Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
SI E’ DIMESSO ANCHE IL MINISTRO DEGLI INTERNI
Due poliziotti di Capitol Hill sono stati sospesi per il loro ruolo durante l’assalto al Congresso di
mercoledì 6 gennaio e un’altra persona è stata arrestata.
Lo ha reso noto il deputato dem dell’Ohio Tim Ryan, a capo della sottocommissione del Congresso che sta indagando sulla risposta della polizia all’assalto al Capitol Hill da parte dei sostenitori di Donald Trump. Non è chiaro al momento se in manette sia finito un altro agente o un membro della guardia nazionale.
Ryan ha fatto sapere che uno dei due poliziotti sospesi è “l’ufficiale dei selfie“, l’agente che si è scattato una foto con un manifestante all’interno del Congresso durante l’irruzione, e un altro “un ufficiale che ha indossato un cappello ‘Maga’” (il cappellino con lo slogan di Trump ‘Make America Great Again’). Il democratico dell’Ohio ha meno dettagli sull’individuo che era stato arrestato.
Sull’agente del selfie lo scrittore di polizieschi Don Winslow aveva messo una targa di 20mila dollari per chi avesse scovato il nome dell’uomo, la cui identità non era nota sino a due giorni fa.
Intanto Chad Wolf, ministro ad interim della Homeland Security americano, si è dimesso dopo 14 mesi in carica. Nella lettera, Wolf si è detto “dispiaciuto di questo passo”, dal momento che era sua intenzione “servire il dipartimento fino alla fine dell’amministrazione”. Al suo posto subentrerà Pete Gaynor, alla guida della Federal Emergency Management Agency.
Wolf è il terzo ministro a dimettersi in seguito ai fatti di Washington dopo quella dei Trasporti, Elaine Chao, una delle poche dell’establishment repubblicano che Trump aveva incluso nella squadra di governo (e moglie del fedelissimo senatore Mitch Mc Connell) e Betsy DeVos, ministro dell’Istruzione, beniamina della destra religiosa e funzionario di punta dell’amministrazione.
Anche diversi membri dello staff uscente del Tycoon e della first Lady hanno lasciato la Casa Bianca a meno di 10 giorni dalla fine del mandato, tra cui il capo del personale di Melania Trump Stephanie Grisham.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
CHE MANCANZA DI RIGUARDO NON PROPORGLI UN MENU A’ LA CARTE
La madre dello “sciamano” Jake Angeli ha parlato delle condizioni del figlio, rinchiuso in carcere dopo l’assalto a Capitol Hill.
“Mio figlio non risponde al giudice e in carcere non mangia perchè il cibo non è biologico. E se non mangia cibo biologico sta molto male. Male fisicamente”.
Il 32enne Jacob Chansley, conosciuto anche come Jake Angeli, è uno dei sostenitori di Donald Trump fautori dell’assalto del 6 gennaio al Campidoglio di Washington.
Vestito da vichingo, cappello con le corna, pelliccia e faccia dipinta, il giovane è diventato uno dei volti dei fatti di Capitol Hill. Poi per lui l’arresto, avvenuto sabato 9 gennaio.
Nelle scorse ore, l’uomo è stato sentito per la prima volta dopo il fermo da un giudice nel corso di un’udienza lampo, che per il momento si è chiusa con la conferma della detenzione.
L’interrogatorio si è svolto via telefono per via delle misure anti-Covid e Chansley non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alle accuse a suo carico.
Martha Chansley, madre del 32enne, è stata intercettata dai media americani all’uscita del palazzo di giustizia di Phoenix, in Arizona, rivelando particolari sulle ore trascorse dal figlio dopo l’arresto. La donna ha riferito che il figlio sta bene ma non mangia dal giorno dell’arresto perchè in prigione non viene distribuito cibo biologico (“organic food”).
La madre ha proseguito difendendo il figlio e affermando che lui non voleva partecipare ai disordini, ma “solo manifestare a favore di Trump. Non mi sarei mai aspettata niente del genere”.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA FIGLIA PUNTA A SALVARE LE PROPRIE ASPIRAZIONI POLITICHE
Ivanka Trump, la figlia-consigliera di Donald Trump, ha manifestato la volontà partecipare alla
cerimonia di insediamento del presidente eletto Joe Biden per salvare le sue aspirazioni politiche.
