Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
LE ANALISI SUL POPOLO DEL WEB: TESTA A TESTA TRA I DUE COME AUMENTO DELLA POPOLARITA’ (+24% MACRON, + 27% MELENCHON)… FILLON AUMENTA DEL 12%, MARINE LE PEN SOLO DEL 3%
Mancano ormai pochi giorni a uno degli eventi elettorali più attesi dell’anno, le elezioni presidenziali francesi. Domenica 24 aprile il calendario segna il primo turno della corsa verso l’Eliseo. L’evento è atteso soprattutto per misurare il livello di forza raggiunto dai movimenti nazionalisti anti-euro, incarnati nel vecchio continente dal Front National di Marine Le Pen.
Degli undici candidati ufficiali alla marcia di avvicinamento all’Eliseo solo in quattro sono dati dai sondaggisti come potenziali partecipanti al ballottaggio.
Se in un primo momento si era pensato a una sfida a due, Le Pen contro Macron, oggi i principali istituti di sondaggi certificano una situazione in bilico dove anche Jean-Luc Melenchon e Francois Fillon potrebbero dire la loro. L’istituto Elabe vede in testa Emmanuel Macron (24%) e Marine Le Pen (23%) seguiti da Franà§ois Fillon (19,5%) e Jean-Luc Melenchon (18%).
In realtà se passiamo dal livello numerico dei sondaggi a quello più magmatico della rete possiamo vedere come il risultato sia diverso.
Quello che viene fuori è il disegno di uno scenario imprevisto che mette in luce un testa a testa tra Emmanuel Macron e Jean-Luc Melenchon.
Emmanuel Macron nell’ultimo mese di campagna elettorale ha ottenuto un exploit di circa il 24% in termini di popolarità su facebook. Il leader di En Marche è riuscito a portare a sè 54.632 nuovi potenziali elettori digitali, arrivando a un totale di 283.030 fan.
Ma il candidato che cresce di più su questo social è a sorpresa Jean-Luc Mèlenchon: grazie agli oltre 200mila fan digitali raggiunti negli ultimi 30 giorni il leader della sinistra radicale cresce di oltre il 27% raggiungendo quota 913.109 fan.
Fillon ha agganciato 38.282 nuovi utenti, crescendo del 12% e arrivando ad un totale di 349.659 fan. Marine Le Pen rimane in assoluto la più popolare ma cresce soltanto del 3%, agganciando 44.384 nuovi utenti è arrivata ad un totale 1.303.161 fan.
Lo stesso trend analizzato su facebook si ripropone su twitter, dove il grosso dello scontro avviene nel campo della sinistra.
A crescere di più in termini di popolarità sono infatti Macron e Melenchon.
Il primo è il leader che cresce di più in termini percentuali: nell’ultimo mese di campagna elettorale ha agganciato 71mila nuovi potenziali elettori, arrivando a un totale di 650mila follower (+12%).
Il secondo invece è quello che ha ha aggiunto più utenti di tutti, circa 90mila, crescendo di oltre il 9% e arrivando a un milione di follower.
Marine Le Pen grazie ai suoi 1.38mln di seguaci digitali partiva come la candidata favorita su questo social ma negli ultimi giorni è cresciuta soltanto del 3%, ottenuto 43mila nuovi follower.
Anche per quanto riguarda il numero di ricerche effettuate su google possiamo notare come Jean-Luc Meenchon riesca a esercitare una maggiore attrazione rispetto agli sfidanti.
Negli ultimi 30 giorni è lui il candidato all’Eliseo più cercato dagli utenti francesi online. Melenchon ha una media nel volume di ricerche su google pari a 53 (scala da 0 a 100). Dietro il leader della sinistra radicale troviamo, Franà§ois Fillon (29), Marine Le Pen (media pari a 19) ed Emmanuel Macron (14).
In attesa di conoscere il risultato del primo turno le elezioni francesi ci segnalano un cambio di passo: l’opinione pubblica digitale ha iniziato a reagire a quella che sembrava un’avanzata inarrestabile dei movimenti ultra-nazionalisti.
È ancora presto per sapere se il vento del populismo 2.0 si è sgonfiato ma sicuramente la partita è più aperta che mai.
