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MASTELLA SE LA RIDE: “I VIETCONG CI SONO, STATE TRANQUILLI, RENZI PENSI A VERDINI”

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

“FACCIO IL REGISTA, LA POLTRONA CE L’HO, FACCIO IL SINDACO, RENZI E’ UN STRALUNATO PENSI LA GOVERNO RENZI-VERDINI”… “BERLUSCONI FACCIA UN ATTO DI CORAGGIO E SI DISTINGUA DA CHI NON HA CONDANNATO IL GOLPE DI TRUMP”

“Potrebbe poi succedere che i responsabili si trasformerebbero in irresponsabili. A quel punto non ci sarebbe più la maggioranza. E allora bisogna evitare questa sceneggiata drammatica”. Come, con i responsabili? “I vietcong ci sono, state tranquilli”.
A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Clemente Mastella, che alla domanda su se si senta il ‘capo’ dei responsabili risponde: “Posso dare il mio contributo, posso fare il regista. Di certo non mi candiderò più. Il mio è un atto di amore nei confronti del Paese”.
“Renzi è uno stralunato”, afferma l’ex leader Udeur, che attacca in particolare “l’ipocrita ironia sui responsabili”.
Mastella si riferisce alla battuta del leader di Italia Viva sul governo Conte-Mastella. “Con tutta la stima e il rispetto per Denis Verdini, io cosa dovrei rispondere? Che lui è il Renzi-Verdini? È incredibile quello che Renzi sta combinando. Di fatto ha aperto al Conte-ter e su questo vorrei porre una questione. I numeri a Palazzo Madama sono sempre stati risicati. Ma se tu non escludi il Conte-ter apri inevitabilmente una faglia nel M5S. Il gruppo pentastellato è friabile. Ne consegue che se cambi, ad esempio, Alfonso Bonafede e lo togli da via Arenula, ci saranno altri insoddisfatti. Così come ci sono stati nel passaggio dal Conte-1 al Conte-2. E potrebbe poi succedere che i responsabili si trasformerebbero in irresponsabili. A quel punto non ci sarebbe più la maggioranza. E allora bisogna evitare questa sceneggiata drammatica”.
Alla domanda se lui si senta il ‘capo’ dei responsabili, Mastella replica: “Posso dare il mio contributo, posso fare il regista. Di certo non mi candiderò più. Il mio è un atto di amore nei confronti del Paese. Io ho la mia poltrona di sindaco di Benevento. A Benevento il Pd locale è contro di me, i Cinque Stelle mi minacciano in tutti i modi, e io nonostante tutto ciò lavoro per il bene dell’Italia”.
Infine, un invito a Silvio Berlusconi: “Faccia un atto di coraggio e si distingua come ha fatto col golpe americano dai suoi partners. Sarà  apprezzato anche dal Paese e questa sarebbe l’unica possibilità  reale per lui di poter pensare di salire al Colle”.

(da “Huffingtonpost”)

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COSA FARA’ ADESSO CONTE?