Un’ipotesi – riportano i media americani – che ha mandato su tutte le furie il padre Donald Trump: “E’ un insulto”, avrebbe reagito il presidente.
Alcune fonti riferiscono che Trump avrebbe detto alla figlia che una sua partecipazione alla cerimonia le costerebbe migliaia di voti e sarebbe la “peggiore decisione della sua vita”.
Intanto lo stesso presidente uscente degli Stati Uniti, prima di partire per il Texas, ha affermato che i piani per lanciare una seconda procedura di impeachment nei suoi confronti stanno provocando “enorme rabbia” tra gli americani, li ha definiti “assolutamente ridicoli” e “una continuazione della più grande caccia alle streghe nella storia della politica”.
Altra benzina sul fuoco.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
DOPO AVER RECEPITO LE INDICAZIONI DI ITALIA VIVA SUL RECOVERY, SAREBBE DIFFICILE PER RENZI SPIEGARE AGLI ITALIANI PERCHE’ HA VOLUTO LA CRISI… MA I NUMERI AL SENATO CI SONO DAVVERO?
Niente dimissioni, niente crisi pilotata, se Renzi vuole andare a fare la conta in Senato siamo pronti e se le ministre presentano le dimissioni allora fine del dialogo con Italia Viva e dell’attuale maggioranza.
È netto il cambio di strategia di Giuseppe Conte alla vigilia del Consiglio dei ministri chiamato ad approvare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua ultima versione dopo le osservazioni dei partiti politici che compongono la maggioranza.
Da Chigi fanno filtrare l’indisponibilità di Conte a qualunque trattativa con Italia Viva nel caso di dimissioni di Bonetti e Bellanova, trovando immediatamente una copertura politica nel Movimento 5 Stelle, sintetizzata dalle parole di Vito Crimi: “Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto. Se ora, nelle condizioni in cui siamo, qualcuno si chiama fuori e saluta la compagnia, per noi è fuori e resta fuori definitivamente”.
In termini più semplici, dopo aver recepito la gran parte delle osservazioni dei renziani al piano per l’utilizzo dei fondi del NextGenUE, dopo aver lasciato intendere di essere disponibile anche a modifiche della squadra e dell’indirizzo politico, Conte non solo fa sapere che ci sono paletti insormontabili (no secco a ipotesi Boschi nell’esecutivo, no a dimissioni con reincarico lampo e niente MES), ma lancia un segnale piuttosto chiaro: la conta in Senato non ci spaventa, i numeri ci sono.
Cosa è cambiato in queste ore, insomma? Come si è passati dall’arrendevolezza delle scorse settimane all’aggressività di queste ore e al gioco di sponda con i grillini (con tutti, non solo i governisti, come mostra l’intervento di Di Battista)?
Ecco, diciamo che si sono incastrati un po’ di pezzi e si sono determinate condizioni a lui molto favorevoli. Tanto per cominciare, la disponibilità del PD e di M5s ha permesso di disinnescare le obiezioni di merito di Italia Viva al PNRR, tanto che da Chigi fanno sapere di essere soddisfatti e che il contributo dato dai renziani ha “sensibilmente migliorato” il documento.
Seppur con grande ritardo, insomma, i renziani hanno ottenuto la quasi totalità di ciò che chiedevano, come ammette lo stesso Renzi nella sua ultima enews: “Noi siamo ormai abituati. Prima ci insultano. E poi ci danno ragione senza ammetterlo. […] Adesso è avvenuto anche sul Recovery Plan dove — almeno a parole — ci stanno dando ragione”.
Aprire una crisi puntando solo sul no al MES per le spese sanitarie, insomma, è piuttosto complicato, anche per chi è abituato agli azzardi. Soprattutto dopo che si è mosso, certo informalmente, anche il Presidente della Repubblica, che ieri aveva “lasciato passare” una serie di retroscena e indiscrezioni che rafforzavano Conte e condannavano gli animatori della crisi di governo.
Come detto, è sempre un errore sottovalutare Conte quando si tratta di trovare soluzioni a crisi intricate, veti incrociati e strategismi più o meno alla luce del sole, perchè quello è un campo su cui lui e il suo staff hanno dimostrato di sapersi muovere piuttosto bene.
