Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI MIRANDOLA INVECE CHE FAR INTERVENIRE I SERVIZI SOCIALI PER AIUTARE CHI E’ IN DIFFICOLTA’ PENSA A MULTARE I POVERI “CHE LEDONO L’IMMAGINE DELLA CITTA'”
Un conto è l’accattonaggio molesto e insistente. Un conto è chiedere qualche spicciolo con il capo chino, in silenzio.
Il Presidente della Repubblica ha accolto (recependo il parere del Consiglio di Stato) il ricorso dell’associazione bolognese Avvocato di strada, che tutela i senza fissa dimora, contro un’ordinanza emessa nel 2015 dal sindaco di Molinella, Dario Mantovani, espressione del Pd, che prevedeva multe da 25 a 500 euro per chi chiedeva spiccioli ai passanti.
L’ordinanza.
Emessa il 6 marzo 2015, puntava a contrastare condotte “che costituiscono sovente un diversivo preordinato ad agevolare la commissione di attività illecite, quali borseggi e scippi, o comunque, essendo spesso perpetrate con modalità invasive ed aggressive, talvolta degenerano in più gravi episodi di inciviltà e maleducazione”.
Tale fenomeno “provoca disagio ed insicurezza nella popolazione di questo Comune, lede l’immagine della città ”
Pena la multa da 25 a 500 euro e la confisca del denaro ottenuto dalla questua.
Il ricorso di Avvocato di strada.
Con un ricorso straordinario al Consiglio di Stato l’associazione bolognese Avvocato di strada, tutelando una donna di Molinella che chiedeva l’elemosina, chiedeva di sospendere l’ordinanza citando sentenze della Corte costituzionale per cui la questua non può essere oggetto di repressione “se si limita alla semplice richiesta di aiuto”. Il Consiglio di Stato, esaminata l’ordinanza, oltre a contestarne la sostanza, ne critica anche la forma, perchè il tema non si presta al ricorso a uno strumento per tematiche “urgenti e contingibili”.
Inoltre, “l’ordinanza appare travalicare il principio di proporzionalità laddove – prendendo a presupposto una situazione di un’estesa presenza di soggetti questuanti in forma petulante e molesta i cui scopi sarebbero stati in realtà commissione di attività illecite – vieta, a tempo indeterminato, ogni possibilità di richiedere un semplice aiuto in prossimità di luoghi tradizionali, quali quelli di culto o di istituzioni preposte al soccorso. In conclusione, l’ordinanza deve ritenersi illegittima e il ricorso accolto”.
Con la decisione notificata ieri dal Quirinale, il presidente della Repubblica recepisce il parere del Consiglio di Stato, stabilendo dunque, come sintetizza l’associazione, che “il sindaco non può in nessun caso colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina senza molestare o infastidire nessuno”.
“Un conto è importunare la gente con comportamenti insistenti o violenti: per casi come questi — sottolinea l’avvocato Fabio Iannacone, firmatario del ricorso — la legge italiana prevede già delle sanzioni. Ma perchè multare anche chi semplicemente chiede l’elemosina seduto in silenzio e magari con gli occhi bassi per pudore? Lo vogliamo punire perchè è povero? L’ordinanza ci sembrava un modo per accanirsi contro persone deboli e indifese”.
“Chi chiede l’elemosina — aggiunge il presidente dell’associazione Antonio Mumolo — generalmente lo fa perchè non ha nessuna altra possibilità . Spesso sono persone che hanno semplicemente perso il lavoro e che sono finite in strada perchè prive di qualsiasi reddito. Se gli si fa una multa non li si toglie dalla strada, semplicemente si aggrava ancora di più la loro situazione”.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
NUZZI FAREBBE MEGLIO A RACCONTARE PERCHE’ LUI INVECE E’ PRESENTE O SI VERGOGNA A DIRE CHE E’ SUA MOGLIE AD AVER ORGANIZZATO IL MEETING CON LA SUA SOCIETA’ VISVERBI? E CON QUALE BUDGET?
“E successo un fatto indegno. Aspettavamo un astronauta italiano, Paolo Nespoli. Doveva venire a raccontarci il suo viaggio nello spazio ma non è venuto. Dopo vi spiegherò il perchè”.
A fare l’annuncio, alla ripresa dei lavori della convention ‘Sum #01’ in corso a Ivrea per iniziativa di Davide Casaleggio, il giornalista Gianluigi Nuzzi introducendo il primo panel del pomeriggio dedicato a futuro e scienza.
