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A BORDO DELLA NAVE AQUARIUS: “NON ABBIAMO CIBO PER ARRIVARE A VALENCIA, LE SCORTE STANNO FINENDO”

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

CHI E’ QUEL DELINQUENTE CHE NON HA NEANCHE PROVVEDUTO A RIFORNIRE DI VIVERI LA NAVE?… MALTA SI OFFRE DI RIFORNIRLA, L’ITALIA NON PERVENUTA

“Le scorte di cibo finiranno stasera, per raggiungere il porto di Valencia servono due giorni, forse tre di navigazione. No, “in questo momento non è la soluzione ideale”, scandisce Alessandro Porro, mentre sta attento a non calpestare – “con le mie scarpe antinfortunistica”, aggiunge – i piedi nudi dei passeggeri ammassati sul ponte dell’Aquarius.
La notizia della disponibilità  della Spagna ad accoglierli, a bordo della nave bloccata in mare da ieri in seguito alla decisione del ministro Salvini di chiudere i porti italiani, è appena arrivata.
“Per ora via social, da Roma non abbiamo avuto nessuna conferma – spiega ad HuffPost Porro, soccorritore per SosMediterranee. Astigiano, trentotto anni, è al terzo imbarco sull’Aquarius, “e mai avrei immaginato di trovarmi in questa situazione. Troppo spesso ci si dimentica che dietro ai vari discorsi che riguardano le attività  della nostra nave, delle Ong e del soccorso in mare, ci sono persone”.
In questo caso 629 migranti, di cui 88 donne – 7 incinte – e 123 minorenni, in gran parte non accompagnati. “Abbiamo pazienti disidratati, ustionati da carburante e una persona che necessita probabilmente di un intervento chirurgico – prosegue Porro – le condizioni sanitarie sono generalmente buone, non c’è necessità  di evacuazioni immediate, ma si tratta di persone che hanno bisogno di un intervento sanitario, anche tenendo presente che cinquanta hanno rischiato di affogare”.
E le scorte di cibo – cibi disidratato altamente calorico – sono al limite.
“Finiranno stasera – sospira Porro – per l’acqua non ci sono grossi problemi, perchè la nave ha una buona autonomia”.
Chiediamo se sono arrivati aiuti e la risposta è no – “al momento non sono arrivati rifornimenti, navi, altri contatti dall’esterno”.
Malta ha annunciato la sua disponibilità  a rifornire la nave. L’Aquarius è ferma in mezzo al mare. Dirimpetto il muro invisibile, eppure invalicabile, innalzato dai Paesi, prima l’Italia poi Malta, che non hanno voluto accoglierla.
Ora, salvo nuove indicazioni, la nave col suo carico punterà  verso la Spagna per attraccare a Valencia. Si è deciso così dopo chissà  quanti, e quali – viene da pensare – trattative e negoziati.
Di questo, a bordo dell’Aquarius non sono arrivati neanche i riverberi, “non ho idea del livello negoziale”, conferma Porro. Negli occhi, nelle orecchie, sotto il sole caldo che sembra già  estate inoltrata, riverbera l’ebano della pelle, la pista delle schiene di donne e uomini, adulti e bambini, vite sospese in alto mare, tra Malta e l’Italia, in attesa di un approdo.
Vi hanno chiesto che fine faranno? “Sì, alcuni sì, hanno iniziato a domandarlo”. Tanti cantano, pregano, altri dormono. Cosa vedi, in questo momento, Alessandro? “Sul ponte, in questo momento, ci sono tantissimi giovani, tantissime giovani donne – scandisce Porro – vedono un mondo che è possibile. Spesso la gente quando torno a casa mi chiede che futuro avranno queste persone è la mia risposta è che possono almeno immaginare di costruirsi un futuro, perchè da dove arrivano un futuro probabilmente non ce l’avrebbero”.

(da “Huffingtonpost”)

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“CHI ODIA I MIGRANTI E’ PERCHE’ CI RITROVA SE STESSO”: INTERVISTA ALLO SCRITTORE CATOZZELLA

