Destra di Popolo.net

ANCHE DRAGHI HA FALLITO: OBBLIGO VACCINALE SOLO PER GLI OVER 50, NIENTE SUPER PASS AL LAVORO PER GLI UNDER, MENTRE OMICRON DILAGA

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

DRAGHI FURIOSO: NON HA CAPITO CHE CON CHI VUOLE DIFFONDERE LA PADEMIA E INVOCA LA LIBERTA’ DI ASSASSINARE ALTRE MIGLIAIA DI ITALIANI NON SI PRENDE NEANCHE UN CAFFE’… UNO CON LE PALLE STASERA RASSEGNAVA LE DIMISSIONI E LI LASCIAVA NELLA MERDA

Obbligo vaccinale per tutti gli over 50, estensione del green pass semplice a estetisti, barbieri, parrucchieri, agli uffici pubblici, postali e bancari e a numerose attività commerciali. È questo il compromesso emerso dopo alcuni giorni di animate discussioni fra Mario Draghi e i partiti di maggioranza, tradotto in un decreto varato in serata dal Consiglio dei ministri.
Una giornata che era iniziata con il Pd che aveva chiesto l’obbligo vaccinale per tutti, gli alleati del Movimento 5 stelle che avevano replicato giammai, siamo contrari, la Lega che aveva conferito il via libera ma solo per gli over 60, Forza Italia sulla posizione che così sarebbe stato inutile, e si sarebbe dovuta abbassare l’asticella fin sulla soglia dei 40.
Raccontano di un Mario Draghi profondamente irritato, se non furioso, per l’accapigliarsi della sua maggioranza intorno al nuovo decreto di contrasto alla pandemia: “Litigano su tutto, non si riesce nemmeno a dare una linea chiara sulla pandemia”, il senso dei ragionamenti fatti dal premier a chi l’ha sentito nelle ultime ore.
Riunioni su riunioni preliminari, che hanno portato a uno slittamento della cabina di regia politica prevista in mattinata e che hanno fatto desistere il premier dalla sua idea iniziale, quella di estendere il super green pass all’intero mondo del lavoro.
Una presa di posizione molto dura che ha generato un pacchetto di norme comunque severe per chi rifiuta il vaccino. Scatenando la rabbia del Movimento 5 stelle, che anche in cabina di regia aveva frenato drasticamente sull’obbligatorietà, ma soprattutto della Lega, che in serata ha diramato una nota congiunta dei tre ministri (Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia e Erika Stefani), nella quale si dicono “responsabilmente al governo” ma “non acquiescenti a misure, come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni”.
Sull’obbligo, il punto di mediazione si colloca esattamente a metà della babele di richieste provenienti dai partiti: dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, scatterà per tutti i coloro che hanno compiuto il cinquantesimo anno di età, una disposizione che sarà in vigore fino al prossimo 15 giugno.
Di conseguenza, a partire dal 15 febbraio tutti i lavoratori over 50 saranno tenuti a esibire il certificato verde rafforzato nei luoghi di lavoro pubblici e privati, pena la sospensione dello stipendio (e multe da 600 a 1500 euro per i trasgressori) a partire dal quinto giorno di assenza, motivo per il quale il Carroccio ha annunciato una proposta per consentire l’anticipo del tfr a quei lavoratori che rimarrebbero privi di reddito.
Scontro anche sull’estensione del super green pass. Perché nelle intenzioni di Draghi c’era un allargamento della carta verde rafforzata a l’intero comparto dei servizi alla persona, a quelli postali, bancari e finanziari e a tutte le attività commerciali ritenute non essenziali. Ma la Lega si è messa di traverso: “Se rimane nel testo non lo votiamo”, ha attaccato Garavaglia. Una discussione molto accesa al termine della quale il Carroccio l’ha spuntata, ottenendo il green pass base come condizione di accesso ai summenzionati luoghi.
È stata la scuola a mettere più o meno tutti d’accordo. Nessun rinvio dell’inizio delle lezioni, che rimane previsto per il 10 di gennaio, accolte buona parte delle richieste delle Regioni sulle regole d’ingaggio sulla didattica a distanza. Scatterà con due positivi nelle scuole elementari e con tre alle medie e alle superiori, ma, in quest’ultimo caso, solo per gli studenti non vaccinati, mentre per tutti gli altri verrà prevista l’auto sorveglianza e l’utilizzo delle mascherine Ffp2.
(da Huffingtonpost)

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CHI SALE AL COLLE?

