Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
RIGUARDEREBBERO L’ASSOCIAZIONE MARONI PRESIDENTE
La Guardia di Finanza sta eseguendo una serie di perquisizioni nell’ambito dell’indagine della Procura di Genova sui 49 milioni confiscati in via definitiva alla Lega.
Le verifiche, secondo quando si apprende, riguarderebbero in particolare l’Associazione Maroni presidente.
La Lega aveva concordato con la procura la restituzione della somma a rate per la durata di una sessantina di anni, circa 600mila euro l’anno.
L’inchiesta genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega avrebbe ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni.
L’ipotesi su cui stanno ora lavorando i magistrati genovesi riguarda il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate: secondo i pm parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura.
La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero soldi dello stesso istituto, slegati dal partito. A giugno scorso, inoltre, investigatori e inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”.
Il presidente dell’ Associazione Maroni presidente — stando a quanto si legge nello statuto pubblicato sul sito — è Stefano Bruno Galli, che è anche assessore all’Autonomia e alla cultura della Regione Lombardia, mentre il consiglio direttivo è composto da Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e dall’ex sottosegretario Stefano Candiani. Il tesoriere è Federica Moro.
I 600 mila euro annui che la Lega metterà a disposizione della Procura di Genova potranno derivare da eventuali affitti dello stabile di via Bellerio e da bilanci certificati a partire dal 2019, hanno spiegato il sostituto Procuratore Francesco Pinto e il procuratore capo Francesco Cozzi, sottolineando che la procura non incasserà mai meno dei 600 mila euro, considerata la soglia minima.
Al momento in cassa per il partito ci sono 130 mila euro che verranno subito acquisiti dalla Procura In questo modo, hanno spiegato i magistrati, si garantira’ la sopravvivenza del partito e l’esecutivita’ del sequestro.
I soldi confluiranno dal partito in un conto ad hoc della Guardia di Finanza.
I soldi che la Lega mette a disposizione della procura di Genova potranno arrivare o dall’affitto di via Bellerio, sede milanese del Carroccio, o da quello che il partito ottiene in altro modo scritto in bilancio certificato a partire dall’esercizio del 2019. Al momento nella cassa della Lega, secondo quanto sostenuto dai legali del Carroccio, ci sono 130 mila euro che verranno subito acquisiti dalla Guardia di Finanza.
“Non si tratta di un accordo, ma di una istanza da parte della difesa che attiene alle modalità di sequestro preventivo ed eseguibile”, ha sostenuto all’epoca il procuratore Cozzi. La Lega doveva restituire 49 milioni di euro, 8,7 sono stati trovati su conti di Bossi e Belsito e su quelli della Lega.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“SIAMO SEMPRE STATI CONTRARI”: PECCATO CHE DAI VERBALI DEL PARLAMENTO RISULTA CHE VOTARONO A FAVORE O ERANO ASSENTI
Ieri Giorgia Meloni era a Bruxelles, davanti al Consiglio Europeo per parlare della “trappola del
MES“.
«Portare nel cuore delle istituzioni europee una materia centrale come il Meccanismo Europeo di Stabilità » per «dare voce all’Italia libera e sovrana contro la trappola del MES». La posizione di Fratelli d’Italia è quella di non ratificare le modifiche al Trattato.
La Meloni definisce il MES «un meccanismo assolutamente perverso che minaccia la tenuta dei nostri conti pubblici, minaccia i risparmi degli italiani il tutto per fare un favore a chi in Europa comanda».
Ed ancora «un trattato fortemente penalizzante per l’Italia».
Perchè? Non è dato di saperlo nel dettaglio.
La Meloni però ci tiene a ricordare che già quando nel 2012 (durante il governo Monti, al quale la Meloni votò la fiducia) venne ratificata la prima versione del MES i deputati e i senatori che poi avrebbero fondato Fratelli d’Italia erano contrari.
Andando a guardare l’esito del voto di ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità al Senato si scopre che la maggior parte dei senatori del PdL che poi avrebbero fondato FdI era assente mentre Achille Totaro Alberto Balboni Alessio Butti e Antonio Paravia votarono a favore.
Al voto finale alla Camera invece Giorgia Meloni era assente così come altri deputati del futuro partito, Guido Crosetto votò contro mentre Riccardo De Corato (ora assessore in Lombardia), Fabio Rampelli, Marco Marsilio (attuale Presidente della Regione Abruzzo) e Giampiero Cannella votarono a favore.
