Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA INCAZZATURA DEL “MOVIMENTO DEGLI ONESTI” CHE NON SONO IN GRADO DI CAPIRE CHE CHI HA VIOLATO LA LEGGE SI CHIAMA BEPPE GRILLO
Marika Cassimatis ha vinto il ricorso contro Beppe Grillo che l’aveva espulsa dal MoVimento 5 Stelle dopo l’esito delle votazioni delle comunarie per la scelta del candidato sindaco del M5S di Genova.
Il decreto del Tribunale civile di Genova sospende (qui parliamo del merito dell’ordinanza) quanto stabilito da Grillo il 14 marzo quando aveva chiesto ai suoi di “fidarsi di lui” e aveva indetto una nuova consultazione in seguito alla quale era stato deciso che il candidato del MoVimento a Genova sarebbe stato Luca Pirondini.
La banda degli onesti non conosce la legge (e nemmeno il regolamento)
Non si sa ancora cosa succederà , ovvero se Grillo farà correre la Cassimatis con il simbolo del MoVimento o se il M5S si ritirerà dalla corsa per la poltrona di sindaco di Genova.
Per il momento Marika Cassimatis è a tutti gli effetti il candidato sindaco dei 5 Stelle ma il fatto che questa decisione sia stata presa da un giudice e non dagli attivisti (che in realtà l’avevano già presa visto che la Cassimatis aveva vinto le comunarie) non va giù ai duri e puri del partito di Beppe.
In attesa di scoprire quello che succederà a Genova gli attivisti a 5 Stelle si interrogano sul significato profondo della decisione del giudice.
A molti — che evidentemente preferiscono ancora fidarsi di Grillo — la cosa non sembra poi così regolare. Perchè un giudice si è immischiato nelle votazioni di un’associazione privata? A che titolo? Con che diritto?
Secondo molti utenti che commentano la notizia della vittoria della Cassimatis sulle varie bacheche del MoVimento e dei giornali il giudice che ha emesso il decreto di sospensiva che annulla la decisione di Grillo di non candidare la Cassimatis è palesemente un “corrotto” e “di sinistra”.
Siamo qui dalle parti del complotto delle toghe rosse quando si tratta di commentare decisioni sgradite.
Non sappiamo se qualcuno a Genova si è già messo all’inseguimento del giudice Roberto Braccialini per scoprire di che colore sono i calzini che indossa ma il clima che si respira è lo stesso.
I 5 Stelle non vogliono ammettersi di essersi fidati della persona sbagliata e quindi per forza di cose ci sono oscuri poteri che tramano nell’ombra per impedire al MoVimento di andare al governo sotto la Lanterna.
Chi paga il giudice? Chi paga la Cassimatis?
È sospetto, per gli attivisti, che il giudice non sia intervenuto per le porcate delle primarie del PD e soprattutto è singolare, sempre secondo loro, la rapidità con cui si è arrivati al decreto di sospensione quando ci sono cittadini che da anni aspettano giustizia per vicende ben più gravi.
Anche la Cassimatis ovviamente sarebbe colpevole perchè con il suo ricorso ha ulteriormente sovraccaricato il sistema giuridico italiano.
Non solo non è un’attivista onesta (ovvero una che dice sì a tutto quello che decide Beppe) ma è anche una cittadina poco coscienziosa perchè non ha a cuore il bene comune e la sorte di tanti italiani che soffrono di malagiustizia.
Naturalmente tutto questo è stato possibile perchè la Cassimatis è stata pagata da qualcuno che aveva intenzione di indebolire il M5S e impedire al partito di Grillo di espugnare la roccaforte del Partito Democratico.
Alcuni elettori pentastellati sono particolarmente sconvolti dall’accaduto e notano inquietanti parallelismi. Così come con la legge sul divorzio i giudici sono entrati “nella camera da letto” delle persone per stabilire chi dei due coniugi avesse ragione e chi torto con il caso Cassimatis la sospensiva entra “a gamba tesa nella camera da letto di tutti gli italiani”.
Non vi sentite anche voi violati nel vostro intimo? Questi giudici oltre ad essere dichiaratamente “di sinistra” sono anche degli inguaribili guardoni e manipolatori del processo della democrazia partecipativa in Rete. Non come Grillo.
