Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
TRIA SI OPPONE ALLA FLAT TAX IN DEFICIT… FONTI MEF: “SONO FINITI I GIOCHI DI SALVINI E DI MAIO, ORA E’ ARRIVATO IL CONTO DA PAGARE”
Dopo poco più di due ore, Matteo Salvini si alza e se ne va. La riunione è andata male, lo scontro nel cuore dell’esecutivo è rimasto aperto. I
l tappo è saltato quando Giovanni Tria lo ha guardato e gli ha spiegato che fare la flat tax in deficit non è nemmeno un sogno, è un’utopia.
L’impegno che lo porta lontano dal vertice in cui il governo cerca di capire che diamine fare con la mannaia della procedura d’infrazione che gli sta arrivando tra capo e collo da Bruxelles? Una diretta Facebook sul tetto del Viminale, in cui si lamenta di gabbiani “che sembrano pterodattili”, che gli “piacciono al mare”, ma “in città un po’ meno, se qualcuno pulisse l’immondizia…”.
La situazione è grave, ma non è seria.
Alle 9 di mattina intorno al tavolo della sala riunioni di Palazzo Chigi si siede lo stato maggiore del governo. C’è Giuseppe Conte, c’è il ministro Giovanni Tria. Per M5s la batteria è composta da Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Laura Castelli. Risponde il Carroccio con Salvini, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Intorno i tecnici di via XX settembre, capitanati dal Direttore generale del Mef, Alessandro Rivera.
I nodi da sciogliere sono di quelli che danno alla testa.
C’è la stangata che l’Europa ha messo in calendario il prossimo 9 luglio. E che oggi appare più che mai certa, vista l’accelerazione impressa dal Commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici: “Probabilmente domani i governi daranno l’ok”.
Lo dice quando la riunione è volta al termine, ma l’esecutivo è a conoscenza da giorni di un percorso tracciato.
Il pensiero che alberga nelle teste dei famigerati tecnici del Mef lo svela uno di loro a Huffpost: “Di Maio e Salvini hanno giocato, ora è arrivato il conto da pagare”.
Tria avverte: in mancanza di un provvedimento che dia subito un extra gettito, sarà inevitabile una correzione dei conti. Spiega lo stesso tecnico del Tesoro che “evidentemente noi varie ipotesi le abbiamo pronte nel cassetto, un ministero come il nostro fa simulazioni su tutto, sempre”. Insomma: pagare qualcosa subito o andare a schiantarsi contro la procedura e pagare ancora di più.
Le misure che potrebbero dare un’iniezione di liquidi nei conti pubblici non vengono nemmeno sfiorate al tavolo.
Sono provvedimenti totalmente fuori linea con i progetti dei due vicepremier, dall’aumento immediato dell’Iva a un rincaro delle accise, passando per scudi fiscali o tagli a reddito di cittadinanza e quota 100.
La preoccupazione del Mef è che, in assenza di un piano immediato di tamponamento, il 10 luglio a procedura d’infrazione avviata lo spread schizzi in alto e i mercati vengano terremotati.
C’è in gioco l’intera politica economica del governo. Perchè ufficialmente la linea dell’esecutivo è quella di assorbire tutto nella legge di bilancio di ottobre, spiegando tutto nella nota di aggiornamento al Def prevista per fine settembre.
È lì che si sposta lo scontro. Con i 23 miliardi che occorrono per non far aumentare l’Iva, i 2 o 3 di spese indifferibili, aggiungere la flat tax farebbe lievitare la manovra verso quota 40 miliardi. Con un unico provvedimento. “Non possiamo pensare di farlo in deficit — spiega Tria — dobbiamo trovare le coperture”.
Ecco il grande problema, perchè la Lega sa perfettamente che racimolare 12-15 miliardi solo su quella voce è impresa quasi impossibile.
“Nulla di fatto”, fanno sapere i 5 stelle mentre un gioco di veline incrociate informano che va tutto bene senza far sapere niente.
