Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
COSA SI NASCONDE DIETRO IL CASO CASSIMATIS: UN DISEGNO PRECISO PER FAVORIRE LA NUOVA MADONNA BUCCI DA PORTARE IN PROCESSIONE CON I POTERI FORTI
La vicenda Cassimatis potrebbe apparire un ennesimo capitolo delle tragicomiche avventure del M5S e della incapacità di rispettare le regole interne da loro stessi approvate.
Nessuno avrebbe infatti impedito ai Cinquestelle di indicare un nominativo a loro gradito come candidato sindaco di Genova, come peraltro fanno tutti i partiti.
Ma dato che i militanti vivono nell’illusione della democrazia diretta, dell’uno vale uno, ecco la pagliacciata delle votazioni “modello Genova”.
In realtà da tempo il candidato “unto dal Signore” doveva essere tale Pirondini, fedele alla linea di Grillo e della sua “creatura” Alice Salvatore, un agente di commercio che piazza polli per la città e che è stato indicato come “tenore del Carlo Felice” perchè fa più chic, anche se suona la viola e ha contratti da precario con enti musicali.
Dopo l’addio al M5S del capogruppo in comune Putti (persona perbene) e di altri tre consiglieri genovesi, uno in Regione e uno a La Spezia, il Movimento era alla frutta .
Quindi dato che bisognava mettere in scena la farsa delle comunarie per incoronare Pirondini, andava bene che ci fosse almeno un’altro candidato: la vittima sacrificale della democrazia diretta doveva essere Marika Cassimatis.
Ma qualcosa è andato storto, hanno votato appena 700 iscritti genovesi e ha vinto chi doveva perdere, segno di quanto contino Grillo e la Salvatore in città .
Da qui il dramma o la farsa di queste settimane, con la povera Marika accusata di collusione con il nemico e inverencondi tentativi di farla fuori con palesi violazioni del regolamento, ovviamente cassati oggi dal tribunale.
Il più clamoroso, anche se il meno citato, è stato quello di far ripetere la votazione facendo esprimere gli iscritti di tutta Italia quando il regolamento prevede tassativamente che possano votare solo i genovesi.
Perchè questo errore? Perchè il rischio della seconda votazione era che Pirondini non raccogliesse neanche i 300 voti del primo turno e la figura sarebbe stata catastrofica.
Ma solo chi conosce un po’ l’ambiente genovese ha capito che l’obiettivo è un altro: non presentare la lista. Ed è stato ormai raggiunto.
Per quale motivo? Essenzialmente due, collegati tra loro.
1) Perchè Genova è in fase di implosione sociale (vedi caos su privatizzazione Iren) e il M5S non ha interesse, prima delle politiche, di ritrovarsi un altro caso Raggi, con realtivo calo di consensi e perdita di immagine. Meglio non governare che farsi conoscere.per quello che si è.
2) Fare un favore al centrodestra e alla linea sovranista di Toti e leghisti , quelli con cui Grillo pensa di governare un domani, anche perchè da solo non andrebbe da nessuna parte. State certi che Grillo, da qui a giugno, non dirà mai di votare Bucci (cdx), ma attaccherà ogni giorno Crivello (csx), un modo soft per indicare “chi non preferisce”.
E’ interessante notare che Bucci, manager ammanigliato coi poteri forti (ma su questo torneremo a tempo debito) è ormai portato in processione per Genova come la Madonna dalle truppe più svariate: si alternano come portatori della statua i leghisti che a parole predicano contro le multinazionali e che sono i suoi pricipali sponsor, i fratellini d’Italia sovranisti che sperano nella poltroncina di vicesindaco, fino agli amichetti di Alfano e a quelli di Fitto, nonchè ai questuanti della sedicente destra identitaria di Alemanno.
Con la regia del Gabibbo Bianco Toti, che ha firmato più “convenzioni del nulla” in due anni a favore di telecamere che il presidente degli USA.
E Grillo non poteva che trovare in questo ambiente la sua collocazione naturale, basta conoscere come la pensa, cosa che ai genovesi meno distratti è ben nota.
Un investimento per il futuro, una cambiale da riscuotere sul tavolo nazionale, altro che perderci nella disamina del caso Cassimatis.
Sono scelte aziendali, la politica è altra cosa.
