Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
COME FARSI DUE VILLE AL LAGO: GLI ATTI DELL’INCHIESTA
Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, i due commercialisti della Lega arrestati con l’accusa di peculato e turbativa d’asta, hanno usato i soldi della Lombardia Film Commission per comprarsi due ville in un residence sul lago di Garda.
È questa la fine che avrebbero fatto una parte dei soldi pubblici della fondazione controllata da Regione Lombardia.
La notizia è contenuta negli atti dell’inchiesta depositati presso il Tribunale di Milano e inviati per conoscenza agli indagati.Il documento, datato 26 giugno 2020, è firmato dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi.
I due magistrati scrivono al giudice preliminare del Tribunale di Milano chiedendo la proroga delle intercettazioni nei confronti di alcuni indagati. Per argomentare la propria tesi pubblicano una ricostruzione del giro dei soldi al centro dell’inchiesta.
Ed è proprio seguendo il tragitto del denaro che si arriva al Green Residence Sirmione, a pochi metri da uno dei laghi più frequentati d’Italia. All’interno di questo complesso immobiliare con giardini e piscine, si trovano le due ville finite nella disponibilità dei commercialisti della Lega.
Ogni abitazione ha il suo posto auto privato e un nome specifico. Di Rubba e Manzoni hanno scelto “Bouganville” e “Tigli”: ville costate in totale 307.999 euro. Tutto pagato con i soldi pubblici ottenuti indebitamente dalla vendita del capannone di Cormano, sostengono i magistrati nella richiesta inviata al gip, che l’ha in seguito accolta.
Per capire come avrebbero fatto i due commercialisti salviniani a comprarsi due case di villeggiatura con i soldi dei cittadini lombardi, bisogna ripartire dall’inizio della storia. La ricostruzione dei magistrati milanesi è complessa. Bisogna stare attenti a date e nomi. Il 30 dicembre 2015 la Regione, sulla base di una decisione presa dalla giunta guidata dal leghista Roberto Maroni, bonifica 1 milione di euro sui conti Lombardia Film Commission.
Il presidente già all’epoca è Di Rubba. Lombardia Film Commission usa subito 800mila euro per comprare dall’Immobiliare Andromeda il capannone di Cormano. Andromeda, però, subito dopo aver incassato distribuisce quasi tutta la cifra sui conti di due società . È da qui che si arriva alle ville sul lago di Garda. Degli 800mila euro incassati, nel giro di due giorni, Andromeda — all’epoca amministrata da Fabio Barbarossa, cognato dell’altro commercialista arrestato, Michele Scillieri — ne gira 178mila alla Sdc Srl e 488mila alla Eco Srl. Sono soldi che, scrivono i magistrati, le due società ricevono “a fronte di fatture per operazioni inesistenti”.
La Eco è una piccola azienda edile intestata a Pierino Maffeis (indagato per concorso in peculato), residente a Gazzaniga, paese natale di Di Rubba. La Sdc è invece un’impresa bresciana amministrata da Elio Foiadelli (anche lui indagato per concorso in peculato), fondata un anno prima con capitale versato proprio da Di Rubba e Manzoni.Da queste due aziende, si legge nel documento della Procura di Milano, “il denaro discendeva ulteriormente tramite Barachetti Service Srl, Studio Cld Srl e Dea Consulting Srl fino alla società Taac Srl”.
Tutti questi passaggi di denaro avvengono tra il 7 e il 20 dicembre 2017. Cosa succede il 21 dicembre? Sborsando 307.999 euro, la Taac firma il rogito d’acquisto delle due ville sul Garda.La prova regina, che ha permesso di arrestare gli uomini scelti da Salvini per amministrare i conti della Lega, i magistrati la trovano guardando chi c’è dietro la Taac.
