Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
SHOW DELL’ATTORE CHE SI PRESENTA CON LA MAGLIETTA “PADANIA IS NOT ITALY” E URLA TRA GLI STAND “PADANIA LIBERA”… “IN ITALIA MANCA UNA DESTRA SERIA, SE ESISTESSE FAREBBE BENE ANCHE ALLA SINISTRA”
“Non si parla più di Padania libera. Dov’è finita la Padania, per la quale in tanti si sono sacrificati, non lavorando neanche un giorno della propria vita”.
Parte lo show, Pif diventa “un fiume in piena”, come lo definisce abbracciandolo una signora.
Secondo giorno di Salone del libro, Pierfrancesco Diliberto, presentatore, attore, regista, sceneggiatore, è a Torino per presentare “…che Dio perdona a tutti”, il libro, edito da Feltrinelli, che segna il suo esordio nel romanzo.
Inevitabile, visti gli attacchi reciproci del passato e il dibattito che ha preceduto l’inaugurazione della trentaduesima edizione della kermesse torinese, finire a parlare del Ministro dell’interno, Matteo Salvini.
Quasi un’invenzione dichiarata, vista la maglietta che ha scelto di indossare: verde con scritta bianca: “Padania is not Italy”.
“L’ho trovata su Amazon”, dice ai tantissimi, soprattutto ragazzi, che gli si stringono intorno. Prima aveva detto: “Visto che il pericolo è scampato ho pensato che posso ritornare a mettere magliette minchione”. Selfie, dediche, autografi,
“Padania liberaaaa” gridata a ogni scatto. “Sa – fingerà di scusarsi Pif con HuffPost – sono un cazzone, non sono una persona seria”.
È “quella leggerezza piena di contenuti”, come sospira una signora che si dichiara sua fan. L’antica arte di dire, celiando e col sorriso, cose pesantissime.
Molte bordate sono dirette a Salvini. “Ma io gli voglio bene – ci dice ridendo – lo inviterei a cena. Quasi quasi il giorno in cui non ci sarà mi mancherà ”.
Poco prima, seduto al divanetto dell’Arena Robinson, l’area allestita nel Salone del libro da Repubblica, Pif si era soffermato sulla linea che unisce i partigiani a coloro che hanno combattuto la mafia. Spiegando: “Dire che la lotta partigiana è di sinistra è storicamente falso. La stessa lettura si può applicare alla lotta alla mafia. Borsellino era di destra, Ayala è repubblicano”.
L’auspicio da uomo “di sinistra” è “che nel nostro Paese esista una destra che si sposti dal fascismo, che dica “il fascismo fa schifo”, che si sposti da Berlusconi. Sono convinto che destra seria possa far bene anche alla sinistra”.
Qui una critica alla sinistra: “Andare oltre significa rompere le regole che ci fanno comodo e ci fanno vivere bene. Per molti di noi, di sinistra, l’immigrazione è solo uno che mi vende le calze, fine. Così il problema non esiste più…”.
E a proposito di Europee “quelli che dicono “l’Europa non ci ascolta, in realtà in Europa a parlare non ci sono andati”.
La conclusione, mentre i fan gli si accalcano intorno, è tutta a suon di sfottò, rigorosamente modulati con voce e faccia seria, indirizzati ancora una volta ai leghisti. Si interromperà solo per abbracciare il magistrato Gian Carlo Caselli, di passaggio all’Arena Robinson.
Poi, di nuovo, “Padania libera“, ripeterà Pif distribuendo sorrisi e strette di mano – la Padania è un’altra nazione, che può vivere senza l’Europa. Il Salone del libro era padano fino a qualche anno fa. La capitale morale del Paese è Milano, non Roma ladrona”.
Dalla calca qualcuno grida: “Sei grande”. E lui: “Mi sento il ministro dell’interno, che vi devo dire…”.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
SI MOLTIPLICANO LE PARODIE E GLI SFOTTO’ SULLA TELEVENDITA DELLA LEGA… INVITI A FARE SELFIE CON LUI PER RIDICOLIZZARLO
Torna a grande richiesta il Vinci Salvini, il grande concorso dedicato ai fan del Capitano. Il funzionamento è identico a quello della scorsa edizione. I fan più attivi su Facebook, Twitter e Instagram accumuleranno punti per vincere favolosi premi messi in palio dallo staff della comunicazione della Lega.