Non è obbligatorio capirlo a tempo, ma ci sarà sempre un tempo per capirlo.
Anche se sarà troppo tardi per riprendersi la scheda nell’urna.
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
BLOCCATO IL TENTATIVO DI SALVINI DI UN REGOLAMENTO PUTINIANO CHE AVREBBE IMPEDITO LA PRESENTAZIONE DI UN ALTRO CANDIDATO… SI PARLA DI FAVA O PINI … LA LINEA SOVRANISTA CONTESTATA NON SOLO DA BOSSI, MA DA MOLTI ALTRI ESPONENTI DEL NORD
La Lega Nord va a congresso il prossimo 21 maggio e celebrerà le primarie una settimana prima, il 14. Matteo Salvini (alla guida del partito dal dicembre del 2013) insegue una rielezione non così scontata come si potrebbe pensare.
Al segretario farebbe comodo una riconferma di peso: un voto congressuale che possa legittimarne il progetto politico, consegnandogli il gettone decisivo da giocarsi per la partita della vita: la candidatura a premier, alla guida di un fronte nazionale, sovranista e anti-europeista.
Un progetto che Salvini sta inseguendo da anni (in barba alla storia e alla tradizione del partito) tanto da passare in poco tempo da: “Napoli merda, Napoli colera” a “Napoli è casa mia”.
Per il compimento del progetto il segretario necessita di ulteriori e sostanziali passaggi: oggi il consenso elettorale non basta più (i ritmi di crescita e i sondaggi degli anni scorsi sono ormai un ricordo) e per continuare a dare forma al disegno salviniano serve la legittimazione del congresso. E congresso sia.
Era stato annunciato una settimana fa come un “congresso soft”, con un unico candidato.
Una prospettiva blindata da regole blindate. Ma nei giorni scorsi dalle stanze di via Bellerio era trapelata la bozza di regolamento congressuale che aveva fatto rizzare il pelo alla fronda nordista anti-Salvini.
Regole capestro che avrebbero consegnato al vincitore una maggioranza bulgara, azzerando qualunque possibilità di confronto interno. Come se non bastasse i parametri ipotizzati per la raccolta delle firme necessarie alla candidatura rendevano di fatto impossibile, per gli sfidanti, il raggiungimento della soglia di mille firme.
L’ipotesi di un congresso con Matteo Salvini candidato unico sembrerebbe essere stata scongiurata dal consiglio federale di lunedì 10 aprile.
Nel corso della riunione del principale organo del partito sono state accolte alcune delle modifiche chieste dagli aspiranti sfidanti, riaprendo di fatto la partita.
Il regolamento è stato approvato con un solo voto contrario: quello del presidente Umberto Bossi.
Il vecchio leader è stato l’unico a mantenere il punto sull’anti-democraticità delle regole, tanto da scatenare l’ennesimo acceso diverbio con il segretario.
Il meccanismo approvato dal consiglio federale permetterà agli sfidanti (girano i nomi del deputato bolognese Gian Luca Pini e dell’assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava) di organizzarsi e di raccogliere le firme necessarie alla candidatura.
Le regole adottate prevedono anche maggiori garanzie sul fronte della democrazia interna al partito, assegnando una rappresentanza numericamente più significativa alle liste che usciranno sconfitte dal congresso.
L’ipotesi di un confronto aperto sposta l’asse del dibattito: dal plebiscito sulla figura del leader, alla discussione sulla linea politica.
L’idea del partito incarnata da Matteo Salvini non piace a tutti. C’è chi la vede diversamente e non sono solo vecchi arnesi bossiani.
C’è un fronte nordista composto da tanti militanti che ancora oggi restano affezionati all’idea della Padania libera e indipendente.
Molti leghisti che vedono con favore la figura di un candidato che si faccia portabandiera dei valori storici del partito, che riporti il fulcro dell’azione politica verso Nord.
Che torni a combattere il nemico interno (Roma), piuttosto che quello esterno (Bruxelles).
Sono 16.000 i soci ordinari militanti che hanno i requisiti per votare alle primarie del 14 maggio.
Saranno loro a decidere se il partito continuerà sulla strada tracciata in questi anni da Matteo Salvini o se il partito tornerà ad arroccarsi a nord del Po.