Ad amministrarla è infatti Vanessa Servalli, barista di Clusone e parente di Di Rubba. Ma più che la parentela con il presidente della Lombardia Film Commission, conta che la società è stata fondata con il capitale della Dea Consulting Srl, società che all’epoca faceva capo proprio ai due commercialisti della Lega. Taac, concludono i magistrati Fusco e Civardi, è stata “costituita da Dea Consulting al solo fine di acquistare le abitazioni destinate a Manzoni e Di Rubba con la provvista rinveniente dalla Regione Lombardia”. Le ville, dunque, sarebbero il frutto del peculato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
NINIA BAHIMSKAJA HA 73 ANNI: “SOLO I CODARDI PICCHIANO LE DONNE”… 10.000 GLI ARRESTI DALL’INIZIO DELLA PROTESTA, 500 I CASI DI TORTURE
Le proteste sono previste anche oggi per la sesta domenica consecutiva. Le autorità hanno schierato camion militari e filo spinato nel centro della città . Sabato la polizia ha prelevato le manifestanti che marciavano in modo pacifico contro il regime di Lukashenk
Duemila persone, soprattutto donne, sono tornate a marciare durante il fine settimana in Bielorussia, in particolar modo nelle strade di Minsk. Il portale Tut.by sabato ha postato alcuni video in cui si vedono i manifestanti camminare per una delle arterie del centro della capitale bielorussa
Agenti in uniforme verde e passamontagna neri circondavano le persone in marcia pacifica. “Solo i codardi picchiano le donne!” gridava il corteo.
Molte donne venivano sollevate con la forza e arrestate, tra queste è finita anche Nina Bahinskaja, bisnonna di 73 anni diventata un’icona del movimento di protesta. Il video mostra un ufficiale in passamontagna che le toglie bruscamente la corona di fiori che stava portando e la spinge in un furgone.
Secondo l’agenzia di stampa Afp, la polizia ha prelevato circa 300 manifestanti tanto da esaurire i furgoni e dover liberare alcune donne. Nina Bahinskaja è stata portata in una stazione di polizia e rilasciata poco dopo
I manifestanti chiedono da più di un mese le dimissioni del presidente Aleksandr Lukashenko, che ha governato la Bielorussia per 26 anni. Le proteste sono previste anche oggi per la sesta domenica consecutiva. Le autorità hanno schierato camion militari e filo spinato nel centro della città . Sui social è stato diffuso l’appello dell’opposizione a riunirsi nel centro di Minsk e in altre città .
Secondo il racconto di alcuni testimoni ci sono stati anche brevi scontri con la polizia. Tra gli slogan, “libertà per i giornalisti”. Le donne hanno anche esposto dei cartelli in cui si può leggere, a caratteri latini, SOS.
L’Ue sta valutando nuove sanzioni al governo Lukashenko a causa della repressione delle proteste. Secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite Anaà¯s Marin, più di 10mila manifestanti pacifici sono stati “arrestati senza motivo” e sono stati segnalati “oltre 500 casi di tortura, commessi da agenti statali”
(da agenzie)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA DONNA SFREGIATA DALL’ACIDO DEFINITA “MISERA INFAME”… HA 53 ANNI E ORA RISPONDERA’ DI ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA
«Hai fatto il tuo dovere da uomo per una misera infame», aveva scritto il 53enne rivolgendosi all’ex fidanzato di Annibali, sfregiata con l’acido nel 2013. L’uomo è stato denunciato per istigazione alla violenza
Lucia Annibali, sfregiata con l’acido nel 2013 da due uomini inviati dal suo ex fidanzato Luca Varani, era stata pesantemente insultata sui social da un profilo fake che da una parte la etichettava come una «misera infame», e dall’altra inneggiava all’uomo che, nel 2013, ha provato a rovinarle la vita, procurandole lesioni al volto. Oggi l’autore di quel commento è stato rintracciato dalla Polizia postale, dopo un’indagine certosina: si tratta di un 53enne, residente a Roma, che è stato denunciato per istigazione alla violenza
«Luca Varani sei il mio mito. Onore e grazie a Luca Varani, hai fatto il tuo dovere da uomo per una misera infame», scriveva elogiando, di fatto, il gesto dell’ex fidanzato dalla Annibali.
Un commento che, dunque, era stato postato lo scorso febbraio quando Lucia Annibali, che è anche deputata di Italia Viva, aveva proposto un emendamento per rinviare il blocco della prescrizione.