Alcuni attivisti sono sconvolti: come fa un giudice ad arrogarsi il diritto di dettare al MoVimento la sua linea politica?
Perchè il giudice sovverte le regole che il MoVimento si è dato? Difficile, una volta che ci si è fidati di Grillo, capire che il giudice non ha “sovvertito” alcunchè anzi ha rilevato che a sovvertire le regole del partito (ad esempio non annunciando le votazioni con il dovuto preavviso) è stato proprio il Capo Politico nonchè Garante del M5S.
Ma questi sono dettagli. O no?
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA CASSIMATIS SOSPESA, L’AGENTE DI COMMERCIO CHE NON HA PIU’ DIRITTO A CORRERE CON IL SIMBOLO… COSA PUO’ ANCORA SUCCEDERE
A Genova adesso il simbolo del Movimento Cinque Stelle rischia di scomparire dalle elezioni amministrative dell’11 giugno.
Marika Cassimatis è stata di fatto ritenuta legittimamente indicata dagli attivisti alle prime “comunarie”, il 14 marzo, come unica candidata per correre alle elezioni comunali e quindi utilizzare il simbolo, secondo quanto indica il Tribunale di Genova nell’ordinanza di sospensiva.
Cassimatis però è stata “sospesa” dal Movimento Cinque Stelle, e deferita ai Probi Viri, quindi Beppe Grillo, dal suo blog, le ha tolto la possibilità di utilizzare le “insegne” del Movimento.
Quello che è certo è che Cassimatis, dopo il riconoscimento del Tribunale non ha alcuna intenzione di sganciarsi dal simbolo sotto il quale è stata eletta, e dunque è intenzionata ad andare avanti, mettendo in conto che sia lo stesso Beppe Grillo a dover rivolgersi al Tribunale per sottrarle il marchio M5S.
Di fatto l’altro candidato, Luca Pirondini, eletto dalle “comunarie” convocate successivamente, ed estese a tutto l’elettorato grillino accreditato, a livello nazionale, non ha diritto a correre sotto le insegne del Movimento.
Il giudice Roberto Braccialini evidenzia infatti che “alle votazioni su tematiche locali possono partecipare solo gli iscritti residenti in quell’ambito territoriale. Le votazioni nazionali possono solo confermare o meno votazioni già prese”: insomma se le votazioni del 14 marzo, le prime, svolte a livello locale, incoronarono Cassimatis, nessuna altra platea può sconfessare quel risultato.
Cassimatis, come ha già chiarito, vuole andare avanti: “Sono io la candidata del Movimento Cinque Stelle – dichiara – spero che ci sia un incontro di chiarimento con lo staff e con Beppe Grillo”. Se Grillo però non le restituirà il simbolo, Cassimatis dovrà andare avanti nella competizione elettorale con la sua lista, senza simbolo del Movimento.
A questo punto Grillo non ha altri candidati da schierare nell’agone.
A meno che non decida di riaprire le urne: per farlo però dovrà “sgomberare” il campo dalla Cassimatis, espellendola dal Movimento (Cassimatis è già stata sospesa da Grillo e deferita ai Probi Viri).
A quel punto dovrebbe re-indire nuove consultazioni comunarie, raccogliendo le firme e riaprendo le urne.
In un intervallo di tempo però in cui la stessa Cassimatis potrebbe opporsi all’espulsione. E il Movimento si avviterebbe in un ginepraio di aule di Tribunale, rischiando che nel frattempo scadano i tempi tecnici per poter effettivamente partecipare alle elezioni comunali.
