Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
RIVELAZIONI DI SUPERNOVA: UN MEETUP PRETENDEVA PERSINO LA PASSWORD DELLA POSTA PRIVATA DEGLI ADERENTI PER CONTROLLARLI… ALCUNI PARLAMENTARI GRILLINI SAPEVANO E NON HANNO DENUNCIATO… SI PARLA DI TRAFFICO DI TESSERE
Militanti del Movimento che denunciano: per farci iscrivere a un meet up ci hanno chiesto tutti i dati sensibili, il codice fiscale, e persino la password delle nostre mail private.
Parlamentari del Movimento che vengono a sapere della cosa da parte di alcuni di quei militanti, e ne discutono animatamente in una chat (anzichè denunciarlo, alcuni si preoccupano che la cosa non esca fuori).
Infine un pc, con tutti i dati sensibili e le password, che sarebbe sparito e non si sa che fine abbia fatto.
Le rivelazioni di questi presunti traffici sono contenute nella nuova anticipazione di Supernova, il libro di due ex stretti collaboratori di Gianroberto Casaleggio, Nicola Biondo e Marco Canestrari, in uscita dopo l’estate.
Il capitolo appena uscito s’intitola: “Traffico di dati sensibili, identità digitali e password private”. (sottotitolo: “A Catania spunta pure un mercato delle tessere”). L’affaire deflagra nelle chat grilline, scrivono gli autori, il 24 aprile.
«Se non escono i nomi di chi ha fatto girare questi moduli finisce a schifiu», attacca Giulia Grillo, all’epoca capogruppo uscente M5S a Montecitorio, che vuole vedere chiaro in questa storia.
«Al centro della discussione c’è un modulo prestampato», scrivono Biondo e Canestrari (e lo pubblicano).
«È un modulo di iscrizione al Movimento cinque stelle e prevede una sfilza di dati sensibili: codice fiscale, estremi del documento di identità , recapiti telefonici e mail. Viene richiesta, verbalmente ma imperativamente, anche la password della mail privata (dice un parlamentare nella chat che abbiamo potuto leggere)».
Si tratta naturalmente di qualcosa di totalmente opposto ai principi di trasparenza e onestà del Movimento.
«Chi conosce il Movimento sa che l’unico modo di iscriversi è passare dal portale Rousseau, e che nessun meet up può raccogliere iscrizioni e dati di questo tipo – scrive Supernova -. Due parlamentari catanesi, Giulia Grillo e Nunzia Catalfo, sono state allertate da alcuni attivisti. Postano in chat il documento. Vogliono sapere chi lo ha utilizzato».
Oltre a non ottenere risposte soddisfacenti, scoprono di più.
Un attivista segnala che, circostanza inquietante, proprio in quelle ore è sparito un pc da uno dei meet up catanesi.
«Raccogliere dati sensibili senza averne titolo – ricordano Biondo e Canestrari – è un reato. Ma c’è di più. A dirlo è la stessa Catalfo: “Sembrerebbe che insieme al modulo è stata chiesta la password dell’indirizzo personale di posta. Se fosse vera questa cosa sarebbe gravissima. A nome del Movimento…”».
In chat enumerano i testimoni di questa storia, chi dice siano quattro, chi ancora di più.
Si tratta – nella stagione delle tante ombre nelle pratiche cyber nel mondo pro M5S – di una vicenda allarmante. Biondo e Canestrari spiegano: «Dati sensibili raccolti senza autorizzazione, identità digitali che passano di mano, iscrizioni irregolari, password private. Chi detiene questo “pacchetto di dati” può, se vuole, aprire account a nome dei neo-iscritti».
In altre parole, se si possiedono persino le password delle mail personali, si possono aprire account social collegati a persone reali, magari a loro insaputa.
Cittadini, anche inconsapevoli, potrebbero anche finire con l’esser prestanomi involontari per “cyber operations”. Un caso limite, di cui – va specificato – in queste chat non si fa cenno.
Le parlamentari M5S capiscono che la storia è pesante, la richiesta di dati sensibili e di password fatta non si sa bene da chi.