Nell’ordine: un post con la propria foto sulle pagine social di Salvini, una telefonata con il ministro e infine per i più bravi anche la possibilità di prendere un caffè assieme al Capitano.
Salvini nel suo spot dice che con il concorso avremo tutti contro: «i giornaloni, gli intellettualoni, i professoroni, gli analisti, i sociologi» e ovviamente i rosiconi. Ma non importa perchè l’importante è vincere, prima online e poi alle elezioni del 26 maggio. E il Vinci Salvini serve proprio a questo. I partecipanti sono invitati ad essere i più rapidi a cliccare, mettere mi piace e retwittare.
Un sistema che serve per far sì che i contenuti pubblicati sui social dallo staff diventino rapidamente virali e riescano a scalare l’algoritmo di Facebook. Insomma, a vincere è sempre Salvini.
Anche perchè grazie al concorso la Lega ottiene una serie di dati e informazioni personali dei partecipanti ad esempio: nome, cognome, sesso, indirizzo di posta elettronica, Stato, comune e provincia di residenza ma anche il Facebook ID, il riferimento account Facebook, la data di nascita, il numero di cellulare, il riferimento account Instagram e il riferimento account Twitter.
Dati che serviranno non solo a distribuire i premi settimanali ma anche all’invio di materiale illustrativo, di aggiornamento sulle novità , iniziative e attività del Movimento (materiale informativo e comunicazioni di promozione elettorale e politica, informazioni su manifestazioni, incontri, assemblee, dibattiti, conferenze, convegni e simili, vendita di gadget, pubblicazioni o altro, attraverso l’invio di posta tradizionale, posta elettronica, sms, mms, piattaforme di messaggistica istantanea o attraverso contatti telefonici) e soprattutto all’elaborazione di statistiche per promuovere lo sviluppo e le attività del Movimento. Il movimento è la Lega, naturalmente.
Guardando il regolamento a quanto pare Luca Morisi, lo stratega della comunicazione della Lega punta a far crescere molto Salvini su Instagram perchè sono i like che “pagano” di più in termini di punteggio. Anche Twitter però ha un alto rendimento, a patto di retwittare i contenuti di Salvini. Un modo forse per cercare di vincere la battaglia a colpi di hashtag con Laura Boldrini che fino ad ora ha visto in netto vantaggio l’ex presidente della Camera.
Come già nella versione precedente del Vinci Salvini sono spuntate anche parodie e sfottò.
Una è quella segnalata da Federico Mello su Twitter e che circola sui social.
Si tratta di un invito a partecipare ad un Vinci Salvini un po’ diverso, informale. Diciamo più che è uno Sfotti Salvini visto che l’obiettivo è quello di sfruttare le numerose occasioni per scattarsi un selfie con il ministro a margine dei comizi per metterlo in imbarazzo.
Ci sono anche dei suggerimenti, ad esempio “prova a dargli un bacio gay”. Scopo del gioco pubblicare l’impresa sui social per ridicolizzare Salvini.
Approfittando del fatto che il video del Vinci Salvini sembra un po’ una televendita di quelle di Mike Bongiorno c’è anche chi come l’utente Poldo Scissionista ha pubblicato una serie di video parodia.
In un video ad esempio una televendita per delle poltrone (saranno quelle all’Europarlamento dove Salvini si è visto assai poco durante il suo mandato?) viene remixata con il video originale della seconda edizione del Vinci Salvini.
Ci sono tutti i riferimenti critici per la Lega dagli sconti sui diamanti al numero di telefono in sovrimpressione che ci ricorda di quei 49milioni di euro scomparsi dalle casse della Lega.
Chissà , magari invece che vincere un caffè gli italiani potrebbero vincere un rimborso e guadagnare anche un ministro dell’Interno che passi più tempo al Viminale.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
STAVOLTA NON SONO ANDATI A BUSSARE ALLE PORTE… FISCHI E CONTESTAZIONI ANCHE AL COMIZIO, SALVINI E’ NERVOSO: NIENTE BACIONI AI ROSICONI MA “TOGLIETEVI DALLA PALLE”… IL VENTO STA GIRANDO, SI AVVICINA LA RESA DEI CONTI
Oggi Salvini è a Catanzaro in Piazza Prefettura per un comizio. Uno dei tanti di questa campagna elettorale che si protrae dal 4 marzo 2018.