Pirondini potrebbe però decidere di candidarsi sindaco, senza simbolo (se lo usasse violerebbe la decisione del Tribunale): ma se la campagna elettorale venisse portata avanti dallo staff del Movimento, dallo stesso Grillo e dalla portavoce regionale Alice Salvatore anche in questo caso si violerebbe ciò che il giudice ha stabilito.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
“L’OPERATO DI GRILLO ALTERA IL RAPPORTO DI COMPETENZE DECISIONALI TRA GLI ORGANI STATUTARI”… “IL REGOLAMENTO INTERNO ESCLUDE CHE GRILLO ABBIA DIRITTO ALL’ULTIMA PAROLA, ILLEGGITTIMO FAR RIVOTARE TUTTI GLI ISCRITTI IN ITALIA, E’ PREVISTO IL SOLO VOTO DEGLI ISCRITTI LOCALI”
La decisione presa da Beppe Grillo di privare Marika Cassimatis e la sua lista dell’uso del simbolo e del nome del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni comunali “inibisce il diritto dei candidati della lista Cassimatis di vedere riconosciuta la loro rappresentatività , più o meno consistente, da parte degli organi decisionali di natura assembleare del Movimento nella loro dimensione plenaria; e soprattutto vanifica il diritto del singolo aderente di candidarsi alle elezioni”, riconosciuto dal regolamento. È quanto scrive il giudice Roberto Braccialini, della prima sezione del tribunale civile di Genova, nelle motivazioni che hanno portato all’accoglimento dell’istanza di sospensiva presentata da Marika Cassimatis contro le decisioni di Beppe Grillo sulle “comunarie” del capoluogo ligure.
L’operato di Grillo, scrive ancora il magistrato, “altera il rapporto delle competenze decisionali tra gli organi statutari, perchè è stata in tal modo obliterata completamente la decisione dell’assemblea territoriale e si è impedito al massimo organo decisionale di esprimersi in rete sulla precisa alternativa locale che andava rimessa in discussione”.
Inoltre, per Braccialini, la decisione di Grillo “realizza (per invalidità ‘derivata’) un procedimento di esclusione di una lista regolarmente votata dall’assemblea locale, anticipando misure sostanzialmente sanzionatorie che – in materia – non sembrano nella disponibilità del solo capo politico del Movimento”.
Secondo il giudice, Grillo non era legittimato ad annullare l’esito del ballottaggio del “metodo Genova” con cui, il 14 marzo, Cassimatis era stata eletta a candidata sindaco per il capoluogo ligure.
Per il giudice, stando alle regole del Movimento, l’autoannullamento poteva essere disposto solo “dalla stessa assemblea locale” che aveva dato vita al voto e non da Grillo, garante e capo politico del movimento, che tuttavia non si specifica in quale qualità avrebbe preso questa decisione.
Secondo i regolamenti interni, infatti, le decisioni assunte dagli organi assembleari con riguardo alla materia elettorale “sono vincolanti per il capo politico del Movimento 5 Stelle e gli eletti sotto il simbolo” che, dunque, non ha alcun diritto di ultima parola a riguardo.
Ma illegittima è anche la scelta di far decidere all’assemblea nazionale, il 17 marzo, la candidatura di Pirondini dopo l’esclusione di Cassimatis, valutazione che in ogni caso sarebbe dovuta spettare nuovamente agli iscritti genovesi.
L’assemblea nazionale, infatti, specifica Braccialini, “non è competente per decisioni del livello locale, se non in sede di convalida o meno”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
SECONDO IPSOS ED EUROMEDIA AD ACCEDERE AL SECONDO TURNO NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI CENTROSINISTRA E CENTRODESTRA… M5S AL BALLOTTAGGIO SOLO A TARANTO E CARRARA
Il MoVimento 5 Stelle è il primo partito in Italia. Ma alle elezioni amministrative 2017 rischia di rimanere fuori dal ballottaggio in quasi tutte le città principali al voto. Ne parla oggi un articolo della Stampa: i sondaggi commissionati localmente a istituti come Ipsos ed Euromedia restituiscono un quadro nazionale diverso rispetto a quello che ci si aspetterebbe: ad accedere al secondo turno e a giocarsi la poltrona di sindaco nella maggior parte dei casi sono centrodestra e centrosinistra.
Ad esempio in due importanti città venete come Padova e Verona i sondaggisti quotano i grillini sotto il 20 per cento.
Ma anche a Genova nelle amministrative 2017 il M5S è lontano dal ballottaggio:
Dice Paolo Giaretta, che è stato uno dei sindaci più longevi nella storia di Padova: «Qui, ma anche a Verona, i Cinque Stelle non sfondano. Da una parte la Lega ha coperto quell’area del dissenso populistico di “destra”, quello di “sinistra” non è mai stato forte e il tessuto politico e sociale è meno deteriorato che altrove».