Nespoli avrebbe dovuto partecipare a un faccia a faccia e poi raccontare la sua esperienza, ma al suo posto è stata lasciata una sedia vuota.
“Paolo Nespoli a luglio deve partire per la sua ultima missione – ha raccontato poco dopo Nuzzi – aveva detto di sì, che sarebbe venuto perchè questo è un incontro tra persone libere che vogliono confrontarsi ma ieri è arrivata una notizia e Nespoli oggi non può salire su questo palco. Io però non voglio pensare male, non voglio pensare che qualcuno glielo abbia impedito”, ha concluso lasciando un casco sulla poltrona su cui avrebbe dovuto sedersi l’astronauta.
In attesa che Nuzzi faccia seguire alle parole le prove se e chi avrebbe impedito a Nespoli di partecipare, perchè lanciare il sasso e nascondere la mano non è signorile, lo stesso Nuzzi potrebbe spiegarci invece perchè lui è presente e se rientra nel budget della Visverbi, l’agenzia di comunicazione e promozione mediatica assai professionale e conosciuta, nel mondo della tv, che ne gestirà la parte comunicativa.
Visverbi è un’agenzia che, tra le altre cose, ha gestito nel tempo, come “agente televisivo”, le figure di vari giornalisti tv, ospiti fissi nei talk show; l’elenco sarebbe lungo, si va da Paolo Mieli a Andrea Scanzi a Giuseppe Cruciani e David Parenzo.
Visverbi è stata messa su da Valentina Fontana (una delle migliori professioniste del ramo) casualmente moglie di Gianluigi Nuzzi, che ha condotto al convegno di Ivrea alcuni importanti incontri) e Barbara Castorina
Nacque con una sede dègagè in zona Paolo Sarpi, a Milano. Si muove con discrezione e senza cafonerie. E, tra le altre cose, ha seguito eventi importanti come il Festival di Ponza (animato soprattutto da Nuzzi e Mieli, e che ha visto tra gli ospiti in passato proprio Gianroberto Casaleggio).
Non deve dunque colpire più di tanto che, nella giornata in cui Davide Casaleggio esordisce in un’intervista tv, sia proprio la Visverbi ad aver curato quasi tutto.
Anche molte telefonate per contattare, e eventualmente convincere, gli ospiti più prestigiosi.
Strano che un semplice ospite (come appare in teoria Nuzzi) se la prende così tanto per una assenza. Sarebbe normale se uno avesse altri interessi nella gestione dell’evento, ma certo non èil suo caso.
Nuzzi è capitato a Ivrea per caso.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
GLI ELETTORI M5S VEDONO GRILLO COME LEADER E DI MAIO CANDIDATO PREMIER
Il futuro candidato premier del MoVimento 5 stelle deve essere Luigi Di Maio per il 57% degli elettori grillini, segue Di Battista con il 29%, Grillo con il 7%, Fico con il 5%, Casaleggio con il 2%.
A pensarla così sono gli elettori grillini secondo quanto riportato da un sondaggio di ScenariPolitici per HuffPost.
Davide Casaleggio, nonostante il suo esordio televisivo nel salotto di Lilli Gruber, rimane molto indietro nelle preferenze.
Lo stesso pensano gli intervistati sul leader del MoVimento: una larga maggioranza incorona ancora Beppe Grillo con il 56%, seguono Di Maio 21%, Di Battista 18%, Casaleggio con il 4%, Fico all’1%.
A sentire i simpatizzanti del MoVimento 5 stelle, Casaleggio Jr sarà in grado di raccogliere l’eredità del padre Gianroberto: molto per il 25 %, abbastanza per il 34%. Il 14% invece ci crede poco, mentre il 3% per nulla.
Per l’80% dei votanti grillini, il MoVimento resta ugualmente forte.
Per il 14% è un po’ più debole di prima e solo per il 2% è molto più debole di prima.
(da “Huffingtonpost“)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
IL MOVIMENTO CAMBIA PELLE E FLIRTA CON I POTERI FORTI
A Ivrea, dietro la commemorazione, o meglio dentro la commemorazione, c’è la svolta. Che non sarà annunciata tra le fanfare, ma che è già in atto, sancita dalla nascita del think tank, dalla partecipazione di Davide Casaleggio a Otto e Mezzo, dall’interlocuzione col Corriere, dal panel degli ospiti.
