Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
OLTRE 10.000 NUOVI CONTAGI AL GIORNO, MA PUTIN APRE LA FASE 2 LO STESSO
All’inizio sembrava essere una grande isola felice, dove il Sars-CoV-2 non era riuscito ad attecchire. Invece, il Coronavirus in Russia è salito — per numero di contagi — esponenzialmente nelle ultime settimane.
Ora la Nazione guidata da Vladimir Putin — anche per un ovvio sillogismo in base al numero di abitanti — è il terzo Paese al mondo per numero di persone infettata. Solo nelle ultime 24 ore, infatti, sono risultate positive ai test altri 11.656 cittadini. Ma Vladimir Putin, tira dritto e da domani avvierà lo stesso la fase-2.
Questo è il bilancio, all’11 maggio, del Coronavirus in Russia: 221.344 casi di positività Covid-19 fin dall’inizio dell’emergenza, con oltre 11mila solo nel corso dell’ultima giornata di dati raccolti.
La situazione più grave è Mosca, la capitale, dove sono stati contati — solo nelle ultime 24 ore — oltre la metà dei nuovi positivi per un totale d 115.909). Numeri che portano la Russia al terzo posto nella poco edificante classifica a livello mondiale, dietro Stati Uniti e Spagna. E con i dati di oggi, l’Italia e il Regno Unito sono stati superati
Numeri che, al netto della popolazione, non possono far stare tranquilli. Nonostante tutto, però, Vladimir Putin ha annunciato che da domani, martedì 12 maggio, ci sarà la ripresa di alcune attività .
Partirà , dunque, la fase 2 anche in Russia: «Andiamo verso la prossima fase, l’allentamento del regime di restrizioni», ha detto il presidente Putin. Il tutto, ovviamente, sarà fatto con moderazione perchè il rischio concreto di acuire una situazione già grave è dietro l’angolo.
Il piano post Coronavirus in Russia, dunque, parte con la fase di convivenza con il virus. Sul tavolo ci sono riaperture programmate per una ripresa dell’economia che, come per molti altri Paesi, è stata gravemente danneggiata dall’inevitabile fase di lockdown.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
EPISODI DI SOTTRAZIONE E DISTRUZIONE DI FASCICOLI PROCESSUALI DA PARTE DEI LEGALI, CREATI PURE FALSI
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna ed i carabinieri del Comando Anti-falsificazione Monetaria di Roma, al termine di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Nola, hanno eseguito una misura cautelare emessa dal Gip nei confronti di 15 persone accusate, a vario titolo, dei reati di corruzione, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici, falsità in atti pubblici, uso di valori di bollo contraffatti e truffa ai danni dello Stato.
Sono scattate la custodia in carcere nei confronti di un dipendente del Comune di Marigliano, gli arresti domiciliari per undici avvocati e la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione per la durata di anni uno nei confronti di tre avvocati.
La complessa attività investigativa condotta dai carabinieri, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Nola, consistita in attività tecniche, servizi di osservazione e pedinamento, perquisizioni e acquisizioni documentali, ha consentito di disvelare una prassi costante e consolidata di gestione illecita degli affari penali presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Marigliano.
Il cancelliere preposto all’Ufficio Iscrizioni a Ruolo era solita piegare l’esercizio delle sue funzioni alle esigenze della cerchia di avvocati suoi amici i quali, grazie alla sua complicità , riuscivano ad ottenere l’assegnazione dei fascicoli di cui erano patrocinatori al Giudice di Pace loro più gradito.
Molteplici sono gli episodi accertati di sottrazione, soppressione e/o distruzione di fascicoli processuali da parte degli avvocati all’interno della cancelleria cui la predetta era preposta, nonchè di alterazione del criterio di assegnazione dei fascicoli ai vari Giudice di Pace di Marigliano mediante posticipazione delle iscrizioni a ruolo rispetto alla data di presentazione degli avvocati, distruzione di fascicoli processuali e, perfino, mediante la creazione di fascicoli completamente falsi aventi quale parti processuali soggetti deceduti e/o di fantasia.
Gli avvocati avrebbero regalato al cancelliere, in occasione di una cena organizzata presso la sua abitazione, un costoso oggetto in oro in cambio dei favori.