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

LE QUOTE DEI BOOKMAKER PER IL TOTO QUIRINALE: DRAGHI FAVORITO, POI CARTABIA E CASINI… DIETRO GENTILONI E CASELLATI… BERLUSCONI SOLO SESTO

La partita per il Quirinale entra nel vivo con la comunicazione ufficiale inviata da Fico a tutti i grandi elettori che il prossimo 24 gennaio si riuniranno in seduta comune per eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. E come ogni “partita” che si rispetti, non mancano pronostici e quote.
Secondo Oddsdealer.net, fornitore di quote per i bookmakers internazionali riportato dall’Ansa, il favorito per diventare nuovo Capo dello Stato è l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, pagato 1,90 volte la posta.
Una eventualità non scartata dal premier, che anzi nella conferenza stampa di fine anno da Palazzo Chigi aveva lanciato un messaggio dicendo di sentirsi “un nonno al servizio delle istituzioni”: nella storia repubblicana non è mai successo che il presidente del Consiglio venisse eletto Presidente della Repubblica, situazione che creerebbe alcune dinamiche burocratiche particolari da risolvere con il consulto dei costituzionalisti.
Subito dietro Draghi c’è la ministra della Giustizia Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale: sarebbe la famosa “prima donna al Quirinale” di cui tanto si chiacchiera ma che nessuno ha ancora proposto con decisione. Pagherebbe due volte e mezzo la posta.
A chiudere il podio, l’inossidabile Pier Ferdinando Casini, centrista, politico di lungo corso, già presidente della Camera: per lui la quota è fissata a 5 volte la posta
Soltanto al sesto posto Silvio Berlusconi, l’unico formalmente in campo per il Quirinale: il bookmaker è disposto a pagare 15 volte la posta su chi scommette sull’ex cav come nuovo Capo dello Stato.
Restano indietro le altre donne i cui nomi erano stati fatti nel discorso “quote rosa” per il Colle, come l’ex ministra per le Pari opportunità del governo Prodi Anna Finocchiaro (quota 27), l’ex ministra della Giustizia e rettrice dell’università Luiss Paola Severino (32), e in coda Letizia Moratti, Rosi Bindi ed Emma Bonino, tutte “quotate” 40 volte la posta.
Poche opportunità anche per la scelta di comodo, sbandierata più volte quando le forze politiche non riescono a convergere su nessuno, la famosa “ipotesi Amato”: l’eventualità che il vicepresidente della Corte costituzionale salga al Quirinale paga 30 volte la posta.
(da agenzie)

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LA FITTA AGENDA GIUDIZIARIA DI BERLUSCONI A GENNAIO: GLI APPUNTAMENTI IN TRIBUNALE