Apriti cielo, al via insulti e attacchi sui social. Tra questi c’era anche quello del 53enne oggi denunciato, che si nascondeva dietro un falso profilo Facebook. L’uomo ha ammesso le sue responsabilità : è stato lui ad aprire quel profilo fake e a insultare la deputata.
(da agenzie)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
NUOVA AGGRESSIONE OMOFOBA DA PARTE DELLA SOLITA FECCIA
Un nuovo giorno, una nuova aggressione omofoba in Italia: due ragazzi di 21 e 26 anni sono stati picchiati da un gruppo di 6 ragazzi a Padova, ‘colpevoli’ di essersi scambiato un bacio.
Picchiato anche un amico della coppia che è intervenuto per difenderli, beccandosi una bicchierata in testa. Tra gli aggressori ci sono anche due ragazze. Il gruppo ha sporto denuncia.
A scatenare i sei sarebbe stato, secondo la ricostruzione delle vittime, un bacio che i due, un 21enne originario di Mestre e un 26enne di Padova, si sono scambiati durante una passeggiata notturna per le vie del centro. Ad intervenire sono stati per primi i vigili urbani che presidiano la sede del Comune e successivamente i carabinieri. Gli investigatori stanno visionando le immagini delle telecamere per identificare i componenti del gruppo
“È giunto il momento di dire basta. Abbiamo deciso di raccontare quello che è avvenuto perchè siamo stanchi di dover far fronte a episodi omofobi. Vogliamo fare in modo che queste manifestazioni di odio e discriminazione non ci siano più”. Così in un video diffuso sui social i due giovani aggrediti.
“Mi viene da pensare anche al giovane Willy – aggiunge uno dei due – ucciso dalla mascolinità tossica e da questi comportamenti menefreghisti di fronte alla collettività e alla diversità . E’ giunto il momento di dire basta”.
(da agenzie)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
IL TWEET RIVOLTO AI CAMPANI
Un endorsement significativo nel giorno del voto.
Aurelio De Laurentiis, già nel recente passato, aveva criticato il candidato del Centrodestra alla Regione Campania Stefano Caldoro, facendo capire di non avere molta simpatia (politica) nei suoi confronti.
Oggi, però, parla anche a nome del Napoli — club di sua proprietà — attraverso un tweet che lascia poco spazio alle interpretazioni: Aurelio De Laurentiis appoggia De Luca nella corsa alla riconferma in Campania.
Oggi, primo giorno di voto per le Regionali (e per il Referendum sul taglio dei parlamentari), il presidente del Napoli e produttore cinematografico si schiera apertamente rendendo pubblico ciò che in molti già sapevano, viste le esternazioni precedenti.
«Cari Campani, il Napoli sostiene la candidatura di De Luca per il secondo quinquennio di presidenza della Campania — scrive Aurelio De Laurentiis su Twitter -. Oggi è l’unico politico che può risollevare le sorti della Regione a livello nazionale e internazionale. Non abbiate dubbi. È lui l’uomo migliore del momento». Non parla solamente a titolo personale, dunque, ma anche a nome del club di sua proprietà .
Aurelio De Laurentiis appoggia De Luca, dunque. Così come il Napoli. Un evidente invito ai tifosi azzurri affinchè votino colui il quale viene definito «l’uomo migliore del momento». Il tutto a poche settimane dalla polemica a distanza con il candidato del centrodestra (già Presidente della Regione Campania dal 2010 al 2015) Stefano Caldoro.