L’accoglienza a quanto pare però non è stata delle migliori. Decine di cittadini hanno deciso di esporre lenzuola, cartelli e striscioni per far sapere al vicepremier che non è persona gradita in città .
Anche durante il comizio in piazza erano presenti numerosi contestatori, tenuti a debita distanza dal palco ma perfettamente visibili, e udibili.
Tant’è che i fischi e le grida di protesta non si sentono solo nel video pubblicato su Facebook da Potere al Popolo ma si distinguono anche nel video pubblicato sulla pagina del vicepremier.
Nessuna novità , perchè come Salvini ama ricordare spesso quando gioca a fare la vittima, ai suoi comizi ci sono sempre maleducati e rosiconi cui mandare abbracci e inviti a mangiare pane e Nutella.
«Taci, ascolti oppure ti togli dalle palle», ha detto questo pomeriggio Salvini.
Ben sapendo che quello sul palco e con il microfono in mano era lui e che gli altri non avrebbero certo avuto possibilità di partecipare ad un inesistente dibattito.
Non risulta invece che questa volta- a differenza di quanto accaduto a Salerno qualche giorno fa — la polizia sia intervenuta per far togliere gli striscioni appesi in giro per la città .
Forse non creavano i presupposti per quel “turbamento dell’ordine pubblico” o forse per questa volta si è pensato di non intervenire perchè erano troppi.
In questo caso sarebbe un precedente per una nuova tattica: non più uno striscione solo ma più di uno.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
IL FRATELLO DELL’ATTIVISTA INVITA GIARRUSSO, AIELLO E SCHILLACI A TOGLIERE IL DISTURBO
“Siete al governo con i razzisti. Qui non potete stare”. Nel giorno del corteo per Peppino Impastato gli amici e il fratello dell’attivista di Democrazia proletaria ucciso da Cosa nostra allontanano gli esponenti del Movimento 5 Stelle accorsi a Cinisi, in provincia di Palermo per commemorare il quarantunesimo anniversario dell’omicidio: ad allontanare la deputata regionale Roberta Schillaci e i parlamentari nazionali Piera Aiello e Mario Michele Giarrusso è stato prima il presidente del centro di documentazione “Peppino Impastato”, Umberto Santino, che ha chiesto “a tutti i politici” di lasciare la commemorazione al casolare teatro dell’omicidio, e poi il fratello di Impastato, Giovanni, che invece li ha fatti allontanare dal corteo.
“Quelle persone — ha detto alla fine del corteo Santino — non si erano mai fatte vedere qui, dunque si erano presentate solo per fare campagna elettorale. Spiace per Piera Aiello, la cui storia conosciamo tutti, ma loro sono al governo con i razzisti”.
Al corteo di ieri hanno partecipato circa 10mila persone, secondo le stime fatte nella serata di ieri dallo stesso Giovanni Impastato.
La manifestazione, partita dalla sede di Radio Aut a Terrasini, è arrivata davanti alla Casa memoria intitolata al militante di Democrazia proletaria e alla madre Felicia, morta nel 2004, due anni dopo la condanna all’ergastolo del boss Tano Badalamenti come mandante dell’omicidio.
Dopo la manifestazione si sono esibiti Antonio Di Martino, Corrado Fortuna, La Rappresentante di lista, Chris Obhei, Roy Paci, Christian Picciotto, Igor Scalisi Palminteri, Angelo Sicurella.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
IL LIBRO DI PADELLARO: NEGLI ANNI DEL TERRORISMO I DUE POLITICI DI DESTRA E SINISTRA FECERO PREVALERE LA TUTELA DELE ISTITUZIONI, NIENTE A CHE VEDERE CON LE CIALTRONATE DELLA CLASSE POLITICA ATTUALE
Giorgio Almirante, compostissimo, entrò nel palazzo in via delle Botteghe oscure a Roma, sede del Pci, in cui era stata allestita la camera ardente per Enrico Berlinguer.
Trentacinque anni fa, giugno 1984, quasi l’indicibile e impensabile in politica: il leader del Msi, partito di destra nato dalle ceneri della Repubblica di Salò, repubblichino egli stesso, per la sinistra “uno sporco fascista, un reietto, un rottame della storia”, andava a rendere omaggio al suo principale avversario politico, capo del Partito comunista più forte d’Occidente, morto dopo un comizio a Padova.