Settimane di trattative, di lavoro nei corridoi di Palazzo Madama e Montecitorio, avrebbero infatti determinato le condizioni giuste per permettere a Conte di lanciare una vera e propria sfida: esiste una maggioranza alternativa al Senato e la pattuglia dei “responsabili” è pronta a soccorrere il Presidente del Consiglio nel caso in cui Italia Viva scelga di andare fino in fondo. Insomma, da Chigi fanno capire che se Renzi strappa, allora può “finire come Salvini” e restare in minoranza fino alla fine della legislatura.
Quanto questa strategia sia solida non è dato sapere: i numeri resterebbero risicati e il Capo dello Stato dovrebbe avallare la terza maggioranza diversa per Conte in un anno e mezzo, senza contare la difficoltà di governare con un accocchino ancora più disomogeneo del precedente.
Però non va sottovalutato che uno degli effetti di una simile accelerazione potrebbe essere quello di favorire la de-escalation, come sembrano dimostrare alcune dichiarazioni di esponenti renziani in queste ore.
In molti si chiedono se si può rompere ora e in questo momento solo ed esclusivamente sulla questione MES, anche se IV sembra essersi spinta troppo in là per far finta di nulla e non ottenere neanche un rimpasto.
Vedremo cosa accadrà : se Renzi ha altre carte (più o meno nascoste), se il PD continuerà a essere spettatore e accetterà di mandare in cantina rimpasto e patto di governo, e quanto è realistica l’ipotesi di una nuova maggioranza traballante in Senato.
(da Fanpage)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
FAKE NEWS MESSE IN CIRCOLAZIONE, GOGNA MEDIATICA, OFFESE ALLE ISTITUZIONI, SESSISMO DA OSTERIA… HA SBAGLIATO A CHIEDERTI SOLO 150.000 EURO (SE FOSSE VERO) DOVEVA CHIEDERTENE 49 MILIONI
Quello che sugli account social della Lega viene definito il “risarcimento Boldrini” viene caratterizzato,
tanto per non perdere l’abitudine, anche da una notizia inesatta.
Matteo Salvini, durante il caffè pomeridiano, ha voluto rendere nota persino la cifra richiesta dall’ex presidente della Camera come risarcimento danni per la campagna di diffamazione che è stata condotta — sui social network e non solo — dal numero uno del Carroccio.
Salvini ha parlato di 150mila euro “non si sa bene per cosa”. Cifra immediatamente smentita dalla deputata del Partito Democratico, che ha sottolineato come — nella richiesta — il suo avvocato non abbia fatto menzione alcuna di somme di denaro.
Le fake news messe in circolazione, appunto, gli episodi controversi che — sin dai tempi della presidenza della Camera — hanno caratterizzato la narrazione salviniana su Laura Boldrini, aver provocato sui social network i propri followers scatenando vere e proprie gogne mediatiche: sono queste le ragioni che stanno alla base della richiesta di risarcimento danni che la deputata del Partito Democratico ha avanzato nei confronti di Matteo Salvini.
Ricordate la bambola gonfiabile del 2016 a Soncino (in provincia di Cremona), durante un comizio? In quella circostanza, il leader della Lega — affiancato dal pupazzo in lattice — aveva scatenato le risate dei presenti dicendo: “C’è anche la sosia della Boldrini qui”. Mercificazione del corpo della donna, offesa diretta a una istituzione (all’epoca, la deputata eletta con SEL era la terza carica dello Stato), pubblico dileggio.
Ma è stato soltanto uno dei tanti elementi che hanno spinto Laura Boldrini ad avanzare la richiesta danni. Come non citare l’hashtag #risorseboldriniane diventato un vero e proprio tormentone — e utilizzato con frequenza sui social network — e impiegato ogni volta che si verificava un fatto di cronaca che coinvolgeva un migrante? Secondo l’ex presidente della Camera, l’utilizzo di questo modo di dire la presentava, in maniera assolutamente ingiustificata, responsabile morale di quello stesso fatto di cronaca.
Una sintesi per tutto quello che la Lega — quando ancora era un partito da 4% — sosteneva della Boldrini: la strampalata tesi della sostituzione etnica e dell’immigrazione indiscriminata.