A Bruxelles la Meloni ha dichiarato che «l’Italia si è impegnata a contribuire al Fondo Salva Stati per 125 miliardi di euro 15 dei quali già versati ma al quale non potrebbe accedere senza veder commissariata la propria politica economica da soggetti insindacabili, immuni e prendono delle decisioni che non hanno la responsabilità di condividere con nessuno».
Questo è quello che prevede il Trattato che è attualmente in vigore che però non parla assolutamente di “commissariamento” della politica economica nè di ristrutturazione automatica del debito.
Per la leader di FdI la riforma del MES «prevede delle condizioni ancora peggiori» e introduce «elementi drammatici». Quali? Ancora una volta la Meloni non entra nel merito. Forse la materia è troppo tecnica per parlarne durante una conferenza stampa
Per la leader di Fratelli d’Italia il MES può decidere «autonomamente» quali condizioni imporre allo Stato che dovesse chiedere il prestito e tra quelle condizioni ci può essere l’obbligo di ristrutturazione del debito.
Ma non è così, lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla Camera la settimana scorsa: «la riforma non prevede nè annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani. Come nel Trattato già oggi in vigore, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Anche la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente».
Inoltre il MES non decide “autonomamente” ma anzi la riforma introduce una maggiore collaborazione con la Commissione Europea nelle risposte alle eventuali crisi dei paesi membri.
Secondo Giorgia Meloni inoltre il fatto di essere dentro al MES potrebbe addirittura spingere gli investitori a non comprare titoli di Stato perchè introdurrebbe l’eventualità che l’Italia sia costretta in futuro a ristrutturare il suo debito pubblico.
Ma la Meloni non considera due cose: la prima sono le famose CACs, la seconda che l’alternativa ad un’eventuale (e non obbligatoria) ristrutturazione del debito è il default. Ma soprattutto: se l’Italia si vedesse costretta a chiedere un prestito al Fondo Salva Stati significherebbe che in quel frangente non sarebbe in grado di finanziarsi sul mercato, ovvero non sarebbe già in grado di vendere i propri titoli di Stato. Altrimenti sarebbe facile evitare di bussare alla porta del MES.
Ma la Meloni non è soddisfatta e “spiega” che: «il fondo salva stati diventa sempre di più un fondo salva banche», dimenticando però che l’Italia, con il 17% delle quote del Fondo ha il potere di veto e quindi potrebbe opporsi alla concessione di aiuti agli istituto di credito tedeschi.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
QUANDO UNO DICE “PORTEREMO LE NOSTRE IDEE” VUOL DIRE CHE NON HA CAPITO UNA MAZZA… CHI PENSA CHE POLITICA SIA FARE DA RUOTA DI SCORTA DI UN SEQUESTRATORE DI PERSONE O VUOLE NAZIONALIZZARE TUTTE LE BANCHE NON E’ FASCISTA, E’ SOLO UNA GUARDIA BIANCA DEL SISTEMA CHE VUOLE SCARDINARE L’EUROPA PER FARE GLI INTERESSI DELL’IMPERIALISMO RUSSO
“Stephen Ogongo ha commesso un’ingenuità . Ci dispiace che il concetto di apertura delle piazze sia stato travisato e strumentalizzato, ma non stupisce. In questo momento le piazze fanno gola a molti, lo avevamo già detto e lo ripetiamo. Rammarica che questo fraintendimento sia cavalcato da più parti. Ma è giusto dare una risposta netta. Le sardine sono antifasciste. Le sardine continueranno a riempire le piazze. Si decida da che parte stare. Noi lo abbiamo già fatto. Andrea, Giulia, Mattia, Roberto e tutte le sardine”.
E’ quanto scrivono i quattro fondatori delle ‘Sardine’ in un post sulla pagina ufficiale di facebook, replicando all’apertura fatta da uno degli organizzatori della manifestazione di Roma, che si svolgerà sabato a piazza San Giovanni, nei confronti di Casa Pound.
In realtà la frase esatta del leader romano delle sardine era un’altra: “siamo aperti a tutti, che siano di sinistra, di Forza Italia o di Casapound, purchè vengano in quanto sardina, condividendone la battaglia contro il sovranismo”.
Un invito individuale quindi, ma chi cerca disperatamente visibilità non può coglierne certo il senso.