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

UDIENZE A MILANO E BARI

Il suo è il nome al momento più citato, insieme a quello di Mario Draghi, per la successione a Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. Il candidato di bandiera del centrodestra alla corsa al Quirinale, Silvio Berlusconi, 85 anni, ha una fitta agenda di appuntamenti in vista della data del 24 gennaio 2022, quando cominceranno le votazioni per il nuovo Capo dello Stato. Tutti di natura giudiziaria.
A ricostruirli oggi è Repubblica.
La prima data in calendario è quella del 19 gennaio, quando è prevista a Milano l’udienza del processo Ruby ter in cui l’ex premier è accusato insieme ad altre 28 persone per corruzione in atti giudiziari e induzione alla falsa testimonianza.
Il 21 gennaio si vola invece a Bari per un’altra udienza, quella sul caso Tarantini in cui tra l’altro, nota Repubblica, la presidenza del Consiglio si è costituita contro di lui. Mentre il 24 gennaio il popolo Viola scenderà di nuovo in piazza per dire no a Berlusconi al Quirinale, due giorni dopo l’apertura delle urne a Montecitorio, il 26 gennaio, si torna nuovamente a Milano sempre per il Ruby ter.
E poi nel periodo successivo sono previste altre date nei tribunali d’Italia, da Roma a Siena passando per Firenze. Col rischio, in caso di elezione del Cavaliere, di avere il primo presidente della Repubblica italiana condannato in via definitiva nel 2013 per frode fiscale per il caso dei diritti Mediaset, alla sbarra al momento in altri 4 processi e sotto inchiesta per le stragi di mafia del 1993.
Ruby ter
Nel processo chiamato Ruby ter, cominciato nel 2016, Silvio Berlusconi è accusato di aver pagato le “olgettine” per dire il falso in occasione del filone principale, il processo Ruby in cui l’ex Cavaliere è stato comunque assolto in tutti e tre i gradi di giudizio dall’accusa di concussione e prostituzione minorile. Secondo quanto ricostruisce Repubblica i procedimenti sono stati divisi in sei tribunali diversi: 4 sono poi tornati a Milano, uno è rimasto a Roma e un altro a Siena. Qui Berlusconi è stato assolto dall’accusa di aver indotto a mentire il suo pianista di fiducia. Le motivazioni della sentenza non sono ancora uscite e non è noto se la procura deciderà di fare ricorso in appello. A marzo Berlusconi è atteso in tribunale a Roma.
Il caso Tarantini
Il 21 gennaio è in calendario a Bari un’altra udienza di un processo che dura ormai da quasi 10 anni. Qui l’ex premier deve rispondere all’accusa di avere pagato Gianpaolo Tarantini per mentire in merito alle famose “cene eleganti”, le serate a casa di Berlusconi che per la Cassazione non erano tali ma, almeno in alcune occasioni, incontri in cui delle ragazze si prostituivano. Qui come detto la Presidenza del consiglio dei ministri si è costituita parte civile ritenendosi lesa dal comportamento dell’allora presidente del Consiglio.
Le stragi di mafia
Siamo a Firenze: qui la procura ha riaperto per la terza volta l’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi di mafia del 1993, iscrivendo ancora una volta Berlusconi nel registro degli indagati con Marcello Dell’Utri. L’ultima proroga delle indagini è in scadenza tra marzo e aprile: dopodiché i pm eventualmente potrebbero chiedere il rinvio a giudizio. Al centro delle indagini il fascicolo del 2017 ripreso dal procuratore Giuseppe Creazzo e dai pubblici ministeri Luca Turco e Luca Tescaroli, dopo che Giuseppe Graviano è stato intercettato nel carcere dell’Ucciardone a Palermo. Graviano, responsabile degli attentati a Falcone e Borsellino, interrogato nel 2021, dice di avere incontrato Berlusconi nel dicembre del 1993 a Milano, prima della sua storia “discesa in campo” in politica. La sua latitanza era già cominciata. E racconta ancora di avere concordato con Berlusconi un investimento di 20 miliardi delle allora lire con un ritorno del 20% del totale versato. «Mio nonno ha consegnato a mio cugino Salvatore una carta, che mi ha mostrato: era firmata da Berlusconi e dalle persone che avevano fatto l’investimento», mette a verbale il boss secondo quanto riporta l’Espresso. Il documento non risulta essere stato ancora rinvenuto, nonostante le decine di perquisizioni degli investigatori della Direzione investigativa antimafia.
(da agenzie)

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GRIO, PRIMARIO AL RIVOLI: “NESSUNA PATOLOGIA IMPEDISCE DI FARE UN VACCINO MA CONSENTE DI GIOCARE GLI AUSTRALIAN OPEN”