Può fermarsi in Sicilia, o salire lo stivale. Uno degli attivisti catanesi più in vista, si legge in Supernova, spiega che esiste persino «un tariffario», «un mercato delle tessere parallelo per ottenere una candidatura».
Il militante osserva: «Adescano la gente ai banchetti o in sede. E poi gli presentano questo modulo per iscriversi al Movimento. E per candidarsi devono portarne 20 per il consiglio comunale e 50 per il sindaco».
Biondo e Canestrari raccontano anche di un confronto severo tra due parlamentari catanesi, su questa vicenda.
Nunzia Catalfo scrive a Giarrusso: «Mario dobbiamo verificare chi lo ha prodotto [il modulo ndr.] non il testimone che lo denuncia, perchè quello semmai lo verificherà la magistratura».
E lui: «Testimone di che, se ci nascondi qualche cosa Nunzia non credo sia corretto». «Testimone di un illecito» (gli ribatte Catalfo la quale, scrivono Biondo e Canestrari, «è pienamente consapevole della gravità »). Mario qui qualcuno fa firmare moduli, chiede password personali a nome del Movimento». E Giarrusso: «Se lo fa è gravissimo e va subito cacciato. Ma vorrei sapere da dove vengono le notizie…».
Restano tante domande: è successo solo in un meet up catanese, o in altri meet up italiani? E soprattutto, esiste un utilizzatore finale di questi dati, password e identità digitali?
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa“)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
NON BASTA: SBARRAMENTO AL 5%, COSI SI TOGLIE DALLE PALLE ANCHE L’OPPOSIZIONE… E’ LA DEMOCRAZIA DIRETTA DEI TRUFFATORI
Uno non vale più uno, anzi non conta un cazzo: per chi non fosse sintonizzato sulla lunghezza d’onda della democrazia-diretta (diretta dalla banca d’affari Grillo and Casaleggio) vale la pena di informarsi.
In serata i pupari hanno mandato avanti il burattino Di Maio per avanzare una proposta very-democratica sulla legge elettorale con cui si dovrebbe andare al voto.
Dopo aver sostenuto per mesi il ritorno al proporzionale, con una faccia da tolla ineguagliabile ora la proposta è condensabile in due proposte:
1) premio di maggioranza alla lista (non alla coalizione) che raggiunge il 35%
2) soglia di sbarramento elevata al 5% per entrare in Parlamento.
In pratica chi ottiene il consenso di un terzo degli elettori, pari al 20% dei cittadini reali (visto che il 35/40% non vota perchè schifato) prende il 51% e per 5 anni impone la sua dittatura.
Non solo: meglio fare fuori anche i partiti più piccoli (come se chi prende il 4,9% fosse poi piccolo) così non rompono i coglioni al dittatorello mai laureato e ai suoi pupari che tirano le fila.
Questa si chiama democrazia diretta alias il governo dei cittadini.
Per i coglioni che ancora pensano sia una cosa seria.
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA DOPPIA VITA DI FRANCO A., SOLDATO DELLA BUNDESWEHR, FILONAZISTA E XENOFOBO: ARRESTATO
E’ una storia che sta sconvolgendo la Germania. La doppia vita di Franco A.: di giorno soldato della Bundeswehr, filonazista e xenofobo, di notte profugo di Damasco, in fuga dalla guerra civile.
Franco A. è stato arrestato mercoledì con l’accusa di terrorismo, ma per oltre un anno ha beffato le autorità tedesche spacciandosi per siriano, intascando 400 euro al mese e facendosi vedere saltuariamente in un centro di accoglienza bavarese.
Gli inquirenti sono sicuri che stesse preparando “un attentato grave” a sfondo razzista, ma non è chiaro nè quando, nè dove.
Dal 17 febbraio era nel mirino della procura di Francoforte, una delle ipotesi è che stesse pianificando un attacco per poi dare la colpa ai rifugiati.
Una vicenda incredibile, che sta attirando enormi critiche sul ministero della Difesa.
Nei giorni più concitati dell’”inverno dei profughi”, a dicembre del 2015, Franco A. si presenta all’ufficio immigrazione della città dov’è cresciuto, Offenbach.
