Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
ORA NON RESTA CHE AVVISARE I SOVRANISTI GRILLINI E PADANI DEL CONTRORDINE
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta considerando l’ipotesi di un’azione militare in Siria in risposta all’attacco chimico di martedì.
Lo ha detto lo stesso presidente a membri del Congresso. A riportarlo è la Cnn, citando una fonte bene informata secondo la quale, però, Trump non ha ancora deciso, e sta discutendo delle possibili azioni con il capo del Pentagono, James Mattis.
A oltre due giorni dall’attacco chimico che ha colpito Khan Sheikhoun, nella provincia nordoccidentale di Idlib, mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu non ha ancora messo al voto una risoluzione di condanna, ad accelerare sono gli Stati Uniti.
Cosa è accaduto per questo improvviso cambio di rotta.
Lo aveva anticipato il ministro degli esteri israeliano all’ora di pranzo quando aveva detto di essere “certo al 100% che era stato Assad a ordinare il bombardamento con armi chimiche su Khan Sheikhoum e gli israeliani si sblilanciano solo quando hanno le prove in mano. Nella fattispecie non solo informatori atttendibili nell’entourage di Assad, ma anche l’analisi dei satelliti. Insieme agli esperti Usa è stato appurato che le bombe sono partite dagli aerei di Assad su precisa direttiva del regime siriano.
Lo stesso Putin ha parlato con il premier israeliano e ha poi cambiato linea: “la fiducia ad Assad non è eterna”.
Sull’attacco chimico in Siria (e sulle conseguenze politiche) è intervenuta in giornata anche la cancelliera tedesca Angela Merkel secondo cui la mancata approvazione di una risoluzione Onu è una «vergogna».
Senza nominare direttamente Mosca, ha poi aggiunto che chi lo ha impedito deve assumersene la responsabilità . «È stato un attacco barbaro sulla quale bisogna assolutamente aprire una indagine», ha detto ancora la cancelliera, secondo la quale vi sono sfortunatamente indicazioni che l’attacco sia stato perpetrato dal regime di Bashar al Assad.
In un’intervista al Washington Post il capo dell’Alto comitato per i negoziati dell’opposizione siriana, Riad Hijab, che era a Washington nelle ore della strage di Khan Sheikhoun, chiede «fatti, non parole»: «Vogliamo fatti per proteggere i civili siriani e per proteggere l’intera regione e anche il popolo americano – ha detto Hijab – Questa è una sfida per il presidente Trump di fronte al popolo americano e al mondo intero».
«Queste armi vanno distrutte – ha detto Hijab, che è stato primo ministro del governo di Damasco dal giugno all’agosto 2012 – I velivoli e le piste devono essere distrutti. Vanno distrutte tutte le armi che stanno uccidendo il popolo siriano».
Non solo, secondo l’opposizione l’Amministrazione Trump deve anche trovare un modo per superare il “blocco” russo al Consiglio di Sicurezza e gli Usa devono sostenere un processo politico che porti all’insediamento di un governo transitorio, a una Siria senza Assad.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato il proprio omologo americano Donald Trump «a non far cadere nel vuoto» la condanna espressa nei confronti del regime del presidente siriano Bashar Assad dopo l’attacco con armi chimiche a Idlib di due giorni fa e ad «intervenire concretamente».
«Dia un seguito alle sue parole, la Turchia è pronta a fare la propria porta e assumersi le proprie responsabilità ».
Il presidente turco ha poi confermato che la Turchia ha inviato alle Nazioni Unite un dossier con i risultati delle autopsie dei 3 siriani morti ieri in Turchia che confermano l’utilizzo di armi chimiche, e in particolare del gas Sarin, da parte del regime di Assad, nell’attacco a Idlib dello scorso 4 aprile.
Il cerchio si è stretto, ora non resta che avvisare i sovranisti patacca di stampo sia grillino che padano che i loro amichetti Trump e Putin stanno scaricando il boia di Damasco.
