Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
“DOVE SONO LE DIVISE NUOVE CHE CI AVEVA PROMESSO?”
Aveva promesso di toglierla a Saviano e a tutti quelli che non se la meritavano, ma per adesso a lui rimane in quanto ex ministro dell’Interno.
Matteo Salvini avrà la scorta, racconta oggi Brunella Giovara su Repubblica, che fa anche sapere come i poliziotti che lo seguono sono anche arrabbiati perchè straordinari e divise nuove non sono mai arrivati:
Resta la scorta che gli tocca in quanto ex ministro dell’Interno, ma lui si proclama “ministro dell’Interno in pectore”, il che suona patetico se si ascolta lo scontento delle forze dell’ordine. E non tanto il capo della Polizia Gabrielli, che l’altro giorno ha detto che un ministro non dovrebbe aver bisogno della maglietta della polizia, ma la gente che lavora per strada. Tipo, una settimana fa in via Farini a Milano, i due equipaggi fermi in pausa ad arrabbiarsi per gli «straordinari che non arrivano, ma non ci aveva anche promesso le divise nuove, Salvini?».
Dunque, quel Salvini non c’è più, sparito in un puff come i voli di Stato che non potrà più prendere, si era dalle parti del Papeete, già lì lo stile di un tempo era andato a farsi benedire, le cubiste e l’inno nazionale, il Capitano compiaciuto davanti ad alcuni bikini, passati di telefono in telefono.
Ma per dire come tutto questo può apparire agli occhi leghisti: il potente Luca Zaia ha pure in gioventù organizzato grandi feste in discoteca, ma da quando è in politica gira sempre elegante, come si deve. E tornando a Matteo, le sue smaglianti camicie bianche, al momento quasi sparite, in una delle ultime dirette Facebook indossava una triste camicia azzurra con il collo alla coreana, che non dona a nessuno, con ancora le pieghe impresse dalla valigia.
E lui portava un che di malinconico addosso, forse era solo l’effetto di una vacanza in montagna senza sprint.
(da agenzie)
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Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
LA STORIA DI IBRAHIMA SABALY, PARTITO A 15 ANNO DAL SENEGAL, LA PRIGIONIA E I SOPRUSI… OGGI GIOVANE PROMESSA DELLA PASTICCERIA PUGLIESE… IL DATORE DI LAVORO: “E’ BRAVISSIMO, CONTENTO DI AVER PERSO QUALCHE CLIENTE RAZZISTA”
Dai campi di prigionia in Libia alla pasticceria pugliese: è questa la storia di Ibrahima Sabaly,
partito a 15 anni dal Senegal con l’obiettivo di aiutare la sua famiglia e in tasca il sogno di fare il pasticcere.
Oggi, 19enne, il ragazzo lavora presso una famosa pasticceria di Cellino San Marco ed è diventato un vero e proprio “re del pasticciotto”.
A parlare di Ibrahima è il Quotidiano di Puglia, attraverso la testimonianza del suo datore di lavoro: Andrea Colitta, giovane imprenditore cellinese che insieme alla famiglia gestisce un’attività artigianale e, fino a qualche tempo fa, cercava un apprendista pasticciere.
“Avevamo bisogno di un giovane che imparasse bene il mestiere per affidare il lavoro in continuità con quello svolto dai mastri”.
Una ricerca difficile: perfino i ragazzi delle scuole alberghiere non riuscivano ad accontentare le richieste della pasticceria, poi l’arrivo di Ibrahima.
Era partito dal Senegal quando aveva 15 anni, per aiutare la famiglia in difficoltà per via di una malattia che aveva colpito il capo famiglia. I soliti viaggi della speranza di tanti immigrati che per traffici illeciti di gente senza scrupoli, si ritrovano prigionieri in Libia per altri traffici e altri sfruttamenti, non senza aver prima subito ogni genere di soprusi.
Da qui il giovane, dopo un anno e mezzo di prigionia era riuscito a fuggire per poi essere catturato di nuovo e, dopo varie vicissitudini, aveva finalmente raggiunto l’Italia.
Era stato a Racale, a Gallipoli fino ad essere affidato al programma di inserimento per minori non accompagnati a Squinzano.
Poi l’incontro con il giovane imprenditore.
Quando ha incontrato Andrea, gli dice subito: ”’Voglio lavorare e studiare’. Sono rimasto colpito da questo, voleva studiare – ha commentato Andrea – lo abbiamo messo alla prova e si è dimostrato da subito un ragazzo eccezionale”.
Nella pasticceria della famiglai Colitta, Ibrahima ha trovato una versa e propria famiglia. Anche se il giovane imprenditore confessa spiacevoli episodi legati al comportamento di qualche cliente:
“Qualche problema se lo sono posto alcuni clienti che mi hanno palesato l’intenzione di non frequentare la mia attività se assumevo un ragazzo di colore, ma io sono ben lieto di perdere quel genere di clientela”, ha chiosato Andrea.
Ibrahima è diventato una risorsa preziosa per la famiglia Colitta, tanto che quando per lui si prospettava un rimpatrio, i datori di lavoro si sono ampiamente prodigati per lui.
