Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
LA RISPOSTA DI IACOPO MELIO AL GOVERNATORE LOMBARDO FONTANA
Iacopo Melio è un giornalista e blogger che si occupa di disabilit e ha voluto dare una risposta al presidente della Lombardia Attilio Fontana. Quest’ultimo aveva usato frasi polemiche su anziani e disabili ai seggi in Emilia-Romagna
Nella giornata di ieri, ha fatto molto scalpore la frase di Attilio Fontana, governatore leghista in Lombardia, che aveva affermato di aver visto, nelle immagini provenienti dall’Emilia-Romagna, un sacco di anziani e disabili portati alle urne.
La sua battuta mal riuscita si riferiva al fatto che il centrosinistra di Stefano Bonaccini abbia vinto anche grazie a questi consensi.
Una frase che è stata condannata da tutti, sottolineandone l’inopportunità . Tra i commenti più significativi, quello di Iacopo Melio, blogger e giornalista della testata Fanpage, che ha scritto la sua risposta al governatore della Lombardia.
Iacopo Melio ha da sempre affrontato le tematiche della disabilità e ha denunciato, con messaggi sempre molto efficaci, i problemi che le persone con disabilità devono affrontare nel quotidiano. Ovviamente, i suoi articoli hanno spesso avuto come protagonisti quelle persone che hanno un modo non certo convenzionale di approcciarsi con la disabilità . Anche il suo articolo di risposta ad Attilio Fontana fa parte di questo gruppo tematico.
Un articolo che è eloquente già a partire dal titolo: «Caro Fontana, sono disabile ma non imbecille e voto con la mia testa».
Iacopo Melio ha ricordato come — in ogni elezione — il tema dei disabili ai seggi torna a essere d’attualità . Sia perchè, nelle campagne elettorali, il tema viene utilizzato spesso anche come moneta di scambio per ottenere il voto, sia perchè il voto stesso delle persone con disabilità viene strumentalizzato.
Iacopo Melio ricorda che il ministero della Disabilità voluto dal Carroccio quando era al governo non è stata una misura efficace per assistere le persone, ma — anzi — ha rappresentato esclusivamente uno specchietto per le allodole.
La sua lettera è stata condivisa moltissimo sui social network, dando voce a migliaia di persone che si sono sentite offese e coinvolte dalle frasi del presidente della Lombardia Fontana.
«Ancora una volta, Presidente Fontana — è questa la sintesi del pensiero di Iacopo Melio -, ci ha ridotti a carne da macello senza alcuna prospettiva, masticati e poi sputati: ci siamo visti annullare i diritti e i doveri spettanti ad ogni cittadino, strumentalizzati per giustificare un’amara sconfitta».
(da Giornalettismo”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
SCONCERTO PER TUTTE LE BALLE RACCONTATE AI LAVORATORI
Il primo ad annunciare il “salvataggio” della Whirlpool di Napoli era stato Luigi Di Maio. Poi era
arrivato Stefano Patuanelli. Oggi l’azienda ha ribadito lo stop della produzione delle lavatrici nello stabilimento di Napoli dal 31 marzo.
L’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia al tavolo al ministero dello Sviluppo economico avrebbe ribadito che a Napoli “non c’è più sostenibilità economica della produzione di lavatrici” ma che l’Italia resta strategica per il gruppo, con 5 mila dipendenti in tutto il paese, secondo quanto si apprende da fonti presenti al Mise.
Le difficoltà riguarderebbe solo lo stabilimento campano dove l’azienda afferma di essere stata consapevole dei problemi fin dal 2018, ma rivendica di aver cercato di rilanciare la produzione.
I 17 milioni di euro previsti per lo stabilimento Whirlpool Napoli saranno redistribuiti sugli altri stabilimenti del Gruppo, avrebbe dichiarato inoltre La Morgia. L’amministratore delegato avrebbe dichiarato di non aver deciso dove spostare la produzione lavatrici. Lo stabilimento di Napoli perde 20 milioni di euro l’anno.