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

CONGELATA LA CRISI FINO AL 20, POI IN AULA PER AFFRONTARE RENZI… QUATTRO SENATORI DI ITALIA VIVA NON SEGUIREBBERO RENZI

Ieri sera Giuseppe Conte all’apertura del CdM ha accettato le dimissioni delle ministre Bonetti e Bellanova annunciate durante la conferenza stampa di Matteo Renzi. Il premier ha usato le parole “crisi di governo“: “Cari ministri, purtroppo questa sera IV si è assunta la grave responsabilità  di aprire una crisi di governo. Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando. Se un partito fa dimettere le sue ministre, questo non può essere considerato un fatto estemporaneo, non si può sminuire la gravità  di questa decisione”. Cosa succede adesso?
Nonostante Conte abbia sentito al telefono Mattarella, comunicandogli la decisione delle ministre di Iv di dimettersi, non sarebbe previsto per ora un nuovo incontro in cui il premier presenti le dimissioni per ottenere il reincarico e dare vita a un Conte Ter. E per qualche giorno potrebbe non succedere niente. Secondo Repubblica fino al 20 gennaio il governo rimarrà  in piedi e poi Conte proverà  ad andare in Aula:
Vuole invece prendere tempo, congelando la crisi per alcuni giorni, forse addirittura fino al 20 gennaio, in modo da consentire il voto sullo scostamento di bilancio e i nuovi ristori. Soltanto a quel punto dovrebbe affrontare al Senato il leader di Rignano. A viso aperto, «in modo trasparente e di fronte a tutti gli italiani».
In questo modo dividerà  l’Aula, forse la spaccherà . Drammatizzerà , almeno questo è il suo progetto, creando le condizioni politiche per scippare senatori a Renzi e andare avanti con i responsabili. Il primo passo si manifesta già  a sera, quando alla Camera sembra in procinto di nascere un gruppo “contiano”, con il placet dell’avvocato. Il primo varco per un’operazione da replicare, spera, a Palazzo Madama.
L’ostacolo è appunto quello dei famosi “responsabili”: una soluzione che Mattarella non accetterebbe. Conte potrebbe andare avanti solo se fosse appoggiato da «maggioranze solide e con un perimetro ben chiaro».
E mentre Mastella ha spiegato di voler lavorare ad un gruppo comunque al momento i numeri non sarebbero tali da assicurare una navigazione dell’esecutivo. Ci sarebbero i 92 del Movimento 5 stelle, i 35 del Pd, i 17 del gruppo misto (compreso Leu e Maie), un paio di ex pentastellati (Martelli e Ciampolillo), poi i senatori a vita Rubbia e Piano ma comunque mancherebbero all’appello sei o sette voti, senza considerare che il centrodestra (i leader torneranno a vedersi domani) si è blindato. Non è detto che però qualcosa non si muova. Giovanna Vitale su Repubblica racconta che ci sarebbero quattro senatori di Italia Viva pronti a non seguire Renzi:
Ciononostante, al Senato continuano a mancare numeri sicuri. Continua a lavorarci Goffredo Bettini. Ma Silvio Berlusconi, almeno ufficialmente, non sembra troppo collaborativo: avrebbe le mani legate a causa dei sovranisti, che lo marcano strettissimo. Singole schegge — magari sotto la regia di Gianni Letta — potrebbero comunque staccarsi da Fi, come quattro senatori renziani sarebbe pronti a non seguire il leader.
Anche Forza Italia nonostante i proclami di Meloni e Salvini che vogliono le elezioni potrebbe dare una mano al premier. Le urne sono lo scenario che non si può realizzare. La Stampa spiega che il Movimento 5 Stelle è pronto a tutto pur di evitarle, anche a costo di mollare Conte se non si potesse fare altrimenti:
«Faremo quadrato intorno a Giuseppe Conte fino all’ultimo- viene fatto trapelare in tarda serata-, ma se poi al tavolo delle trattative si dovesse chiedere il sacrificio di troppi ministri di peso del Movimento, potremmo anche accettare un altro nome per palazzo Chigi, magari suggerito dal Colle». E quello della presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia, in fondo, non dispiacerebbe ai grillini, «purchè il governo nascente abbia una forte impronta politica»
Alla fine Renzi che ieri sera avrebbe detto ai suoi “Ogni soluzione passerà  da noi” potrebbe rientrare in gioco nonostante da ieri sera gli esponenti della maggioranza dicano il contrario, come spiega il Messaggero:
Dalla sua Conte ha però la pressione del Quirinale su tutte le forze politiche della maggioranza — renziani in testa — per chiudere rapidamente la crisi ed evitare l’arrivo a palazzo Chigi di un esecutivo tecnico che traghetti il Paese alle urne. Si inizia infatti ad avvertire il pressing dell’opposizione e rischia di tornare d’attualità  il peso che ha la riforma costituzionale su un Parlamento che tra qualche mese dovrà  scegliere il nuovo Capo dello Stato. La strada per ritrovare un accordo è stretta ma non impossibile e poggia anche sul post rilanciato da Beppe Grillo che invita ad una ricomposizione con «i costruttori» dell’attuale maggioranza. Dopo lo strappo renziano nel Pd si mastica amaro. Tutti, o quasi, lanciano strali contro Iv, mai dem tornano a ritessere la tela interrotta qualche giorno fa e che prevedeva le dimissioni di Conte nelle mani di Mattarella solo dopo aver trovato un nuovo accordo nella maggioranza in modo da ricevere un nuovo incarico. Dopo giorni di resistenze, la strada del “rimpasto” va in soffitta e anche ieri notte sono proseguiti i contatti tra Pd e Iv per arrivare ad un’intesa che non sia troppo penalizzante per il presidente del Consiglio

