Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
TONINELLI E LA TRENTA NON HANNO CAPITO CHE LA PACCHIA E’ FINITA ANCHE PER LORO… 39 SOGGETTI, TRA POLITICI E ALTI FUNZIONARI, POTREBBERO ESSERE IMPUTATI IN UN CLAMOROSO MAXIPROCESSO PER NON AVER MANDATO A FARE IN CULO UN RAZZISTA SEQUESTRATORE DI PERSONE
A 72 ore dall’impegno preso dalle autorità italiane per individuare un porto di sbarco per la Mare Jonio, sulla plancia della nave di Mediterranea è arrivata l’ennesima risposta negativa.
Stavolta, però, la Guardia costiera sembra voler chiaramente prendere le distanze dal rigetto, e con una decisione senza precedenti scarica la responsabilità sulla filiera decisionale che parte dal vertice politico e arriva agli ufficiali in banchina.
La nota della capitaneria fornisce direttamente alla magistratura gli elementi per una inchiesta che potrebbe rivelarsi esplosiva.
La comunicazione della Guardia costiera, infatti, è stata trasmessa a due procure indicando in chiaro i nomi e gli indirizzi di posta elettronica di quanti nella filiera decisionale sono coinvolti e potrebbero venire indagati per “omissione di soccorso” e trattamento inumano”.
Se anche una piccola percentuale dei 39 indicati finisse in una inchiesta, potremmo assistere al più grande maxi processo per violazione dei diritti umani a carico di funzionari pubblici ed esponenti politici.
Nel messaggio inviato dalla Capitaneria di porto al comandante Giovanni Buscema si legge: “In riscontro alla richiesta di Place of Safety (POS), pervenuta con l’email a cui si porge riscontro, si rappresenta che la competente Autorità Nazionale, alla quale la predetta richiesta è stata inviata per le valutazioni di competenza, ha comunicato, che: ferma restando l’attualità e l’efficacia del Decreto Interministeriale del 28 agosto, il POS non può essere assegnato”.
A causa del decreto sicurezza la Mare Jonio non può entrare in porto, neanche dopo il primo drammatico trasbordo notturno di 64 persone e nonostante i 34 naufraghi rimasti sul ponte siano affetti da serie patologie mediche e psichiche.
Situazione che si va aggravando, peraltro appesantita dalla mancanza di acqua per i servizi, che impedisce a migranti ed equipaggio anche solo di poter usare normalmente i bagni oramai da tre giorni.
Ma è la lista dei destinatari, questa volta messa in chiaro e non in “copia riservata”, a segnare un punto di svolta nelle decisioni della Guardia costiera.
Il rifiuto dell’approdo, attribuito alle “autorità nazionali” e dunque in alcun modo attribuibile agli ufficiali in servizio a livello locale, è stato inviato dalla capitaneria siciliana alla procura di Agrigento, a quella di Roma e (in modo che i magistrati possano vedere) al capo di gabinetto del ministro dell’interno, e a una serie di altre figure che rispondono agli ordini politici.
Poche ore prima il capomissione Luca Casarini aveva avvertito dell’imminente denuncia contro le autorità coinvolte sulla base della recentissima pronuncia “emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento nella vicenda della nave Open Arms”, nella quale è stato ribadito come “sulla scorta delle Convenzioni internazionali” la responsabilità ricada “sullo Stato che per primo ha ricevuto notizia di persone in pericolo in mare fino a quando il Centro di coordinamento competente per l’area non abbia accettato tale responsabilità ”. Tra i destinatari indicati dalla Guardia costiera vi sono il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, e quello del ministero dei Trasporti, Gino Scaccia.
Si tratta delle figure che interloquiscono con i responsabili politici e poi traducono gli ordini alle figure operative.
Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha già aperto da tempo una inchiesta, ancora contro ignoti, per reati che vanno dall’omissione al sequestro di persona. Non ci sono indagati poichè il magistrato sta raccogliendo gli ultimi elementi per chiedere il processo e, a quanto se ne sa, ancora una volta potrebbe essere investito il tribunale dei ministri che, se perdurasse la scelta di tenere i migranti in ostaggio dell’inerzia politica, stavolta potrebbe doversi occupare non solo di Matteo Salvini.
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
RINTRACCIATI DALLE FORZE DELL’ORDINE PER CASO QUANDO ERANO A TERRA
Ancora sbarchi a Lampedusa.
Sono ventuno i tunisini arrivati nella notte sull’isola più grande delle Pelagie. Gli immigrati sono arrivati a bordo di una barca che oggi le forze dell’ordine stanno cercando.
