Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
UN POST SU “NOI CON SALVINI-AVELLINO” SCATENA L’INFERNO.. “TOGLIERE DALLO STATUTO L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA E IMBALSAMATE BOSSI”… LA REPLICA DAL NORD: “MA CHI SONO QUESTI PEZZI DI MERDA? SCORREGGE UMANE CHE FINO A IERI HANNO INTRALLAZZATO”… “FUORI DALLE BALLE”
Sembra una scena di “Benvenuti al Sud”, e invece è cronaca politica.
Tra i padani e i cugini meridionali di “Noi con Salvini” la convivenza si fa sempre più difficile.
Soprattutto alla vigilia del congresso leghista, che potrebbe sancire il passaggio a una Lega nazionale. Con tanti saluti alle ampolle e ai riti indipendentisti di Pontida.
A scatenare la rissa via Facebook, condita anche da minacce di querele, è stato un post sul profilo della sezione di Avellino di “Noi con Salvini”.
Parlando del congresso leghista previsto per il 21 maggio, avevano scritto “fuori il dinosauro Bossi, sarà eliminato il riferimento all’indipendenza della Padania”.
E ancora: “L’intero popolo italiano e più che quello meridionale deve sentirsi parte essenziale del processo di creazione del nuovo soggetto politico leghista, sovranista e nazionale”. Apriti cielo.
I padani si sono scatenati su vari profili Facebook, a partire da quello del segretario provinciale di Milano Davide Boni.
Con commenti furiosi: “Chi è questo pirla?”, “Va ciapà i rat”, ”E’ il congresso della Lega, cosa c’entra quella terronata di Noi con Salvini?”, scrive Silvia Marsetti. Ermanno Orini è ancora più esplicito: “Foera di ball”.
Monica Rizzi, ex pupilla di Bossi ed ex assessora lombarda allo Sport, finita travolta dalla fine del cerchio magico bossiano, posta sarcasticamente una strofa di “Iamme iamme ia”.
C’è persino chi, come Sisto Ferri, pubblica una mappa dell’Italia del 1829, con il lombardo-veneto e il regno delle Due Sicilie.
Il più duro di tutti è l’assessore lombardo all’agricoltura Gianni Fava: “Ma chi sono questi pezzi di m… che parlano della Lega? Scoregge umane che fino a ieri hanno intrallazzato con la peggior politica meridionale e che adesso danno dei consigli alla Lega”.
A un certo punto la cosa trascende.
E l’account dei salviniani di Avellino scrive, a proposito di Bossi: “Tenetevelo e vogliategli bene: poi lo imbalsamate e gli organizzate qualche bel pellegrinaggio. Può darsi che vi sia più utile da morto che da vivo”.
La pagina viene bloccata, ma ormai il danno è fatto.
Il risultato è che salta la poltrona del coordinatore di Avellino, Massimiliano Finamore, un passato in An e nei club Forza Silvio, che viene commissariato. “Le posizioni espresse su quella pagina non rappresentano la linea del nostro partito in Campania, nè condividiamo gli attacchi personali fatti a personaggi di primo rilievo come Umberto Bossi, o quelli fatti a dirigenti e militanti della Lega”, spiega il responsabile campano di “Noi con Salvini” Gianluca Cantalamessa. “Finamore sarà diffidato ad usare quella pagina fino a nuovo ordine”.
“Al di là che siamo due formazioni diverse, io sono intervenuto perchè non si devono permettere di dire la loro sui nostri passaggi interni”, spiega Boni.
“Non si possono permettere di parlare di Umberto Bossi, che è il nostro presidente federale. Questi non sanno neanche che cos’è la Lega: Bossi è la nostra figura di riferimento, il congresso è nostro, ‘Noi con Salvini è un’altra cosa, io non giudico quello che fanno loro e da parte loro mi aspetto lo stesso”.
Le prove tecniche di una Lega nazionale, dalle Alpi alla Sicilia, per ora non hanno funzionato.
Andrea Carugati
(da “La Stampa”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
PRIMO TURNO CON SOGLIA AL 40%, SECONDO TURNO RISERVATO SOLO A CHI AL PRIMO HA SUPERATO IL 20%… E CHI ARRIVA AL 37% AL SECONDO TURNO PREMIO CHE LO PORTA AL 51%, COSI’ UNA MINORANZA GOVERNA DA SOLA
C’è una tavola imbandita per le trattative sulla legge elettorale attorno al quale però nessuno degli invitati osa sedersi per primo. Perchè ognuno aspetta che lo faccia l’altro. M5S e Pd parlano così, a distanza, con contatti informali, colloqui lampo nei corridoi, abboccamenti, dichiarazioni a microfoni spenti.
C’è un punto però su cui i 5 Stelle e Matteo Renzi sembrano essere d’accordo: in un Paese di gente che non ama perdere, nessuno dei due vuole morire impiccato al proporzionale.
Entrambi vorrebbero chiarezza sul vincitore e un sistema più semplificato che non subisca il ricatto dei piccoli partiti.
E allora ecco spiegato quanto dice una fonte del M5S che consiglia di spulciare le diverse proposte di legge sepolte in commissione Affari costituzionali alla Camera e di guardare a una sopra tutte.
È firmata Pd ed è quella che più delle altre piace a Renzi. E soprattutto risponde all’esigenza dei grillini perchè contiene un premio ragionevole alla lista che, come raccontato dalla Stampa la settimana scorsa, è la richiesta con la quale il M5S è pronto a cedere a una trattativa vera.