Contrordine trinariciuti !
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
LA VICENDA TORRISI E’ CHIUSA… IL PRESIDENTE SPEGNE LE FIAMMATE RENZIANE SULLA CRISI
C’è un motivo se l’incendio si è già spento. E si è passati dalle fiammate del giorno prima, il “così non si va avanti” di Lorenzo Guerini e Matteo Orfini al “sosterremo il governo di oggi”.
Il pompiere, silenzioso e operoso, è sul Colle più alto. E questa, di per sè, non è una gran notizia.
La notizia è che, mercoledì pomeriggio, per la prima volta si è registrato al Quirinale un sincero moto di irritazione e disappunto. È stato quando scomposti propositi incendiari si sono levati dalla selva del Parlamento.
Con i vertici del Pd che chiedevano un colloquio col capo dello Stato, dopo l’elezione di Salvatore Torrisi: “Al Colle, al Colle”, che suonava come un “al voto, al voto”, drammatizzando una vicenda parlamentare che con la tenuta del governo non aveva a che fare nulla.
A ben vedere non solo non è arrivata risposta, ma — col passare delle ore — è stata, di fatto, ritirata da richiesta.
Una fonte molto vicina a Renzi racconta, in modo confidenziale: “Con Mattarella siamo andati a sbattere contro un muro. Ci ha fatto sapere: se mi fate la domanda di un incontro mi costringete a dire pubblicamente di no, quindi ritirate la domanda”. Ecco che, col passare delle ore, il nome del capo dello Stato è scomparso dalle dichiarazioni.
Il perchè, del ragionamento di Mattarella è evidente: il capo dello Stato non si intromette in normali vicende parlamentari, come l’elezione di un senatore di maggioranza alla presidenza della commissione, nè può considerare la sconfitta di un candidato di un partito, o meglio di una mozione, un affare da crisi di governo.
È accaduto che non ha ricevuto i Cinque Stelle che, sempre in relazione a vicende parlamentari urlavano al golpe, è accaduto col Pd, che voleva salire al Colle con lo spirito da cui andò dal notaio per sciogliere il Comune di Roma.
La vicenda ora è chiusa, però dice molto di più. E i parlamentari attorno a Renzi hanno ben chiaro il punto.
Prosegue la fonte che in questi due giorni ha sentito l’ex premier più volte: “La finestra elettorale di giugno ormai è chiusa. Renzi ieri si è gasato pensando di poter costruire l’incidente e andare al voto, ma questa roba non c’è più. Il Colle giugno lo ha chiuso. Il punto è che è già in atto in modo riservato un confronto su ottobre”.
Il confronto ruota attorno al termine “abbinamento”, che sarebbe la coincidenza tra il voto in Italia e il voto in Germania.
L’ex premier è convinto che resti la via maestra perchè approvare, in questo quadro politico e parlamentare, è un’impresa e dunque, in qualche modo, va messa nel conto un po’ di instabilità dei mercati, ma poi la manovra la fa un governo in carica.
E se proprio non è il 24 settembre, ottobre va bene lo stesso. Dalle parti del Colle tutta quest’ansia di tornare alle urne non si percepisce, soprattutto — questo resta il punto — in assenza di un sistema elettorale omogeno e coerente.
Che eviti il rischio che, dalle urne, esca una maggioranza alla Camera e una al Senato, rischio insito nell’utilizzo della legge attuale. Fa notare poi più di un costituzionalista di area Colle che la scadenza naturale della legislatura — febbraio — implica lo scioglimento a dicembre, dunque siamo davvero al mese più, mese meno che rende difficilmente comprensibile la fretta. Non solo.
Un’antica sapienza democristiana suggerirebbe di aspettare l’esito delle elezioni tedesche per vedere che clima europeo si produce e a quel punto affrontare le elezioni nazionali.