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

“SE E’ UN CAMPIONE DIA L’ESEMPIO, SI VACCINI E SI STAMPI IL GREEN PASS SULLA SCHIENA“

“Djokovic? Non scherziamo, non ha nessuna scusa, non esiste nessuna patologia che non consenta di fare il vaccino ma ti permetta di giocare a tennis, per di più da numero uno del mondo”.
Non ha dubbi Michele Grio, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Rivoli, volto scientifico di Piazza Pulita, dove ha messo le sue competenze al servizio dell’informazione sui vaccini e sul Covid.
Il medico boccia senza mezzi termini la decisione della Federazione australiana di permettere al numero uno del mondo di partecipare agli Australian Open grazie a un’esenzione medica dal vaccino, obbligatorio per entrare in Australia.
“Anzi – aggiunge – non esiste in assoluto alcuna patologia controindicativa al vaccino. Io vaccino tutti, e a maggior ragione i soggetti fragili. Figuriamoci un campione di tennis”.
Persino i cardiopatici si vaccinano…
Soprattutto i cardiopatici. Chi soffre di patologie pregresse deve aver paura del Covid, non del vaccino.
Ma non esiste propria nessuna patologia che esenti dalla vaccinazione?
Guardi, nella mia vita ho vaccinato migliaia di persone e non mi è mai capitato di assistere a reazioni gravi e, men che meno, a morti da vaccino. E io sono uno che vaccina tanto. E vaccina tutti. Con gli allergici gravi è possibile valutare una strategia vaccinale personalizzata, come scegliere un altro tipo di vaccino, ad esempio uno Pfizer invece di un’Astrazeneca, oppure differita nel tempo, ma il vaccino non ha controindicazioni assolute per alcun soggetto.
Nemmeno per gli immunodepressi?
In presenza di una immunodepressione seria, come nel caso di leucemie gravi, dove la riposta immunologica si suppone nulla, in quel caso specifico si può valutare l’ipotesi di non vaccinare, ma non perché il vaccino sia pericoloso o controindicato, semplicemente perché sarebbe inefficace.
In ogni caso, parliamo di casi estremi e certamente non il tipo di persona che si prepara a dare la caccia al suo decimo Australian Open.
Non scherziamo neppure. Se Novak Djokovic è un campione come si presume che sia, dovrebbe dare l’esempio, vaccinarsi e andare in giro con un Green pass stampato sulla schiena.
(da agenzie)

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AUMENTANO I RICOVERI PEDIATRICI

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

“VACCINARE GLI ADULTI PER PROTEGGERE I BAMBINI”

Secondo i dati aggiornati della Federazione italiana aziende sanitarie, Il tasso generale di ricoveri Covid è cresciuto del 25,8% in sette giorni. Il 72% sono pazienti No vax che godevano di buona salute
«I ricoveri pediatrici, in particolare di bambini sotto i quattro anni sono raddoppiati. Vaccinare gli adulti è l’unica arma che abbiamo a disposizione per proteggere i più piccoli». Lo ha dichiarato Giovanni Migliore, vicepresidente della Federazione italiana aziende sanitarie (Fiaso). Ma il tasso di ricoveri per Covid resta alto per tutte le fasce d’età: +25,8% nel periodo tra il 28 dicembre e il 4 gennaio. È quanto emerge da un report sui dati raccolti da 21 strutture sanitarie e ospedaliere e quattro ospedali pediatrici distribuiti su tutto il territorio. La proporzione tra pazienti vaccinati e No vax è rimasta stabile: i non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale, la metà godeva di buona salute. Il range di età va dai 18 agli 83 anni. I vaccinati in terapia intensiva sono il 28%: oltre due terzi sono affetti da altre gravi patologie che potrebbero aver determinato una ridotta efficacia del vaccino. Per l‘85% dei casi sono persone a cui sono state somministrate due dosi di vaccino da oltre 4 mesi e non hanno ancora ricevuto la terza dose.
«A differenza di un anno fa non siamo in lockdown e questo, abbinato alla contagiosità elevatissima del virus, sta creando una pressione fortissima», ha commentato il Direttore generale dell’Ircss San Martino di Genova, Salvatore Giuffrida.
«La riduzione dell’organico – ha aggiunto – determinata dalla sospensione del personale non vaccinato, sta mettendo sotto stress il sistema che arriva da ormai due anni di forte tensione». È difficile anche trovare posto negli ospedali per curare i pazienti non affetti da coronavirus: «La stagione invernale determina un atteso aumento della circolazione dei virus respiratori e del ricorso all’ospedalizzazione ed è prevedibile che nelle prossime settimane il peso sugli ospedali possa crescere ulteriormente – ha osservato Migliore -. Quello che stiamo vedendo è un numero significativo di pazienti che arrivano in ospedale per altre malattie (traumi, tumori, scompensi cardiocircolatori) e all’atto del ricovero, che prevede il tampone, vengono trovati portatori dell’infezione da Covid ma senza sintomi di malattia e questo aumenta la pressione nelle aree Covid delle strutture sanitarie».
(da agenzie)

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IL RAGAZZO DI 14 ANNI CHE VINCE LA CAUSA CONTRO LA MADRE CHE NON VOLEVA FARLO VACCINARE