Anche perchè c’è un fattore che pesa sul destino dei grillini ai vertici, come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: sanno che questa è la loro occasione, perchè il M5S non è mai stato dato così favorito per la vittoria, ma sanno anche che è l’ultima occasione. Perchè incombe la regola “massimo due mandati” e o vanno al governo ora o mai più. E per andarci, con l’attuale sistema, un proporzionale puro se nessuno raggiunge il premio di maggioranza al 40%, è probabile che dovranno scendere al compromesso di un’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia.
La legge che tenta il M5S porta la firma del deputato Gian Mario Fragomeli, ma è stata rilanciata da due testimonial renziane: Alessia Rotta e Simona Malpezzi.
Insegue il sogno del maggioritario ma lascia un’opzione proporzionale.
È un doppio turno, senza ballottaggio, a cui possono accedere tutti i partiti che superano la soglia del 20% alla prima consultazione.
«In questo modo rispecchiamo anche la vicinanza, nei consensi, tra le tre principali forze in campo, Pd, M5S e centrodestra» spiega Fragomeli.
La legge mantiene, per il primo turno, la soglia al 40% per accedere al premio di maggioranza, come prevede l’Italicum anche dopo la bocciatura della Corte Costituzionale.
Si abbassa al 37%, al secondo turno: chi lo raggiunge si becca un premio, non sproporzionato, che porta al 52%.
È un premio alla lista, con un traguardo più abbordabile, 37% e non 40%: esattamente quanto chiedono i 5 Stelle, che infatti si mostrano incuriositi e possibilisti.
«Non ci esprimiamo più, è la settima proposta che sento da parte del Pd – dice Danilo Toninelli, l’uomo delle riforme elettorali del M5S – Dobbiamo essere concreti, per andare al voto una legge c’è già ».
È il Legalicum, l’Italicum rivisitato dalla Consulta. Vale solo per la Camera e il M5S propone di estenderlo al Senato.
Nel balletto estenuante dei negoziati, Renzi non ha mai escluso questa prospettiva, anche se preferirebbe, come i 5 Stelle, una legge maggioritaria.
Intanto, per lanciare segnali di pace, attraverso i suoi parlamentari ha fatto sapere di essere pronto a far saltare i capilista bloccati.
Un boccone irrinunciabile per i grillini da sbandierare come un successo con i propri elettori: «Allora eliminiamoli», continua Toninelli.
Il deputato ribadisce la posizione ufficiale ma non dice di no alla legge col marchio di Renzi. Se l’ex premier concedesse le liste senza nominati di partito, i grillini infatti potrebbero votare un sistema che premia il primo partito, con doppio turno, dove farebbero leva sulla logica del voto utile per polarizzare la sfida, come hanno fatto con successo al referendum.
«Noi contro di loro»: è il campo che prediligono. E anche se il 4 dicembre scorso è stata una sventura per Renzi, è dove si sente portato anche lui, desideroso di misurare la sua forza e di neutralizzare gli avversari interni al Pd, sia chi è rimasto dentro, sia chi è uscito.
La legge in discussione, in più, ha una doppia faccia, perchè si lascia aperta la possibilità del proporzionale, se nessuno raggiunge il 37% al secondo turno: «E prevediamo il quorum di validità , pari al 50% più uno degli aventi diritto – spiega Fragomeli – Perchè consideriamo il secondo turno una scelta di governo, in senso maggioritario». Il deputato Pd conferma l’interessamento del M5S: «E sa perchè? Perchè anche loro vogliono governare e non morire di proporzionale. Sfidiamoci e vediamo a chi tocca».
Ilario Lombardo
(da “La Stampa“)
argomento: Parlamento | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
MA IL GRANDE GIOCO SU ASSAD CONTINUA
Mosca ha sospeso la linea calda tra i militari Usa e Russi in Siria istituita per evitare incidenti. E la fregata russa “Ammiraglio Grigorovich” sta facendo rotta verso la base militare russa a Tartus in Siria.
“E’ armata di missili Cruise” ha avvertito un funzionario del Cremlino sostenendo che Mosca vuole migliorare il sistema difensivo anti-aereo siriano per renderlo più capace di proteggere parti vitali dell’infrastruttura siriana”.
La guerra in Siria e la grande competizione tra regimi sunniti e sciiti è distante dall’essere finita. E i giocatori regionali impegnati nel conflitto, alleanze spesso contorte e con obiettivi finali spesso opposti, si agitano con moderazione dopo l’attacco americano che Mosca stigmatizza ma a cui reagisce con cautela.
C’è chi, come Turchia, Israele e Arabia saudita, vorrebbe molto più di una punizione-ammonimento del nemico Assad.
Chi, come Teheran e Iraq, protesta per l’assalto armato a una “nazione sovrana” sostenendo l’innocenza di Damasco nel massacro dell’altro giorno nella provincia di Idlib. Alcuni “civili, anche bambini”, secondo fonti siriane, sarebbero morti nella pioggia di razzi Tomahawk (59, al costo di 600mila dollari l’una circa 35 milioni di Euro).
Immagini sulla tv di Damasco e su Youtube mostrano aerei da caccia distrutti sui piazzali dell’aeroporto di Sharyat e danni alle infrastrutture. Danni minori come si è trattato, per l’amministrazione Usa, una incursione minore. Un ammonimento.
La risposta siriana, come finora le dichiarazioni di tutti gli attori protagonisti e meno, scontata: La “lotta al terrorismo” andrà avanti. Per Assad i terroristi sono i suoi oppositori: Sia i combattenti siriani che i gruppi radicali islamisti come al-Qaeda e Isis contro i quali sparano anche americani e russi.
Il clima, nella regione, è di apparente incertezza.