I migranti si erano sparpagliati e la polizia dopo averli rintracciati li ha portati nel centro di accoglienza.
Alcuni sono stati medicati per piccole escoriazioni dovute forse allo sbarco in una zona rocciosa. I 21 tunisini sono stati avvisati dai carabinieri mentre erano alla ricerca del pirata della strada che ha travolto una turista di Torino.
L’automobilista “pirata” è stato poi rintracciato, grazie ad incessanti ricerche, e arrestato alle 2 circa. Si tratta di un ventitreenne residente a Lampedusa. Un giovane che dovrà rispondere dell’ipotesi di reato di omicidio stradale.
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
MIGRANTI ALLO STREMO, MANCA L’ACQUA A BORDO, IL PONTE E’ IMPRATICABILE PER I RIFIUTI, E’ EMERGENZA SANITARIA… MA IN UN PAESE DI SERVI NESSUNO HA LE PALLE DI GARANTIRE IL DIRITTO INTERNAZIONALE
Al terzo giorno di attesa sono tutti stremati. Marinai, volontari e migranti. Si è rotta una pompa e quindi manca l’acqua. Ci si lava calando i secchi a mare.
Il ponte è impraticabile, pieno di rifiuti e di sacchi neri con dentro gli abiti intrisi di benzina e urina che i sopravvissuti avevano addosso quando sono stati salvati. Quattro i casi di scabbia.
Quasi tutti e 34 gli ospiti mostrano preoccupanti segni di depressione. Nel pomeriggio è arrivata una mail con cui la Guardia Costiera ribadiva il divieto di ingresso in Italia, nascondendosi dietro l’applicazione del decreto Salvini.
Che però è stata firmata anche da due ministri oggi in trattative con il Pd.
Il primo atto che ci si aspetta dal nascente governo delle novità , con dentro il Pd, è che questa nave venga lasciata entrare in porto.
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
“IL NARCISISMO DI SALVINI NON CI HA PORTATO A NULLA, LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI E’ DI CENTRODESTRA, MA NON SONO ESTREMISTI”
Il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha preso definitivamente le distanze dalla Lega di Salvini, sostenendo in un intervista al Corriere di essere d’accordo con Berlusconi: “con il sovranismo non si vince e non si governa”.
Parlando di Salvini, l’ex presidente del Parlamento Europeo ha detto: “La sua guerra antieuropeista ha portato l’Italia all’isolamento proprio nel momento di grandi sfide economiche come quella con la Cina”.
Tajani è convinto della centralità di Forza Italia nella coalizione di centrodestra: “I fatti confermano che senza di noi non si vince. Gli italiani sono in maggioranza di centrodestra, ma non estremisti”.
Tajani è anche consapevole della necessità di un cambio di rotta rispetto al sovranismo della Lega: “Questa crisi di governo dimostra che l’Italia ha bisogno di un centrodestra diverso. Non bastano i like sui social media, nè baciare un crocefisso. Il centrodestra non può avere trazione sovranista”.
Una coalizione tra le due forze politiche è in forte dubbio: “Vedremo. La Lega non ha fatto nulla per un governo di centrodestra, troppo presa da un narcisismo che non ha portato a nulla”
Tajani sottolinea gli errori del leader della Lega: “La politica di Berlusconi ha portato all’Italia Draghi alla guida della Bce; ha dialogato con Bush e Putin avendo sempre come primo alleato gli Usa e cercando di far avvicinare la Russia all’Occidente; ha conquistato per la prima volta la presidenza del Parlamento europeo. Salvini è stato disconosciuto persino da Trump. Anche da Orbà n, che è rimasto nel Ppe e ha votato come noi Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea per evitare che vincesse un socialista”.
Sul nuovo governo Tajani ribadisce la linea di Forza Italia sul nuovo esecutivo Movimento 5 stelle-Pd che sta prendendo forma: “Voteremo contro. Poi faremo un’opposizione senza compromessi, ma non andremo mai contro l’Italia”.
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
GENTILINI NON LE MANDA A DIRE: “DEVE PAGARE ANCHE CHI NELLA LEGA SI E’ MESSO AD ANGOLO RETTO DAVANTI A LUI”
La fibrillazione in casa della Lega è palpabile, anche se nessuno contesta il segretario Salvini per l’apertura di una crisi che potrebbe non portare alle elezioni, come il ministro dell’Interno avrebbe voluto.