È l’avvio di una terza fase del Movimento, non priva di contraddizioni, che sarebbe riduttivo etichettare come “svolta di governo”, perchè quella, intesa come proposito di entrare nelle stanze dei bottoni, al Campidoglio come a palazzo Chigi, c’è già stata.
Terza, dopo il periodo delle origini, il meet up, lo tsunami tour.
E dopo il periodo della romanizzazione del Movimento, a cavallo – non è solo un dettaglio temporale, ma politico – della morte del Fondatore.
Un anno fa, Luigi Di Mario salì sul palco di piazza del Popolo, col piglio del premier in pectore, dopo che Dario Fo convinse “Beppe” a rimanere a casa, per non oscurare il tentativo dei giovani.
La sua scommessa, per costruire la scalata a palazzo Chigi, si chiamava Virginia Raggi. E, direbbe Totò, ho detto tutto.
Un anno dopo, sempre avendo sullo sfondo l’obiettivo di palazzo Chigi, Milano prende il posto di Roma, come baricentro di potere interno, come “economia di relazioni” per usare un termine caro alla Casaleggio associati, e anche come comunicazione.
Non è un caso che il convegno di sabato a Ivrea è stato curato dalla Viserbi, agenzia di comunicazione molto nota nel mondo della TV, non dal solito staff pentastellato. Detta in modo grezzo, Davide Casaleggio ha tolto la gestione dell’evento, molto politico, dalla giurisdizione romana.
L’agenzia, fondata da Valentina Fontana e Barbara Castorina ha seguito parecchi giornalisti che vengono ospitati in TV, da Scanzi a Cruciani, cura eventi chic come il Festival di Ponza, animato soprattutto da Gianluigi Nuzzi e Paolo Mieli, è insomma un ponte tra alcuni salotti milanesi e qualche aperitivo chic sulle spiagge romane. Insomma, visibilità , relazioni, nessuna etichetta politica.
Una certa Milano e certi poteri, dunque.
Establishment, per utilizzare un termine abusato. Una fonte molto interna, anche se critica, dice: “I Cinque Stelle sono un albero che va verso le nuvole. Le scimmiette, che sono i poteri, usano questo albero per andare su, come hanno sempre fatto”.
E il Movimento usa le scimmiette per fare business, perchè la Casaleggio non è una associazione che fa beneficienza e sfrutta questa “economia di relazioni” e per accreditarsi come forza in grado di governare il paese: “è evidente – dice una fonte vicina a Di Maio – che dobbiamo superare un limite, un punto debole che è diventata la principale accusa degli alti: non siete affidabili, non siete credibili”.
La terza fase che si apre a Ivrea è tutta qui, nel rapporto tra Movimento e poteri, che poi sono gli stessi che, alla prima difficoltà , vengono indicati come gli artefici di un complotto per “farci fuori” (vedi Roma).
Grillo è il corpo, per la folla indistinta. Corpo da esporre, osannare, lapidare, perchè nelle urne uno vale uno.
Casaleggio è il cervello che a Ivrea invita professionisti, anzi il meglio, la selezione verticale, non la democrazia orizzontale.
Se a microfoni accesi chiedi di questa contraddizione a Di Maio, Di Battista, la risposta è che l’evento è solo la commemorazione di Casaleggio e che ci si sta costruendo un castello sopra.
Come sull’argomento squadra di governo, perchè al dunque deciderà la mitica rete. Rete che, nel processo decisionale, ha già fatto la fine della vecchia macchina per scrivere Valentine, i cui tasti si producevano proprio all’Officina H di Ivrea, dove sarà celebrata la nascita della fondazione.
E quanto sia già avanti questa terza fase lo sussurra più di una fonte affidabile: “Ma siete proprio sicuri che siamo dentro lo schema Di Maio premier?”.
Avanzano, nei ragionamenti riservati, altre suggestioni che recano il nome soprattutto dell’ex presidente dell’Anm Pier Camillo Davigo e, in subordine, della giornalista Milena Gabanelli. Davigo premier? Detta così pare fantapolitica. Un po’ meno se si pensa che c’è il proporzionale, è difficile prendere il 40, occorre un nome da offrire al parlamento per due o tre punti su cui far convergere altri perchè è ovvio che Bersani non può votare Di Maio”.