Il soldato dai capelli scuri racconta di essere figlio di un venditore di frutta cristiano di Damasco, di essere fuggito attraverso i Balcani, di chiamarsi David Benjamin, di aver perso il passaporto. Fa richiesta di asilo. Le autorità , oberate dalle decine di migliaia di rifugiati che arrivano in quei mesi nel Paese, fanno poche domande, non si accorgono neanche che non parla una parola di arabo e lo spediscono in Baviera.
A Erdingen, in un altro ufficio per l’accoglienza dei rifugiati, gli scattano una foto, gli prendono le impronte, poi gli assegnano un posto in un centro di accoglienza, a gennaio del 2016.
Quando un impiegato si accorge finalmente, quasi un anno dopo, che Franco alias David non parla arabo, lui si giustifica dicendo di provenire da una famiglia di cristiani e di parlare solo il francese. In tutto questo tempo sta probabilmente progettando un attacco terroristico razzista.
Tra dicembre del 2015 e oggi lo zelig neonazi si sdoppia, facendo la vita da soldato in Alsazia, in una base franco-tedesca, intrattenendosi sul web e su gruppi whatsapp con altri estremisti di destra, coltivando odio nei confronti dei migranti e dei rifugiati sui siti più xenofobi.
Ma ogni tanto percorre centinaia di chilometri per andare in Baviera a recitare la parte del profugo David. Finchè non viene intercettato dalla polizia. Per un puro caso.
A gennaio, Franco A. è di ritorno da un ballo dell’esercito, a Vienna, quando nasconde una pistola calibro 7,65 in un bagno.
Qualche tempo dopo, un tecnico trova l’arma e avverte la polizia austriaca. Che tende una trappola al proprietario della rivoltella: aspetta che la torni a prendere e lo arresta. A quel punto, la scoperta incredibile: quando gli agenti austriaci spediscono le impronte digitali del tenente della Bundeswehr in Germania, si scopre che appartengono a un profugo, un certo David Benjamin.
Tuttavia, la polizia austriaca fa finta sulle prime di credere alla versione del soldato, che racconta di aver trovato l’arma per caso in un cespuglio, vicino al luogo del ballo, e di averla nascosta nel bagno per non farsi arrestare in aeroporto. Lo lascia andare per poterlo osservare più da vicino.
Quando gli inquirenti cominciano a illuminare la sua vita, ad analizzare la sua presenza in rete, si accorgono che si tratta di un estremista di destra e che ha almeno un complice, un vecchio amico di Offenbach, Matthias F..
Il telefono di Franco A. finisce sotto controllo, i suoi compari di tirate razziste su whatsapp anche. Mercoledì scorso, le manette scattano insieme a perquisizioni in 16 luoghi diversi, tra Francia, Austria e Germania.
E a casa del presunto complice, Matthias F., i poliziotti fanno l’inquietante ritrovamento di esplosivi, granate e munizioni.
A conferma che l’attentato non era solo una sbruffoneria di un gruppetto di neonazisti su whatsapp, ma un’ipotesi reale.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
SE ARRIVA UNA RICHIESTA DI SOCCORSO VIA VHF C’E’ L’OBBLIGO DI INTERVENIRE… O DOVREMMO DIRE: “I CATTIVI SCAFISTI CI HANNO AVVISATO E ALLORA LASCIAMOLI MORIRE IN MARE”?
Tutti gli italiani velisti, marinai con imbarcazioni a motore, con patente nautica o che hanno semplicemente fatto una settimana di crociera-vacanza in vita loro, devono essere allibiti, meravigliati, scioccati come lo sono io, davanti a questa incredibile polemica sui taxi delle Ong che trasporterebbero i migranti, innescata dall’ineffabile Di Maio
Chi è mai stato in mare ha ben presente che tutte le imbarcazioni che vanno oltre le sei miglia dalla costa sono per obbligo dotate di un oggetto chiamato Vhf.
Il Vhf marino o Vhf nautico è un ricetrasmettitore, che può essere fisso o portatile, destinato al traffico marittimo sulle frequenze tra 156 e 164 megahertz.
Nella sostanza, funziona così: c’è un canale, il canale 16, sul quale non si può rimanere a lungo a parlare, ma si usa per le emergenze, oppure per chiedere a un’altra imbarcazione, con la quale si vuole comunicare di spostarsi a parlare su un altro canale.