Guido Petrangeli
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
UN LAVORO DI SETTIMANE PER AVERE UN’INTERVISTA SUL QUOTIDIANO DELLA CEI CHE ACCREDITI IL MOVIMENTO NEGLI AMBIENTI CATTOLICI
Sondaggi sul tavolo e un target ben preciso da raggiungere: anziani, cattolici di sinistra e vecchia
Democrazia cristiana.
C’è tutta una strategia dietro l’operazione Grillo-Avvenire, ovvero dietro l’intervista rilasciata dal leader M5S al quotidiano dei vescovi.
Si tratta di un piano elettorale e post elettorale.
Da una parte conquistare quei segmenti dell’ala moderata e dall’altra parte coltivare un rapporto con l’establishment d’Oltretevere che potrà diventare essenziale nel caso di un governo 5Stelle.
Oggi a Montecitorio, nei piani alti dei mondo pentastellato, si ricorda per esempio il caso Prodi, il cui governo fu molto indebolito dall’ostilità della chiesa.
“Non è un caso se Virginia Raggi, al contrario di Ignazio Marino, ha subito instaurato un buon rapporto con il Vaticano. Stiamo attenti a certi equilibri”, spiega chi segue da vicino anche le vicende del Campidoglio.
Stesso discorso vale adesso sul piano nazionale e così un paio di settimane fa è iniziato un lavoro sottotraccia di accreditamento, portato avanti da alcuni autorevoli componenti dello staff del leader pentastellato.
Lavoro fatto in più tappe che hanno decretato un avvicinamento al mondo cattolico, basti pensare alle recenti parole di Luigi Di Maio contro l’apertura domenicale dei negozi, tema molto caro alla conferenza episcopale italiana.
Parole arrivate, non a caso, dopo che Avvenire ha portato avanti un’inchiesta giornalistica a più puntate sulle saracinesche alzate all’outlet di Serravalle persino a Pasqua.
Sono da segnalare, nel ricostruire il percorso pentastellato verso il mondo cattolico, anche l’esposizione di Beppe Grillo sempre a favore di papa Francesco e infine la presenza in piazza San Pietro del candidato premier in pectore M5S nel giorno di Pasqua.
Tanti segnali che puntavano dritto all’obiettivo finale: l’intervista di Beppe Grillo sul quotidiano L’Avvenire per parlare direttamente ai cattolici.
E in più, nello stesso giorno, si espone anche il direttore di Avvenire Marco Tarquinio che al Corriere della Sera, precisando successivamente che parlava a titolo personale e non a nome dell’editore, spiega come “sui grandi temi ci sia una grande sintonia tra i cattolici e i 5 Stelle”
I grillini incassano il risultato e osservano: “In questo caso conta più il contenitore che il contenuto”.
In che senso? “In un momento in cui — viene spiegato a taccuini chiusi — il Pd accusa con insistenza il Movimento 5 Stelle di essere una forza populista, il nostro capo ottiene ampio spazio sul quotidiano dei vescovi per parlare di povertà e reddito di cittadinanza”.
E in effetti, al di là delle stoccate contro l’Unione europea, viene prestata molta attenzione a questi due temi che possono avere particolare appiglio tra i cattolici mentre sui temi etici, come il testamento biologico, Grillo rimane vago, ci gira intorno: “Il Movimento non può essere connotato ideologicamente neppure su questioni definite etiche”. Eppure gli iscritti al blog, interpellati sulla legge riguardo il fine vita, si sono espressi a favore dell’eutanasia.
Il leader pentastellato però non ne parla, forte del fatto che nelle ultime settimane, sulla scrivania della Casaleggio Associati e in mano allo stesso Grillo, sarebbe arrivato un sondaggio in cui si indica che il 21 per cento dell’elettorato dei Cinque Stelle è formato da cattolici praticanti.
Una percentuale alta, forse inattesa in queste proporzioni, che ha avvicinato due mondi – quello pentastellato e quello cattolico – che già si “corteggiavano” a vicenda da tempo. Adesso Grillo vuole ampliare questo bacino di elettori, utilizzando come si evince nell’intervista ad Avvenire toni più moderati, che si sposano bene anche con l’idea del leader di utilizzare sempre meno la piazza.
Tuttavia Luigi Di Maio, che in giornata ha rilasciato un’intervista a InBlu, il network delle radio cattoliche italiane, interpellato alla Camera precisa che “non c’è nessuna tattica nè strategia, anche perchè come vedete è stato tutto molto naturale. Ci sono stati degli apprezzamenti reciproci su una serie di posizioni. Si conducono le battaglie con le persone che ci credono”.