Resta comunque, al netto di ragionamenti e valutazioni di buon senso, un punto irrinunciabile, tra una secchiata d’acqua su un fuoco e l’altro. Irrinunciabile istituzionalmente. Occorre una legge elettorale.
Altrimenti non si va al voto, ma al caos. Ed è l’unica discussione che non appassiona il Palazzo, e neanche i suoi inquilini più frettolosi (e incendiari).
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
ALFANO LO CACCIA DAL PARTITO, MA FIGURIAMOCI SE LUI MOLLA I BENEFIT DA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI
«Come si fa? Che fanno? C’è un’espulsione? Roba che nemmeno il PCUS…»:
Salvatore Torrisi, eroico senatore eletto presidente della Commissione Affari Costituzionali, sfotte così Angelino Alfano che oggi gli ha prima chiesto di dimettersi e poi ha preso atto della sua risposta dichiarandolo fuori da Alternativa Popolare, il neonato partitino che ha preso il posto del defunto NCD.
Nell’irreale teatrino della politica italiana il caso Torrisi aveva aperto scenari di inenarrabile dramma: i giornali avevano raccontato della volontà di Matteo Renzi di far cadere il governo Gentiloni vista la scarsa consistenza della maggioranza e drammatizzando le ricadute del voto sulla legge elettorale.
Scenari smentiti dall’ex premier ma ancora presenti nella giornata politica, tutta incentrata sullo scontro interno alla maggioranza e sugli sfottò dell’opposizione.
Ieri il senatore si era preso dodici ore di tempo, ma anche questa mattina a diversi esponenti di Alternativa Popolare ha spiegato di voler andare avanti, anche grazie alle garanzie istituzionali ricevute.
Alfano, però, ha chiesto le sue dimissioni: “la presenza di Salvatore Torrisi in Alternativa popolare sarà incompatibile se non rinuncerà alla presidenza della commissione” — ha sottolineato il ministro degli Esteri, aggiungendo che “se Orfini vuole la crisi lo dica chiaramente”.
Anche la capogruppo Bianconi, insieme a Simona Vicari e Federica Chiavaroli, ha sottolineato la necessità di un passo indietro del collega Torrisi.
Tuttavia, riferiscono fonti parlamentari di Ap citate dall’agenzia di stampa AGI, qualora Torrisi venisse espulso, diversi senatori centristi minaccerebbero di andare con lui e uscire dal partito.
Ap, quindi, è spaccata mentre al Pd a questo punto importa poco lo sviluppo sulla presidenza della commissione Affari costituzionali, anche perchè — rimarca un big dem — l’alternativa sarebbe Mazzoni di Ala e non cambierebbe nulla.
Il nodo — aggiungono le stesse fonti all’AGI- è che la maggioranza, al Senato è residuale, le fibrillazioni restano e ci saranno soprattutto dopo il 30 aprile quando si saprà quanta gente andrà a votare per Renzi e con quale percentuale vincerà , come sembra probabile, l’ex premier.
Tecnicamente anche i renziani vedono pochi spazi pere un voto anticipato, ma non si esclude nulla.
Ieri pomeriggio Renzi, dopo il voto in prima commissione, a caldo con i suoi ha considerato la legislatura pressochè finita, ma spiegano fonti parlamentari, nelle prossime ore non ci sara’ alcuno strappo formale, sotto la sottolineatura che il passaggio al Senato ha testimoniato l’impossibilità di mettere mano a una legge elettorale e l’inaffidabilità di MDP nel fare gioco di maggioranza.
Alternativa Popolare ora teme ripercussioni sulla legge elettorale: il rischio è che non vengano abbassate le soglie di sbarramento e che la strada di Renzi possa essere quella di un tentativo di intesa con i 5 Stelle sulla possibilità di estendere l’Italicum al Senato. Oppure, come dice Calderoli, il rischio è che AP finisca per espellere Alfano.