E Davigo, in questi ultimi tempi, è stato molto corteggiato, non solo con l’obiettivo di farlo partecipare a Ivrea ma proprio per stabilire un confronto sulla politica.
Al convegno era stato invitato anche Francesco Greco, il procuratore di Milano. Ci sarà Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Messina, co-autore con Davigo dell’ultimo libro Giustizialisti, che non aveva rapporti diretti con Casaleggio ma con uno dei più capaci collaboratori di allora, Nicola Biondo, che successivamente ha rotto col Movimento scrivendo un libro sulla sua castizzazione romana.
Sia come sia, tutto racconta di un dialogo aperto con più mondi, per limitarsi solo alla citazione da qualche relatore.
Formalmente non è un evento dei 5Stelle, come ripetono gli organizzatori, ma proprio questa apparente contraddizione rivela il non detto: l’albero, le scimmiette, il reciproco vantaggio, la separazione tra ruolo della fondazione e ruolo del Movimento-Partito, la testa e il corpo, l’alto e il basso.
È tutto più verticale, come la più classica delle scalate al potere.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
UN INSIGNE SCEMENZAIO, DA CHIACCHIERA A RUOTA LIBERA NEL RETROBOTTEGA DEL FARMACISTA DI PAESE
Dopo tanta attesa “il penombra” è comparso davanti ai riflettori televisivi del salotto di Lilli Gruber e, francamente, l’effetto risulta molto modesto: un deludente mix di banalità e reticenze.
A riprova che nella società dell’apparire, l’assenza deliberata diventa la migliore tattica per suscitare interesse.
Attesa che però, nel caso dell’uomo misterioso Davide Casaleggio, si rivela un boomerang; quando costui inizia faticosamente a esporre il proprio pensiero, tanto a lungo tenuto celato: l’insieme di luoghi comuni, tipici di una consulenza alla milanese specializzata in semplificazioni, e giochetti mimetici per non offrire punti di riferimento.
Del resto, in questo secondo caso, tecnica condivisa da Beppe Grillo, per cui il Movimento padronale, guidato in base a principi autoritari e regolato secondo i criteri arbitrari imposti da un ristretto nucleo di azionisti, si dichiarerebbe privo della cabina di comando; sostituita da un fantomatico organismo multicellulare evolutosi in intelligenza collettiva.
Quel brainpower che, messo alla prova nella dimensione elettrificata della rete, ora escogita l’assemblaggio di balbettii reazionari con pretesa di fungere da capisaldi in politica estera: un blend sconfortante di culto dell’Uomo Forte e nostalgie da Guerra Fredda (sotto forma di putinismo, trumpismo e statalismo retro) che arriva all’apologia da conferenza di Bandung 1955, promossa dal Maresciallo Tito, del principio di autodeterminazione dei governi nazionali (e nell’accantonamento di qualsivoglia istanza cosmopolitica); mentre il cacicco siriano Assad gasifica i bambini del suo stesso popolo.
Un insigne scemenzaio, da chiacchiera a ruota libera nel retrobottega del farmacista di paese.
Pendant della genericità con cui Casaleggio jr. affronta il tema “progresso”, confindustrialmente ridotto a ricerca & sviluppo aziendale; nella totale ignoranza dell’attuale paradigma tecno-economico, per cui l’innovazione è un vastissimo progetto pubblico di interazione guidata tra comunità scientifiche locali e sistema produttivo d’area. Il cui obiettivo è la specializzazione competitiva.
Non certo la chiacchiera incosciente sull’automazione/robotizzazione “4.0” che desertifica l’occupazione; ma che tanto piace ai banditori di luoghi comuni.
Quelli che sproloquiano di redditi da cittadinanza, che non riusciranno mai a imporsi se perdurerà la sterilizzazione del lavoro come soggetto politico.
E se l’intervistatrice gli chiede delucidazioni, il giovanotto risponde che bisognerebbe rivolgersi a qualche esperto: bel colpo!
Appunto, un quadro sconfortante. Ma che risultava vieppiù tale percependo nell’aria la crescente cortigianeria di presunti esponenti dell’intellighenzia nazionale: baroni universitari e giornalisti da talk show destrorso, bulimici del palcoscenico assicurato dall’imbarco sul carro di un possibile vincitore.