Anche Alessandro Di Battista interpellato dall’Ansa spiega: “Con il Vaticano siamo dei buoni vicini, ognuno con la propria autonomia. Ma vedere che le nostre linee politiche, portate avanti dal primo giorno che siamo entrati in Parlamento, sono condivise, senz’altro ci fa piacere”.
In questo modo i due frontman grillini sminuiscono la portata dell’operazione, sono stati chiamati a farlo per non scontentare tutto quel mondo laico M5S che invece potrebbe non apprezzare questo scambio di endorsement.
(da “Huffingotnpost”)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
LA SATIRA SULLE DICHIARAZIONI ANTISCIENTIFICHE DI BEPPE NEL CORSO DEGLI ANNI… MA NEL M5S SI FA STRADA UN CAMBIO DI PROSPETTIVA
Oggi Repubblica pubblica una striscia di Ellekappa che probabilmente farà arrabbiare Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle.
In essa vengono ritratti un gruppo di bambini “più felici e colorati” perchè hanno il morbillo in quello che sembra un Morbillo Party, ovvero una di quelle pratiche pericolose che consistono nell’esporre deliberatamente al contagio del morbillo i bambini sani e non vaccinati in modo da immunizzarli (una volta guariti) dal morbillo a costo zero; poi compare Beppe e chiede a uno di questi perchè non sia ammalato, arrabbiandosi perchè sospetta che si sia vaccinato.
La risposta del bambino è un florilegio di citazioni: “No, signore, ho il papilloma virus e i primi sintomi di pertosse”, comincia il bimbo chiaramente riferendosi alle polemiche su Report e i vaccini, “e la mia mamma non c’è più perchè per non far arricchire Veronesi non si faceva la mammografia”, chiude.
E qui è chiaro il riferimento alle sciocchezze dette da Grillo durante la marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza, quando il capo del M5S sostenne che «Veronesi è finanziato da chi vende macchine per le mammografie».
Una bufala ripetuta in tante occasioni e che, nonostante ciò, trovò all’epoca la strenua difesa di tanti — compreso un servizio del Tg di La7 in cui si riportavano altre parole dette il giorno prima… — che sostenevano che Grillo non avesse detto quello che aveva detto.
Nella striscia arriva a questo punto la risposta di Grillo che invita il bambino ad “andare a giocare con i topi”, un chiaro riferimento alla lettera pubblicata qualche giorno fa dal Messaggero a firma della ministra Beatrice Lorenzin in cui si raccontava di un bambino morso da un topo a Villa Gordiani.
Posto che è inutile negare che negli anni il MoVimento 5 Stelle abbia avuto un atteggiamento ostile ai vaccini, come abbiamo spiegato ricordando le affermazioni di questi anni uscite dalla bocca di senatori, deputati, eletti nelle Regioni, nelle province e nei Comuni, il M5S si arrabbierà perchè ieri in una nota i suoi parlamentari delle commissioni Affari Sociali e Igiene e Sanità hanno respinto le accuse del PD su vaccini e tutela della salute, sostenendo che sono uno strumento fondamentale di tutela della salute:
“Non siamo contrari alle vaccinazioni e le riteniamo un fondamentale strumento di tutela della salute. Abbiamo un approccio civile, che intende responsabilizzare e coinvolgere maggiormente il sistema sanitario pubblico: cittadini vaccinati sì, ma in modo consapevole. Matteo Renzi invece straparla, sa solo insultare”.
“Siamo persone responsabili ed equilibrate e per questo su un tema estremamente serio come quello dei vaccini non scenderemo sul campo di Renzi, che — accusano — fa una demagogia politica avvilente e usa la scienza come una clava”.
