Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
CALDEROLI HA AVVISATO SALVINI: NEANCHE SE RENZI VOTASSE A FAVORE CI SONO I NUMERI… SERVONO 160-161 VOTI, SI ARRIVA APPENA A 140… UNICA INCOGNITA QUALCHE GRILLINO, I RENZIANI VOTERANNO PER IL PROCESSO
Il processo per sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo
Salvini per il caso di Nave Gregoretti sarà difficilmente evitabile, al contrario di quello che è successo con la Diciotti.
E anche se ieri il Fatto Quotidiano parlava di una richiesta a Italia Viva da parte di Denis Verdini per votare no all’autorizzazione (piuttosto improbabile, visto che Matteo Renzi dovrebbe spiegare a un elettorato a cui ha indicato il nemico nel Capitano perchè avrebbe deciso di salvarlo), la verità è che i numeri condannano il leader del Carroccio.
Roberto Calderoli in testa e gli altri esperti di meccanismi parlamentari hanno spiegato al capo che la sentenza, salvo sorpresa, è scritta: il Senato accoglierà la richiesta del Tribunale dei ministri per mandare sotto processo l’ex capo del Viminale per il caso della nave della Guardia Costiera bloccata con a bordo 131 migranti al largo di Augusta dal 27 al 31 luglio 2019, giorni in cui Salvini era in vacanza al Papeete.
Spiega oggi Carmelo Lopapa su Repubblica che a inchiodare il leghista sono i numeri.
Calderoli conosce bene l’articolo 135 bis del regolamento di Palazzo Madama, quello che disciplina l’“Esame degli atti tramessi dall’autorità giudiziaria per l’autorizzazione a procedere”. Ebbene, prevede che per il rigetto della richiesta occorre il voto palese della maggioranza dei componenti del Senato. Qualunque sarà il voto in giunta per le immunità che si pronuncerà il 20 gennaio.
Vuol dire che occorreranno 160-161 voti per respingere la richiesta di processo (è morto un senatore, Franco Ortolani, e va sostituita la neo governatrice umbra Donatella Tesei).
Ma ammesso che ai no di tutti i 140 senatori del centrodestra si sommino quelli dei 17 renziani — ammesso cioè che l’ex premier oggi leader di Italia Viva dica ai suoi di salvare l’altro Matteo, in contrasto con quanto fatto a febbraio per il caso Diciotti — ebbene, l’asticella si fermerebbe comunque a quota 157.
Ne mancherebbero quattro all’appello per evitare il processo.
In ogni caso Renzi sembra che quel regalo non sia per nulla intenzionato a farlo:
Non va diversamente nella giunta presieduta da Gasparri: 12 senatori dell’attuale maggioranza, 10 di centrodestra, un senatore delle Autonomie.
Resta qualche incognita che lascia uno spiraglio. Per esempio, il drappello di grillini sensibili alle sirene salviniane, a Palazzo Madama più che alla Camera, da Giarrusso a Paragone. Ammesso che anche loro possano servire e bastare.
Salvini spera che a quel voto in aula, a febbraio, si arrivi dopo un successo in Emilia Romagna. Che metta fine al governo e magari alla legislatura. Ma questo ad oggi è improbabile, anche perchè secondo gli ultimi sondaggi Bonaccini è ancora avanti su Borgonzoni.
E in ogni caso la fuga dal processo di Salvini è alquanto curiosa visto che, come sostiene la sua avvocata Giulia Bongiorno, «ci sono documenti che provano sia l’interesse pubblico sia la condivisione del Governo» nella decisione di non consentire lo sbarco alle persone a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera.