(da agenzie)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
“E’ COME IL COMUNISTA DI AVANZI CHE SI RISVEGLIA DOPO ANNI DI COMA E NON RICONOSCE PIU’ LA REALTA'”
Marco Travaglio dice cosa pensa di Di Battista che non ha recepito il suo consiglio sul voto disgiunto in Puglia. Il direttore del Fatto Quotidiano paragona Dibba al comunista di Avanzi che si risveglia dopo anni di coma e non riconosce più la realtà :
“Alessandro Di Battista che non fa un solo comizio per il Sì al referendum, ma arringa la folla pentastellata di Bari contro il mio consiglio agli elettori 5Stelle toscani e pugliesi di “turarsi il naso e votare disgiunto” mette tristezza. E ricorda il compagno Antonio: il comunista di Avanzi interpretato da Antonello Fassari che nel 1993 si risvegliava dopo vent’anni di coma e non ritrovava più nulla del suo piccolo mondo antico, tranne i Pooh. Con eleganza pari all’acume politico, Di Battista paragona il turarsi il naso, cioè scegliere il candidato meno lontano per scongiurare la vittoria del peggiore, a“un cesso pubblico”. E, con sicumera pari alla disinformazione, attribuisce il voto disgiunto alla “vecchia Democrazia cristiana”, che mai neppure lo nominò in 50 anni di vita perchè nel sistema proporzionale non c’era niente da disgiungere.
Poi scomunica le alleanze che “distruggono i progetti ”, dimenticando che tutti i risultati ottenuti dal M5S nell ‘ultimo biennio con i governi Conte sono dovuti alle alleanze (potrebbe spiegarglielo Barbara Lezzi, che si spellava le mani alle sue spalle: al ministero del Sud chi ce l’ha portata? L’alleanza con la Lega o la cicogna?). Poi elogia Conte (troppo popolare per non prendere fischi attaccandolo), ma anche la candidata presidente Antonella Laricchia, che proprio all’invito di Conte a sedersi al tavolo con Emiliano rispose picche e ora non ha alcuna possibilità di vincere, ma ne ha parecchie di far vincere il peggiore di tutti: Fitto. Ma, per Di Battista, Emiliano e Fitto pari sono. Anche se uno faceva il magistrato e l’altro l’imputato.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA SOLITA SQUALLIDA PROPAGANDA SEGNA UN NUOVO CAPITOLO: PERCHE’ NON DICE QUALE SAREBBE LA SCUOLA IN FOTO PER PERMETTERE LA VERIFICA?
Ieri Matteo Salvini ha pubblicato su Twitter una foto di studentesse sedute per terra in una scuola, con libri e quaderni poggiati sulle sedie, commentando “La scuola ai tempi della Azzolina…”.
Il segretario della Lega (che ovviamente, non dice dove questo disagio si sarebbe verificato) Salvini pubblica su Twitter una foto di studenti seduti per terra, ma il fotografo dimentica le finestre aperte e sui vetri si vedono riflessi i banchi.
Dietro la fila di ragazze sedute per terra. tutte, toh, nella identica posizione (è quello che di solito accade quando un fotografo allestisce un set e impartisce le direttive ai soggetti da fotografare) si vede una ragazza tranquillamente seduta al suo banco.
Lasciando aperte le finestre dell’aula, i vetri hanno riflesso quello che l’obiettivo non inquadrava.
E cosa si vede riflesso? Altri studenti, regolarmente seduti al loro banco.
Perchè sono stati inquadrati solo quelli per terra? Si potrebbe pensare che si è voluta far vedere solo una parte della realtà .
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
IL GIUDIZIO SUI LEADER DEL PCI… E SU SALVINI: “INTERPRETA BENE IL LATO PEGGIORE DEGLI ITALIANI”
Rossana Rossanda è una “ragazza del secolo scorso”, come si è definita nello splendido libro di memorie che ha questo titolo. Ha novantacinque anni, e sa che c’è un’obiezione opposta, e altrettanto sbrigativa, di quella che ha appena pronunciato: “Sì, sono vecchia, e allora?”.
Scrittrice, figura storica della sinistra italiana, fondatrice del manifesto. La incontriamo nella sua casa romana. Il volto luminoso, che sboccia dal corpo magro: “Qualche anno fa ho avuto un ictus. Non riesco più a muovere questa parte del corpo. È una vera seccatura”. Dopo dodici anni a Parigi, è tornata in Italia da pochi mesi: “Ho trovato un Paese veramente orribile. Il contatto con l’Italia salviniana mi ha stupito, non mi aspettavo un cambiamento così profondo”.