Da qui la replica di Casapound: “L’apertura del leader delle Sardine di Roma stupisce ma va nella direzione del dialogo e noi da sempre ci confrontiamo con tutti. Al momento le Sardine sinceramente mi sembrano un contenitore vuoto e manovrato dalla sinistra ma noi siamo pronti ad andare in piazza, senza bandiere, come abbiamo fatto per la manifestazione con Salvini, Berlusconi, Meloni, e porteremo le nostre idee. Ma sia chiaro ‘Bella Ciaò non la cantiamo”.
A parte che in piazza le sardine cantano anche l’inno nazionale, nessuno è obbligato a cantare nè Bella Ciao nè l’inno di Mameli, può stare anche zitto o cantare una canzone di Gaber, resta l’equivoco di fondo.
Se vai a una manifestazione è perchè ne condividi l’impostazione valoriale, altrimenti stai a casa e aspetti di indossare la livrea da maggiordomo quando Salvini ti convoca per la prossima piazza di truppe cammellate sovraniste.
Se uno pensa di riciclare concetti sovietici come la “nazionalizzazione di tutte le banche” o “porteremo le nostre idee” anche se le sardine “ci sembrano un contenitore vuoto e manovrato dalla sinistra” dimostra di essere fuori dal mondo e cosa ben diversa dal movimento delle origini.
Invece di “unirsi” per cambiare il modo di fare politica, al di là degli schieramenti, si ritorna al solito copione “fascismo-antifascismo” con lo scopo di far naufragare le sardine per mantenere saldo il sistema.
Trovando alleati ovviamente sinistra becera e sovranisti d’accatto, mentre a Mosca lavorano per disgregare l’Europa grazie a utili idioti.
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
OVVIAMENTE CUOR DI LEONE NON SI E’ PRESENTATO AL PROCESSO CHE LO VEDE IMPUTATO PER VILIPENDIO DELLA MAGISTRATURA
Matteo Salvini è a Imola per la campagna elettorale delle Regionali dell’Emilia Romagna, ma i
suoi supporter pregano per lui di fronte al tribunale di Torino dove il segretario della Lega era atteso per l’udienza del processo che lo vede coinvolto per vilipendio alla magistratura.
Al rosario in piazza, con diretta facebook sulla pagina ”I cinque sassi, Lo scudo della croce e l’arma del Rosario” si sono presentate una ventina di persone, con rosario in mano e un crocifisso.
Angela Ciconte, una delle fondatrici del gruppo: “Ci avevano detto che Salvini doveva restare in parlamento per fare il suo dovere, se è altrove a noi non interessa, la preghiera supera i chilometri e noi siamo vicini a lui qualsiasi cosa stia facendo. Non siamo qui per farci vedere con lui, ma sostenerlo – spiegano – Salvini ci ha detto di andare avanti”.
Il leader del Carroccio aveva infatti incontrato la signora Ciconte, una dipendente dell’asl di Torino, a Milano un paio di settimane fa. “Gli ho raccontato della nostra iniziativa, lui mi ha mostrato il rosario che aveva in tasca, è la prova che non lo usa solo in tav, ma lo tiene sempre con se perchè ci crede – assicura – È l’unico politico che può risolvere i problemi dell’Italia”
Il gruppo si sta organizzando per creare in tutta Italia altre occasioni di preghiera. “Prima di essere qui abbiamo chiesto il permesso a Salvini, non ci saremmo mai permessi di essere qui senza il suo consenso”.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“MARIO MONTI E FRANCESCA PASCALE PARTECIPEREBBERO? BEN VENGANO, NOI SIAMO APERTI A TUTTI, PURCHE’ CONDIVIDANO LA NOSTRA BATTAGLIA CONTRO IL SOVRANISMO E L’ISTIGAZIONE ALL’ODIO”
Stephen Ogongo è il leader delle sardine romane che si preparano alle manifestazioni del 14 e del 15 dicembre a Roma.
Ogongo ha 45 anni, viene dal Kenya e vive in Italia da quando ne aveva 20. Fa il giornalista e nel 2018 ha fondato un movimento, Cara Italia, per dar voce agli italiani senza cittadinanza, che prima o poi vorrebbe trasformare in una forza politica.
A Roma, il prossimo 14 dicembre, ci si aspetta «la più grande rivoluzione ittica d’Italia» sotto lo slogan di «sardina amplifica sardina». Tutte le sardine della Penisola sono state chiamate a raccolta da Mattia Santori per il Sardina Day: contemporaneamente, da San Francisco a Helsinki, 11 metropoli nel mondo scenderanno in piazza per manifestare un’idea di politica diversa da quella del centrodestra italiano.