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

DOPO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI CAGLIARI, E’ ANDATO IN UN HUB PER RICEVERE LA SUA PRIMA DOSE

Una sentenza destinata a rappresentare l’epoca storica che stiamo vivendo. Ad averla emessa è stato il Tribunale di Cagliari che ha dato ragione a un figlio, minorenne, che aveva presentato una causa contro la madre no vax che non voleva che lui ricevesse il vaccino anti-Covid. Il 14enne sardo, subito dopo la decisione dei giudici, si è recato nel più vicino hub vaccinale e ha ricevuto la prima dose.
Una storia di contrasti familiari, con il giovane ragazzo sostenuto dal padre che – a differenza della madre – era d’accordo sull’importanza della campagna di immunizzazione per prevenire le infezioni da Sars-Cov-2 e l’insorgere della patologia Covid.
Alla fine i giudici hanno deciso di dar ragione alle richieste del 14enne, sottolineando come le mozioni della donna fossero del tutto illegittime soprattutto perché “i benefici della vaccinazione devono ritenersi superiori ai rischi in tutte le fasce di età, comprese quelle più giovani che sono anche quelle in cui la circolazione del virus è più elevata per la maggiore socializzazione”.
Come riporta il quotidiano L’Unione Sarda, la sentenza è arrivata alla fine del mese di dicembre e il giovane ha potuto già ricevere la prima dose di vaccino. Nel parere dei giudici del tribunale di Cagliari, inoltre, vengono messi in evidenza alcuni aspetti che sottolineano l’importanza della campagna di immunizzazione anche tra i più giovani: “Sentito in udienza il minore, che ha dichiarato di volersi sottoporre alla vaccinazione per riprendere una normale vita sociale e ritenendo tale scelta utile per evitare la diffusione del virus e considerato che a livello governativo vi è l’indicazione a procedere all’immunizzazione della più ampia platea possibile di ragazzi tra i 12 ed i 18 anni e inoltre che la società italiana di pediatria raccomanda la vaccinazione per tutti i bambini e gli adolescenti”.
(da agenzie)

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DJOKOVIC BLOCCATO SULL’AEREO, ATTERRATO IN AUSTRALIA MA NON LO FANNO SCENDERE A TERRA PER UN PROBLEMA DI VISTI

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

IL PRIMO MINISTRO: “GIUSTIFICHI L’ESENZIONE O TORNI A CASA“

Al momento si trova sull’aereo, in Australia, e non può scendere “per un problema di visti”.
Il governo di Victoria ha rifiutato la richiesta a tarda notte prima che atterrasse a Melbourne. L’aereo del tennista è atterrato a Tullamarine verso le 23:30 ma il visto del 20 volte vincitore del Grande Slam non consente esenzioni mediche per non essere vaccinato, come riportato da una fonte informata sulla questione al media locale The Age and the Herald.
Ora non sembra quindi così certo che Novak Djokovic prenderà parte ai prossimi Australian Open: il numero uno del tennis mondiale aveva rotto gli indugi ieri sui suoi social affermando di essere in partenza per giocare il torneo grazie a un’esenzione, visto che per tutti gli atleti è previsto l’obbligo vaccinale.
Notizia che aveva suscitato forte indignazione in chi aveva rispettato le regole, oltre ad aver aizzato i no vax che hanno visto in lui un idolo che è riuscito a “sconfiggere il sistema”.
A chiarire tutto ci ha pensato però il primo ministro australiano Scott Morrison, che ha minacciato addirittura di far rientrare il serbo “con il primo aereo” se questa esenzione non fosse giustificata. “Stiamo aspettando spiegazioni e che ci fornisca prove a sostegno di questa deroga”, ha detto il premier australiano.
“Se queste prove sono insufficienti – ha aggiunto – allora non sarà trattato in modo diverso da nessun altro e tornerà a casa con il primo aereo. Non ci saranno regole speciali per Novak Djokovic”.
Il motivo per il quale un’equipe medica indipendente ha concesso a Djokovic di partecipare al torneo da non vaccinato non è però ancora chiaro. Il direttore dell’Australian Open, Craig Tiley, ha chiesto al campione di uscire allo scoperto: “Sarebbe certamente utile se Novak spiegasse le condizioni in base alle quali ha chiesto e ottenuto un’esenzione”, ha dichiarato Tiley che è anche presidente della Federtennis australiana. “Lo incoraggio a parlarne con la comunità – ha aggiunto – visto che abbiamo attraversato un periodo molto difficile negli ultimi due anni, apprezzerei alcune risposte in merito”. In totale 26 giocatori o membri dello staff, su tremila, hanno chiesto la stessa esenzione ottenuta da Djokovic, e solo in pochissimi hanno avuto il via libera
Lo stato di solito di Victoria non consente alle persone non vaccinate di entrare a meno che non passino attraverso una quarantena obbligatoria di 14 giorni in hotel: il torneo inizierà il 17 gennaio, vale a dire tra 12 giorni.
(da agenzie)

