Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
GIUSI NICOLINI: “DEDICO IL PREMIO A GABRIELE DEL GRANDE”… RICONOSCIMENTO ANCHE A SOS MEDITERRANEE
La giuria del Premio Houphouet-Boigny per la ricerca della pace dell’Unesco ha attribuito il
prestigioso riconoscimento alla sindaca di Lampedusa Giuseppina Nicolini e all’Ong francese SOS Mèditerranèe per aver salvato la vita a numerosi rifugiati e migranti e averli accolti con dignità .
“Da quando è stata eletta sindaco nel 2012, Nicolini si è distinta per la sua grande umanità e il suo impegno costante nella gestione della crisi dei rifugiati e della loro integrazione dopo l’arrivo di migliaia di rifugiati sulle coste di Lampedusa e altrove in Italia”, si legge nelle motivazioni.
“SOS Mèditerranèe è un’associazione europea che si occupa di portare assistenza a tutte le persone bisognose nel mar Mediterraneo”, ricorda l’Unesco.
Il Premio, istituito nel 1989, è un riconoscimento per tutte le persone, istituzioni od organizzazioni che si sono distinte per la ricerca della pace. Sono stati premiati tra gli altri Franà§ois Hollande, Nelson Mandela, Shimon Peres e Yasser Arafat.
“Dedico questo premio a tutti coloro che il mare non sono riusciti ad attraversarlo perchè ci sono rimasti dentro e in questo momento mi sento proprio di dedicarlo a Gabriele del Grande”. Ha detto a Radio Rai 1 Giusi Nicolini.
“Lui è stato il primo attraverso un sito a contare i morti nel mediterraneo, quando ancora nessuno sapeva che si moriva nel mediterraneo. Adesso è prigioniero in Turchia, pretendo che il governo del nostro paese riporti a casa presto Gabriele”, ha concluso il sindaco di Lampedusa.
(da agenzie)
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Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
OGGI I GRILLINI DIFENDONO LA TRASMISSIONE DI RAITRE, MA QUANDO LA GABANELLI CHIESE QUANTO GUADAGNAVA GRILLO CON IL BLOG PIOVVERO CONTUMELIE
Ieri il MoVimento 5 Stelle è partito in difesa della libertà di informazione e di Report in relazione alla vicenda del servizio sul vaccino anti HPV.
«Report non chiuderà a causa della censura di regime che contamina altri programmi RAI (come il TG1), il Pd impari a rispettare l’informazione indipendente», ha scritto il M5S con un lodevole intento.
Che però tende a dimenticare i precedenti tra M5S e Report; e segnatamente quanto accadde nel maggio 2013, quando Milena Gabanelli, che aveva vinto le Quirinarie dei grillini ma aveva poi rifiutato la candidatura a presidente della Repubblica, pose due domande ai grillini:
Che fine fanno i proventi del blog di Grillo?
Quanto guadagna le Casaleggio e associati dalla pubblicità sul sito?
Chissà perchè, le domande suscitarono un certo nervosismo nei grillini. Anche la postilla: “Con tre milioni di disoccupati smettetela di parlare di scontrini”, disse la Gabanelli riferendosi alle polemiche interne sulla diaria.
Il M5S (Camera) rispose alfine, replicando sugli “scontrini”, un argomento laterale della Gabanelli, senza rispondere nel merito alle due domande della trasmissione sui guadagni del blog di Grillo e della Casaleggio.
“Domanda semplice, trasparenza esige risposta”, disse all’epoca la storica conduttrice di Report.
E in un certo senso la risposta arrivò. Un servizio del TG di La7 si divertì infatti a contare gli insulti destinati alla conduttrice di Report: “Venduta!”; “Come è entrata in Rai?”; “Come può essere libera? È stata richiamata all’ordine dal PD-L?”; “Un programma di merda!”; “La Gabanelli ha fatto una marchetta al PD”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA NATO NON VA BENE, L’EUROPA NEPPURE, I TRATTATI NEMMENO, SOLO I RUBLI DI PUTIN, NOTO DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI, SUSCITANO INTERESSE
Contrasto ai trattati internazionali, via dalla Nato (forse), maggiore sovranità e ritiro delle truppe
dall’Afghanistan.