Ma se Salvini dovesse raccogliere meno dell’80% dei consensi è indubbio che la sua leadership sarebbe indebolita.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
NON FIRMA IL POST, NON PARLA DI PIROPOLLO, NON DICE NULLA SU COSA INTENDE FARE…SE LE NEGA IL SIMBOLO, GRILLO VA INCONTRO A UNA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI, ARGOMENTO A CUI E’ NOTORIAMENTE SENSIBILE
Come una mosca intrappolata in un bicchiere che continua a sbattere sul vetro, il blog di Beppe Grillo ha pubblicato in serata un post sull’ordinanza Cassimatis che ha dato ragione alla candidata sindaca eliminata dal Capo Politico nonchè Garante del MoVimento 5 Stelle.
Il tono arrogantello delle quindici righe vergate non deve ingannare, perchè è più utile notare quello che manca nel post rispetto a quello che c’è.
Ad esempio salta subito all’occhio che, mentre i precedenti post sulla vicenda erano firmati da Beppe Grillo, questo porta la dicitura “di MoVimento 5 Stelle”: forse un riconoscimento indiretto alla validità dell’ordinanza con la quale il giudice Roberto Braccialini ha spiegato chi era e chi non era legittimato a decidere.
In secondo luogo salta subito all’occhio che per tutto il post si nomina ampiamente la Cassimatis ma non si parla mai di Luca Pirondini, che pure Beppe Grillo aveva indicato come il suo candidato preferito per la poltrona di sindaco di Genova.
Il M5S si sente talmente nel giusto nella vicenda che in nessun punto delle quindici righe del post nomina il candidato sindaco nè specifica o ribadisce che lo sarà . Mentre si annuncia con una certa sicurezza che la Cassimatis «non è nè sarà candidata» con il M5S alle elezioni dell’11 giugno — il che, per carità , è probabile — non si fa nemmeno un cenno a chi sarà il candidato grillino.
Ma qualche indizio possiamo ricavarlo dal fatto che Pirondini era atteso oggi ad un confronto pubblico con i candidati sindaco di centrodestra Marco Bucci e centrosinistra Gianni Crivello, organizzato dall’emittente locale Primocanale, ma non si è presentato.
Nel post, poi, si sostiene che «non possiamo non rilevare come in nessun passo della predetta sentenza si sostenga che la Cassimatis è la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, come lei ha affermato». Il che è vero.
Ma questo succede perchè a decidere chi doveva essere la candidata sindaca del M5S a Genova sono stati gli attivisti certificati genovesi, come da regolamento del M5S: a ben guardare, il tribunale ha deciso di cassare le decisioni di Grillo contrarie all’esercizio di democrazia diretta da parte del blog di Grillo.
Non ha deciso chi deve essere il candidato in primo luogo perchè non poteva deciderlo (e, d’altro canto, non poteva farlo nemmeno Grillo), e in secondo luogo perchè era stato già deciso.
Infine il post ricorda che la votazione del 14 marzo è stata annullata dal blog, evitando di ricordare che l’ordinanza spiega che quella decisione non viene discussa perchè è arrivata a ridosso dell’udienza — casualmente — e i ricorrenti debbono ancora presentare le loro obiezioni nel merito.
Certo, se quella decisione fosse considerata valida, visto che si basa sul fatto che mancava il preavviso di 24 ore prima del voto, di conseguenza si dovrebbero annullare tutte le comunarie del 2017 votate sul blog (Palermo, Verona, Padova, Piacenza) dato che anche in quelle occasioni si è votato senza preavviso di 24 ore.
Ma la verità è che nel post il M5S non spiega in alcun modo cosa ha intenzione di fare. Perchè, molto probabilmente, ancora non lo sa.
E allora proviamo a fare qualche pronostico.
A due mesi dalla data delle elezioni, il M5S ha quindici giorni di tempo per chiedere al tribunale di annullare la decisione del giudice Braccialini.
Se l’appello venisse proposto il tribunale avrebbe altri venti giorni per decidere. Il 12 maggio è il giorno in cui scade il termine per la presentazione delle liste per le amministrative. Teoricamente ce la possono fare.