Antonio Padellaro ci racconta, oggi, che Almirante e Berlinguer ebbero 6 incontri privatissimi, quasi tutti però in Parlamento, tra il 1978 e il 1979.
Non sappiamo altro, sappiamo solo questo.
In verità , “Il gesto di Almirante e Berlinguer”, Paper first, 89 pp., 8 euro, serve all’ex inviato del Corriere della sera, ex direttore dell’Unità , fondatore ed ex direttore del Fatto Quotidiano, per fare un po’ di ordine, senza però seguire un vero e proprio ordine nel racconto, di quegli anni duri, difficili, ma anche “strani”- come racconta Padellaro-. Nei giornali la mattina si aggiornava la contabilità dei morti falciati dai terroristi. Il pomeriggio si chiacchierava amabilmente”. Un ordine personale, pubblico e politico.
Padellaro è paziente e lucido, senza mai alzate di tono, sulle miserie politiche del tempo presente. Quelle del libro sono folate nella storia politica di quarant’anni fa e nei suoi drammi, con citazioni apparentemente prive di significato, ma che servono a Padellaro per tenere il “suo” filo del discorso.
Demitizzare letture intrise di troppi clichè su fatti del passato, in particolare sul caso Moro, e parlare ai troppi vuoti frastuoni del presente. Il direttore (perchè resti sempre direttore anche quando non lo sei più operativamente) rivela nulla su Almirante e Berlinguer, e tantissimo.
Ma più di tante parole quel che importa è la scelta, il gesto, appunto.
Quando essere avversari politici non cancellava l’essere uomini avvolti da paure, ansie, per motivi diversi certo.
In cui, quel vedersi, quel parlarsi, immaginiamo anche, quei silenzi, ricomponevano le ragioni profonde di uno Stato, sotto i colpi del terrorismo rosso e nero.
“Pensate: due personaggi che hanno come principale strumento di lavoro la parola, ma che decidono di non fare parola, mai e per nessuna ragione sulle loro confidenze – scrive Padellaro-. Poichè, soltanto l’assoluta riservatezza avrebbe potuto, nelle loro intenzioni, produrre qualcosa di buono per il loro paese. Pensate ora al frastuono che oggi accompagna ogni inutile sospiro della politica che ci circonda”.
Ecco, Padellaro, che ne ha viste molte in cinquant’anni di giornalismo, tra i primissimi cronisti parlamentari, propone e invoca per il tempo presente un senso vero e autentico, mostrando come due mondi e uomini lontani avevano un filo comune, nonostante tutto, al di là dell’immaginazione.
Un filo, dei gesti necessari oggi per non restare solo con scetticismo e sarcasmo “che dominano
discorso pubblico”, come avverte il nostro illustre collega.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: radici e valori | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
IL CROLLO DAL 36% AL 30%, IL M5S RECUPERA 3 PUNTI E ARRIVA AL 24-25%
Nel momento in cui sta per scattare il silenzio sui sondaggi d’opinione e a quindici giorni dal voto, la Lega perde il 6% nella rilevazione di Ipsos per il Corriere della Sera rispetto al 18 aprile scorso.
Un vero e proprio tonfo dal 36% al 30%
Nando Pagnoncelli spiega che la perdita di voti rispetto al 36% raggiunto a metà aprile dipende dalle tensioni interne alla maggioranza e al parziale recupero dell’alleato di governo, il MoVimento 5 Stelle, che frena l’emorragia partita con la nascita del governo Conte e arriva quasi al 25%, mentre il Partito Democratico si attesta intorno al 20%.
È evidente che, insieme al caso Siri, la tolleranza verso il crescere di manifestazioni apertamente filofasciste (da ultimo il caso del Salone del Libro di Torino) e certi eccessi verbali hanno raffreddato una parte dell’elettorato, in particolare la componente più moderata che recentemente si era avvicinata alla Lega.
Al contrario il M5S, pur rimanendo distante dai livelli delle elezioni politiche, conferma la ripresa di consenso che già avevamo registrato il mese scorso.