Nel 2017, in piena corsa elettorale per le politiche dell’anno successivo, Matteo Salvini parlò di Laura Boldrini come di una “bufala e una fake news vivente”, anzi come la “peggiore di tutte”. Il motivo? L’ex presidente della Camera aveva scritto una lettera aperta a Mark Zuckerberg per chiedergli di approfondire in maniera più mirata il fenomeno dell’odio e delle false informazioni diffuse a mezzo social.
Una campagna mirata, quella di Salvini, che ha raggiunto il suo atto finale nel 2018 quando — dopo aver ottenuto un risultato importante alle elezioni politiche — Salvini non perse tempo e, una decina di giorni dopo le elezioni, dedicò un tweet alla Boldrini, utilizzando una sua immagine e scrivendo a caratteri cubitali Bye Bye presidente. Il segnale, dato ai suoi followers, per attaccare.
(da NextQuotidiano)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
IN 50 GIORNI CHI NON HA INTENZIONE DI VACCINARSI E’ SCESO DAL 38% AL 25%; COMINCIANO A CAGARSI ADDOSSO… IL 59% VUOLE LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA
Swg ha rilevato gli umori sulle vaccinazioni anti-Covid.
Se il 20 novembre 2020 il 37% degli intervistati dichiarava di non aver intenzione di vaccinarsi, questa percentuale è scesa il 18 dicembre 2020, attestandosi al 34%, per giungere infine all’8 gennaio al 25%, ossia un quarto. Insomma, la contrarietà nel tempo è andata via via diminuendo. Ma non solo.
Quanto allo spinoso tema dell’obbligatorietà vaccinale il 59% degli intervistati si dice complessivamente aperto all’obbligo vaccinale.
Di questi, il 29% è favorevole in toto, mentre il 30% è incline alla vaccinazione obbligatoria anti-Covid «solo nel caso in cui molti cittadini si rifiutassero di vaccinarsi». Il 28% degli intervistati rigetta in qualsiasi caso l’idea di un obbligo vaccinale, mentre il 13% è indeciso.
Infine, sul fronte della percezione dell’andamento del piano vaccinale, la divisione è netta. Escluso un 12% degli intervistati che non si esprime, il 44% sostiene che questa stia procedendo «bene» (il 5% «molto bene», il 39% «abbastanza bene»). E, infine, il restante 44% degli intervistati sostiene che l’andamento delle vaccinazioni stia andando complessivamente «male» («molto male» per il 13% e «piuttosto male» per il 31%).
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL CRONISTA RIPORTA UNA DICHIARAZIONE SESSISTA DEL COMANDANTE DEI VIGILI: “ARMI TROPPO PESANTI PER LE VIGILESSE, LE MANI DELLE DONNE SONO IDONEE A FARE LA SFOGLIA”… E I LEGHISTI LO ATTACCANO MINACCIANDO MANGANELLATE
L’associazione della Stampa dell’Emilia-Romagna (Aser) è intervenuta in seguito alle minacce che il
giornalista del Resto del Carlino Stefano Lolli ha ricevuto da alcune persone sosenitrici del vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi.
Lolli infatti ha riportato una dichiarazione del comandante della Polizia locale di Ferrara, Claudio Rimondi, che in una conferenaza stampa di presentazione dei nuovi strumenti di difesa affidati ai vigili ferraresi. In particolare, il comandante avrebbe detto che l’amministrazione ha rottamato almeno una ventina di armi, ormai obsolete in quanto troppo pesanti per le donne, “le cui mani- avrebbe affermato- sono idonee a fare la sfoglia”.
Il vicesindaco Naomo Lodi da giorni sulla sua pagina Facebook si spende in difesa del comandante e sono molti i commenti di minacce verso il giornalista. Rimondi, da parte sua, ha negato tutto.
Il Presidente dell’Aser, Matteo Naccari, ha scritto una lettera aperta proprio a Lodi, stigmaitizzando le minacce e invitando il vicesindaco a rimuovere i commenti offensivi e contenenti minacce, in particolare quella di un utente che cinque giorni fa ha scritto che “a quel giornalista servirebbe una manganellata sulle gengive”.
La frase, contenuta in un commento postato cinque giorni fa, non è ancora stata cancellata, e per questo il presidente dell’Aser chiede a Lodi “non solo di rimuovere quel post, ma anche di prendere posizione contro chi, nella sua città , ancora una volta attacca la libertà di stampa, e quindi la nostra Costituzione e la nostra democrazia”.
