Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
L’ENNESIMO TRAVESTIMENTO DELLA BANDERUOLA OPPORTUNISTA A CUI NON CREDE NESSUNO
Disponibile ad appoggiare il governo Draghi, anche sul tema migranti Matteo Salvini si professa “europeista”. Una svolta che ha dell’incredibile se non fosse dettata da ragioni di opportunismo.
Nel corso di un un punto stampa a Milano, il leader della Lega infatti ha detto che “sul tema immigrazione noi proporremo l’adozione della legislazione europea. A noi va bene che l’immigrazione in Italia sia trattata com’è trattata in Francia e in Germania. Con le stesse regole”.
E rispondendo a una domanda sullo sbarco della nave Ocean Viking ha aggiunto: “Bisogna coinvolgere l’Europa in quello che non è un problema solo italiano”.
Ma non basta. Il senatore Salvini ha anche detto che domani, nel corso del secondo giro di consultazioni con Draghi, porterà come priorità la salute: “C’è un modello lombardo che è il più avanzato dal punto di vista della messa in sicurezza della popolazione e delle vaccinazioni. Proporremo a Draghi il modello Bertolaso” sui vaccini.
Attirandosi le critiche del Pd, che per bocca del vicepresidente dei deputati Michele Bordo avverte su Twitter: “Non si può davvero sentire che Salvini proponga come priorità , per vaccinare tutti gli italiani, il modello lombardo di Bertolaso. Altro che governo per gestire e superare le emergenze. Così le emergenze rischiamo di aggravarle”.
Intanto Giuseppe Conte, intercettato per le strade del centro dal Tg3, risponde di non volersi candidare a sindaco di Roma: “No grazie”, afferma. E giustifica le perplessità di quanti nel M5S mostrano dei dubbi sull’appoggio a Draghi: “Non è un passo facilissimo per alcuni di loro”. Dunque, osserva ancora Conte, “è comprensibile che ci siano delle perplessità “. Ma “la compattezza è un valore in sè”.
Beppe Grillo, invece, dopo l’arringa motivazionale di 45 minuti ai big cinquestelle e il colloquio con Draghi, ritorna sul tema del reddito universale in un post su Facebook, senza riferimenti diretti al momento politico ma per marcare comunque una battaglia storica personale e del Movimento
(da agenzie)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
GRILLO PER IL NO, CASALEGGIO PER IL SI’… IL TIMORE DI ESSERE SCONFESSATI DAGLI ISCRITTI
Le webcam vengono spente alle due e mezza di notte. L’assemblea congiunta dei deputati e
dei senatori M5s, convocata per le 21.45 di domenica sera, è durata quasi cinque ore e non è certo stata risolutiva.
Si chiude tra volti stanchi, tristi, ancora scioccati: “In due settimane è cambiato tutto”. E Barbara Lezzi invoca l’estrema fine (politica, si intente): “Se sosteniamo il governo Draghi, M5s si suiciderà ”.
Va in scena uno psicodramma, tra rabbia e delusioni. Come se non bastasse, la riunione si chiude con la stessa domanda, irrisolta, con la quale si era aperta: “Ci sarà o no il sondaggio su Rousseau per decidere cosa fare?”.
Il capo politico Vito Crimi accende il microfono e, con un giro di parole, dice che alla fine la decisione se consultare o no la rete spetterà a lui: “Non abbiamo ancora un quesito perchè non c’è ancora la proposta del premier incaricato. Poi, sulla base di questo, deciderò se consultare o no la base”.
È chiaro che l’ultima parola in realtà spetta al Garante Beppe Grillo, che opterebbe per il no, e a Davide Casaleggio che invece venerdì scorso ha annunciato che il sondaggio sarà fatto.
Divisi anche su questo, quindi. Attanagliati dai dubbi. L’unico giorno utile, casomai, è mercoledì, poichè martedì pomeriggio la delegazione 5Stelle incontrerà nuovamente il premier incaricato, che con ogni probabilità andrà al Colle giovedì per sciogliere la riserva e non può certo attendere l’esito del voto su Rousseau per formare il nuovo governo, che ha tutta l’aria di essere di salvezza nazionale.