Se il Movimento 5 Stelle andrà al governo si occuperà di tutto questo. Così ha deciso la Rete e i parlamentari grillini hanno illustrato il programma Esteri in conferenza stampa.
Un programma che sembra mutuato alla Lega Nord e alle destre alla ricerca di punti in comune in chiave post elettorale, nella speranza cioè di raccogliere in Parlamento i voti del Carroccio che potrebbero permettere ai grillini di formare il governo se M5S dovesse essere il partito più votato.
Per adesso solo tanti “se”, di certo però i vertici pentastellati stanno ragionando, ormai da diversi mesi, su un programma che possa essere “compatibile”, così viene definito da diversi deputati e senatori, con quello di altre forze politiche minori “così da fare accordi in Parlamento su singoli temi”. Accordi. Guai a parlare di alleanze, anche se la sostanza non cambia.
“Se noi proponiamo più sovranità e il referendum sull’euro, come fa la Lega Nord a non votare la fiducia?”, dice un parlamentare della commissione esteri. Ragionamento che però, a livello costituzionale, potrebbe trovare più di un intoppo.
Al di là di questo, andando a leggere il programma Esteri targato M5S sin dal titolo si percepisce un’attenzione a temi cari soprattutto alla destra senza però dimenticare la sinistra.
Il ripudio della guerra, nel documento in dieci punti che riassume le posizioni del Movimento, è al secondo posto dopo la sovranità . Titolo del programma: “Un’Italia libera e sovrana. Amica di tutti i popoli. Per un Mediterraneo di pace e un futuro senza austerità “.
Quanto all’Unione europea, questa “si sta smantellando da sola” a giudizio di Alessandro Di Battista, che ricorda come le istituzioni comunitarie “non coincidono per forza con l’unione monetaria”. E comunque il big pentastellato critica una “Ue del tutto schiacciata su posizioni filoamericane”.
Il Movimento 5 Stelle attacca inoltre la politica estera italiana ed europea rivendicando il no alle sanzioni alla Russia e accusa: “Pensiamo che un mondo nuovo e multipolare possa garantire un dialogo con delle realtà con cui ad oggi non parliamo, come i paesi ‘Brics’ (Brasile Russia India Cina e Sudafrica, ndr) che rappresentano cinque miliardi su sette totali della popolazione mondiale”.
Anche sul terrorismo “serve una cooperazione reale delle intelligence, c’è il problema di come farle cooperare senza violazioni reciproche, ma la Russia è un partner in questo campo”.
Manlio Di Stefano aggiunge: “Se la Nato riuscirà davvero a cambiare, con la nostra partecipazione al cambiamento, sicuramente se ne può fare parte. Se non cambia dovremo riflettere se farne parte o meno. E questo vale anche per gli altri organi”.
In definitiva il programma M5S sembra collocare la creatura di Beppe Grillo in una scelta di netta discontinuità rispetto alla tradizione atlantista.
In sostanza, nel programma, vi è multilateralismo, cooperazione internazionale, rifiuto della guerra e delle missioni militare ad eccezione delle truppe di interposizione Onu. Tradotto in termini di missioni italiane all’estero: Libano sì, Afghanistan no. “Ritireremo le truppe quando saremo al governo”, ribadisce Di Battista.
Nel dettaglio poi M5S al governo dovrà impegnarsi “nel contrasto ai trattati internazionali come TTIP e CETA che vedono dominare le multinazionali sui prodotti locali; in una maggiore sovranità e indipendenza dai dettami di entità sovranazionali; per un’Europa che non consideri più l’austerità come un ‘valore’ da imporre a forza a paesi già indeboliti dalla crisi”.
Della permanenza o meno nell’euro se ne parlerà nel capito che riguarda l’economia, ma in auge sembra essere tornata l’idea dell’uscita dalla moneta unica.
Tema, non a caso, molto caro alla Lega Nord.
La multinazionale populista al servizio di Putin per scardinare ogni identità europea con qualche banalità pacifista per non perdere i fessi che ci credono ancora.