Il Partito democratico aveva annunciato la richiesta di un colloquio con il capo dello Stato per sottolineare la “gravità ” di quanto accaduto.
Ma oggi l’ex segretario del PD Matteo Renzi ha buttato acqua sul fuoco: “L’episodio di ieri è grave e antipatico. Il nostro linguaggio non può tornare alla prima Repubblica. Noi la parola crisi di governo — ha sottolineato — non la vogliamo utilizzare, come fanno Ncd o Mdp”. In ogni caso, viene ribadito, il capo dello Stato non interviene nelle dinamiche parlamentari e ha assoluto “rispetto del Parlamento”.
Intanto l’eroico subcomandante Torrisi non molla: «Il gruppo di Alternativa Popolare al Senato mi ha espresso solidarietà , ha condiviso la mia posizione. Io resto al gruppo», ha detto stasera all’Adn Kronos.
E in Parlamento si sussurra che sarà difficile che cada anche perchè ha la fiducia dell’intera commissione, che ha presieduto spesso, mentre il candidato alternativo è visto come un renziano di ferro e non riscuote grandi simpatie nel resto della commissione. Intanto rimane il mistero su chi abbia eletto Torrisi: i bersaniani scissionisti, accusati ieri furiosamente dai renziani, si sono discolpati e hanno detto di cercare all’interno del PD per trovare i voti che hanno portato il senatore di AP alla presidenza.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
LA DEPUTATA GRILLINA AVEVA INSINUATO LEGAMI INESISTENTI CON L’APPALTO DEL BAR IN CUI LEI LAVORAVA… INSIEME A LEI UNA TRENTINA DI LEONI DA TASTIERA CHE AVEVANO COPERTO DI INSULTI LA POVERA RAGAZZA
La deputata Laura Castelli (M5S) è formalmente indagata per diffamazione dalla procura di Torino insieme a un’altra trentina di persone.
Nei giorni scorsi è stato mandato agli interessati un avviso di proroga delle indagini. L’atto rientra in un procedimento del pm Barbara Badellino nato dopo la denuncia di una trentaduenne di origine romena, Lidia Lorena Roscaneanu, che alle ultime elezioni amministrative si era candidata in una circoscrizione di Torino per il Pd.
La Castelli aveva pubblicato su Facebook un post con una fotografia che ritraeva la donna insieme a Piero Fassino.
Dopo avere spiegato che Lidia lavorava nel bar interno del Palazzo di Giustizia di Torino, il cui appalto era stato affidato dal Comune “con ribasso sospetto” a “un’azienda fallita tre volte”, l’autrice si chiedeva “quali legami” ci fossero tra la ragazza e Fassino.
Fra numerosi commenti lasciati dagli internauti comparvero insulti e volgarità a sfondo sessista e razziale.
Lidia aveva spiegato che prestava servizio come cassiera (il bar ora è chiuso), che non sapeva nulla di appalti e che l’immagine postata dalla parlamentare era stata tagliata in modo che non comparisse l’altra candidata presente al momento dello scatto.
Alle elezioni — disse — non si presentò per il disagio, avvertito anche sul luogo di lavoro, che le procurò la pubblicazione del post.
Il post è stato cancellato dalla pagina “Cittadina in Parlamento” della Castelli.
“Mi ero candidata in una circoscrizione — racconta Roscaneanu — perchè non c’erano altri rappresentanti della comunità romena, che pure è assai numerosa in città . Mio fratello maggiore, in Romania, è molto attivo in un partito di ispirazione socialista e democratica, e io con quelle idee ci sono cresciuta. Ma dopo quel post non ho nemmeno presentato i documenti per entrare in lista. Non ne potevo più. A parte gli insulti sul web, dove mi davano dell”amante di Fassino’ se non peggio, persino i frequentatori del tribunale mi additavano. Ed ero una semplice cassiera”.
Lorena sottolinea che fu assunta a dicembre del 2015 e che si iscrisse al Pd solo il 31 marzo successivo.