Di sicuro Trump ha avvertito Putin con largo anticipo dell’intenzione di colpire la base aerea siriana. E Putin si è limitato a protestare e incassare. Gli aerei russi e i loro piloti sono stati allontanati.
E a giudicare dal numero limitato delle vittime siriane, il preavviso arrivato a Putin deve aver dato alle forze armate di Assad nella zona tempo sufficiente per mettersi in salvo e non reagire.
Non risulta che le sofisticate batterie di missili terra-area russe forniti a Damasco nell’ultimo anno siano stati allertate o usate per fronteggiare l’incursione.
In Medio Oriente, come nel resto del mondo, Trump resta un’enigma. Capace di tutto e il contrario di tutto.
Ha agito, si chiedono in Israele come a Teheran, per dimostrare di essere, al contrario del suo predecessore Obama, in grado di decidere e agire rapidamente nelle questioni internazionali?
O ha sfruttato l’occasione offerta dalle immagini dei bambini soffocati dai gas per rispondere a chi lo accusa di aver ordito un complotto con Putin per poter vincere le presidenziali e, forse, per impostare un nuovo ordine mondiale?
“Nulla è cambiata nella politica americana nei confronti di Assad” ha sostenuto giovedì sera il segretario di Stato.
Lo sguardo ora è sui colloqui della prossima settimana a Mosca del capo della diplomazia Usa, Rex Tillerson. Una visita programmata da tempo che potrebbe riservare nuove sorprese.
La Siria, gas o no, è soltanto una pedina in un grande gioco di cui fanno parte il conflitto israelo-palestinese e l’antagonismo tra le varie anime dell’Islam.
Trump e Putin sembrano condividere la volontà di risolvere almeno una parte di questi scontri e portare una certa stabilità nella regione.
Un segnale in questa direzione è arrivata da Mosca dove a sorpresa e senza apparente motivo, il Cremlino ha fatto sapere che è pronta a riconoscere Gerusalemme Ovest come capitale di Israele nel quadro di un accordo di pace.
Lascerebbe la parte Est ai palestinesi, cosa che all’attuale dirigenza israeliana è improponibile. Sembra che Washington e Mosca, con altri paesi della regione, stiano pensando a una conferenza internazionale per la prossima estate.
Non tutti gli attori grandi e piccoli lo vogliono e basterebbe poco per mandare all’aria tutti i buoni propositi.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Esteri | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
PER ENTRAMBI E’ VENUTO IL TEMPO DI LIQUIDARE IL CRIMINALE DI DAMASCO
Uno spettro si aggira in medio Oriente. E’ quello della tentazione. La tentazione, cioè, della guerra. Non più “prove di Terza Guerra Mondiale”, come è stato detto.
Lo scenario è drammatico, i primi a capirlo sono i mercati finanziari che infatti hanno cominciato a soffrire. Poi, ad inquietare e ricordare come certe situazioni di oggi assomiglino molto all’inanità del 1938 verso Hitler e alle sue mire d’espansione, c’è il silenzio di Cina ed Europa, che sembrano convitati di pietra: si accontentano di formali condanne appellandosi ai diritti umani. Sperano nel buon senso. E nella realpolitik.
La Siria non vale il mondo. Ma i suoi bimbi, valgono la fine di Assad.
Infatti Mosca e Washington per ora si confrontano, ma ancora non si affrontano. Non possono. E’ un braccio di ferro troppo rischioso.
E forse, sia per gli Stati Uniti, sia per la Russia, è venuto il tempo di liquidare il dittatore di Damasco e il suo regime criminale. Per la Russia, è un alleato che la scredita e la impiomba.
Per l’America, l’occasione buona per ricollocarsi in medio Oriente, e dimostrare che non si è abbassata la guardia.
Così, Trump minaccia. E agisce. Putin minaccia, ma non può agire.
Entrambi, giocano una mano di poker: per capire chi bluffa di più.
Il magnate americano rischia il salto nel buio. Putin sventola il pericolo del suo“ombrello” militare in Siria.
La flotta del Mar Nero è in pre allarme. Quella del Baltico, pure. I missili di Kaliningrad, l’enclave russa tra Polonia e Lituania — cioè in piena Unione Europea — sono puntati sulle capitali del Vecchio Continente. L’Alleanza Atlantica è già in allerta.
In verità , Trump ha riscoperto — o meglio, il Pentagono — il ruolo di gendarme globale degli Stati Uniti.
Putin è rimasto platealmente vittima delle sue ambizioni imperiali, invischiato nelle complesse trame che ha tessuto per riassegnare al suo Paese il ruolo di superpotenza perduto dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.
In apparenza, dunque, l’imprevedibile Donald ha cambiato di colpo tattica nei confronti dell’amico Vladimir. E ha ritirato la mano tesa, che tanto aveva turbato i sonni dei patrioti Usa: inoltre, coi 59 missili lanciati sulla base chimica dell’esercito siriano spera di far dimenticare la Russian Connection e tante sue sprovvedute dichiarazioni sul ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente, come quando disse che non bisognava ricorrere all’opzione militare contro Assad.
Paghi uno, pigli due.
I missili Trump hanno sparigliato le carte della grande partita internazionale: il mondo si è diviso in due, come ai tempi della Guerra Fredda.
“Sostegno totale” degli alleati degli Stati Uniti. Condanna dei suoi avversari.
Le cancellerie hanno rispolverato il lessico dei blocchi contrapposti. Putin ha denunciato l’attacco americano come “un’aggressione contro uno stato sovrano”, il suo portavoce Dmitri Peskov ha incalzato, spiegando che tutto è avvenuto in violazione delle norme del diritto internazionale fondato “su pretesti inventati”.