Il punto della questione è principalmente uno: consultare la base è un rischio. Un rischio perchè in Rete si scatenerebbero gli appelli dei parlamentari ribelli guidati da Alessandro Di Battista. Appelli accorati, disperati. “Al Senato c’è un problema profondo, non è una questione di poltrone”, dice che in queste ore sta provando a mettere insieme i pezzi: “Significa cambiare per sempre, rinnegare il passato”.
Danilo Toninelli è tra i più attivi nella battaglia per il ‘no’, ma è anche tra i più sconvolti, tra l’incredulità e la rabbia. “Meglio stare all’opposizione per influenzare l’opinione pubblica che al governo con Forza Italia”, dice l’ex ministro delle Infrastrutture sulla piattaforma Zoom.
Sono almeno una ventina i parlamentari a Palazzo Madama carichi di dubbi e una decina sarebbero pronti alla scissione. Neanche l’intervento del premier dimissionario Giuseppe Conte, che ha chiesto ai deputati e a senatori di non arroccarsi sull’Aventino, è servito a scuotere le coscienze. Anzi, forte è stata la delusione quando l’avvocato del popolo ha detto che non ha alcuna intenzione di entrare a far parte del governo. Nicola Morra, tra i primi a chiedere di far decidere gli iscritti alla piattaforma Rousseau, oggi si è chiuso in un silenzio stampa.
La nascita di un governo a guida Draghi sarebbe la riuscita di un piano di accerchiamento nei confronti del movimento, per “assorbirlo” dentro un sistema che non vede l’ora di fagocitarlo e renderlo indistinguibile dalle altre forze politiche. E secondo me il movimento deve resistere con tutte le sue forze a questo piano anzichè assecondarlo. Continuo a pensare che a maggior ragione in un momento del genere, nel quale bisogna ricostruire sulle macerie lasciate dal covid, ci sia bisogno di una chiara impronta politica e non di un governo tecnico. Mi riservo di valutare all’esito del secondo giro di consultazioni, quando avremo qualche elemento in più, ma con queste premesse dubito che possa uscirne qualcosa di buono per il Paese.
Il deputato Francesco Forcinati invoca il complotto: “La nascita di un governo a guida Draghi sarebbe la riuscita di un piano di accerchiamento nei confronti del Movimento, per assorbirlo dentro un sistema che non vede l’ora di fagocitarlo e renderlo indistinguibile dalle altre forze politiche. E secondo me il Movimento deve resistere con tutte le sue forze a questo piano anzichè assecondarlo”. E poi ancora: !Mi riservo di valutare all’esito del secondo giro di consultazioni, quando avremo qualche elemento in più, ma con queste premesse dubito che possa uscirne qualcosa di buono per il Paese”.
Su questa scia prende la parola Mattia Crucioli. Ha un foglio davanti con un elenco di punti: “Dobbiamo votare ‘no’ a Draghi e ora vi spiego il perchè. Perchè Draghi è quello della Goldman Sachs , delle banche, è un capitalismo”. E via dicendo sullo stile Di Battista, che proprio questa mattina è tornato sul tema collocandosi all’opposizione pur non essendo in Parlamento: “Non ho dubbi che il Professor Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza. Un capitalista finanziario è per sempre”.
Un post di questo tenore può influenzare l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau, se dovesse esserci. Si brancola nel buio mentre i governisti provano a ridurre la fronda. Le riunioni sono ricominciate di buon mattino. Sergio Battelli, si aggira nei corridoio della Camera, mentre sta per iniziarne un’altra: “Ieri ho battuti tutti i record. Connesso dalle dieci e mezza del mattino con una pausa di un’ora soltanto”. Ma tutto ciò non è servito per capire che fine farà la piattaforma Rousseau.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
LO CREDO, DOPO CHE AVETE FATTO CADERE IL GOVERNO PER CONTO TERZI E ANDATE DA MESI IN PELLEGRINAGGIO A CITTA’ DELLA PIEVE PER PREPARARE CON DRAGHI IL RIBALTONE
Maria Elena Boschi è disposta a dimenticare gli attacchi di Salvini nei suoi confronti. Non sono più importanti ora, in questo momento serve una maggioranza per governare il Paese.
Ieri sera la capogruppo alla Camera di Italia Viva ha fatto il punto sugli ultimi mesi a Live — Non è la D’Urso. Da Arcuri a Conte, dai vaccini al Recovery. Tutti i passaggi per i quali Renzi e i suoi hanno deciso di aprire la crisi di governo, dall’inizio alla fine.