Funziona così: io vedo una barca blu all’orizzonte, mi chiedo se sia il mio amico Checco, pescatore del mio paesello. Allora mando un messaggio sul canale 16 e chiedo. “Attenzione attenzione, imbarcazione blu che ti trovi a tale latitudine e tale longitudine, voglio comunicare con te, per favore spostati a parlare sul tal canale”. L’imbarcazione mi sente, e se vuol parlare con me si sposta dal canale 16 al canale su cui propongo di chiacchierare.
Così il mare è pieno di chiacchiericcio sul Vhf, gente che naviga in flottiglia che si mette d’accordo su dove fare ancoraggio la notte, su chi sbarca a fare cambusa per tutti a terra, consigli su come riparare una qualche manovra o parte del motore che crea problemi, che “cazzeggiare” e dice barzellette.
Allora immaginatevi il canale di Sicilia e le acque tra la Libia e l’Italia.
Il trafficante che parte dalla Libia ha tutto l’interesse a far raccogliere i poveracci che trasporta, perchè se muoiono in mare come facevano in massa qualche anno fa e come ancora oggi fanno quando qualcosa va male, il suo business non prospera.
Se sono, non dico furbi, ma semplicemente normodotati, vanno nei pressi di una barca delle Ong.
La chiamano sul Vhf. Gli dicono, presumo in inglese o francese, ma forse anche in bell’italiano: “Cari belli, noi stiamo per mollare un gommone di sei metri con 60 persone a bordo a tale latitudine e longitudine. Poi fate voi”.
Voi siete una Ong che ha deciso che non era tollerabile, dal punto di vista della semplice umanità , che morissero centinaia di persone davanti a Lampedusa, che bambini come Aylan Kurdi venissero sbattuti cadaveri sulla spiaggia, che di migliaia di esseri umani dispersi in mare si cancellasse per sempre la traccia, senza che i loro cari mai più ne sapessero niente: leggetevi, se volete capire, il dolore immenso di questa migrazione, “I fantasmi di Portopalo”.
Per questo avete raccolto fondi e avete armato una barca. Ora cosa dovete fare?
Cosa dovete fare quando vi arriva l’annuncio sul Vhf? Dovete dire “Oh no! Questi non li salviamo perchè i cattivi scafisti ci hanno avvisato, e staremmo facendo il loro gioco, lasciamoli morire in mare”?
Non avete altra scelta che andarli a prendere, o lasciarli morire. E se foste un’imbarcazione della marina militare sarebbe lo stesso.
E allora di cosa stiamo parlando?
Di Maio e chiunque parli di taxi delle Ong, o è ignorante come una capra e non è mai stato in mare, oppure sta inventando l’acqua calda. Sta denunciando l’ovvio.
Sta ciurlando nel manico. Sta usando artifici di parole per fare sdegnare contro le Ong chi è così ignorante che immagina che i muri esistano tra gli esseri umani.
Ma gli esseri umani parlano, comunicano, scambiano. È ovvio che in venti anni di questo andazzo nel Mediterraneo la cosa non possa funzionare che così. E non ci sono alternative, altra che farli morire. Anzi, no, sbagliato. C’è una alternativa semplice e chiara perchè tutto questo finisca, in un attimo.
A voi, italiani, vi darebbe fastidio che vi dicessero che in America, o in Tunisia, o in Svezia, non ci potete andare. Non vi danno il passaporto, non vi danno il visto, non vi permettono di comprare un biglietto di aereo o di nave, è proibito.
Siete prigionieri nel vostro paese. L’unica alternativa che avete è affidarvi ai trafficanti, fuori dalla legge, gente che vi può sequestrare o torturare, e vi impone a prezzi molto più alti di quelli che si avrebbero se si potessero usare le normali agenzie di viaggio, e fa profitti molto più gradi del normale, come li fanno i mercanti di droga e di tutte le merci proibite.
Così è per i migranti.
Noi abbiamo creato gli scafisti, noi gli permettiamo di torturare i migranti, lo abbiamo fatto negando ai migranti la libertà di muoversi.