Oggi è accreditato del 25% circa, con una crescita di quasi tre punti in poche settimane. Si conferma quindi la bontà della strategia del vicepremier, tornato alla ribalta con evidenza e che riesce a posizionare politicamente in maniera più netta e riconoscibile la propria formazione, proprio distinguendosi dalla Lega
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
ULTRA’ DELLA ROMA, PREGIUDICATO, MUSCOLI E TATUAGGI NAZISTI: “VOTO LEGA TUTTA LA VITA”
Il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo a firma di Giampiero Calapà racconta oggi alcuni dei personaggi della protesta a Casal Bruciato contro l’assegnazione della casa popolare a una famiglia rom che ne ha diritto. Tra questi c’è Massimiliano Minnocci detto Er Brasiliano:
C’è Luca Marsella, l’amico degli Spada (clan sinti) a Ostia. Presente anche “Er Brasiliano” Massimiliano Minnocci, pregiudicato, ultrà della Roma, fenomeno social per muscoli e tatuaggi: sfoggia svastiche, celtiche e anche Hitler sulla coscia. È finito nella galleria degli orrori di Enrico Lucci (Realiti sciò, novembre 2018): “Vendere la cocaina per strada è sbagliato, lo facevo per campà . Andavo a menà ai barboni, ai negri, ste cose qua. Dove ci stanno i macelli ce sto io”.
Sul web si trova anche un video dell’ottobre 2018 mentre viene arrestato al termine di una delle tante manifestazioni cosiddette anti-degrado di Casapound nella periferia romana, a Pietralata: “Io te pijo a mozzichi a senza palle, t’ammazzo io oh senza palle”, sbraita contro un poliziotto. E anche due giorni fa ha provocato un agente in assetto antisommossa: “Mi guardi? Che guardi? Te sembro una bambola?”.
Radio24 gli ha dato diritto di tribuna a gennaio: “Cosa farei ai rom? Prendi ‘na mannaia, je stacchi tutte e due le mani, e via”.E ancora: “Troppa polizia. Salvini mi piace, ma sta militarizzando Roma, mettessero gente delle borgate che davero ce li magnamo i rumeni e i talebani che vanno a rompe’ er cazzo. Adesso non voto niente. Però se dovessi votare, voto ‘a Lega Nord, tutta ‘avita”.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Razzismo | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
PRIMA USCITA SENZA ASSEDIO: “SIAMO TUTTI UGUALI DAVANTI A DIO, VOGLIO FARE UNA FESTA, DESIDERO CHE I MIEI FIGLI GIOCHINO CON QUELLI DEI VICINI”
“Io prendo una pizza margherita”, annuncia Imer affamato. “Mange isto”, cioè “anche io”, rispondono in coro Agan, lo zio, e Tajso, il cugino.
“Eccolo, guarda il rosario che mi ha regalato il Papa”, continua Imer mentre sgrana la corona con il sorriso stampato in faccia. “Incontrare il Papa è stato bellissimo. Io sono musulmano, ma non c’entra: siamo tutti uguali davanti a Dio”.
Cosa vi ha detto? “Ci ha detto: ‘quella casa è vostra, è un vostro diritto: resistete!’”.
E loro resistono: i rom di Casal Bruciato hanno resistito agli insulti, alle minacce, alle aggressioni. E anche al tira e molla politico nel quale, senza saperlo, sono finiti. “Prima i condomini ci dicevano tante cose brutte – racconta il bosniaco, marito di Senada e padre di 12 bambini -. Ma ora si sono calmati: il Papa ha fatto il miracolo….speriamo”, conclude tra le risate di noi commensali.
Sono passate poche ore dall’incontro tra la famiglia Omerovic e il Pontefice, e in via Satta sembra essere tornato il sereno. Le bandiere tricolore affisse dagli abitanti in segno di protesta, ora sventolano stanche.
Le camionette della polizia non ci sono più, solo qualche agente in borghese segue a pochi metri di distanza Imer, suo zio e il cugino.
Nel grande cortile diventato palcoscenico della cronaca dell’ultima settimana c’è un gruppo di 15 persone che, riunito attorno ad un tavolo, festeggia un compleanno cantando “La società dei magnaccioni” dell’indimenticato Lando Fiorini.
Imer non conosce il ritornello e per un attimo si blocca: teme ancora gli insulti. “Vieni, tranquillo, scemo!”, gli urla Patrizia, l’instancabile mediatrice di Opera Nomadi, che ormai non ha più voce. “Anche io voglio fare una grande festa con i miei vicini. Mettiamo due-tre tavoli, mangiamo insieme”, prende coraggio l’uomo. “Voglio che i miei figli giochino con i loro figli, che stanno insieme!”.