Dopo aver annunciato fantomatici salvataggi inesistenti, adesso per il governo l’obiettivo è quello di arrivare alla selezione finale di un possibile investitore a luglio. Invitalia e il governo richiedono un piano industriale solido e “credibile”, in grado di prospettare una ripresa delle attività produttive sostenibile nel lungo periodo e in linea con le caratteristiche del territorio.
La ricerca, spiegano i presenti all’incontro in base a quanto riferito nel corso del tavolo, sarà rivolta ad aziende e gruppi sia nazionali che internazionali, non necessariamente attivi nello stesso settore di Whirlpool.
Per questo, a supporto del Mise, è stata attivata la specifica struttura di Invitalia che opera in collaborazione con i desk Ice operanti all’estero.
Nella fase iniziale, per quanto riguarda i soggetti internazionali, si guarderà ad aziende già presenti “con successo” in Italia o che considerino già prospettive di insediamento nel Paese.
A tutti i soggetti che presenteranno una manifestazione di interesse verrà richiesta formalmente una proposta vincolante di insediamento accompagnata dal relativo piano industriale. Intanto rimane lo sconcerto per un finale annunciato e per tutte le balle raccontate ai lavoratori dalla politica.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL CAPO DELL’UNITA’ DI CRISI ESCLUDE SPOSTAMENTI VIA TERRA
Esclusa per gli italiani bloccati in Cina l’idea di un “trasferimento via terra, che implica quarantene piuttosto complesse”, la Farnesina “sta valutando insieme anche con altri soggetti tra cui l’istituto Spallanzani, il ministero della Sanità e il Centro interforze l’idea di un trasferimento aereo”, che comunque “sarà complesso”.
Lo ha detto il capo dell’Unità di crisi Stefano Verrecchia, a Unomattina. “Siamo sempre in contatto con i connazionali – ha detto – che sono circa una settantina in buone condizioni di salute”.
Per quanto riguarda gli italiani bloccati in Cina a causa del coronavirus, “questa partita è coordinata dalla Farnesina e dall’Unità di crisi. Noi come ministero della Salute siamo stati coinvolti sin dall’inizio ed entreremo in funzione come Servizio sanitario nazionale nel momento in cui questi italiani torneranno in Italia per seguire i protocolli previsti in questi casi a livello internazionale”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse allo studio un piano per il rientro degli italiani bloccati in Cina.
A quanto riferisce la Farnesina, il volo di rientro dovrebbe svolgersi nella giornata di domani. Sull’aereo sarà presente un equipe medica specializzata, insieme agli infermieri e alle attrezzature.
Il volo arriverà all’aeroporto di Wuhan: al suo rientro seguirà il protocollo definito dal Ministero della Salute. L’operazione viene svolta dall’Unità di Crisi della Farnesina, in coordinamento con il Ministero della Difesa, il Ministero della Sanità e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”.
“Sono allo studio varie ipotesi – ha aggiunto Speranza – ma come ho detto la questione è nelle mani della Farnesina che è in collegamento costante con l’Ambasciata italiana a Pechino”. In un’intervista per Adnkronos Live, ha specificato che “il numero degli italiani è ridotto – intorno alle 60 persone – rispetto ad altri paesi”,
Il Ministro della Salute ha voluto anche sfatare delle falsità che sono circolate nelle ultime ore. Prima di tutto, sui prodotti provenienti dalla Cina: “Non c’è nessun rischio a mangiare cinese nè con i prodotti cinesi”.
Di particolare importanza per il ministro è l’evitare di lanciare messaggi ingannevoli sulla Cina: “Ieri ho incontrato l’ambasciatore cinese e i rapporti sono cordiali. Dobbiamo evitare messaggi di natura fuorviante sulla comunità cinese”. Inoltre, ha bollato come “fake news” la voce che prendere l’aspirina in modo preventivo potesse aiutare nell’evitare il contagio.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
CORONAVIRUS: SENZA SAPERE CHE SONO STATI MESSI A PUNTO CONTROLLI NEGLI SCALI NAZIONALI, SALVINI OGGI PARLA A SPROPOSITO DI “GENTE CHE VA E GENTE CHE VIENE, GENTE CHE ATTERRA E GENTE CHE DECOLLA”
La bolla del Coronavirus è iniziata a circolare dall’inizio della scorsa settimana, così come tutto
l’allarmismo che — inevitabilmente — sta circolando per via della pericolosità e dei numeri di contagi che arrivano da tutto il mondo.