(da agenzie)
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Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL RE DEI PATACCARI USA FA DIRE AL SUO AVVOCATO CHE L’ALEX JONES CHE DENUNCIA I PERICOLI DEL COMPLOTTO GLOBALE E’ SOLO UN PERSONAGGIO DI FANTASIA
Se il nome di Alex Jones non vi dice nulla e pensate che InfoWars sia il titolo di un videogame allora significa che godete di ottima salute, almeno per quanto riguarda le vostre frequentazioni su Internet.
Alex Jones però è tutt’altro che uno sconosciuto: è uno dei guru del complottismo mondiale, uno che guadagna parecchie centinaia di migliaia di dollari al mese, grande esperto di cospirazioni globali (in primis l’11 settembre), Bilderberg, finti allunaggi sulla Luna, crimini e omicidi commessi dai Clinton e soprattutto false flag.
Alex Jones è solitamente quello che per primo ci spiega che l’ennesima strage (che sia Sandy Hook o Charlie Hebdo non fa differenza) è il solito false flag messo in piedi dal governo (o dal NWO) per farci credere che esista il pericolo terrorismo.
Insomma Jones è l’esperto di riferimento dal quale si abbeverano tutti gli altri indagatori dell’occulto che poi come abili amanuensi propalano le sue bizzarre teorie sull’immancabile complotto globale ai nostri danni.
Se in questi anni siete venuti — vostro malgrado — in contatto con qualche assurda teoria sul Nuovo Ordine Mondiale e i suoi loschi piani per renderci tutti schiavi è molto probabile che la fonte sia proprio il signor Jones.
In altri — come ad esempio la storia del certificato di nascita di Barack Obama — Jones è stato uno dei più attivi divulgatori di queste teorie del complotto. Anche se si considera “buon amico” di Trump che ha giovato degli articoli di InfoWars contro i Clinton e Obama, Jones non ha risparmiato critiche al Presidente come quando lo ha bacchettato per aver creduto alla messinscena del presunto attacco siriano con il Sarin a Khan Shaikhun.
Ultimamente Jones è diventato un acceso sostenitore dei populisti europei (in particolare Marine Le Pen) che difendono l’Occidente dall’invasione islamica e un feroce critico del sistema mediatico che combatte le cosiddette fake news ma che in realtà è al soldo dei potenti della Terra (un nome su tutti: George Soros) per censurare le poche voci libere come la sua.
Alex Jones però, quando non è impegnato a registrare uno dei suoi video-denuncia sul fatto che il governo stia inquinando l’acqua con sostanze chimiche in grado di rendere gay le rane o a postare sul suo sito InfoWars qualche bufala, è un uomo come tutti gli altri, un padre di famiglia con moglie e figli.
Ed è qui il problema perchè Jones, che vive ad Austin in Texas, ha divorziato dalla moglie Kelly nel 2015 mantenendo per il diritto alla custodia dei figli che infatti vivono con lui.
La moglie di Jones ha fatto ricorso davanti al giudice per chiedere l’affidamento dei figli e spiegando che ritiene che i bambini non siano al sicuro con l’ex-marito che proprio in virtù della sua attività di divulgatore di bufale.
Secondo Kelly il lavoro di Jones (perchè per lui è un vero lavoro e non un hobby) non solo non lo rende un buon padre ma rischia di esporre i tre figli a dei pericoli non necessari.
Il quotidiano locale di Austin MyStateman riporta che la battaglia legale tra i due ex coniugi ha coinvolto direttamente il sito e l’attività di Jones. A quanto pare infatti l’avvocato del famoso teorico dei complotti ha intenzione di sostenere una linea difensiva particolare: il Jones che che tutti conosciamo e che i complottisti di mezzo mondo utilizzano come fonte delle loro ricerche e indagini non è il “vero Jones” ma un personaggio che Jones ha costruito e interpreta per il pubblico.
Accusare Jones di essere pericoloso per i figli in virtù di quello che fa per vivere sarebbe come accusare Anthony Hopkins di essere un pericolo per i figli perchè ha interpretato il ruolo di Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti.
La causa è ancora in corso e non si sa se il giudice accoglierà le tesi della difesa o dell’accusa (anche perchè l’ex-moglie sostanzialmente sta chiedendo più soldi per il mantenimento) ma è divertente che di fronte alla possibilità di perdere la causa la strategia di Jones sia quella di paragonare il suo lavoro a quello di un attore che recita un’opera di finzione letteraria.
