ad avanzare, guadagnando rispettivamente 0,5% e 1,5% punti. Macron risulterebbe poi vincitore al ballottaggio contro qualsiasi avversario, al contrario di Marine Le Pen, data perdente in ogni caso.
Il quartetto dei favoriti si ritrova così in uno spazio di soli quattro punti. Il partito degli indecisi domenica potrebbe risultare decisivo per l’esito del primo turno.
Secondo un sondaggio Odoxa realizzato per Franceinfo tra il 19 e il 20 aprile, il 30% degli elettori ancora è incerto sul candidato da votare.
Un dato rilevante, anche se in forte diminuzione rispetto a un mese fa, quando la percentuale degli elettori arrivava al 43%.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
INIZIA MALE LA DUE GIORNI DEL MINISTRO DEGLI INTERNI SUI LUOGHI DOVE DA 20 GIORNI MILLE PERSONE NON RIESCONO A TROVARE IGOR, AMMESSO CHE SIA ANCORA LI’
Il ministro degli Interni Marco Minniti ha fatto visita alla moglie e al padre di Davide Fabbri, il barista ucciso il primo aprile in un tentativo di rapina a Riccadina di Budrio, in provincia di Bologna.
Per l’omicidio è sospettato il super ricercato Norbert Feher (alias Igor il Russo), accusato anche di un altro omicidio avvenuto a Portomaggiore.
Alla fine della visita nella casa che sta dietro il bar, luogo del delitto, Minniti è stato contestato da alcuni amici di Fabbri che si sono messi davanti alla macchina del ministro che usciva.
Con loro avevano uno striscione con scritto ‘Davide è un eroe’.
Poi hanno gridato contro Minniti: “Vergogna, sono passati venti giorni e ancora non l’avete preso, che cosa venite a fare a Budrio?”. “Lo dovevano cacciare via, aveva un mandato d’espulsione”, ha detto Pietro Olivieri, uno dei contestatori.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 21st, 2017 Riccardo Fucile
VEDIAMO DI FARCI PRENDERE PER IL CULO ANCHE DA ERDOGAN COME ABBIAMO FATTO CON AL SISI
Dopo 12 giorni dall’arresto, Gabriele Del Grande ha finalmente potuto incontrare il suo legale e il console italiano a Smirne Luigi Iannuzzi.
“La sua detenzione è del tutto illegale”, ha riferito il suo avvocato turco, Taner Kilic, precisando che “non ci è stata data alcuna informazione su eventuali capi di imputazione nei confronti di Gabriele”, che “è in isolamento da nove giorni, quando è stato trasferito a Mugla”.
“Abbiamo chiesto di vedere il suo dossier, ci è stato negato. Al momento, il direttore del centro non ha nessuna informazione riguardo a una sua possibile espulsione“.
Il legale ha riferito che Del Grande “ha detto che ora vuole solo essere liberato e tornare in Italia”.
Il blogger lucchese, tra i registi del film “Io sto con la sposa”, è stato fermato il 9 aprile al confine con la Siria mentre intervistava alcuni profughi per il suo nuovo libro, e non aveva ancora avuto modo di incontrare un legale perchè, secondo la legge turca, una persona in fermo amministrativo può essere trattenuta dalle autorità per 14 giorni senza ricevere le visite dei familiari nè di un legale.
La prima telefonata alla famiglia è stata concessa a Del Grande soltanto una settimana dopo l’arresto.
“Ci risulta che Gabriele stia bene”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Angelino Alfano alla Farnesina. “Sta facendo uno sciopero della fame nutrendosi solo di liquidi. Ha comunque l’assistenza di un medico che io ho richiesto e ottenuto dalle autorità turche”.
Ha aggiunto che “prosegue il mio e il nostro lavoro diplomatico, sono in costante contatto con le autorità turche per ottenere il rilascio nei tempi più rapidi possibile”.
Il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, ha spiegato che “seppure con un ritardo di 12 giorni rispetto a quanto previsto dalla convenzione di Vienna del 1963, una delegazione consolare italiana e un avvocato di fiducia sono potuti entrare nel centro di detenzione amministrativa dove è trattenuto Gabriele Del Grande”. “Mi auguro — ha aggiunto — che sia il primo segnale finalmente positivo di svolta in una vicenda che tuttora desta gravi perplessità e suscita molta inquietudine“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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