Matteo Salvini, in quei giorni, era impegnato sul fronte elettorale dell’Emilia-Romagna e solo ora sembra essersi accorto di quanto sta accadendo. Ora chiede misure efficaci da parte del governo e, soprattutto, si chiede perchè la gente stia ancora arrivando in Italia, parlando di aeroporti e sbarchi.
«Al di là delle polemiche politiche, c’è tutto il mondo che si sta occupando e preoccupando del virus che dalla Cina si sta diffondendo — ha detto il leader della Lega ai cronisti di Palazzo Madama -. Per questo chiediamo con urgenza che oggi stesso qualcuno a nome del governo venga in Aula a rassicurare gli italiani sul fatto che si sta facendo tutto il possibile e l’impossibile per evitare la diffusione anche in Italia di questo terribile virus». Servono rassicurazioni, quindi.
I controlli stanno proseguendo su ogni volo che arriva in Italia, anche quelli che fanno scalo. Lo raccontano le cronache quotidiane, eppure questo sembra non tranquillizzare Matteo Salvini che si pone una serie di domande sulla gestione italiana dell’emergenza Coronavirus: «Qui sembra che non sia cambiato nulla, c’è gente che va, gente che viene, gente che sbarca, gente che atterra, gente che decolla. Noi vorremmo che la popolazione fosse consapevole del fatto che tutti stanno controllando tutto».
Mancano i proclami, dunque. Ed ecco che il vecchio tormentone «chiudiamo i porti» (che, ricordiamo, non sono mai stati chiusi) si trasforma in un più attuale ‘chiudiamo gli aeroporti’. La preoccupazione è legittima, perchè c’è poco da scherzare su questo Coronavirus partito dalla città cinese di Wuhan, ma sembra arrivare a tempo scaduto dato che, a quanto pare, l’Italia sta verificando caso per caso. Senza proclami.
Quello che forse Salvini ignora è che il Ministero della Salute si sta già adoperando per prepararsi ad un’eventuale emergenza e contenere la diffusione del coronavirus 2019-nCoV. Il ministro Speranza ha chiesto ad esempio una riunione a tutti i ministri della Salute dell’Unione europea facendo sapere che fatto sapere che “bisogna rafforzare ancora di piu’ il monitoraggio istituzionale” e che l’Italia è “in collegamento costante con l’Oms”. Questa mattina — come ieri — si è riunita la task force Coronavirus attivata nei giorni scorsi (il Ministero ha messo a disposizione un numero verde attivo 24 ore su 24). Non essendoci in Italia persone infette non ha alcun senso mettere in quarantena qualcuno, come invece vorrebbe Salvini.
Riguardo gli aerei in arrivo dalla Cina — non esiste un “blocco aereo” — è stato deciso di convogliare verso l’aeroporto sanitario di Roma Fiumicino gli eventuali voli privati in arrivo dalla Cina destinati allo scalo di Ciampino. Si sta procedendo per estendere la stessa misura agli altri aeroporti italiani e consentire l’atterraggio dei voli dalla Cina solo a Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Nello scalo romano, oltre al canale di controllo sanitario già attivo, sono stati installati altri 4 scanner termici posizionati direttamente ai gate di arrivo che saranno operativi nelle prossime 48 ore.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
IN ITALIA NON ANDO’ COSI, MEGLIO TARDI CHE MAI
È intervenuta nel corso della cerimonia della memoria per l’olocausto degli ebrei che si è svolta nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles.
Liliana Segre ha tenuto un discorso alla presenza di tutti gli eurodeputati e del presidente dell’assise David Sassoli.