Nella foto apparsa su internet, inoltre, compariva accanto a Fassino da sola, ma dall’immagine era stata tagliata la parte in cui c’era un’altra candidata.
(da agenzie)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
LA CURATELA DELLA VISVERBI E LA MILANESIZZAZIONE DEL M5S
La nascita dell’Associazione Casaleggio è uno spartiacque, nella vita del Movimento cinque stelle, che segnala l’inizio di una fase nuova.
Dopo quella dei meet up e delle origini, sostanzialmente conclusa con il trionfale Tsunami tour; e dopo la fase della “romanizzazione” – appaltata a un gruppo di giovani leader, e al relativo staff di comunicazione romano, che non sono mai apparsi davvero soddisfacenti ai due capi del Movimento; inizia oggi quello che potrebbe esser chiamato un tentativo di milanesizzare il Movimento, ossia di creare un network-Casaleggio che parta da mondi un po’ più solidi, e si allarghi poi a quelli romani, e a gruppi d’interesse romani (attraverso alcuni referenti, individuabili).
Con un’abilità mediatica in più: mentre gli invitati a parlare alla Leopolda di Renzi vennero ipso facto etichettati come “renziani”, quelli dell’evento di Ivrea stanno riuscendo a evitare questa schematizzazione, che li vorrebbe grillini o, forse con maggior precisione, amici della Casaleggio.
Uno dei dettagli (nei dettagli è tutto) di questa transizione nel M5S è che l’evento inagurale della fondazione Casaleggio, il convegno che si terrà sabato nella Ivrea di Olivetti, è stato curato non dalla comunicazione ufficiale (lo staff M5S in Parlamento, guidato da Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi), ma dalla Visverbi, un’agenzia di comunicazione e promozione mediatica assai professionale e conosciuta, nel mondo della tv, che ne gestirà la parte comunicativa.
Di fatto, Davide Casaleggio ha tolto l’evento dalle mani dei romani, avocandolo a sè, e a un gruppo di professionisti coi quali ha stabilito ciò che a lui pare un certo feeling. Visverbi è un’agenzia che, tra le altre cose, ha gestito nel tempo, come “agente televisivo”, le figure di vari giornalisti tv, ospiti fissi nei talk show; l’elenco sarebbe lungo, si va da Paolo Mieli a Andrea Scanzi a Giuseppe Cruciani e David Parenzo.
E tanti altri.
Visverbi è stata messa su da Valentina Fontana (una delle migliori professioniste del ramo, tra l’altro moglie di Gianluigi Nuzzi, che condurrà al convegno di Ivrea alcuni importanti incontri) e Barbara Castorina.
Nacque con una sede dègagè in zona Paolo Sarpi, a Milano. Si muove con discrezione e senza cafonerie.
E, tra le altre cose, ha seguito eventi importanti come il Festival di Ponza (animato soprattutto da Nuzzi e Mieli, e che ha visto tra gli ospiti in passato proprio Gianroberto Casaleggio).
Una specie di congiunzione – nel mezzo delle pontine, e di meravigliose spiagge-aperitivo tipo il Frontone – tra universi milanesi e romani.
Visverbi ha fatto tutto questo col minimo di visibilità , e con trasversalità e non etichettabilità politica. Perfetto. Una rete i cui tasselli naturalmente si vedono, ognuno al loro posto. Everything in its right place, canterebbe Thom Yorke.
Non deve dunque colpire più di tanto che, nella giornata in cui Davide Casaleggio esordisce in un’intervista tv, sia proprio la Visverbi ad aver curato quasi tutto.
Anche molte telefonate per contattare, e eventualmente convincere, gli ospiti più prestigiosi – e che più hanno fatto discutere, per esempio alcuni magistrati di grande peso e valore.
Non tanto, sarebbe sommario, il “partito dei giudici” – quello era, almeno in parte, l’Italia dei Valori – ma un incrocio più sapiente di mondi, meno scontato e meno monocolore, e con punte di raffinatezza organizzativa che vanno colte.