Il test politicamente più importante è Genova. La città di Beppe Grillo; la città nella quale il centrodestra (in occasione delle Regionali) ha ritrovato un’insperata unità sull’asse Salvini-Toti; la città medaglia d’oro della Resistenza dove la sinistra (comunista, socialista e «piddina») ha lasciato sempre poco spazio agli altri.
Il Pd dopo faticosa trattativa ha scelto un indipendente (spostato a sinistra), l’assessore Gianni Crivello, che dovrà vedersela con il candidato del centro-destra, un manager come Marco Bucci.
I Cinque Stelle quanto saranno competitivi dopo la guerra al loro interno? E nella Parma del «ribelle» Pizzarotti?
«Il sindaco — riconosce Albertina Soliani, già sottosegretaria nel governo Prodi — si presenta con un discreto consuntivo e il centrosinistra con un candidato che si muove con equilibrio. Un clima di confronto positivo. I Cinque Stelle? Non si sa ancora se si presenteranno…».
Dati alla mano e a due mesi dal voto il M5S ha chance di accedere al ballottaggio solo a Carrara e a Taranto.
In tutte le altre città nelle amministrative 2017 sono sopra centrodestra e centrosinistra. Con un’eccezione significativa: Parma.
Dove invece l’attuale sindaco Federico Pizzarotti è accreditato di ottime possibilità di accedere al ballottaggio. Ma se vincesse lui, il segnale sarebbe ancora più forte: significherebbe che per i 5 Stelle è possibile vincere senza Grillo.
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
IL MANCATO PREAVVISO DI 24 ORE NON RIGUARDA SOLO GENOVA, MA ANCHE PALERMO, PADOVA E VERONA… TRA GLI ATTIVISTI C’E’ CHI SE N’E’ ACCORTO E CHIEDE DI VOTARE DI NUOVO
La Legge del Padrone è uguale per tutti o no?
Giovedì sera, alla vigilia dell’udienza al tribunale civile di Genova sul caso Cassimatis, Beppe Grillo ha annunciato di aver annullato la votazione che ha visto vincere la professoressa di geografia sul pupillo di Alice Salvatore Luca Pirondini perchè questa non sarebbe stata indetta con un preavviso inferiore al termine minimo di 24 ore prescritto dall’articolo 3 del MoVimento 5 Stelle per le votazioni nella scelta dei candidati alle elezioni.
Ora, a parte la curiosa circostanza di un ente che annulla una votazione indetta da lui per una presunta irregolarità commessa sempre da lui, qualcuno nel MoVimento 5 Stelle si è accorto del fatto che non la votazione di Genova, ma tutte le votazioni di questi ultimi tempi sul blog di Beppe Grillo sono state indette senza il preavviso di 24 ore che il Capo Politico nonchè Garante del M5S ha citato per togliersi le castagne dal fuoco nel caso Cassimatis.
È il caso ad esempio di Padova e Piacenza, dove il 29 marzo si è votato in giornata.
E dove Leonardo Forner, che ha perso piuttosto nettamente contro Simone Borile, ha contattato lo staff di Beppe Grillo per ottenere l’annullamento delle Comunarie citando proprio il post sul caso Cassimatis.
«Anche a Padova è successa la stessa cosa — ha detto Forner al Corriere del Veneto domenica — Le comunarie sono state indette a sorpresa, tanto che molti iscritti hanno ricevuto la mail che li informava delle votazioni in corso a mezzogiorno, due ore dopo l’inizio delle votazioni. Se a Genova si è deciso di annullare tutto per questo motivo, va fatto lo stesso anche qui».
C’è da premettere che si capisce perfettamente il motivo alla base della necessità di indire la votazione con questo scarso preavviso, ed è una scelta intelligente da parte di Grillo e dello staff: in questo modo diventa molto più difficile attivare le cosiddette “cordate” di attivisti che votano per un candidato invece che per l’altro.
Si è sempre fatto così, da ben prima dell’approvazione del regolamento di ottobre.
Ma adesso la decisione di Beppe potrebbe diventare un problema per il MoVimento 5 Stelle.
