Giugno 12th, 2022 Riccardo Fucile
LA LEGA PROVA A SMENTIRE, METTENDOCI UNA PEZZA, MA È TARDI… IL RUOLO DI OLEG KOSTYUKOV E DEL CONSULENTE PER LE RELAZIONI INTERNAZIONALI DELLA LEGA ANTONIO CAPUANO: STAVA SONDANDO LA POSSIBILITÀ DI UN SCALO DI SALVINI A PECHINO
Si arricchisce di risvolti misteriosi e inquietanti, il viaggio di Matteo Salvini in Russia per discutere del «suo» piano di pace.
Tutto ruota attorno al consulente, l’ex deputato di Forza Italia e avvocato d’affari Antonio Capuano. Uno scoop del quotidiano La verità nei giorni scorsi aveva portato alla luce un vorticoso giro di soldi che lo riguarda, da conti stranieri verso l’Italia, e che gli erano serviti per comprarsi una casa lussuosa nel centro di Roma.
Giro di soldi che è talmente ambiguo da essere finito sotto la lente dell’ufficio Antiriciclaggio della Banca d’Italia, e di conseguenza della Guardia di Finanza.
C’è però una transazione che più di tutte era apparsa clamorosa: i biglietti aerei di Salvini e Capuano, da Roma a Mosca passando per la Turchia, erano stati pagati da un attaché dell’ambasciata russa in Italia, Oleg Kostyukov, primo segretario, il cui papà sarebbe nientemeno che il famoso Igor Kostyukov, direttore del Gru, il servizio segreto militare.
E non basta. Sempre La verità ci informa che Capuano ha ottimi rapporti anche con l’ambasciata cinese, che avrebbe fatto pressioni su un parlamentare per ammorbidire le sue posizioni sulla repressione degli uiguri, e avrebbe sondato la possibilità di fargli fare uno scalo a Pechino, di ritorno da Mosca.
Il viaggio di Salvini, insomma, organizzato da Capuano e dall’ambasciata russa, abortito all’ultimo istante, porta dritti al vertice putiniano.
L’ambasciata stessa conferma: «Abbiamo assistito Matteo Salvini e le persone che lo accompagnavano nell’acquisto dei biglietti aerei». Una volta a Mosca, poi, «erano pronti a incontrare il rappresentante italiano al livello appropriato».
Il viaggio era stato previsto per il 29 maggio. Ma siccome non ci sono più voli diretti, e per via delle sanzioni non si possono comprare facilmente neanche i biglietti di Aeroflot che pure continua a volare da e per la Turchia, nei giorni precedenti «si è reso necessario per la delegazione italiana l’acquisto di biglietti aerei per un volo Aeroflot da Istanbul a Mosca».
Qui sono intervenuti i fondi dell’ambasciata, che ha pagato in rubli. Dopo l’annullamento del viaggio, comunque, «ci è stato restituito l’equivalente della cifra spesa per l’acquisto dei biglietti aerei in euro (con rispettivi documenti comprovanti). Non vediamo nulla di illegale in tutte queste azioni». Infine una chiosa, a proposito di Kostyukov, che è un nervo scoperto: «Quanto alle speculazioni sui nomi di specifici dipendenti dell’Ambasciata, le riteniamo assolutamente inadeguate».
La nota dell’ambasciata russa, ovviamente, è una bomba per la politica italiana, che teoricamente dovrebbe rispettare il silenzio pre-elettorale. Nella Lega, dove ancora oggi, a distanza di mesi dall’invasione, Salvini non ha mai citato Putin per nome e cognome, si cerca di correre ai ripari, minacciando querele a chi fa «insinuazioni e accuse». Salvini precisa: «L’unico mio obiettivo, su cui continuo a lavorare con orgoglio e alla luce del sole, è tornare alla pace».
In ogni caso, la Lega non vede violazioni penali, perché non c’è stato alcun finanziamento russo, e se la prende soprattutto con «polemiche strumentali a proposito del mai avvenuto viaggio a Mosca, che montano a 24 ore dal voto».
Ma è tardi. Per tutto il giorno piovono dichiarazioni feroci. Dal Pd, la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, chiede «chiarimenti sulle gravi ambiguità». Pungente è il senatore M5S Gianluca Castaldi, il quale ironicamente parla di «viaggio Papeete-Mosca».
Bruschi sono soprattutto i commenti di Matteo Renzi e Carlo Calenda, e ciò segna ancor di più la tenuta della maggioranza.
«Pare fosse un biglietto di ritorno. Fosse stato solo d’andata, sarebbe stato meglio», dice il primo. «Salvini è pericoloso per la sicurezza nazionale», afferma il secondo. Il vecchio Clemente Mastella alla fine ci mette un sigillo di perfidia degno della Prima Repubblica: «Il suo forsennato inutile protagonismo lo ha portato alla mortificazione di chiedere l’elemosina all’ambasciatore russo, facendo una figuraccia lui e umiliando il nostro Paese. Gli manca il senso dello Stato».
(da agenzie)
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Giugno 12th, 2022 Riccardo Fucile
31 MEMBRI DI PATRIOT FRONT BLOCCATI IN TEMPO
Volevano scatenare il caos al Pride in Idaho: 31 membri del gruppo di
suprematisti bianchi Patriot Front sono stati fermati all’interno di un camion in tenuta antisommossa.
Un cittadino «preoccupato da un piccolo esercito di uomini che stava caricando un furgoncino» ha avvisato la polizia. All’interno di un U-haul gli agenti hanno trovato e arrestato 31 persone vestite tutte uguali, con il viso coperto e attrezzatura antisommossa, ma anche un piano dettagliato per attaccare la cittadina di Coeur d’Alene in diverse aree.
