Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO CHE PAR CONDICIO, GLI STUDI TV SONO OCCUPATI DALLE MILIZIE SOVRANISTE… QUANDO VERRA’ RIPRISTINATO IL PLURALISMO?
Matteo Salvini è il leader politico più presente nella tv italiana. La occupa anche da quando non è più vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno con una regolarità impressionante che supera con grande distacco gli altri leader politici.
Il Fatto Quotidiano oggi in un articolo di Giandomenico Crapis mette a confronto i maggiori leader italiani per scoprire che il Capitano supera di Maio, quasi doppia Conte e fa cinque volte di più di Zingaretti:
Così accade che per il mese di novembre, secondo i dati diffusi dall’Agcom, rimanendo alle sette principali reti generaliste (le tre della Rai, le tre Mediaset più La7), egli incameri oltre 10 ore di parlato, staccando di gran lunga gli altri soggetti politici e istituzionali.
Il pur molto presente Di Maio, infatti, ottiene “solo”6 ore e 6 minuti, il capo del governo Conte 5 ore e46 minuti (soprattutto nei telegiornali), la sorprendente Meloni 4 ore e 3 minuti, il redivivo Renzi 3 ore e 33.
E una volta tanto la maglia nera del tempo di parola tocca a Berlusconi (1 ora e 28 minuti, di cui la quasi totalità realizzata sulle sue reti), mentre Nicola Zingaretti, tra tiggì e programmi in onda in voce, totalizza poco più di 2 ore.
Ora pure nel mese di ottobre il leader della Lega si era preso la parte del leone con 15 ore e 17’di parlato nei tiggì e nei talk: il 50% in più del premier e il triplo di Di Maio, e così era successo ad agosto, a luglio e via retrocedendo.
Da luglio a novembre lo score del parlato di Salvini è di 111 ore e 21 minuti (realizzato solo sulle sette principali reti); il premier, che è l’unico a non stargli a una distanza siderale, si ferma a poco più di 96 ore, Di Maio è a 43, Zingaretti a 31.
Se questo non è un problema, grande, di pluralismo, allora vorremmo sapere di cosa si tratta.
In tutto questo resta da rimarcare come siano Rete4 e La7 i canali che più di altri porgono i loro microfoni all’ex comunista-padano: su queste due reti ottiene oltre il 70% del tempo di parola totalizzato nel mese di novembre.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
NON HA CONSIDERATO I VIAGGI AEREI E A ROMA E BONACCINI HA BUON GIOCO A REPLICARE
La senatrice Lucia Borgonzoni è la candidata della Lega in Emilia-Romagna, ma come al
solito (è successo anche in Umbria) il grosso della campagna elettorale la fa Matteo Salvini. È lui che batte incessantemente piazze, mercati rionali e borghi sperduti. Alla senatrice invece toccano i post su Facebook dove tenta di cogliere in fallo l’avversario del Partito Democratico, il presidente uscente Stefano Bonaccini. ma non ne azzecca una.
Ad esempio ieri sera l’onorevole Borgonzoni ha scoperto quella che ha definito la “balla chilometrica“. In un video Bonaccini dice infatti che in cinque anni ha fatto più di 800 mila chilometri «per provare a governare bene» l’Emilia-Romagna.
Un dato impossibile secondo l’esponente della Lega visto che calcolatrice alla mano «sono 160.000 km all’anno, ossia 438 al giorno». Se davvero Bonaccini avesse percorso tutta quella strada significherebbe che avrebbe trascorso almeno quattro ore al giorno in macchina o in viaggio (domenica e festivi compresi).
Bonaccini ha risposto questa mattina spiegando che non solo si è spostato, molto, all’interno della Regione ma che è andato “settimanalmente” a Roma in quanto membro della Conferenza Stato Regioni e perchè «spesso vado a Roma per rappresentare gli interessi della nostra Regione, fare accordi coi ministeri, condividere progetti, ottenere finanziamenti: in Emilia-Romagna non arrivano più risorse per diritto divino».