Perchè si è votato senza il preavviso di 24 ore anche per il candidato sindaco di Palermo all’epoca delle ben note polemiche per le firme false. Ebbene, uno degli attivisti di Palermo schierati con i parlamentari accusati dalla procura qualche giorno fa ha ricordato su Facebook che anche quella votazione allora dovrebbe essere considerata irregolare.
E se la decisione di Beppe dovesse essere convalidata dal tribunale — potrebbe invece essere disapplicata dal giudice vista la palese strumentalità nel caso Cassimatis — questo metterebbe a rischio tutte le votazioni effettuate nei mesi scorsi proprio perchè in nessuna era presente il preavviso di 24 ore che il Capo Politico nonchè Garante del MoVimento 5 Stelle ha citato per invalidare quella di Genova. Insomma, un bel guaio. In cui Grillo si è infilato da solo. Sarà difficile adesso urlare al complotto e dare la colpa a qualcun altro.
Anche a Verona si è votato senza preavviso di 24 ore
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
MACRON E LE PEN AL 24%, MELENCHON SALE AL 18%, FILLON AL 17%… IERI A MARSIGLIA 70.000 PERSONE AD ASCOLTARE IL LEADER DELLA SINISTRA
Le presidenziali francesi si giocano ormai all’interno di un quartetto di punta: Marine Le Pen ed Emmanuel Macron, in testa ma con un trend in discesa; Jean-Luc Mèlenchon in ascesa fulminante e Francois Fillon stabile.
E per la prima volta, secondo un sondaggio Sofres OnePoint per LCI, Le Figaro e RTL, il candidato della sinistra radicale ha superato quello della destra gollista
Se la tendenza si dovesse confermare nelle prossime due settimane verso il primo turno del 23 aprile, si avranno quattro candidati con percentuali attorno al 20%, con uno scarto così ridotto da rendere tutto possibile.
Un dato emerge in ogni caso sugli altri: l’ascesa costante del leader della “France Insoumise”, che è cresciuto nel giro di pochi giorni di 6 punti percentuali, dal 12 al 18%.
Invece la presidente del Front National e il leader centrista di En Marche! perdono entrambi 2 punti e scendono al 24%. Il candidato dei Rèpublicains è stabile al 17%.
“Ciò che è scioccante – spiega Emmanuel Rivière direttore di Kantar Sofres – è l’estrema fluidità dell’elettorato, che passa da un candidato all’altro con grande facilità “.
In particolare fra l’elettorato socialista vi è ormai una fuga stabile dal candidato “ufficiale”, Benoit Hamon, che è sceso sotto la soglia del 10%.
Mèlenchon — 65 anni, uscito dal partito socialista nel 2008 per fondare il “Parti de gauche”, con cui ha ottenuto l’11% cinque anni fa — è alla guida di un movimento appositamente costituito per le presidenziali (“La Francia ribelle”) che ha l’appoggio dei comunisti.
Ed è riuscito a conquistare un terzo del potenziale elettorato socialista (con il candidato ufficiale del partito, Benoit Hamon, che veleggia ormai intorno al 9%). Tribuno abilissimo, ancora ieri ha fornito una impressionante prova di forza, con 70mila persone che hanno partecipato al suo meeting all’aperto al Vecchio Porto di Marsiglia.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
“IL MIO UN PAESE CHE NON SA ANCORA AIUTARSI, LA POPOLAZIONE E’ REPRESSA DA UN REGIME BRUTALE”
Due anni fa, mentre stava stirando come una casalinga qualunque, Svetlana AleksieviÄ ricevette la notizia via telefono di aver vinto il Nobel per la Letteratura. L’Accademia Svedese — “che capisce il dolore russo”, come ci disse quando la incontrammo a Mantova, la scelse “per la sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi”.
Lei che nei suoi libri ha sempre narrato il dramma collettivo del crollo dell’Unione Sovietica e del suo mito imperialista – da “Preghiera per Chernobyl” (il suo libro più celebre, con decine di interviste alle vittime della tragedia nucleare) a “Ragazzi di Zinco” (pubblicato, come il precedente, da e/o) sulla guerra in Afghanistan, da “Tempo di seconda mano” a “Gli ultimi testimoni e “La guerra non ha un volto di donna” (tutti Bompiani) — si ritrovò all’improvviso al centro dell’attenzione mondiale.