Le attività di indagini hanno, inoltre, accertato il sistematico utilizzo da diversi anni da parte di alcuni indagati, nell’esercizio della loro professione di avvocati, di marche da bollo contraffatte per l’iscrizione a ruolo di cause presso gli uffici del Giudice di Pace del circondario di Nola, traendo così in inganno i funzionari delle cancellerie addetti all’iscrizione che formavano atti pubblici falsi, appropriandosi del valore nominale delle marche da bollo utilizzate con conseguente ingente danno alle casse dello Stato, accertato pari a circa 40.000 euro.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
LA CERIMONIA SI E’ SVOLTA NELL’AMBASCIATA ITALIANA A BEIRUT… IMPOSSIBILITATI A RIENTRARE IN ITALIA PER LE NORME ANTI-VIRUS HANNO DECISO DI CONVOLARE A NOZZE LO STESSO
Matrimonio al fronte per due soldati campani in missione Libano. Sarebbero dovuti convolare a nozze in Italia ma, impossibilitati a rientrare a causa del Coronavirus, hanno deciso di sposarsi direttamente in teatro operativo. La sposa con l’uniforme da combattimento, lo sposo con il basco blu dell’Onu. E poi guanti, mascherine, distanze di sicurezza ed invitati solo via skipe.
Il matrimonio del caporal maggiore capo Vincenzo De Rita e il caporal maggiore scelto Fiorella Tomasino, entrambi in servizio presso il 232° reggimento trasmissioni di Avellino e attualmente impegnati nella missione Unifil nel Sud del Libano con la Brigata Granatieri di Sardegna, è il primo matrimonio di soldati italiani sul campo di battaglia. Il rito civile è stato celebrato dall’ambasciatrice italiana in Libano Nicoletta Bombardiere; testimoni degli sposi il generale Diego Filippo Fulco (comandante del contingente italiano in Libano) e il tenente colonnello Cesare Finocchi.
Una cerimonia sobria e senza sfarzi, ma allo stesso tempo toccante e commovente, che si è conclusa con il forte applauso dei pochissimi presenti.
E una volta all’aperto, anche le mascherine sono scomparse per qualche istante per il bacio di rito.
Fiorella, 33 anni, alla sua seconda missione all’estero, è originaria di Capaccio; il marito, 39 anni, è originario di Avellino e dal 2012 presta servizio nel reggimento Trasmissioni della città irpina dopo un periodo passato nella Brigata paracadutisti “Folgore”.
Piuttosto impegnativo il lavoro dei due militari in Libano dove sono entrambi impegnati in sala radio, in un bunker nei pressi del centro operativo del Sector West.
Il loro prezioso lavoro permette di monitorate quotidianamente gli spostamenti di centinaia di pattuglie di caschi blu nel Sud del Libano.
Un compito estenuante fatto di comunicazioni radio, codici e tanta responsabilità . Ma tra un turno e l’altro sono riusciti finalmente a sposarsi.
“Vincenzo e Fiorella, con la loro decisione di sposarsi in missione e di proseguire nel loro mandato – ha raccontato il generale Fulco – sono un esempio di dedizione al lavoro e al sacrificio. Un esempio concreto di quello spirito di servizio che accomuna i militari”.
La cerimonia si è svolta nell’ambasciata italiana a Beirut, poi i “festeggiamenti” con i colleghi nella base italiana di Shama.
“È stato un sogno — racconta emozionato lo sposo – un matrimonio indimenticabile. Ci siamo sposati in condizioni veramente stranissime: non solo con le mascherine e i guanti ma anche con l’uniforme da servizio e combattimento”.
“Al posto dello strascico bianco — racconta invece la moglie Fiorella -avevo un foulard azzurro delle Nazioni Unite e al posto del velo un basco blu. Vincenzo e Fiorella sono entrambi peacekeeper, ovvero degli operatori di pace. “Aiutiamo, nel nostro piccolo, con il nostro lavoro a migliorare la situazione in Libano — racconta Fiorella – Per questo sposarmi con le insegne che contraddistinguono i peacekeeper è stato veramente motivo di orgoglio”.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
COINVOLTO ANCHE UN UFFICIALE LIBICO, I NOSTRI MILITARI ERANO SULLA NAVE CAPRERA
Avevano imbarcato da Tripoli sulla nave militare italiana Caprera sigarette di contrabbando e confezioni del farmaco Cialis per portare il carico in Italia: arrestate cinque persone e per la sesta è stato disposto l’obbligo di dimora.