Soprattutto, “come stima Putin, quest’azione non avvicina l’obiettivo finale della lotta contro il terrorismo internazionale ma innalza al contrario dei seri ostacoli per la costituzione di una coalizione internazionale per la lotta al terrorismo”.
Quindi, la colpa è americana, se ci saranno conseguenze (ma non ci saranno, vista la cautela). Assad, insistono i russi, è innocente (per forza: sono loro che l’armano e lo proteggono). I gas, una balla.
I russi negano l’evidenza e le testimonianze: tutto il mondo ha visto gli effetti del gas. E questo li ha moralmente isolati.
Certo, la politica e la guerra se ne fregano dell’etica e della morale. Ma al tempo dell’informazione istantanea e globale, la menzogna tanto può essere utile — vedi in caso di elezioni — quanto può diventare micidiale, con le immagini cruente ed atroci dei bimbi sarinizzati.
Un altro aspetto, niente affatto secondario, è il nuovo repentino cambio d’atteggiamento di Trump.
Ha dovuto arrendersi allo stato delle cose: gli interessi geopolitici Usa non collimano con quelli russi. Non fin quando al Cremlino ci sarà il clan putiniano, nemico della libertà d’opinione, e il potere resterà saldo in mano agli ex uomini del Kgb.
Insomma, Trump ha cozzato contro il mondo reale: quello dei fatti, non delle verità truccate dal suo guru Stephen Bannon, ed ex direttore del sito dell’ultradestra suprematista Breitbart News, messo (finalmente) in un angolo: lo scorso mercoledì 5 aprile la Casa Bianca ha annunciato che Bannon lasciava il Consiglio nazionale di Sicurezza.
Una vittoria, secondo gli analisti, del generale McMaster, grande esperto di affari strategici, che lo presiede e che ritiene sia fondamentale come strumento professionale e non politico.
Infine, Putin. Pensava di essere il più astuto del reame, di poter contare per quel che riguardava la Siria di una certa libertà di manovra, forte anche del fatto che in Occidente c’erano movimenti estremisti anti Ue a lui favorevoli.
Invece è rimasto intrappolato dalla sua sicumera. I gas che hanno ammazzato decine di bimbi a Khan Sheikhoun hanno dissipato in pochi minuti il paziente lavorìo militare e diplomatico del presidente russo.
Persino il nuovo alleato turco Erdogan lo ha clamorosamente contraddetto, invocando addirittura la collera di Allah per l’ignobile azione attribuita ad Assad, o a qualche suo generale, il che non cambia la sostanza.
Mentre gli americani avevano acquisito le prove — stavolta non inventate da Bush e Blair come al tempo della guerra in Iraq ma documentate dai satelliti — che l’attacco chimico proveniva da un aereo siriano, lo zar si affannava a dire che si trattava di “fake news”, di balle. Beffardo contrappasso, l’ex tenente colonnello del Kgb che denuncia la disinformatija americana…
Assad è il responsabile di tutto ciò, dicono all’unisono Hollande e la Merkel.
Nel loro comunicato in comune — l’Italia nei momenti cruciali, se fa scelte, le fa tardi — affermano di essere stati avvertiti in anticipo dell’azione.
I capi della diplomazia francese e tedesca auspicano una soluzione politica sotto l’egida delle Nazioni Unite.
I missili Usa sono “un avvertimento”, e pure una forma di “condanna” del “regime criminale” di Assad.
Con Washington stanno Arabia saudita e Giappone, Israele offre il suo “totale” sostegno, sperando che “questo messaggio forte” possa essere inteso da Teheran e da Pyongyang, ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu.
Ankara vorrebbe una zona “d’esclusione aerea” in Siria, considera che i missili siano stati una buona medicina.
Il Pentagono ha battuto il Cremlino? La “punizione” americana per la strage provocata dall’attacco chimico che ha un valore soprattutto dimostrativo, trova consenso nella pubblica opinione statunitense e anche in quella mondiale, scossa dall’atrocità del tiranno di Damasco.
Assad si è scavato la fossa.
Leonardo Coen
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Esteri | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
I MISSILI CRUISE TOMAHAWK POTEVANO ESSERE INTERCETTATI DAI SISTEMI S-300 SOVIETICI CHE PROTEGGONO LO SPAZIO AEREO SIRIANO… MA DOPO CHE GLI AMERICANI AVEVANO AVVISATO I RUSSI DELL’ATTACCO, SONO STATI SPENTI DAI RUSSI PER NON OSTACOLARLO
Dopo il raid sulla base siriana di Shayrat la Russia ha annunciato il suo “ritiro” dal meccanismo di coordinamento che serve a evitare incidenti con gli aerei americani che compiono bombardamenti sui gruppi jihadisti. Il meccanismo, scambio di informazioni in un centro ad Amman, era stato istituito dopo l’intervento di Mosca in Siria del settembre 2015.
Il meccanismo serve a evitare che si “ingaggino” a vicenda durante missioni ravvicinate. Ma serve soprattutto a evitare che i sistemi anti-aerei russi, i potenti S400 e S300, mettano nel mirino gli aerei statunitensi.
Questi sistemi individuano automaticamente tutti gli aerei della Nato come “nemici” e li “puntano”. Il meccanismo serve anche a bloccare questi automatismi.
Il raid di questa notte è stato condotto da missili Cruise Tomahawk, in teoria intercettabili dai sistemi S-300 che coprono tutto lo spazio aereo siriano e oltre.
Sono stati spenti dopo che la Casa Bianca aveva avvertito il Cremlino del blitz imminente.
Non è chiaro invece se i meno potenti Sm-6 di difesa ravvicinati della base abbiano reagito, ma alcune foto diffuse da media filo-russi li mostrano intatti.