E le prospettive: “Non so se sarà venerdì o sabato, mi auguro che il governo Draghi possa cominciare il proprio lavoro prima possibile”, ha spiegato Boschi. “E quella sarà una vittoria dell’Italia, non di Italia Viva”
Sul prossimo governo Boschi non ha dubbi: “Draghi farà meglio”. Siamo ancora in una prima fase di trattativa, anche se, secondo la deputata renziana, “non si tratta di dire Salvini sì o no, 5 Stelle sì o no, Zingaretti sì o no, ma dire sì o no all’appello del capo dello Stato”.
Per questo, ha sottolineato Boschi, “gli attacchi della Bestia di Salvini davanti alla sofferenza del Paese passano in seconda piano”. L’ex ministra ha detto che, come Italia Viva, non hanno posto condizioni nè chiesto ministeri, ma ha spiegato di volere un governo “di persone competenti”.
Peccato che si sia dimenticata di dare spiegazioni sulle assidue visite di Renzi e “altri politici” nella villa di Draghi a Città della Pieve, documentati da testate locali per concordare i dettagli del ribaltone.
(da agenzie)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
LA COMPONENTE MDP-ART.1 INVECE POSSIBILISTA, PER CONSERVARE IL MINISTERO DELA SANITA’ CON SPERANZA
Se si farà il governo Draghi, e se dentro il governo ci sarà Matteo Salvini, anche la piccola ma
finora coordinata pattuglia di LeU, la gamba sinistra del governo giallorosso, andrà incontro ad una spaccatura.
Da una parte Mdp-Art.1 di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani, con il ministro della Salute che tutti danno vicino alla riconferma in uno dei dicasteri più impegnativi e delicati in questa fase storica; dall’altra Sinistra Italiana con il suo rieletto segretario Nicola Fratoianni, dove non si è disposti a restare in una maggioranza con la Lega
Non è ancora detta l’ultima parola, però. Nel senso che in queste ore il tentativo congiunto di Pd, 5 Stelle e la stessa LeU è quella di riuscire a tener fuori Salvini dal perimetro della maggioranza, allargandola alla sola Forza Italia.
La decisione ultima però spetta a Mario Draghi e su questo al momento non ci sono garanzie. La gradazione di imbarazzo per la creazione di un esecutivo politico che va dalla sinistra al Carroccio è alto per tutti nella vecchia maggioranza, chi finora però ha detto un no secco e pregiudiziale è stata solo Sinistra Italiana.
“Vogliamo un governo che creda in un’Europa solidale e che difenda i diritti umani, in casa e nel mondo. Emergono quindi incompatibilità che abbiamo il dovere di riaffermare quando si immagina la costruzione di un governo politico, incompatibilità come quella tra noi e la destra nazionalista di Lega e Fratelli d’Italia”, ha spiegato Fratoianni venerdì scorso dopo l’incontro tra la delegazione di LeU e Draghi.
Gli ex pd di Mdp-Art.1 ormai da tempo si coordinano strettamente con il Pd zingarettiano, più orientato a sinistra (ma non in Parlamento, dove la maggioranza dei parlamentari fu nominata da Matteo Renzi) e già sostenuto alle Europee del 2019. Speranza poi in questi mesi di pandemia ha avuto un ruolo di primo piano nel governo, c’è anche bisogno di una continuità per continuare a gestire l’emergenza.
Nonostante i mal di pancia del ritrovarsi con i leghisti in maggioranza, sarà difficile per lui tirarsene fuori.
Insomma per LeU, 6 senatori (di cui due ex 5 Stelle, Paola Nugnes e Elena Fattori, sette se si aggiunge anche l’indipendente Sandro Ruotolo) e 12 deputati, il passaggio è stretto e ci sono buone possibilità che il bacio del rospo decreti la fine del cartello elettorale nato nel 2018. Il quale però in questi anni, in realtà , sul piano politico non è mai decollato.