Si tratta di cinque militari della Marina militare italiana, e di un ufficiale della guardia costiera libica. L’acquisto del carico illecito era stato inserito tra beni e servizi fatturati allo Stato italiano per la missione all’estero.
Le indagini sono state condotte dal nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, diretti dai pm Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Negro della Procura di Brindisi.
L’ordinanza delle misure cautelari ha la firma del gip Vittorio Testi. I fatti risalgono alla missione italiana in Libia tra marzo e luglio 2018, in quella che è stata denominata operazione Mare sicuro.
In carcere è finito Marco Corbisiero 44 anni di Torino, disposti i domiciliari per Roberto Castiglione 47 anni di Taranto, Antonio Filogamo 44 anni di Villaricca provincia di Napoli, Antonio Mosca 41 anni di Mesagne.
Per Mario Ortelli napoletano di 40 anni è stato disposto l’obbligo di dimora. Tutti sono dipendenti della Marina militare, quattro di questi imbarcati sulla nave Caprera.
Arrestato ai domiciliari anche l’ufficiale della Guardia costiera libica Hamza Mohamed B Aben Abulad, 31 anni di Tripoli, che avrebbe venduto la merce di contrabbando a Marco Corbesiero che nella missione ricopriva il ruolo di ufficiale tecnico della Marina Militare a capo del team preposto al ripristino dell’efficienza del naviglio ceduto dall’Italia alla Libia per il potenziamento del contrasto all’emigrazione clandestina verso l’Italia.
Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di contrabbando pluriaggravato di tabacchi lavorati esteri e di farmaco Cialis di provenienza estera, d’imbarco arbitrario di merci di contrabbando sulla nave militare Caprera, di peculato d’uso, di istigazione alla corruzione, di corruzione per atti contrari ai doveri dell’ufficio ed, infine, di falso ideologico.
Il trasporto della merce di contrabbando sarebbe avvenuto nel contesto della missione internazionale “Operazione Mare Sicuro” svolta dalla nave Caprera della Marina Militare italiana nel porto di Tripoli dal 31 marzo del 2018 sino al 12 luglio. La scoperta dell’illecito carico è avvenuta il 15 luglio 2018 quando la nave ha attraccato nel porto di Brindisi, senza scali intermedi e la merce è stata scaricata dalla banchina Garibaldi.
Corbisiero, Ben Abulad , Castiglione, Filogamo e Mosca (questi ultimi tre membri dell’equipaggio del Caprera) sono gravemente indiziati, a vario titolo, di aver organizzato l’imbarco ed il trasporto dal porto di Tripoli a quello di Brindisi di 774 chilogrammi circa di tabacco lavorato estero di contrabbando e di farmaco Cialis di contrabbando.
Le sigarette e il farmaco dovevano essere venduti agli stessi appartenenti alla Marina Militare di Taranto ed anche a persone fuori da questo contesto. Marco Corbisiero avrebbe offerte numerose stecche di sigarette per comprare il silenzio del personale imbarcato ed evitare che fosse denunciato.
Inoltre avrebbe anche organizzato l’illecito trasporto della merce dalla banchina di Brindisi agli uffici della Marina Militare di Taranto attraverso un mezzo della Marina, condotto da Mario Ortelli. L’ automezzo proveniente da Taranto, era giunto la mattina del 15 luglio sotto il bordo della Caprera per ritirare il carico e trasferirlo nel capoluogo ionico.
Il carico sarebbe stato acquistato mediante fatturazioni per operazioni in tutto o in parte inesistenti tra gli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato Italiano per l’operazione in Libia. Questi beni e servizi sarebbe stati acquistati da una società libica denominata Altikka for service, riconducibile sostanzialmente all’ufficiale della Guardia costiera libica Ben Abulad. Durante tutte le fasi delle indagini preliminari c’è stata la collaborazione del comando della Marina Militare Italiana e dell’Ambasciata Italiana di Tripoli.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DEL “SECOLO D’ITALIA”: “LA VOLEVAMO VEDER TORNARE IN UNA BARA? PROVO LA STESSA GIOIA DI CIVATI”… “DICONO AIUTIAMOLI A CASA LORO E POI LA CRITICANO PERCHE’ LEI LO HA FATTO”… “LEI HA FATTO QUELLO CHE IO NON HO IL CORAGGIO DI FARE”
“Buongiorno dottor Storace”. “Ma quale dottore, sono Francesco”. Ha i modi spicci e un po’ bruschi che sono stati cifra riconosciuta di una carriera politica fatta di successi e cadute Francesco Storace, colonnello di Gianfranco Fini
Esponente di una destra pane e salame che tanto è piaciuta ed è stata odiata per decenni, che oggi lo vede nel partito di Giorgia Meloni alla direzione del destrissimo Secolo d’Italia.