I Gianluigi Nuzzi e i Domenico De Masi visti all’opera nel salotto de la Sette, perfetti cloni degli Alessandro Baricco o dei Massimo Recalcati proni al bacio della pantofola nelle Leopolde renziane.
Se questi ultimi si prosternavano nell’accreditamento da grande leader del ragazzotto di Rignano, il Nuzzi non si tira indietro nel certificare il rango di filosofo del perito industriale Gianroberto Casaleggio; di cui ancora si ricorda la pittoresca performance sul potere di rete nel meeting di Cernobbio 2013, oltre il revival alla Asimov con il video-profezia “Gaia, the future of politics”.
Il tutto a conferma che, in questa epoca di politica star-system e di organizzazioni aziendali alla testa di movimenti politici, la figura dell’intellettuale è andata estinta, sostituita da comunicatori e trombettieri.
Non aveva torto la Gruber quando ieri sera, in un soprassalto di pudore, ha esclamato: “Stiamo facendo uno spottone ai Cinquestelle”.
Proprio così, cara signora. Il segnale che il generone mediatico sta riposizionandosi, in previsione di ciò che può accadere nel fatidico 2018. O forse anche prima.
Pierfranco Pellizzetti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
IN FUGA DA MARMORTA VERSO MOLINELLA, NEL FERRARESE, HA ABBANDONATO L’AUTO DOPO AVER UCCISO UNA GUARDIA PROVINCIALE E FERITO UN’ALTRA
Igor Vaclavic, Igor “Il Russo” è ancora in fuga. L’uomo ha bloccato l’auto sulla quale scappava a Molinella, ed è fuggito a piedi in una boscaglia dove è in corso un’imponente caccia all’uomo con l’intervento di tutte le forze dell’ordine.
Il fuggitivo è stato inseguito dalle campagne del Mezzano, dove aveva appena ucciso una guardia provinciale e ferito gravemente una guardia volontaria, fino nel territorio di Molinella.
Igor era braccato da giorni, da quando aveva ucciso il barista Davide Fabbri a Budrio con la pistola sottratta a una guardia giurata aggredita a Consandolo.
Igor è anche accusato di far parte della banda Pajdek, la stessa che rapinò e uccise il pensionato di Aguscello Pier Luigi Tartari.
A Igor non è contestato solo quel colpo, ma anche violente rapine a Mesola, Coronella e Gaibanella. Un incubo che ha tenuto sotto scacco il Ferrarese per giorni.
Oggi alle 19 l’uomo era stato probabilmente sorpreso dalle guardie provinciali e non aveva esitato a sparare a bruciapelo uccidendo una persona e ferendo gravemente un’altra.
Stanno intervenendo anche le forze speciali mentre è in corso una gigantesca caccia all’uomo.
(da “La Nuova Ferrara”)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
LA ZECCA PADANA CONTINUA A DIFENDERE GLI ASSASSINI DI BAMBINI E “VUOLE VEDERE LE PROVE”… MANDATEGLI UN ESEMPLARE IN VIA BELLERIO COSI’ PUO’ VERIFICARE DI PERSONA
Salvini un tempo stava con Trump, ora un po’ meno, dopo i 59 missili inviati verso la base che fonti dell’intelligence americana hanno individuato essere quella da dove è partito il bombardamento, compiuto con armi chimiche, che ha causato la morte di 80 persone e tra queste 28 bambini a Khan Sheikhoun in Siria.
Le immagini della strage, foto violente che qualcuno sceglie di non mostrare, altri invece ritengono “necessario” far vedere in quanto unica testimonianza storica esistente, circolano da diverse ore, ma c’è anche chi come il Segretario Federale della Lega Nord Matteo Salvini, oltre a Putin, chiede “ulteriori prove”.
In merito, il Sindaco di Verona e leader del movimento “Fare!” Flavio Tosi ha espresso il proprio sdegno via social, tramite il suo profilo Twitter, commentando così la presa di posizione dell’ex compagno di partito: “Matteo Salvini chiede prove dell’uso di armi chimiche da parte dell’amico Assad, si faccia mandare l’autopsia di una delle creature gasate”.
(da “VeronaSera”)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
PAGNONCELLI: “AI GAZEBO ANDRANNO IN CIRCA 2 MILIONI, MENO 800.000 RISPETTO AL 2013, RENZI VINCERA’ CON IL 67%”
Il primo tempo della partita per la segreteria del Pd si è chiuso con la netta affermazione di Matteo Renzi che tra gli iscritti al partito ha ottenuto il 66,7% dei voti prevalendo su Andrea Orlando (25,3%) e Michele Emiliano (8%).