Oggi in un colloquio con il Fatto dice che vorrebbe in piazza con le Sardine a Roma anche uno di Casapound:
Lei si è battuto per lo Ius soli e contro la Bossi-Fini. Se fossero le prime proposte delle Sardine?
Sicuramente sono punti che mettono d’accordo tante persone che scendono in piazza. A me piacerebbe che le Sardine diventassero un movimento per l’inclusione, per una società multiculturale, come il mio Cara Italia. Ma per avere un programma bisogna essere un interlocutore politico e noi al momento non lo siamo. Non so nemmeno se lo diventeremo mai.
Non c’è il rischio che la sovraesposizione di alcuni leader, come Mattia Santori, confonda le loro idee con quelle del movimento?
Io non lo vedo. Quello che ho sentito dire in tv da Mattia e da altri rispecchia più o meno quello che diciamo tutti insieme in piazza. E poi loro non parlano a nome di nessuno. Non siamo un soggetto politico, per l’appunto.
Negli ultimi giorni vi è arrivato l’endorsement di Mario Monti e di Francesca Pascale. Non è il caso di mettere dei paletti?
Quelli li metteremo se, e quando, ci daremo un’identità politica. Per ora è ammesso chiunque, pure uno di CasaPound va benissimo. Basta che in piazza scenda come Sardina.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“RIBADISCO: CONDIVIDO LA BATTAGLIA DELLE SARDINE CONTRO IL SOVRANISMO”… “UN VINCITORE E’ SEMPLICEMENTE UN SOGNATORE CHE NON SI E’ MAI ARRESO”
Francesca Pascale risponde ai giornalisti e ai politici di Forza Italia che l’hanno criticata in questi
giorni per l’apprezzamento del movimento e l’annuncio di voler scendere in piazza a Roma il 14 dicembre “condito” dalla sfuriata di Silvio Berlusconi raccontata da Carmelo Lopapa su Repubblica, che lei definisce completamente inventata:
Le mie opinioni non sono partitiche. Io ho parlato a titolo personale. Da liberale rispetto il pensiero di tutti, ma anche il mio deve essere rispettato. Devo dire che ho trovato singolare qualche osservazione strumentalmente critica nei miei confronti, da parte di alcuni esponenti di FI. Si interrogano sulle mie frasi e non su un partito che sta perdendo il contatto con l’area moderata e liberale. E lo dico da elettrice, da persona sempre eletta e mai nominata, ma che al momento osserva preoccupata la deriva che sta prendendo. Posso preoccuparmi? Non penso a turbare gli equilibri della coalizione di centro-destra, in vista delle prossime elezioni regionali, ma una riflessione sui contenuti è doverosa e va fatta. Leggo che Silvio Berlusconi si sarebbe arrabbiato per le mie dichiarazioni. Sorrido. Chi ha suggerito tali scritti non lo conosce.
Mi riferisco, ad esempio, alla ricostruzione molto fantasiosa di Lopapa, giornalista de @larepubblica . Se avessi voluto nascondere la mia visita a Napoli non l’avrei pubblicata su Instagram. Lo dico per amore della verità : ero lì nella mia amata Napoli, la città per me più bella del mondo, a festeggiare l’Immacolata con le mie sorelle come da tradizione familiare. Lo ripeto: io non esalto l’ideologia delle sardine, ma trovo giusta la loro battaglia per la libertà , il rispetto, l’umanità , la democrazia, l’accoglienza. Condivido la distanza netta e categorica rispetto al sovranismo. Dedico al mio Presidente una frase di Nelson Mandela che ha segnato la mia vita: “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
LA CASA DI FORMIGLI NON E’ STATA SEGNALATA DALL’ANTIRICICLAGGIO SU COME E’ STATA ACQUISTATA, QUELLA DI RENZI SI’… I FAN DI RENZI E LO SCIACALLAGGIO PER INTIMIDIRE IL GIORNALISTA DEGNO DEI REGIMI SOVIETICI
La casa di Formigli, che abbia o no un terrazzo da 100 metri quadri, non è finita sotto la lente perchè c’è una segnalazione dell’Antiriciclaggio su come è stata acquistata dal giornalista. Quella di Renzi sì.