Se così fosse vuole dire che il raid non voleva essere troppo devastante ed è stato calibrato per lasciare margini di trattativa sia ad Assad che a Putin.
Giordano Stabile
(da “La Stampa”)
argomento: Esteri | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
L’ESPONENTE GRILLINO E’ RIUSCITO A PARLARE PER MEZZORA DEL NULLA GRAZIE ALLA COMPLICITA’ DELLA GRUBER E DEGLI OSPITI CAMMELLATI
Ieri Davide Casaleggio è apparso per la prima volta in televisione e abbiamo così scoperto che anche il figlio del guru del MoVimento 5 Stelle è dotato della capacità di parlare. Pare che per questa fatidica intervista Casaleggio Junior si sia preparato per quattro ore con l’esperto della comunicazione pentastellata Rocco Casalino.
A giudicare da quello che abbiamo visto ieri sera quello dell’ex concorrente del Grande Fratello non è stato poi un grande lavoro perchè Casaleggio ha molto annaspato.
Questo nonostante Lilli Gruber abbia fatto di tutto per metterlo a suo agio e abbia addirittura invitato in trasmissione Gianluigi Nuzzi e Domenico De Masi, due persone che certamente non sono ostili al M5S che saranno entrambi al convegno organizzato dall’Associazione Gianroberto Casaleggio.
Qual è il ruolo di Davide Casaleggio nel M5S?
Davide Casaleggio, Presidente della Casaleggio Associati, Presidente dell’Associazione Rousseau e “tecnico informatico” del MoVimento (secondo lo Statuto è lui ad avere le chiavi della piattaforma di voto del M5S) fin dall’inizio ha fatto capire che genere di intervista sarebbe andata in onda.
Quando la Gruber ha detto che la Casaleggio Associati è l’associazione di riferimento del MoVimento 5 Stelle Casaleggio Jr. l’ha prontamente interrotta per puntualizzare che è l’Associazione Rousseau ad “occuparsi” del MoVimento 5 Stelle.
Certo il sistema operativo Rousseau è una creazione della Casaleggio ma questo è solo un dettaglio.
La Casaleggio Associati invece “si occupa di strategie di Rete per i propri clienti”, ma quando la la Gruber chiede se la Casaleggio si occupa del blog di Grillo il giovane guru balbetta «si occupa l’associazione Rousseau del blog delle Stelle di Rousseau e di tutto cio che… che ruota attorno al MoVimento 5 Stelle».
Per chi non lo sapesse il Blog delle Stelle non è uno dei soprannomi del sito che si può consultare al dominio beppegrillo.it, quel sito è — nelle parole di Gianroberto Casaleggio — “il blog cui ho dedicato molto del mio tempo ogni giorno negli ultimi 11 anni” ma è il sito blogdellestelle.it.
Visto che però Grillo qualche tempo fa ha detto di non essere gestore o autore del blog un giornalista serio avrebbe se non altro chiesto chi materialmente lo fa.
Ad esempio è noto che è la Casaleggio Associati a gestire la raccolta pubblicitaria del blog “di Grillo” il che porta a concludere che tra i clienti della Casaleggio Associati c’è anche il blog di Beppe Grillo (che si appoggia allo stesso registrar del sito della Casaleggio).
Non si sa poi chi materialmente si occupi della gestione perchè dell’Associazione Rousseau fanno parte — oltre a Davide Casaleggio — Max Bugani e David Borrelli. Curiosamente poi la sede dell’Associazione Rousseau è al civico 6 di via Gerolamo Morone a Milano che è lo stesso indirizzo della Casaleggio Associati.
Uno degli uomini chiave della Casaleggio — Pietro Dettori — è attualmente responsabile editoriale di Rousseau.
Qualcuno avrebbe potuto far notare queste continuità tra Casaleggio Associati e Rousseau o almeno chiedere chi ha deciso che Davide Casaleggio doveva ereditare anche il ruolo del padre in seno al M5S.
Sarebbe bastato suggerire che Davide Casaleggio di fatto — in virtù del suo ruolo di Presidente dell’Associazione Rousseau — controlla il MoVimento e non è stato eletto da nessuno dei portavoce.
Evidentemente si è preferito non mettere ulteriormente in difficoltà il buon Davide con domande così precise.
Chissà perchè la Gruber non ha chiesto conto del network di notizie pseudoscientifiche e clickbaiting messo in piedi dalla Casaleggio e costituito da siti come TzeTze e la Fucina.
Le non- risposte di Davide Casaleggio
Forse Davide Casaleggio era troppo nervoso per poter rispondere a domande troppo complesse ma chi ha visto l’intervista ha avuto l’impressione che pur sapendo in anticipo le domande che gli sarebbero state fatte il giovane guru è riuscito nella difficile impresa di non riuscire a dare le risposte che avrebbe dovuto dare.
Non proprio l’atteggiamento di un genio della comunicazione, ma del resto anche il padre — che viene dipinto come un visionario, come l’uomo che ha rivoluzionato la politica e l’Internet italiano riuscendo a capire il futuro prima degli altri ma che in realtà dietro di sè ha lasciato qualche video apocalittico e alcuni aforismi di una banalità disarmante. Bisogna capire Casaleggio Junior: è difficile essere all’altezza di cotanto genitore.
Ma il trucco è semplice: basta non rispondere alle domande, lasciarle cadere nell’aria o rispondere ad altro.
Questa lezione Davide l’ha assimilata benissimo. Prendiamo una domanda di quelle che si fanno per rompere il ghiaccio, Casaleggio ha appena finito di spiegare che è importante lavorare “sull’innovazione” per non rimanere indietro per capire in che direzione stano andando il Mondo e la tecnologia.