Sostiene di aver avuto un dubbio già quando l’ecologismo ha fatto la sua irruzione sulla scena politica: “Mi sono detta: ‘È un modo per evitare i problemi irrisolti del comunismo’. Voglio dire: fare la rivoluzione socialista con delle buone maniere è molto complicato. Nessuno avrebbe fucilato Bucharin in nome dell’ecologia, nè ammazzato Trotsky per un ambiente più pulito. Ho avuto il dubbio che l’ecologismo fosse un modo per aggirare le questioni più intricate della storia della sinistra. Dopodichè, credo che oggi Greta dica delle cose giuste. Non c’è dubbio che abbiamo rovinato il clima. E non so nemmeno se riusciremo ad aggiustarlo”.
Ma Greta è un simbolo per la nuova sinistra?
Credo che molti abbiamo voglia di saltare addosso al fenomeno Greta per sfruttarne il successo. Ma direi che è più un simbolo dei giovani, che della sinistra.
Può diventare Conte, un simbolo della sinistra?
Ma Conte, politicamente, è niente.
È l’uomo con cui la sinistra è tornata al governo.
Sto a guardare quello che riusciranno a fare. Quel che so, è che a dieci anni dalla nascita dei 5 stelle — peraltro, celebrata in queste ore — si può dire che il contributo più rilevante che hanno dato alla politica italiana è stato quello di aumentarne l’irrilevanza.
Ma il governo con i 5 stelle può aiutare o no la sinistra?
Ho il timore che questa alleanza aumenterà solo l’inconsistenza della sinistra.
Quando è cominciata, secondo lei?
Con la caduta del Muro di Berlino.
Perchè?
Perchè la sinistra non ha mai detto al suo popolo la verità su quello che accadeva nell’Europa dell’Est, e quando il comunismo è crollato sia la classe dirigente, sia i militanti si sono trovati sprovvisti degli strumenti per far fronte al trauma
Lei che ricordo ha di quel giorno?
Non sono stata colta di sorpresa. Non ho pianto, nè ho fatto cose del genere, se è questo che vuole sapere. Era chiaro da tempo che il sistema comunista aveva difficoltà serie. Prima c’era stata Praga, poi la Polonia. Non era difficile immaginare che non avrebbe più retto.
Ma lei si è sentita felice o triste?
Mi son sentita felice. A lungo, ho sperato che il comunismo si ripulisse della parte più orribile di sè, che non era poca. E l’ho sperato anche dopo la caduta del Muro. Ma l’Occidente, invece, fremeva per spazzare via tutto, il buono e il cattivo che c’era.
Lei si considera ancora comunista?
Sì, mi considero, più precisamente, una comunista ortodossa.
Anche se è stata a lungo un’eretica?
Io credo che quella che lei chiama eresia sia, in realtà , ciò che io definisco ortodossia.
Cioè?
Mi riferisco al fatto che il nucleo del pensiero rivoluzionario di Marx non è stato mai realizzato davvero. La mia ortodossia fa riferimento a questa realtà . Il comunismo che abbiamo conosciuto è tutt’altra cosa. Pieno di cose orribili.
Lo dice ora, o lo pensava anche prima?
Lo pensavo anche prima. Quando andai nella Germania dell’Est per la prima volta, rimasi impressionata dalla vivacità culturale. Non ho più visto degli spettacoli teatrali così belli. Eppure, trovavo l’idea di Brecht di rinunciare all’io e passare definitivamente al noi — anche nell’arte — mostruosa.
Cosa non aveva capito, allora?
Non avevo capito che l’uomo ha dentro di sè una passione enorme per la libertà . È questa passione che anche i più avvertiti tra noi hanno sottovalutato.
I comunisti italiani erano diversi?
Ci sono stati tanti tipi di comunisti italiani. Per esempio Palmiro Togliatti, con cui ho lavorato un anno, era un uomo con il quale si poteva discutere di tutto. Ma non faceva passare mai niente. Ho un buon ricordo di lui.
E di chi ha un cattivo ricordo?