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C’E’ UN PIANO DI MELONI E SALVINI PER CAMBIARE CANDIDATO AL QUIRINALE E FAR CAPIRE A BERLUSCONI CHE LA SUA SCALATA AL COLLE STA FACENDO DANNI

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

MA LA VENDETTA DI SILVIO SANCIREBBE LA FINE DEL CENTRODESTRA

C’è un piano di Meloni e Salvini per cambiare candidato al Quirinale e che questo piano esista è perfino banale enunciarlo in un panorama politico dove i piani per il dopo Mattarella sovrabbondano: i due leader del centrodestra cercano la exit strategy per tirar via Silvio Berlusconi dal toto Colle.
Si, ma come? Convergendo sull’opzione Draghi da due angolature diverse e con risultato univoco: Giorgia Meloni perché il voto anticipato innescato dal cambio residenza del premier le farebbe gioco, Matteo Salvini perché giocando a fare l’interlocutore di tutti alla fine potrebbe uscirsene pulito riferendo al Cav che da quei suoi volenterosi sondaggi è venuto fuori che “proprio non ci sono le condizioni, presidè”.
Il comune denominatore? La tigna di Berlusconi nell’aspirare ad avere i corazzieri dietro il tavolo, tigna che di fatto è un embolo per scenari più plausibili e che lega le mani ai leader di Carroccio e FdI, specie al primo.
Questo perché, come riporta un’ottima analisi del Messaggero, di una sua inidoneità al Colle Berlusconi non ne vuole neanche sentir parlare. A chi glie lo sussurra untuoso e tremebondo lui risponde: “Ma io sono un pacifico e un pacificatore, mi vogliono bene in tanti dentro tutti i partiti, anche nei 5 stelle. Ma perché continuare con questa storia che sono divisivo? Non vi ricordate più il discorso di Onna?”.
E giù post social in cui ere glaciali fa lo si vedeva interloquire con i grandi della terra, a sottolineare che lui per il Colle è quello buono per battage. Ma Salvini e la stessa Meloni non sanno come dirglielo al Cav che le probabilità di un suo successo, anche alla quarta chiama, sono davvero poche e che così per un impegno di fedeltà a prescindere rischiano di far saltare il banco.
Dire oggi a Silvio che non è più tempo di “meno male che Silvio c’è” è come spiegare ad un Savoia che c’è la Repubblica. Perciò ognuno dei due attua il piano comune secondo la sensibilità e la geografia parlamentare del suo partito: Salvini si smarca ma mentre lo fa scrive anche sui muri che la prima scelta è Berlusconi, tratta con quelli che il Cav non lo vogliono e presenta il frutto di quelle trattative come un “sondaggio” da cui prendere atto che con gran rammarico la cosa non s’ha da fare.
Meloni gioca a confondere le acque, parla con l’ignara Moratti solo per lanciare un segnale al Cav e manda Larussa a dire che “Berlusconi è la prima scelta ma noi abbiamo bisogno di un piano B”.
Poi però punta a Draghi che potrebbe addirittura farle un doppio regalo: farle scartare un voto anticipato che i sondaggi le dipindono col centrodestra schiacciasassi e farla gongolare perfino per un posto a Palazzo Chigi, sulla sedia tiepida tiepida delle terga del Dragone.
E il Cav, che fesso non lo è mai stato? Ha aperto una war room ad Arcore, sta per riconvocare una cabina di regia il 13 e ha in serbo un colpo di coda che spezzerebbe le reni a che a chi di spezzare le reni si dice esperto.
Come? Con una maggioranza a trazione Ursula con il Pd che proprio il 13 tirerà le somme e con il centro a ombelico calendiano. Se gli soffiassero il Quirinale, il Cav avrebbe il piano di vendetta già pronto nel cassetto. Già in bella copia.
(da agenzie)