La Gruber chiede “Secondo lei in che direzione sta andando il Mondo?” che all’interno discorso politico è l’equivalente del “descrivi quello che vedi dalla tua finestra” dei temi delle elementari.
La non-risposta di Casaleggio arriva subito: «In ogni contesto ci sono varie direzioni ed è questo che vogliamo esplorare sabato ed è per questo che abbiamo vari specialisti leader nei loro settori».
La visione politica di Davide Casaleggio non è pervenuta, quella del padre, che annunciava guerre, carestie e l’avvento della singolarità , è scomparsa completamente. Passiamo ad un’altra domanda: “come sarà selezionata la vostra classe dirigente?”, domanda che il giovane guru reputa non pertinente perchè lui voleva parlare del convegno di sabato ad Ivrea.
I 5 Stelle lodano Putin, sognano la sovranità nazionale e monetaria, sono per i dazi commerciali e ammirano Trump (non tutti i giorni), Casaleggio sembra non avere alcuna idea del fatto che il “suo” partito ha già preso delle posizioni su quello che dovrebbe essere il Mondo.
Non sappiamo se gli androidi sognano pecore elettriche ma qualche dubbio che Davide Casaleggio sogni solo algoritmi blockchain ci è venuto.
In confronto ad altri politici — a 5 Stelle e non — esperti dell’arte della fuga Casaleggio è un vero fuoriclasse.
Ma se decide tutto Grillo a cosa serve Rousseau?
Dopo aver cantato le magnifiche sorti e progressive della democrazia diretta Casaleggio è chiamato a rispondere della decisione presa da Grillo di annullare le votazioni che si sono svolte sulla piattaforma creata da Gianroberto Casaleggio e da lui gestita.
Grillo ha infatti deciso di togliere il simbolo a Marika Cassimatis annullando l’esito del voto degli iscritti.
In un movimento così aperto è necessario avere la figura di Garante che faccia da garante per tutto il movimento. È giusto che intervenga nei momenti in cui ritiene che le scelte che vengono condotte o alcune occasioni che possono capitare al movimento possono creare danno al movimento. Grillo in quanto garante ha attuato una sua prerogativa di poter tutelare il movimento da una serie di attacchi o potenziali problemi che il movimento potrebbe avere.
A parte il fatto che sembra che Casaleggio creda che Grillo abbia dei poteri divinatori e che sia in grado di prevedere il futuro (come suo padre del resto) la cosa divertente è che oggi Grillo — che in un primo momento aveva detto tutt’altro — si è difeso spiegando di aver annullato quella votazione perchè non si sarebbe svolta secondo i termini previsti dal regolamento.
Chi avrebbe dovuto vigilare? Il gestore della piattaforma Rousseau ovvero proprio Casaleggio.
La Cassimatis non potrà però partecipare a nuove votazioni perchè nel frattempo è stata espulsa. La Gruber avrebbe potuto chiedere quali sono questi presunti “attacchi” che il Garante ha ravvisato e perchè ha deciso di aprire la consultazione sulla presentazione della lista Pirondini a Genova a tutti gli iscritti e non solamente ai genovesi.
Anche di questa decisione chi gestisce Rousseau deve e può essere ritenuto responsabile, visto che Grillo è solo il Garante.
Oppure avrebbe potuto ricordare i numerosi casi in cui il potere di Grillo di prevedere “gli attacchi” si è scontrato con la realtà delle sentenze dei tribunali.
Poco dopo però, quando la Gruber gli chiede se è lui il Capo Politico del MoVimento Casaleggio ribadisce che il Capo Politico del M5S è Beppe Grillo mentre il suo è quello di semplice progettista del sistema operativo.
In studio — per non mettere in crisi Casaleggio — nessuno ha fatto notare che o Grillo è il Garante o è il Capo Politico e la Gruber si è guardata bene da chiedere in che modo è stato deciso che Grillo è il Capo del partito.
La Gruber avrebbe potuto anche chiedere qual è la natura dell’Associazione Movimento 5 Stelle che controlla il MoVimento 5 Stelle e qual è il rapporto che intercorre tra quell’associazione e quella di Casaleggio.
Se davvero Davide Casaleggio non ha alcun ruolo politico perchè si incontra con i portavoce pentastellati?
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
L’ESPOSTO AD AGCOM DEL DEPUTATO BOCCADUTRI METTE A NUDO UN ASPETTO CHE FA RIFLETTERE SULL’INTERVISTA APPARECCHIATA DALLA GRUBER A LA 7
“Casaleggio è committente di una società per la quale lavorano gli stessi giornalisti che lo hanno intervistato, non mi sembra normale”.
Il deputato del Pd Sergio Boccadutri sta scrivendo un esposto all’AgCom dopo l’intervista di Davide Casaleggio a Otto e Mezzo.
L’intervento del figlio del fondatore del M5S ha sollevato le critiche dei renziani che durante la puntata hanno attaccato sui social network la trasmissione condotta da Lilli Gruber: gli esponenti Pd non hanno digerito la presenza, insieme alla conduttrice, di Gianluigi Nuzzi, giornalista assistito dalla VisVerbi, un’agenzia di comunicazione e management per giornalisti, la stessa che organizza il convegno di Ivrea in memoria di Gianroberto Casaleggio.
Onorevole Boccadutri, ha inviato l’esposto all’AgCom?