A queste missioni vanno aggiunti i viaggi all’estero che Bonaccini ha fatto in qualità di Presidente per promuovere gli interessi del territorio o per sottoscrivere accordi di collaborazione commerciale o turistica.
In fondo se Salvini ha potuto fare il ministro dell’Interno facendo per un anno campagna elettorale in giro per l’Italia non andando quasi mai in ufficio o ai vertici europei non si capisce perchè Bonaccini la abbia sparata grossa dicendo di aver percorso migliaia di chilometri solo per rendere più competitiva ed efficiente l’Emilia-Romagna.
La Borgonzoni invece è una parsimoniosa sui chilometri. Perchè in giro per l’Emilia-Romagna la si vede poco.
Eppure la senatrice si offende quando il sindaco di Milano Beppe Sala ha dichiarato durante un comizio a sostegno di Bonaccini che «se devo dirla alla milanese a me pare che la Borgonzoni non sa neanche da che parte è girata eh, forse per questo quando guarda a Nord vede al confine il Trentino e quando guarda il Sud vede al confine l’Umbria».
Il riferimento qui è alla famosa gaffe della candidata leghista che durante un’intervista radiofonica aveva dimostrato di non conoscere nemmeno quali erano i confini della regione che si candida a governare. Forse la Borgonzoni dovrebbe fare qualche chilometro in più.
Invece ha preferito lamentarsi, suggerire che Sala la aveva offesa in quanto donna (ma l’espressione utilizzata dal sindaco di Milano si usa anche per gli uomini e non è di certo sessista)
A difendere Lucia Borgonzoni fuori dai social ci ha pensato però Matteo Salvini che ieri durante una conferenza stampa a Bologna ha spiegato che la Borgonzoni era assente dicendo che «ha la giustificazione più bella del mondo perchè è con la mamma», che per carità è sicuramente una persona importante ma non quando ti candidi a guidare la Regione (con il papà i rapporti sono più complicati). Ed è sempre Salvini, e non la Borgonzoni, a promettere «sarò in almeno cento piazze da qui al giorno del voto, spero saranno duecento» e che durante quegli eventi la candidata non sarà molto presente: «nei miei eventi conto di incontrare poco Lucia perchè lei incontrerà imprese, ordini professionali, io da segretario starò nelle piazze a incontrare le persone». Perchè così hanno fatto anche in Umbria, dove guarda caso la candidata era sempre una donna e senatrice della Lega. Non si capisce come mai le persone, quelle che vanno in piazza e i cui voti contano tanto quelli “delle imprese” non abbiano il diritto di conoscere, sentire, ascoltare, la candidata presidente. Poi però la Lega è quella che accusa Bonaccini di “nascondere” il simbolo del PD sui manifesti. Far metaforicamente sparire la candidata presidente invece è lecito.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
TIRA ARIA DA CANNA DEL GAS DOPO IL TREND CHE VEDE BONACCINI AUMENTARE IL VANTAGGIO
Le liste dei candidati alle elezioni regionali in Emilia-Romagna sono arrivate e ci sono oltre 300 candidati schierati nelle sei liste che appoggiano la rielezione di Bonaccini. Un numero da record per le urne del 26 gennaio.
E mentre Salvini sforna pizzini per disegnare strategie elettorali, la Lega disegna un cambio di strategia elettorale che prevede prima di tutto il simbolo da rimettere al centro e poi l’annunciato tour nelle piazze, ma senza il ticket con la candidata Lucia Borgonzoni.
Negli occhi ancora altre piazze, quelle delle Sardine, a migliaia, che poco più di un mese fa, il 14 novembre, cambiarono verso alla propaganda sovranista che si arenò al PalaDozza.
L’appuntamento più importante per Salvini sarà il 18 gennaio «a Maranello per un’Emilia che corre e che inventa, l’unico rosso che ci piace insieme al lambrusco è quello della Ferrari». Poi le piazze: «almeno 100, ma punto alle 200».