“Se pensano che mi presti a operazioni alla Monti sbagliano di grosso – sbotta Salvini — Siamo stati eletti per abbassare le tasse, all’indebitamento di oggi ci hanno portato l’austerity e le tasse”. Si ripropone la frattura dei due governi: erano Lega e 5 stelle l’un contro l’altro armati, in campagna elettorale; sono i tecnici contro i politici, oggi.
I 5 stelle usano toni più morbidi. Nella sostanza stanno con Salvini, ma pur volendo stressare la contrapposizione con Bruxelles non vogliono la rottura. “Ha vinto le elezioni? – è il ragionamento – sbrogli lui la situazione”.
Fonti della Lega parlano di “riunione positiva”, di “tavoli di lavoro da far partire”, di “rilancio e sviluppo dell’economia”, di “obiettivo di chiudere procedura d’infrazione”. Dire tante cose per non dire nulla.
Un po’ come parlare di gabbiani sotto il sole che arroventa i tetti di Roma.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
NEL RISPETTO DELLE NORME INTERNAZIONALI SONO INTERVENUTI IN ASSENZA DELLA SEDICENTE GUARDIA COSTIERA LIBICA
Nuovo salvataggio nel Mediterraneo da parte della ong Sea Watch: “Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia, a circa 47 miglia di Zawiya – scrive l’organizzaione umanitaria su Twitter – Questa mattina, alle 9.53, L’aereo di ricognizione Colibri aveva avvistato l’imbarcazione, informando le autorità competenti e la nave”.
“La cosidetta guardia costiera libica – si legge in un altro tweet – successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch”.
A bordo anche nove donne e due bambini molto piccoli. Al momento problemi di comunicazione con la nave non consentono di sapere di più sulla rotta e su un possibili punto di sbarco.
(da agenzie)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
LA STORIA DEL BAGNINO DI SARZANA… A FRONTE DI UN 50% DEI RICHIEDENTI IL REDDITO CHE LAVORA IN NERO, E’ EVIDENTE CHE CI SONO ALTRETTANTI DATORI DI LAVORO CHE PAGANO IN NERO:.. E IL GOVERNO CHE FA? PREMIA GLI EVASORI INVECE CHE CREARE LAVORO LEGALE
Qualche giorno fa sui giornali ha tenuto banco la polemica sollevata da un articolo del Sole 24 Ore che riferiva come a Gabicce Mare (Pesaro e Urbino) gli operatori del settore turistico non riuscissero a trovare manodopera perchè nessuno era disposto a lavorare per uno stipendio non meglio precisato.
La colpa? Secondo quanto riferiva il sindaco (e pure Matteo Renzi) era del Reddito di Cittadinanza.
La notizia era di quelle del genere “edificante” che spesso si leggono sui giornali. È la solita favola che dipinge l’Italia come un posto pieno di imprenditori pronti disposti ad assumere che si scontrano con giovani o lavoratori che di volta in volta vengono definiti bamboccioni, “choosy” e poco disposti al sacrificio.
Anche la storia dei lavoratori che non vogliono andare a Gabicce per colpa del “diseducativo” Reddito di Cittadinanza era ovviamente una fregnaccia.
Perchè il RdC incide — forse — in minima parte sul problema della mancanza di manodopera secondo il presidente dei balneari di Gabicce si tratta di una cifra non quantificabile: “parliamo del 5, 10% del fabbisogno”.
E soprattutto se qualcuno preferisce prendere i circa 500 euro di sussidio (spesso molto meno) significa che l’offerta di salario non è competitiva.
Inoltre non è certo la prima volta che un giornale pubblica una notizia circa l’allarme sulla mancanza di manodopera, era successo anche quando il RdC ancora non c’era. Segno quindi che non è il RdC il problema.
In Liguria invece “quelli del RdC” lavorano in nero
Dalla Liguria arriva invece una notizia di segno opposto. Un imprenditore di Marinella di Sarzana (La Spezia) titolare di uno stabilimento balneare si è visto comminare una multa da 13mila euro perchè aveva pagava in nero un bagnino.