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

NEI SUOI LIBRI UNA VISIONE DIRETTA DELLE TRAGEDIE DELLE MIGRAZIONI… DURI GIUDIZI SU M5S, MINNITI E SALVINI

Giuseppe Catozzella, scrittore, 41 anni, ha creato un caso editoriale nel 2016 con Non dirmi che hai paura, romanzo in cui raccontava la storia vera di un’atleta somala che muore in mare cercando di raggiungere e partecipare alle Olimpiadi di Londra. Un’opera che gli ha valso non solo sperticati elogi da parte della critica, ma anche la nomina di ambasciatore Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati.
Il nuovo libro che sta presentando in giro per l’Italia, E tu splendi, cerca ora di affrontare il tema delle migrazioni dal punto di vista dell’accoglienza e dell’integrazione.
Viste proprio in un luogo dove è più difficile realizzarle; un piccolo paese della Basilicata, dove una famiglia di immigrati cerca di sconfiggere la diffidenza della popolazione locale grazie all’aiuto di un giovane ragazzo italiano che la prende in simpatia.
Anche stavolta è arrivato il successo: E tu splendi è in classifica da otto settimane ed è in ristampa per la quarta volta. Proviamo insieme a lui a capire come affrontare, sia a livello italiano sia europeo, questa tematica di attualità  così stringente.
Ha scritto che l’Italia oggi è “un Paese dalla mentalità  asfittica”. Che cosa intende? E siamo sempre stati così o lo siamo diventati? E se lo siamo diventati, quando è avvenuto, come, perchè?
Lo siamo sempre stati, fin dall’Unità , credo. Siamo un paese contadino e segnato dalla miseria che non ha conosciuto la “rivoluzione” borghese o liberale, al contrario dei grandi Stati nazionali europei, cioè non è mai stato in grado di costruirsi una identità  culturale e collettiva, e un disegno del futuro slegato dalla materia, dalla terra, dal bisogno. Abbiamo conosciuto un benessere economico per pochi decenni, dalla fine del secondo dopoguerra fino a una decina di anni fa. Ma in mancanza di strutture culturali diffuse, di un senso collettivo di nazione e partecipazione e di uno slancio culturale verso il futuro, non abbiamo potuto che interpretare e utilizzare quel breve benessere in chiave privata, familistica, materialistica. L’italiano ha imparato che il tertium non esiste, che la Giustizia non esiste, che per sopravvivere occorre “fottere” il prossimo e lo Stato, perchè lo fanno tutti, Stato incluso. Che non vige la certezza della pena ma l’unica certezza che più gravi per la collettività  saranno i reati e meno verranno puniti.   Da questo non può che risultare un paese asfittico, senza aria, senza visione, senza speranza e, di fatto, senza futuro, visto che anche l’emigrazione non si è mai fermata e anzi è aumentata negli ultimi anni (ricordo infatti che lo scorso anno 180.000 ragazzi italiani hanno lasciato l’Italia per trovare un lavoro degno di loro). Domina una visione chiusa, gretta, aridamente materialistica, utilitaristica all’eccesso: la guerra di tutti contro tutti, dei poveri contro i poveri.
Oggi il “senso comune” in Italia non è certo aperto nei confronti dell’accoglienza e dei migranti. Non era così, fino a pochi anni fa. Di chi sono le maggiori responsabilità ?
Non era così forse finchè a ricevere migranti o stranieri erano principalmente i Paesi che hanno conosciuto la rivoluzione degli Stati nazione, i Paesi ricchi quindi: Francia, Inghilterra, Germania, USA su tutti. Fino a pochissimi anni fa gli emigranti veri eravamo noi italiani, e come ricordavo prima stiamo tornando ad esserlo. In Australia siamo i “wog”, in America i “wop”, termini più che dispregiativi. Adesso che a ricevere stranieri siamo anche noi, non siamo preparati. Non siamo pronti culturalmente. E non lo siamo nemmeno economicamente. Non abbiamo una visione del futuro per noi, figurarsi per i nuovi arrivati.
Questo genera un sentimento presente e vivo nelle fasce meno avvantaggiate della popolazione, ovvero la grande maggioranza. Se questi sentimenti privati, intimi, di insicurezza e invasione vengono poi alimentati ad arte da chi detiene il megafono, ovvero politica e media, che usano slogan per atterrare spettatori o clic, allora accade che un sentimento di vergognoso rancore privato ottenga un riconoscimento pubblico, e questo è molto pericoloso. La vergogna privata facilmente si trasforma in appartenenza, in orgoglio. E da lì in diritti negati, in un nazionalismo negativo, privo di un vero disegno culturale costruttivo. E poi in odio. Odio sociale, collettivo.
Questo “senso comune” impaurito e quindi xenofobo si può ribaltare secondo lei? E come? Quali sono le caratteristiche e i perimetri di questa battaglia culturale?
È difficilissimo. Se la battaglia è culturale, come lo è, allora è già  quasi persa in partenza. Stiamo parlando di un Paese, il nostro, dove pochissimi leggono (1 su 10), e dove molti, moltissimi sono ancora analfabeti o analfabeti funzionali. Le battaglie culturali da noi non funzionano, perchè il senso comune italiano è pre-culturale o addirittura anti-culturale. Questo non significa che bisogna arrendersi, certo. Significa solo che è molto difficile. Occorre più di tutto una grande politica indirizzata alla Scuola. Lì si gioca ogni cosa. Copiamo la Francia se non abbiamo idee. Ma quei soldi che ci sono vanno messi nella Scuola e nei libri.
Il suo ultimo romanzo, E tu splendi, affronta il tema della difficile integrazione di un gruppo di africani in Italia, più precisamente in un piccolo paese del Sud. Quali sono oggi gli ostacoli culturali principali per l’integrazione? E quali?
Lo straniero, ad un popolo come noi italiani, attiva una reazione molto intima e che vogliamo rimuovere: un senso di vergogna. Vergogna perchè, data la nostra storia rurale di miseria e di immigrazione, lo straniero ci porta necessariamente a riconoscerci in lui. Di fronte allo straniero penso: questo sono io. Perchè se non sono migrati i nostri genitori, i nostri nonni o i nostri bisnonni, magari siamo migrati noi, o i nostri figli. Tutto ciò, unito ad un presente di povertà , genera quel senso di odio collettivo di cui parlavo anche prima. Tutto questo impedisce una risposta razionale al più grande fenomeno del nostro tempo, che è quello delle migrazioni. Che pure conosciamo molto bene perchè ha visto e vede protagonisti gli italiani per primi.
Cosa ne pensa del caso del sindaco di Riace, Domenico Lucano, e delle sue politiche di integrazione che hanno fatto parlare tutto il mondo? E’ un modello che potrebbe essere applicato anche in altre parti d’Italia e d’Europa?
Secondo me sì. È naturale che ogni territorio, ogni comune ed ogni regione abbiano proprie caratteristiche geografiche, storiche, economiche e sociali. Ma io credo che quell’esempio sia non solo illuminato ma anche, in un certo senso, avanguardia. Se uno smette di guardare soltanto nel breve raggio delle prossime elezioni politiche, o al breve o lungo destino dell’azienda privata in cui lavora, e inizia a guardare con una gittata più lunga a quello che sarà  di necessità  il “tessuto” del mondo dentro e dopo questa enorme era di spostamenti globali, quello che vede è giocoforza un genoma sempre più misto, un arricchimento della complessità  culturale e sociale. I movimenti, le migrazioni, i Viaggi non si possono fermare. Non è mai stato possibile, e mai lo sarà . Chi dice il contrario è un truffatore oppure un cattivo osservatore della complessità  della nostra epoca. Mantenendo fermo il dato della necessità  delle migrazioni, occorre un disegno per strutturarle. Quello di Riace mi pare un disegno coraggioso e pionieristico: occorre studiarlo e capirne per bene le ragioni del successo, perchè è un disegno non soltanto bello, ma necessario.
In uno dei suoi ultimi post sulla tua pagina Facebook commenta l’omicidio di Soumayla Sacko scrivendo che in E tu splendi non hai inventato nulla. Puoi spiegare questo parallelo tra realtà  e fiction, anche a chi non ha ancora letto il tuo libro?
In ‘E tu splendi’ racconto, attraverso la voce di un bambino alla storia di un gruppo di bambini, cosa succede in una piccola comunità  (in un paesino di 50 case di pietra arroccato sulle montagne del profondo sud), un posto da cui tutti sono sempre emigrati, se proprio li’ arriva una piccola famiglia di sette stranieri, compreso un bambino. La comunità  si spacca in due, il prepotente proprietario terriero usa gli stranieri per abbassare le paghe a tutti, si genera una vera e propria guerra tra poveri e miserabili e quelli ancora più poveri. Fino a un punto di non ritorno. Questo è esattamente quello che è successo a Rosarno, dove per altro recentemente sono stato proprio a presentare questo romanzo in Comune, alla presenza delle istituzioni e di molti professori. Mi ci ha portato uno dei migliori librai d’Italia, un uomo coraggioso: Nunzio Belcaro della libreria Ubik di Catanzaro.