(da “NextQuotidiano”)

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CONTE NON SI DIMETTE, TENTAZIONE DELLA RESA DEI CONTI IN PARLAMENTO

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

EMERGE UN FATTO CHE LA DICE LUNGA: RENZI NON HA MAI RISPOSTO ALLE TELEFONATE DI CONTE …. TUTTO ERA GIA’ DECISO DA TEMPO, COME ABBIAMO SEMPRE DETTO… I MANDATI E I BENEFICIARI DI RENZI VOGLIONO METTERE LE MANI SUI SOLDI DEL RECOVERY, LO CAPIREBBE ANCHE UN BAMBINO

È scuro in volto Giuseppe Conte, mentre insieme al suo staff guarda da Palazzo Chigi quel che accade a trecento metri di distanza, dove in un’aula della Camera Matteo Renzi lo sta accusando di aver realizzato nella sostanza quei “pieni poteri” che Matteo Salvini chiedeva esplicitamente, per poi portare il governo nell’inazione. Il premier, si consulta con i suoi consiglieri più stretti, ma alla fine decide di non rispondere. La via per la propria sopravvivenza a Palazzo Chigi è ormai diventata un sentiero strettissimo, ogni errore può essergli fatale.
In serata si presenta nel Consiglio dei ministri dove sono emblematicamente vuote le sedie di Teresa Bellanova e Elena Bonetti: “Ho accettato le loro dimissioni e informato il Quirinale – dice ai presenti – Italia viva si è assunta una grave responsabilità , un danno per il nostro paese”. La strada scelta non è quella delle dimissioni: il premier è in contatto costante con il Colle, ma la strada scelta è quella del confronto in Parlamento.
Una road map che prevede l’approvazione delle nuove norme sulla pandemia, tra domani e venerdì un nuovo Cdm sullo scostamento di bilancio, all’inizio della prossima settimana la resa dei conti in Parlamento.
Uno spazio di poco meno di una settimana nel quale si potrebbe riaprire lo spazio per una ricomposizione in extremis della frattura, visto che Matteo Renzi non ha, almeno pubblicamente, posto veti. In quella direzione spinge la parte più volenterosa dei 5 stelle, in quella direzione va il Pd. Dario Franceschini fino all’ultimo minuto utile ha tenuto aperto il filo del dialogo con il leader di Italia viva, cercando di scongiurare lo strappo e forte anche della retromarcia di Conte di ritorno dal Colle, che aveva teso una mano a Iv e invitandola a confrontarsi su un nuovo patto di fine legislatura. “Il confronto si fa in Parlamento, non nell’angolo di una strada”, ha gelato tutti il senatore di Rignano subito dopo aver annunciato il ritiro della delegazione di governo.
Non esclude nulla, Conte, non sarà  lui a dire no a una ricucitura. Ma non a tutti i costi. “Non ha alcuna intenzione di uscirne umiliato – spiega un parlamentare a lui molto vicino – quindi tenterà  tutto il possibile, ma la politica, come piace dire a Renzi, comprende anche il rispetto dell’avversario”. È così che nella sostanza viene ormai percepito il capo di Italia viva, ed è per questo che, almeno nelle prime ore dopo la rottura, la tentazione dell’aula è fortissima. Sentimento che sembra reciproco, visto che sia Renzi sia Bellanova sottolineano di non aver mai ricevuto una telefonata da Conte per proporre un confronto. Accuse rispedite al mittente dal premier. Secondo fonti di maggioranza Giuseppe Conte nei giorni scorsi avrebbe cercato al telefono Matteo Renzi, con telefonate e anche messaggi, a cui non ha mai ricevuto risposta.
Dalle stanze del governo e dai vertici di maggioranza esce un’indicazione: uscite in sostegno del presidente: parte Di Maio, seguono Crimi, Bonafede, Buffagni, D’Incà , Catalfo, Dadone, Patuanelli. Ma non è un’operazione dei soli 5 stelle.
In rapida successione i capi delegazione di Leu, Roberto Speranza (“Conte ha servito il Paese con disciplina e onore. Avanti al suo fianco”) e del Pd, Dario Franceschini (“Chi attacca il presidente del Consiglio attacca l’intero governo”), come anche il segretario del Nazareno, Nicola Zingaretti (“Avanti con Conte, da lui grande impegno in mesi difficilissimi”).
Conte è durissimo, sembra chiudere la porta di ritorno anche di fronte al Consiglio dei ministri: ”Se un partito fa dimettere le sue ministre, questo non può essere considerato un fatto estemporaneo, non si può sminuire la gravità  di questa decisione. Ho provato fino all’ultimo minuto utile a evitare questo scenario”. I vertici dei 5 stelle sono convinti: “Proverà  la strada del voto in aula e del Parlamento, è molto fiducioso sul numero dei responsabili”. Strada, questa, che spaventa assai i grillini, buona parte dei quali sarebbe molto meno contraria a una ricomposizione che ad andare al governo con transughi di Forza Italia e del centrodestra, oggi definiti responsabili ma che fino a qualche anno fa sarebbero stati da quelle parti chiamati venduti. Senza alcuna garanzia che l’operazione riesca, e con il concreto rischio di vedersi aprire lo scenario fra tutti considerato peggiore: le urne.
Un risiko complicatissimo, una partita rischiosissima in cui Conte si gioca la sopravvivenza politica -perchè sarebbe impossibile la strada di un terzo governo dopo un voto formale di sfiducia – e un pezzo di come la sua esperienza a Palazzo Chigi passerà  alla storia. Come dice una fonte di maggioranza: “Secondo me ci manda a sbattere. Ma Conte ha sette vite. Resta da capire se questa era la settima”.