A raccontare la vicenda è il Secolo XIX che spiega che il proprietario dello stabilimento dovrà anche regolarizzare il dipendente, pagando stipendio e contributi arretrati.
Ma la storia non si conclude qui perchè durante i controlli è emerso che il bagnino (che aveva iniziato a lavorare a giugno) aveva anche presentato domanda per il Reddito di Cittadinanza.
Insomma se i due non fossero stati scoperti il lavoratore avrebbe potuto incassare un doppio stipendio, quello in nero e il sussidio statale per disoccupati.
Naturalmente la domanda del RdC è stata annullata. Ma è chiaro che mentre lavorava in nero il bagnino non ha preso il Reddito di Cittadinanza (altrimenti si dovrebbe tornare alla fregnaccia di Gabicce secondo cui chi prende il sussidio non lavora).
E non è certo l’unico caso. Secondo l’ufficio studi della CGIA di Mestre il RdC per metà finirebbe a chi ha un lavoro irregolare.
Cosa dimostra la storia di Marinella di Sarzana riguardo al RdC? Che quelli che prendono il sussidio sono tutti dei truffaldini? No.
Così come l’articolo del Sole 24 Ore su Gabicce non dimostrava assolutamente che tutti quelli che prendono il Reddito di Cittadinanza sono degli scansafatiche che vogliono passare l’estate sul divano.
Semplicemente casi di lavoratori pagati in nero per fare la stagione ci sono sempre stati. Solo che magari invece che il RdC prendevano il sussidio di disoccupazione o erano in cassa integrazione.
In buona sostanza il RdC non ha cambiato nulla sia nel bene che nel male, in una situazione come quella del lavoro stagionale nel comparto turistico.
Ora di chi sono le colpe in questa situazione? Di sicuro chi presenta una domanda per il Reddito di Cittadinanza lavorando in nero sbaglia. Ma come ha detto Laura Castelli il RdC serve proprio per mettere «il cittadino nelle condizioni di scegliere: o il sussidio e la formazione per il ricollocamento o il nero».
Non bisogna dimenticare però che per ogni lavoratore “a nero” c’è un datore di lavoro che lo assume e lo paga.
E qualcuno potrebbe chiedersi in che modo vengono generati i soldi per pagare in nero i dipendenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
IL SOLE 24 ORE: LA REVOCA DEI FINANZIAMENTI RICEVUTI DA WHIRPOOL E’ UNA BUFALA, LO STATO NON HA DIRITTO NEANCHE A UN EURO PERCHE L’AZIENDA HA RISPETTATO IL PIANO INDUSTRIALE
In totale controtendenza rispetto agli annunci di ieri, il Sole 24 Ore racconta oggi la vera storia di Luigi Di Maio e della Whirlpool, che contiene molti elementi diversi rispetto a quelli raccontati in precedenza sui giornali.
Il quotidiano infatti sostiene che la via della revoca dei finanziamenti da parte del ministero dello Sviluppo è piuttosto impervia.
L’azienda li ha percepiti nell’ambito di un accordo sul piano industriale 2019-2021 che prevedeva 250 milioni di investimenti, 80 dei quali già realizzati nei primi quattro mesi del 2019.
Per il sito di Napoli in ottobre era stata confermata la produzione di lavatrici di alta gamma con 16 milioni di investimenti.
Quando il piano di Whirlpool è stato aggiornato è arrivata la cessione del ramo d’azienda ad una società terza in grado di garantire la continuità industriale. Quindi nessuna delocalizzazione e nessun mancato rispetto dell’accordo quadro dell’ottobre 2018.
Tra l’altro non è contemplato in nessuna categoria il fatto che qualsiasi aggiornamento di un piano industriale debba necessariamente essere approvata dal ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico.