In un partito dove nessuno ha mai osato criticare Bossi fino a che non è stato travolto dalle note vicende giudiziare, non ci si può aspettare che le critiche vengano allo scoporto, ma il malessere è palpabile, sia tra gli elettori in calo che tra i dirigenti.
Solo un grande vecchio come Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso, può permettersi di farlo.
Intervistato dall’emittente locale Antenna Tre, il novantenne “sceriffo” ha detto: “Un capo che sbaglia deve pagare, e anche chi si era messo ad angolo retto davanti a lui. Ha sbagliato a non prevedere le conseguenze delle sue azioni, quando un capo dovrebbe fare esattamente questo. Ora la scelta sta a lui: o continuare, o nominare una persona in sua sostituzione come capo carismatico della Lega”.
L’accusa è di aver aperto la crisi spalancando la strada a un’intesa Pd-M5S.
“Salvini, non hai tenuto conto di trecento parlamentari che prendono 17mila euro al mese, che avrebbero dato tutto pur di rimanere seduti su quegli scranni dorati. Non hai capito che le tue affermazioni ‘voglio tutto il potere’ e ‘andiamo da soli’ contrastano con i proverbi dei nostri vecchi, che cinque schei de mona fa ben a tutti”. Il detto veneto significa che è meglio fingersi tonti, per poi essere più furbi degli avversari.
E invece? “Le masse sono fluttuanti, il popolo è una banderuola. Se il prossimo governo porterà qualche provvedimento che ridurrà le tasse o eliminerà le accise, come anche Salvini voleva fare, per la Lega il futuro sarà difficile. Il popolo va da chi offre possibilità di sopravvivere
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
“IL VOTO SU ROUSSEAU ANDAVA FATTO PRIMA DELL’INCARICO A CONTE, ORA NON PUO’ INCIDERE SU UN PROVVEDIMENTO REGOLATO DALLA COSTITUZIONE”
Gregorio De Falco spara a zero contro Luigi Di Maio, criticando innanzitutto i 20 punti del programma presentati al premier incaricato Giuseppe Conte:
“Buoni per i prossimi 20 anni del miglior esecutivo del mondo. Un programma utopico” dichiara De Falco, che poi aggiunge: “la mossa di Di Maio – ossia il suo insistere con la priorità dei punti programmatici dei cinque stelle come precondizione per la formazione del governo – si spiega solo col fatto che ormai è alla deriva, ha perso il contatto con la realtà e purtroppo questo sta provocando un danno al paese, come si è visto con la reazione dello spread”
Riguardo poi al voto su Rousseau, De Falco è critico: “Innanzzitutto il voto da statuto ha valore consultivo e non decisorio. Ma soprattutto, il voto avrebbe avuto senso a monte delle consultazioni, per conferire il mandato a trattare, non a valle, altrimenti incide sul procedimento regolato dalla Costituzione. Procedimento che non può trovare ostacolo nel voto di 40-50mila persone su una piattaforma di un’associazione privata”
“Di Maio – osserva anche sulle mosse del capo politico Cinque stelle – evidentemente ha voglia di riconquistare un ruolo preminente non solo nel governo ma nel Movimento, perchè a questo punto ha un problema di leadership rispetto a Conte”.
Alla domanda se voterà la fiducia a un eventuale governo tra M5s e Pd, risponde: “Io vorrei votarla, ma prima Conte dovrebbe dirci qualcosa nel merito. Io, Nugnes e De Bonis (altri due senatori espulsi dal Movimento, ndr) abbiamo costituito una componente piccola. Conte ne vuole tenere conto? Ci vuole sentire? Noi siamo pronti a incontrarlo e poi valuteremo”.
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
IL MAGGIORE CANDIDATO DEL PD A QUELLA CARICA DA’ UNA LEZIONE DI POLITICA AL POLTRONISTA GRILLINO
“Per una volta Beppe Grillo è stato convincente. Una sfida così importante per il futuro di tutti non si blocca per un problema di ‘posti’. Serve generosità . Per riuscire a andare avanti allora cominciamo a eliminare entrambi i posti da vicepremier”.
Lo scrive su Twitter Dario Franceschini del Pd, ritwittato da Andrea Orlando
Ieri in un video Beppe Grillo aveva detto: “Questa pena che vedo, questa mancanza di ironia, dovete sedervi a un tavolo e essere euforici perchè appartenete a questo momento straordinario di cambiamento. Abbiamo da progettare il mondo, invece ci abbruttiamo, e le scalette e il posto lo do a chi e i dieci punti, i venti punti, basta!”.
La mossa è da politico abile, abilissimo. Dario Franceschini prende al volo l’assist costituito dal videomessaggio di ieri sera di Beppe Grillo («Basta parlare di posti e di dieci punti») e affonda la lama.