E non serve assolutamente a niente, perchè fino a quando c’è lavoro per loro qua da noi e c’è miseria da loro, continueranno a venire, come fanno da venti anni.
Rimuovete i divieti, date il permesso di muoversi liberamente e legalmente, con il passaporto, con il visto, con l’agenzia di viaggi.
Avrete tagliato l’erba sotto i piedi agli scafisti, la gente viaggerebbe sicura in classe economica, andrebbe liberamente dove deve.
E non abbiate paura: non verranno tutti qua. Non appena il mercato del lavoro si sarà saturato delle abilità che i migranti hanno da offrire, smetteranno di venire.
Avete notato come non vengono quasi più i polacchi, o gli albanesi, rispetto venti anni fa?
Non succederà nulla di diverso da quello che già succede, salvo far finire il business degli scafisti e le morti in mare.
Come la gente non smette di drogarsi perchè è reato, non ha smesso di bere alcol nel proibizionismo, impedirglielo non serve a nulla. Lasciamoli venire.
È la soluzione da adottare non perchè lo dice il Papa e vogliamo essere buoni e buonisti, ma perchè abbiamo capito come funziona il mondo.
La libertà è necessaria perchè è la miglior soluzione pratica che ci indica da un paio di secoli la filosofia occidentale, non solo perchè ci pare bella.
Non abbiate paura. Lasciamoli venire. E non dovremo più pagargli il taxi.
Elisabetta Addis
Economista
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
PER LA PRIMA VOLTA IL CANDIDATO DELL’ESTREMA SINISTRA DA’ UNA INDICAZIONE DI VOTO
“Mai con Le Pen”. Per la prima volta dopo il primo turno delle presidenziali in cui si è piazzato al quarto posto con il 19,6% dei voti, il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mèlenchon si esprime sul ballottaggio.
Tutti sanno “che non voterò Front National”, afferma pur senza dare un’esplicita indicazione di voto ai suoi elettori, che Marine Le Pen corteggia invitandoli a “fare muro” contro il neoliberismo di Emmanuel Macron.
“Quello che voterò non ve lo dico, non c’è bisogno di essere dei gran maghi per indovinare cosa farò ma non lo dico perchè voi possiate restare compatti”, aggiunge Mèlenchon .
E’ evidente che la “raccomndazione” più forte è quella di non fare confluire alcun voto sulla candidata xenofoba, fermo restando la possibilità di votare scheda bianca, visto che il programma di sinistra del suo partito non gli permette di dare una indicazione esplicita per Macron.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
E CHI METTONO AL SUO POSTO? STEEVE BRIOIS, INDAGATO PER INCITAMENTO ALL’ODIO RAZZIALE
Travolto dalle accuse di negazionismo, Jean-Franà§ois Jalkh, vicepresidente del Front National designato a diventare presidente al posto di Marine Le Pen, ha rinunciato al ruolo, annunciando di voler sporgere denuncia per difendere il proprio onore.
Ad assicurare la presidenza ad interim del partito della Le Pen sarà Steeve Briois, sindaco di Hènin-Beaumont e deputato europeo del Front National.
Lo ha annunciato stamattina il vicepresidente del partito, Louis Aliot.
Su Briois e su David Rachline, direttore della campagna di Marine Le Pen, è stata aperta un’inchiesta per incitamento all’odio.
“Sarà Briois ad assumere l’interim e non se ne parla più”, ha dichiarato Aliot su Bfmtv e Rmc, sostenendo che Jalkh avrebbe rinunciato all’incarico. “Vuole sporgere denuncia e difendere il suo onore”, ha detto Aliot.
Qualificata per il ballottaggio alle presidenziali francesi, Marine Le Pen si era autosospesa all’indomani del primo turno dalla presidenza del Fn.