Una metamorfosi; che presuppone, per esser completata, l’abbandono progressivo dei pezzi più improbabili del mondo M5S attualmente orbitanti nella stazione-Roma, fermo restando naturalmente il mantenimento di ciò che invece conta, nel sistema delle relazioni romane.
(da “La Stampa”)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
IL CONVEGNO PER RICORDARE IL PADRE E LA NUOVA STRATEGIA DI EGEMONIA… UN NETWORK DI RAPPORTI PER UN MOVIMENTO DI LOTTA E DI GOVERNO
Davide Casaleggio si ritaglia un ruolo sempre meno da “informatico” (come disse Di Maio) e sempre più da leader:
Da alcuni mesi ha aperto una pagina pubblica Facebook (da imprenditore, e ha toccato quota 11.263 like) e ora, in vista del convegno «Capire il futuro» in programma sabato a Ivrea per ricordare il padre Gianroberto scomparso un anno fa, ha deciso di sbarcare in tv.
Un passaggio obbligato, quello televisivo, un po’ per sostenere la manifestazione in memoria del padre – le donazioni sono al momento a quota 42 mila euro su un obiettivo di 100 mila –, un po’ per sgretolare l’aura di riservatezza che si è costruito in questi anni (finora ha rilasciato solo due interviste, oltre alla lettera pubblicata sul Corriere lunedì).
Un passo da inquadrare in un contesto più vasto, perchè il convegno in programma sabato rappresenta solo un tassello della nuova visione del Movimento, un Movimento «di lotta e di governo», come dicono scherzando (ma non troppo) alcuni Cinque Stelle.
Il convegno Capire il Futuro insomma, insieme alla lettera al Corriere della Sera, diventano parte di una strategia di egemonia:
E la figura di Casaleggio diventa in quest’ottica accora più fondamentale per costruire un network, una rete – che per una volta tanto nulla ha a che fare con il web – di rapporti, di legami con imprenditori e professionisti. Un progetto nel solco di Gianroberto che segna anche una svolta necessaria per dare credibilità e progettualità ai pentastellati in ottica governativa. E in questa nuova veste di «skipper» Casaleggio jr fa affidamento su un team rodato.
Oltre a consultarsi con Grillo, ha dalla sua un nucleo compatto di consiglieri, stimati anche da Grillo: da Pietro Dettori, braccio destro anche nella gestione del blog, a Max Bugani e David Borrelli, membri dell’Associazione Rousseau.
A Ivrea l’imprenditore sarà il primo a parlare dal palco e in futuro i suoi interventi dovrebbero diventare più assidui. Il Movimento, insomma, sta cercando di cambiare assetto. Se Davide si sta ritagliando un ruolo più strategico, Grillo rimane il cuore (anche mediatico) dei Cinque Stelle.
Il fondatore sta programmando un ritorno alle origini, un tour nei comuni guidati dal Movimento e nei meet up delle principali città italiane.
Un modo per recuperare il contatto con i territori. È proprio su questa linea, in vista delle Politiche, tra i pentastellati si sta discutendo sulla possibilità di introdurre una nuova figura: i referenti regionali.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
ALLA ZANZARA VOLANO INSULTI TRA IL CONDUTTORE E IL “COMPAGNO GIULIETTO”
Scontro durissimo alla Zanzara (Radio 24) tra il conduttore David Parenzo e Giulietto Chiesa, contattato a proposito della sua posizione su quanto accaduto in Siria.
Tra i due sono volate parole grosse e promesse di querele.
Mentre Chiesa stava cercando di spiegare la sua posizione (decisamente morbida sul regime di Assad), Parenzo è intervenuto a gamba tesa: “Sai cosa è il gas Sarin? Di cosa stai parlando Giulietto mio?”.