Legittimamente, però, i piani industriali possono essere aggiornati, cambiati, allo stesso modo in cui cambia il mercato. E discussi dalle parti per trovare soluzioni e accordi. Gli avvicendamenti al Mise e in Whirlpool hanno, probabilmente, creato una comunicazione poco fluida, ma, al di là di questo, l’annuncio della revoca degli incentivi, prima ancora di conoscere il dettaglio dell’aggiornamento del piano, appare una strada impervia.
A questo si aggiunge anche l’intervento dell’ex ministro Carlo Calenda a L’Aria che tira ha detto che ad inizio aprile il ministero sapeva della questione che riguardava il sito di Napoli.
Di Maio ha atteso le elezioni europee e la chiusura delle urne per andare all’attacco di Whirlpool e per far incontrare Invitalia con i subentranti. Gli incentivi, sostiene Calenda, il sito di Napoli non li ha ancora presi mentre gli altri che Di Maio ha promesso di revocare sono stati già spesi.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
QUOTA 100 FARA’ AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO PIU’ DI QUANTO SAREBBE NECESSARIO PER RISOLVERE IL PROBLEMA DEI PAGAMENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
C’è davvero bisogno dei minibot per risolvere il problema dei pagamenti ai fornitori della Pubblica Amministrazione? E cosa accadrebbe alle imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione se vedessero questi crediti convertiti in minibot?
A farsi qualche domanda (e a darsi marzullianamente qualche risposta) è oggi su Repubblica Tito Boeri, ex presidente dell’INPS inviso a Salvini come a Renzi:
“Pensate di volere investire 100 euro in titoli di Stato. Vi farete convincere a comprare un minibot anzichè uno dei titoli oggi in circolazione solo se vi costasse molto meno della somma che lo Stato si impegna a pagarvi non si sa quando. Ad esempio, potreste decidere di comprarli se con 100 euro versati oggi ottenete un minibot che certifica l’impegno dello Stato a darvi 200 euro a data imprecisata. In altre parole, li acquistereste solo con uno sconto del 50 per cento sul valore nominale del titolo.
Dando alle imprese dei minibot di un valore nominale uguale a quello dei crediti che loro vantano nei confronti della Pa si impone così una pesante svalutazione dei loro patrimoni.
Quanto pesante? Per saperlo bisognerebbe mettere all’asta i minibot, ma è probabile che non ci discosteremmo di molto dall’esempio di cui sopra.
Le imprese che hanno ricevuto i minibot proveranno a venderli a persone come voi che, come si è detto, saranno disposte ad acquistarli solo a un prezzo notevolmente più basso del loro valore nominale.
La vera ragione per cui si procede gradualmente in questa operazione, sostiene Boeri, è che farebbe aumentare immediatamente il debito pubblico:
Il debito commerciale della Pa verso le imprese viene, infatti, contabilizzato come debito pubblico solo quando viene saldato, come il debito implicito del sistema pensionistico, che emerge solo quando si pagano le pensioni.
La cosiddetta “quota 100”, anche per soli tre anni, farà aumentare il nostro debito pubblico di più di quanto sarebbe necessario per risolvere il problema dei pagamenti della Pa alle imprese.
Se invece di introdurre nuove disparità di trattamento a favore di persone che avranno pensioni molto più alte della media, si fosse optato per accelerare i pagamenti pubblici ai fornitori, avremmo varato una manovra espansiva in grado di migliorare il rapporto fra cittadini ed erario.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
“SE NON ANDIAMO D’ACCORDO, IO LI LASCIO LIBERI”
“Qualcuno qui deve ancora capire come sono fatto”. Sono le quattro e cinque di un pomeriggio afoso e Giuseppe Conte sta per entrare nella sala del governo, al primo piano di Palazzo Chigi. Il vertice della sera prima con Luigi Di Maio e Matteo Salvini, concluso a mezzanotte inoltrata, non ha dissipato i dubbi, le domande che hanno affollato il viaggio in Vietnam del presidente del Consiglio.