Dopodichè su un punto, comunque vada, chi sta in LeU concorda: l’alleanza con Pd e 5 Stelle, per il presente e per il futuro, va preservata.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
“FARE UN PATTO CON CHI HA ASSUNTO POSIZIONI LIBERTICIDE DETERMINEREBBE LA FINE DEL PARTITO”
Pubblichiamo la lettera di alcuni militanti e attivisti del Partito Democratico indirizzata al segretario dem Nicola Zingaretti
Egregio Segretario,
Emergono in queste ore delle novità in merito alla formazione del Governo presieduto dal prof. Mario Draghi, ove si afferma la disponibilità del Partito Democratico a far parte di una larga maggioranza politica in cui figurerebbero anche Lega e Forza Italia, oltre al già ben noto e scontato appoggio di Italia Viva.
Pur consapevole della delicata situazione in cui versa attualmente il nostro Paese, dobbiamo dissentire da questa decisione; il Partito Democratico, ha sempre agito con grande senso di responsabilità e di servizio verso le istituzioni, anche derogando, talvolta, i valori statutari.
Governare con chi ha assunto deliberatamente posizioni liberticide e anti-europeiste, o con chi già in passato ha utilizzato gli incarichi di Governo per la realizzazione di interessi personali e di parte, significherebbe sancire la morte politica del partito, creando una situazione identica a quella presentatasi già nel 2013 dopo il Governo Monti.
Per quanto Mario Draghi sia una personalità di spicco e di sicuro valore, non ci consente di accettare delle mortificanti condizioni, che mettono in difficoltà anche il ruolo dei tanti militanti, ma soprattutto questa situazione sarebbe uno svilimento dell’esperienza giallo-rossa.
Pertanto, l’unica soluzione auspicabile è quella proposta dal Presidente uscente prof. Giuseppe Conte, ovvero un Governo politico presieduto dal prof. Draghi con una maggioranza giallo-rossa e con il ritorno di Italia Viva (già questo risulterebbe un compromesso) e con l’ingresso di +Europa e Azione nella compagine governativa.
Altre soluzioni diverse da quest’ultima, risulterebbero indigeste e non comprese, non solo dai militanti, ma anche dai cittadini, determinando l’isolamento politico del PD e la fine dell’alleanza con il MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, in tal senso, chiediamo di non procedere alla formazione di un Governo a tutti i costi.
Militanti del Partito Democratico
(da TPI)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
5,4 MILIONI DI FONDI PUBBLICI PER SPARARE CAZZATE… SALVINI AL SUPERMERCATO CON LA SCORTA, IN ATTESA DI QUELLA DELLE GUARDIE PENITENZIARIE, VACCI DA SOLO E VEDRAI CHE ACCOGLIENZA
Quando credete che abbiamo toccato il fondo, loro cominciano a scavare. Loro sono i titolisti
di “Libero” e il fondo è il titolo con cui questo sedicente quotidiano apre la prima pagina di oggi: “Salvini innamorato di Draghi viene elogiato dalla gente”. (Gulp!)
E, nell’occhiello, precisano: “Riceve complimenti al supermercato” (Gasp!)
Ma è nel catenaccio che quei geni di Feltri e Senaldi — o chi per loro — si superano, regalando agli italiani una lezione gratuita di come non si dovrebbe mai fare giornalismo.
E, a partire da un post pubblicato da Matteo Salvini su Facebook nel quale si vanta di non poter girare liberamente al supermercato senza essere fermato da fan e ammiratori che lo ringraziano, gli ineffabili titolisti di “Libero” si spingono a una profonda analisi della situazione politica italiana, offrendo ai propri lettori una fotografia ad alta risoluzione del momento vissuto dal Paese
“Matteo (chiamato per nome, ndr) conferma l’appoggio a Mario (anche lui col nome di battesimo, come se fosse il primo frescone che passa al bar, ndr): ‘In Europa a testa alta, meno tasse e più cantieri’. E all’Esselunga di Firenze le persone lo fermano per consigli e foto. Lui: ‘Non è male…’”
Non è Lercio, come si direbbe in questi casi, ma la vera prima pagina di un quotidiano italiano oggi in edicola, uno dei rari casi di giornali che ha più milioni di euro di sovvenzioni pubbliche (5,4 nell’anno 2019, fonte: Il Post) che lettori (quattro), e che, direttamente o indirettamente, influisce sul dibattito pubblico di questo Paese in uno dei momenti più delicati e complessi della sua storia.