(da “Huffingtonpost”)

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NEW YORK TIMES LA PENSA COME NOI: “RENZI PROVOCA CRISI NEL MEZZO DELLA PANDEMIA PER LOTTE DI POTERE SUI FONDI DEL RECOVERY”

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

FINANCIAL TIMES: “RENZI “DEMOLITION MAN” METTE SOTTOSOPRA L’ITALIA”

“Il governo italiano va in crisi nel mezzo della pandemia”. È il titolo dell’articolo dell’edizione online del New York Times che dà  conto della crisi di governo in Italia. “La traballante coalizione tra gli impopolari populisti e l’establishment del centro-sinistra rischia l’implosione tra lotte di potere e dispute ideologiche sui fondi Ue”, scrive il quotidiano Usa, affermando che la “pandemia che ha devastato il Paese” e la crisi “hanno sollevato dubbi sulla competenza della leadership e intensificato la lotta politica”.
“L’Italia – prosegue il Nyt – si trova ora in un periodo di incertezza politica, ma che ora è molto più pericoloso a causa della pandemia”. Quanto al protagonista della crisi, Matteo Renzi, il quotidiano Usa ritiene che “la sua mossa, che nervosi leader politici hanno tentato di evitare nel corso della settimana, costringe il suo rivale, il primo ministro Giuseppe Conte, in una situazione difficile”.
Più graffiante il giudizio del Financial Times, che titola: ‘Demolition Man’ Renzi mette sotto sopra Roma. “La crisi italiana minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”, scrive il quotidiano finanziario della City, che in questi giorni ha seguito con attenzione gli sviluppi della situazione politica italiana.
Dopo aver spiegato che la “causa prossima” della crisi è proprio l’utilizzo del piano di ripresa della Ue, il Ft scrive: “La mossa di Renzi potrebbe essere stata pensata per rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale, ma potrebbe facilmente ritorcersi contro di lui, mentre il Paese combatte la pandemia”.
La crisi di governo italiana rimbalza sui siti dei media internazionali già  da ieri sera: “Renzi apre una crisi di governo ritirando le sue ministre dall’esecutivo Conte”, titola il quotidiano spagnolo El Pais. “Il Paese verso nuove elezioni dopo che l’ex premier ritira il partito dalla coalizione”, scrive il britannico Guardian. “Il governo italiano è in crisi dopo che l’ex premier toglie il suo sostegno alla coalizione di governo”, apre il sito dell’americano Cnbc. “Le dimissioni di due ministre minacciano il governo Conte”, è il lancio dell’agenzia France Presse. “il governo italiano in crisi dopo le dimissioni di due ministre”, titola il francese Le Figaro.

(da agenzie)

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