(da agenzie)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
“PARLARE DI ZONE BIANCHE ORA E’ UN’ILLUSIONE”
“Chiudere tutto per un mese”. Per Walter Ricciardi, “con questi numeri”, non c’è altra soluzione.
D’altra parte, spiega il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, è questa la direzione che si sta seguendo in altri Paesi. “Bisogna ragionare sulla base dei numeri e delle evidenze scientifiche, non inseguire obiettivi utopici”, sottolinea il professore.
E i numeri dicono che senza misure decise ed energiche a febbraio arriviamo a novantacinquemila morti . Pesa anche la variante inglese.
Ricciardi ha appena ricevuto “da Inghilterra e Irlanda un avviso che invita a intensificare le misure di mitigazione e contenimento perchè l’alta diffusività della variante sta mettendo in ginocchio i due Paesi”. Un lockdown prolungato servirà , quindi, a far abbassare la curva per ricominciare a tracciare e continuare “a tutto spiano” con la campagna di vaccinazione. “Con questo scenario è impossibile. Come fai a portare migliaia di persone in luoghi pubblici per vaccinarsi? Così si rischia di far espandere ancora di più il virus”, fa notare Ricciardi.
Professore, lei ha proposto diverse soluzioni per la gestione della pandemia, non tutte adottate. Recentemente ha detto: “Non si arrivi troppo tardi ai lockdown”. Si sente un consigliere ascoltato?
Sì, dal ministro. Anche se il Governo adotta soluzioni che molto spesso non recepiscono gli input rappresentati da lui e da altri suoi colleghi. Prova ne è il fatto che continuiamo a inseguire il virus e invece dobbiamo anticiparlo. Gli altri Paesi hanno preso atto che l’unica strategia da adottare è una soluzione più energica. Probabilmente ci arriveremo anche noi, ma in ritardo. Frutto, quest’ultimo, dell’eccessiva frammentazione dei centri decisionali.
In che senso?
L’eccessiva frammentazione decisionale fa sì che il Governo non sempre recepisce le evidenze scientifiche rappresentate, come dicevo, dal ministro della Salute e da altri ministri e dunque si traduce in ritardi nelle scelte, che invece richiedono celerità .
Quando parla della strategia adottata dagli altri Paesi si riferisce al lockdown?
Sì. La Gran Bretagna ha decretato un lockdown di quasi tre mesi, la Germania e la Francia l’hanno prolungato di un altro mese. Quando, come da noi, non riesci a tracciare e arrivi a migliaia di casi al giorno, l’unica strategia è bloccare. Ossia adottare un lockdown prolungato.
Quanto prolungato?
In genere servono due mesi, ma noi non partiamo da zero, quindi un mese può andare bene. Per far abbassare la curva, ricominciare a tracciare e nel frattempo vaccinare a tutto spiano. Nel momento in cui si perde il controllo del tracciamento, i decisori devono capire che l’andamento è esponenziale, che avrai decine di migliaia di casi al giorno e centinaia di morti. Io avevo ipotizzato che a febbraio avremmo contato quarantamila morti, purtroppo ci siamo già arrivati. Se continuiamo così il mese prossimo di morti arriveremo a novantacinquemila.
I numeri non sono buoni, lo scenario sta peggiorando. Siamo alla vigilia di un nuovo Dpcm. Le limitazioni decise saranno sufficienti?
Sicuramente vanno nella direzione giusta, purchè si assumano rapidamente e vengano rispettate. Quando si dice che l’obiettivo è arrivare a 50 casi per 100.000 bisogna fare di tutto per raggiungere quella soglia. Di questo passo non ci arriveremo mai.
Le soglie dell’Rt per la definizione delle fasce sono state abbassate, i parametri resi più stringenti. Con queste nuove restrizioni si sta preparando un lockdown mascherato?
Non so se sia così. So soltanto che l’unica mossa da fare in situazioni come quella in cui siamo è una chiusura forte, prolungata. Va fatto per evitare migliaia di morti: abbiamo già superato il numero dei morti ipotizzato per questo periodo e c’è la necessità di portare avanti una campagna vaccinale che immunizzi quanti più italiani possibile. Con questo scenario è impensabile. Come fai a portare migliaia di persone in luoghi pubblici per vaccinarsi? Così si rischia di far espandere ancora di più il virus.