Insomma, era difficile fare peggio dei titoli su gay, migranti e meridionali degli ultimi anni, e in effetti quelli restano una pietra d’inciampo della disumanità e dell’intolleranza applicata al giornalismo, ma non si può non riconoscere l’impegno a mantenere gli standard qualitativi all’altezza delle aspettative dei propri lettori.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
IL PREMIER NOMINERA’ TECNICI DI FIDUCIA PER ECONOMIA, INTERNI E GIUSTIZIA
Il ministero dell’Economia. Gli Interni. La Giustizia. E ovviamente il sottosegretario alla Presidenza e il ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Ecco la “quota Draghi”. Un cuscinetto di sicurezza che il premier incaricato, anche confrontandosi con il Quirinale, potrebbe riservare a figure tecniche. Non per brama di controllo, ma per sottrarre alcune caselle e i dossier più scottanti all’inevitabile tensione politica di una maggioranza così larga.
Ministeri politici, ma senza leader
Sui nomi nulla è ancora deciso. Anzi, mentre i partiti si agitano immaginando spartizioni correntizie col bilancino, l’ex banchiere centrale sembra concentrato soprattutto sul programma. Solo dopo verranno le ambizioni dei singoli. La novità della “domenica di decantazione”, comunque, è che tra le segreterie si fa largo la voglia di ministri politici. Una tentazione che riguarda soprattutto il Nazareno. Pesa, in questo senso, la necessità degli alleati del Movimento di piazzare alcuni big al governo, per non esplodere.
Ministri politici, dunque. Ma difficilmente i leader. Nicola Zingaretti, a dire il vero, è tentato da questa opzione, ma come sostenere la convivenza con Matteo Salvini in cdm? E così, inizia a farsi spazio l’opzione di un governo dei “numeri due”. Figure meno ingombranti dei segretari. Capaci di sedare le risse politiche.
La Lega insiste su Giorgetti allo Sviluppo
Per la Lega resiste il nome di Giancarlo Giorgetti. Un’opzione è affidargli il ministero dello Sviluppo, ma questo a patto di lasciare l’altro ministero di spesa – cioè l’Economia – al Pd.
Roberto Gualtieri spera ancora nella riconferma, ma potrebbe pagare alcune divisioni interne ai dem. E siccome per quel ruolo sembra farsi largo il direttore generale di Bankitalia Daniele Franco – in alternativa gira addirittura voce di un interim del premier per via XX settembre – allora il Mise potrebbe finire al Nazareno, lasciando le Infrastrutture al numero due di Salvini.
Venti ministri o ventiquattro
Sia chiaro, l’incastro è ancora complessissimo. Ad esempio, circolano due schemi di gioco: il primo prevede venti ministri, il secondo ventiquattro. Nel primo caso, i politici in squadra sarebbero dodici: tre per il Movimento, due per Pd, Lega e Forza Italia, uno a Italia Viva, Leu e centristi. Nel secondo, addirittura quattordici: tre per Movimento, Pd e Lega, due per Forza Italia, uno per Italia Viva, Leu e centristi.
Per il Pd in pole Orlando, Franceschini e Guerini
Ogni partito, poi, ha i suoi problemi. Il Pd, ad esempio, chiede quattro posti sapendo di poterne ottenere al massimo tre. Nel caso, sarebbero in pole Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Quest’ultimo, anche per il peso nei gruppi, difficilmente potrebbe restare fuori, al massimo ricevere la delega ai Servizi. Se invece la Difesa finisse in mano a un tecnico, gira il nome di Claudio Graziano, presidente del comitato militare Ue.
Agli Esteri Di Maio o Conte, Cartabia alla Giustizia
Ma il vero nodo è quello degli Esteri. Ci punta ovviamente Luigi Di Maio, che assieme a Stefano Patuanelli ha buone chance di far parte della squadra. Resta il problema, gigantesco, di Giuseppe Conte: la casella naturale sarebbe la Farnesina.
Ma è l’ambizione, come detto, di Di Maio. Tra i 5S c’è chi spinge per dirottarlo in un ruolo meno “ingombrante” alla guida del partito. L’alternativa è la Giustizia, dove però sembra solida Marta Cartabia. E anche agli Interni sembra possibile la conferma di Luciana Lamorgese.