L’avvocata ha anche aggiunto che «se ci fosse un processo risulterebbe evidente che non ci sono gli estremi del sequestro di persona, consideri anche il fatto che queste persone furono aiutate in tutti i modi sia dal punto di vista strettamente sanitario o gli furono somministrati degli alimenti e non ci fu un abbandono o un sequestro», ma il reato di sequestro di persona non ha nulla a che vedere con il fatto che i presunti sequestrati siano stati o meno nutriti (generalmente durante i sequestri le vittime vengono rifocillate, l’unica cosa che non possono fare è disporre della propria libertà ).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
LA GIORNALISTA PALESTINESE POTREBBE AFFIANCARE AMADEUS PER UNA SERATA… BELLA, LIBERA E TROPPO COLTA PER IL LIVELLO DEI SOVRANISTI AL SERVIZIO DI MOSCA
Sovranisti scatenati sui social sull’indiscrezione di Dagospia che ha fatto il nome della giornalista palestinese Rula Jebreal come possibile conduttrice del prossimo festival di Sanremo assieme ad Amadeus. Secondo il giornale di Roberto D’Agostino, il conduttore Rai avrebbe incontrato Rula in un albergo milanese proponendole di affiancarlo per una sera sul palco dell’Ariston. E lei avrebbe dato la sua disponibilità .
La notizia, ripresa da alcuni quotidiani sovranisti come Libero, Il Secolo d’Italia e in particolare il Giornale (proprio con il vicedirettore Nicola Porro Jebreal aveva avuto due anni fa un duro scontro durante il programma Piazza Pulita su La7), accende la polemica sui social.
Contro la giornalista di cittadinanza israeliana e naturalizzata italiana si scaglia anche Marco Gervasoni, docente dell’Università del Molise famoso per aver pubblicato tweet offensivi nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre e per aver proposto di far affondare la nave Sea Watch. “Mitica la definizione che ne diede in un talk show anni fa Sapelli ‘gnocca senza testa’. Aspettatevi un Sanremo pro clandestini, pro islam, pro lgbt, pro utero in affitto, pro sardine”, scrive il professore su Twitter.
E mentre qualcuno lancia l’hashtag #BoicottaSanremo, altri ripubblicano un vecchio tweet in cui la giornalista condannava duramente l’episodio di cui era stata vittima l’atleta azzurra Daisy Osakue, ferita all’occhio da un uovo lanciato da una macchina. Ma c’è anche chi prende le sue difese.
“Intelligente, colta, palestinese. Riuscite a sentire il sovranista medio gettare su questa donna tutto il suo livore? Benvenuta in Italia #RulaJebreal”; “Grazie #Amadeus per aver scelto #RulaJebreal, stai mandando in tilt i cervelli dei razzisti perchè è una donna, straniera. Spero faccia qualche discorsetto durante il festival”, si legge in alcuni commenti.
E ancora: “I sovranisti, dopo aver saputo di Rula Jebreal a Sanremo 2020, mostrano tweet in cui la giornalista descrive il clima d’odio instauratosi tempo fa. Lo fanno notare con violenza e offese personali e sessiste, dimostrando che Rula aveva/ha ragione. Geniali. Epici”;
“Io sono italiano , pago le tasse, e non mi sono MAI sentito schifato da Rula Jebreal”
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IN SARDEGNA, BASILICATA E UMBRIA SI VA ALL’ESERCIZIO PROVVISORIO
Si sono presentati come il nuovo che avanza, il vento del cambiamento, quelli che “prima noi”,
ma alla prima vera prova dei fatti tre regioni amministrare dal centrodestra a trazione leghista fanno cilecca.
La Sardegna di Christian Solinas (Lega), la Basilicata di Vito Bardi (Forza Italia) e l’Umbria di Donatella Tesei (Lega) sono tutte accomunate dalla decisione dell’Assemblea regionale di dare il via libera all’esercizio provvisorio di bilancio.
In pratica la maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) non è riuscita ad approvare in tempo il bilancio per il 2020.
La prima ad annunciarlo è stata la Sardegna, che è anche una delle prime regioni conquistare da Matteo Salvini nelle vittoriose tornate elettorali delle amministrative del 2019.
Già a novembre la Giunta sarda aveva fatto sapere che la Regione avrebbe intrapreso la strada dell’esercizio provvisorio di bilancio per tre mesi, dopo due anni di contabilità regolare (il via libera è arrivato il 20 dicembre).