Nella pratica se la sentenza desse ancora una volta torto a Beppe sarebbe un disastro. C’è però una strada più veloce da prendere: visto che titolare del simbolo non è l’associazione a cui è iscritta la Cassimatis ma quella che fa capo a Grillo, a suo nipote e al suo commercialista (bella la democrazia diretta, vero?), Grillo potrebbe negarle l’uso del simbolo.
E attendere poi l’ennesima pronuncia del tribunale sulla vicenda quando probabilmente i termini saranno già scaduti.
Ma esponendo l’associazione a una richiesta di risarcimento danni se i giudici dovessero ancora dare ragione alla professoressa di geografia.
A meno che una delle due parti non ceda — o la Cassimatis non decida di correre sotto un altro simbolo dicendo addio alla fase processuale e autoescludendosi così dalla contesa — la situazione è questa.
Ovvero, come spesso accade in Italia, è disperata, ma non seria.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
AVREBBE UTILIZZATO NOTIZIE RISERVATE E FATTO PRESSIONI A FAVORE DI UNA SOCIETA’ DI COSTRUZIONI MODENESE, LA BIANCHINI ESCLUSA DAI LAVORI PUBBLICI PERCHE’ IN RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA
Il senatore Carlo Giovanardi è indagato per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e minaccia o violenza a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato, con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa al centro dei processi Aemilia.
Giovanardi, secondo l’accusa ricostruita dal settimanale L’Espresso, avrebbe utilizzato notizie riservate e fatto pressioni indebite per salvare dall’interdittiva antimafia del prefetto una società di costruzioni modenese, la Bianchini, esclusa dai lavori pubblici perchè condizionata dalle cosche: il titolare è attualmente a processo.
Giovanardi, in pratica, avrebbe utilizzato notizie riservate e fatto pressioni indebite per salvare dall’interdittiva antimafia del prefetto una società di costruzioni modenese, esclusa dai lavori pubblici perchè condizionata dalle cosche.
Il titolare dell’azienda Bianchini costruzioni è sotto processo per concorso esterno alla mafia a Reggio Emilia, insieme ai capi bastone dell’organizzazione criminale.
Ma il senatore, è l’ipotesi degli inquirenti, non si è fatto alcuno scrupolo nel montare una campagna contro prefetti, investigatori e magistratura, per tutelare un imprenditore che con gli uomini del padrino Nicolino Grande Aracri andava a braccetto.
Con i titolari di questa azienda di San Felice, paesone colpito pesantemente dal sisma del 2012, l’ex ministro si è incontrato varie volte. Anche nel suo studio.
Per il politico modenese i Bianchini sono imprenditori seri, guai a chi lo mette in dubbio. E per questo vanno difesi senza remore, nonostante le pesanti accuse dell’antimafia e il primo pentito della cosca emiliana che ha riempito decine di verbali sugli affari portati avanti con la complicità dell’imprenditore modenese, che oltre a fare la parte del leone nella ricostruzione post terremoto aveva ottenuto lavori anche nei cantieri Expo di Milano.
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
FORNER: “INDETTE A SORPRESA SENZA IL PREAVVISO PREVISTO DAL REGOLAMENTO, MOLTE IRREGOLARITA'”
Padova dopo Genova. Non bastava il caso dell’espulsione di Marika Cassimatis e successiva riabilitazione a mezzo giudici. Anche nella città veneta lo spettro delle irregolarità investe le comunarie del Movimento 5 stelle.
Il secondo arrivato, Leonardo Forner, ha infatti scritto allo staff della Casaleggio Associati per chiedere l’annullamento del voto interno del 29 marzo, che ha indicato in Simone Borile il candidato.
Il caso è “diverso da quello di Genova”, però se nel capoluogo ligure le comunarie sono state annullate perchè non è stato dato il necessario preavviso di 24 ore, bisogna considerare che “anche a Padova è successa la stessa cosa”.
“Le comunarie sono state indette a sorpresa, tanto che molti iscritti hanno ricevuto la mail che li informava della votazione in corso a mezzogiorno, due ore dopo l’inizio delle consultazioni. Se a Genova si è deciso di annullare tutto per questo motivo, va fatto lo stesso pure qui”, ha detto.
“Non possono infatti esserci due pesi e due misure a seconda dell’esito delle comunarie: non si possono certo annullare soltanto perchè le ha vinte chi non doveva vincerle e, allo stesso tempo, non si possono valutare legittime soltanto perchè le ha vinte chi le doveva vincere”, ha aggiunto parlando col Corriere del Veneto.
