Destra di Popolo.net

“IO STO CON LO STATO”: PARLA L’IMPRENDITRICE CHE HA DENUNCIATO IL PREFETTO

Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

“IL GIORNO PRIMA AVEVO ASCOLTATO L’INVITO A RIBELLARSI GIUNTO DAL PROCURATORE GRATTERI”

«Non avrei potuto fare diversamente. Da tempo sono impegnata nel sociale e spesso mi è capitato di pronunciare frasi del tipo: “In questa terra dobbiamo scegliere da che parte stare subito!”. Ecco, questa volta, ho capito che toccava a me».
È quanto afferma in un’intervista alla Gazzetta del Sud Cinzia Falcone, 46 anni, l’imprenditrice dalla cui denuncia è scaturito l’arresto del prefetto di Cosenza Paola Galeone posta ai domiciliari per il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità .
«Passare dalle parole ai fatti – aggiunge Falcone – non è semplice soprattutto quando ci si trova davanti ad un prefetto della Repubblica. Il giorno prima, però, avevo ascoltato l’intervista al procuratore Gratteri in cui invitava i calabresi a ribellarsi e questo ha determinato in me ulteriormente la volontà  di dissentire e dire no a una ingiusta richiesta».
L’imprenditrice parla dei rapporti con il prefetto e dell’imbarazzo provato davanti alla proposta: «Ho poi pensato che si trattava solo di una persona non dello Stato».
«Ho conosciuto il prefetto Galeone – prosegue l’imprenditrice cosentina – quando si è insediata. Poi, in occasione della “Giornata internazionale sulla violenza contro le donne” mi è stato proposto, visto l’impegno nel settore con la mia associazione Animed, di collaborare alla realizzazione di un evento occupandomi di contattare le scuole e di moderare la manifestazione. Cosa che ho fatto senza compenso alcuno. Ero fiera che la Prefettura, dunque lo Stato, ci avesse coinvolti in questo incontro».
«Non ho realizzato subito – aggiunge ancora Cinzia Falcone nell’intervista – che mi si stava facendo una proposta illegale. Eravamo nel Palazzo di Governo, ho impiegato qualche ora per realizzare che non era un’errata deduzione. Fino a quel momento avevo sempre ammirato e nutrito stima per la dottoressa Galeone. Ma il confronto con la mia famiglia mi ha aiutato, invece, a capire la gravità  di quanto mi era stato proposto. E non ho esitato a denunciare. Sono consapevole che esistono poteri forti ma sono consapevole anche che esiste uno Stato forte. Io ho scelto di stare dalla parte dello Stato».

(da “il Corriere della Sera”)

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FILIPPO STORER, PARLA IL RAGAZZO CHE HA DIFESO LA FAMIGLIA SCOTTO DALL’AGGRESSIONE DELLA TEPPA SEDICENTE NEO-FASCISTA

Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

“HO VISTO QUELLA FAMIGLIA PRESA A BOTTE E SONO INTERVENUTO: I MIEI GENITORI MI HANNO INSEGNATO A COMPORTARMI COSI'”