Lo sto scrivendo ora. Il problema è se si ravvede un conflitto di interesse o meno. Io lo ravvedo. La Visverbi è una società che lavora per l’intervistato, Casaleggio, e manda in tv, per intervistarlo, persone che fanno parte del parterre all’evento che la stessa società organizza. Per i giornalisti vale una deontologia, mi sembra che siano stati un po’ più ‘leggeri’ in questo caso. Se l’intervistato è committente di una società per la quale lavorano gli stessi giornalisti che lo hanno intervistato non è normale, mi sembra. Poi tocca all’AgCom valutare e verificare. Ma non ci si può abituare a tutto.
Molti renziani ieri sui social hanno attaccato la trasmissione di Lilli Gruber. È da tempo che esponenti del Pd prendono di mira i talk show della tv di Cairo…
Non c’entra la tv di Cairo. Qui si tratta della persistente presenza di una parte politica o, in altri casi, che ci si concentri su una persona a tambur battente. Per me l’informazione deve essere equilibrata e leale. A volte guardando certe trasmissioni non ho questa impressione. La mia è ovviamente una valutazione soggettiva. Ci sono degli organismi di autogoverno che dovrebbero controllare e spesso non lo fanno. Ma vorrei ricordare che chi ha denunciato un giornalista all’ordine dei giornalisti è stato Luigi Di Maio.
Neanche voi ci siete andati leggeri con alcuni giornalisti.
Io non mai fatto esposti all’Ordine professionale.
Però ci sono stati diversi casi in cui avete attaccato giornalisti, come nel caso delle prime pagine contro Renzi “esposte” alla Leopolda.
Un attimo. Io non posso avere il limite di esprimere quello che penso, così come recita l’articolo 21 della Costituzione. Si può tranquillamente esprimere una critica di carattere politico. Qui stiamo parlando di un’altra cosa. Mi riferivo a chi ha denunciato un giornalista per quello che aveva affermato con il rischio di una sanzione disciplinare che può portare anche alla sospensione dall’Ordine e quindi con effetti sulla sua attività lavorativa. Sono cose un po’ diverse.
Lei ha presentato, insieme ad altri suoi colleghi, un’interrogazione al Mef e al ministero della Pa su un altro – a suo avviso – conflitto di interessi, quello dell’ex assessore di Roma Marcello Minenna, in Consob, per aver collaborato a un report di Mediobanca Securities sugli effetti per l’Italia della ridenominazione del debito pubblico. Se nel Pd c’è tutta questa attenzione al conflitto di interessi, perchè non mette mano alla legge Frattini che presenta molte carenze?
In questo caso non è tanto un conflitto di interessi. Qui c’è il problema di una persona sta in un organismo di Vigilanza dei mercati e scrive come contributore esterno un report sull’Italia per un soggetto che è controllato dalla stessa Consob. Il problema non è di poco conto. Se uno vuole fare il libero pensatore si dimette e lo fa ovunque. Un conto è la pubblicazione su una rivista scientifica indipendente; un altro è un report predisposto da un soggetto che fa capo a Mediobanca Spa, quotata in borsa, sulla quale Consob è tenuta a vigilare. A me non sembra normale. Gli investitori leggono e poi si orientano nelle loro scelte. Non si tratta di una censura.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Grillo | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
QUATTRO VITTIME, DODICI FERITI
Stoccolma dopo Londra. Stoccolma come Berlino e Nizza.
Intorno alle ore 15 un camion, che dalle prime informazioni risulta rubato, è stato lanciato contro i pedoni nel centro di Stoccolma, andando poi a schiantarsi contro un negozio di un centro commerciale all’incrocio con Drottninggatan, affollata strada pedonale della capitale svedese.
Quattro le vittime confermate e dodici i feriti (nove gravi) è il bilancio che la polizia ha dato in serata. Tra i feriti anche due bambini.
Per il primo ministro svedese Stefan Lofven, “tutto indica che si è trattato di un attentato. La Svezia è stata attaccata con un terribile atto terroristico”. Nina Odermalm Schei, portavoce del Sapo, l’intelligence svedese: “Ci sono morti e molti feriti. Il Sapo sta cercando l’autore, o gli autori dell’attentato”.
In un breve messaggio alla nazione, il re Carlo XVI Gustavo di Svezia fa sapere che la famiglia reale ha accolto con “sgomento” la notizia dell’attentato e invia le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.
Caccia al terrorista.
La polizia svedese ha arrestato nella zona nord di Stoccolma un uomo che ha confessato di essere il responsabile dell’attacco compiuto oggi pomeriggio con un camion nella capitale svedese.
Lo ha riferito in serata il quotidiano Aftonbladet, citando diverse fonti coperte dall’anonimato. Successivamente la notizia è stata confermata anche dalla polizia. L’uomo avrebbe alcune ferite lievi.
In precedenza il premier Lofven aveva confermato notizie relative al fermo di un “sospettato”. Successivamente, la polizia ha smentito ogni arresto, anche se un video mostra un uomo a terra, circondato dagli agenti. Secondo Sky News, che cita proprie fonti della sicurezza, a Stoccolma si è scatenata una caccia al terrorista.
In conferenza stampa, la polizia ha diffuso immagini tratte dai filmati delle telecamere di sorveglianza. Mostrano un uomo con indosso una giacca con cappuccio verde e una felpa grigia. La polizia al momento non conferma che l’uomo arrestato sia lo stesso delle foto diffuse nel pomeriggio.
Il camion rubato, investito l’autista.
Confermando quanto scritto inizialmente da Aftonbladet, il direttore della comunicazione dell’azienda produttrice di birra Spendrups, proprietaria del mezzo, ha raccontato all’agenzia di stampa svedese TT: “Durante una consegna al ristorante Caliente qualcuno è saltato nella cabina del conducente ed è andato via mentre l’autista stava scaricando”.