In questi giorni, la domanda che mi viene fatta più spesso, come del resto anche quando scrissi Non dirmi che hai paura e anche Il grande futuro, è: “Come hai fatto in un romanzo ad anticipare gli eventi?”. Rispondo che è proprio questo il ruolo di uno scrittore nel 2018, se ancora ne ha uno, a mio modo di vedere: “sentire” lo Spirito del mondo, come si diceva nell’Ottocento, e trasformarlo in una storia.
L’ultimo ministro degli interni del Pd, Marco Minniti, ha messo in pratica politiche molto dure verso i migranti, di fatto facendo rinchiudere migliaia di loro nei lager libici. Come giudica queste politiche? Un necessario adeguamento della sinistra alla “real politik” o un cedimento valoriale che snatura la sinistra stessa?
Sono politiche sconsiderate, innanzitutto da un punto di vista umano. Di fronte al più grande fenomeno del nostro tempo, decine di milioni di persone che si spostano contemporaneamente in un anno (l’anno scorso si sono spostate 65 milioni di persone), non dobbiamo mai dimenticarci che nessuno lascia il proprio paese, i propri familiari, i propri amici, i propri amori se non è costretto, e che spostarsi verso condizioni di vita migliori è un diritto universale alla nascita, fino a prova contraria. Chi scappa dal proprio paese è innanzitutto un uomo, un essere umano, che ha diritto alla vita. Non può essere punito perchè cerca di migliorarla, sarebbe inumano. Ogni decisione e azione, politica e non, che non considera ognuna delle persone che si spostano (compresi i ragazzi e le ragazze che vanno a studiare o lavorare negli USA o nel Regno Unito) come esseri umani dotati di diritti universali alla nascita è inumana e aberrante.Quando la sinistra decide di fare la destra per guadagnare voti li perde drasticamente, e tutti, se continua. Ogni originale, anche il peggiore, è meglio di una copia, lo scrivono anche i ragazzini sui social. Come fanno i cosiddetti capi politici a non saperlo? Quanto ciechi devono essere per aver dimenticato la propria identità , il proprio passato e quindi il proprio futuro?
Infatti alle elezioni l’originale è stato preferito all’imitazione. E Matteo Salvini è oggi tra i leader più popolari del Paese. Cosa pensa di lui? Come spieghi la sua popolarità ? Le fa paura la sua ascesa al Viminale? Con quali argomentazioni e con quali forme la sinistra può contrapporsi a lui?
Salvini è un uomo nato con la tv (anche di Berlusconi), ed è un uomo molto ambizioso. E’ un uomo disposto a vendere la propria dignità  di pensiero per i voti. È personaggio da slogan, sa che la coerenza e la dignità  ormai non portano nulla e la loro assenza viene perdonata dai risultati. Fa leva su un partito che è nato come protesta, perfetto per i tempi di oggi. Un partito che ha rubato molto, dimostrandosi il perfetto partito di Palazzo, ma per ricordarselo ci vorrebbe memoria collettiva, che è stata smagnetizzata in qualche hard disk esterno.
Non credo però che lui, che a pochi giorni dall’insediamento al Viminale continua a spararle grosse per i suoi elettori, possa fare molti danni. In Italia il Palazzo vince sempre. Ti schiaccia. E se non lo fa il Palazzo italiano lo farà  quello Europeo. Il fatto di non poter tradurre in realtà  mere promesse elettorali, se da un lato è un bene, lo porterà  però a una esasperazione di slogan, persino da ministro di governo: temo che l’odio crescerà  ancora.
E cosa pensa dell’atteggiamento del M5s sui migranti? Al Parlamento europeo hanno spesso votato con la sinistra per l’accoglienza, però poi Di Maio ha attaccato i “taxi del mare” e ha firmato il contratto con la Lega che prevede espulsioni di massa…
Credo che occorra separare, per il M5S come per ogni partito, quello che si dice da quello che si fa. La politica non è il territorio dell’accordo tra il dire e il fare. Le persone dignitose (e per dignità  intendo la sua base materiale: fare quello che si dice e dire quello che si fa) le troviamo casomai in altri settori. Però riguardo il M5s credo che, come su altri punti, anche su questo da un lato ha   intelligentemente cercato mediazioni (soprattutto elettorali) alle opposte ideologie cristallizzate di destra e sinistra; dall’altro, bisognerà  vedere come si incarnerà  questa strategia elettorale da “terza via” in un governo con la Lega. Come dicevo prima, credo però alla fine che il Palazzo schiaccerà  tutto, come ha sempre fatto. Da noi per battere il Leviatano ci vogliono ancora molte generazioni.
M5s e Lega hanno parlato molto del “business dell’immigrazione”. Lei ritiene che l’accoglienza in questo Paese venga gestita adeguatamente? Quali sono gli errori, quali i margini di miglioramento non solo per i migranti, ma anche per una maggiore accettazione da parte degli italiani?
Io posso parlare di quello che ho visto con i miei occhi, occupandomi del più grande fenomeno dei nostri tempi ormai da più di 10 anni. E ho visto una grande quantità  di organizzazioni, di strutture, una grande rete sul mare e a terra, che non dimentica che chi scappa dal proprio paese è innanzitutto un uomo che ha diritto alla vita. Tutta la campagna politica e mediatica volta a sdoganare un pensiero ostile nei confronti dei migranti e di chi si sposta per me è aberrante. Chi ha in mano il megafono vince. Ormai ci siamo abituati all’idea che dietro le migrazioni ci sia del marcio. E che quindi tutto vada gettato a mare, persone incluse. No. Non è così. Questo è malato. Nessuno può morire in mare così come in terra, se scappa da casa sua, o anche se decide di spostarsi per povertà . È stata anche inventata una categoria ridicola come quella dei “migranti economici”, che non avrebbero diritto di spostarsi come chi invece scappa dalla guerra. E perchè mai? Avete conosciuto le carestie dell’Africa orientale? Io sì, e posso assicurare che lì non ci puoi rimanere. E hai diritto a non morire, se sei forzato ad andartene. Poi, di certo ci saranno mele marce e persone o qualche organizzazione che non fa il proprio lavoro come dovrebbe: punire, rimuovere, agire in questi casi, allora.
Che cosa dovrebbe e potrebbe fare l’Europa? Cosa pensi del trattato di Dublino, che di fatto delega ai soli paesi affacciati sul mediterraneo tutta la questione?
Va cambiato. Le migrazioni sono, come ho già  più volte detto, il più grande fenomeno del nostro tempo. Per questo tutta l’Unione Europea deve farsene carico, è suo dovere costitutivo non lasciare tutto nelle mani di uno, due o tre paesi, quelli che hanno lo sbocco sul mare e i confini più permeabili. Come ho già  più volte detto la responsabilità  di queste decine di migliaia di morti dentro e fuori il mare Mediterraneo è dal mio punto di vista tutto a carico di chi non vuole facilitare questi Viaggi epici, e quindi anche a carico dell’Unione Europea che ancora oggi nel 2018 non riesce a organizzare corridoi umanitari per lasciare viaggiare in tranquillità  e raggiungere la propria destinazione queste persone. Si vuole lanciare il messaggio che è meglio non partire. Ma di fronte alla guerra, alle carestie e a una schiacciante povertà  non c’è scelta. Più volte ho parlato con ragazzi che hanno fatto il viaggio e mi hanno detto che preferivano una morte possibile durante il viaggio a una morte certa in casa loro.
Si parla spesso, sia a destra sia nel Pd, di “aiutarli a casa loro”, in particolare con riferimento ai migranti economici. Cosa ne pensa? Gli investimenti nei Paesi interessati possono aiutare a far decollare le economie? La cooperazione internazionale può giocare veramente un ruolo? E quale? E comunque, questo può bastare o le migrazioni sono un fenomeno globale irreversibile?
Prima di tutto questo, occorre smettere di alimentare le guerre nei loro paesi che li costringono a fuggire. L’Occidente è disposto a rinunciare a molti soldi per far cessare le guerre in Africa e Medio Oriente? Si prenda un caso recente, e quindi più comodo per la memoria: la Siria. Abbiamo forse ancora in mente gli aerei Usa che bombardano. Bene, in 7 anni quella guerra, che anche l’Occidente non ha mai smesso di alimentare, ha prodotto milioni di migranti. Vogliamo che non partano? Prima di pensare alle loro economie pensiamo a smettere di fare la guerra a casa loro.