Ma già nei giorni precedenti alle ‘comunarie’ Forner aveva avuto toni polemici.
Il 29 marzo, giorno del voto, ha infatti scritto su Facebook che “ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti a portare un voto quando i giochi sembravano già conclusi. Siamo riusciti con le nostre forze a portare trasparenza, confronto, e alternanza. Hanno fatto di tutto per escludere me e la mia squadra, andando in TV dicendo menzogne, escludendomi dallo streaming online e non partecipando ai confronti da me convocati”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
SUL PIANO GIURIDICO LE SOLUZIONI PROPOSTE SONO RIDICOLE… E PER MANEGGIARE UN’ARMA NON BASTA ESERCITARSI A UN POLIGONO UNA VOLTA AL MESE, CI VUOLE UN ADDESTRAMENTO SPECIFICO, ANCHE MENTALE
L’omicidio del poveretto di Budrio, un barista ucciso da un militare professionista che lo avrebbe ammazzato anche se avesse avuto alla cintura due Colt 44 magnum, trova tutti d’accordo: riformiamo la legittima difesa.
Come dire: Tizio è stato colpito da un fulmine, riformiamo i parafulmini.
Ed eccoli tutti a proporre la loro soluzione: non sanno quello che dicono ma parlano lo stesso.
In sostanza la riforma consisterebbe in una nuova ipotesi di legittima difesa: sarebbe lecito fare uso delle armi per respingere “l’ingresso in un’abitazione privata o in luogo ove si eserciti un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale quando ciò avvenga tramite effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi e da parte di una persona travisata o di più persone riunite”.
L’art. 52 del codice penale consente, negli stessi luoghi indicati nel progetto di riforma, di fare uso di “un’arma legittimamente detenuta al fine di difendere la propria o la altrui incolumità o i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”.
Dunque l’uso delle armi è già consentito nei casi di ingresso in questi luoghi, quando sussista “violenza o minaccia di uso di armi e da parte di una persona travisata o di più persone riunite” (come recita il progetto di riforma) poichè in questi casi evidentemente sussiste il “pericolo di aggressione” previsto alla norma attuale.
Restano fuori i casi di ingresso con effrazione o contro la volontà del proprietario.
Non a caso; se vi rientrassero sarebbe una vera catastrofe.
Un paio di esempi valgono più di molte considerazioni.
Un ladro forza il cancello del giardino di una villa o la porta di un appartamento con il proposito di rubare tutto quello che può. Il proprietario si è dotato di un’arma legittimamente detenuta. Potrebbe puntarla verso il ladro, ingiungergli di andarsene e chiamare la polizia. Il ladro potrebbe obbedire o estrarre a sua volta un’arma.
Nel primo caso non c’è motivo di sparare (il furto in abitazione non prevede la pena di morte); nel secondo sì, il che però è già consentito dalla legge attuale.
Quanto all’ipotesi che l’ingresso nell’abitazione avvenga contro la volontà del proprietario, le conseguenze sarebbero ancora peggiori.
Non pago da tempo le spese per il consumo dell’acqua o del gas e così l’esattore si introduce in casa abusivamente, per controllare i miei contatori; oppure il vicino si introduce di soppiatto in giardino per tagliare un albero le cui fronde lo infastidiscono, per il che c’è da tempo un lungo contenzioso; in tutti e due i casi ciò avviene contro la mia volontà . E sarei autorizzato a sparare!
Tutto ciò su un piano giuridico.
Ma ciò che dimostra quanto sia dissennata questa corsa ad ampliare i casi di uso legittimo delle armi è una considerazione banale.
L’arma è uno strumento; bisogna saperla usare.
Non basta certo esercitarsi in un poligono di tiro una o due volte al mese: prendi la pistola, inspira, punta al bersaglio, espira, tira piano il grilletto, lascia cadere il braccio, ricomincia…
Occorre un addestramento specifico, quello che hanno i militari e, sfortunatamente, i delinquenti. In uno scontro a fuoco, l’onesto cittadino che paga le tasse (e anche l’evasore fiscale) soccombe.