In piazza, ma senza Lucia Borgonzoni (assente anche ieri): «Io e Lucia ci vedremo poco, facciamo iniziative diverse. Oggi ha la giustificazione perchè è con la mamma. Ma io la vedrò poco: lei incontrerà le categorie e le imprese, io da segretario della Lega incontrerò la gente».
E sui sondaggi che vedono avanti Bonaccini glissa: «Ne ho visto uno Swg dove siamo avanti e la Lega è primo partito, ma in generale non credo ai sondaggi».
La Lega prenderà più voti del Partito Democratico, come è già successo alle elezioni europee. Ma per vincere la regione bisogna che prenda più voti di tutti il candidato governatore (c’è il voto disgiunto) e l’intera coalizione.
Il punto è tutto qui. Per questo Salvini gioca con le parole ma è difficile per lui nascondere il fatto che ad oggi Bonaccini è in vantaggio su Borgonzoni in tutte le rilevazioni che vengono pubblicate.
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
CALDEROLI HA AVVISATO SALVINI: NEANCHE SE RENZI VOTASSE A FAVORE CI SONO I NUMERI… SERVONO 160-161 VOTI, SI ARRIVA APPENA A 140… UNICA INCOGNITA QUALCHE GRILLINO, I RENZIANI VOTERANNO PER IL PROCESSO
Il processo per sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo
Salvini per il caso di Nave Gregoretti sarà difficilmente evitabile, al contrario di quello che è successo con la Diciotti.
E anche se ieri il Fatto Quotidiano parlava di una richiesta a Italia Viva da parte di Denis Verdini per votare no all’autorizzazione (piuttosto improbabile, visto che Matteo Renzi dovrebbe spiegare a un elettorato a cui ha indicato il nemico nel Capitano perchè avrebbe deciso di salvarlo), la verità è che i numeri condannano il leader del Carroccio.
Roberto Calderoli in testa e gli altri esperti di meccanismi parlamentari hanno spiegato al capo che la sentenza, salvo sorpresa, è scritta: il Senato accoglierà la richiesta del Tribunale dei ministri per mandare sotto processo l’ex capo del Viminale per il caso della nave della Guardia Costiera bloccata con a bordo 131 migranti al largo di Augusta dal 27 al 31 luglio 2019, giorni in cui Salvini era in vacanza al Papeete.
Spiega oggi Carmelo Lopapa su Repubblica che a inchiodare il leghista sono i numeri.
Calderoli conosce bene l’articolo 135 bis del regolamento di Palazzo Madama, quello che disciplina l’“Esame degli atti tramessi dall’autorità giudiziaria per l’autorizzazione a procedere”. Ebbene, prevede che per il rigetto della richiesta occorre il voto palese della maggioranza dei componenti del Senato. Qualunque sarà il voto in giunta per le immunità che si pronuncerà il 20 gennaio.
Vuol dire che occorreranno 160-161 voti per respingere la richiesta di processo (è morto un senatore, Franco Ortolani, e va sostituita la neo governatrice umbra Donatella Tesei).
Ma ammesso che ai no di tutti i 140 senatori del centrodestra si sommino quelli dei 17 renziani — ammesso cioè che l’ex premier oggi leader di Italia Viva dica ai suoi di salvare l’altro Matteo, in contrasto con quanto fatto a febbraio per il caso Diciotti — ebbene, l’asticella si fermerebbe comunque a quota 157.
Ne mancherebbero quattro all’appello per evitare il processo.
In ogni caso Renzi sembra che quel regalo non sia per nulla intenzionato a farlo:
Non va diversamente nella giunta presieduta da Gasparri: 12 senatori dell’attuale maggioranza, 10 di centrodestra, un senatore delle Autonomie.
Resta qualche incognita che lascia uno spiraglio. Per esempio, il drappello di grillini sensibili alle sirene salviniane, a Palazzo Madama più che alla Camera, da Giarrusso a Paragone. Ammesso che anche loro possano servire e bastare.