Parole taglienti come lame a cui Chiesa risponde con veemenza: “Testa di c… che non sei altro, tu stai facendo della sporca propaganda e niente altro”
E il conduttore ribatte ancora: “Una volta facevi il giornalista, ora sei pagato da Assad”, poi Chiesa promette il tribunale: “Ridillo ancora una volta, io ti denuncio”
(da agenzie)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
I CANTIERI DI SAINT NAZAIRE PASSANO PER IL 48% ALL’AZIENDA ITALIANA
Stx France è di Fincantieri. Lo ha annunciato oggi il ministro francese all’Industria, Chrystophe Sirugue, chiudendo le trattative incominciate dopo il 3 gennaio, quando il gruppo italiano fu considerato «miglior offerente» per l’acquisizione di Stx France dal tribunale di Seul nella vendita del 66,66% di cui era proprietario il gruppo coreano Stx Offshore&Shipbuilding (il 33,34% era in mano allo Stato francese).
Trattative difficili, contrassegnate dalle imminenti elezioni presidenziali francesi e dalla “chiusura” delle autorità transalpine, che sin dall’inizio avevano usato toni definitivi, minacciando di «utilizzare tutte le leve» pur di giungere a un accordo soddisfacente.
Che per i francesi significava evitare il possesso a Fincantieri di più del 50%.
Difficili, ma non lunghissime, cui Bono si è presentato forte di un bilancio 2016 tornato in utile per 14 milioni (perdita 2015 di 289), ricavi a 4,4 miliardi (+5,9%) e un carico di lavoro a 24 miliardi di euro, pari a 5,4 anni di impegni.
Dati che gli hanno permesso di soddisfare uno dei 5 requisiti posti dai francesi: «Nessuna soppressione di posti di lavoro nei prossimi 5 anni», anzi l’impegno a 200 posti supplementari sino al 2018.
E un piano industriale per Saint-Nazaire che lo stesso Sirugue ha definito «ambizioso», con rafforzamento dei cantieri «nel core business e diversificazione delle energie marittime».
In cambio, Fincantieri si limiterà a essere «azionista di riferimento», con una quota sotto il 50% (circa il 48) per almeno 8 anni, e farà spazio per il 5-6% a un altro protagonista italiano, la Fondazione Cr Trieste; lo Stato francese, invece, conserverà il 33,3%.
Si aggiunge, inoltre, l’ipotesi di un ingresso del gruppo francese Dcns con il 12% e l’ingresso nel Cda (composto da 9 persone) di «un rappresentante dei dipendenti e il direttore generale del sito».
Fincantieri al termine della campagna di Francia diventa ciò che era nelle mire di Bono: una grande realtà europea che è player mondiale e può sfidare i 3 colossi della cantieristica coreani.
D’altronde, aveva lanciato un monito domenica scorsa dopo la pubblicazione di articoli della stampa francese che tradivano un “irrigidimento” dell’Eliseo: «È molto importante che l’Europa capisca finalmente che la competizione non è più all’interno dell’Europa, ma è nei confronti del resto del mondo, e quindi continuare ad avere una miriade di aziende che non hanno le dimensioni per supportare una concorrenza agguerrita in futuro è miope».
Anche per Stx, che occupa circa 2300 persone e sono gli unici cantieri francesi in grado di costruire grandi navi militari, comprese le portaerei, si prospetta un grande avvenire.
In Italia, Bono incassa la soddisfazione del ministro Padoan, che parla di «dimostrazione che le grandi imprese italiane che hanno investito sulla competitività e la credibilità internazionale possono conseguire posizioni di leadership in settori strategici per l’economia globale. Se da un lato gli investimenti stranieri in Italia possono dare un contributo alla crescita, dall’altro ritengo molto importante che ci sia più Italia all’estero».
A fargli eco, la presidente del Friuli, Debora Serracchiani, con un doppio orgoglio triestino: Fincantieri e Fondazione Cr Trieste.