(da “L’Espresso”)

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COME HA PRESO IL M5S LA BATOSTA DELLE AMMINISTRATIVE

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

PER DI MAIO E’ COLPA DEL FATTO CHE “C’ERANO TROPPE LISTE”… MA LA BASE COMINCIA AD APRIRE GLI OCCHI

In Italia, si sa, nessuno perde le elezioni. La tornata delle amministrative del 10 giugno non fa eccezione: anche se a trionfare è stato il Centrodestra a trazione leghista il M5S non ha certo brillato.
Anzi al Sud, dove il MoVimento 5 Stelle il 4 marzo aveva stravinto (ricordate la cartina dell’Italia divisa in due?) la coalizione di centrodestra ha conquistato piazze importanti come Catania.
Ciononostante per il Capo Politico del M5S si rifiuta di raccontare ai suoi la realtà  dei fatti.
La colpa, scrive Luigi Di Maio, è colpa del fatto che il partito di Grillo e Casaleggio “si è presentato da solo in tutti i comuni contro coalizioni di decine di liste”.
Come già  dopo la sconfitta in Molise il MoVimento cerca di far passare una legge elettorale costituzionale come antidemocratica.
In parole povere i 5 Stelle non vincono non perchè non prendono un numero sufficiente di voti ma perchè gli altri partiti si coalizzano e raccolgono più consensi.
Il che è proprio quello che deve fare un partito politico che ambisce a rappresentare la maggioranza dei cittadini (garantendo una pluralità  di voci in seno al consiglio comunale o alla giunta).
Ma se dopo le regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia i 5 Stelle potevano ancora criticare il sistema delle coalizioni (tutto alla luce del sole visto che i vari partiti e liste civiche devono per forza appoggiare un candidato sindaco) da una posizione di malintesa superiorità  morale oggi le cose sono cambiate.
Forse Luigi Di Maio non e ne è ancora accorto — e di sicuro non se ne sono resi conto i grillini — ma oggi il M5S governa in coalizione con un altro partito.
Ancora peggio: con un partito contro il quale si era presentato alle elezioni.
E’ impossibile non notare il flop di Roma dove il M5S è escluso dai ballottaggi al III e all’VIII Municipio (dove aveva la maggioranza appena due anni fa).
Come è impossibile non accorgersi che a fronte del “clamoroso” successo del MoVimento 5 Stelle a Ripacandida (Basilicata) il Centrodestra nel frattempo ha quasi raddoppiato il risultato delle precedenti amministrative.
Nei commenti gli integerrimi difensori della democrazia spiegano che le elezioni comunali sono diverse perchè si votano “parenti e amici” e perchè c’è troppo clientelismo (trivia: alle politiche si è votato anche per i candidati all’uninominale). Ma cos’è il clientelismo per un elettore del M5S?
Non l’elargizione di favori a “parenti e amici” ma il presentarsi “dietro sei liste di coalizione”.
Nessuno ha chiesto (o obbligato) il M5S a presentarsi da solo alle urne.
Se le regole del gioco democratico consentono di correre una gara in staffetta e una squadra sceglie di correre tutte le frazioni da sola non si può certo dare la colpa agli altri contendenti.
Sarebbe invece opportuno riflettere sulla geniale strategia pentastellata. Il più importante partito politico a livello nazionale non sa interpretare le regole a suo vantaggio e finisce per non avere quasi nessuna presenza sul territorio al di là  di alcune fortunate eccezioni. Ma per il M5S non è un problema, loro la classe dirigente la selezionano in un altro modo.
Per alcuni elettori del M5S sorprendentemente la colpa è di Roberto Fico (il “boldrino” del M5S) e del fatto che il partito non ha appoggiato con abbastanza convinzione la linea dura di Salvini sui clandestini.
«I terremotati nelle tende e lui [Fico NdR] va ad abbracciare i clandestini e appoggia le Ong?» scrive un elettore indignato dal buonismo fichiano.
E un’altra elettrice rincara la dose avvertendo i possibili “sgambetti” del “gruppo” di Fico; «noi siamo con Salvini» conclude senza probabilmente accorgersi che Noi con Salvini è uno dei partiti satellite della Lega.
Ma gli elettori del M5S sono fatti così: non vogliono allearsi con nessuno per paura di inciuci ma quando perdono il motivo è che non sono stati abbastanza vicini alle posizioni dell’avversario. Ovviamente tra la copia e l’originale alle amministrative i votanti hanno scelto il Centrodestra.
Di Maio sembra sempre di più un John Belushi nella famosa scena dei Blues Brothers; solo che la scusa delle coalizioni non regge più. C’è chi prende coraggio e accusa la leadership del partito di stare facendo gravi errori.
Altri lamentano che nei piccoli comuni gli attivisti siano lasciati soli; senza aiuti economici (ah, magari ci fossero i rimborsi delle spese elettorali), organizzativi e morali.
A quanto pare lo show di piazza con annessa visita del parlamentare famoso non basta più. Per fare politica a livello locale bisogna lavorare sodo, bisogna saper fare politica.
C’è chi chiede le dimissioni di Di Maio (ma non a causa della sconfitta) e chi invece accusa la dirigenza del partito di aver fatto resuscitare il centrodestra.
Con queste prospettive sarà  molto divertente vedere cosa succederà  alla coalizione di governo (quella del “contratto”) il giorno dopo il voto per il rinnovo dell’Europarlamento.
Ma di sicuro per Di Maio sarà  colpa dell’Europa.
La situazione nel frattempo è quella di un partito di governo che a livello locale è quasi del tutto inesistente. Qualcuno dovrà  spiegare come mai a Vicenza e a Siena (città  simbolo della lotta contro i favori alle banche) il MoVimento 5 Stelle non si è nemmeno presentato.
Qualcuno si è reso conto che alle amministrative i cittadini votano la persona e non il simbolo, un bel problema per il partito dell’uno vale uno.
E così mentre la Lega riconquista Catania, Treviso e Vicenza e il Centrosinistra vince a Brescia, Paola Taverna festeggia la vittoria a Crispiano (13mila abitanti) a Castel Di Lama (ottomila abitanti) e nella strategica Ripacandida (poco più di mille abitanti in provincia di Potenza).
Sul Blog i toni sono trionfali: Davide continua a vincere contro Golia. E sono ormai dieci anni che il M5S continua a vincere a livello locale contro Golia, eppure di sindaci a 5 Stelle non ce ne sono poi così tanti.