Salvini spera che a quel voto in aula, a febbraio, si arrivi dopo un successo in Emilia Romagna. Che metta fine al governo e magari alla legislatura. Ma questo ad oggi è improbabile, anche perchè secondo gli ultimi sondaggi Bonaccini è ancora avanti su Borgonzoni.
E in ogni caso la fuga dal processo di Salvini è alquanto curiosa visto che, come sostiene la sua avvocata Giulia Bongiorno, «ci sono documenti che provano sia l’interesse pubblico sia la condivisione del Governo» nella decisione di non consentire lo sbarco alle persone a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera.
L’avvocata ha anche aggiunto che «se ci fosse un processo risulterebbe evidente che non ci sono gli estremi del sequestro di persona, consideri anche il fatto che queste persone furono aiutate in tutti i modi sia dal punto di vista strettamente sanitario o gli furono somministrati degli alimenti e non ci fu un abbandono o un sequestro», ma il reato di sequestro di persona non ha nulla a che vedere con il fatto che i presunti sequestrati siano stati o meno nutriti (generalmente durante i sequestri le vittime vengono rifocillate, l’unica cosa che non possono fare è disporre della propria libertà ).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
LA GIORNALISTA PALESTINESE POTREBBE AFFIANCARE AMADEUS PER UNA SERATA… BELLA, LIBERA E TROPPO COLTA PER IL LIVELLO DEI SOVRANISTI AL SERVIZIO DI MOSCA
Sovranisti scatenati sui social sull’indiscrezione di Dagospia che ha fatto il nome della giornalista palestinese Rula Jebreal come possibile conduttrice del prossimo festival di Sanremo assieme ad Amadeus. Secondo il giornale di Roberto D’Agostino, il conduttore Rai avrebbe incontrato Rula in un albergo milanese proponendole di affiancarlo per una sera sul palco dell’Ariston. E lei avrebbe dato la sua disponibilità .
La notizia, ripresa da alcuni quotidiani sovranisti come Libero, Il Secolo d’Italia e in particolare il Giornale (proprio con il vicedirettore Nicola Porro Jebreal aveva avuto due anni fa un duro scontro durante il programma Piazza Pulita su La7), accende la polemica sui social.
Contro la giornalista di cittadinanza israeliana e naturalizzata italiana si scaglia anche Marco Gervasoni, docente dell’Università del Molise famoso per aver pubblicato tweet offensivi nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre e per aver proposto di far affondare la nave Sea Watch. “Mitica la definizione che ne diede in un talk show anni fa Sapelli ‘gnocca senza testa’. Aspettatevi un Sanremo pro clandestini, pro islam, pro lgbt, pro utero in affitto, pro sardine”, scrive il professore su Twitter.
E mentre qualcuno lancia l’hashtag #BoicottaSanremo, altri ripubblicano un vecchio tweet in cui la giornalista condannava duramente l’episodio di cui era stata vittima l’atleta azzurra Daisy Osakue, ferita all’occhio da un uovo lanciato da una macchina. Ma c’è anche chi prende le sue difese.
“Intelligente, colta, palestinese. Riuscite a sentire il sovranista medio gettare su questa donna tutto il suo livore? Benvenuta in Italia #RulaJebreal”; “Grazie #Amadeus per aver scelto #RulaJebreal, stai mandando in tilt i cervelli dei razzisti perchè è una donna, straniera. Spero faccia qualche discorsetto durante il festival”, si legge in alcuni commenti.
E ancora: “I sovranisti, dopo aver saputo di Rula Jebreal a Sanremo 2020, mostrano tweet in cui la giornalista descrive il clima d’odio instauratosi tempo fa. Lo fanno notare con violenza e offese personali e sessiste, dimostrando che Rula aveva/ha ragione. Geniali. Epici”;
“Io sono italiano , pago le tasse, e non mi sono MAI sentito schifato da Rula Jebreal”
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IN SARDEGNA, BASILICATA E UMBRIA SI VA ALL’ESERCIZIO PROVVISORIO
Si sono presentati come il nuovo che avanza, il vento del cambiamento, quelli che “prima noi”,
ma alla prima vera prova dei fatti tre regioni amministrare dal centrodestra a trazione leghista fanno cilecca.