Grazie a lei, quell’importante riconoscimento andò anche ai testimoni del crollo dell’impero sovietico, ai sopravvissuti di una delle pagine più importanti della storia del XX secolo e a tutte quelle persone che con le loro storie sono andate a comporre i suoi capolavori corali, rappresentando così una traccia imprescindibile per capire le mille sfaccettature della Russia dei nostri giorni.
“Mi sentii circondata da grandi ombre, fu un sentimento inquietante e fantastico insieme”, ci spiega quando la incontriamo ad Ascona, nella ricca Svizzera del Canton Ticino, ospite d’onore della quinta edizione degli “Eventi Letterari Monte Verità “. “Molti scrittori sono scomparsi dopo averlo ricevuto, perchè non sono stati capaci di prendere la giusta distanza da quel premio, ma io sono una persona forte e resisto ad ogni cosa”, aggiunge. “La letteratura ha un nuovo spazio anche se in nuove forme e questo l’accademia svedese lo ha capito molto bene dandolo quest’anno a uno come Bob Dylan”.
Nei suoi libri, tradotti in 47 lingue e pubblicati in 52 paesi (mai nel suo), la AleksieviÄ ha sempre dipinto un ritratto senza cedimenti della sua terra e dei suoi uomini, il cosiddetto “uomo sovietico”, inteso come atteggiamento mentale e destino vissuto fino ad oggi, descritto nei suoi drammi sociali e nella sua individualità repressa.
I suoi romanzi sono una sorta di prosa documentaria basata su centinaia di interviste, dei “romanzi di voce”, dei racconti di dolore che sono parte integrante della tradizione russa, perchè “la sofferenza fa parte di noi e va interpretata come momento catartico”, ci spiega nel giorno dell’attentato a Stoccolma e pochi giorni dopo l’esplosione della bomba a San Pietroburgo.
“Davanti a questi eventi così tragici, la mia impressione non può che essere di paura, perchè siamo nelle mani di folli lupi solitari che hanno un piano complessivo di portare terrore, ma questo non deve farci rassegnare. Bisogna continuare a vivere come abbiamo sempre fatto fino ad ora, senza farci prendere dall’isterismo: sono queste le uniche armi di contrapposizione che abbiamo”.
Oggi, la AleksieviÄ vive a Minsk, in Bielorussia, e continua ad essere un’instancabile critica del regime del suo paese “dove c’è una dittatura stabile e la popolazione è repressa da una politica brutale”.
La Russia, ci ripete più volte, è un paese traumatizzato che non sa come aiutarsi e che non può accettare aiuti, un posto dove i suoi abitanti trovano la salvezza nella grandezza impallidita dell’era sovietica. In Russia, “uno spazio immenso che ha sempre bisogno di grandi idee”, non c’è anarchia, ma qualcosa di peggiore, “ci sono tutta una serie di assembramenti di persone che credono in qualcosa di indefinito, cose che stanno portando il Paese verso il baratro, ad un inizio di fascismo”.
Gli intellettuali stanno leggendo molti libri degli anni Trenta ed “è come se avessero paura che quello che stiamo vivendo, sia un periodo che ci porterà a qualcosa di simile, viste le somiglianze”, ci dice guardandoci fissa negli occhi che finiscono col riempirsi di disprezzo quando nomina Putin.
“Non posso che essere contro di lui, non sto zitta, il mio è un impegno politico, sociale, culturale ed esistenziale. Per lui, la Russia è la più forte nel mondo, capace di combattere ogni nemico, ma non si rende conto dei danni che sta facendo. Usa spesso la parola “guerra” tanto che la stessa non fa più paura a nessuno. Il tentativo di costruire una democrazia, la perestrojka come si chiamava, è fallita. Cerco una persona che dia la scossa agli eventi, non che racconti cose banali”.
“È un uomo pericoloso — continua – che ci ha fatto abituare ad una società totalitaria. Anche se sono tanti i giovani che lo appoggiano, in generale la gente non è contenta, ma se provi a dire qualcosa di diverso, non ti ascoltano e ti dicono che sei contro il tuo paese, che è colpa di Obama e delle sanzioni introdotte contro di noi”.
“Il male attrae, le sofferenze sono molto artistiche, ma io sono una storica dei sentimenti e non potrò mai accettare tutto questo”, conclude.