Una posizione che prelude a un evidente cambio di prospettiva da parte del M5S, annunciato ieri dal professor Guido Silvestri in un editoriale pubblicato dal Fatto Quotidiano: «Nelle ultime settimane sono stato coinvolto, come medico e scienziato che da 20 anni si occupa di immunologia e microbiologia, da due alti esponenti del Movimento 5 Stelle, la senatrice Elena Fattori, ricercatrice ed esperta di vaccini, e l’europarlamentare e portavoce al Parlamento europeo, Piernicola Pedicini, ricercatore clinico ed esperto di fisica medica, in una discussione sulle politiche vaccinali in Italia. […] Elena, Piernicola e io stiamo lavorando insieme su un documento che verrà presto pubblicato per chiarire — spero una volta per tutte — la posizione del M5S sul tema dei vaccini».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL CONDUTTORE E LE DIFFERENZE TRA LE DUE VERSIONI
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, scrive oggi una lettera al Corriere della Sera in cui prende
atto che il servizio è stato inteso come «contro i vaccini obbligatori» e prende atto di non essere stato «sufficientemente chiaro», anticipando l’intenzione di «fornire ogni chiarimento ai telespettatori nella prossima puntata». Ecco la lettera integrale di Ranucci:
Caro direttore,
sento il bisogno di scrivere queste righe in seguito al clamore che ha suscitato il servizio trasmesso lunedì sul Papilloma virus. Il servizio è cominciato con una grafica che specificava nei dettagli l’utilità del vaccino, nella quale abbiamo affermato che questo vaccino previene il tumore al collo dell’utero. Il programma proseguiva con un mio intervento nel quale letteralmente affermavo: «Quest’inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini, in tema di prevenzione si tratta della scoperta più importante degli ultimi 300 anni», anche se tale vaccino è consigliato, ma non obbligatorio. Specificavo poi che il tema del servizio erano le reazioni avverse, e fornito gli elementi dimostrati dall’Oms, nel centro di Uppsala in Svezia. Su tali reazioni avverse, il Mediatore europeo ha accolto il reclamo di un gruppo di ricercatori danesi del Cochrane.
Si tratta di scienziati accreditati, a cui dobbiamo il ritiro dal commercio di un farmaco a base di Sibutramina, un farmaco antiobesità , che aveva provocato decessi. Su questo reclamo accolto dal Mediatore, ha espresso la sua valutazione in contraddittorio la dottoressa Enrica Alteri,a capo del Comitato di valutazione dei medicinali per l’ Agenzia europea del farmaco. In Italia le reazioni avverse devono essere comunicate alla Farmacovigilanza, e si è scoperto che coloro che hanno reazioni avverse non sempre riescono a segnalarle. Su questo punto è stato chiesto il parere del più importante farmacologo italiano, Silvio Garattini, il quale ha confermato che il sistema della farmacovigilanza ha delle criticità . In onestà ci sembrava doveroso portare all’attenzione delle autorità competenti una mancanza di trasparenza.
Tutto questo è stato inteso come un servizio contro i vaccini obbligatori. Se è stato compreso in questo modo, prestando di conseguenza il fianco a strumentalizzazioni, significa che non sono stato sufficientemente chiaro. Di questo mi assumo ogni responsabilità , e anticipo attraverso il suo giornale l’intenzione di fornire ogni chiarimento ai telespettatori nella prossima puntata di Report. Ci tengo a ribadire l’importanza delle vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate anche perchè ho sempre fatto vaccinare i miei figli.
Benissimo.
Solo a mo’ di promemoria per Ranucci, allora, facciamo notare al conduttore di Report che quello che racconta nella lettera al Corriere non è ciò “è stato inteso” come un servizio contro i vaccini obbligatori. Per il semplice motivo che il servizio che Ranucci ha così ben riassunto nella sua letterina non è il servizio che è andato in onda. Non sappiamo se Ranucci non abbia visto il servizio o è semplicemente in malafede ma ci si chiede come mai abbia omesso, nel suo resoconto, di menzionare gli aspetti controversi del servizio.
Perchè per come la racconta Ranucci al direttore e ai lettori del Corriere effettivamente c’è poco da dire: un servizio di quel genere non sarebbe mai stato visto come un’inchiesta contro i vaccini (obbligatori o meno visto che quello anti-HPV è facoltativo).
Ma ci viene il dubbio che un servizio costruito in quel modo probabilmente non sarebbe mai andato in onda su Report.
Nell’inchiesta di Alessandra Borella ci sono infatti alcuni elementi ulteriori che convenientemente Ranucci non cita. Ad esempio curiosamente non viene menzionata l’opinione del dottor Yehuda Shoenfeld, forse a Report si sono accorti che le sue ipotesi per il momento non sono supportate da dati scientifici dimostrati?
L’unico esperto citato è Silvio Garattini che non a caso nell’intervista mandata in onda non parla di vaccini ma rileva la mancanza della replicazione dei dati e solleva il sospetto di un possibile conflitto di interessi con le case farmaceutiche.