Il permesso per la consegna spiegherebbe la presenza del camion nel cuore di un’area pedonale. Secondo alcuni testimoni, il conducente del mezzo indossava un passamontagna.
Altro dettaglio emerso nei minuti successivi all’attentato: la polizia ha detto di aver ricevuto chiamate “dalla persona alla guida del camion”.
Qualche ora dopo l’attentato, le prime notizie sul trasportatore a cui era stato affidato il carico di birre. La radio svedese spiega che l’uomo ha cercato di fermare l’uomo col volto coperto da passamontagna che gli ha rubato il camion, nel suo tentativo l’autista è stato investito ma non è grave.
La testimonianza di Nasrin, esule siriana arrivata in Svezia una decina di anni fa, che era nei pressi del luogo dell’attentato: “Ero terrorizzata, è stato tremendo. Ho visto una donna che aveva perso le gambe. Potevo essere io – ha raccontato in lacrime alla televisione svedese -. Il camion ha travolto tutto lungo il percorso. All’inizio abbiamo pensato che fosse un’esplosione tanto era forte il rumore. Quando siamo usciti era tutto in frantumi. Cerco di rimanere fiduciosa, ma non ce la faccio più. Sembra che per l’umanità non ci sia più speranza”.
(da agenzie)
argomento: Attentato | Commenta »
Aprile 7th, 2017 Riccardo Fucile
LA MOSSA DISPERATA DI GRILLO, IL CONTRATTACCO DEI LEGALI DELLA CASSIMATIS
È finita poco prima delle 15, l’udienza per il ricorso d’urgenza presentato da Marika Cassimatis, (ex) candidata sindaco dell’M5S a Genova, “scomunicata” da Beppe Grillo dopo avere vinto le “comunarie” del Movimento 5 Stelle: il presidente della Prima sezione del tribunale Civile, Roberto Braccialini, dovrebbe decidere lunedì.
All’uscita dal palazzo di giustizia, la Cassimatis ha detto che «sono state chiarite diverse cose. Abbiamo visto alcune documentazioni, dovrebbero essere quelle in parte contestate a suo tempo. Si tratta di “like” a post di ex attivisti che al momento erano perfettamente attivisti e portavoce perfettamente inseriti nel Movimento, totalmente estrapolati dal contesto»; ancora: «I “like” contestati non si riferivano proprio a Pizzarotti, ma alle sue politiche. Non c’erano contestazioni alla Salvatore, ma c’era un “like” a un post di Putti in cui faceva considerazioni sulla Salvatore».
La Cassimatis ha poi spiegato di essere ancora iscritta al Movimento nonostante la sospensione annunciata da Grillo sul blob: «Posso ancora accedere alla piattaforma Rousseau, il sistema operativo del partito. Ancora ieri sera ho votato su questioni di politica estera. Quindi tecnicamente sono ancora iscritta al Movimento».
Ricordiamo che la Cassimatis, tramite i suoi legali ha chiesto che «in via urgente» vengano riabilitate la sua candidatura (aveva vinto le Comunarie grilline online poi annullate dal “capo politico”) e cancellata quella di Luca Pirondini, inizialmente secondo classificato, poi scelto dal leader e “approvato” da una consultazione web allargata a livello nazionale.
Nella tarda serata di ieri Grillo ha sospeso Cassimatis dall’M5S .
E questa mattina i legali del comico hanno rilanciato sostenendo che, proprio alla luce del provvedimento adottato dal capo politico, non c’è più motivo per affrontarsi in aula, in quanto lei non potrebbe “comunque” partecipare alle elezioni per i Cinque Stelle. Come dire: se anche i giudici riabilitassero la sua vittoria alle prime Comunarie, Cassimatis è stata sospesa e non può correre con il simbolo pentastellato.
I difensori della medesima Cassimatis hanno tuttavia replicato fissando un punto chiave.
«In primo luogo – è la posizione del suo avvocato Lorenzo Borrè – il giudice potrebbe non ritenere valida la sospensione. Ma se anche lo facesse, e Cassimatis non potesse candidarsi con il Movimento a prescindere dalla riabilitazione in tribunale, resta valido il secondo motivo del nostro ricorso, cioè la candidatura di Luca Pirondini ratificata da un voto nazionale e non locale. Perciò noi chiediamo che, anche laddove Cassimatis venga ritenuta sospesa e risulti di fatto incandidabile, il giudice annulli l’investitura di Pirondini”.
Insomma dopo aver cacciato la candidata senza spiegare i motivi del contendere Beppe tira fuori l’argomento della votazione non valida ma spiega anche che la stessa votazione non si può ripetere perchè nel frattempo la Cassimatis è stata cacciata. Un bell’esercizio di absurdum spazio-temporale.
Quindi la prima votazione viene annullata e la seconda non si può ripetere perchè la Cassimatis è stata espulsa. Giova ricordare che nel ricorso proposto daglia avvocati Alessandro Gazzolo e Lorenzo Borrè si faceva notare che il voto per Luca Pirondini doveva essere annullato anche perchè : la decisione di inibire la corsa della Cassimatis con il simbolo del M5S a Genova e quella di chiedere agli iscritti se far correre al suo posto lo sconfitto Luca Pirondini è stata presa in violazione del regolamento e dello statuto del M5S: «L’articolo 3 del regolamento infatti prevede che per la scelta dei candidati si voti con un preavviso di 24 ore mentre Beppe ha indetto subito la votazione per incoronare il candidato “favorito” dalla scelta di escludere la Cassimatis». Beppe e i suoi avvocati non toccano neppure la circostanza, ma implicitamente così riconoscono la fondatezza del ricorso.
(da “il Secolo XIX”)
argomento: Grillo | Commenta »