“Ciò che deve emergere, è la protesta e ognuno sceglie la propria maniera di opporsi. Il romanticismo che ci contraddistingueva negli anni Novanta con Gorbaciov è fallito. Le strade percorse sono state ingenue e quelle da percorrere sono ancora molto lunghe”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
I MORTI RAPPRESENTANO IL CACIO SUI MACCHERONI PER LA BECERODESTRA ISLAMOFOBA
Oggi Libero “festeggia” gli attentati di ieri in Egitto pubblicando il solito titolo che serve a generare un po’ di hype nei confronti del giornale: “La domenica delle salme”. Il titolo serve a introdurre un prestigioso editoriale di Renato Farina, ma è Fausto Carioti a contribuire alla pace nel mondo con un altro articolo dalla sobria titolazione: “La belva islamica non è mai sazia di sangue cattolico“.
L’obiettivo polemico degli ex papisti delle dive è sempre il solito: il pontefice.
“Negare di essere nel mezzo di una guerra di religione, come ripete papa Francesco e come continuano a fare le autorità politiche europee, non serve. La pace si fa in due,ma perchè ci sia la guerra basta un aggressore che ammazza e perseguita in nome della propria fede, ed è quello che stanno facendo tanti islamici in Europa, in Africa e in Asia, sempre con la benedizione del corano: «Uccideteli ovunque li incontriate».
Insomma, l’attentato a Libero ha fatto orrore come il cacio sui maccheroni.
(da NextQuotidiano”)
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Aprile 10th, 2017 Riccardo Fucile
ANNULLATA LA SUA ESCLUSIONE, STOP A PIRONDINI… GRILLO E’ RIUSCITO NEL SUO SCOPO: SFASCIARE IL MOVIMENTO E NON PRESENTARE IL SIMBOLO A GENOVA, LA MARCHETTA AL CENTRODESTRA E’ FATTA
Il tribunale di Genova ha deciso: Marika Cassimatis ha ragione. Beppe Grillo non poteva cancellare il risultato delle comunarie genovesi a Cinque Stelle.
Annullate le due delibere con cui la Cassimatis veniva esclusa dal partito e con cui Luca Pirondini è stato scelto per correre alle elezioni con il simbolo dell’M5S. Accolto il ricorso presentato dagli avvocati Lorenzo Borrè e Alessandro Gazzolo.
Per il momento si tratta di un’ordinanza di sospensione in via cautelare, il merito verrà deciso più avanti.
Il giudice ha stabilito che Beppe Grillo ha violato lo statuto che permette l’accesso alle votazioni on line solo agli iscritti a Genova.
Il giudice invece non si esprime sulla decisione del 6 aprile quando Grillo ha escluso la Cassimatis dalla piattaforma Rousseau.
Marika Cassimatis ha appreso la notizia questa mattina dai suoi avvocati, che hanno avuto la comunicazione sull’esito del ricorso via posta certificata. “Ho vinto su una questione di diritto, ora sono la candidata sindaca dei Cinque stelle per Genova, la palla passa a loro, sono loro che devono decidere cosa fare, possono sempre dire ‘ci siamo sbagliati’, adesso bisogna parlarsi fisicamente, perchè finora non è stato possibile”.
“Un candidato c’è ed è Marika Cassimatis. Il Movimento, se non la candidasse, dovrebbe boicottare una decisione del giudice”.
Lo conferma l’avvocato Lorenzo Borrè che assiste la professoressa ‘scomunicata’ da Beppe Grillo. “Ho comunicato questa mattina a Cassimatis la decisione del giudice – ha detto Borrè – e mi ha risposto dicendomi “Evviva”, era a lezione. Il presidente ha comunque accolto tutte le nostre richieste facendo proprie le nostre argomentazioni”. Formalmente Cassimatis è in corsa per le comunali a Genova, ma Grillo potrebbe impedirle di usare il simbolo M5s, perchè la titolarità è di un movimento diverso dal movimento che ha espulso la professoressa: il simbolo è di una associazione registrata da Grillo nel 2012, dal commercialista Andrea Nadasi e dal nipote di Grillo, l’avvocato Enrico Grillo. Grillo però guida entrambi.
(da agenzie)
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