Trascorso a seguire da lontano le mosse dei vicepremier, mentre si incontravano da soli per saldare un patto da cui tenerlo fuori.
In uno sfogo che precede il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, Conte mette in chiaro di non aver paura di uno scontro con i due leader della maggioranza: “Non ci sarà nessuno scontro perchè, se non andiamo d’accordo, io li lascio liberi. Una cosa deve essere chiara: sto qui se mi convincono loro, non sono io a doverlo fare. Se vogliono andare a sbattere contro un muro, vadano pure”.
“I virgolettati del presidente del Consiglio riportati nell’articolo pubblicato oggi in prima pagina su Repubblica non corrispondono al pensiero del Presidente e non restituiscono affatto la sua posizione, il suo stile, il suo modo di argomentare”. È quanto afferma Palazzo Chigi in una nota.
Repubblica conferma integralmente il testo dell’articolo
Repubblica comprende la preoccupazione del presidente del Consiglio ma conferma integralmente il testo dell’articolo a firma di Annalisa Cuzzocrea pubblicato oggi.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
“GIA STATO BOCCIATO DALL’ONU, VA CONTRO I DIRITTI FONDAMENTALI SANCITI DALLA COSTITUZIONE”
Rischi per il rispetto dei diritti umani, arbitrarietà nelle decisioni, stretta per chi aiuta i migranti e salva vite umane.
La Turchia di Erdogan? No. L’Italia reazionaria in mano ai sovranisti e ai loro camerieri populisti.
“Alla fine il governo ha approvato il Decreto sicurezza Bis, mettendo fine alla pantomima di Di Maio che, anche questa volta, ha ubbidito agli ordini del vero Premier della maggioranza giallo-nera: Matteo Salvini”.
Lo scrivono in una nota Elena Grandi, co-portavoce dei Verdi e Angelo Bonelli, coordinatore dell’esecutivo, che spiegano: “Oggi il Governo si è preso la responsabilità di approvare un decreto che è già stato bocciato dall’Onu, che va contro i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e la normativa internazionale sui rifugiati e sui diritti umani, un decreto, a tutti gli effetti incostituzionale. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questa norma, che riduce il diritto di manifestare e il diritto sacrosanto di salvare vite umane in mare, e lo faremo anche con una denuncia alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
(da Globalist)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI MEDICI SENZA FRONTIERE E SOS MEDITERRANEE
Sono almeno 1.151 le persone, uomini, donne e bambini, morte in mare in un anno: lo scrivono Medici senza frontiere e Sos Mediterranee.
E un anno è proprio il periodo passato dall’annuncio del governo italiano di chiudere i propri porti alle navi umanitarie.
Per le due organizzazioni, che ricordano anche che oltre 10.000 persone sono state riportate forzatamente in Libia ed esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze, bisogna garantire con urgenza un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato, “compreso un coordinamento delle autorità competenti nel Mar Mediterraneo, per evitare morti inutili”.
Per Annemarie Loof, responsabile per le operazioni di Msf, “a risposta dei governi europei alla crisi umanitaria nel Mar Mediterraneo e in Libia è stata una corsa al ribasso”.
Da quando è stato bloccato l’ingresso nei porti italiani alla nave di ricerca e soccorso Aquarius, gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con Msf, esattamente un anno fa, “lo stallo è diventato la nuova regola nel Mar Mediterraneo centrale, con oltre 18 incidenti documentati”. “L’assenza di navi umanitarie nel Mediterraneo centrale in questo periodo mostra l’infondatezza dell’esistenza di un fattore di attrazione – dichiara Frèdèric Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranee – la realtà è che anche con un numero sempre minore di navi umanitarie in mare, le persone con poche alternative continueranno a provare questa attraversata mortale a prescindere dai rischi. L’unica differenza, ora, è che queste persone corrono un rischio quattro volte maggiore di morire rispetto all’anno scorso, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni”.