Facciamo una passeggiata, cerchiamo un ristorante nelle strade adiacenti. “Non mangio da giorni”, ci confessa Imer ricordando che l’ultimo morso dato a un panino risale a mercoledì. Ne son successe di cose nel mentre. “Lo sai cosa ha detto Senada, mia moglie? ‘Noi incontriamo il Papa: siamo delle star’”, racconta il capofamiglia.
Senada è voluta rimanere a casa con la figlia Violetta, di due anni. Ha subito di tutto e, forse, nella famiglia bosniaca è quella che ha bisogno di più tempo e cure per recuperare. “Adesso sta un po’ meglio, Francesco ci ha dato la forza e il coraggio”. Sono appena le nove di sera e una pizzeria vicino via Satta ha già chiuso, quindi decidiamo di spostarci in macchina, sulla Tiburtina.
Ora Imer ha il volto disteso, sereno. Gli occhi, complice il sonno perso e la stanchezza accumulata, ogni tanto si chiudono. “Io prendo una margherita”, annuncia. A ruota lo seguono Agan, suo zio di 63 anni, e il giovane Tjaso, il cugino, sulla ventina. La famiglia di rom è musulmana e rispetta il Ramadan, iniziato il 5 maggio.
Il sole è ormai calato e possono concedersi il primo vero pasto. “I miei figli che sono tornati alla Barbuta hanno visto le mie foto con il Papa e mi hanno detto: ‘complimenti papà ‘”. Non li vede da
quattro giorni, dopo aver deciso di metterli al sicuro al campo, lasciando con sè solo il maggiore e la piccola Violetta. “Da domani inizio a portare i mobili, i nostri vestiti”. Un primo passo verso la normalità . “Devono metterci la corrente!”, contrattacca Patrizia, la volontaria che pensa sempre alla prossima battaglia da affrontare. Sul suo viso la stanchezza è evidente, ma nei suoi occhi si nasconde una gioia infinita.
(da “La Repubblica”)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 10th, 2019 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELLA MAMMA, LA SOLIDARIETA’ DELLA SCUOLA E DEL SINDACO… MA CHI ISTIGA QUOTIDIANAMENTE ALL’ODIO E DIFFONDE RAZZISMO E’ ANCORA A PIEDE LIBERO
“Ieri mio figlio è stato bullizzato nel pulmino della scuola (media). Oltre a essere stato malmenato da due ragazzine più grandi di lui, una di esse gli ha detto ‘i negri si siedono davanti, i bianchi dietro’. (l’autista aveva invitato il ragazzino ad andare dietro, dove tutti vogliono stare, perchè davanti dovevavno andare i bambini delle elementari ndr). Mio figlio ha detto che non si è difeso sennò rischiava di far loro del male, e perchè aveva paura di passare dal torto”.
Comincia così la denuncia sul gruppo Facebook “Cara Italia” di Vania Fedato, mamma di un ragazzino il cui papà è senegalese. E continua: “Arrivato a scuola molto turbato mio figlio ha ricevuto il sostegno e l’attenzione da professori e compagni che insieme sono andati a denunciare il fatto alla direzione della scuola. Nel pomeriggio sono stata contattata dall’assessore all’istruzione del comune perchè una cosa così grave nel nostro comune non era mai successa – si intende proprio il tipo di linguaggio razzista utilizzato -. Questa mattina nello scuolabus era presente il comandante dei vigili urbani che ha seguito tutto il giro spiegando a tutti i bambini e ragazzi che atti del genere non sono tollerati. Io ho ricevuto telefonate e contatti da tantissimi genitori, soprattutto italiani, pronti ad appoggiarmi per non lasciare in sordina questa storia perchè convinti di non voler vivere in un paese dove si possano verificare episodi del genere”.
Come riporta il Corriere Veneto, il sindaco del paesino, che ha incontrato le ragazzine (e i loro genitori), ha dichiarato che queste “hanno negato di aver pronunciato quella frase con intenti razzisti Impossibile sapere se davvero si sia trattato di un grande fraintendimento, ma di certo si sono impegnate a chiedere scusa allo studente per come l’hanno fatto sentire”.
La madre del bambino non vuole sporgere denuncia.
(da agenzie)
argomento: Razzismo | Commenta »