Poi è stato il turno dell’Umbria di Donatella Tesei. Nell’ex regione rossa del Centro Italia per la quale Salvini si è molto speso in prima persona (in campagna elettorale) la maggioranza in Assemblea regionale ha approvato la settimana scorsa il disegno di legge della Giunta per l’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno 2020.
Anche la Basilicata andrà in esercizio provvisorio. Il disegno di legge per autorizzare l’esercizio provvisorio non è ancora stato discusso in Assemblea, ma solo perchè la prossima riunione del consiglio regionale è fissata per il 14 gennaio del 2020.
È certo quindi che anche l’anno prossimo (così come era accaduto per il 2018) la regione non approverà in tempo il bilancio.
Dulcis in fundo, un’altra regione governata dal centrodestra, la Sicilia di Nello Musumeci dove la Lega non è rappresentata (c’era Noi con Salvini apparentato con Fratelli d’Italia) è tentata di percorrere la stessa strada.
Nessun cambiamento quindi, nessun miglioramento e soprattutto nessun investimento. Perchè durante l’esercizio provvisorio ci si deve limitare all’ordinaria amministrazione in base ai limiti di spesa della precedente legge di bilancio (per un massimo di tre mesi). In questo lasso di tempo la Regione non può spendere quanto avrebbe voluto (e quanto aveva promesso agli elettori).
E in mancanza di investimenti è evidente che la macchina rallenta e si blocca, con gravi ripercussioni sull’economia regionale.
Ora al di là del fatto che questo avvenga anche altrove (in Valle d’Aosta, ad esempio) o che sia avvenuto in passato (ad esempio in Calabria) anche con amministrazioni di segno opposto è curioso che proprio in tre regioni dove la Lega va forte e dove Salvini si è fatto vedere ovunque in campagna elettorale le cose vadano così.
Perchè fuori dalla mitologica “Padania” la Lega e Salvini vendono un modello (quello delle regioni “virtuose” come Veneto e Lombardia) promettendo che funzionerà tale e quale anche al Centro o al Sud.
Nè è la prova la parata dei cosiddetti governatori a fine campagna elettorale. Ma le cose in Veneto funzionano diversamente dalla Sardegna. E non certo perchè i veneti siano “più bravi” ma perchè le due regioni sono profondamente diverse.
Salvini però, come quei piazzisti che vendono il tonico miracoloso che cura tutti i mali, promette ovunque la stessa medicina. A questo aggiungete il fatto che la classe dirigente della Lega al Sud è assai diversa da quella delle regioni storicamente leghiste e il gioco è fatto.
Il dato regionale però non ha un valore solamente locale. Perchè Matteo Salvini, quello che non riesce a governare le regioni dove stravince è quello che da un anno va parlando di una fantomatica manovra di bilancio dello Stato da 50 miliardi di euro. Soldi che non si sa dove ha intenzione di tirare fuori e dei quali non parla volentieri. Perchè se Salvini pensa di fare una legge di bilancio di tale entità utilizzando i mini bot di Claudio Borghi allora significa che non è un politico serio.
Se pensa di fare più debito significa che non sa come funzionano i vincoli di bilancio europei (e la Lega votò a favore del pareggio di bilancio in Costituzione).
E se pensa di mettere le mani nelle tasche degli italiani, usando la “ricchezza privata” allora significa che non conosce gli italiani.
Certo, potrebbe sempre alzare le tasse (o le accise) ma sarebbe un bel controsenso, visto che una trentina di miliardi servirebbero per abbassare le tasse con la famosa “Flat Tax”.
Pensate cosa succederebbe se Salvini fosse al governo e non riuscisse ad approvare la sua bella legge di Bilancio entro fine anno. Dite che è fantascienza? Ricordate che i vari Solinas, Tesei e Borgonzoni (candidata in Emilia-Romagna) sono stati tutti senatori della Lega.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“NON PARLATE DI BUON GOVERNO, USATE BIBBIANO, TROVATE UNA FAMIGLIA TERREMOTATA FUORI CASA SU CUI IMBASTIRE UNA POLEMICA”… IL PIZZINO FINISCE SUI GIORNALI E SALVINI E’ SPUTTANATO
Un vademecum in otto punti per il prosieguo della campagna elettorale da qui al voto del 26 gennaio.