(da “NextQuotidiano”)

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ERA L’ITALIA CHE DOVEVA FAR ATTRACCARE L’AQUARIUS, SALVINI E TONINELLI HANNO VIOLATO LA LEGGE, ECCO LE PROVE

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

I PROFUGHI ERANO STATI SOCCORSI DALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA E POI “TRASBORDATI” SULL’AQUARIUS, QUANDO AVREBBERO DOVUTO ESSERE SUBITO POSTI IN SALVO, DA QUI LA COMPETENZA ITALIANA, HA RAGIONE MALTA… MA QUALCUNO HA TENUTO ALL’OSCURO GLI ITALIANI, ORA ASPETTIAMO CHE LA MAGISTRATURA INDAGHI

Grazie alla guida dell’avvocato del popolo Giuseppe Conte e alla fermezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini l’Italia finalmente sta riprendendo il posto che le le spetta al centro del Mediterraneo.
Mare nostrum come lo chiamavano i latini; ma è preferibile non ricordare questa espressione perchè richiama alla memoria proprio missioni di salvataggio dei migranti.
Per affermare la nostra sovranità  sulle acque del Mediterraneo centrale il governo non ha trovato nulla di meglio che dichiarare “guerra” a Malta. La cosa non deve stupire più di tanto, da sempre il nostro Paese ha saputo scegliere nemici all’altezza delle sue capacità .
Ecco quindi che l’arcipelago maltese, con i suoi 400 mila abitanti e 316 chilometri quadrati di superficie, diventa così una vera e propria minaccia per la sicurezza delle coste italiane.
Salvini ha già  sfoderato la sua migliore faccia da guerra per far capire che d’ora in poi nessun migrante o richiedente asilo potrà  sbarcare sulle nostre spiagge e nei nostri porti.
Il ministro dell’Interno dice #chiudiamoiporti, ma avrebbe dovuto essere il collega del dicastero alle Infrastrutture Danilo Toninelli a ordinarlo.
Ora già  di per sè è ridicolo che la quinta economia del mondo, uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, una nazione da sessanta milioni di abitanti si metta a dare battaglia con Malta.
Non perchè Malta è un paese insignificante ma perchè Malta non rappresenta la soluzione ai problemi migratori. Problemi che riguardano tutta l’Unione Europea, con particolare attenzione ai paesi del “gruppo di Visegrad” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) che continuano a rifiutare il meccanismo di ripartizione dei rifiugiati (lasciandoli di fatto in Italia e in Grecia).
Chi ha la competenza sulle persone a bordo della Aquarius? L’Italia.
Rispetto a quelle persone tratte in salvo al largo delle coste della Libia (che non ha un’area SAR di sua competenza) e che ora sono a bordo della nave Aquarius di SOS Mediterranèe era l’Italia a doversi assumere le sue responsabilità .
Il 10 giugno infatti l’account Twitter della Ong dava conto delle operazioni di soccorso della giornata spiegando che la nave aveva preso a bordo 400 persone “salvate in precedenza dalla Marina Militare italiana, dalla Guardia Costiera italiana e da imbarcazioni mercantili”.
Inoltre tutte le operazioni di salvataggio in mare sono state effettuate sotto il controllo del centro di coordinamento della nostra guardia costiera che è responsabile per la gestione dei soccorsi nell’area SAR al di fuori delle acque territoriali libiche.
Ci si potrebbe chiedere come mai la nostra Marina Militare e la Guardia Costiera abbiano trasferito a bordo della Aquarius i migranti che avevano salvato.
Dal momento che sono stati gli italiani a gestire e coordinare le operazioni di soccorso è il MRCC di Roma a dover gestire le operazioni di approdo e di sbarco.
In base al famoso codice di condotta sottoscritto tra le Ong e l’Italia le organizzazioni umanitari sono tenute a completare l’operazione di salvataggio sbarcando le persone soccorse in un porto sicuro sotto il coordinamento del MRCC competente.
In questo caso è l’Italia ad avere il coordinamento delle operazioni, come si evince dai tweet di Aquarius.
Malta dal canto suo fa sapere tramite una nota del presidente Joseph Muscat che l’Italia «sta andando contro le regole internazionali e, con il suo atteggiamento, sta rischiando di creare una situazione pericolosa per tutti: Malta sta rispettando le regole internazionali e, quindi, non può fare attraccare la Aquarius». Malta, che ha una sua area SAR, non ha quindi la competenza specifica su questa operazione di salvataggio.
Questo non in base ad una ripicca dei maltesi ma in base al diritto internazionale, lo stesso richiamato da Toninelli nel suo tweet.
Ma non funziona così, perchè l’evento di soccorso è iniziato prima, in un’area SAR di competenza italiana e sotto il coordinamento della MRCC di Roma (che dipende proprio dal dicastero di Toninelli).
Il fatto che alcuni dei 600 migranti siano stati tratti in salvo da unità  della marina italiana è un’ulteriore prova del che quelle persone siano una nostra responsabilità .
Di fatto, e in base al diritto internazionale Malta ha ragione: è l’Italia a dover farsi carico delle procedure di soccorso.
A dirlo non sono i buonisti ma la Convenzione di Amburgo del 1979 e la Convenzione Solas: che prevedono che lo sbarco avvenga nel paese che ha coordinato i soccorsi: l’Italia.
In queste ore circolano numeri che fanno vedere come in rapporto alla popolazione residente Malta stia già  facendo la sua parte.
Ma non è quello il problema. Il punto è che le leggi e i trattati internazionali sottoscritti dall’Italia danno ragione alle autorità  de La Valletta e torto a Roma.