L’applauso Liliana Segre è stato circolare e assolutamente condiviso: tutte le forze presenti si sono alzate in piedi e hanno tributato una standing ovation alla senatrice a vita. Immagini molto diverse da quelle che abbiamo visto a Palazzo Madama, in occasione della discussione sulla nascita della commissione contro l’odio razziale e contro l’antisemitismo.
Non c’è stato spazio per le polemiche, ma solo per omaggiare una testimone dell’orrore che, ancora oggi, porta il proprio contributo educativo in tutte le istituzioni che frequenta, con la stessa costanza e con la stessa forza di sempre.
Tanti i passaggi significativi del discorso di Liliana Segre al Parlamento Europeo: la donna sopravvissuta ad Auschwitz ha insistito sul valore della vita e sul suo significato da trasmettere alle giovani generazioni.
Era diventata una “bambina invisibile” quando i nazisti la allontanarono dalla scuola, dalla vita quotidiana per mandarla ad Auschwitz insieme agli altri ebrei. Ora Liliana Segre si sente “nonna di se stessa”, di quella “bambina magra e sola” che ora nei suoi ricordi la senatrice a vita dice di non sopportare più. Ci sono lacrime e commozione intorno a lei quando racconta la sua storia nell’aula del Parlamento europeo, parlando a braccio, tutto d’un fiato, nella convinzione di dover insistere a raccontare il ‘Male’ ai giovani di oggi, spesso figli di “genitori molli” (parole sue), ma anche nella consapevolezza di doversi ritirare, alla bella età di 91 anni, non tanto per stanchezza fisica ma per ripararsi dai quei ricordi nel calore della sua famiglia.
“Il razzismo e l’antisemitismo ci sono sempre stati e ci sono tuttora, perchè sono insiti dell’animo dei poveri di spirito”. C’è chi “si volta dall’altra parte” e ci sono coloro che “approfittano di questa situazione e trovano il terreno adatto per farsi avanti”, dice la senatrice senza nominare direttamente chi fa politica soffiando sul razzismo di chi è vittima della “paura”, ma lasciandosi intendere benissimo.
«Non volevamo morire, eravamo attaccati alla vita comunque essa fosse. La forza della vita è straordinaria, bisogna trasmetterla ai giovani» — ha detto la senatrice a vita in un passaggio particolarmente toccante del suo intervento.
«Non nascondo l’emozione profonda di entrare in questo Parlamento europeo dopo aver visto all’ingresso le bandiere colorate di tanti stati affratellati nel Parlamento europeo, dove si parla, si discute, ci si guarda negli occhi — ha continuato Liliana Segre -. Non è stato sempre così».
E poi ancora il riferimento all’orrore nazista e alla guerra che sembrava aver distrutto definitivamente un’Europa che, anni dopo, si è ritrovata intorno alle sue istituzioni: «La mia non estinzione e il Parlamento europeo sono lo stesso miracolo».
E’ il suo addio al pubblico che per trent’anni l’ha ascoltata nelle scuole, un addio pronunciato davanti ai rappresentanti dei paesi europei affinchè raccolgano il testimone. Altri tre mesi, fino ad aprile, e poi Segre si ritirerà in privato, a cercare di dimenticare quella “ragazza magra e sola” e immaginare di essere invece la farfalla disegnata dai bimbi ebrei nei lager di Terezin, in Cecosvolacchia, libera di “volare su un filo spinato”.
Alla fine del suo discorso, si sono alzati tutti in piedi.
Qualche mese fa, quando è stata approvata la legge istitutiva della commissione contro l’odio razziale, dai banchi del centrodestra — soprattutto dagli scranni della Lega e di Fratelli d’Italia — ci fu il netto rifiuto a prendere parte a quell’omaggio.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
“A LIVELLO PROGRAMMATICO C’E’ PERFETTA COINCIDENZA, PREMIER POTREBBE ESSERE GIORGETTI”
Renato Brunetta, deputato di Forza Italia ed ex ministro durante il governo di Silvio Berlusconi, è
convinto che un nuovo governo di centrodestra si possa fare “subito, già domani”.