Posso dire che il più persecutorio era Amendola. Nei giorni in cui il partito discuteva la mia radiazione e quella degli altri compagni del manifesto — era a giugno del 1969 — lo incontrai a San Felice in Circeo e mi disse: “Vi cacciamo, vi cacciamo!”. Non cercò in alcun modo di addolcire il fatto, anzi.
Ha sofferto per la radiazione dal partito?
Sinceramente soffro più adesso, che il Partito democratico ha smesso di essere anche l’erede malandato di quel che è stato ed è diventato una marmellata indigeribile.
Può cambiare qualcosa adesso che Renzi è uscito, portandosi via la parte più liberale…
Ma Renzi non ha niente di liberale
Perchè?
Perchè alimenta un’idea carismatica della leadership, oltre a essere un avventuriero.
Allora chi è liberale?
Il più liberale di tutti, in qualche modo, era Ingrao.
Ingrao? Ma se era il più a sinistra dei dirigenti comunisti.
Sì, ma era anche il più capace di avvicinarsi al sentimento della libertà che è intrinseco al pensiero di Marx, ed è stato invece estraneo al marxismo.
Anche lei si definirebbe liberale?
No, liberale no, ma senz’altro sono una libertaria.
E Salvini?
Salvini è insopportabile. Si comporta da padrone, anche nel proprio partito.
La Lega le ricorda la rigidità dei partiti comunisti?
Non saprei dire se hanno un elemento comune. So però che la Lega alimenta un culto dell’autorità che è orrendo.
Però è molto popolare.
Salvini ha un fiuto eccezionale per ciò che piace alla gente. E oggi alla gente piace avere la massima libertà di movimento per sè e la massima restrizione della libertà per gli altri. In particolar modo per i migranti, che farebbero affogare volentieri. È il peggio degli italiani ciò che Salvini riesce ad afferrare benissimo.
Ma perchè se il popolo sta con la sinistra è buono, se sta con la destra è impresentabile?
Perchè l’essere umano non è intagliato nella bontà , è un miscuglio di generosità ed egoismo, di violenza e carità , di ferocia e tenerezza. E la destra di Salvini utilizza gli elementi più orribili che sono presenti in ciascuno di noi, e dunque nel popolo.
Ma se questi sentimenti esistono non bisogna entrarci comunque contatto?
No, perchè il problema è nella selezione dei sentimenti. Prenda anche il cristianesimo. Dell’essere umano non esalta tutto, sceglie la capacità di amare, il sentimento che “move il sole e l’altre stelle”, come scrive Dante.
Il cristianesimo, però, perdona anche le debolezza umane.
Ma non mi pare che il perdono sia una categoria salviniana
Però Salvini utilizza i simboli cristiani.
Mi ha disgustato quando l’ho visto baciare la croce del rosario. Mi sono sentita profondamente cristiana, nel senso in cui lo intendeva Benedetto Croce.
Anche lei?
Anche io, certo: non possiamo non dirci cristiani. Sebbene esserlo, nella vita quotidiana, sia difficilissimo.
Lei ci riesce?
Mi piacerebbe, ma anche io pecco di egoismo e cattiveria.
L’hanno mai definita radical chic?
Non ho abbastanza quattrini per meritarmi l’etichetta.
Le spiace?
Avrei di certo potuto fare un’altra carriera, ma non rimpiango nulla di quel che ho fatto.
È vero che avrebbe voluto essere una storica dell’arte?
Sì, mi sarebbe piaciuto, ma poi è arrivata la passione per la politica. L’arte, però, non l’ho mai abbandonata. La amo ancora moltissimo.
Cosa, in particolare?
Santa Maria del Fiore del Brunelleschi. È la più bella Chiesa del mondo. C’è l’aria nervosa del quattrocento italiano e un fenomenale senso delle proporzioni. È il mio posto dell’anima. Ognuno di noi ne ha uno. Il suo qual è?