Ed è giusto chiedere maggiore trasparenza e controllo sui dati, strano però che la stessa richiesta di controllo non si applichi anche ai ricercatori che vengono intervistati nel servizio.
Ranucci poi non menziona l’intervista a Beniamino Palmieri dove il medico dell’Università di Modena spiega di aver riscontrato partendo dal 2008 e fino al 2011 “come il 60 per cento delle ragazze vaccinate con i due classici vaccini Gardasil e Cervarix anti-HPV manifestassero delle reazioni avverse”.
Nè Palmieri nè la Borella specificano di che tipo di reazioni avverse si tratta: sono gravi?
Il contesto nel quale è inserito il contributo di Palmieri — ovvero dopo i drammatici racconti di alcune ragazze che sostengono di aver subito gravi reazioni avverse dopo il vaccino contro il Papilloma virus — lascia intendere di sì.
Questo però è scorretto sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista giornalistico. Del resto anche quando si parla dei 71 mila casi di reazioni avverse registrate dall’Uppsala Monitoring Center la cifra sembra esagerata rispetto ai dati dell’UMC (qui il link) che parla di poco meno di 40 mila casi riportati e riferisce che la maggior parte delle reazioni avverse (Adverse Event, AE) riferite sono lievi (Report non lo specifica) e che conclude:
A causal association between these AEs and HPV vaccination remains uncertain; however, given the medical seriousness of this safety concern, we believe that a more definitive study of the findings presented here is essential to ensure continued confidence in the HPV vaccine.
Un’altra cosa che Ranucci evita accuratamente di menzionare nella sua lettera è il riferimento al caso di Pasqualino Rossi: nel servizio la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Rossi — accusato di aver preso una mazzetta per non far ritirare dal commercio l’Aulin — viene presentata da Borella in un altro modo.
La giornalista di Report infatti in due occasioni ricorda agli spettatori che Rossi è stato fotografato mentre prendeva una tangente (vero) ma senza dire che era per la vicenda di Aulin e invece dicendo chiaramente:
Ora, metti tutto questo, e metti che i controllori sono finanziati dai controllati. E metti anche che chi era nel comitato di valutazione del vaccino è stato beccato mentre percepiva una mazzetta da chi doveva appunto valutare e che invece di essere cacciato via è stato promosso.
Non discutiamo qui dell’opportunità di promuovere un dirigente beccato con le mani nella marmellata (è evidente che Report ha ragione) ma l’utilizzo della vicenda per dire che EMA non funziona e che la valutazione del vaccino anti-HPV è stata condizionata da tangenti è quanto meno pretestuosa, visto che Rossi è stato arrestato, indagato e poi prescritto per un altro caso di corruzione.
Ci sono prove che Rossi abbia percepito tangenti per far approvare Gardasil o Cervarix? Anche questa volta la risposta è no. E anche questa volta Ranucci non ne parla nella sua lettera.
L’ultimo aspetto controverso è quello che riguarda l’intervista alla dottoressa Antonietta Gatti che ha spiegato agli spettatori che i vaccini sono contaminati da metalli pesanti.
Lo ha fatto utilizzando una criticatissima ricerca fatta in collaborazione con il marito Stefano Montanari, una vecchia conoscenza del mondo dell’antivaccinismo che qualche tempo fa ha deciso di lasciare la battaglia.
La Borella si è difesa dicendo che non ha intervistato Montanari: vero, ha intervistato sua moglie che ha esposto i dati della loro criticatissima e contestatissima ricerca. È da quella ricerca (link) che la Gatti snocciola le cifre sulle contaminazioni da metalli pesanti ritrovate nei vaccini Gardasil e Cervarix (due delle 44 formulazioni esaminate).
Convenientemente, oltre ad omettere il fatto che Montanari è co-autore della ricerca la Borella non riferisce che i due coniugi sostengono che il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia “è associato con casi di autismo”.
Nè Borella si preoccupa di evidenziare tutti i dubbi sulla veridicità dello studio come ad esempio la mancanza di un gruppo di controllo o di studi che mettano in correlazione la presenza di nanoparticelle con le reazioni avverse descritte all’inizio del servizio.
Questo collegamento viene lasciato allo spettatore che — oopportunamente imbeccato dal taglio del servizio — è portato a pensare che sono i metalli pesanti che contaminano i vaccini a causarle. E dal momento che la Gatti dice di averne rilevati in 44 vaccini la conclusione è che tutti i vaccini sono contaminati da metalli pesanti e che tutti i vaccini non sono sicuri.