Ma che cosa serve perchè questa eventualità diventi realtà ? “Basta che Matteo Renzi si decida e faccia un governo con noi, centrodestra unito: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia e le altre forze che si potrebbero aggregare. Vinceremmo tutti”. Brunetta assicura, in un’intervista con Repubblica, che non si tratterebbe di un ribaltone, in quanto Matteo Renzi si trova già allineato nelle sue posizioni con il centrodestra: “A livello programmatico con Italia Viva c’è quasi perfetta coincidenza, in economia, politica estera e in molto altro”.
L’ex ministro quindi continua: “Renzi rappresenta, da sempre, il suo centro vicino al centrodestra. Si può dare vita a una nuova maggioranza e a un nuovo governo. Subito”.
E spiega che i numeri non mancano: “Il centrodestra ha attualmente più o meno 275/280 deputati. Ne servono altri 45. Con Italia Viva e altri 20 grillini, che sono già fuori dal Movimento Cinque Stelle, facciamo un altro governo”.
Brunetta sostiene anche che costituendo un polo di centro di questo tipo sarebbero poi molti i parlamentati che ne verrebbero attratti.
Ma perchè Matteo Salvini dovrebbe accettare un quadro di questo tipo? “Dopo le elezioni politiche — spiega Brunetta — Salvini disse che non voleva andare per funghi, cioè cercare in Parlamento in numeri per completare la maggioranza relativa del centrodestra. Alla luce di quello che è successo dopo il Conte 1 e il Conte 2, non sapremo dire quanto a ragione. Adesso i funghi sono spuntati da soli in abbondanza: basta solo metterli nel canestro del centrodestra e dar loro una prospettiva di legislatura”.
Il deputato azzurro rifiuta l’idea che si tratti di un’operazione di Palazzo, in quanto afferma che si tratterebbe piuttosto del governo legittimo, quello effettivamente auspicato dagli elettori italiani.
Inoltre, continua Brunetta, “sarebbe molto più rassicurante per i mercati e per le cancellerie europee di un governo solo sovranista. Lo dico con tutto rispetto. Un centrodestra plurale, liberale e che non spaventi i ceti medi”.
Sulla figura al vertice di un governo di questo tipo Brunetta ipotizza Giancarlo Giorgetti, “una soluzione che converrebbe anche a Salvini”.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
CI SAREBBE STATO UN INCONTRO MOLTO ASPRO TRA I DUE E ORA SALVINI TEME DI ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE SE DOVESSE PERDERE A MILANO E ROMA IL PROSSIMO ANNO
Giancarlo Giorgetti ieri ha cazziato Matteo Salvini. Repubblica racconta oggi in un retroscena a firma di Carmelo Lopapa che il numero 2 della Lega ha criticato il numero uno per la campagna elettorale in Emilia-Romagna perchè a suo dire i modi di Salvini allontanano i moderati dal centrodestra:
Il faccia a faccia tra i due, al rientro del segretario a Roma da Bologna, è stato al vetriolo, stando a quanto trapela. Non una fronda interna, non un attacco alla leadership dell’ex vicepremier ad oggi non scalabile. Tanto meno da parte del dirigente del quale Salvini più si fida.
Ma è stato un colloquio ben più franco e aspro di altri che pure ci sono stati in precedenza. L’ex sottosegretario senza peli sulla lingua ha contestato all’amico di aver «sbagliato» la campagna elettorale in Emilia Romagna. Gli ha rinfacciato di essersi abbandonato alle «solite intemperanze» che come puntualmente accade, in questi casi, si pagano, portano alla sconfitta.
Giorgetti, non è un mistero, è convinto che il partito dovrebbe intercettare l’elettorato moderato in uscita da Forza Italia, piuttosto che cavalcare le vaste praterie a destra.
Sotto accusa, neanche a dirlo, la sortita improvvisata del citofono al Pilastro di Bologna, oltre ai toni esasperati usati nei due mesi di campagna in quella regione. Raccontano che in quella stanza, a porte chiuse, Salvini abbia fatto quel mea culpa che nelle ultime 48 ore, davanti a telecamere e taccuini, aveva sempre schivato.