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 20th, 2020 Riccardo Fucile
“LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO”, COME AVEVA TITOLATO LA SUA BIOGRAFIA, AVEVA 96 ANNI… UNA VITA DI BATTAGLIE ERETICHE CHE LE COSTARONO L’ESPULSIONE DAL PCI
E’ morta nella notte Rossana Rossanda, giornalista, intellettuale, comunista, scrittrice, fondatrice del Manifesto. “La ragazza del secolo scorso” aveva 96 anni e si è spenta nella notte nella sua casa di Roma.
La notizia è stata data dal sito del Manifesto che ha annunciato un’edizione speciale del giornale per martedì per ricordare la giornalista. Storica dirigente del Pci, nel 1969 venne radiata, in quanto esponente della sinistra critica del partito.
Quindi, con Lucio Magri, Luigi Pintor e Valentino Parlato aveva fondato il manifesto, prima come rivista e poi come quotidiano. Era nata a Pola, antifascista aveva partecipato alla Resistenza. Una vita di battaglie, quasi tutte eretiche. E’ stata l’unica ad aver convinto il capo delle Brigate Rosse, Mario Moretti, a parlare in un’intervista del caso Moro.
Nei giorni della fermezza lei sostenne la tesi della trattativa. Fu allieva dell’economista Antonio Banfi, “il mio maestro”, come lo definiva.
Amica di Jean Paul Sartre, aveva vissuto a lungo a Parigi, da dove era tornata due anni fa, stabilendosi a Roma, in una casa nel quartiere Parioli. Una delle sue ultime uscite pubbliche fu l’anno scorso, a maggio, per sostenere alla Casa delle donne alcune candidate della sinistra alle elezioni Europee.
“Nel bilancio della sua vita prevalgono più le ragioni o i torti?”, le domandammo nell’ultima grande intervista sulla sua vita, concessa a Repubblica, il 31 ottobre 2018. “Ho cercato di fare prevalere le ragioni, ma ho avuto grandi torti, del resto chi può negare di sè di non averne avuti”. E qual è il torto più grande: “Non glielo dico. Lo dico a fatica anche a me stessa”
«Perchè sei stata comunista? Perchè dici di esserlo? Che intendi? Senza un partito, senza cariche, accanto ad un giornale che non è più tuo? E’ un’illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione? Ogni tanto qualcuno mi ferma con gentilezza: “Lei è stata un mito!” Ma chi vuol essere un mito? Non io. I miti sono una proiezione altrui, io non c’entro. Mi imbarazza. Non sono onorevolmente inchiodata in una lapide, fuori del mondo e del tempo. Resto alle prese con tutti e due…».
In questa lunga citazione dall’autobiografia di Rossana Rossanda «La ragazza del secolo scorso» (uscita per Einaudi, nel 2005), c’è tutta lei, una signora della politica italiana, una comunista mai pentita ma sempre critica, una «eminente marxista», come la presentavano orgogliosamente sulle piazze di paese prima dei comizi.
Lei minuta, tosta e restia al microfono, colta, appassionata di filosofia e arte (vagheggiò a lungo la carriera universitaria), lei che vedeva la madre al telaio e subito riandava con il pensiero alla merlettaia di Vermeer, lei nata nel 1924 a Pola, sul tormentato confine orientale, abituata, borghesemente, a trattenere i sentimenti («Non sono infondati i rimproveri che mi fanno per aver dato troppo o troppo poco al partito, alla rivoluzione, alla causa delle donne, al movimento o a me stessa».
Una donna complessa, intelligente, anche ingombrante, che ha attraversato il secolo con straordinaria pienezza, nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del Pci, eletta alla Camera dei Deputati nel 1963, radiata con l’accusa di «frazionismo» dal Comitato centrale del partito nel 1969, assieme ad Aldo Natoli, Luciana Castellina, Lucio Magri, Luigi Pintor, passata per l’esperienza del Pdup, Partito di Unità Proletaria per il comunismo, ma soprattutto fondatrice con Pintor, Magri e Valentino Parlato, de «il manifesto», un giornale, un collettivo, dal quale si è separata con grande amarezza nel 2012: «Prendo atto della indisponibilità al dialogo della direzione e della redazione. Smetto di collaborare».