E’ quello che si legge sul foglio, abbandonato con un po’ di leggerezza da un militante della Lega, durante l’incontro tra Matteo Salvini e i candidati ieri pomeriggio allo StarHotels Excelsior di Bologna.
Il primo punto è di metodo: “Alzare il livello con giudizio” (accampagnato dal terzo, che invita a “sorridere”). Mentre sul merito (al punto 2) l’ordine di scuderia è tassativo: “Non discutere sul buon governo in Emilia Romagna, perchè comunque avvantaggia chi governa”.
Naturalmente (punto 4), bisogna continuare a parlare della “proposta politica”. Ma ancor più, “con la clava”, di Bibbiano (punto 5).
Poi (punto 6) siccome i rapporti nel centrodestra sono quel che sono e alla fine un voto di lista non vale l’altro, “dal 19 al 24” – vale a dire negli ultimi sei giorni di campagna elettorale – portare “solo manifesti e simboli della Lega”.
Il punto 7, più articolato, è una serie di indicazioni sugli avversari: “Non attaccare i 5 Stelle, che stanno scomparendo. Attaccare solo il Pd”.
Come? Parlando, ovunque possibile, di “Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, sbarchi…”.
L’indicazione decisiva, quella che nelle speranze leghiste dovrebbe rappresentare il colpo di grazia all’avversario, è affidata all’ultimo N.B: “Dare a Salvini come argomento una famiglia (terremotata, ndr) ancora fuori casa”. Per puntare sui “ritardi nella ricostruzione”.
(da agenzie)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
MA DOPO BELLANOVA ANCHE IL MINISTRO PROVENZANO AMMETTE CHE “VANNO RIVISTI”… IL REDDITO DOVREBBE ANDARE SOLO A CHI HA VERAMENTE BISOGNO E SLEGATO DA PROMESSE INESISTENTI DI LAVORO… E QUOTA 100 E’ SOLO UNA IGNOBILE MARCHETTA DI SALVINI CHE COSTA DECINE DI MILIONI AI CONTRIBUENTI
Modifiche al Reddito di cittadinanza e a Quota 100 in arrivo? Fonti di palazzo Chigi assicurano
di no: “Dopo l’approvazione della manovra, non è all’ordine del giorno alcuna revisione nè di quota 100 nè del reddito di cittadinanza”, fanno sapere, dopo che sugli organi di stampa è stata pubblicata la notizia di una revisione in vista delle misure volute dal governo Lega-M5s.
Il premier, da canto suo, nella conferenza stampa di fine anno si era detto orgoglioso del reddito di cittadinanza, precisando, però, che il sistema ”è molto efficace per contrastare la povertà assoluta, ma dobbiamo migliorare la prospettiva occupazionale”. E, per la Stampa, il presidente del Consiglio sarebbe pronto alle modifiche, nonostante la resistenza dei 5 stelle.
Da Palazzo Chigi, però, garantiscono che la questione non è “nell’agenda di governo”.
L’attacco ai cavalli di battaglia del governo precedente era arrivato da Teresa Bellanova a Repubblica: “Mi aspetto che il governo cambi passo e che non ci siano totem. Sul reddito di cittadinanza facciamoci una domanda e diamoci una risposta: quelle risorse vanno indirizzate in modo più proficuo. Su quota 100, io non ho cambiato idea, il Pd evidentemente sì, se non pensa più ad abolirla”.
Sul tema è intervenuto, in un’intervista a Repubblica, anche il ministro per il Sud.
Chi vuole cancellare il reddito di cittadinanza, ha affermato, “probabilmente non ha mai parlato con chi mette insieme pranzo e cena grazie a quel sostegno”.
Poi, però, la precisazione: “Ma la misura va profondamente rivista per correggere le storture, coinvolgendo gli attori sociali, separando gli obiettivi di contrasto alla povertà e attivazione al lavoro. Il reddito da solo non crea posti. Per quello servono gli investimenti”.