Le caselle meno pesanti
Anche le caselle meno “pesanti” sono ancora da riempire. Per lo Sport gira tra gli altri il nome di Andrea Abodi, presidente dell’istituto per il Credito sportivo, con rapporti trasversali che vanno da Fratelli d’Italia fino a Giorgetti e al Pd.
Mentre Antonio Tajani potrebbero diventare ministro per gli Affari europei. Tra gli azzurri, circola anche il nome di Mara Carfagna.
Matteo Renzi, invece, dovrà scegliere tra due fedelissimi: Teresa Bellanova o Ettore Rosato. Se Leu entrerà in maggioranza, verrà confermato Roberto Speranza. E anche i centristi sperano in un posto, magari per Carlo Calenda o Benedetto Della Vedova.
Resta un paradosso: quanto più i partiti rilanciano sui ministeri, tanto più per Draghi diventa faticoso trovare un equilibrio solido. Ci proverà . Ma se gli appetiti dovessero diventare insaziabili, potrebbe scegliere i nomi senza troppo badare al bilancino. Starà ai partiti, poi, dire sì o no al suo “dream team”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
VOTO SU ROUSSEAU ANCORA IN BALLO
Quattro ore. Tanto è durata la lunga assemblea dei parlamentari del Movimento 5 Stelle,
convocata domenica sera per fare il punto sull’incontro di sabato con Mario Draghi e affrontare le posizioni del partito alla vigilia del secondo giro di consultazioni del presidente incaricato.
Due i punti che emergono dal vertice iniziato alle 22.30 e terminato alle 2.15 di notte. Il primo riguarda la decisione sul voto su Rousseau, che spetterà al capo politico reggente Vito Crimi al termine dei colloqui con Draghi. Solo allora, infatti, si saprà se sarà necessario o no coinvolgere anche la base con la consultazione online.
In secondo luogo, dal vertice pentastellato è emersa anche la scelta dell’ex premier Conte di non fare parte del nuovo esecutivo.
Ma procediamo con ordine. Ad aprire l’assemblea dei deputati e senatori grillini, convocata in videocollegamento sulla piattaforma Zoom, è stato proprio Crimi. Secondo quanto riferiscono fonti del Movimento, il capo politico reggente ha riassunto le posizioni riportate a Draghi, ribadendo che il Conte 2 ha stabilito dei punti fermi, come il reddito di cittadinanza, su cui non si possono fare passi indietro. Il tema è dunque partire da quanto già fatto. E il presidente incaricato si è detto aperto a questo metodo.
Seconto quanto riferito da Crimi, Draghi ha esposto le sue priorità , ovvero il piano per affrontare la crisi pandemica, sia sul piano delle difficoltà economiche che sanitarie. Poi ha parlato dei problemi del lavoro, dal blocco dei licenziamenti ai debiti delle aziende. Da parte del premier incaricato, inoltre, forte è stata l’attenzione sulla questione ambientale, definita “ineludibile”, alla quale Grillo si è agganciato con la sua proposta di un ministero della Transizione ecologica.
Quanto al perimetro politico, anche in questo caso per Crimi bisogna partire dal Conte 2 e fare pochi innesti. “Non possono esserci dentro tutti, mancherebbe l’identità politica”, ha spiegato il capo politico cinquestelle.
Poi la sorpresa. Crimi ha annunciato l’intervento di Conte in assemblea e l’ex premier, riferiscono dal Movimento, nel suo discorso non si sarebbe risparmiato.
Dopo aver ringraziato tutti, parlamentari e ministri, l’ex presidente del Consiglio ha spronato i grillini a entrare nella maggioranza, perchè dopo anni di risultati raggiunti non sarebbe questo il momento dell’Aventino, bensì il Movimento ha il ruolo chiave di difensore delle cose fatte e avviate finora. Ribadendo la necessità di usare bene e presto i soldi del Recovery, Conte ha quindi comunicato la sua decisione di non fare parte dell’esecutivo. Non assumerà , dunque, nessun incarico da ministro.
Una scelta che, raccontano fonti del Movimento, avrebbe fatto sfiorare lo psicodramma. Durante l’assemblea tutti i deputati e senatori grillini hanno accolto le parole di Conte con un applauso. Microfoni accesi su Zoom, lacrime, foto scattate con la telecamera del computer e pubblicate questa mattina sui profili social dei parlamentari 5 Stelle.