La Sardegna di Christian Solinas (Lega), la Basilicata di Vito Bardi (Forza Italia) e l’Umbria di Donatella Tesei (Lega) sono tutte accomunate dalla decisione dell’Assemblea regionale di dare il via libera all’esercizio provvisorio di bilancio.
In pratica la maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) non è riuscita ad approvare in tempo il bilancio per il 2020.
La prima ad annunciarlo è stata la Sardegna, che è anche una delle prime regioni conquistare da Matteo Salvini nelle vittoriose tornate elettorali delle amministrative del 2019.
Già a novembre la Giunta sarda aveva fatto sapere che la Regione avrebbe intrapreso la strada dell’esercizio provvisorio di bilancio per tre mesi, dopo due anni di contabilità regolare (il via libera è arrivato il 20 dicembre).
Poi è stato il turno dell’Umbria di Donatella Tesei. Nell’ex regione rossa del Centro Italia per la quale Salvini si è molto speso in prima persona (in campagna elettorale) la maggioranza in Assemblea regionale ha approvato la settimana scorsa il disegno di legge della Giunta per l’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno 2020.
Anche la Basilicata andrà in esercizio provvisorio. Il disegno di legge per autorizzare l’esercizio provvisorio non è ancora stato discusso in Assemblea, ma solo perchè la prossima riunione del consiglio regionale è fissata per il 14 gennaio del 2020.
È certo quindi che anche l’anno prossimo (così come era accaduto per il 2018) la regione non approverà in tempo il bilancio.
Dulcis in fundo, un’altra regione governata dal centrodestra, la Sicilia di Nello Musumeci dove la Lega non è rappresentata (c’era Noi con Salvini apparentato con Fratelli d’Italia) è tentata di percorrere la stessa strada.
Nessun cambiamento quindi, nessun miglioramento e soprattutto nessun investimento. Perchè durante l’esercizio provvisorio ci si deve limitare all’ordinaria amministrazione in base ai limiti di spesa della precedente legge di bilancio (per un massimo di tre mesi). In questo lasso di tempo la Regione non può spendere quanto avrebbe voluto (e quanto aveva promesso agli elettori).
E in mancanza di investimenti è evidente che la macchina rallenta e si blocca, con gravi ripercussioni sull’economia regionale.
Ora al di là del fatto che questo avvenga anche altrove (in Valle d’Aosta, ad esempio) o che sia avvenuto in passato (ad esempio in Calabria) anche con amministrazioni di segno opposto è curioso che proprio in tre regioni dove la Lega va forte e dove Salvini si è fatto vedere ovunque in campagna elettorale le cose vadano così.
Perchè fuori dalla mitologica “Padania” la Lega e Salvini vendono un modello (quello delle regioni “virtuose” come Veneto e Lombardia) promettendo che funzionerà tale e quale anche al Centro o al Sud.
Nè è la prova la parata dei cosiddetti governatori a fine campagna elettorale. Ma le cose in Veneto funzionano diversamente dalla Sardegna. E non certo perchè i veneti siano “più bravi” ma perchè le due regioni sono profondamente diverse.
Salvini però, come quei piazzisti che vendono il tonico miracoloso che cura tutti i mali, promette ovunque la stessa medicina. A questo aggiungete il fatto che la classe dirigente della Lega al Sud è assai diversa da quella delle regioni storicamente leghiste e il gioco è fatto.
Il dato regionale però non ha un valore solamente locale. Perchè Matteo Salvini, quello che non riesce a governare le regioni dove stravince è quello che da un anno va parlando di una fantomatica manovra di bilancio dello Stato da 50 miliardi di euro. Soldi che non si sa dove ha intenzione di tirare fuori e dei quali non parla volentieri. Perchè se Salvini pensa di fare una legge di bilancio di tale entità utilizzando i mini bot di Claudio Borghi allora significa che non è un politico serio.