Le organizzazioni ricordano che ormai “le navi commerciali, e addirittura quelle militari, sono sempre più riluttanti nel soccorrere le persone in pericolo a causa dell’alto rischio di essere bloccate in mare e di vedersi negato lo sbarco in un porto sicuro. Per le navi mercantili che effettuano un salvataggio, in particolare, diventa estremamente complicato rimanere bloccati o essere costretti a dover riportare le persone in Libia, in contrasto con il diritto internazionale”.
(da agenzie)
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Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile
ANCHE SE LE AMBULANZE NON SOCCORRESSERO I SOVRANISTI COLPITI DA MALORE SI EVITEREBBE DI INTASARE GLI OSPEDALI
L’ultimo caso di ieri si è risolto nella notte con un soccorso operato dalla nave P61 delle forze armate maltesi: ma per tutto il giorno l’sos di un gommone in difficoltà , con a bordo 100 persone, è rimbalzato sui social. Alarm phone e Sea Watch, attraverso l’aereo di ricognizione Moonbird, hanno chiesto incessantemente, l’intervento di un dispositivo di soccorso finchè una nave militare, che si trovava a poche miglia di distanza è intervenuta, portando le persone in salvo a Malta.
Ma quello di ieri non è un caso isolato, nelle ultime settimane infatti, si sono ripetuti episodi di imbarcazioni in difficoltà , segnalate dalle ong, che hanno dovuto attendere ore ( e in alcuni casi una notte intera) prima di essere salvate in mare.
Nonostante, infatti, il calo degli arrivi in Italia, e la riduzione drastica di navi civili di salvataggio, le partenze dalla Libia non si sono azzerate.
Le persone continuano a partire, spesso stipate in piccoli gommoni, in assenza di alternative sicure. Ma oggi il Mediterraneo centrale è la rotta più pericolosa per i migranti, come testimoniano i dati e gli allarmi delle organizzazioni internazionali.
A ridurre gli arrivi in Italia ha contribuito anche l’attività della cosiddetta Guardia costiera libica, che dall’inizio dell’anno ha riportato indietro a Tripoli 2.747 persone (dati Unhcr aggiornati al 10 giugno) tra cui circa 270 bambini.
Nei fatti, sono ad oggi di più le persone costrette a tornare nel paese da cui cercano di fuggire, e dove sono in corso violenti scontri, nonostante tutte le organizzazioni internazionali abbiamo ormai formalmente dichiarato che la Libia non può essere considerato un porto sicuro.
“A farne le spese sono i migranti – spiega Sara Prestianni di Arci nazionale, curatrice del rapporto – obbligati a rotte sempre più pericolose e lunghe, a beneficio di imprese nazionali, che del mercato della sicurezza hanno fatto un vero e proprio business, e di politici che sull’immaginario dell’invasione basano i loro successi elettorali”.
I pull factor smentito dai fatti: gli sbarchi fantasma e le partenze dalla Libia.
Una serie di fattori che contribuiscono, nei fatti, a smentire il cosiddetto pull factor, cioè il fattore di attrazione che la presenza di navi di soccorso opererebbero come spinta alle partenze.
Come spiega Matteo Villa, ricercatore di Ispi (Istituto per gli studi politici internazionali), tra il 1 maggio e il 7 giugno sono partite dalla Libia almeno 3.092 persone. 379 sono partite quando le ong erano al largo delle coste libiche, 2.713 invece, hanno preso il largo nonostante non ci fosse nessun assetto europeo (pubblicamente) in mare a fare ricerca e soccorso.
Sulla stessa scia anche Carlotta Sami, portavoce di Unhcr, che in un tweet del 7 giungo scorso scrive: “700 persone alla deriva in 24 ore nel Mediterraneo. Non parliamo per decenza di pull factor. Nessuna ong può essere presente. E ancor peggio nessun sistema di soccorso. Stiamo perdendo vite umane e l’esperienza preziosa di anni di salvataggio che rendevano onore a chi li faceva”.