Il discorso motivazionale di Conte non sarebbe però stato sufficiente a convincere tutti i pentastellati della necessità del Movimento di entrare nella maggioranza del nuovo governo Draghi. Per la senatrice Barbara Lezzi l’unica via sarebbe il voto entro i prossimi mesi, massimo maggio-giugno, mentre l’ex ministro Danilo Toninelli avrebbe sostenuto, riferiscono dal fronte grillino, che solo stando all’opposizione i 5 Stelle potranno influenzare maggiormente l’opinione pubblica.
E oggi Alessandro Di Battista in un post sui suoi social ribadisce il suo no al governo Draghi. “Sia chiaro – scrive – non ho dubbi che il professor Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza”. E aggiunge: “Io contrasto Draghi non sul piano personale ma su quello politico. E, ripeto, non cambio idea. Oltretutto l’assembramento parlamentare che si sta delineando è l’antitesi della Politica. Si può rispettare un uomo anche facendo opposizione. Io la mia scelta l’ho presa, e vado fino in fondo”.
A cercare di placare gli animi dei dissidenti e dei peònes ci avrebbe pensato Luigi Di Maio convinto, così come il collega ex ministro Stefano Patuanelli, che per il Movimento il posto corretto dove sedere sarà ai tavoli della futura maggioranza.
Domani Vito Crimi tornerà a Montecitorio da Draghi e dopo l’ultimo giro di consultazioni il capo politico reggente dovrà , come ha comunicato ieri a tarda notte a chiusura dell’assemblea, decidere se sarà necessario o no consultare i grillini con il voto sulla piattaforma Rousseau.
E sempre domani Inizia domani il percorso del Movimento 5 Stelle che porterà alla nuova governance collegiale. Per attuare gli indirizzi votati dagli iscritti è infatti necessario procedere all’elezione del nuovo organo direttivo per il quale occorre però prima apportare le relative modifiche allo Statuto.
Per questo è stata convocata a partire da domani, e fino a mercoledì, l’assemblea degli iscritti, in prima convocazione, per la quale è richiesta la maggioranza degli iscritti per deliberare. Dal 16 febbraio fino 17 febbraio l’assemblea sarà invece chiamata in seconda convocazione dove potrà deliberare a maggioranza dei voti espressi.
(da La Repubblica”)
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Febbraio 8th, 2021 Riccardo Fucile
CRESCE IL FRONTE DEI “SENZA GARANZIE E PERIMETRO DEFINITO, NON ENTRIAMO NEL GOVERNO DRAGHI”
Una giornata in video conferenza. E’ quella che hanno passato deputati e senatori del Movimento 5 stelle. Al mattino una riunione con i direttivi e i presidenti di commissione, nel pomeriggio poi si è tenuta una riunione dei 40 senatori che non nascondono tutto il proprio malessere per l’eventuale appoggio del Movimento al governo Draghi, in tarda serata ci sarà poi l’assemblea congiunta con le comunicazioni dei vertici
Movimento sempre più in fibrillazione
Si tratta di un vero e proprio travaglio. Anche personale, con deputati e senatori (soprattutto senatori) pronti a mettersi di traverso qualora dal premier incaricato non arrivassero garanzie sul programma.
Il fronte dei ’40’ a palazzo Madama ha ribadito, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, che non ci sarà un sì senza garanzie. Il ‘gruppo dei 40’, in realtà , è diviso in due parti. La prima è composta da chi ha già fatto capire di non volerci essere.
I nomi? Nel Movimento girano quelli di Moronese, Agostinelli, Naturale, La Mura, Lannutti, Abate, Crucioli, Mantero, Vanin, Granato. A questi vanno aggiunti anche quelli di Lezzi, Morra e di altri senatori che fanno riferimento alle posizioni espresse da Di Battista. Un’altra ala, invece, resta perplessa ma potrebbe aprire. Con un grosso ostacolo, però.
La presenza di FI e della Lega. Non tanto a FI, il perimetro ‘Ursula’ potrebbe essere digerito anche se ci sono tanti parlamentari pentastellati che hanno difficoltà a stare in maggioranza con gli azzurri di Berlusconi.