I Presidenti delle Regioni hanno bocciato l’ipotesi, supportata da Cabina di regia e Cts, di far scattare la zona rossa sulla base dell’incidenza del virus, raggiunta la soglia di 250 per 100.000 abitanti. Una misura necessaria?
Assolutamente. Noi abbiamo sollecitato da tempo un sistema più snello e semplificato per l’assegnazione delle aree di rischio. Oltre all’indice Rt, bisogna tenere conto del numero dei nuovi casi, dei morti e dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva a e sub intensiva. Ci stiamo arrivando, ma si è perso tempo. La resistenza delle Regioni è ingiustificata dal punto di vista scientifico. La situazione è grave e ogni minuto di rinvio delle restrizioni necessarie si traduce in centinaia di morti in più.
Sarà introdotta l’area bianca. Non si rischia di dare una spinta alla circolazione del virus?
Con questi numeri parlare di zone bianche è illusorio. Se è un obiettivo da raggiungere è giusto porselo, ma sapendo che non si potrà raggiungere in tempi brevi. Per ora nessuna area del Paese, che registra in media un’incidenza di 350 su 100.000, può scendere a 50 su 100.000. E poi tutto quello che stiamo facendo è al buio, perchè conosciamo molto poco la variante inglese.
Che significa?
Dovremmo incrementare la sorveglianza genomica per capire quanto e dove è diffusa questa variante, caratterizzata da un alto tasso di contagiosità . Così si potrà intervenire nelle zone più colpite e fermarne l’espansione. Non a caso da Inghilterra e Irlanda mi è appena arrivato un avviso che invita a intensificare le misure di mitigazione e contenimento perchè l’alta diffusività della variante sta mettendo in ginocchio questi due Paesi. La battaglia è lunga, dobbiamo essere razionali e agire sulla base delle evidenze scientifiche, non inseguire obiettivi utopici.
Quando parla di zone colpite dalla variante inglese si riferisce al Veneto?
Più che della variante inglese credo che la situazione in cui si trova il Veneto dipenda dalla scelta di basare il monitoraggio sui test rapidi, non sempre affidabili e dal fatto che l’essere rimasta in zona gialla sia stato interpretato come un “liberi tutti”. Non a caso, le regioni che stanno un po’ meglio sono quelle che sono state in zona rossa, come la Toscana e la Campania.
Continua a far discutere la riapertura delle scuole. Più volte il Cts ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze della decisione di non farli tornare tra i banchi sulla salute mentale dei ragazzi. Lei che ne pensa?
Bisogna basare le decisioni sui numeri. In Gran Bretagna, in Austria, in Germania le scuole sono chiuse. L’obiettivo è aprirle quanto prima, ma per non richiuderle. Per non penalizzare i ragazzi e consentire loro di rientrare bisognava riorganizzare i trasporti e tutto quello che ruota attorno alla scuola.
Dopo le polemiche legate al suo mancato rinnovo dal 2006 a oggi, è stata definita la bozza del piano pandemico 2021-23. Fa discutere l’indicazione “Se le risorse sono scarse, scegliere chi curare”. Che ne pensa?
Si tratta di una bozza tecnica, in discussione, ma credo che se le risorse sono scarse bisogna incrementarle, non tagliarle come è stato fatto in passato. Il ministro Speranza ha trovato più risorse che negli ultimi dieci anni. Un Paese deve capire quali sono i settori strategici per il suo futuro e investire su quelli. I nostri sono scuola, sanità e ricerca. Abbiamo migliaia di medici che non riescono a specializzarsi, puntiamo su di loro. Le soluzioni non arrivano dalle macchine, ma dalle persone.
Un anno fa il primo morto per Covid. Giovedì un team di esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità arriverà in Cina per indagare sull’origine del virus. Quanto credito dare a questa missione?
Molto credito, è importante che si vada sul luogo ad approfondire. Da marzo abbiamo la certezza che il virus non è stato creato in laboratorio, ma resta il dubbio sull’ospite intermedio attraverso il quale è passato all’uomo. Nei primi tempi la Cina ha ritardato la comunicazione e ha sbagliato, ma poi è stata collaborativa e trasparente. La missione è importante per fare chiarezza definitiva e non ripetere gli errori commessi. Dobbiamo prepararci a evitare eventi ripetuti di questo tipo e abituarci a non negare l’evidenza.