Ha ammesso cioè che il partito ha un problema nella raccolta di consenso nelle città , mentre ha la meglio spesso nelle campagne e nelle periferie: ma non basta.
E questo — è il timore più forte espresso dal leader leghista — può rivelarsi un grosso problema soprattutto in vista del voto a Milano e Roma del prossimo anno. Perchè se la Lega si schiantasse di nuovo anche in «casa», nella sfida difficilissima contro l’uscente Giuseppe Sala, ne uscirebbe azzoppato il partito e pure il suo leader.
Va segnalato che Salvini è un leader di campagna anche per i flussi elettorali, ma quello che Giorgetti non capisce è che è la leadership stessa di Salvini ad essere estremista. Salvini moderato non funzionerebbe più a livello elettorale perchè magari guadagnerebbe dei voti se qualcuno fosse così fesso da cascare nella recita, ma perderebbe gli altri.
“Non ci siamo visti. Repubblica scrive delle cazzate” la replica di Salvini.
Me la sostanza rimane.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
DENUNCIARE CONTE E LAMORGESE? A CHI? … FINO A QUANDO LE ONG NON SONO IN ACQUE ITALIANE LA MAGISTRATURA NON PUO’ INTERVENIRE… E IL VIA LIBERA ALLO SBARCO E’ STATO DATO ALLE 22.47 DI LUNEDI 27, APPENA 10 ORE DOPO LA RICHIESTA
“Mi vogliono portare in tribunale? Ci verranno con me”. Da giorni ormai Matteo Salvini posta su
tutti i social e racconta in ogni trasmissione in cui è ospite la stessa balla: che Giuseppe Conte e Luciana Lamorgese sono imputabili come lui di sequestro di persona per non aver autorizzato immediatamente lo sbarco delle navi umanitarie che hanno soccorso migranti in questi mesi di governo giallorosso.
E annuncia di voler denunciare il premier e la ministra dell’Interno. Ma a chi?
E’ il caso di fare chiarezza. Il leader della Lega non sa o fa finta di non sapere che la giurisdizione in Italia è regolata dalle norme del codice di procedura penale che, naturalmente, stabilisce se, come, quando ed eventualmente quale autorità giudiziaria assume la competenza di valutare possibili ipotesi di reato.
Nella fattispecie: fino a quando una nave non entra in acque italiane nessuna Procura è autorizzata ad aprire alcuna indagine su condotte che avvengono fuori dalla giurisdizione italiana.
Anche perchè, a meno che nel frattempo l’Italia non abbia assunto il coordinamento di un evento che avviene fuori dalle acque territoriali, a nessuna autorità italiana è contestabile un’ipotesi di reato relativa. Cosa diversa è, naturalmente, se ad essere coinvolte sono navi militari italiane che sono a tutti gli effetti territorio dello Stato.
Se così non fosse, Matteo Salvini (che da ministro dell’Interno ha bloccato decine di navi umanitarie per periodi ben più lunghi dei quattro giorni della Gregoretti o dei dieci della Diciotti) sarebbe iscritto nel registro degli indagati di più o meno tutte le Procure del mezzogiorno per decine di inchieste.
E invece, fino ad ora, l’autorità giudiziaria gli ha contestato il sequestro di persona in soli tre casi: la Diciotti (per cui il Senato non ha concesso l’autorizzazione a procedere), la Gregoretti (per cui – dopo il sì della Giunta – è atteso il voto dell’aula il 17 febbraio) e la Open Arms (su cui – dopo la richiesta della Procura di Agrigento fatta propria dalla Dda di Palermo – deve ancora esprimersi il tribunale dei ministri di Palermo).
Ecco, dunque, che volendo utilizzare come esempio l’ultimo caso agitato da Salvini della Ocean Viking approdata oggi a Taranto cinque giorni dopo il primo soccorso in zona Sar libica, vale ricordare che la nave di Sos Mediterranèe e Msf è rimasta dal 24 al 27 novembre a navigare in acque internazionali tra la zona Sar libica e quella maltese, ha chiesto il porto sicuro alla Libia rifiutando poi (ovviamente) quello di Tripoli offerto dal centro di ricerca e soccorso della Guardia costiera libica e (fuori dalla giurisdizione italiana) ha proseguito negli interventi di soccorso (altri quattro) aspettando che Italia o Malta offrissero un porto sicuro.