Infine c’è il modo con cui è stato deciso di gestire il contatto con Roberto Burioni: in prima battuta Report si è giustificato dicendo che Burioni — contattato dalla redazione — non ha risposto.
Si è scoperto poi che la giornalista di Report ha mandato un messaggio privato a Burioni su Facebook il 2 gennaio e che dopo che in un commento il 16 febbraio Burioni (senza per altro sapere che Alessandra Borella è una giornalista di Report) le ha dato della capra ignorante la giornalista ha dedotto “che non fosse interessato”. Questo significa che per oltre un mese la redazione di Report non è riuscita a trovare il modo di contattare il dottor Burioni attraverso canali più diretti e sicuri ma che semplicemente ha affidato ad un unico messaggio su Facebook (uno delle migliaia che Burioni riceve al giorno) il tentativo di contatto.
Questo se non altro dà la misura di quanto a Report abbiano a cuore il contraddittorio. Ma di tutto questo Sigfrido Ranucci non chiede scusa e non ne parla e preferisce continuare a chiedersi come mai il loro servizio è stato inteso (da anti-vaccinisti e pro-vaccini) come un servizio “contro i vaccini”.
Chissà quale servizio ha visto Ranucci. Di sicuro non quello che è andato in onda. In ogni modo adesso ha un (lungo) elenco di cosine da rettificare nella prossima puntata di Report.
Visto che alla trasmissione della Gabanelli abbiamo sempre riconosciuto serietà , non dubitiamo che sarà così.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
TRA LE COMUNITA’ PIU’ NUMEROSE ANCHE CINESI E UCRAINI
Il Corriere della Sera pubblica oggi un’infografica che riepiloga i numeri delle acquisizioni di cittadinanza in Italia.
La cittadinanza italiana si acquista iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani.
La cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti (come dimostrare di avere redditi sufficienti e non avere precedenti penali).
Si può diventare cittadini italiani anche per matrimonio.
Le acquisizioni di cittadinanza nel 2015 in Italia sono state 90mila per residenza, 70mila per trasmissione o elezione e 16mila per matrimonio.
La maggior parte delle persone che ha acquisito la cittadinanza erano nella fascia d’età dai 40 ai 49 anni e ai primi posti tra i principali paesi d’arrivo ci sono due paesi europei: Albania e Romania (insieme al Marocco).
Le comunità più numerose sono, nell’ordine, quella rumena, quella albanese, quella marocchina, quella cinese e quella ucraina.
Dal 2004 al 2015 la quota di residenti stranieri con regolare permesso di soggiorno in Italia è cresciuta del 165%; 1,11 milioni sono i residenti sotto i 18 anni.
La quota di residenti stranieri è per il 52,6% in maggioranza femminile.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
LA GIOVANE RIMINESE, VITTIMA DELL’AGGRESSIONE DEL SUO EX, INTERVISTATA DA COSTANZO
Si è presentata in studio in jeans, tacchi e maglietta, con una fascia nera a tenere raccolti i lunghi
capelli. E un foulard a coprirle il volto.
A un certo punto Maurizio Costanzo le ha detto: “Se vuole può rimanere così”.
Ma la giovane ha preso coraggio: “Preferirei toglierlo”.
Applausi dallo studio dove sedevano anche il suo produttore Mauro Catalini e la mamma Gabriella. “Brava”.
Un battito di mani e molta commozione per il coraggio di Gessica Notaro che oggi, durante la registrazione della prima puntata del nuovo ciclo del Maurizio Costanzo show, ha svelato il volto sfregiato davanti alle telecamere.
La 27enne di Rimini aggredita e deturpata con l’acido dal suo ex fidanzato capoverdiano, Jorge Edson Tavares, per la prima volta ha mostrato in pubblico il suo viso: le cicatrici, l’occhio sinistro ancora bendato (è in prognosi riservata).
Gessica aveva già scoperto il volto davanti al giudice all’udienza a porte chiuse a Rimini nel processo per stalking per il quale Tavares è stato rinviato a giudizio.
“Non mi interessa incontrarlo, lui ora è niente per me. Ma sarò in aula perchè voglio che mi veda, deve sapere quello che ha fatto. Allora mi sentirò a posto”, aveva detto annunciando la sua presenza in tribunale.