L’interim era stato assunto inizialmente da Jean-Franà§ois Jalkh, sotto inchiesta per lo scandalo de finanziamenti illeciti al Fn e accusato di affermazioni negazioniste – in particolare sulle camere a gas dei campi di concentramento nazisti – che lui smentisce.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
ORMAI IL GIOCO E’ SCOPERTO, CHI VOTA M5S VOTA LEGA… IL VICE-PRESIDENTE DEL CSM: “L’AZIONE DISCIPLINARE SPETTA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA”… IL PROCURATORE DI CATANIA E’ CONOSCIUTO PER UNO RISERVATO, NON VA NEANCHE ALLA PROCESSIONE DELLA PATRONA: CHISSA COME MAI E’ DIVENTATO IMPROVVISAMENTE LOQUACE
“Sulle dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro, comunico che, dopo aver sentito i capi di Corte e il presidente della prima commissione consiliare, avvocato Giuseppe Fanfani, sottoporrò il caso all’esame del Comitato di presidenza alla prima seduta utile fissata per mercoledì 3 maggio. Fermo restando che, come è noto, spetta al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione di valutare se sussistono o meno i presupposti per l’esercizio dell’azione disciplinare”.
Dalle parole del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, le prime avvisaglie di un prossimo accertamento sulle modalità con cui il procuratore capo di Catania sta gestendo l’indagine conoscitiva avviata dai suoi uffici sulle attività delle ong nelle operazioni di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Ovvero, dopo aver comunicato l’apertura del fascicolo durante la seduta di fine marzo del comitato di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, rilasciando dichiarazioni quotidiane ai media nazionali sulla presunta collusione tra alcune ong e i trafficanti di esseri umani.
Fino ad adombrare il sospetto che le organizzazioni criminali libiche arrivino a finanziare alcune sigle umanitarie per finalità eversive.
Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando, generalizzazioni inaccettabili: “Bisogna fare le indagini: se qualcuno va punito, va punito”.
Ma perchè, è la domanda, un magistrato si lancia pubblicamente in scenari così inquietanti quando la sua inchiesta conoscitiva è aperta, invece di lasciar parlare le carte, formulando accuse precise e nomi e cognomi, al momento giusto?
A Repubblica, Carmelo Zuccaro afferma di non poter ancora produrre prove, ma di avere comunque maturato certezze. Ovviamente personali.
Per questo, “Se si dovessero aspettare i tempi lunghi di un’indagine che sarà complessa e per la quale ho bisogno di uomini e mezzi di cui al momento non dispongo, sarebbe troppo tardi. E a ragione, tra qualche tempo, mi si potrebbe rimproverare: ma dov’eri tu mentre succedeva tutto questo?”.
Forse basterebbe che stesse al suo posto e facesse indagini, invece di perdere il suo tempo a fare interviste a radio e tv.
Anche considerato che fino a ieri il procuratore era noto in città per la sua riservatezza, tanto da non partecipare neppure alla festa del patrono.
Chissà come mai improvvisamente rilascia interviste a raffica a giornali e Tv per esporre il suo pensiero, non suffragato da prove.
Zuccaro diventa un caso, mentre i richiami a evitare giudizi affrettati e a lasciar parlare gli atti, giunti nella durissima giornata di ieri dai ministri dell’Interno e della Giustizia, Marco Minniti e Andrea Orlando, non hanno evidentemente persuaso alla moderazione quanti da giorni animano lo scontro sulle attività delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo, cavalcando le affermazioni del capo della Procura di Catania.
Tra questi Luigi Di Maio, che al comunicato di Legnini protesta con un tweet a sostegno di Zuccaro.
Pesantemente criticato nei giorni scorsi, soprattutto da Roberto Saviano, per aver “equivocato” un Rapporto Frontex in cui non si lanciano accuse alle ong, men che meno quella di contiguità con i trafficanti (Di Maio ha usato l’espressione “taxi del mare”), da ieri il vice presidente della Camera è potuto tornare all’attacco rilanciando le nuove affermazioni del procuratore Zuccaro su alcune ong che “potrebbero” essere finanziate dalle organizzazioni criminali per finalità ben oltre il business: sempre usando il condizionale, la “destabilizzazione della nostra economia”.
Ed oggi Di Maio rilancia.
Prima ad Agorà , su Raitre, chiedendo che alle navi delle ong siano imposte le stesse regole d’ingaggio osservate dalla Marina militare nelle operazioni “Triton e Sophia: arretrare, tornare nel Canale di Sicilia. Poi, quando vengono lanciati i may-day, si interviene.