Cosa che il Viminale ha fatto alle 22.47 di lunedì 27 quando la nave ha ricevuto indicazione di dirigersi verso Taranto.
Dunque nessuna autorità giudiziaria potrà mai contestare a Conte e Lamorgese alcuna ipotesi di reato di sequestro di persona visto che da quando l’Italia è entrata “in gioco” non è stata presa alcuna decisione configurabile come tale.
E così in tutti gli altri precedenti sbarchi che il Conte bis ha autorizzato con un’attesa media di tre giorni e comunque sempre con navi fuori dalle acque italiane, alle quali non è mai stata firmata più alcuna interdizione all’ingresso e allo sbarco in territorio italiano nonostante il decreto sicurezza bis (sostanzialmente disapplicato) sia ancora in vigore.
Come appare del tutto chiaro, una situazione ben diversa dai casi Diciotti e Gregoretti, navi militari italiane (dunque territorio italiano) che hanno agito sempre su input delle autorità italiane e che sono state bloccate, in acque e in porti italiani, su ordine dell’allora ministro dell’Interno.
Come hanno puntualmente ricostruito le inchieste delle Procure e dei tribunali dei ministri competenti per territorio a seconda del luogo in cui è stato commesso il reato.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’ORDINE DI NON ENTRARE NELLE ACQUE TERRITORIALI NON AVEVA FONDAMENTO…. DALL’AUDIO EMERGE CHE LA GDF PARLA PER DUE VOLTE DI UN “DIVIETO DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA” INESISTENTE
Ieri la procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per la Mare Jonio, ma intanto comincia a indagare sulla Guardia di Finanza.
Antonio Massari scrive sul Fatto che sulla vicenda dello stop alla nave della ONG è stato aperto un altro fascicolo d’indagine, perchè le fiamme gialle hanno impartito a Pietro Massone, il comandante della Mare Jonio, l’ordine di fermarsi e di non entrare in acque territoriali italiane senza alcun fondamento. Questo potrebbe configurare un reato:
In quei giorni la Mare Jonio trasporta 49 naufraghi soccorsi poche ore prima. Massone viene indagato per aver disobbedito all’ordine impartito dal pattugliatore della Guardia di Finanza “Apruzzi”, quando la nave è da poco entrata in acque Sar italiane, ovvero lo specchio di mare che prevede il coordinamento dei soccorsi da Roma.
L’imbarcazione viene successivamente sequestrata — lo è ancora oggi —dalla Finanza: “Come da disposizioni”, si legge nel decreto di sequestro, “si stabiliva un contatto radio… venivano chieste informazioni generiche, quali numero dei componenti dell’equipaggio, migranti a bordo e porto di destinazione. In maniera collaborativa (la Mare Jonio, ndr) forniva le informazioni richieste… ”.
La Gdf però va oltre, informando il comandante che “non è autorizzato dalle Autorità italiane a entrare nelle acque territoriali e che”se avesse disubbidito all’ordine, “sarebbe stato perseguito per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Ascoltando gli audio, la Procura scopre che la Gdf ha addirittura parlato, per ben due volte, di un divieto (mai) disposto dall’autorità giudiziaria.
Divieto comunque impossibile, perchè l’autorità giudiziaria non può disporlo un ordine simile.
Un vero pasticcio, probabilmente motivato dalla concitazione di quelle ore, in cui Matteo Salvini, in quel momento ministro dell’Interno, emana una direttiva per rafforzare la (fantasiosa quanto inesistente) strategia dei “porti chiusi”.
Il comandante della mare Jonio non rispetta l’alt della Gdf e tiradritto: viene indagato per aver disobbedito all’ordine impartito da una nave militare. E con il capomissione, Luca Casarini, viene indagato anche per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
(da agenzie)
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