Il Fatto Quotidiano torna oggi sull’aggressione subita da Arturo Scotto a Venezia a Capodanno, raccontando la storia del ventenne Filippo Storer, che la notte di Capodanno in piazza San Marco a Venezia è intervenuto per difenderlo.
“Ero in piazza San Marco con amici. Ma in quel momento li avevo persi di vista ed ero solo. A un certo punto ho sentito quei ragazzi che urlavano le frasi su Anna Frank e sul Duce. E ho visto quel signore… ”.
Chi, Scotto, l’ex parlamentare?
“Ecco, sì, chiedeva di smettere. Ma loro gli sono andati addosso e hanno cominciato a dargli un sacco di pugni”.
Tu che cosa hai fatto?
“Bè, mi sono messo in mezzo, con le spalle verso il signore e la sua famiglia e la faccia verso i ragazzi”.
Ma perchè lo hai fatto?
“Non ci ho pensato, mi è venuto d’istinto, era giusto così, dovevo farlo. Ho visto quell’uomo (Scotto, ndr), sua moglie e il figlio spaventati e presia botte esono intervenuto…punto e basta”.
A Filippo sembra normale anche se intorno altra gente non muoveva un dito: “Forse non si sono accorti di ciò che succedeva o magari hanno avuto paura che qualcuno potesse prendere una bottiglia…posso capirlo”.
Ma tu no?
“Non ci ho pensato”.
Inutile cercare di strappargli una scintilla di compiacimento: “Mio padre e mia madre mi hanno insegnato così”.
Sembra già  tutto archiviato: “C’è qualcuno che mi ha detto che sono un eroe nazionale…”, ride, “a me non sembra di aver fatto niente di eccezionale”.
E i tuoi amici cosa ti hanno detto?
“Che ho fatto bene, ma poteva scapparci una bottigliata”.
È intervenuto per questo Filippo, ha visto una famiglia in difficoltà . Tutto qui, la politica non c’entra granchè: “Sì, seguo qualcosa, cerco di informarmi. Ma niente destra o sinistra. Il fascismo? Non mi piace…poi la violenza, l’odio…io non sono così”.
Filippo difende il suo Veneto:“Non è vero che siamo razzisti”.
Ma non hai paura che adesso gli amici dei fascisti ti rompano le scatole?
“No, in tanti mi hanno detto che ho fatto bene, anche nel mio paese. Non mi sento solo”.

(da agenzie)

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SPAGNA, SI VA VERSO UN GOVERNO TRA SOCIALISTI E PODEMOS CON L’ASTENSIONE DELLA SINISTRA CATALANA

Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

SANCHEZ SARA’ IL PREMIER, SUO VICE PABLO IGLESIAS… DECISIVA LA POSIZIONE DEI 13 DEPUTATI CATALANI

La Spagna ha (quasi) un governo: lo guiderà  Pedro Sanchez e sarà  formato dall’alleanza fra i suoi socialisti e la sinistra antisistema di Podemos di Pablo Iglesias, più i nazionalisti baschi del Pnv.
La fumata bianca, attesa dopo mesi di impasse e quattro elezioni anticipate in quattro anni, è stata permessa dalla sinistra indipendentista catalana dell’Erc, il cui Consiglio nazionale in serata ha approvato a stragrande maggioranza il voto di astensione dei suoi 13 deputati.
E che consentirà  a Sanchez di avere la maggioranza al voto di fiducia (che in Spagna si chiama “investitura”), calendarizzato il 7 gennaio. Ma avrà  un prezzo politico: il riconoscimento del “conflitto catalano” come “politico”, e non più solo come crimine istituzionale.
Conflitto che andrà  quindi risolto con un “tavolo negoziale bilaterale”, che non preveda “veti” su alcuna proposta, come è scritto nero su bianco nell’accordo Erc-Psoe, di cui il quotidiano El Pais ha anticipato il testo.
Quindi, si presume, neanche un’eventuale riproposta del “referendum sull’autodeterminazione” della Catalogna, dopo quello unilateralmente convocato dalla Generalitat di Barcellona e finito con una sequela di arresti e condanne, tra cui quella del leader dell’Erc, Oriol Junqueras.
I repubblicani catalani hanno chiesto che il tavolo abbia come condizioni che il negoziato sia fra ‘governi’, non abbia preclusioni o argomenti tabù e abbia invece un calendario di lavori.
Concessioni non da poco strappate ai socialisti di Sanchez, che nella campagna per le elezioni politiche di novembre avevano ostentato intransigenza nei confronti dell’indipendentismo catalano.