A sorpresa hanno trovato un piccolo appartamento in affitto a Cellino, lo hanno arredato con l’aiuto di conoscenti, hanno pagato delle mensilità in anticipo mentre il proprietario della casa, gli ha messo a disposizione una tv e il collegamento a internet.
Una gara di solidarietà di cui il ragazzo non era a conoscenza fino al giorno in cui non è stato assunto con regolare contratto. “Lo abbiamo portato in banca per aprire il conto corrente ed è stato bellissimo il suo stupore nell’apprendere che poteva rimanere a lavorare e gestire i suoi guadagni e la sua vita come meglio credeva”.
Ora Ibrahima vuole iscriversi alla scuola alberghiera e il suo sogno è tornare a casa appena possibile per riabbracciare la famiglia, dopo quattro anni di lontananza.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
SANZIONE DI 16,67 EURO A TESTA PERCHE’ NON AVEVANO UN BIGLIETTO DI VIAGGIO… I VOLONTARI: “ASSURDO, CI SEMBRA DI ESSERE IN UNA FICTION”…. NO, SIAMO IN UN’ITALIA RAZZISTA SENZA VERGOGNA
Sedici euro a volontario. Multati perchè fermi sul primo binario, “arbitrariamente”, privi di biglietto a distribuire coperte ai senza fissa dimora.
E’ successo a Foggia mercoledì 11 settembre: a denunciare l’assurda contestazione sono i volontari dell’associazione Fratelli della stazione, che da anni si occupa di portare beni di prima necessità e un sorriso a chi ne ha bisogno.
“Doveva essere una normale serata di servizio in stazione – scrivono i volontari sulla loro pagina Facebook – Siamo entrati in stazione come ogni sera, il solito giro per incontrare chi ci aspetta, siamo entrati come ogni sera per chiacchierare con chi, senza dimora, si ferma in stazione. Per portare le coperte visto che adesso la sera è più fresco e qualcuno ce le ha già chieste. E stasera siamo stati multati per essere in stazione senza titolo di viaggio”.
Tra loro anche tre ragazzi indiani iscritti alla Flai, che attraverso i suoi attivisti rilancia la denuncia: i controlli pare siano partiti proprio da loro, i primi cui sono stati chiesti i documenti con insistenza (documenti risultati in regola). “Abbiamo provato a spiegare chi siamo e cosa facciamo lì da più di 20 anni, siamo stati multati perchè per portare latte caldo e coperte a chi vive in stazione non abbiamo fatto il biglietto – racconta Valentina, una delle anime dei Fratelli della stazione – ci siamo chiesti se quello che ci stava accadendo fosse reale, ci siamo guardati negli occhi, mi sembrava di essere all’improvviso in un documentario, non ero preoccupata tanto per me, ma per il mio amico che ho convinto io a venire in stazione”.
Dopo la sanzione, scatta la consultazione con gli amici avvocati. “Che cosa ci contestano? Che facciamo? Eravamo lì a far volontariato in stazione, sì senza biglietto, ma portavamo solo umanità – scrivono ancora sulla pagina Facebook – la nostra, quella di chi ci ha raggiunti sul binario o per telefono. Eravamo li a chiacchierare con chi vive in strada. Per voi sono invisibili, noi li vediamo. E niente mi sembra di essere stata in una fiction. E mi astengo dai commenti sui modi e le parole… ancora non riesco a dormire”.
Nella foto allegata al racconto, il verbale della Polizia ferroviaria: 16,67 euro per ogni volontario, per essere entrati “arbitrariamente” sul primo binario. Dichiarazione resa dai trasgressori: “stavo svolgendo servizio di volontariato”.
Giovedì 12 settembre Polfer ha chiamato i volontari per incontrarli e provare a chiarire quanto accaduto
(da agenzie)
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Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
SAREBBE INTERESSANTE CHIEDERGLI SE L’HA FATTO PERCHE’ QUALCUNO GLIELO HA CHIESTO, MA TUTTO FINIRA’ ALL’ITALIANA, COME SEMPRE
Avrebbe voluto farci credere che era tutto a posto, che non c’era niente di male col fatto che
suo figlio si fosse fatto un giretto sulla moto d’acqua della polizia.
Un capriccio da poco, una strumentalizzazione politica dei giornali. Salvini allora dovrebbe spiegare per quale motivo nei confronti del poliziotto che ha fatto fare la gitarella a suo figlio è stato aperto un procedimento disciplinare.
Da quello che emerge (gira un audio tra gli addetti ai lavori) mentre il il Vicario propende per la linea dura, il Questore vorrebbe appianare tutto senza troppi strappi.
Non è stata fatta ancora nessuna proposta di sanzione e l’agente in questione, nel caso, avrà dieci giorni di tempo per fare ricorso.
Se qualcosa da questa storia c’è da imparare, è che alla fine i nodi vengono al pettine. Salvini pensava che la polizia fosse roba sua. Che impedire a un giornalista di documentare un illecito fosse una competenza delle sue guardie del corpo.
Che fosse giusto e legittimo tenere una conferenza stampa dal Papeete per giustificare la sua condotta irresponsabile di ministro (e di papà , visto che ci siamo).
La sua arroganza ha deteminato una situazione che è costata a un agente di polizia una procedura disciplinare.
(da agenzie)
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