Il voto nei circoli ha visto la partecipazione di poco più di 266 mila iscritti, il 10% in meno rispetto al novembre del 2013, quando Renzi si affermò su Gianni Cuperlo con un risultato più stretto (45,3% a 39,4%).
La scissione nel Pd ha quindi rafforzato la leadership di Renzi nel parito.
Il secondo tempo, attualmente in corso, si chiuderà il 30 aprile quando si terranno le primarie aperte agli elettori.
È un appuntamento conosciuto da due elettori su tre (66%, +7% rispetto a inizio marzo) che suscita l’interesse di poco più di un elettore su quattro (28%).
In particolare l’11% si dichiara molto interessato (come il mese scorso) e 17% solo in parte (+2%).
L’interesse, ovviamente, risulta più elevato (63%) tra coloro che oggi voterebbero Pd ma fa riflettere la quota tutt’altro che trascurabile di attuali elettori non interessati alle primarie, non sappiamo se perchè giudicano l’esito scontato oppure per una sorta di disorientamento rispetto all’attuale fase critica che il partito sta vivendo.
La partecipazione
Il 3% degli elettori manifesta l’intenzione di partecipare alle primarie e a costoro si aggiunge il 4,6% che probabilmente si recherà alle urne.
Si tratta di poco più di 3,5 milioni di elettori ma, tenuto conto del fatto che solo una parte dei probabili si deciderà effettivamente a votare, ad oggi le nostre stime collocano tra 1,8 e 2,2 milioni la partecipazione effettiva, in diminuzione rispetto alle primarie del dicembre 2013 quando votarono oltre 2,8 milioni di elettori.
Erano altri tempi, animati da ben altre aspettative di cambiamento impersonate da Renzi che non a caso aveva scelto lo slogan «L’Italia cambia verso».
Tra i propensi a votare il risultato appare oggi piuttosto netto, nonostante il 12% si dichiari indeciso: Renzi infatti prevale nettamente (59%) su Orlando (21%) ed Emiliano (8%) e risulta in crescita di 6 punti rispetto a marzo.
Escludendo gli indecisi Renzi si attesta al 67% (in crescita di 5,4% rispetto al mese scorso), Orlando al 23,9% (-4,2%) e Emiliano al 9,1% (stabile).
Gli orientamenti di voto risultano assai differenti tra i due diversi gruppi di elettori: infatti tra quelli del Pd solamente il 7% si dichiara indeciso e Renzi primeggia con il 72%, seguito da Orlando (17%) e Emiliano (4%).
Tra gli elettori delle altre liste il 29%, pur dichiarando di voler partecipare alle primarie, al momento non saprebbe per chi votare, il 37% voterebbe per Orlando, il 25% per Emiliano e solo il 9% per Renzi.
In sintesi, si registra una grande coesione interna al Pd e si conferma una netta frattura con gli elettori delle altre forze del centrosinistra.
Il pronostico degli italiani vede al primo posto Renzi con il 38% (più 8 punti rispetto a marzo), seguito da Orlando (9%) ed Emiliano (8%), ma quasi uno su due (46%) non sa rispondere, probabilmente per scarso interesse all’appuntamento. Tra coloro che sono propensi a partecipare alle primarie le previsioni sono nettamente favorevoli a Renzi: il 64% infatti prevede che l’ex premier si affermerà .
Renzi stravince
Le stime di voto odierne a favore di Renzi (67%) sono molto vicine al risultato ottenuto tra gli iscritti (66,7%) e a quello delle primarie del 2013 (67,55%).
È molto probabile che si tratti di una coincidenza dato che, rispetto ad allora, lo scenario è molto diverso dentro e fuori dal Pd.
Nonostante la difficile fase post referendaria, culminata con la scissione e nonostante le turbolenze di cui parlano quotidianamente le cronache politiche (l’ultima in ordine di tempo, l’elezione del presidente della Commissione affari costituzionali della camera), Renzi oggi appare stabilmente in sella al partito tra gli iscritti e largamente in vantaggio tra coloro che intendono recarsi a votare alle primarie.
Il problema si porrà dopo il 30 aprile, quando dovrà convincere gli altri elettori, quelli di centrosinistra che non avranno partecipato alle primarie e, soprattutto, gli indecisi e gli astensionisti da riportare al voto.