(da agenzie)

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IL MONDO SCIITA PROMETTE IL CASTIGO DEGLI USA

Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

VENDICARE SOLEIMANI. DALL’IRAQ A GAZA, DA ASSAD A HEZBOLLAH, ESPLODE LA RABBIA: “GLI USA COMPRINO BARE PER I LORO SOLDATI”

Insorge il mondo sciita per l’uccisione in un raid americano del generale iraniano Qassem Soleimani, capo militare delle Quds Force, lo stratega di Teheran in Medio Oriente. “L’opera e il percorso del generale Qassem Soleimani non si fermeranno qui. Una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste si sono macchiate del sangue di Soleimani e degli altri martiri dell’attacco avvenuto la notte scorsa”, ha avvertito Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, commentando il raid aereo americano all’aeroporto di Baghdad in cui è morto il generale Soleimani, comandante delle Guardie islamiche della Rivoluzione, e uomo chiave del regime degli ayatollah.
La chiamata alle armi si solleva dal Libano all’Iraq, dalla Siria a Gaza.
Il leader libanese degli Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha assicurato che la sua potente milizia sciita continuerà  il percorso tracciato da Soleimani anche dopo la sua uccisione. Nasrallah ha poi accusato gli Stati Uniti di essersi macchiati di un “grande crimine” che sarà  responsabilità  di tutti i combattenti punire. È una “responsabilità  collettiva” quella di infliggere una “giusta punizione” ai responsabili, ha detto. E ancora: “Gli Stati Uniti non raggiungeranno nessuno dei loro obiettivi con l’uccisione di Soleimani”.
Il leader religioso sciita iracheno Moqtada al-Sadr ha ordinato al suo Esercito del Mahdi di riprendere le attività  contro gli Stati Uniti per “proteggere l’Iraq”. “Ho ordinato ai mujahideen di essere pronti a difendere l’Iraq. Consiglio a tutti di agire con saggezza e astuzia”, ha scritto al-Sadr su Twitter. L’esponente sciita ha quindi aggiunto di aver chiesto ad “altri” gruppi armati “nazionali e disciplinati” di prepararsi alla lotta. Al-Sadr ha quindi inviato le sue condoglianze all’Iran per l’uccisione di Soleimani.
Il raid aereo condotto dagli Stati Uniti vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad rappresenta una “violazione della sovranità  irachena”, ha dichiarato il Grande Ayatollah Al-Sistani, massima autorità  sciita irachena.
“Il malvagio attacco all’aeroporto internazionale di Baghdad della scorsa notte rappresenta una violazione insolente della sovranità  irachena e degli accordi internazionali. Ha portato all’uccisione di diversi comandanti che hanno sconfitto i terroristi dello Stato Islamico”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio di al-Sistani. “Questo e altri eventi indicano che il Paese sta andando verso tempi molto difficili. Chiediamo a tutte le parti interessate di comportarsi con autocontrollo e di agire con saggezza”, ha affermato.
Anche la Siria ha condannato il raid statunitense che ha provocato la morte del numero uno della Forza al-Quds e del leader delle Unità  di mobilitazione popolare, Abu Mahdi Al-Muhandis. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, Damasco ha definito l’attacco statunitense “un’aggressione infida e criminale” che rappresenta una “grave escalation” nella crisi tra Stati Uniti e Iran e che oramai ha coinvolto anche l’Iraq.