Non ci pensa a tutti quelli che credono a quello che dice come se fosse la verità ? Qualcuno potrebbe suggerirgli un’altra astutissima tecnica di difesa: dire che InfoWars non è il suo blog e qualcuno gliel’ha intestato a sua insaputa.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
IL REGISTA TOSCANO CHIEDE IL RISPETTO DEI DIRITTI: “TRATTENUTO IN TURCHIA SENZA CHE MI SIA STATO CONTESTATO ALCUN REATO”… LA RABBIA DEL PADRE: “HO CHIAMATO QUATTRO VOLTE LA FARNESINA E NESSUNO MI HA RISPOSTO”
Dopo nove giorni di silenzio, la prima telefonata alla compagna di Gabriele Del Grande, il blogger e
regista toscano arrestato in Turchia, al confine con la Siria otto giorni fa: “Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato”.
Queste le parole al telefono dalla provincia di Mugla dove si trova “in un centro di espulsione, in isolamento”.
Poi l’annuncio: “Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”. Lo ha ribadito anche parlando con alcuni amici il regista arrestato dalla polizia turca mentre documentava il dramma della gente che scappa dalla Siria.
Immediata la reazione della famiglia Del Grande, che vive sulla montagna Pistoiese. Il padre Massimo: “Che cosa dire ancora? Non lo so nemmeno io, la cosa evidentemente non è così semplice e lineare come ci era stato fatto pensare, mi chiedo a cosa servano un’ambasciata e un consolato se non riesce a sapere come stanno davvero le cose”. Così sbotta il padre di Gabriele subito dopo aver saputo della telefonata fatta oggi alle 14,30 dal figlio alla compagna Alexandra, che si trova in Grecia e ad alcuni amici. “Non ho sentito io la sua voce, so solo quello che mi è stato riferito di quel che ha detto alla compagna”, spiega il padre, secondo il quale le parole del figlio fanno pensare “a una situazione che non si sta certo risolvendo come sembrava”. Insomma rabbia e ansia.
Massimo Del Grande commenta anche la decisione del figlio di cominciare lo sciopero della fame: “Che cosa altro dovrebbe fare una persona chiusa in cella e interrogata tutti i giorni come se fosse un terrorista, solo perchè vuole dare delle notizie?”.
Il padre conclude: “Se sono arrabbiato? Certo che sono arrabbiato, oggi ho chiamato quattro volte la Farnesina è nessuno mi ha risposto”. E ancora: “Non è lì per far del male a qualcuno, lui fa lo scrittore e il giornalista, non è un terrorista, lo devono rimandare a casa, ha una moglie e due bimbi piccoli che lo aspettano”.
In serata la Farnesina ha diffuso una nota: il ministero chiede che il nostro connazionale “sia rimesso in libertà , nel pieno rispetto della legge”.
“Il ministro Alfano – si legge – ha disposto l’invio a Mugla, dove Del Grande è detenuto, del console d’Italia a Smirne per rendere visita al connazionale” mentre “l’ambasciatore d’Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963”.
Gabriele era stato bloccato al confine con la Siria lo scorso 9 aprile.
Appena prima era riuscito a mandare un messaggio alla sua compagna Alexandra (che vive ad Atene) da un cellulare non suo: diceva di essere stato fermato ma sperava in un rilascio a breve.
Cosa che non è stata così. Invece passano i giorni nel silenzio. Il ministero degli esteri italiano sta seguendo da vicino la vicenda e fa sapere che il giovane secondo le autorità turche sta bene.
Tuttavia prima di oggi, a otto giorni dall’arresto non c’erano stati contatti diretti nè con la famiglia nè con le autorità diplomatiche italiane.
Al giovane regista toscano sarebbe stato contestato, secondo alcune indiscrezioni, di essersi trovato in quei territori senza avere un permesso stampa. Ma il diretto interessato nella telefonata di oggi nega che gli siano stati contestati reati.
Quella di oggi è “la prima telefonata – rendono noto la compagna Alexandra d’Onofrio e i compagni di viaggio di ‘io sto con la sposa’ – che gli è stato concesso di fare da domenica 9 quando è stato fermato dalle autorità turche al confine nella regione di Hatay”. Il giornalista era in Turchia dal 7 aprile. Gabriele ha spiegato anche: “Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento”.