E poi qualsiasi ufficiale di Polizia o dei Carabinieri può spiegare qual è lo svantaggio più grande di una persona comune in un confronto armato con un delinquente: se si estrae un’arma bisogna usarla, subito, senza indugi; perchè comunque l’altro, il delinquente, la estrarrà a sua volta e ti ammazzerà .
E la persona comune questo non riesce a farlo: deve superare un condizionamento che gli impedisce di premere il grilletto e, nel tempo che ci mette a farlo, muore.
Esattamente come si vede in migliaia di film western, dove l’onesto allevatore viene ammazzato dal pistolero.
Alla fine, con quante vite che si sarebbero salvate senza una reazione armata sarà pagato il trionfo di un gioielliere che riesce ad ammazzare il suo rapinatore?
Bruno Tinti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
“HO DIFESO UNA DONNA, L’AVEVANO CIRCONDATA IN 25”
Una donna, che sorride con aria di sfida, davanti a un manifestante di estrema destra. Lui la guarda, fa per avvicinarsi, un poliziotto li separa: è diventata virale la foto di Saffiyah Khan, di Birmingham, durante una manifestazione della English Defence League, movimento politico anti Islam, all’indomani dell’attacco a Stoccolma.
La giovane ha raccontato di essere intervenuta quando ha visto un’altra donna, che indossava il velo, “circondata da 25 uomini dopo aver urlato loro di essere islamofobi”.
“Si sono avvicinati e l’hanno circondata” ha spiegato “Inizialmente ero ben felice di starne fuori ma quando ho visto quella scena sono intervenuta”.
Metà pakistana metà bosniaca, la donna ha spiegato “Non ho avuto paura”.
Sta di fatto che la foto è rimbalzata sui social ed è stata condivisa da migliaia di persone.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
HA ATTRIBUITO UNA FRASE SUL PADRE DELL’EX PREMIER A ROMEO MENTRE ERA DI BOCCHINO: CHI L’HA INDOTTO A FARLO ?… UN UFFICIALE DELLO STATO CHE SI AVVALE DELLA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE COSA HA DA NASCONDERE?
Il capitano del Noe, Giampaolo Scafarto, è indagato dalla procura di Roma per falso in quanto autore di un’informativa nell’ambito dell’inchiesta Consip in cui da un lato avrebbe accreditato erroneamente la tesi della presenza dei servizi segreti nel corso degli accertamenti e, dall’altro avrebbe attribuito ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase intercettata: “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”. Interrogato oggi Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Sono due gli episodi di falso che la Procura di Roma ha contestato a Scafarto, il capitano dei carabinieri in forza al Comando Tutela dell’Ambiente che ha svolto le indagini sulla vicenda Consip.
Episodi che, secondo gli inquirenti romani che poi al Noe hanno tolto la delega dell’inchiesta assegnandola al Nucleo investigativo di Roma, proverebbero come l’inchiesta sia stata viziata da significativi depistaggi a cominciare da un incontro (non suffragato da prove) tra l’imprenditore campano Alfredo Romeo, in carcere dal primo marzo scorso per corruzione per aver versato 100mila euro al dirigente Consip Marco Gasparri, e Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier.
“Un altro apparente indizio se ne va. L’auspicio che alla fine delle indagini si pervenga a una archiviazione è ancora più convinto e concreto”.
Così all’Adnkronos l’avvocato di Tiziano Renzi, Federico Bagattini, ha commentato la svolta nell’indagine Consip, con il capitano del Noe Giampaolo Scafarto indagato per falso dalla Procura di Roma.
“E’ una notizia positiva – ha aggiunto – mi dispiace per il capitano del Noe ma se c’è un falso è normale che ognuno risponda di quello che poi risulterà aver fatto”.
I due falsi attribuiti all’ufficiale del Noe.
Nel primo capo di imputazione il pm Mario Palazzi spiega che Scafarto “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni l’informativa n.246/557 nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite”.