E’ tutto questo, Storace, ed è anche una delle poche voci che da quel mondo si sono levate in difesa di Silvia Romano: “Sono cattolicissimo, a livello personale mi è dispiaciuta la conversione. Ma ci manca solo che le chiediamo se è romanista o laziale. Preferivate che tornasse dentro una bara? Perchè l’unica immagine da guardare non era quella del velo, ma del suo sorriso una volta tornata. Viva. Un sorriso che mi ha conquistato”.
La sua posizione è molto, diciamo così, originale nel mondo della destra
Guardi la fermo subito: ho voluto specificare che è solo una mia opinione. Ma ritengo questo dibattito assurdo. Ci manca solo che le chiediamo se è romanista e laziale. Ma anche a destra ho sentito voci ragionevoli, penso a Crosetto o a Buttafuoco.
Hanno criticato anche Buttafuoco per la sua nota conversione all’Islam
Io resto cattolicissimo. E se devo dirle, mi è dispiaciuta la conversione, ma a livello personale. Il problema che è molto più facile stare contro.
In che senso?
Più facile perchè il nostro mondo è all’opposizione, e quindi si fa presto a criticare. Ma non si deve mai dimenticare che Silvia Romano è stata rapita quando c’era un altro governo. Immagino dunque che sia iniziata una trattativa quando Salvini era al governo, saremmo fuori dal mondo a pensare il contrario.
Però le critiche si addensano anche, se non soprattutto, sulla sua conversione. Libero titola secco: “Abbiamo liberato un’islamica”.
Perchè la scelta di presentarsi con il velo è stata vista male. Io dico discutiamone. Perchè un dibattito civile fa bene, voglio parteciparvi anche io. Ma ha senso aprire la discussione quando polvere si è depositata. Il giorno della festa si fa polemica? L’ho trovato estremamente fastidioso.
A proposito del velo, il direttore del Giornale Sallusti ha detto che è come veder tornare un internato in un lager con una divisa nazista
Non mi azzardo a dare giudizi sui colleghi.
Salvini parla di “pubblicità mondiale agli infami” che l’hanno rapita.
Quando l’ho vista ho pensato che era vestita così da lì, si figuri, la conversione nemmeno mi è passata per la testa. Sì, probabilmente si poteva ostentare di meno. Ma quel che non si capisce è che l’immagine su cui focalizzarci non è lei con il velo, ma lei che è viva. Ho discusso in privato con alcuni. Ho mostrato a chi contestava questa posizione la foto di una salma avvolta dal tricolore per dei funerali di stato. E gli ho chiesto: la volevate così? L’alternativa era tra che ritornasse viva o ritornasse morta. Poi certo, lo dubito, ma spero che si prendano i terroristi che l’hanno rapita.
Secondo lei è giusto che si sia pagato un riscatto?
Il pagamento di riscatti è la costante della politica italiana. Poi diciamo anche che non è detto che devi fare l’eroe. Quattrocchi è stato un eroe. Ed è tornato in una bara dopo aver detto “adesso vi faccio vedere come muore un italiano”. La volevamo rivedere tornare in una bara? Con il suo sorriso mi ha conquistato. A sinistra c’è chi ha gioito per la morte di Quattrocchi. Mi rifiuto di pensare che a destra abbiamo smarrito l’umanità .
Maurizio Belpietro sostiene che ci è costata di più di un ospedale Covid.
Senta, lasciamo perdere il coronavirus, che c’entra?