Dalla sede del gruppo, proprio a Trieste, soltanto poche righe di «soddisfazione» e l’indicazione di un «accordo che conferma la lunga e fruttuosa collaborazione nel settore militare con la società francese Dcns».
(da “il Secolo XIX”)
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Aprile 6th, 2017 Riccardo Fucile
COINVOLTA UN’AZIENDA SU QUATTRO… IN TESTA LE LISTE DI ATTESA, LA SEGNALAZIONE DEI DECESSI E I FAVORITISMI AI PAZIENTI PROFESSIONISTI
Il vaccino anticorruzione nella sanità italiana ha iniziato a entrare in circolo, ma è ancora a metà strada: nell’ultimo anno la malattia corruttiva ha coinvolto il 25,7% delle Aziende sanitarie.
Non alla stessa maniera sul territorio: la maglia nera va al Sud, dove le strutture in cui risulta almeno un episodio di corruzione sono il 37,3% del totale.
E’ in estrema sintesi quello che emerge dal lavoro che ha coordinato Transparency International Italia, con Censis, ISPE Sanità e RiSSC hanno riassunto nel Rapporto Curiamo la Corruzione 2017, presentato a Roma per gettare una luce sulla percezione della corruzione in sanità , sulla valutazione delle contromisure adottate e analizzare gli sprechi e le inefficienze nelle aziende sanitarie.
Il progetto vuole proprio supportare il Servizio sanitario italiano, offrendo una cassetta degli attrezzi adeguata; ma parte dalla constatazione che poco più della metà delle aziende sanitarie osservate non ha adottato piani anti-corruzione adeguati.
“Il sistema sanitario italiano si è attrezzato per gestire i rischi di corruzione e minimizzarne gli effetti, ma bisogna fare di più e continuare a investire su ricerca, formazione, dialogo e nuove tecnologie perchè un fenomeno complesso come la corruzione possa essere combattuto in modo efficace. Soprattutto, bisogna migliorare gli strumenti di analisi e la quantità e qualità dei dati disponibili. Inoltre, bisogna ridurre le differenze tra regioni che emergono in modo significativo anche nella lotta alla corruzione e agli sprechi”, sostengono i ricercatori.
La percezione della corruzione
Secondo le risultanze dell’indagine, nel 25,7% delle Aziende sanitarie si sono verificati episodi di corruzione nell’ultimo anno.
E’ altissimo (63,2%) il numero dei responsabili per la prevenzione della corruzione intervistati, la corruzione in sanità rimane stabile.
Una quota simile crede però che i problemi siano altrove: il 64,7% dei responsabili per la prevenzione ritiene che il rischio nella propria azienda sia moderato, solo il 5,9% lo giudica elevato. I settori ritenuti maggiormente a rischio dagli intervistati sono quello degli acquisti e delle forniture; le liste d’attesa e le assunzioni del personale.
Rischi di corruzion
Oltre la metà (51,7%) delle Aziende Sanitarie non si è adeguatamente dotata di strumenti anticorruzione, come previsto dalla legge del 2012. Quando si tratta di rischi di corruzione più frequenti, l’elenco è così composto:
violazione delle liste d’attesa (45%)
segnalazione dei decessi alle imprese funebri private (44%
favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione (41%)
prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni (38%)
falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa (37%
I rischi di corruzione più elevati sono:
sperimentazione clinica condizionata dagli sponsor
prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni
la violazione dei regolamenti di polizia mortuaria
favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione
segnalazione dei decessi alle imprese funebri privat
La ricaduta economica degli sprech
i ricercatori, se si sommano gli impatti di sprechi e corruzione con un indicatore di inefficienza si raggiunge il 6% delle spese correnti annue del SSN: l’ammontare delle potenziali inefficienze nell’acquisto di beni e servizi sanitari nel Ssn è stimato in circa 13 miliardi di euro.
(da “Huffingtonpost“)
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