Il Pd rinuncia alla poltrona, ora Di Maio è solo con la sua arroganza da Kasta
(da agenzie)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
SCANSI: “NON MERITA LA CARICA DI VICE, SI E’ FATTO FREGARE DA SALVINI COME UN BISCHERO E NE HA SBAGLIATE TROPPE”
Mentre Luigi di Maio è chiuso nel bunker a chiedere poltrone negando di tenere alle poltrone e sostenendo di aver rifiutato poltrone da Salvini quando a bloccare il tentativo di ritorno dei gialloverdi è stato lo Stato Maggiore grillino (da Beppe a Fico), il Fatto Quotidiano oggi va all’attacco del poltronista ma senza chiamarlo così.
Comincia Marco Travaglio nel suo editoriale:
L’ultimatum di venerdì, che ha creato inutili tensioni, è incomprensibile: persino sui dl Sicurezza il Pd aveva accettato di ripartire dalle critiche di Mattarella, anzichè da un’abrogazione integrale che conviene solo a Salvini”
E si continua con un’intera pagina di “opinioni” sulla questione: il quotidiano usa opinionisti interni ed esterni per spiegare a Giggetto che non è il caso di continuare a fare lo spiritoso.
Comincia Marco Revelli:
Nello scorso governo, Di Maio era vicepremier eppure Salvini se lo è mangiato nei consensi. Motivo per cui consiglierei al capo politico dei 5 Stelle di non dare troppa importanza a queste cose: non rischierei il suicidio politico per una carica inutile
Continua Andrea Scanzi:
È stato un buon ministro del Lavoro e merita forse la riconferma (io preferirei un governo di soli “competenti” come ha ipotizzato Grillo), ma non merita il ruolo di vicepremier. Da Salvini si è fatto turlupinare come un bischero, come leader ne ha sbagliate troppe e la sua uscita di venerdì (“O si fa così osi va al voto”) è scellerata per tempi e modi.
E poi c’è Daniela Raineri:
Forse sta giocando con le caselle del governo per farsi un sondaggio gratis e/o tenersi aperta una porta sul voto; forse vuole dare un segnale agli utenti di Rousseau, come a dire: sono ancora uno di voi, non mi piego ai giochi di palazzo. Il risultato, temiamo, è stato dare un’immagine poco solida di sè, come a dire: sono ancora uno di voi, non so fare politica.
Poi, con argomenti simili, ci sono Lucia Annunziata, Nadia Urbinati, Moni Ovadia. Non male, no?
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
“LA GENTE VUOLE MINISTRI SERI CHE PARLINO CON I FATTI”
Marco Travaglio non vede ostacoli alla formazione di un governo Pd-M5S. Ma non accetta, così come il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, questa opposizione (chiamiamola pure corsa a ostacoli) messa in piedi da Luigi Di Maio.
Il direttore del Fatto Quotidiano, che aveva sempre difeso il vicepremier e ministro del Lavoro, giudicandolo come uno dei migliori prodotti del precedente esecutivo, oggi lo attacca dalla colonna riservata al suo editoriale.
«Preso atto che il Conte-2 dimagrisce la Lega e ingrassa il centrosinistra, ma soprattutto il 5S, che va cercando di più Di Maio?» — è questa la domanda che il direttore Travaglio si fa a metà dell’articolo che firma il 1° settembre, definendo — tra le altre cose — incomprensibile l’ultimatum lanciato da Di Maio nella giornata di venerdì scorso, quando la situazione tra dem e M5S sembrava essere ormai precipitata.
Per Marco Travaglio bisognerebbe discutere dei temi e delle figure chiave (il M5S, ad esempio, dovrebbe ribellarsi all’idea di Giuliano Pisapia come ministro della Giustizia suggerito dal Partito Democratico), ma per il direttore il governo pentastellato-Pd deve nascere a tutti i costi.
Secondo Travaglio, infatti, Luigi Di Maio — con queste sue assurde prese di posizione — vorrebbe emulare Matteo Salvini nella nuova alleanza con il Partito Democratico, sbattendo i pugni sul tavolo e aspettandosi che il partner di circostanza accetti i suoi capricci.
«Se Di Maio spera di recuperare peso e voti trasformandosi da Salvini dei giallo-rosa — chiosa Travaglio -, sbaglia di grosso. Le gare di rutti sono roba di Salvini e alla lunga stancano. Ora, la gente per reazione vuole ministri seri che parlino con i fatti»
(da agenzie)
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