Vittorio Sgarbi fa un parallelo con Aldo Moro, dice che ci è costata più la Romano che il leader della Dc per cui non fu pagato un riscatto
Sgarbi ha passato gli ultimi mesi a immaginare che 30mila persone siano morte di freddo. Il suo è un ragionamento relativista, per cui tutto si deve paragonare a altro. Ma il valore della vita è sacro. La Romano ha meno anni di mia figlia, non era giusto in nessun caso farla morire. Ma si può sindacare sulla vita di una persona? L’Islam ha terroristi? Li prendi e li meni, cosa c’entra che una ragazza è diventata islamica?
Belpietro chiede che, nel caso ripartisse, prima saldi il conto del riscatto e poi firmi una assunzione di responsabilità nel caso succedessero fatti simili.
Questo vale pure per chi va in vacanza in quei posti? Per il suo ritorno provo la stessa gioia di Pippo Civati, che ogni giorno l’ha ricordata sui social.
Sul Giornale Sallusti sostiene che si sia regalata una nuova eroina alla sinistra
Se voleva dedicarsi alla politica a Milano sarebbe stato più agevole fare propaganda, ci sono tante sezioni del Pd. Mi riesce difficile accettare una simile argomentazione. Ci sto sulle critiche, alcune le capisco. Ma io parto da un’altra cosa: lei ha fatto una cosa che io non ho il coraggio di fare. Dicono “aiutiamoli a casa loro”, e la criticano perchè lei lo ha fatto. Nel momento in cui una ha questo tipo di visione, di coraggio, anche contro la volontà dei genitori, non possiamo derubricarlo a un atto buonista, è un fatto altamente positivo.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
“IN OGNI RELIGIONE CI SONO GRUPPETTI FONDAMENTALISTI, CI SONO CATTOLICI VIOLENTI COME CI SONO MUSULMANI VIOLENTI”
«Non è giusto nè vero parlare di islam violento e di terrorismo islamico», «allora dovrei parlare anche di cattolici violenti», «ho parlato a lungo con l’imam di Al Azhar, conosco quello che pensano, vogliono la pace».
In ogni religione ci sono «gruppetti fondamentalistì. Lo Stato che si definisce islamico ci presenta la sua carta di identità violenta, ma non è l’Islam».
In volo da Roma a Cracovia aveva condannato le guerre che si dicono religione ma non lo sono; in volo da Cracovia a Roma, 5 giorni dopo, a conclusione della Gmg, il Papa ancora una volta ha rifiutato di parlare degli islamici come terroristi.
«A me non piace parlare di violenza islamica, perchè tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, quello che uccide la fidanzata, un altro la suocera, questi cattolici battezzati sono violenti cattolici e se parlo di violenza islamica devo parlare di violenza cattolica. Nell’islam non tutti sono violenti, non i cattolici sono tutti violenti è come una macedonia, comprende tutto. Io credo che in ogni religione c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Quando arrivi ad uccidere si può uccidere con la lingua e con il coltello. Credo che non è giusto e non è vero identificare questo con l’islam».
«Ho avuto un lungo dialogo con l’imam di Al Azhar, so come la pensano, cercano la pace. Il nunzio di un paese africano mi ha raccontato che per il giubileo c’è sempre la fila, tanti si fermano al confessionale e sono cattolici, ma la maggioranza prosegue e arriva all’altare della Madonna, sono islamici e vogliono fare il giubileo. Sono stato in Centrafrica e l’imam è salito sulla papamobile, questo non è fondamentalismo. Mi domando, è una domanda, quanti giovani che noi europei li abbiamo lasciati nel vuoto di ideali».
«Il cosiddetto Stato islamico, che si dice islamico, si presenta come violento, quando ci fa vedere la sua carta di identità cosa ci fa vedere? Ma questo è Isis fondamentalista, ma non si può dire che l’islam sia terrorismo. Il terrorismo è dappertutto, si pensi al terrorismo tribale di alcuni paesi africani, il terrorismo è anche, non so se dirlo perchè è un pò un pericolo, il terrorismo cresce quando non c’è un’altra opzione, e mete al centro della economia mondiale il Dio denaro, toglie l’uomo e la donna, creati a immagine di Dio e ci mette il Dio denaro, questo è terrorismo».
(da “il Messaggero”)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL DECALOGO CHE DEVE RISPETTARE L’ITALIANO RAPITO ALL’ESTERO
No, ma datecelo un bignamino. Almeno un piccolo manuale, uno straccio di decalogo. Come si fa con certe vaccinazioni obbligatorie per alcune aree a rischio.