(da “NextQuotidiano”)

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CONTE RINGRAZIA SANCHEZ PER IL “GESTO DI SOLIDARIETA'”: QUANDO FARA’ LA VOCE GROSSA CON IL RAZZISTA ORBAN CHE NON ACCOGLIE LA QUOTA DI PROFUGHI CHE GLI SPETTA?

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL RE TRAVICELLO AD AMATRICE HA IL CORAGGIO DI PARLARE DI GESTI DI SOLIDARIETA’, QUANDO GUIDA UN GOVERNO INDEGNO E INCAPACE DI MANIFESTARLA

Il presidente del Consiglio dei Ministri, l’avvocato professore Giuseppe Conte, oggi era in vista ad Amatrice sui luoghi devastati dal sisma del 2016. Il premier però si è rifiutato di rispondere alle domande dei cronisti sulla delicata situazione in corso in queste ore nel Mediterraneo al largo delle coste maltesi e italiane.
Conte ha dichiarato che sulla questione «Mi aggiornano, non sono qui per parlarne, sono qui per portare gesti di solidarietà ».
Non sfuggirà  che portare “gesti di solidarietà ” non è un impegno poi così gravoso da impedire di dimostrare un’altra forma di solidarietà  nei confronti di coloro che sono a bordo della nave Aquarius
A quanto pare però il presidente del Consiglio è un po’ come John Wayne (del quale una vecchia battuta dice che non fosse in grado di andare a cavallo e masticare un una gomma allo stesso tempo) non riesce a fare più cose contemporaneamente.
Segnatamente il nostro primo ministro non sembra essere capace di camminare per le strade di Amatrice e rispondere alle domande dei cronisti sulla sorte delle 629 persone a bordo della nave della Ong SOS Mediterranee. Però possiamo stare tranquilli. Perchè mentre il ministro dell’Interno ha le idee abbastanza chiare e quello delle Infrastrutture spiega che dal momento che l’imbarcazione si trova ora nella zona SAR maltese allora spetta a La Valletta accogliere i migranti Conte è in costante aggiornamento telefonico. Basta il pensiero insomma.
Qualche ora dopo ad Accumoli Conte però ha trovato il coraggio di interrompere la consegna dei “gesti di solidarietà ” per commentare l’annuncio del primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, che ha fatto sapere che la Aquarius potrà  fare porto a Valencia. In merito alla decisione spagnola di accogliere i migranti Conte ha detto: «Avevamo chiesto un gesto di solidarietà  da parte dell’Ue su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità  spagnole per aver raccolto l’invito» spiegando che la decisione della Spagna va “nella direzione della solidarietà ”.
Chissà  se ora Conte troverà  il tempo di fare la voce grossa anche con i paesi del gruppo di Visegrad che fino ad ora si sono rifiutati di accogliere rifugiati arrivati in Italia.
Non sarà  mica che nei loro confronti non si applica la richiesta di gesti di solidarietà  solo perchè il ministro dell’Interno è amico di Orban?

(da “NextQuotidiano”)

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LA SPAGNA ACCOGLIE L’AQUARIUS E DA’ UNA LEZIONE DI CIVILTA’ A UN GOVERNO DI INFAMI

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

SANCHEZ: “VENITE DA NOI” E I VIGLIACCHI RINGRAZIANO … ALTRI 790 PROFUGHI SOCCORSI DA NAVI MILITARI, ORA SALVINI LI PORTI IN UNGHERIA DAL SUO COMPAGNO DI MERENDE

La svolta – sul caso dell’Aquarius bloccata – arriva nel primo pomeriggio.
Quando il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez annuncia a sorpresa: “L’Aquarius venga da noi, potrà  attraccare a Valencia”.
Il premier italiano Giuseppe Conte lo ringrazia: “Avevamo chiesto un gesto di solidarietà  da parte dell’Ue su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità  spagnole per aver raccolto l’invito”.
E aggiunge che agli incontri di venerdi e lunedi con Macron e Merkel, gia fissati da tempo, chiederà  la modifica del regolamento di Dublino (peccato che Salvini al vertice per cambiarlo non si sia presentato)
Matteo Salvini presenta la svolta come un successo del governo italiano: “Alzare la voce paga”.
Alzare la voce ha solo dimostrato che un governo di infami ha fatto la guerra sulla pelle dei disperati , come se il problema si risolvesse cosi.
Nei confronti di Sanchez anche dall’Europa piovono grazie.   Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos su Twitter:   “Diamo il benvenuto alla decisione del governo spagnolo di permettere a nave Aquarius di sbarcare a Valencia per ragioni umanitarie. Questa è la vera solidarietà  messa in pratica, sia verso questo queste persone disperate e vulnerabili, che verso Stati membri partner”.
Il fronte del no sta creando malumori all’interno della maggioranza gialloverde perchè sul lato M5s non sono pochi a ritenere che le ragioni umanitarie, quando ci sono in ballo delle vite, debbano prevalere su quelle politiche.
In mattinata l’intervento più deciso in merito alla vicenda porti chiusi   in Italia è stato quello del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, che ha pubblicato su Facebook un post nel quale diceva che il porto di Livorno era pronto ad accogliere i profughi. Poche ore dopo, mentre si scatenavano le reazioni alla sua presa di posizione, Nogarin ha rimosso il post, spiegando poi che lo aveva cancellato per non creare problemi al governo, ma che la sua posizione personale restava a favore dell’accoglienza:   “Nel momento in cui mi sono reso conto che oggettivamente questo poteva creare dei problemi al governo mi è sembrato corretto rimuovere il post – ha spiegato il primo cittadino -. Quella rimane comunque la mia posizione e credo di interpretare quella di una città  che, rispetto a queste tematiche, ha sempre avuto una grande sensibilità “..
Intanto, una nuova emergenza si apre per altri salvataggi effettuati nella notte al largo della Libia, nel Mediterraneo centrale.
Si tratta di circa 790 persone che, secondo quanto si apprende, sono state recuperate da navi italiane e internazionali.
Salvati non da navi umanitarie, dunque, ma da mezzi militari e da mercantili di passaggio. “Siamo a quota 1.420 – dice Flavio Di Giacomo dell’Oim – e ora questi 790 dove li facciamo sbarcare?.”
Interrogativo a cui, in un briefing in corso in queste ore nella sala operativa della Guardia costiera a Roma, si sta cercando di dare una non semplice risposta visto che i porti italiani, in teoria, dovrebbero essere chiusi per tutti.