Ora ha voluto far vedere a tutti, in tv, la sua condizione: i segni di una tremenda violenza, quella di chi vuole cancellare l’identità di una donna.
Il motivo Gessica lo ha sempre detto: “Voglio che si veda cosa mi ha fatto: questo non è amore”. Una vicenda che ricorda quella dell’avvocatessa di Urbino, Lucia Annibali, sfregiata da due uomini su mandato del suo ex e divenuta icona di coraggio per le donne che hanno subito violenze (“Il giorno dell’agguato mi sono ritrovata di fronte alla morte ma ho scelto la vita, e l’ho scelta per sempre”).
La puntata andrà in onda giovedì 20, in seconda serata, su Canale 5. Nel salotto di Costanzo, dove Gessica ha accettato di raccontarsi stavolta in tv, la giovane, ex miss Romagna 2007, addestratrice di leoni marini al delfinario di Rimini e cantante agli esordi, ha lamentato tra l’altro il fatto che, dopo la prima denuncia nel confronti dell’ex, che mai aveva accettato la rottura della loro relazione, la procura chiese l’arresto per il capoverdiano, ma il gip di Rimini lo negò disponendo il divieto di avvicinamento alla ragazza.
Qualche mese dopo, a gennaio, Tavares la aggredì sotto casa con l’acido. Lui ora è in carcere a Forlì. Si è sempre professato innocente, ma l’alibi è giudicato inattendibile dagli inquirenti e Gessica lo ha riconosciuto.
A chiusura delle indagini, sarà un nuovo processo – per ora è in corso quello per le accuse di stalking – a determinare la verità dei fatti e a dare risposte alla domanda di giustizia di Gessica: “Le donne quando denunciano vanno protette”.
Costanzo – spiegano dalla redazione del programma – ha invocato un intervento del ministro della giustizia Andrea Orlando per aprire un’inchiesta sulla vicenda: il ministro, intervenuto al telefono, ha spiegato di non poter entrare nel merito, dando però appuntamento a Gessica per giovedì prossimo.
“E’ la prima volta in 30 anni di Costanzo show – ha commentato il conduttore ringraziando Orlando – che un ministro trova una soluzione così immediata”.
Intanto per affrontare i costi delle cure Gessica ha aperto un conto corrente a lei intestato. Un appello per chi volesse aiutarla (IBAN IT94U0628524227CC0648113567 (causale: “per le tue cure”)
(da “La Repubblica”)
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Aprile 20th, 2017 Riccardo Fucile
THINK TANK LEGATO AL CREMLINO STILO’ UN PIANO PER INFLUENZARE IL VOTO AMERICANO
Un think tank del governo russo controllato da Vladimir Putin, Russian Institute for Strategic Studies, sviluppò un piano per influenzare le elezioni presidenziali Usa del 2016 in favore di Donald Trump e minare la fiducia dei cittadini nel sistema elettorale americano.
È quanto fanno sapere a Reuters tre attuali e quattro ex funzionari Usa, facendo riferimento a due documenti confidenziali del think tank che l’intelligence Usa ha acquisito dopo le elezioni dell’8 novembre scorso.
I documenti forniscono la cornice di quello che secondo le agenzie di intelligence Usa è stato uno sforzo intensivo da parte della Russia di interferire con il voto per la Casa Bianca. Il Russian Institute for Strategic Studies è gestito da funzionari in pensione dell’intelligence estera russa, nominati dall’ufficio di Putin.
Il primo documento, scritto a giugno e fatto circolare ai più alti livelli del governo russo ma non indirizzato a nessuno in particolare, è strategico e raccomanda al Cremlino di lanciare una propaganda sui social e sui media pro governativi per incoraggiare gli elettori Usa a scegliere un presidente che avesse una linea più soft verso la Russia rispetto all’amministrazione Obama, spiegano le sette fonti.
Il secondo documento, invece, stilato a ottobre e distribuito nello stesso modo, avvertiva che era probabile che la candidata democratica alla presidenza Usa Hillary Clinton avrebbe vinto le elezioni e, per questo, sosteneva che per la Russia fosse meglio porre fine alla propaganda pro Trump per intensificare piuttosto i messaggi relativi a frodi elettorali, in modo da minare la legittimità del sistema elettorale Usa e danneggiare la reputazione di Clinton.
(da “Huffingtonpost”)
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