L’ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniana (i Pasdaran) e attuale segretario del Consiglio per il Discernimento Mohsen Rezaei ha promesso “vendetta” per l’uccisione del generale Qassem Soleimani. “Il martire Qassem Soleimani si è unito ai suoi fratelli martiri, ma ci vendicheremo duramente dell’America”, ha twittato Rezaei.
“La gioa di americani e sionisti si trasformerà  in men che non si dica in lutto”, ha tuonato il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione Ramezan Sharif.
Gli Usa “devono iniziare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati”, ha affermato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista (Israele, ndr) dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà  una risposta devastante dalla Ummah islamica”. “Possono scegliere – conclude l’ufficiale iraniano – a noi non piacciono gli spargimenti di sangue”.
Avvertimenti a Usa e Israele arrivano anche dalla Jihad islamica. “Il gen. Qassem Soleimani è stato ucciso dal nemico americano-sionista mentre si trovava al fronte. Ci stringeremo tutti assieme contro questa aggressione”, ha affermato la Jihad islamica palestinese. Un esponente di Hamas, Bassem Naim, ha avvertito che la sua scomparsa rischia di destabilizzare la Regione.
Espressioni di cordoglio sono giunte anche dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina. “Soleimani era un leader che amava combattere sul terreno – ha affermato in un comunicato. – Si era schierato con la resistenza in Palestina, in Libano, nello Yemen ed ovunque”. “Con questa uccisione – aggiunge il Fronte popolare – l’America ha spalancato le porte dell’inferno”.
Al di là  dei proclami, è chiaro a tutti che l’uccisione dello stratega di Teheran in Medio Oriente è destinata ad avere conseguenze importanti. Ne è consapevole la Russia, secondo cui il raid americano avrà  come effetto un aumento delle tensioni nella regione. Lo ha detto il ministero degli Esteri russo in una nota rilanciata dall’agenzia di stampa Ria Novosti e dalla Tass. “L’uccisione di Soleimani è stato un passo avventurista che aumenterà  le tensioni nella regione”, si legge nella nota. “Soleimani ha servito la causa di proteggere gli interessi nazionali dell’Iran con devozione. Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze al popolo iraniano”, prosegue il comunicato.
Anche la Cina condanna il raid americano a Baghdad e chiede agli Stati Uniti di “esercitare moderazione e evitare l’escalation delle tensioni”. Pechino chiama tutte le parti, “soprattutto gli Stati Uniti” a dar prova di moderazione a seguito della morte del generale Qassem Soleimani. “La Cina si è sempre opposta all’uso della forza nelle relazioni internazionali”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang parlando con i giornalisti.
“Esortiamo le principali parti, specialmente gli Stati Uniti, a mantenere la calma e dar prova di moderazione per evitare nuove escalation della tensione”.