(da agenzie)

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TONINELLI, IL BRACCIO LEGHISTA DEL M5S CHE FARA’ PERDERE ALTRI VOTI AL MOVIMENTO

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL SERVO SCIOCCO DELLA MULTINAZIONALE RAZZISTA E ANTIEUROPEA FINANZIATA DAL CREMLINO STA SPACCANDO LA BASE GRILLINA

È finita la pacchia per i migranti che dalla Libia cercano di arrivare sulle coste italiane. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha lanciato su Twitter l’operazione #portichiusi e così la nave Aquarius dell’Ong SOS Mèditerranèe con a bordo 629 persone tratte in salvo nel Mediterraneo centrale durante sei operazioni di ricerca e soccorso non potrà  attraccare nei porti italiani.
A dare manforte al Segretario della Lega ci ha pensato ieri il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha la competenza per la gestione dei porti (e del MRCC della Guardia Costiera).
Mentre su Twitter Salvini ormai imperversava da ore con una sequela di post contro i migranti e le Ong che si concludevano invariabilmente con #chiudiamoiporti Toninelli ieri su Facebook esprimeva gli stessi concetti.
Con un particolare: in teoria avrebbe dovuto essere il ministro del M5S a decidere se chiudere o meno i porti e non Salvini.
Segno forse che nella coalizione gialloverde il MoVimento 5 Stelle si è trovato a giocare il ruolo di subalterno. E così ecco il Toninelli furioso: «Malta deve essere messa di fronte alle sue responsabilità », tuona.
Il ministro delle Infrastrutture di un governo che vuole sigillare i porti italiani chiede ad un altro governo di fare il contrario: aprire i porti.
La cosa interessante è che tra le righe Toninelli ammette che è la Centrale Operativa della Guardia Costiera italiana ad avere la responsabilità  dell’operazione.
E non potrebbe essere altrimenti visto che la Libia (nonostante gli sforzi profusi dal precedente governo) non è ancora riuscita a stabilire una sua area SAR.
Non sappiamo quante, tra le 629 persone a bordo della Aquarius, faranno richiesta d’asilo e quanti ne avranno effettivamente diritto. Si sa però che ci sono 123 minori non accompagnati che in base al diritto internazionale e alla legge italiana non possono essere espulsi.
Toninelli conclude dicendo che “noi continueremo a salvare vite umane” ma è evidente che non è così, perchè non si può certo immaginare che la chiusura dei porti — al di là  della disponibilità  o meno di una piccola isola come Malta — possa sortire questo effetto.
Anche perchè in rapporto alla popolazione residente Malta è uno dei paesi europei che nel 2017 ha accolto il maggior numero di domande d’asilo.
Insomma, La Valletta sta facendo la sua parte.
Nel 2015 Toninelli attaccava “l’inerzia del governo” di fronte all’ennesima strage di migranti e accusava di disumanità  l’UE che “pensa solo alle banche”.
È evidente che a tre anni di distanza chiudere i porti per dare vita ad una crisi umanitaria (le navi delle Ong hanno un’autonomia limitata) a bordo delle imbarcazioni di soccorso è una scelta accettabile per Toninelli.
Occorre ricordare un drammatico precedente dove le vittime dello scontro tra Roma e La Valletta furono quasi 300 profughi siriani, lasciati colare a picco dalla Guardia Costiera italiana.
Se da Salvini ci si aspetta che predichi la chiusura dei porti (e magari domani direttamente i respingimenti in mare) la mossa di Toninelli ha colto molti di sorpresa. Quei molti sono coloro che pensavano che il M5S non fosse un partito xenofobo (eppure le parole di Di Maio sulle Ong “taxi del mare” avrebbero dovuto far suonare un campanello d’allarme).
Roberto Saviano ha scritto su Facebook rivolgendosi agli elettori del MoVimento: «E voi, donne e uomini che con il vostro voto avete portato il M5S al governo, speravate questo dalla vita? Essere la ruota di scorta di un partito xenofobo? Fate sentire la vostra voce ai capi, ditegli che non era questo orrore che volevate».
Il direttore del Tg de La7 Enrico Mentana ieri aveva criticato la decisione di mettere a repentaglio la vita delle persone a bordo della Aquarius e di smettere con la criminalizzazione delle Ong.
Questa mattina Mentana ricorda che non è così che si gestisce una situazione, con qualche azzeccato (dal punto di vista del gradimento) post su Twitter.
Un conto è fare propaganda e campagna elettorale un altro è governare e gestire un fenomeno come quello migratorio. Ma evidentemente l’obietto di Salvini è portare a casa il risultato in Europa (per fare un favore ai paesi del gruppo di Visegrad) anche se il prezzo da pagare è la vita di qualche essere umano.
I migranti a bordo della Aquarius sono nè più nè meno che ostaggi che il ministro dell’Interno utilizza per il suo duplice gioco, politico con l’UE e di consensi con l’elettorato.
Qualche minuto fa Salvini è tornato a prendere di mira le Ong accusando la nave Sea Watch 3 di essere “in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati” al largo delle coste libiche.
Nel frattempo la sindaca di Barcellona Ada Colau e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris hanno fatto sapere di essere pronti ad accogliere i migranti a bordo dell’Aquarius.
Nei commenti al post di Toninelli non tutti sono d’accordo con il ministro. Certo, ci sono quelli che esultano e festeggiano spiegando che è l’ora di fermare l’invasione. Ma ci sono anche quelli che confessano la loro profonda delusione per essersi “improvvisamente” trovati dalla stessa parte della Lega.
E prima o poi tutti gli elettori pentastellati si renderanno conto che il “contratto” del governo del cambiamento al capitolo immigrazione recepisce le proposte della Lega. Con buona pace del 94% di sì ottenuti su Rousseau dalla “mozione” di allearsi con Salvini.
Oggi su Repubblica Carmelo Lopapa racconta i retroscena dell’operazione #portichiusi. A quanto pare non tutti i parlamentari a 5 Stelle hanno gradito.
L’idea di trovarsi a fare la stampella della Lega (con il doppio dei voti) non piace a nessuno, soprattutto all’ala più “movimentista” del partito (quella rappresentata alla Camera da Roberto Fico).
Nel pomeriggio di ieri Toninelli avrebbe detto «Se questa nave entra nelle nostre acque e si avvicina ai nostri porti la faccio attraccare».
Poi però anche Giuseppe Conte ha sposato la linea leghista e il ministro delle Infrastrutture si è trovato a dover accettare una decisione annunciata già  da ore via Twitter da Salvini.
Il leader leghista sembra essere l’unico ad aver capito come far pesare il suo 17% contro il 33% del M5S: basta giocare d’anticipo sui social.
Ma per mettere all’angolo Salvini ormai non bastano più i dati, quelli che dimostrano che Malta accoglie più richieste d’asilo dell’Italia o quelle che evidenziano una riduzione dell’84% degli sbarchi rispetto al 2017.
Ormai in molti credono all’esistenza di un’invasione (a fronte di meno di 150 mila ingressi in tre anni per una nazione di 60 milioni di abitanti).
Non basta nemmeno ricordare che nel mondo ci sono quasi 70 milioni di rifugiati e in tutta l’Unione Europea appena due milioni (su 500 milioni di abitanti).
Serve che il MoVimento 5 Stelle decida da che parte vuole stare nella gestione delle politiche migratorie. Ovvero se vuole continuare a criminalizzare le Ong e i migranti oppure iniziare a farsi valere nell’alleanza di governo.
Ma il rischio a quel punto è di far saltare l’inciucio. E così il MoVimento continuerà  a spalleggiare la Lega e Salvini sacrificando i migranti pur di restare al potere.