Per Elsa Fornero, bisogna intervenire necessariamente su Quota 100: “Va detto che è una misura nata con chiari intenti elettorali e a spese dei governi successivi – ha detto in un’intervista a La Stampa – creando illusioni in contrapposizione alla legge Monti-Fornero, accusata di essere la causa di tutti i problemi degli italiani. E ora inevitabilmente al termine dei tre anni di quota 100 qualcuno dovrà rimediare”. Secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe al vaglio dell’Inps un sistema pensionistico “a punti”, basato sull’occupazione svolta. Ma da Chigi assicurano che nessuno stravolgimento sta per arrivare.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“SONO UN COSTRUTTORE, NON UN DIVISIVO”… E SI RITAGLIA UN RUOLO ANTI-SALVINI PER PUNTARE ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
«Io come presidente della Repubblica sono il garante della coesione nazionale». Era il febbraio 2019 e Giuseppe Conte a Potenza pronunciò quella che tutti definirono una gaffe epocale autopromuovendosi al Quirinale nonostante fosse “soltanto” presidente del Consiglio.
Una frase che però era la spia del ruolo super partes che l’allora premier della maggioranza Lega-M5S si autoattribuiva.
Oggi nell’intervista rilasciata a Repubblica Conte fa sapere che ha cambiato idea: dopo questo “intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica“, ha detto a Claudio Tito.
E vede il tutto come un impegno a lungo termine: “iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva”, ma “non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della politica”.
“Ma la politica — aggiunge — non è solo fondare un partito o fare il leader di partito”, “ci sono mille modi” per dare un contributo al Paese.
Vero. Come spiega l’articolo:
Il suo obiettivo così non può più essere solo il tentativo di tenere in piedi un governo spesso minato dai suoi stessi soci di maggioranza. Ma programmare un futuro. La metamorfosi di Conte è soprattutto questa. Si materializza nella volontà di cambiare la sua personale prospettiva. Questa scelta però comporta delle conseguenze. La prima è forse la più visibile: il premier si sta sempre più ritagliando il ruolo di “anti-Salvini”. È la prima carta che si gioca per il “futuro”. Si impossessa di uno spazio. Con una malcelata irritazione dei grillini e una compiaciuta soddisfazione dei democratici.
E uno dei modi per dare un contributo al paese, ad esempio, è diventare presidente della Repubblica.
Il mandato di Mattarella scade a legislatura in corso, sempre che il parlamento non venga sciolto perchè non c’è più una maggioranza a reggere un governo.
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
LA REPLICA DI UN GRANDE SINDACO: “INFORMO GLI AUTORI DEL GESTO CHE QUELLA FRASE VE LA IMPRIMEREMO IN TESTA, DAVANTI ALLA VOSTRA CASA, OGNI GIORNO DELLA VOSTRA ESISTENZA”
Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto (Ba) dal 2012, vicesindaco della città metropolitana di
Bari dal 2016 e tra i fondatori di Italia in Comune, ha raccontato poco fa sulla sua pagina facebook che qualcuno ha avuto la bella idea di distruggere la targa di Peppino Impastato e prendere a sassate l’insegna luminosa con la frase “la mafia uccide, il silenzio pure” ieri sera nella sua cittadina.
Stanotte, mentre i nostri tecnici installavano le frasi e i nomi degli autori che sono morti per combattere le mafie in vista
dell’inaugurazione di stasera, in via San Luca ignoti dalle teste disabitate hanno deciso di aggredire a sassate la frase “LA MAFIA UCCIDE, IL SILENZIO PURE”. Riuscendo a distruggere il nome e cognome dell’autore, il grande Peppino Impastato
Ma Abbaticchio non sembra aver voglia di desistere: “Informo i gentilissimi, visto che abbiamo evidentemente colto nel segno, che le iniziative culturali si ripeteranno ossessivamente proprio dove dimostrate che vi stiamo dando fastidio. Quelle frasi ve le imprimeremo in testa, davanti alla vostra casa. Continuate pure e vi ricorderemo, per ogni giorno della vostra esistenza, cosa significa la porcheria al quale avete consegnato la vostra vita”.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
SCAPPA DAI PROCESSI NASCONDENDOSI DIETRO LE GONNE DEL M5S INVECE DI AFFRONTARE I GIUDICI COME I NORMALI CITTADINI E POI FA IL LEONE DA TASTIERA… SUBISSATO DI CRITICHE SUI SOCIAL
La premessa: la nave Alan Kurdi, con 32 migranti a bordo, ha attraccato a Pozzallo. “I 32 ospiti a
bordo sono finalmente al sicuro”, ha scritto sul proprio account Twitter la ong tedesca Sea Eye. Il Viminale aveva autorizzato ieri lo sbarco a Pozzallo, precisando che “la Commissione europea ha già avviato, su richiesta dell’Italia, la procedura per il ricollocamento dei migranti, sulla scorta del pre-accordo di Malta.