Ma quella è tutta un’altra partita, di cui al momento si ignorano le regole (la legge elettorale). Una partita che richiederà di elaborare nuove idee e proposte e di definire nuovi traguardi ma anche di adottare contromisure, quanto a stile di leadership e di comunicazione. Sembra infatti che per compensare l’appannamento della sua popolarità e riprendere appeal e consenso per Renzi possa essere opportuno «cambiare verso».
Nando Pagnoncelli
(da “Il Corriere della Sera”)
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Aprile 8th, 2017 Riccardo Fucile
DUE LIBRI METTONO A CONFRONTO LE NORMATIVE ELETTORALI DELLE PRINCIPALI DEMOCRAZIE, EVIDENZIANDO L’ORIGINALITA’ DELLA VICENDA ITALIANA
Da 12 anni a questa parte il problema che più angustia i principali leader (disamorando gli italiani), è fare e disfare la legge elettorale, ritagliandola a proprio uso e consumo: tutto cominciò nel 2005 quando il governo Berlusconi escogitò una riforma, ribattezzata “Porcellum”, che fosse in grado di annacquare la probabile vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi nelle elezioni fissate per il 2006.
Un atteggiamento che ha fatto scuola: nel 2014 anche il governo Renzi ha ritenuto che fosse il caso di impostare una legge elettorale (poi ribattezzata “Italicum”) ritagliata sulla propria misura.
Due leggi elettorali fatte così male che la Corte Costituzionale ha bocciato prima il “Porcellum” e poi l’”Italicum”.
Per confrontare le nostre leggi elettorali e quelle delle principali democrazie occidentali, ma anche per capire tutti i segreti e i “trucchi” di una normativa così importante, un contributo significativo arriva da due libri scritti da Federico Fornaro e Pino Pisicchio, parlamentari di diverso orientamento ma dotati di caratteristiche infrequenti nell’attuale classe politica: padronanza della materia elettorale e una sperimentata attitudine alla saggistica storico-politica.
Nel suo “Come funzionano le leggi elettorali” (Giubilei Regnani Editore), Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto della Camera, già presidente della Commissione Giustizia, evidenzia due peculiarità dell’Italicum: la legge attualmente in vigore meriterebbe «l’Oscar per la velocità di durata: si tratta dell’unica legge elettorale al mondo destinata a essere rimossa prima ancora di venire mai provata sul campo», ma poichè è molto probabile che sia presto cambiata, «nel giro di soli 24 anni ci avvieremmo alla quinta riforma elettorale: una situazione unica nel mondo democratico, dove i sistemi sono in vigore da tempi immemorabili».
Altre peculiarità della normativa italiana sono evidenziate nel suo “Elettori ed eletti” (Epokè) da Federico Fornaro, senatore di Articolo 1, già autore di saggi sulla storia del socialismo e della Resistenza.
Molto interessanti in particolare le elaborazioni di Fornaro sulla “sovrarappresentazione” del primo partito nelle diverse realtà europee, mettendo a confronto i voti ottenuti in percentuale e la percentuale in seggi.
Al primo posto di questa particolare “classifica” c’è l’Ungheria, dove il primo partito ha ottenuto (nel 2014) il 44.1% dei voti che si sono trasformati nel 66,8% di seggi, con una differenza seggi-voti di +22,7%.
Al secondo posto di questa graduatoria europea sull’effetto-doping conferito dal premio di maggioranza c’è l’Italia col Porcellum, la legge che ha eletto l’attuale Parlamento.
Nel 2013 il Pd col 25,4% dei voti, si ritrovò col 46,3% dei seggi, con un salto del 20,8%.
Ecco la “notizia”: il Porcellum riusciva a produrre un effetto maggioritario persino superiore a quello del più classico dei sistemi maggioritari, quello inglese.
Nel Regno Unito, nel 2015, i Tories ottennero nei collegi un 36,8% dei voti che produssero il 50,8% dei seggi, con un premio del 14 per cento.
Un super-premio, del tutto fuori scala rispetto al resto del mondo, quello garantito dal “Porcellum” ma anche dall’”Italicum”: una striscia iper-maggioritaria che sta per produrre, quasi come nemesi, il ritorno al sistema proporzionale.
Come capita spesso, quando si esagera: da un eccesso all’altro.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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