(da “NextQuotidiano”)

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FICO SUL DIVIETO DI SALVINI E TONINELLI: “NON E’ QUESTA LA SOLUZIONE”

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

L’IMBARAZZO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA NEL VEDERE IL M5S SERVO DEI RAZZISTI

Con i suoi vestiti comodi e demodè e con le sue esternazioni col contagocce, Roberto Fico le sta provando tutte pur di calarsi nei panni istituzionali del Presidente.
Ma le ragioni del cuore premono.
Curiosamente proprio la somma dei due ruoli in queste ore sta proiettando il leader di Montecitorio nella “prima fascia”: quella dei protagonisti. Tutto era iniziato nei giorni scorsi, quando il presidente pentastellato della Camera aveva avviato senza clamori una serie di incontri di “tendenza” (la Cgil, il garante dei detenuti, Medici senza frontiere, Amnesty) e il tutto era culminato venerdì in una dichiarazione: «Chi fa solidarietà  ha tutto il supporto dello Stato».
Meno “recensita” un’altra affermazione di Fico, che riletta in queste ore, appare ancora più significativa: «Anche nel Mediterraneo vanno supportate le persone e le organizzazioni che aiutano gli altri».
Considerazioni che, dopo 48 ore di sospensione, hanno finito per imporsi e dare la linea ai Cinque Stelle.
Ieri pomeriggio, mentre stava clamorosamente montando il caso migranti, Luigi Di Maio ha sposato quanto aveva detto nei giorni precedenti il presidente della Camera. Certo, al vertice dei Cinque stelle, sanno che Fico è legatissimo a Grillo e a Casaleggio ed escludono che il presidente della Camera possa alimentare una fronda, vestendo i panni dell’eterodosso
Ma grazie all’aura istituzionale Fico si sta ritagliando un ruolo protagonista: intanto come capo riconoscibile dell’area di “sinistra” del Movimento, un ruolo che gli deriva dal suo passato di militante dell’estrema sinistra sociale.
Ma potrebbe imporsi anche come figura capace di incarnare un ruolo per ora “scoperto”: quello dell’anti-Salvini.
Oggi Fico sarà  nella tendopoli di San Ferdinando a Reggio Calabria, dove soggiornava Sacko Soumaila, il sindacalista ucciso nei giorni scorsi, una visita che simbolicamente parla da sola.
E dunque soltanto all’ultimo momento il presidente della Camera deciderà  se dire in pubblico ciò che confidava ieri sera in un circuito ristretto e non ufficiale: «Malta si deve assumere le sue responsabilità  ma la chiusura dei porti non può diventare la soluzione».
E non è certo un caso: il Pd, che sinora ha contestato senza sconti, ogni decisione della nuova maggioranza, con il segretario Maurizio Martina plaude alla visita di Fico a Reggio Calabria.
Dopo il suo controverso esordio da presidente della Camera (quando andò a Montecitorio in autobus), Roberto Fico per diverse settimane è come se si fosse lasciato trascinare da una sorta di “grazia di Stato”, assumendo e affettando una postura istituzionale.
Apparsa anche nel suo discorso di insediamento, durante il quale aveva rivendicato una «centralità  del Parlamento», mai stata un imperativo categorico per i due partiti di governo. E anche dietro le quinte, senza pubblicità , Fico ha svolto un ruolo importante.
Nelle ore nelle quali Luigi Di Maio aveva sposato la linea dell’impeachment contro il presidente Mattarella, Fico ha tessuto un ruolo di mediazione, apprezzato al Quirinale. E Fico ha trovato un riservato apprezzamento anche in un altro ambiente distante dalla sua cultura: in Banca d’Italia hanno gradito la sua presenza alle Considerazioni del Governatore, cerimonia che qualche volta era stata disertata dai vertici di Montecitorio.
La postura istituzionale ovviamente ha reso assai vigili i fotografi, che hanno “pescato” Fico con la mani in tasca mentre suonava l’Inno di Mameli e col pugno chiuso mentre salutava i cittadini il 2 giugno.
Probabilmente — ma nessuno può giurarlo – due fermi immagine tra un atteggiamento e l’altro, ma che dimostrano la novità : la decisione di Fico di non limitarsi ad un ruolo istituzionale ha acceso su di lui un’attenzione occhiuta che l’ex militante dei Centro sociali napoletani non si aspettava.

(da “il Secolo XIX”)

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NOGARIN PRIMA SCRIVE CHE LIVORNO E’ DISPONIBILE AD ACCOGLIERE I DISPERATI DELL’AQUARIUS POI CANCELLA IL POST

Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile

E’ ARRIVATO L’ORDINE SUPERIORE DELLA CONFRATERNITA RAZZISTA

Filippo Nogarin, sindaco M5S di Livorno, ha pubblicato e quasi subito dopo cancellato un post su Facebook in cui offriva il porto della sua città  per accogliere la nave Aquarius con il suo carico di 629 vite umane.
“Ho già  dato la nostra disponibilità  al ministro dei Trasporti e ne ho parlato con il presidente della Camera Roberto Fico”, aveva scritto Nogarin su Facebook prima che il post venisse cancellato.
Le parole di Nogarin erano state riportate anche dall’agenzia di stampa ANSA prima della cancellazione: “Io capisco perfettamente che si voglia dare un segnale all’Europa, chiedendo un cambio di passo sulle politiche migratorie ma questo braccio di ferro con Bruxelles non può essere fatto sulla pelle di centinaia di uomini, donne e bambini”.
“Se voltiamo la testa dall’altra parte e smettiamo di ‘essere umani’, finiamo per non essere diversi dagli scafisti, che fanno affari giocando con la vita e la disperazione di migliaia di persone — prosegue Nogarin -. Livorno è la città  delle nazioni. E’ nata e si è consolidata come porto franco, come comunità  di popoli diversi, capaci di integrarsi e crescere nel rispetto delle peculiarità  di ciascuno. E’ il momento di riaffermare quali sono i nostri valori”.
Non si conoscono i motivi della cancellazione del post, anche se la chiamata in causa di Toninelli, ormai braccio leghista a 5 Stelle sui migranti, pareva curiosa.

(da “NextQuotidiano”)

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