I 32 migranti, tutti di nazionalità libica, tra cui 10 bambini e una donna incinta, erano stati salvati nella notte tra il 26 e il 27 dicembre
E pochi secondi dopo l’ex ministro dell’Interno, quello che ha contribuito all’isolamento dell’Italia in Europa e nel Mediterraneo, ha tuonato: “Altri sbarchi, altri soldi… Governo complice, non vedo l’ora di andare a processo per difendere l’onore del mio Paese”.
Retorica, ma questa volta si è allargato.
Perchè ogni promessa è debito: se è così ansioso da andare a processo per il caso Gregoretti immaginiamo che sia lui che la Lega non solo voteranno a favore dell’autorizzazione a procedere, ma anche inviteranno tutti gli altri a farlo.
Se invece prevarrà una logica modello caso Diciotti, magari grazie a un ‘mercato delle vacche’ sempre fiorente, allora sarà la prova che quelle di adesso sono solo frasi propagandistiche
Anche i commenti sul profilo twitter andavano in questa direzione.
“Anche noi Matte non vediamo l’ora. Mi raccomando, poi però, non ricorrere all’immunità , al legittimo impedimento ecc ecc. Affronta il processo come tutti i cittadini, non fare il coniglietto come sempre. Chiacchierone”
“Ultimissima ora Matteo a gennaio presenta alla giunta per le autorizzazioni a procedere la rinuncia all’immunita. Oppure è come al solito una spacconata social?”
“La Lamorgese ti batte 98 a 11 in fatto di rimpatri….onore a #Lamorgese”
“Se non vedi l’ora di andare a processo, rinuncia all’immunità così risparmiamo tempo e denaro.”
“io non vedo l’ora che VAI IN GALERA… credo sia più reale!!! Preparati a finirci per molto tempo!!!”
“Onore l’avrebbe chi risolve il problema alla fonte,chi organizza un sistema funzionante e chi accoglie chi ha bisogno, lei a parte cercare adepti con tweet, facebook ed Istagram ha risolto ben poco”
“Che poi quale onore come cazzo parli! Solo chiacchiere e immunità parlamentare.”
“Se, come dici, sulla Gregoretti “non vedi l’ora di andare a processo”, come mai sulla Diciotti, invece, hai piagnucolato in Parlamento per richiedere l’immunità ?”
(da Globalist)
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Dicembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
E’ TUTTO FALSO MA VIENE DA CHIEDERSI: POSSONO UN GIORNALE E I POLITICI DIFFONDERE SISTEMATICAMENTE NOTIZIE FALSE ?
“Tagliano le pensioni a vedove e invalidi. Macelleria sociale del governo” (Il Giornale, 29 dicembre). La notizia di una presunta “scure” su assegni di invalidità e pensioni ai superstiti, pubblicata in prima pagina dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, rimbalza sui social da domenica mattina.
Complici i tweet indignati dell’ex ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana e della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Ma davvero, come commenta Il Giornale, il governo Conte ha varato “quasi di nascosto, come strenna di capodanno“, un “decreto” che prevede “dal gennaio del 2020 il taglio delle pensioni delle vedove e il taglio delle pensioni agli invalidi, quando superano determinate soglie rispetto alle minime”?