Piano vaccini, l’impressione è che sarà uno stop and go. Quanto peseranno i ritardi di AstraZeneca?
Non nascondendo le grandi difficoltà che esistono nel fornire vaccini a un numero così alto di persone, sono ottimista. Credo che il vaccino di AstraZeneca arriverà abbastanza rapidamente, così sarà possibile vaccinare anche negli studi dei medici di medicina generale. L’Unione Europea ha garantito la copertura per tutti i cittadini e credo che via via si delineerà un andamento incrementale soddisfacente per tutti.
Che capacità produttiva c’è per il 2021 nel mondo e quanto ci vorrà a vaccinare la popolazione mondiale?
Penso che, se si aumenta la capacità produttiva, nel 2022 si raggiungerà una buona percentuale di immunizzazione, che poi sarà possibile completare più avanti.
Terza ondata: ci siamo già ? Cosa ci aspetta?
Se non prendiamo atto della realtà e assumiamo misure energiche ci aspettano ondate alternate indistinguibili tra loro. Anticipiamo il virus come hanno fatto Nuova Zelanda, Taiwan e Corea del Sud. Bisogna ridimensionare la curva epidemica, tornare a tracciare e a testare e nel frattempo proseguire con la vaccinazione. Altrimenti il 2021 sarà un anno segnato dall’alternanza di onde pandemiche, una più grande dell’altra.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 12th, 2021 Riccardo Fucile
“LA POLITICA E’ LITIGIOSA, L’ORCHESTRA SUONA MENTRE IL TITANIC AFFONDA”
“I dati indicano che siamo non dico daccapo, ma in una situazione non tranquilla, con la possibilità di
ritrovarci settimana prossima di nuovo con gli ospedali in forte difficoltà . Non c’è certezza, ma per come si configura, la situazione ci dà elevate possibilità di essere messi male a breve. La politica? Mi tedia questa litigiosità che continuo a vedere, che dovrebbe essere la funzione responsabile di questo Paese, che continua a farsi i propri affarucci in una situazione in cui l’orchestra suona e il Titanic affonda”. A parlare è Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano e dell’Università degli Studi di Milano, intervenuto durante la trasmissione Agorà su Rai3.
Secondo lo scienziato, ”è chiaro che il sistema policromatico utilizzato fino adesso ha funzionato in maniera molto limitata”, anzi “mi sentirei di dire non ha funzionato – sostiene – se è vero come è vero che quelle peggio messe sono attualmente le Regioni che sono sempre state più o meno gialle”.
“Il virus si muove e si diffonde con il movimento delle persone – ricorda l’esperto – e quello che è successo è quello che continuerà a succedere se non si riuscirà a circoscrivere la problematica del movimento e della circolazione conseguente del virus. Tristissima considerazione che non faccio certo volentieri”, precisa, però “siamo in una situazione in cui, perchè il Paese possa riprendere da tutti i punti di vista, tocca contenere questa che” per Galli ”è una seconda ondata non terminata e tocca assolutamente intervenire perchè si riesca a fare la campagna vaccinale. La prima cosa su cui vorrei essere confidente è la disponibilità di quantità di vaccini e di un apparato per somministrarli tale da rendere produttiva la chiusura” ulteriore, necessaria a parere dell’infettivologo.
“In realtà non è mai finita la seconda” ondata, osserva Galli, e “mi auguro di non vederne una terza perchè se la vedessi probabilmente dovrebbero essere intervenuti ulteriori fattori, magari anche sulle caratteristiche del virus, ma mi auguro di no”.
E sulla situazione politica del nostro Paese, Massimo Galli ha detto: “Mi tedia questa litigiosità che continuo a vedere nella politica, che dovrebbe essere la funzione responsabile di questo Paese” e che invece “continua a farsi i propri affarucci in una situazione in cui l’orchestra suona e il Titanic affonda. Questa è francamente l’impressione che forse hanno anche gli italiani, e che magari dovrebbe essere ricordata sia dai politici sia da tutto il mondo del commento alla politica”.
(da agenzie)
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