Se pensa di fare più debito significa che non sa come funzionano i vincoli di bilancio europei (e la Lega votò a favore del pareggio di bilancio in Costituzione).
E se pensa di mettere le mani nelle tasche degli italiani, usando la “ricchezza privata” allora significa che non conosce gli italiani.
Certo, potrebbe sempre alzare le tasse (o le accise) ma sarebbe un bel controsenso, visto che una trentina di miliardi servirebbero per abbassare le tasse con la famosa “Flat Tax”.
Pensate cosa succederebbe se Salvini fosse al governo e non riuscisse ad approvare la sua bella legge di Bilancio entro fine anno. Dite che è fantascienza? Ricordate che i vari Solinas, Tesei e Borgonzoni (candidata in Emilia-Romagna) sono stati tutti senatori della Lega.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“NON PARLATE DI BUON GOVERNO, USATE BIBBIANO, TROVATE UNA FAMIGLIA TERREMOTATA FUORI CASA SU CUI IMBASTIRE UNA POLEMICA”… IL PIZZINO FINISCE SUI GIORNALI E SALVINI E’ SPUTTANATO
Un vademecum in otto punti per il prosieguo della campagna elettorale da qui al voto del 26 gennaio.
E’ quello che si legge sul foglio, abbandonato con un po’ di leggerezza da un militante della Lega, durante l’incontro tra Matteo Salvini e i candidati ieri pomeriggio allo StarHotels Excelsior di Bologna.
Il primo punto è di metodo: “Alzare il livello con giudizio” (accampagnato dal terzo, che invita a “sorridere”). Mentre sul merito (al punto 2) l’ordine di scuderia è tassativo: “Non discutere sul buon governo in Emilia Romagna, perchè comunque avvantaggia chi governa”.
Naturalmente (punto 4), bisogna continuare a parlare della “proposta politica”. Ma ancor più, “con la clava”, di Bibbiano (punto 5).
Poi (punto 6) siccome i rapporti nel centrodestra sono quel che sono e alla fine un voto di lista non vale l’altro, “dal 19 al 24” – vale a dire negli ultimi sei giorni di campagna elettorale – portare “solo manifesti e simboli della Lega”.
Il punto 7, più articolato, è una serie di indicazioni sugli avversari: “Non attaccare i 5 Stelle, che stanno scomparendo. Attaccare solo il Pd”.
Come? Parlando, ovunque possibile, di “Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, sbarchi…”.
L’indicazione decisiva, quella che nelle speranze leghiste dovrebbe rappresentare il colpo di grazia all’avversario, è affidata all’ultimo N.B: “Dare a Salvini come argomento una famiglia (terremotata, ndr) ancora fuori casa”. Per puntare sui “ritardi nella ricostruzione”.
(da agenzie)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
MA DOPO BELLANOVA ANCHE IL MINISTRO PROVENZANO AMMETTE CHE “VANNO RIVISTI”… IL REDDITO DOVREBBE ANDARE SOLO A CHI HA VERAMENTE BISOGNO E SLEGATO DA PROMESSE INESISTENTI DI LAVORO… E QUOTA 100 E’ SOLO UNA IGNOBILE MARCHETTA DI SALVINI CHE COSTA DECINE DI MILIONI AI CONTRIBUENTI
Modifiche al Reddito di cittadinanza e a Quota 100 in arrivo? Fonti di palazzo Chigi assicurano
di no: “Dopo l’approvazione della manovra, non è all’ordine del giorno alcuna revisione nè di quota 100 nè del reddito di cittadinanza”, fanno sapere, dopo che sugli organi di stampa è stata pubblicata la notizia di una revisione in vista delle misure volute dal governo Lega-M5s.