Del Grande da anni si occupa di documentare i flussi migratori nel blog Fortress Europe. In passato è stato pluripremiato per il film “Io sto con la sposa” presentato anche alla mostra del cinema di Venezia.
Negli ultimi tempi si stava occupando di raccontare la guerra in Siria dagli occhi e dalle vite di chi scappa, dalle voci di chi l’Isis l’ha vissuto sulla propria pelle.
Su Twitter la solidarietà corre lungo l’hastag #iostocongabriele. Intanto sulla vicenda interviene l’Isf Information safety and freedom (l’associazione internazionale per la libertà di stampa) con un appello affinchè “il governo turco liberi subito il documentarista Gabriele Del Grande, detenuto illegalmente da una settimana e privato di qualsiasi garanzia di difesa, tanto da dover ricorrere allo sciopero per la fame per richiedere una tutela internazionale”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA FLOTTA HA CONTINUATO A NAVIGARE PER UNA SETTIMANA NELLA DIREZIONE OPPOSTA, ALLONTANANDOSI SEMPRE DI PIU’ DAL PAESE CHE DOVEVA INTIMIDIRE
Dov’è finita l’Invincibile Armada che Donald Trump stava mandando al largo della Corea del Nord? Ha continuato a navigare, per una settimana, nella direzione opposta. Allontanandosi sempre di più dal paese che doveva minacciare, intimidire, indurre alla ragione.
Si tinge di giallo, o di farsa, il gesto imperioso con cui il presidente voleva mandare un messaggio a Kim Jong-un per costringerlo a rinunciare a nuovi test nucleari. Lo stesso Trump aveva dato l’annuncio l’8 aprile, usando proprio quel termine, “armada”, evocando gloriose gesta navali.
Era passato poco tempo dal lancio di 89 missili Tomahawk su una base militare siriana. La decisione di reagire all’escalation nucleare nordcoreana con l’invio di una poderosa flotta militare – inclusa la mega-portaerei Uss Carl Vinson – era stata recepita nel mondo intero come una conferma del “nuovo corso” trumpiano, da isolazionista a interventista in politica estera.
Gli unici a non avere ricevuto quel messaggio, a quanto pare, sono stati proprio gli ammiragli della U.S. Navy e tutti gli equipaggi della flotta in questione.
Che ha continuato per una settimana a navigare nella direzione opposta. Dirigendosi, imperterrita, verso la sua destinazione “normale”, puntando cioè verso quei mari dell’Australia dov’era attesa per un’esercitazione.
I primi ad accorgersi della sconcertante situazione sono stati i cronisti dello Huffington Post. Poi la vicenda è stata confermata ai massimi livelli, al punto che il New York Times ne ha fatto il titolo di apertura del suo sito.
Tardivamente, la flotta ha finito per seguire gli ordini del presidente. Ma con un tale ritardo, da mettere a dura prova la credibilità della Casa Bianca.
Il gesto che doveva intimorire Pyongyang non c’era stato, o non era stato trasmesso “per li rami” ai vari livelli della gerarchia militare?
O qualcuno non aveva preso sul serio quell’annuncio, all’interno del Pentagono?
Secondo le ricostruzioni dei media americani è stata la stessa U.S. Navy a sbugiardare involontariamente il proprio presidente, avendo messo sul proprio sito ufficiale le foto della portaerei Ccarl Vinson mentre attraversava lo stretto che separa le isole indonesiane di Giava e Sumatra, ben quattro giorni dopo l’annuncio della spedizione al largo della Corea del Nord.
Rivelando così che in quei quattro giorni la flotta si era allontanata, non avvicinata alla penisola coreana.
Forse ha portato sfortuna l’uso della metafora storica. Come sanno gli appassionati di storia navale, l’Invincibile Armada spagnola nonostante il nome altisonante fece una brutta fine. Salpata nel 1588, doveva partecipare all’invasione spagnola dell’Inghilterra, scortando un esercito dalle Fiandre.
Dopo una serie di disavventure e soprattutto un terribile uragano nel Mare del Nord, la flotta dovette battere in ritirata con un terzo delle navi colate a picco.
(da “La Repubblica”)
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