(da “Huffingtonpost”)

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REGOLAMENTO DI CONTI TRA TERRORISTI: TRUMP FA UCCIDERE SOLEIMANI

Gennaio 3rd, 2020 Riccardo Fucile

UCCISO IN UN RAID USA IL GENERALE IRANIANO, ORA SI RISCHIA UNA GUERRA DEVASTANTE

Il potente generale iraniano, Qassem Soleimani, e il numero due della milizia paramilitare sciita Hashd Shaabi, Abu Mahdi al-Mohandes, sono stati uccisi in un raid americano in una zona adiacente all’aeroporto di Baghdad.
Per il Pentagono, l’uccisione di Soleimani, ordinata direttamente dal presidente Donald Trump, è stata “un’azione difensiva”, ma il ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, lo ha definito “un atto di terrorismo internazionale”.
Soleimani e Mohammed Ridha, il responsabile delle relazioni pubbliche delle forze pro-Iran in Iraq, erano da poco atterrati all’aeroporto internazionale di Baghdad ed entrati in una delle due auto che li attendeva quando è stato sferrato l’attacco, seguito dal lancio di tre razzi sull’aeroporto che non hanno causato alcun ferito.
L’uccisione del generale iraniano rappresenta un duro colpo per la leadership di Teheran in Medio Oriente e rischia di dar vita a “dure ritorsioni”, come promesso dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e a scontri militari nell’area tra forze Usa e le milizie sciite pro-Iran. Soleimani era infatti il generale delle Forze Quds, forze speciali delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ed è lui il deus ex machina delle strategie militari iraniane in Medio Oriente, presente in prima persona nei teatri più caldi, dalla Siria all’Iraq, per dirigere le operazioni delle milizie del governo di Hassan Rohani facenti parte della coalizione della Mezzaluna sciita, appoggiata in Siria anche dalla Russia.
L’attacco, fanno sapere dal Pentagono, è stato ordinato direttamente dal presidente Donald Trump e vuol essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani: “Gli Stati Uniti continueranno ad assumere le azioni necessarie per proteggere la nostra gente e i nostri interessi ovunque nel mondo”, fanno sapere dal Dipartimento della Difesa Usa, spiegando che uno degli obiettivi di Soleimani era quello di uccidere diplomatici americani nell’area.
“Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia”, aggiungono da Washington precisando che il militare è stato anche il responsabile degli “attacchi contro l’ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni”.
Tra i primi dell’esecutivo iraniano a rilasciare dichiarazioni c’è il ministro degli Esteri, Javad Zarif: “L’atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti con l’assassinio del generale Soleimani, a capo della forza più efficace nel combattere Daesh, al-Nusra e al-Qaeda, è estremamente pericoloso e una folle escalation. Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità  di questo avventurismo disonesto”.
La Guida Suprema Khamenei ha indetto tre giorni di lutto nazionale in Iran, aggiungendo che l’uccisione del generale Soleimani raddoppierà  la motivazione della resistenza contro gli Stati Uniti e Israele, anche quest’ultimo considerato dietro all’attacco che ha portato alla morte del capo delle forze speciali di Teheran. Poi ha giurato vendetta: “Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa”.
Anche il presidente iraniano, Hassan Rohani, si è scagliato contro gli Stati Uniti: “Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani — ha dichiarato — Tale atto malizioso e codardo è un’altra indicazione della frustrazione e dell’incapacità  degli Stati Uniti nella regione per l’odio delle nazioni regionali verso il suo regime aggressivo. Il regime americano, ignorando tutte le norme umane e internazionali, ha aggiunto un’altra vergogna al record miserabile di quel Paese”.
Gli Usa “devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati“, ha affermato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà  una risposta devastante dalla Ummah islamica. Possono scegliere, a noi non piacciono gli spargimenti di sangue“.
Il primo ministro iracheno dimissionario, Adel Abdul-Mahdi, accusato nel corso delle ultime proteste di essere un uomo vicino a Teheran, ha condannato il raid aereo americano definendolo una “aggressione” nei confronti dell’Iraq, oltre che una “violazione di sovranità ”, affermando che si tratta di una “pericolosa escalation”. “Portare avanti operazioni di eliminazione fisica contro esponenti iracheni di spicco o di un Paese fraterno in territorio iracheno rappresenta una flagrante violazione della sovranità  dell’Iraq”, oltre a una “pericolosa escalation che scatena una guerra distruttiva in Iraq, nella regione e nel mondo”, ha aggiunto. Anche da Mosca, alleata dell’Iran in Medio Oriente, fanno sapere che “l’uccisione di Soleimani è stato un passo avventuristico“.
Ci sono già  le prime conseguenze per i cittadini americani in Iraq. Il leader sciita Moqtada al-Sadr ha già  dato ordine ai suoi combattenti, su Twitter, di “tenersi pronti”, riattivando così la sua milizia ufficialmente dissolta da quasi un decennio e che aveva seminato il terrore tra le fila dei soldati americani in Iraq. Il Consiglio supremo di sicurezza iraniano si riunirà  “nelle prossime ore con un vertice straordinario per discutere dell’attacco criminale contro la macchina del comandante Soleimani a Baghdad, che ha portato al suo martirio”, ha annunciato invece il portavoce Keyvan Khosravi.
Anche il comandante delle Unità  di mobilitazione popolare sciite irachene Hashed al-Shaabi, Qais al-Khazali, ha detto ai suoi miliziani di rimanere “pronti a combattere”: “In cambio del sangue del martire Abu Mahdi al-Mohandes ci sarà  l’eliminazione di tutta la presenza militare americana in Iraq”, ha dichiarato al-Khazali. “In cambio del sangue del martire Qassem Soleimani verrà  eliminata l’esistenza di Israele”, ha poi aggiunto.
L’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad ha sollecitato i cittadini americani a “lasciare l’Iraq immediatamente”, mentre i Dem condannano la decisione del presidente.
Il candidato alla Casa Bianca, Joe Biden, si dice preoccupato per le conseguenze di questa mossa, dichiarando che Trump ha gettato “dinamite in una polveriera”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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