Il premier, da canto suo, nella conferenza stampa di fine anno si era detto orgoglioso del reddito di cittadinanza, precisando, però, che il sistema ”è molto efficace per contrastare la povertà assoluta, ma dobbiamo migliorare la prospettiva occupazionale”. E, per la Stampa, il presidente del Consiglio sarebbe pronto alle modifiche, nonostante la resistenza dei 5 stelle.
Da Palazzo Chigi, però, garantiscono che la questione non è “nell’agenda di governo”.
L’attacco ai cavalli di battaglia del governo precedente era arrivato da Teresa Bellanova a Repubblica: “Mi aspetto che il governo cambi passo e che non ci siano totem. Sul reddito di cittadinanza facciamoci una domanda e diamoci una risposta: quelle risorse vanno indirizzate in modo più proficuo. Su quota 100, io non ho cambiato idea, il Pd evidentemente sì, se non pensa più ad abolirla”.
Sul tema è intervenuto, in un’intervista a Repubblica, anche il ministro per il Sud.
Chi vuole cancellare il reddito di cittadinanza, ha affermato, “probabilmente non ha mai parlato con chi mette insieme pranzo e cena grazie a quel sostegno”.
Poi, però, la precisazione: “Ma la misura va profondamente rivista per correggere le storture, coinvolgendo gli attori sociali, separando gli obiettivi di contrasto alla povertà e attivazione al lavoro. Il reddito da solo non crea posti. Per quello servono gli investimenti”.
Per Elsa Fornero, bisogna intervenire necessariamente su Quota 100: “Va detto che è una misura nata con chiari intenti elettorali e a spese dei governi successivi – ha detto in un’intervista a La Stampa – creando illusioni in contrapposizione alla legge Monti-Fornero, accusata di essere la causa di tutti i problemi degli italiani. E ora inevitabilmente al termine dei tre anni di quota 100 qualcuno dovrà rimediare”. Secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe al vaglio dell’Inps un sistema pensionistico “a punti”, basato sull’occupazione svolta. Ma da Chigi assicurano che nessuno stravolgimento sta per arrivare.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“SONO UN COSTRUTTORE, NON UN DIVISIVO”… E SI RITAGLIA UN RUOLO ANTI-SALVINI PER PUNTARE ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
«Io come presidente della Repubblica sono il garante della coesione nazionale». Era il febbraio 2019 e Giuseppe Conte a Potenza pronunciò quella che tutti definirono una gaffe epocale autopromuovendosi al Quirinale nonostante fosse “soltanto” presidente del Consiglio.
Una frase che però era la spia del ruolo super partes che l’allora premier della maggioranza Lega-M5S si autoattribuiva.
Oggi nell’intervista rilasciata a Repubblica Conte fa sapere che ha cambiato idea: dopo questo “intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica“, ha detto a Claudio Tito.
E vede il tutto come un impegno a lungo termine: “iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva”, ma “non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della politica”.
“Ma la politica — aggiunge — non è solo fondare un partito o fare il leader di partito”, “ci sono mille modi” per dare un contributo al Paese.
Vero. Come spiega l’articolo:
Il suo obiettivo così non può più essere solo il tentativo di tenere in piedi un governo spesso minato dai suoi stessi soci di maggioranza. Ma programmare un futuro. La metamorfosi di Conte è soprattutto questa. Si materializza nella volontà di cambiare la sua personale prospettiva. Questa scelta però comporta delle conseguenze. La prima è forse la più visibile: il premier si sta sempre più ritagliando il ruolo di “anti-Salvini”. È la prima carta che si gioca per il “futuro”. Si impossessa di uno spazio. Con una malcelata irritazione dei grillini e una compiaciuta soddisfazione dei democratici.
E uno dei modi per dare un contributo al paese, ad esempio, è diventare presidente della Repubblica.
Il mandato di Mattarella scade a legislatura in corso, sempre che il parlamento non venga sciolto perchè non c’è più una maggioranza a reggere un governo.
(da “NextQuotidiano“)
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