Così nel frattempo i profughi sono affogati e ci siamo tolti il pensiero, certo…
Intanto, si concretizza la grande preoccupazione espressa dalle ong più affidabili e trasparenti per illazioni che rischiano di compromettere il rapporto di fiducia con la società civile su cui il mondo del volontariato fa leva per raccogliere contributi e donazioni.
Sondaggio di Ixè per Agorà : oggi crede nelle ong solo il 34% degli italiani, il 48% non si fida, il 18% non si è espresso.
Ancora ad Agorà , il laconico commento di Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa premio Unesco per la pace. “Mi sembra che si stia capovolgendo il mondo. Perchè le ong sono lì a coprire un vuoto lasciato dall’Europa, non dell’Italia. E cosa fa la politica italiana? Critica e accusa le ong. Mi piacerebbe che si riportassero le cose al loro posto. Bisognerebbe preoccuparsi di quelli che muoiono. I partiti che oggi si scagliano contro le ong sono gli stessi che nel 2013, dopo la strage di Lampedusa, piangevano e dicevano: mai più stragi”.
Poi, rivolgendosi a Di Maio: “Se pensate che l’arrivo dei migranti sia aumentato per la presenza delle ong, non siete in grado di governare il Paese”.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA… ORA SONO TRE LE LISTE DI ORIGINE GRILLINA A GENOVA… GRILLO HA RAGGIUNTO IL SUO SCOPO: PERDERE E FAVORIRE IL CANDIDATO DELLE MULTINAZIONALI BUCCI (OVVIAMENTE LEGHISTA)
“Non c’erano più le condizioni per correre dentro il Movimento, allora siamo usciti tutti e facciamo una lista indipendente: la lotta continua”: Marika Cassimatis, ex candidata sindaco del M5s, spiega così la decisione di presentarsi alle elezioni per la carica di sindaco di Genova con la lista ‘Marika Cassimatis sindaco.
Lista Cassimatis Genova’.
Il simbolo è un’araba fenice: “Perchè risorge dalle sue ceneri – dice Cassimatis – così come noi ricominciamo dopo una dura battaglia: siamo una lista civica e vogliamo dare voce ai cittadini, ritorniamo alle origini, a quello per cui era nato il Movimento Cinque Stelle dopo la deriva antidemocratica in cui è sprofondato”.
“La lotta continua con coraggio e determinazione – ha annunciato Cassimatis, in conferenza stampa, presentando il simbolo e i trentatrè candidati della sua lista – Vogliamo uscire dai tribunali perchè abbiamo già fatto abbastanza: ogni azione legale terminerà in questo momento, basta con i Tribunali abbiamo chiuso”.
“Molti candidati della nostra lista nel Movimento Cinque Stelle, con cui avevamo vinto le comunarie del 14 marzo, erano già usciti dal Movimento, per effetto dall’azione di Grillo sul blog – indica la professoressa di Geografia – per questo la nostra lista non avrebbe più soddisfatto i criteri di ammissibilità alle elezioni, secondo quanto richiesto dal Metodo Genova. E non avremmo potuto correre con il simbolo. Poi volevamo chiudere tutte le vincende in Tribunale”.
E Cassimatis nega fermamente che con Beppe Grillo siano intercorsi contatti “Non ci siamo sentiti nè ci sentiremo più” e accordi: “Chi lo dice o lo scrive sarà querelato”, detta.
Trasversale e molto rinnovata, rispetto alla sua lista interna al Movimento, la compagine elettorale di Cassimatis è trasversale per età e professioni, dal medico all’insegnante, dall’operatrice di protezione civile al pensionato. Dai prossimi giorni tutti i candidati saranno nelle piazze della città per raccogliere le 500 firme necessarie: “L’ordinanza ci ha dato ragione e quindi siamo contenti di quello – ribadisce Cassimatis – Abbiamo avuto il 90% di quello che volevamo, far vedere a livello nazionale che c’è un verticismo nel Movimento. Abbiamo avuto coraggio, non abbiamo avuto paura di andare contro un potere forte come quello di Casaleggio e questo sarà il nostro biglietto da visita per le elezioni”.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2017 Riccardo Fucile
“LA VERA BATTAGLIA PER LA DEMOCRAZIA NEL M5S SI GIOCHERA’ A ROMA DOVE A MAGGIO SI DISCUTERA’ DELLO STATUTO E DEL REGOLAMENTO: SE RIUSCIAMO AD ANNULLARLO CROLLA TUTTO”
L’avvocato Lorenzo Borrè ha assistito Marika Cassimatis al tribunale civile ottenendo l’annullamento del voto che sul blog incoronava Pirondini dopo aver eliminato la professoressa di geografia.