“Ho scritto a Renzi quello che era successo, segnalandogli e mandandogli anche i link delle pagine dove c’era la foto della mia casa, per invitarlo a controllare le pagine del suo partito: mi sembrava un fatto grave quello che era successo. Un messaggio inviato privatamente su whatsapp a Renzi, dopo il quale mi sono ritrovato la questione della mia casa pubblicata da lui senza il mio consenso”: la casa di Corrado Formigli ha fatto arrabbiare gli esponenti di Italia Viva e il conduttore non ha gradito per niente la solidarietà su Twitter del senatore di Scandicci che secondo l’ex inviato di Michele Santoro è stata finta.
Luca Bottura su Repubblica ha raccolto i commenti contro Formigli dopo la solidarietà espressa da Renzi: “I furbetti imparino cosa comporta utilizzare il livore”. “Era logico che qualcuno gli rendesse pan x focaccia”. “Spero che abbia imparato la lezione”. “Quello che è stato fatto è reso e con gli interessi !!”.“Torna al tuo posto, Corrado, e smettila di fare le boccacce a Matteo”. “Chi la fa l’aspetti…”. “Formigli è una gran faccia di… bronzo. Senta anche lui come sono amare alcune medicine”. “Noi siamo diversi. Ma non si può sempre essere corretti e buoni con chi non se lo merita”. Virginia Piccolillo invece sul Corriere della Sera ha sentito il conduttore:
Nel post Renzi definisce «porcherie» «i messaggi sulle case private sia quando si tratta di un giornalista che di un politico». Non è solidarietà ?
«Finta. Perchè non lo avevo autorizzato a diffondere la cosa, divenuta subito oggetto di curiosità . E perchè omette di dire che a pubblicare i dettagli su casa mia sono stati tutti gruppi a sostegno di Italia viva».
Renzi dice di non aver avuto solidarietà sulla fuga di notizie dei suoi conti.
«Se la mettiamo sul piano del “chi la fa l’aspetti” è pericoloso. Renzi è un senatore e gli ho chiesto della sua casa perchè c’è un’indagine aperta per riciclaggio. Io sono un privato cittadino pagato da un’azienda privata. Il giornalista deve controllare il potere, il contrario è squadrismo. Lì ci vivo con la mia famiglia. Mia moglie si è allarmata. Tanto che ho deciso di denunciare».
Renzi ha replicato, stavolta via Twitter: «Fotografare la casa di un giornalista è inaccettabile. L’ho scritto per primo dopo vari sms di Formigli. Ok. Una domanda ai giornalisti: violare il segreto d’ufficio o la proprietà privata per far foto dentro casa mia invece è ok?».
A Formigli è arrivata la solidarietà del segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «È colpito — dice — dall’odio della Rete». Solidali anche Massimo Giannini, direttore di Radio Capital, Salvo Sottile, Luca Telese.
Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva, scrive invece su Facebook: «È vergognoso che sui social qualcuno invada la privacy di Formigli, come è indecente quello che subisce Renzi. Ancora più vergognoso quando i tg Rai hanno trasmesso l’interrogatorio secretato dei genitori di Renzi di fronte ai magistrati».
Il punto però è essenzialmente tecnico.
La casa di Formigli, che abbia o no un terrazzo da 100 metri quadri, non è finita sotto la lente perchè c’è una segnalazione dell’Antiriciclaggio su come è stata acquistata dal giornalista. Quella di Renzi sì.
Una segnalazione dell’antiriciclaggio ha infatti messo in luce che è stata acquistata anche grazie a un prestito ricevuto da Riccardo Maestrelli, che da tempo è finanziatore del senatore di Scandicci e che è stato da lui nominato nel consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti.
Renzi infatti scrisse qualche giorno fa che ha comprato casa a Firenze chiedendo un prestito (privato) a “una conoscente“, “Un prestito personale, con sottoscrizione di una scrittura privata: una cosa del tutto legittima e ineccepibile. Prestito restituito in meno di cinque mesi. Ovviamente tutto tracciato con bonifico. Ho poi acceso un mutuo di 1.000.000 di euro che sto pagando con la mia indennità parlamentare. Per completare le informazioni: grazie ai proventi personali regolarmente registrati ho dichiarato 830.000 euro nel 2018 e dichiarerò oltre 1.000.000 euro nel 2019. Nel 2019 ho pagato per adesso circa mezzo milione di euro di tasse. Questo per rispondere a chi dice che vivo di politica”.