I filmati pubblicati sui social network ritraggono i 31 arrestati, accusati di cospirazione alla rivolta, in ginocchio a terra e con le mani dietro la schiena. Uno di loro indossava una felpa con la scritta «Reclaim America». La polizia ha trovato equipaggiamento antisommossa, una granata fumogena, parastinchi e scudi all’interno del furgone, e gli uomini Indossavano toppe e loghi sulle braccia e sui cappelli che li identificavano come membri del Patriot Front. Gli arrestati provengono da almeno 11 stati.
(da agenzie)
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Giugno 12th, 2022 Riccardo Fucile
I GIOVANI, SONO STATI FERMATI DAI BUTTAFUORI SENZA SPIEGAZIONE,,, SOLO L’INTERVENTO DI UN PADRE HA SBLOCCATO LA SITUAZIONE,,, LA DENUNCIA SU FACEBOOK: “L’INTERVENTO DELL’UOMO BIANCO HA CONSENTITO L’INGRESSO DEI TRE GIOVANI AFRICANI”
Vestiti di tutto punto, pieni di entusiasmo per la fine della scuola, si erano messi in fila per partecipare allo “schiuma party” in discoteca. Alle otto di mercoledì sera, tre sedicenni erano in coda con il biglietto in mano regolarmente comprato da giorni, in attesa di varcare le prime transenne e mostrare il ticket.
Tutti gli altri però passavano ed entravano al Blackmoon (l’ex Patio) di corso Moncalieri. Ma loro no, rimbalzati. Senza motivo, se non quello del loro colore della pelle: un’offesa mai direttamente pronunciata a parole ma percepita nei fatti dai tre ragazzi. Una volta, due, tre tentativi, ma niente da fare. Solo la telefonata ai genitori dopo un’ora di attesa e preoccupazione per il trattamento discriminatorio subìto, ha sbloccato la situazione.
In aiuto dei tre è intervenuto il padre di uno di loro, Flavio Campagna, che alle 22 circa si è presentato all’ingresso per chiedere quale fosse il problema, tra l’altro in compagnia di un amico che lavora proprio nel settore della sicurezza dei locali. A quel punto i ragazzi, e anche altri di colore dopo di loro, sono stati fatti entrare senza problemi alla festa.
Un episodio che però ha lasciato di stucco non solo i diretti interessati ma anche amici e compagni che hanno assistito al “divieto” di ingresso. “Mi sarei messo in coda cento volte fino a quando non mi avrebbero fatto entrare” ha comunque detto il ragazzo a suo padre, che ha raccontato quanto successo in un post su Facebook, commentando amaramente “solo l’intervento dell’uomo bianco ha consentito l’ingresso dei tre giovani africani”.
(da La Repubblica)
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Giugno 12th, 2022 Riccardo Fucile
“DICONO CHE 280 EURO SONO POCHI”… IN REALTA’ STASERA GIOCA IL PALERMO PER ACCEDERE ALLA SERIE B
Ci sono volute oltre cinque ore dall’avvio delle operazioni di voto per
riuscire a risolvere il caos causato, a Palermo, dalla defezione di più di 100 presidenti di seggio.
E la crisi non è ancora finita: alcuni sostituti, finalmente rintracciati e insediati, hanno dato a loro volta forfait. “Abbiamo finito di rintracciare tutti i 600 presidenti alle 11.45 – spiega il segretario comunale Antonio Le Donne – Ma dopo un’ora una decina hanno rinunciato. In gran parte perché una volta resisi conto della responsabilità non si sono sentiti all’altezza. Ma abbiamo trovato un ampio bacino di disponibili, perciò li stiamo sostituendo in diretta”.
Il Comune ha inviato gli atti alla Procura di Palermo che valuterà se ci sono ipotesi di reato come l’interruzione di pubblico servizio o il rifiuto di atti d’ufficio, considerato che dopo la nomina i presidenti assumono la qualifica di pubblico ufficiale.
La causa delle rinunce? “Molti dicono che i soldi ( 280 euro ndr) non sono sufficienti a fronte delle responsabilità che comporta fare il presidente di seggio. Tanti altri, semplicemente, non si sono fatti trovare”.
Alle 7, quando le 600 sezioni cittadine avrebbero dovuto aprire le porte agli elettori, i posti vacanti erano ancora cinquanta. Alcuni cittadini, raccontano gli stessi scrutatori, dopo un po’ di attesa hanno rinunciato e se ne sono andati. Non è detto che torneranno. Nella notte si erano registrate tensioni e malumori tra le centinaia di persone selezionate come scrutatori: erano stati convocati alle 16 di sabato e sono rimasti bloccati fino a tardi in attesa della nomina del sostituto.
Alle 11 il numero dei presidenti mancanti era sceso a 20. Dopo le 12 fonti del Viminale hanno fatto sapere che si stavano insediando gli ultimi 13, in modo da consentire l’apertura regolare in tutte sezioni.
Da diverse forze politiche è arrivata la richiesta di prolungare l’orario delle votazioni, che si chiuderanno alle 23. Il ministero ha fatto sapere che tutti gli elettori che a quell’ora saranno presenti nei seggi potranno “esercitare il proprio diritto di voto anche oltre le 23, fino a completamento delle operazioni di votazione”.
L’amministrazione comunale di Palermo ha inviato gli atti alla Procura sulla mancata presenza dei presidenti ai seggi elettorali per «accertamenti sulle responsabilità penali».
(da agenzie)
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