Vogliamo “le regole dell’italiano rapito”.
Casomai ci capitasse quello che è capitato ad alcuni nostri connazionali. No, non turisti: quelli hanno pieno diritto ad andare dove desiderano e possono pagare, ci mancherebbe altro. Piuttosto, quelli che vengono presi dalla balzana idea di studiare o lavorare all’estero.
Magari fare studi complicati, ricerche sul campo che vanno a toccare cose inquietanti e pericolose, come ha fatto Giulio Regeni.
Oppure fare lavori assurdi, come aiutare gli altri, i bambini, i più poveri (quelli che si devono “aiutare a casa loro” proprio per impedire che gli venga la balzana idea di migrare proprio qui, e magari bisogna pure andare a soccorrerli).
Lavori assurdi, come quelli di Greta e Vanessa o di Silvia Romano.Insomma, gente “che se l’è andata a cercare”, rinunciando, per motivi oscuri, alla comodità della patria e del divano. Quindi, diciamolo bene, mettiamolo per iscritto: “decalogo del perfetto rapito”:
1 — Se proprio, dopo che “te la sei andata a cercare”, devi tornare vivo, non aspettarti parole tipo “miracolo” o “gioia”. Ci mancherebbe altro.
2 — Considera che lo Stato italiano nove volte su dieci ha pagato per riaverti, quindi il meno che puoi fare è mostrare quanto sei italiano, e quindi te lo meriti: quando ti rilasciano, arriva quantomeno avvolto nel tricolore, e, sotto, solo moda Made in Italy certificata. No tunica, no velo, no kefia, no camicione.
3 – L’italiano è cattolico, o pensa di esserlo: reagisce pavlovianamente a chi sventola rosari e vangeli, quindi mostrati attrezzato. Pensa che c’è chi predica di affondare i barconi, ma siccome si raccomanda al Cuore Immacolato di Maria passa per cattolico e ultraitaliano. Prendi esempio.
4 — Ti sei convertito all’Islam (o a qualunque altra religione)? Ma sei matto? Lo sai, no, che islamico=non italiano (essì, ci sono pure gli italiani islamici, o di altre fedi religiose, ma è un concetto troppo difficile, Mammina36, ItalianoVero58 e fiorellino21 non possono arrivarci. E nemmeno certi direttori di giornali).
5 — Non sorridere! Devi mostrarti anzitutto afflitto e penitente, perchè sei andato a cercartela e ci hai costretti a pensare a te e a farti cercare dai nostri 007, e se torni in mondovisione devi farci vedere anzitutto pentimento e contrizione. La prossima volta stai sul divano.
6 — Non dire che “sei stato bene e non ti hanno maltrattato”! Certo che ti hanno maltrattato, per forza ti hanno maltrattato, altrimenti perchè staremmo tutti qui a penare per te? Non devi turbare la narrazione delle truculente peripezie che ti sei certo meritato. Considera che, dopo due mesi di lockdown, ogni italiano sa tutto sulla prigionia, anche se l’ha passata sul divano mangiando pizza col lievito madre, e quindi ne sa anche più di te.
7 — Hai cambiato punto di vista sul Paese in cui sei stato prigioniero? Hai magari incontrato qualcuno che ti ha aiutato, a cui sei grato? Non lo dire! Devi ripetere che sono tutti bastardi assassini e sei felice di essere tornato tra gli italiani, ma vuoi vendetta. Magari sangue, che piace tanto.
8 — Il nemico. Non dimenticarti mai del nemico: se non ce lo racconti tu, che lo hai visto in faccia e sei stato prigioniero, chi ce lo deve raccontare? Abbiamo bisogno del nemico: alcuni di noi non parlano d’altro. Raccontacelo. Coi dettagli.
9 — Sii grato: dici “ringrazio l’Italia” ogni due parole. Fai pensare al contribuente che i soldi spesi per te sono spesi bene (gli unici di cui saprà qualcosa con certezza, che di quelli evasi, di quelli, tipo 49 milioni, scomparsi e altre amenità non saprà mai ma non gli interessa saperlo).