Oggi la candidata ha annunciato che non proseguirà la battaglia legale con il MoVimento 5 Stelle per candidarsi con una lista civica.
In questa intervista rilasciata a neXtQuotidiano Borrè spiega a cosa è servita la vicenda e perchè può costituire un ottimo precedente per il giudizio di Roma, dove si discuterà della validità dello statuto e del regolamento di Beppe Grillo.
Avvocato, cosa abbiamo imparato dalla vicenda giudiziaria di Marika Cassimatis contro Beppe Grillo e dalla resa della candidata che aveva vinto le comunarie sul blog?
Innanzitutto non si tratta di una resa. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta perchè l’ordinanza ha riconosciuto le loro ragioni e la funzione sovrana degli iscritti al M5S, gli unici titolati a scegliere i candidati grillini. In sintesi possiamo dire che dopo il caso Cassimatis il “fidatevi di me” di Beppe non è sufficiente ad escludere un candidato scelto dalla rete degli iscritti.
Eppure voi oggi non vi siete presentati all’udienza che doveva discutere il ricorso di alcuni della lista Pirondini, che vogliono annullare il voto che aveva incoronato Cassimatis perchè non c’è stato il preavviso di 24 ore prescritto dal regolamento. Un argomento che voi stessi avevate sollevato e che, curiosamente, non vale per Padova, Piacenza, Verona e Palermo dove si è votato senza preavviso ma il voto non è stato annullato.
Questo è vero, ma si tratta di considerazioni politiche. Io di mestiere faccio l’avvocato e mi piace invece sottolineare che i tribunali di Roma, Napoli e oggi Genova hanno confermato che ci sono dei principi a cui tutti devono sottostare. Si può dire che oggi sono stati i tribunali i “garanti di seconda istanza” dei principi della democrazia diretta che ispirano il M5S. Continuare la battaglia per la Cassimatis avrebbe significato ingaggiare una guerra giudiziaria senza possibilità di portare a casa la candidatura basata sulla votazione del 14 marzo, visto che nel frattempo le condizioni che soddisfacevano il Metodo Genova sono venute meno. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta dall’agone grazie all’ordinanza cautelare del Tribunale di Genova del 10 aprile, che ha riconosciuto in pieno le loro ragioni.
E comunque c’è sempre un giudizio pendente a Roma, no?
A Roma alla fine di maggio si svolgerà la prima udienza della citazione di cinque iscritti al M5S contro lo statuto e il regolamento approvato l’ottobre scorso. Ho segnalato al tribunale 12 motivi di contestazione sui quali i giudici saranno chiamati ad esprimersi. La battaglia per la sovranità dell’assemblea -e con assemblea intendo la presenza fisica di persone che dibattono e si confrontono dialetticamente sugli argomenti da decidere- non si ferma di certo. In caso di accoglimento totale dell’istanza entrambi i documenti dovranno essere riscritti e approvati di nuovo, ma in modo politicamente partecipato. E un’altra conseguenza sarebbe quella di veder annullate le sanzioni disciplinari fin qui disposte dal MoVimento in forza di tale Regolamento. Non mi pare poco.
A proposito, ma come mai lei, avvocato Borrè, si trova sempre in mezzo alle cause dei 5 Stelle?
La mia è una battaglia per il rispetto delle regole associative e nient’altro. Parte dei simpatizzanti del 5 Stelle — stando ad alcuni commenti — forse non se ne rendono conto, ma io mi sto battendo per i diritti di tutti gli iscritti, dall’ultimo associato in ordine di tempo fino ai Portavoce. E per quei principi che mi hanno portato, per ben 4 anni, a far parte del Movimento.
(da “NextQuotidiano”)
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