Perplessi su Salvini
Ma è sull’ingresso di Salvini che ci sono le maggiori perplessità . Perchè una maggioranza allargata anche ai ‘lumbard’ — questo il ragionamento — renderebbe impossibile la realizzazione del programma M5s, di vanificare ogni possibilità di portare avanti temi quali il reddito di cittadinanza, il salario minimo, la transizione energetica, il superbonus.
I vertici pentastellati stanno lavorando senza sosta per ridurre il dissenso. A mediare da tempo è il responsabile uscente della Farnesina, Di Maio. Ieri ad esprimere la posizione M5s a Draghi sono stati il capo politico Crimi, il fondatore M5s Grillo, c’e’ stato il discorso improntato al “pensiamo prima al Paese e poi ai destini personali” di Conte. E naturalmente ci sono i capigruppo Crippa e Licheri che hanno fatto sapere che si attendono dei segnali dall’ex numero uno della Bce.
“È evidente — questo il messaggio dei capigruppo — che si tratta dell’inizio di un percorso di trattativa molto complesso al quale il M5S non ha messo ostacoli pregiudiziali ma solo condizioni e prospettive così come riassunte nel discorso del nostro Vito. Draghi ha preso nota di tutto quanto detto riservandosi la formulazione di un pensiero che verosimilmente ci esprimerà al secondo giro di consultazioni che inizierà nella giornata di martedì e con un nostro incontro verosimilmente intorno a giovedì prossimo”.
Lavori in corso, dunque. Ma il malessere c’è. “Se ci sono la Lega e FI non possiamo esserci noi, meglio restare fuori, astenersi e magari pensare ad un’opposizione costruttiva”, spiega un ‘big’ M5s.
Pressing per evitare scissione
Il pressing per evitare una scissione è fortissimo. In tanti non escludono un appoggio esterno, qualora appunto si arrivi a comprendere nel governo anche il partito di via Bellerio. Grillo ieri ha chiesto l’attenzione del premier incaricato soprattutto sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. M5s punta ad un esecutivo politico, possibilmente con esponenti pentastellati proprio in quei dicasteri.
Il timore, tuttavia, è che Draghi non possa concedere spazio alle richieste M5s. “Ma deve fare i conti con noi — osserva un’altra fonte parlamentare -. Se vuole un progetto europeista non può aprire le porte a Salvini”.
Si punterà ad un coordinamento con Pd e Leu, in modo che la vecchia maggioranza si faccia sentire con un programma condiviso, con l’auspicio di spingere il partito di via Bellerio verso l’appoggio esterno. “Ma il Pd — dice un’altra fonte — non può accettare di entrare senza porre condizioni, così l’alleanza sarebbe a rischio”. L’ipotesi di ministri tecnici d’area non sarebbe al momento considerata.
“Draghi — dice un altro senatore — rappresenta uno dei motivi per cui è nato il Movimento, per andare contro i poteri forti, non certo per appoggiarli”. Ma l’ala ‘dialogante’ M5s tratta per ammorbidire le posizioni, per evitare che vengano messi paletti e veti. “Dobbiamo turarci il naso ma dobbiamo farlo partire questo governo”, osserva un deputato. In realtà anche alla Camera il fronte del no non è limitato nei numeri. Una decina — tra questi ci sarebbero Maniero, Raduzzi, Corda, Cabras — sono quelli considerati più ‘oltranzisti’.
L’appuntamento con l’ex numero uno della Bce è per martedì, ma giovedì potrebbe esserci un altro incontro per sciogliere gli ultimi nodi. Non si esclude inoltre che possa esserci un voto anche sulla piattaforma ‘Rousseau’. L’obiettivo dei ‘big’ M5s resta quello di evitare spaccature, affinchè ci sia un’unica posizione da indicare, una volta che saranno ascoltate le proposte, al premier incaricato.
L’assemblea dice no alla Lega
È una domenica che non sembra tale nel Movimento, e si conclude solo in tarda serata con le rassicurazioni di Vito Crimi sul “perimetro” politico che consentirebbe ai 5 Stelle di dire sì a Mario Draghi: “No ad un governo con dentro tutti”, con anche la Lega. “Mancherebbero una identità politica e le garanzie per portare avanti i nostri temi”, spiega il reggente all’assemblea congiunta dei parlamentari via Zoom.
(da agenzie)
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