Divergenze di linea politica e di approccio editoriale, incomprensione forse sanabile, il gap anagrafico ammesso in un’intervista a Simonetta Fiori: «Mi hanno sempre visto come una madre castratrice anche se io non mi sono mai sentita tale. Ma forse è una legge generazionale. I figli per crescere hanno bisogno di uccidere i padri e le madri. Ora è toccato a me».
Lucida, laica, politicamente razionale. Del Pci degli Anni 50 e Sessanta ricorda, nella sua autobiografia, lo straordinario contributo «al processo di democratizzazione della società italiana». In morte di Ingrao, nel 2015, Rossanda evoca ancora con grande convinzione i pregi di «quella comunità militante, internazionalista», che fu il partito, non una nave di matti, ma un moltiplicatore di forze con un orizzonte grande che dava senso alle storie dei singoli… L’orgoglio di essere stata dentro una storia importante, che non le impedisce tuttavia di mettere da subito a fuoco gli errori, i dubbi sempre più laceranti sull’Urss, il disagio profondo per i fatti di Ungheria del ’56 («La vicenda ungherese mi si è rappresa dentro in una fotografia, un funzionario appeso ad un fanale davanti alla Csepel, il collo spezzato e il volto scomposto dell’impiccato, mentre sotto di lui ridono due operai della fabbrica in rivolta… I comunisti che si fanno odiare hanno sempre torto»).
Le analisi di Rossanda: senza veli, senza omissioni, senza ipocrisie. Così in quel famoso articolo sul «manifesto« del 1978, in pieno sequestro Moro, che cercava di capire la logica brigatista: «Chiunque sia stato comunista negli anni ’50 riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle Br. Sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria».
Ne seguirono polemiche feroci, Emanuele Macaluso, dalle colonne dell’Unità , parlò di «confusione e distorsione impressionanti». Ma Rossanda, minuta, con i suoi capelli bianchi, con l’inconfondibile neo sopra la bocca, un sorriso distaccato, non fece una piega. Ragazza solida, ragazza del secolo scorso, fisicamente fragile in vecchiaia.
Da tempo aveva scelto di vivere a Parigi, pur registrando ogni sussulto della vita politica italiana. Perchè a Parigi viveva ed è morto, nel 2014, il compagno della vita, Karol Kewes Karol, ebreo polacco, scampato al nazismo riparando in Russia dove si arruolò nell’Armata Rossa, uno dei fondatori del Nouvel Observateur, collaboratore del manifesto sin dal primo numero. Karol era cieco, Rossanda lo ha assistito con dolcezza e premura, fino alla fine.
Ma questo è il suo privato, tenuto gelosamente lontano dai riflettori. Parlava poco volentieri anche del suicidio assistito di Lucio Magri, nel 2011. Lei lo accompagnò in Svizzera a morire, altri amici si erano rifiutati.
Una decisione lacerante, raccontata ad Antonio Gnoli: «Lucio era spaventosamente infelice. Aveva di fronte a sè un fallimento politico e pensava di aver sbagliato tutto. Non mi pento di quel gesto. Credo che sia stata una delle scelte più difficili, ma anche profondamente umane».
Il fallimento politico di Magri era anche quello di Rossanda, che lei avvertiva. Ma sia pur bloccata in carrozzella, dopo un ictus, sia pur delusa dalla volgarità della politica attuale, Rossanda, allieva del filosofo Antonio Banfi e dello storico dell’arte Matteo Marangoni, ha conservato fino all’ultimo l’anticorpo più forte alla depressione: percepiva, da esteta allenata, la bellezza: «Quello che mi ha salvato è stata la grande curiosità per il mondo e per la cultura». La bellezza, appunto. Quella bellezza che aveva conosciuto da piccola, in Istria, «passeggiando sulle isole deserte piene di conigli selvatici, tra i narcisi alti come me che profumavano forte».
Fino all’ultimo il rimpianto frenato dalla ragione, dalla consapevolezza di «un corpo che non risponde»: «Mi dispiacerebbe morire per i libri che non ho letto e i luoghi che non avrò visitato ma confesso che non ho più nessun attaccamento alla vita».
(da agenzie)
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