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CACCIA AI PEONES: LA POLVERINI FA SCOUTING PER SILVIO

Gennaio 5th, 2022 Riccardo Fucile

E’ LA LARA CROFT DI BERLUSCONI, COSI’ LA CHIAMANO IN TRANSATLANTICO… ASSOLDATA DAL CAVALERE PER CERCARE I VOTI CHE MANCANO

È la Lara Croft di Silvio Berlusconi. Così la chiamano in Transatlantico. Il leader di Forza Italia, per tentare la scalata al Colle, l’ha assoldata per cercare i 50 voti che gli mancano per arrivare alla soglia di 505. E lei, che un anno fa uscì dal partito per fare la “responsabile” di Conte, oggi va all’avventura e parla con tutti. Soprattutto con i colleghi del M5S e gli ex grillini nel Misto. “Con i 5S governiamo – dice Polverini – eleggendo insieme Berlusconi possiamo pacificare il Paese”.
Onorevole Polverini, B. ce la può fare?
Qualche mese fa sembrava una boutade: oggi la sua candidatura è lì. Ed è il candidato più autorevole del centrodestra: lui lo ha fondato e ha portato al governo forze, come An e Lega, che senza di lui non ci sarebbero arrivate.
E i voti? Gliene mancano almeno 50.
È un’impresa difficile ma non impossibile. Ma lui ci crede ed è carico. E tra i parlamentari c’è una reazione molto positiva sulla sua candidatura.
Tipo?
Penso soprattutto al M5S o agli ex M5S. Il M5S è arrivato in Parlamento sulla scia dell’antiberlusconismo e aveva tribuni come Di Maio e Di Battista che ci attaccavano tutti i giorni. E noi rispondevamo attaccandoli a nostra volta, spesso – e questo è stato un errore – andando troppo oltre. Oggi è tutto un altro mondo.
Si spieghi.
Oggi il M5S è cambiato: basti pensare che un Movimento che non voleva allearsi con nessuno oggi governa con noi, proprio con Berlusconi. Oggi ci conosciamo e ci parliamo.
Conte dice “no” e restano differenze grosse tra di voi.
Io sono stata la prima in FI a non andare contro il Reddito di cittadinanza: è una misura che aiuta i più deboli. Anche i leader 5S oggi sono diversi…
A chi si riferisce?
Chi può permettersi di attaccare Di Maio? Mentre tanti colleghi stavano lì a disprezzare il modo con cui è stato eletto, è un ragazzo che ha portato il M5S al 33%, ha fatto il ministro del Lavoro e degli Esteri. È stato il più bravo di tutti. Conte invece è stato un buon premier, ma adesso fa fatica da leader.
È vero che lei in Parlamento cerca voti per B. tra gli ex 5S?
Ho una storia personale che mi ha portato a contatto con mondi diversi. Questo mi consente di avere rapporti trasversali. Non sto convincendo nessuno, ma parlo con tanti colleghi soprattutto nel Gruppo misto. E sono in tanti.
Cosa dice loro?
Che l’elezione di Berlusconi potrebbe rappresentare la pacificazione nazionale. Negli ultimi 25 anni l’Italia si è divisa su di lui. Se venisse eletto, il Paese si rimetterebbe in pace con se stesso. Si ricomincerebbe da capo. Siamo in un nuovo 1994.
E loro cosa rispondono?
Dicono: ‘Tutto sommato… vediamo se si candida e poi ne parliamo’. Nessuno dice di no, anzi.
Chi ha convinto?
Questo non posso dirlo.
Ma come fa a pacificare il Paese un condannato per frode fiscale?
Io non entro nel merito delle vicende giudiziarie. Ma la storia di Berlusconi parla per lui: ha governato il Paese con grandi risultati. Il Pd non può porre veti: Prodi non era divisivo?
Si fida dei suoi alleati?
Sì, anche perché se tradissero Berlusconi verrebbe meno la coalizione.
B. però ha un grosso ostacolo che si chiama Draghi: se viene eletto fate cadere il governo?
Sarebbe difficile sostenere un nuovo esecutivo. Poi non è che a Draghi si possa consentire tutto: l’elezione di un premier al Quirinale sarebbe una forzatura della Costituzione. Cosa fa: si dimette prima, ammesso che poi trovi i voti? E poi, in caso di sua elezione, la politica sarebbe commissariata per sette anni.
(da il Fatto Quotidiano)

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