Repubblica ha segnalato tre stranezze nella circostanza che ci permettono di apprezzare la differenza con Formigli.
Tutti i passaggi di denaro sono stati ricostruiti dagli investigatori dell’Uif, l’Unità antiriciclaggio della Banca D’Italia, attivati da una segnalazione di “operazione sospetta” della Cassa di Risparmio di Firenze. Il report è stato trasmesso mesi fa alla procura fiorentina che ha aperto un fascicolo modello 45, senza ipotesi di reato nè indagati. È un procedimento diverso da quello che investe la fondazione Open. Spiega oggi Repubblica:
I detective di Bankitalia hanno scoperto che Renzi il 13 giugno 2018, un mese prima del rogito, ha pagato la caparra con quattro assegni da 100 mila euro ciascuno che ha potuto staccare grazie a un bonifico di 700 mila euro versato sul suo conto corrente il giorno prima. Da chi? Dalla vedova Anna Picchioni, madre settantenne di Riccardo, Giulio ed Elena Maestrelli, imprenditori fiorentini attivi nei settori immobiliare, commercio all’ingrosso della frutta e alberghiero.
Proprio quel Riccardo Maestrelli che il governo Renzi nominò nel cda della Cassa Depositi e Prestiti immobiliare. Proprio Riccardo Maestrelli, detentore del 50 per cento di Palazzo Ruspoli dove nel 2012 avevano sede la fondazione Big Bang (l’embrione di Open) e il comitato elettorale renziano. I Maestrelli, tra l’altro, sono tra i maggiori finanziatori di Open: hanno donato 300 mila euro, e Renzi non ha mai fatto mistero dell’amicizia con Riccardo, di cui è stato ospite a Forte dei Marmi. Il
E questa è quindi la prima stranezza: perchè il prestito viene fatto dalla vedova e non direttamente dai figli?
La villa ha una metratura complessiva di 276 metri quadri, divisi in 11,5 vani. Senza contare il parco da 1.580 metri quadri, che completano il salotto open space, la cucina grande, tre camere con bagno, studio e una terrazza.
L’abitazione apparteneva al professor Lapo Puccini, nonno dell’attrice Vittoria. Il restauro della casa iniziò poi a dicembre 2018 per un costo di appena 90mila euro come mostra il documento del cantiere.
La trattativa per l’acquisto dell’immobile l’ha fatta lo studio dell’avvocato Alberto Bianchi, indagato per finanziamento illecito ai partiti.
Venne firmato un preliminare da 400mila euro (versato con 4 assegni da 100mila euro ciascuno).Renzi disse di essere riuscito a coprire i 900mila euro con un mutuo presso il Banco di Napoli. E qui c’è la questione del giro di denaro, che è assai curiosa
Il giro di denaro è assai curioso: la holding della famiglia Maestrelli, la Pida spa, versa i 700 mila alla signora Picchioni con la causale “pagamento in conto acquisto 25 per cento partecipazione Mega srl”, poche ore dopo la signora li bonifica sul conto corrente aperto presso il Banco di Napoli dal senatore Renzi e da sua moglie Agnese.
Anche alla procura di Firenze risulta che il prestito sia stato restituito completamente. E qui Repubblica segnala la seconda stranezza: la Pida spa, la holding dei Maestrelli, gira alla signora Picchioni 700 mila euro a saldo di un vecchio acquisto di quote societarie, ma secondo gli analisti della Uif nella cifra ci sono 158 mila euro in più del dovuto. Perchè?
Infine, la terza stranezza segnalata da Repubblica: per la caparra Renzi utilizza solo 400 mila euro, poi accende un mutuo da un milione. Perchè, quindi, ne ha chiesti 700 mila alla famiglia Maestrelli? Tutto questo non c’entra nulla con la casa di Formigli.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“ORMAI IL DANNO D’IMMAGINE L’HO SUBITO”… MA ORA CHI PAGHERA’ PER IL LINCIAGGIO MEDIATICO SUBITO DALLA FOGNA SOVRANISTA?
Secondo la magistratura contabile, Che Tempo Che Fa costa meno e fa guadagnare la Rai
Fabio Fazio ha appena commentato la decisione della Corte dei Conti che ha stabilito che il suo compenso in Rai, pari a 2,2 milioni di euro all’anno, è corretto.
Non c’è stato alcun danno a un’azienda che, in realtà , per le prestazioni artistiche (come viene classificata quella di Fabio Fazio) non prevede alcun tetto di spesa.