No: quel “taglio” è semplicemente un limite al cumulo con redditi superiori a certi tetti. Ma soprattutto è una norma in vigore dal 1996. Al governo c’era Lamberto Dini.
Nessun decreto: è la normale circolare Inps di dicembre
Per prima cosa, il governo non ha varato alcun decreto sulle pensioni di invalidità e quelle a cui hanno diritto vedove e vedovi. La legge di Bilancio ha reintrodotto la piena rivalutazione, finora congelata, per le pensioni tra 1.500 e 2mila euro.
Ma questo non ha nulla a che vedere con i trattamenti per invalidi e superstiti. Quella a cui fa riferimento Il Giornale è la usuale circolare di dicembre in cui l’Inps elenca criteri, importi e rivalutazioni di tutti gli assegni che saranno versati l’anno successivo. Il punto di partenza è l’aggiornamento — questo sì basato su un decreto ministeriale, che a sua volta recepisce i dati Istat sull’inflazione — dei trattamenti minimi. Nel 2020 la pensione minima salirà a 515 euro, dai 513 attuali, con la conseguenza che tutte le norme che fanno riferimento a valori multipli del minimo vanno aggiornati.
La riduzione degli assegni per chi ha altri redditi è prevista da 25 anni
L’allegato 2 della circolare dell’11 dicembre contiene come ogni anno le tabelle di dettaglio. Comprese quelle che stabiliscono di quanto viene ridotta la prestazione se il beneficiario percepisce anche altri redditi superiori a determinati valori. Per quanto riguarda superstiti e invalidi, le percentuali di riduzione dell’assegno che si applicano a chi ha redditi superiori a tre, quattro o cinque volte il minimo pensionistico sono identiche da 25 anni.
Cioè dall’entrata in vigore della riforma pensionistica del governo Dini (agosto 1995). Nè il governo Conte 2 nè gli altri 13 esecutivi che si sono succeduti da allora hanno modificato quella scala.
L’unica novità è che, anno dopo anno, le minime aumentano e in parallelo si alza anche l’asticella oltre la quale scattano i limiti al cumulo.
I limiti al cumulo
Gli invalidi prendono l’assegno pieno se hanno altri redditi non superiori a 4 volte il minimo calcolato su 13 mensilità (dal 2020 circa 26.783), mentre ne percepiscono solo il 75% se i redditi da altre fonti sono tra 4 e 5 volte il minimo (tra 26.783 e 33.479 euro l’anno) e solo il 50% se hanno altri redditi superiori a 5 volte il minimo (dal 2020 circa 33.479 euro l’anno).
Vedovi e vedove — che in assenza di figli hanno diritto al 60% della pensione che veniva percepita dal coniuge — subiscono invece una riduzione del 25% in caso di redditi superiori a 3 volte il minimo, del 40% se già incassano da altre fonti più di 4 volte il minimo e del 50% se hanno redditi extra pari a oltre 5 volte il trattamento minimo.
Il Giornale commenta il decreto che non c’è: “Governo macellaio, nessuna pietas”
Il Giornale nel pezzo principale riconosce che quelli a pensioni di invalidità e superstiti sono “i tagli di sempre, consistenti e fissi”.
Il commento però parte dal presupposto che a calare “il coltello” sugli assegni è stato il “macellaio” governo Conte. E già che c’è chiosa: “Le vedove e i vedovi e gli invalidi se hanno un reddito mensile superiore a 2000 euro, non hanno diritto al rispetto del loro status di persone, che hanno perso una parte di sè medesime: nel proprio corpo o nella propria vita coniugale. La pietas umana di questo governo, fiero dei propri risultati, si ferma a questa soglia pecuniaria”.
E ancora: “Il macellaio ha il manico del coltello. Mutatis mutandi (sic, ndr), il governo Conte bis decide di quanto tagliare le pensioni di vedovi e di quanto quelle degli invalidi. Il cittadino elettore, contribuente, non ha voce in capitolo. Ed inoltre non viene neppure informato dei tagli qualche settimana prima che vengano annunciati”. Anche se il taglio risale al 1995.
(da “La Repubblica”)
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