In particolare, dopo aver affermato che durante lo svolgimento delle indagini ‘lo scrivente e altri militari di questo comando hanno da tempo il ragionevole sospetto di ricevere ‘attenzioni’ da parte di qualche appartenente ai servizi’, “a conforto di cio’ – si legge nel capo di imputazione – indicava l’esistenza di due annotazioni di servizi deel 18 e 19 ottobre 2016, la seconda delle quali aveva evidenziato come, mentre i militari si erano recati a piazza Nicosia per effettuare l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestione spa (il famoso recupero dei ‘pizzini’ dall’immondizia, ndr), gli stessi ‘notavano persone, in abiti civili in atteggiamento sospetto, che piu’ volte incrociavano lo sguardo degli operanti e controllavano le targhe delle auto ivi parcheggiate; nello specifico due persone controllavano i movimenti degli operanti; si trattava di una persona (fotografata) che ha piu’ volte percorso le strade adiacenti piazza Nicosia, controllando le targhe dei mezzi parcheggiati”.
Nel fare cio’ Scafarto “ometteva di riferire all’autorita’ giudiziaria” che l’uomo sospettato di essere uno 007, perche’ osservava i carabinieri mentre recuperavano ‘i pizzini’ di Romeo, era in realta’ E.R., un cittadino con residenza in quella strada.
Nel secondo episodio di falso, contestato all’ufficiale del Noe, si legge che “riferendo il contenuto di una conversazione ambientale intercettata all’interno dell’ufficio di Roma della Romeo Gestioni spa il 6 dicembre 2016, Scafarto affermava, contrariamente al vero, che ‘…ad un certo punto il Bocchino si allontana e il Romeo continua a parlare con il Ruscigno e mentre quest’ultimo commentava negativamente tutti i provvedimenti emessi dalla magistratura ritenendo che non vi siano prove contro il Romeo, quest’ultimo racconta del suo rapporto con il Bocchino per poi affermare: ‘…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato…’; questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Renzi Tiziano in quanto dimostra che effettivamente il Romeo e il Renzi si siano incontrati (circostanza, questa, che verrà riferita a verbale da Alfredo Mazzei sentito il 2 gennaio 2017), atteso che il Romeo ha sempre cercato di conoscere Renzi Matteo senza però riuscirvì, quando invece tale affermazione – scrivono i pm di Roma – era stata profferita da Bocchino Italo come peraltro correttamente riportato sia nel sunto a firma del vicebrigadiere Remo Reale, sia nella trascrizione a firma del maresciallo capo Americo Pascucci, presenti nel brogliaccio informatico”.
(da “Huffingtonpost“)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
27 ANNI DA PARLAMENTARE: “FARE POLITICA NON E’ UN MESTIERE, CI VUOLE PASSIONE”
Rosy Bindi lascia la politica. Dopo 27 anni da parlamentare a 66 anni e con due poltrone da ministro conquistate a fine legislatura finirà il suo impegno, come racconta oggi una lunga intervista al Fatto Quotidiano.
Ecco alcuni passaggi di quanto raccontato al Fatto.
“Ho lavorato in questo Palazzo per ventitrè anni, e prima ancora altri cinque a Strasburgo. La passione mi ha tenuta viva e integra. Fare politica non è un mestiere, ed è impossibile servirla senza quel fuoco che arde. Finita questa legislatura lascerò il campo” dice Rosy Bindi.
Racconta che “la vita è più e meglio di ciò che facciamo, per quanto onorevole e gratificante. Vorrei dedicarmi agli studi, tornare al mio vecchio amore per la teologia. E poi viaggiare un po’. Come dice Romano Prodi, finora sono stata in tutti gli aeroporti del mondo. Ma non mi ritirerò a vita privata. Maria Eletta Martini e Tina Anselmi finchè hanno potuto si sono impegnate. E io vedo un gran bisogno di formazione alla politica e di ricostruzione delle reti associative”
Impegnata nella commissione Antimafia la Bindi, da sempre antirenziana, è rimasta fuori dal dibattito politico più acceso degli ultimi mesi.
“Ho lasciato una casa incompiuta e ora la ritrovo un po’ diroccata. Il Pd come si è visto non funziona se si trasforma in un carro al seguito dell’uomo solo al comando. Se riprende quella strada, forse avrà vita”.
Al Fatto racconta che Papa Francesco è l’unico leader da seguire, che i 5 stelle sanno “convincere la gente” e che Orlando ed Emiliano “sono competitori veri” di Renzi. Dei due spiega di essere più vicina a Orlando.”I miei amici stanno con lui, e io mi sento naturalmente più vicina alla sua idea di governo plurale del partito”
(da agenzie)
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