Il conduttore ha affermato, tuttavia, che dopo le polemiche subite proprio in merito al compenso, ha subito dei danni difficilmente compensabili: «Che tempo che fa nel frattempo è passata su Raidue, il mio contratto è stato rivisto e il danno di immagine subito è ormai subito».
Ripercorriamo le ultime vicende sul caso di Fabio Fazio. Al termine della passata stagione televisiva, con il governo giallo-verde in carica, il conduttore è stato al centro di una lunga polemica sui suoi compensi e sulla sua presenza nella televisione pubblica. L’ideatore del format di Che Tempo Che Fa era riuscito a portare il suo programma nel prime time di Raiuno.
Questo aspetto, tuttavia, non è mai piaciuto a Lega e a Movimento 5 Stelle: dopo estenuanti trattative, che hanno coinvolto anche l’ex direttore di Raidue Carlo Freccero, Fabio Fazio ha rivisto il suo compenso e ha accettato di passare su Raidue.
La Corte dei Conti ha stabilito che il budget di Che Tempo Che Fa è pari al 50% di quello utilizzato per altre trasmissioni analoghe sul servizio pubblico.
Inoltre, gli ascolti e gli incassi della pubblicità sono stati ampiamente in linea con le attese iniziali della Rai. Nonostante questo, Fabio Fazio è stato prima attaccato e poi, in qualche modo, ridimensionato.
Il destino di chi produce e fa risparmiare l’azienda di chi lavora: essere individuato come bersaglio, in virtù di un compenso che la magistratura contabile non ha ritenuto essere fuori budget, ed essere dato in pasto a un linciaggio mediatico che continua ancora.
(da agenzie)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
OGGI POMERIGGIO DA PIAZZA MERCANTI A PIAZZA SCALA, PASSANDO PER LA GALLERIA: “L’ODIO NON HA FUTURO”
Seicento sindaci e loro rappresentanti, tutti con la fascia tricolore, ma senza simboli di partito. E tanta gente comune, a formare quella “scorta civile” per la senatrice a vita Liliana Segre e per dire che “l’odio non ha futuro”.
Oggi alle 17,30 a Milano c’è la marcia dei sindaci, organizzata dal Comune di Milano,assieme all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Autonomie Locali Italiane (ALI) e Unione Province Italiane (UPI), per testimoniare la vicinanza di piccoli, medi e grandi comuni alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz, oggi sotto scorta a causa di ripetute minacce antisemite
Appuntamento in piazza Mercanti alle 17,30, appunto, con il corteo che partirà alle 18 verso piazza Duomo per poi attraversare – per la prima volta, per un corteo ufficiale – la Galleria Vittorio Emanuele II e fermarsi in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino.
Qui ci sarà un solo intervento: quello della senatrice Segre, che si unirà alla marcia dall’Ottagono della Galleria. “Penso sia giusto che prenda la parola solo lei a conclusione della marcia perchè la politica porterà la sua testimonianza e la voglia di essere la scorta della senatrice, aspettiamo le sue parole”, ha detto il sindaco Sala.
Le adesioni arrivate sono, appunto, già più di seicento: la marcia lanciata da Beppe Sala e da Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, ha poi raccolto l’adesione della sindaca di Roma, Virginia Raggi: “L’odio non ha futuro Roma aderisce alla manifestazione che si terrà a Milano in favore di Liliana Segre, dopo gli insulti e le minacce intollerabili che ha ricevuto. Tutti insieme contro odio e razzismo”, ha scritto Raggi su Facebook.
Ci saranno anche il sindaco di Bari e presidente di Anci Antonio Decaro e Chiara Appendino, sindaca di Torino. Ci sarà Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, Giorgio Gori da Bergamo, Dario Nardella da Firenze, Virginio Merola da Bologna, Valeria Mancinelli da Ancona.
Ci saranno – dopo le polemiche con Matteo Salvini – anche sindaci del centrodestra, come quello di Cagliari Paolo Truzzu, Claudio Scajola da Imperia o come il leghista Mario Conte, primo cittadino di Treviso, il responsabile degli enti locali del Carroccio Stefano Locatelli.
Avrebbe annunciato la sua presenza anche Roberto Di Stefano, il sindaco di Sesto San Giovanni che ha rifiutato la cittadinanza onoraria a Liliana Segre.
(da agenzie)
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