Inoltre, le cronache registrano una serie di arrivi con micro imbarcazioni, non solo sulle coste della Sicilia, ma anche della Calabria e della Puglia. Sono i cosiddetti sbarchi fantasmi, così chiamati perchè non intercettati dalle autorità marittime.
Muore una persona su 6: rotta del Mediterraneo sempre più pericolosa.
Stando ai dati sono 543 le persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa, di queste 343 solo nel Mediterraneo centrale. “La percentuale di persone morte in mare è passata da 1 su 29 dell’anno scorso a 1 ogni 6 di quest’anno. Il problema è evidente:, non essendoci più dispositivi di ricerca e soccorso come negli anni passati, il rischio è altissimo e percentualmente, nonostante il calo degli arrivi, le vittime aumentano – spiega a Redattore Sociale, Federico Fossi, uno dei portavoce di Unhcr Italia -. Le ong erano arrivate a soccorrere il 40 per cento di persone in mare, avevano cioè un ruolo fondamentale. Oggi che dalla Libia si continua a partire, non ci sono più. Le persone fuggono da un paese che non è più quello di qualche anno fa, le persone sono bloccate nei centri di detenzione, nelle zone in cui imperversano i combattimenti, come la parte sud di Tripoli – aggiunge Fossi -. Altre persone riescono a volte a fuggire dai centri di detenzione ma poi sono abbandonate a loro stesse, senza la possibilità di tornare indietro. Altri sono bloccati tra i combattimenti: mai come adesso la traversata in mare rappresenta l’unica via di uscita. Quindi le persone partono ancora ma rischiando ancora di più. Per noi è fondamentale che vengano fatti tutti gli sforzi possibili per soccorrere le persone in mare e per evitare che vengono riportate indietro , perchè già qualche mese fa abbiamo chiaramente detto che la Libia non è un porto sicuro”.
In queste ultime settimane l’Unhcr ha operato diverse evacuazioni dai centri di detenzione libici. “Queste operazioni fanno parte del percorso di vie legali e sicure per far ottenere protezione ai rifugiati in Europa – aggiunge
Sea Watch, l’unica nave a fare attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.
In questo momento l’unica nave civile a fare ricerca e soccorso in mare è la Sea Watch 3 dell’ong tedesca Sea Watch, che opera anche attraverso i due aerei di ricognizione Moonbird e Colibrì. “Siamo ripartiti verso l’area Sar, in questo momento siamo l’unica nave civile in mare – sottolinea la portavoce Giorgia Linardi -. In questi ultimi giorni i nostri aerei hanno testimoniato numerose partenze: tra i 20 e i 30 i casi avvistati in soli 14 giorni. Molti di questi casi hanno dovuto attendere ore prima di essere soccorsi, o addirittura notti intere”.
Il riferimento è ai due casi di distress del 23 e del 29 maggio scorso: “il primo ha visto l’intervento della Guardia costiera libica – spiega Linardi -, il gommone era in affondamento, in un video ripreso dal nostro elicottero si vede almeno una persone morire per annegamento. Nel secondo caso c’è stato l’intervento della Marina militare italiana dopo più di 24 ore dalla segnalazione. Allo sbarco le persone hanno riportato che alcuni compagni di viaggio sono stati dati per dispersi. La situazione è dunque gravissima, dimostra che le persone partono e si trovano in pericolo a prescindere dalla presenza delle navi delle ong”.
Linardi sottolinea inoltre che nei casi in cui sono state coinvolte navi militari non è stata aperta nessuna indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, “ci auguriamo che sia lo stesso per noi – dice – siamo stanchi di dover dimostrare che non facciamo niente di male, se ci sono delle violazione sono in capo alle autorità . Ci aspettiamo soccorsi nei prossimi giorni, chiederemo, come sempre il supporto delle autorità marittime, se questo non arriverà ci dirigeremo verso quello che secondo le valutazioni del comandante sarà ritenuto il porto sicuro più vicino seguendo la rotta meno vessatoria per le persone a bordo”
(da Globalist)
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