10 — Per favore, non tornare all’estero. Non dirlo nemmeno: gli italiani veri non escono mai dall’Italia (a parte quelli che portano capitali all’estero o fanno turismo: gli altri se la “vanno a cercare”. Ricordatelo).
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL MARCHIO DI ANKARA: HA AVUTO UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA TRATTATIVA PER IL RISCATTO CHE SAREBBE STATO DI UN MILIONE E MEZZO E NON QUATTRO
Questa foto, scattata sabato 9 maggio qualche secondo dopo la liberazione di Silvia Romano in Somalia, mostra l’ostaggio italiano a bordo di un veicolo del Mit, i servizi di intelligence turchi.
L’immagine è stata diffusa dall’Agenzia di stampa turca Anadolu, ed è perciò un documento pubblicato da Ankara in modo ufficiale.
Il giubbotto militare fatto indossare dagli 007 turchi alla cooperante italiana riporta con evidenza i caratteri della Mezzaluna e della stella, presenti sulla bandiera nazionale della Repubblica di Turchia e in tutta la simbologia del mondo islamico. È il marchio che Ankara vuole imprimere sulla vicenda, con la dimostrazione di avere avuto un ruolo fondamentale nel riscatto dell’ostaggio.
Questa mattina tutti i media turchi, giornali, siti, televisioni, riportano con evidenza la liberazione di Silvia Romano, sottolineando il ruolo decisivo dei loro servizi segreti.
Pare che la cifra pagata sia di molto inferiore ai 4 milioni di cui si parla, ma di circa un milione e mezzo di euro.
(da agenzie)
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Maggio 11th, 2020 Riccardo Fucile
LE IGNOBILI PRIME PAGINE DI LIBERO E GIORNALE SU SILVIA “ISLAMICA, JIHADISTA E INGRATA”
Le persone piccole, quelle di poca sostanza e di nessuna capacità di elaborare la complessità , si aggirano per il Paese per cercare conferme dei propri pregiudizi.
Poveri loro, temono di essere destabilizzati se non trovano lì fuori il mondo come se lo immaginano, pensa te, poveretti, se per caso devono attivare i neuroni arrugginiti per affrontare una complessità che li affatica come raggiungere una cima.
Così questa mattina alcuni giornali, che viene difficili chiamare giornali, devono scendere nelle fogne per scovare una notizia che non è una notizia che mostra chiaramente tutta la loro povertà .
C’è il dress code della sequestrata che non si deve permettere di non abbigliarsi come ci si aspetterebbe da una donna occidentale secondo i canoni patriottici di quelli che vorrebbero fare di Silvia Romano un reso perchè averla pagata permette loro di ripensarci come se fosse un mobiletto dell’Ikea e restituirla, rimandarla indietro. Puntano il dito sulla veste perchè per loro l’unica sostanza è la forma, perchè l’abito è il monaco e non possono mica affaticarsi a leggere le situazioni e il contesto.
Chissà che pena che proveranno fra qualche anno quando gli si ricorderà di avere condensato un anno e mezzo di prigionia nella forma dell’abbigliamento.
Sono gli stessi che benpensano catalogando la libertà di culto come patente di immunità dal male straniero, patriottici che mancando delle basi della storia e dell’empatia si aggravano alla gonna della loro chiesa, quella che non frequentano mai ma che sventolano come clava per bastonare gli avversari.
Sono gli stessi che impazziscono, con il sangue che bolle, se vedono una donna sorridente e sicura.
Le persone piccole di questo tempo vogliono che i disperati siano emaciati perchè misurano la disperazione solo dalle sue forme esteriori, perchè hanno bisogno di essere rassicurati da qualcuno visibilmente più disperato di loro.
Sono quelli delll’”aiutiamoli a casa loro” che poi si avvitano sul “cosa sei andata a aiutarli, a fare cosa”.
Sono quelli che spargono sterco perchè è il loro ecosistema e sono terrorizzati che finisca lo sterco intorno, non saprebbero più che lingua parlare, di cosa occuparsi, come fare ad esistere.
Il ritorno di Silvia Romano ha stappato i limiti che potrebbero sembrare di un certo giornalismo e invece sono i limiti di certi ragionamenti: fatevi avanti, l’occasione è ghiotta, quando vi ricapita di linciare una donna libera in diretta nazionale fingendo di occuparvi di intelligence e geopolitica.
(da Tpi)
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